Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 15 del 12/7/2001
Back Index Forward

Pag. 36


...
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 688)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 688 sezione 4).
Avverto che sono stati ritirati gli ordini da Sabattini n. 9/688/1 a Chiaromonte n. 9/688/62.
L'onorevole Boato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/65.

MARCO BOATO. Signor Presidente, il collega Buontempo si era lamentato di qualche ordine del giorno che poteva avere un vago sapore ostruzionistico; come lei ha annunciato poco fa, sono stati ritirati.
Certo, se non vi fosse stato nessun ascolto da parte della maggioranza sulle


Pag. 37

istanze emendative che noi avevamo presentato, il clima sarebbe stato diverso anche sugli ordini del giorno.
Così non è stato e ne diamo atto. Io personalmente e altri colleghi - Zanella, Cima, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Lion, Cento e Rocchi - abbiamo presentato, invece, brevissimi ordini del giorno strettamente di merito e attinenti alla materia che stiamo esaminando. Pertanto, chiederei al ministro Frattini - salutando anche il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Fini, che è venuto in aula per questa fase finale dei lavori - di prestare attenzione al contenuto di questi ordini del giorno.
Quello che illustro brevemente, anzi, che mi limito a leggere, impegna il Governo ad evitare che il neocostituito Ministero delle comunicazioni interferisca con le competenze proprie dell'autorità per le garanzie nelle comunicazioni e a non creare sovrapposizioni indebite e lesive dei diritti dei cittadini e delle imprese.
Si tratta di un tema che, più volte, è stato ripreso nel dibattito sull'articolo 6 in quest'aula e, proprio per questo, mi limito a sottolineare l'importanza dell'ordine del giorno in esame senza impiegare altro tempo.

PRESIDENTE. L'onorevole Zanella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/66.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, con lo spirito propositivo che è stato espresso dall'onorevole Boato, sembra essere aleggiata tra i banchi della maggioranza e del Governo una strana idea, cioè che un'organizzazione possa essere neutra e che approvare un atto che incide così pesantemente sulla riorganizzazione del Governo - che sappiamo avere impegnato tanto i lavori della scorsa legislatura - possa prescindere da un ragionamento e da un confronto approfondito sul programma che il Governo intende portare avanti.
A chi fa politica e istituzionalmente si occupa di come si organizzi la vita pubblica appare evidente che l'organizzazione non è affatto neutra, anzi deve esprimere sempre un pensiero, deve avere una prospettiva ed ha impatti evidenti e rilevanti sulla realtà cui si riferisce.
Per tale motivo chiediamo al Governo di accogliere l'ordine del giorno proposto e di valutare le eventuali interferenze nel riparto delle funzioni tra i diversi livelli di Governo, come richiesto anche dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, affinché vengano rimosse per garantire le forme, le condizioni particolari di autonomia previste dalla Costituzione e dagli statuti speciali.

PRESIDENTE. L'onorevole Cima ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/67.

LAURA CIMA. Signor Presidente, al fine di illustrare questo ordine del giorno, aggiungo alcune considerazioni a quelle già espresse dai colleghi Boato e Zanella che mi hanno preceduto.
L'ordine del giorno impegna il Governo ad evitare che il Ministero della salute, che costituiamo con questo decreto-legge, interferisca con le competenze attribuire alle regioni a statuto ordinario. Ciò anche a seguito del documento che sia gli uffici sia la Conferenza delle regioni e province autonome - attraverso il presidente Ghigo - hanno fatto pervenire in materia.
Credo sia abbastanza evidente che, dopo i fatti accaduti ieri in quest'aula a seguito delle dichiarazioni del ministro Sirchia, la nostra preoccupazione sia ormai filtrata anche nelle fila della maggioranza e, quindi, ci sembra più che fondata.
La legge di riforma della Costituzione, che al titolo V trasferisce alle regioni la competenza primaria in materia di sanità, rischia - nonostante le correzioni apportate grazie agli emendamenti della minoranza e al lavoro costruttivo fatto in quest'aula - di interferire ancora con il neoministero della salute che si è voluto assolutamente istituire con la forma organizzata di cui abbiamo lungamente discusso ieri in aula.
Chiedo, dunque, al Governo di tener conto del fatto che la richiesta ragionevole


Pag. 38

che noi facciamo non pare essere solo dell'opposizione, ma si allarga anche ad alcune perplessità emerse chiaramente dopo le dichiarazioni rese ieri dal ministro (Applausi di deputati dei gruppi della Margherita, DL-l'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Pecoraro Scanio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/68.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, intervengo per illustrare il mio ordine del giorno n. 9/688/68, che riguarda una materia più volte affrontata in quest'aula e, purtroppo, più volte disattesa nelle scelte successive; parlo del Corpo forestale dello Stato. Il mio ordine del giorno - a cui ha aderito anche il collega Losurdo, che ringrazio - prevede due richieste o, meglio, due impegni per il Governo.
Il primo impegno è quello di garantire l'unitarietà del Corpo forestale dello Stato per le essenziali funzioni di monitoraggio, tutela, salvaguardia, prevenzione e repressione in campo ambientale, agricolo e forestale, evitando lo smembramento di questa importante forza di polizia cui è stata attribuita via via una sempre maggiore competenza, anche sulla base di convenzioni internazionali, tra le quali, per esempio, la convenzione di Washington. È, quindi, importante contemperare - questo prevede il primo impegno richiesto al Governo - il non smembramento del Corpo forestale dello Stato, pur prevedendo la facoltà per le regioni a statuto ordinario di istituire propri corpi regionali per la tutela dell'ambiente, che siano corpi aggiuntivi e non rappresentino lo smembramento e la distruzione di un corpo nazionale di polizia ambientale che ha acquisito diverse competenze e che non è costituito, tra l'altro, da moltissimi addetti. L'ultima assunzione di un numero notevole di agenti forestali ha permesso di arrivare vicino a ciò che servirebbe in termini di organico. Credo che la possibilità delle regioni di avere propri corpi non debba attuarsi a discapito della funzionalità, dell'efficienza e dell'efficacia di un corpo nazionale.
La seconda richiesta è quella di ritirare il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, firmato quando il Parlamento era già sciolto ed il Governo precedente non era più nella pienezza delle funzioni. Tale decreto prevede lo smembramento del corpo, determinando una sorta di spartizione: 30 per cento allo Stato e 70 per cento suddiviso tra quindici regioni, cosa che di fatto significa, come direbbe un proverbio: dividendo ricchezza, diventa povertà. Avere dieci, venti, trenta o quaranta persone esperte in alcune regioni significa nulla per le regioni, significa tra l'altro aumentare le spese e quindi perdere di efficacia; questo è esattamente l'opposto di un sano concetto di federalismo: in tali materie, infatti, nei paesi federali corpi di questo tipo sono corpi federali e non dei singoli Stati. Credo, quindi, che a maggior ragione vi sia bisogno di un intervento.
Ho sentito alcuni colleghi chiedere la votazione per parti separate; per quanto mi riguarda sono disponibile anche a ritirare il secondo punto, il punto b) del mio ordine del giorno, se questo può consentire una maggiore convergenza dell'Assemblea. Ritengo molto importante, se possibile, che il Governo accetti questo ordine del giorno; in caso contrario, noi chiederemo il voto, anche con la disponibilità a ritirare il punto b), lasciando l'impegno a garantire il non smembramento e, nello stesso tempo, la facoltà di avere dei corpi specifici per le regioni a statuto ordinario che lo vogliano.

MARIO MASINI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO MASINI. Signor Presidente, intervengo per segnalare che, probabilmente per un refuso, nel mio ordine del giorno n. 9/688/63, nell'ultimo capoverso, al quarto rigo, le parole «ad attribuire» debbono intendersi sostituite dalle parole «a consentire».

PRESIDENTE. Onorevole Masini prendo atto della sua precisazione.


Pag. 39


L'onorevole Bulgarelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/69.

MAURO BULGARELLI. Signor Presidente, faccio seguito a quanto già espresso dai colleghi e dalle colleghe e chiedo di non attribuire incarichi ai dipendenti degli istituti autonomi delle case popolari e delle amministrazioni, aziende ed enti del servizio sanitario nazionale come invece è previsto nell'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Sono convinto che i dipendenti di questi enti abbiano di meglio da fare, ottemperando al ruolo ricoperto, che entrare in una fase fobica di presunta incontrollata mobilità del privilegio - tra virgolette -, impostata probabilmente su una discutibile meritocrazia.
Vista la lunga elencazione di enti e soggetti vari che rientrano nell'articolo 1, comma 2, cioè amministrazioni pubbliche, tutte le amministrazioni dello Stato, istituti, scuole di ogni ordine e grado, istituzioni educative, aziende, amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, regioni, province e via dicendo, chiedo a questo Governo di accettare la nostra proposta.

PRESIDENTE. L'onorevole Lion ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/70.

MARCO LION. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, le innovazioni neocentraliste derivanti all'articolo 13 del decreto di riorganizzazione del Governo sono tante e complesse. Lo spirito di decentramento, che aveva ispirato la riforma Bassanini, peraltro pesantemente criticato dal centrodestra, paradossalmente da posizioni opposte rispetto a quelle che oggi hanno ispirato questo decreto, dovrebbe semmai far riflettere, per assurdo, su come, eventualmente, trasferire personale alle amministrazioni locali, che hanno, nel corso degli ultimi anni, ottenuto un considerevole aumento delle loro competenze, piuttosto che sottoporle a un'emorragia di funzionari, ponendoli addirittura fuori ruolo, in aspettativa retribuita.
La riduzione di competenze dei ministeri in favore delle amministrazioni locali dovrebbe porre infatti un problema di ipotetico sovrannumero di dipendenti pubblici dell'apparato centrale dello Stato contro una carenza di organico, in funzione delle accresciute competenze per le amministrazioni locali. Peraltro, nell'ampliare il numero di soggetti con prerogativa di trasferimento (fino ad ora solo i ministri, con questo decreto anche i sottosegretari), senza nemmeno il passaggio formale del nulla osta, potremmo trovarci anche in situazioni di vera e propria emergenza, soprattutto in realtà locali, quali le comunità montane e le camere di commercio, dove la scarsità delle risorse umane e finanziarie è sensibilmente maggiore.
Il vincolo che vogliamo porre al Governo è quello di escludere alcune realtà amministrative locali dall'amplissima base di strutture pubbliche che l'articolo 13 ha previsto. L'effetto che l'applicazione di questa norma potrebbe avere su questa realtà è comprensibilmente devastante: non solo potrebbero vedersi privati di dipendenti dei quali, magari, non possono fare a meno per l'operatività stessa della struttura, ma, in aggiunta a ciò, qualsiasi collaboratore verrebbe collocato fuori ruolo in aspettativa retribuita, in deroga, come lo stesso testo afferma, alle norme e ai criteri che disciplinano i relativi ordinamenti: pertanto, resterebbero economicamente a carico dell'amministrazione in questione.
Per tutti questi motivi, riteniamo indispensabile salvaguardare alcune amministrazioni pubbliche da questo rischio e chiediamo di esprimere un voto favorevole a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. L'onorevole Cento ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/71.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, con questo ordine del giorno, dopo


Pag. 40

la discussione che vi è stata sul comma 2 dell'articolo 13 del decreto-legge, chiediamo almeno che il Governo si impegni, attraverso un mandato dell'Assemblea della Camera, a non avvalersi dell'intera quota aggiuntiva prevista dal comma 2, che fa riferimento al 30 per cento come limite aggiuntivo per poter chiamare fuori ruolo magistrati ordinari, amministrativi e contabili, oltreché avvocati e procuratori dello Stato.
Quest'ordine del giorno ci sembra necessario non solo per raccogliere il senso della discussione svoltasi al momento del dibattito sugli emendamenti all'articolo 13, ma anche perché è necessario dare un segnale. Noi sappiamo che la magistratura - soprattutto la magistratura ordinaria - ha spesso carenza di personale e uno dei problemi del funzionamento della giustizia nel nostro paese, e della lentezza dei procedimenti giudiziari, è la scarsità del personale proposto a questa funzione. Accogliendo l'ordine del giorno almeno potremmo dire che il Governo si dà un vincolo non di legge ma di carattere politico, evitando di ricorrere al pieno impiego del 30 per cento, compreso nel secondo comma dell'articolo 13.
Ci sembra quindi necessario votare a favore di questo ordine del giorno e avere un parere favorevole da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/688/72.

CARLA ROCCHI. Signor Presidente, l'invito al Governo ad accogliere questo emendamento ed all'Assemblea a prenderlo in considerazione, punta sul fatto che l'agenzia per il servizio civile ha le stesse caratteristiche di necessità di salvaguardia e forse qualcosa in più: la recente istituzione, la sua autonomia, il fatto che sia stata sottratta all'ambito prettamente militare e posta sotto la sorveglianza e la vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, fanno sì che questo comparto debba essere considerato un comparto da salvaguardare e non un comparto al quale attingere per le finalità del decreto-legge all'esame di questa Assemblea.
È troppo ovvio raccomandare la necessità che la scelta di servizio civile debba e possa rimanere una scelta con le finalità che hanno guidato le persone che tale scelta hanno fatto; che non ci si debba trovare nella condizione di assumere un ruolo od una funzione senza che questo sia stato previsto o predeterminato. In altre parole, così come sono validissime tutte le obiezioni che sono state fatte per altre situazioni ed altri settori dello Stato, credo che per il servizio civile valga un qualcosa di aggiuntivo, cioè il fatto che attingere in quel serbatoio significherebbe oltretutto andare contro un itinerario che ha portato di recente alla sottolineatura dell'autonomia delle persone che a questo comparto fanno riferimento e da questo comparto sono - in qualche maniera - contenute e gestite. Per questa ragione invito il Governo all'accoglimento del mio ordine del giorno n. 9/688/72 e naturalmente l'Assemblea ad esprimersi se necessario, a favore dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati?

LUIGINO VASCON. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Vascon, lei interverrà in seguito, in sede di dichiarazioni di voto.
Prego, ministro Frattini.

FRANCO FRATTINI, Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. Signor Presidente, il Governo, per ciò che concerne l'ordine del giorno Masini n. 9/688/63, ritiene necessario che alla quarta riga, relativa alla parte dispositiva, in luogo di «dirette ad attribuire ai dipendenti incarichi di collaborazione», si dica: «dirette a consentire ai dipendenti incarichi di collaborazione». In questi limiti e se la modifica viene accolta il Governo accoglie l'ordine del giorno suddetto.


Pag. 41

PRESIDENTE. Ministro Frattini, mi scusi. Per la verità, l'onorevole Masini aveva già segnalato questa correzione.

FRANCO FRATTINI, Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. Signor Presidente, mi scusi non l'avevo notato.

PRESIDENTE. Era un po' disattento, l'onorevole Masini glielo aveva fatto notare.

FRANCO FRATTINI, Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. Per l'ordine del giorno Boato n. 9/688/65, il Governo fino alle parole «Autorità per le garanzie nelle comunicazioni», è sicuramente d'accordo; più problemi suscita la formula successiva che risulta di vaga comprensione: «non creare sovrapposizioni...», tra chi e nei confronti di chi? Evidentemente indebite...

MARCO BOATO. Tra il ministero e l'autorità!

FRANCO FRATTINI, Ministro per la funzione pubblica e il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza. Sovrapposizioni tra ministero e l'autorità? Abbiamo introdotto addirittura nella legge un richiamo al «ferme restando le competenze dell'autorità» (mi riferisco all'emendamento Maccanico). Circa la proposizione «indebite e lesive dei diritti dei cittadini e delle imprese», è evidente che il Governo ritiene che non si debbano avere azioni indebite e lesive, quindi la considero una raccomandazione ed in questi sensi l'accetto, ma è assolutamente superflua.
Il successivo ordine del giorno Zanella n. 9/688/66 è accettabile perché chiaramente per statuto speciale le regioni autonome hanno tutela e prerogativa di rango costituzionale. Quindi l'ordine del giorno in questione è evidentemente accolto, come lo è il successivo ordine del giorno Cima n. 9/688/67. Assai più delicata è la questione sull'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68. Qui il Governo deve preliminarmente, con riferimento alla lettera b) della parte dispositiva, rammentare - non credo che ce ne sia bisogno - come ci si trovi dinanzi ad un decreto del precedente Governo adottato non solo a Camere largamente sciolte ma addirittura dopo la celebrazione delle elezioni politiche.
Evidentemente, è un decreto sorprendente e indebito in una materia in cui, per lungo tempo, la Camera, il Senato, la Commissione bicamerale per la riforma amministrativa si erano intrattenuti. Sembra francamente sorprendente che un autorevole esponente dell'opposizione, che all'epoca era ministro, ci chieda oggi di meglio ammettere l'autocritica e di riconoscerla, dandone atto, ma francamente questo è un problema serio. In breve, il Governo non può accettare la lettera b) ma condivide la necessità di una riflessione profonda sul ruolo del Corpo forestale che sia ispirata, beninteso, a non fare passi indietro sulla via del federalismo e del trasferimento delle funzioni ma certamente con la libertà di decidere una strada diversa, anche da quella seguita dal precedente Governo.
Non possiamo oggi ingabbiare il Parlamento ed il Governo quando il ministro Alemanno, come forse a molti è noto, sta immaginando un modello di riordino del Corpo forestale che, necessariamente, deve essere, e sarà, competenza del Governo esaminare e proporre al Parlamento. Quindi, mentre il Governo non accetta la lettera b), sulla lettera a) - lo ripeto -, pur condividendone lo spirito, preferirebbe che fosse ritirata, altrimenti si rimette all'Assemblea, essendo ovviamente questa formula sufficientemente ampia per far ritenere che noi non rinneghiamo il percorso di devoluzione regionale di queste funzioni ma ci riserviamo, sullo status del Corpo forestale, una ulteriore riflessione.
Non comprendendo lo spirito del collega Bulgarelli, il Governo non accetta l'ordine del giorno Bulgarelli n. 9/688/69. Mi rendo conto che i dipendenti degli istituti autonomi case popolari debbano


Pag. 42

svolgere bene le loro funzioni, ma prevedere ad hominem un divieto specifico mi sembra sia eccessivo.
Il Governo non accetta nemmeno gli ordini del giorno Lion n. 9/688/70, relativamente a questioni analoghe, e Cento n. 9/688/71. Evidentemente, se la legge prevede una facoltà di avvalimento, il Governo non si può autolimitare oltre quello che la legge prevede.
Il Governo invece accetta l'ordine del giorno Rocchi n. 9/688/72. Evidentemente l'agenzia per il servizio civile si deve ispirare alle finalità costituzionali e alla funzionalità operativa; quindi, mi permetto di dire, nella sua quasi superfluità, che il Governo lo accetta.
Quanto all'ultimo ordine del giorno Ruzzante n. 9/688/73 (Nuova formulazione) che pone un problema molto complesso, devo dire che ne condivido lo spirito. La ricerca scientifica in materia sanitaria sarà preoccupazione di questo Governo, ma in esso si prevedono impegni anche di ordine finanziario a cui, ovviamente, in questa sede non sono in grado di dare corso. Quindi, per una questione di serietà, prego i colleghi di ritirarlo. In caso contrario, il Governo non può accettarlo non in ragione della sua finalità ma per il fatto che certi impegni dettagliati in questa sede non li possiamo prendere.

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, più che un richiamo al regolamento, vorrei esprimere la necessità di approfondire l'articolo 88 del regolamento anche perché, relativamente agli ordini del giorno, la prassi acquisita nella scorsa legislatura rende non univoca l'interpretazione dell'articolo 88. Quando l'onorevole Vascon le chiedeva la parola, lei ha detto che sarebbe potuto intervenire in sede di dichiarazione di voto al momento eventuale della votazione, in questo caso dell'ordine del giorno per il quale voleva esprimere l'opinione a nome del gruppo della Lega nord Padania.
Il regolamento della Camera però recita, all'articolo 88, che ciascun deputato può dichiarare il proprio voto sugli ordini del giorno con un unico intervento sul loro complesso, per non più di cinque minuti, o con non più di due interventi distinti per una durata complessiva non superiore. Si tratta allora di un intervento che tende realmente ad ottenere un chiarimento su tale articolo. Infatti, nella passata legislatura, succedeva spesso che non vi fossero al riguardo interpretazioni univoche.
Potremo approfondire questo argomento in sede di Giunta per il regolamento. Le chiederei però subito, signor Presidente, un'interpretazione univoca, almeno per questa seduta, riguardo alla possibilità dei deputati di intervenire.
Comprende infatti bene che, se noi neghiamo o limitiamo, in qualche modo, la possibilità di intervenire prima della discussione dei singoli ordini del giorno e della loro eventuale messa in votazione, ogni qual volta il primo presentatore, che è l'unico che può chiedere la votazione in aula dell'ordine del giorno, la richiedesse, il deputato che invece intende esprimere un'opinione sul medesimo ordine del giorno, si troverebbe nell'impossibilità di esprimersi. Credo che un'interpretazione letterale ed autentica dell'articolo 88 del regolamento della Camera sia nel senso di esprimere, prima dell'eventuale messa in votazione dei singoli ordini del giorno, la propria valutazione sul complesso degli ordini del giorno. Dal punto di vista letterale, non vedo altro tipo di interpretazione. Vorrei però che lei, signor Presidente, si facesse carico di questo approfondimento e che fornisse un'interpretazione per questa seduta sapendo che, se l'onorevole Pecoraro Scanio non dovesse ritenere opportuno che il suo ordine del giorno non venga posto in votazione, bisognerebbe prevedere un eccezione per l'onorevole Vascon per consentirgli di esprimere la posizione del gruppo Lega nord su questo specifico ordine del giorno. Ciò non è stato consentito dall'inizio, rimandandolo ad una dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 9/688/67 che non si sa se potrà essere svolta.


Pag. 43

PRESIDENTE. Onorevole CÈ, la prassi, per chi ha lunga esperienza parlamentare, è la seguente: si ha l'illustrazione dell'ordine del giorno da parte del presentatore, successivamente vi è l'espressione del parere del Governo, che ovviamente avviene dopo illustrazione; infine vi sono le dichiarazioni di voto. Lei fa riferimento ad una questione specifica che riguarda l'onorevole Vascon che sarebbe, a suo dire, un'eccezione. Come tale verrà valutata. Questa è la prassi consolidata in ordine alla quale mi sembra non vi siano dissensi.

ANTONIO SODA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, intervengo sempre con riferimento all'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68, formulando un richiamo al regolamento, in particolare con riferimento agli articoli 88 e 89 del regolamento della Camera, che prevedono che il Presidente ha la facoltà di negare l'accettazione o lo svolgimento di ordini del giorno per estraneità di materia.
Questo ordine del giorno riproduce sostanzialmente il contenuto di alcuni emendamenti che, in sede di Commissione affari costituzionali, sono stati dichiarati inammissibili per estraneità di materia così come in Assemblea.
La materia in questione è la modifica del decreto legislativo n. 300 del 1999 concernente l'organizzazione del Governo che attiene al Ministero delle attività produttive, al Ministero delle telecomunicazioni e al Ministero della sanità. In particolare, l'argomento è il collocamento in aspettativa dei dipendenti pubblici e dei magistrati. Non vi è, quindi, materia che concerna il Ministero delle politiche agricole o che riguardi il Corpo forestale dello Stato. Non comprendo quindi quali siano le ragioni dell'ammissibilità, tant'è che mi sono trovato francamente spiazzato.
Il Presidente ha ancora la facoltà di negare la prosecuzione dell'esame dell'ordine del giorno ed io, signor Presidente, la prego di esercitare questa facoltà per una ragione molto semplice, lo dico con estrema franchezza al collega Pecoraro Scanio: nella passata legislatura abbiamo discusso, in varie Commissioni (in Commissione affari costituzionali e nelle altre Commissioni di merito), le questioni ordinamentali, di status, i trasferimenti alle regioni. Avevamo raggiunto un punto di equilibrio, che si ritrova nelle leggi Bassanini. Il Governo - di cui era componente l'onorevole Pecoraro Scanio - ha realizzato quel punto di equilibrio raggiunto, che non prevede affatto che l'unitarietà del Corpo forestale dello Stato si eserciti su tutte le materie qui indicate.
Vorrei sollevare, allora, il seguente problema: la legge non prevede affatto l'unitarietà con riferimento a tutte queste funzioni, la prevede soltanto con riferimento alle funzioni di polizia giudiziaria e alle funzioni di competenza dello Stato, escluse quelle che sono state già trasferite alle regioni. L'inammissibilità esiste, pertanto, sotto un triplice profilo: l'estraneità totale ed assoluta della materia; l'impossibilità che un decreto, adottato in attuazione della legge, venga ritirato da un successivo Governo, a meno che non si cambi la legge; infine, non si può chiedere ad un Governo di andare contra legem: la legge attuale, onorevole Pecoraro Scanio, non prevede assolutamente l'unitarietà sotto quei profili, basta andare a rileggerla! Perché, allora, introdurre surrettiziamente e trasversalmente un tema delicato che ha lacerato maggioranza e opposizione?
Non sono temi di natura politica o di schieramento, essi riguardano le sensibilità, il più o meno accentuato federalismo, il più o meno accentuato ambientalismo, la questione del monitoraggio e della tutela dell'ambiente (se possano essere meglio garantiti dallo Stato oppure da Stato e regioni insieme - questa è la mia posizione - oppure, meglio ancora, soltanto dalle regioni). Questo è un tema caldo, che si ripresenterà ancora in questa legislatura. Sottoporre all'Assemblea una questione così delicata quando su questa materia non vi è stato alcun dibattito e nel momento in cui l'equilibrio raggiunto nella precedente legislatura si è concluso con un


Pag. 44

decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del Governo (di cui è stato membro l'onorevole Pecoraro Scanio, mi sembra inopportuno. Non credo, pertanto, sia necessario né corretto né legittimo insistere per la votazione di questo ordine del giorno ed invito i colleghi Verdi ed il collega Pecoraro Scanio a ritirarlo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, se mi è consentito, per ragioni di economia e di tempo affronterò tre questioni distinte in modo da non dover intervenire tre volte e agevolare così i lavori dell'Assemblea. La prima questione è pacifica: prendo atto che il ministro Frattini accoglie come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/688/65. A mio avviso, avrebbe potuto accertarlo integralmente, viste le sue affermazioni, perché la sovrapposizione fra il ministro delle comunicazioni e l'agenzia - lo capirebbe chiunque - era evidente. Dal momento, però, che non voglio aprire polemiche alla fine di questo dibattito, che è già stato sufficientemente ampio, accetto la posizione del ministro, con questo chiarimento.
Se lei me lo consente, prima di intervenire sul richiamo al regolamento, su cui sono intervenuti i colleghi Cè e Soda, vorrei preannunciare, trattandosi di deputati e deputate che appartengono al gruppo misto, che i colleghi Zanella, Cima e Rocchi non insistono per la votazione degli ordini del giorno Zanella n. 9/688/66, Cima n. 9/688/67 e Rocchi n. 9/688/72, accettati dal Governo. Al contrario, i presentatori insistono per la votazione degli ordini del giorno Bulgarelli n. 9/688/69, Lion n. 9/688/70 e Cento n. 9/688/ 71, di cui sono rispettivamente firmatari, non accettati dal Governo.
Vorrei intervenire brevemente anche sulla questione che riguarda il richiamo al regolamento, sollevata dal collega Soda.
Mi dispiace che, dopo due settimane di lavoro comune, in sintonia col collega Soda - fatto del quale sono molto contento, sia sul piano politico sia su quello dell'amicizia -, vi sia un totale dissenso sull'intervento che lui ha fatto...

ALFREDO BIONDI. Succede anche nelle migliori famiglie!

MARCO BOATO. Succede anche nelle migliori famiglie, ed io non ho paura a renderlo pubblico.
Totale dissenso! Il collega Soda ha chiesto un intervento del Presidente della Camera, un intervento restrittivo che non c'è stato. Questo intervento restrittivo dei diritti dei parlamentari - in questo caso dell'opposizione, ma con consensi anche nella maggioranza - ha riguardato un ordine del giorno, dopo che il collega Pecoraro Scanio - che è il presidente del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo - aveva accettato la richiesta fatta dal Governo di rinunciare alla lettera b) ed aveva preso atto positivamente del fatto che il Governo si fosse rimesso all'Assemblea.
Collega Soda, a mio parere, questo è grave e sbagliato. Lei ha sbagliato a chiedere un intervento «repressivo» dei diritti di un deputato - tra l'altro presidente di una componente del gruppo misto, che è parte integrante dell'Ulivo - andando contro la disponibilità del ministro Frattini, che si rimette all'Assemblea - secondo me correttamente - e l'atteggiamento stesso della Presidenza che correttamente l'ha ritenuto ammissibile. Perché ammissibile? Perché il collega Soda si è semplicemente dimenticato che, con la firma di molti colleghi del suo gruppo, abbiamo votato in quest'aula l'emendamento Bressa 3.5, riguardante esattamente una materia attinente al Ministero delle politiche agricole e forestali, trovando il pieno consenso dei colleghi Losurdo, Franz, La Grua, Onnis - firmatari dell'emendamento Losurdo 3.6 - e D'Alia, Mazzoni, Di Giandomenico - presentatori dell'emendamento D'Alia 3.7 - della maggioranza. I tre emendamenti infatti sono diventati, ad un certo punto, identici - togliendo il riferimento al commercio


Pag. 45

con l'estero - e sono stati votati all'unanimità in quest'aula, inserendo in questo decreto-legge, col consenso unanime dell'Assemblea e il voto favorevole del collega Soda, una materia che attiene al Ministero delle politiche agricole e forestali.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno, la rigidità assoluta della Presidenza per quanto riguarda la valutazione di ammissibilità, in riferimento alla materia, degli emendamenti presentati al decreto-legge, ha portato la Presidenza a dichiarare l'inammissibilità di una serie di emendamenti all'articolo 6; inammissibilità che noi non abbiamo contestato, perché siamo rispettosi delle funzioni della Presidenza e ritenevamo anche fondata la dichiarazione che ha fatto la Presidenza. Come tutta la prassi parlamentare in materia di ordini del giorno, che attengono comunque all'organizzazione del Governo, invece dimostra, la valutazione di ammissibilità stessa, nel caso degli ordini del giorno, non è così rigida. Ma è falso che in questo decreto-legge non vi sia materia che attiene al Ministero delle politiche agricole e forestali perché l'abbiamo unanimemente votata approvando gli identici emendamenti Bressa 3.5, Losurdo 3.6 e D'Alia 3.7. Tra l'altro, l'onorevole Losurdo è anche firmatario dell'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68.
Per cui dissento totalmente su questa richiesta fatta ed invito la Presidenza a fare ciò che è ha fatto, semplicemente mantenere l'ordine del giorno, che, del resto non aveva dichiarato inammissibile. Il Governo si è rimesso all'Assemblea; l'onorevole Pecoraro Scanio ha rinunciato alla lettera b). Invito l'Assemblea a votare a favore di questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi ricordo anche alle 13 avrà luogo un'importante informativa urgente del Governo richiesta da alcuni deputati.
All'onorevole Soda voglio ricordare (ascolti onorevole Soda, non questioni con l'onorevole Boato anche se in questo caso il parere della Presidenza è molto vicino a quello dell'onorevole Boato) che i criteri di valutazione dell'ammissibilità degli ordini del giorno riferiti ai disegni di legge di conversione dei decreti-legge sono meno restrittivi di quelli relativi agli emendamenti. L'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, prevede infatti solo con riguardo agli emendamenti la stretta attinenza alla materia del decreto-legge come requisito di ammissibilità; per gli ordini del giorno si applica, invece, la disciplina generale dell'articolo 89 del regolamento, che stabilisce l'inammissibilità degli atti «affatto estranei all'oggetto della discussione».
A tale criterio si è attenuta la Presidenza considerando l'ordine del giorno riconducibile alla materia della struttura organizzativa del Governo.
Chiedo all'onorevole Masini se insista per la votazione del proprio ordine del giorno n. 9/688/63.

MARIO MASINI. Signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Sta bene. Ricordo che l'onorevole Boato non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/688/65 e che l'onorevole Zanella e l'onorevole Cima non insistono per la votazione dei loro ordini del giorno Zanella 9/688/66 e Cima 9/688/67.
Onorevole Pecoraro Scanio, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/688/68?

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, ringrazio il Governo per essersi rimesso all'Assemblea ed anche per le motivazioni di tale scelta espresse dal ministro.
Avevo già dichiarato, nell'intervento illustrativo, la disponibilità a ritirare la lettera b) del mio ordine del giorno, ma voglio precisare, altresì, che quel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri suscitò, all'epoca - ero ministro in carica del Governo -, la totale ostilità pubblica e, in sede di Consiglio dei ministri, incontrò la mia, come ministro, e quella di molti altri ministri di quel Governo, tra cui il


Pag. 46

ministro Nesi. Quello non fu un atto collegiale poiché non fu mai votato in Consiglio dei ministri.
Ciò andava precisato per evitare confusioni ed anche perché, personalmente, tengo alla coerenza: perciò, le posizioni che esprimo quando faccio parte della maggioranza le mantengo anche quando mi ritrovo all'opposizione, senza cambiarle a seconda delle convenienze del momento.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pecoraro Scanio, ma non ho capito se lei insista per la votazione della lettera a) del suo ordine del giorno n. 9/688/68.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Insisto per la votazione qualora il Governo si rimetta all'Assemblea; non insisto, invece, qualora il Governo lo accetti.

PRESIDENTE. Mi pare che il Governo abbia dichiarato con chiarezza di rimettersi all'Assemblea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, vorrei esternare una preoccupazione nutrita dal mio gruppo con riferimento alla lettera a) dell'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68. Per il nostro gruppo, signor Presidente, onorevoli colleghi, l'eventuale approvazione dell'ordine del giorno costituirebbe una grande limitazione per la strada che abbiamo intrapreso, come maggioranza, in direzione della devoluzione di quegli organismi che, centralizzati, hanno dimostrato e dimostrano, purtroppo, soltanto la loro inerzia.
Pertanto, nel rimetterci, ovviamente, anche noi alla volontà dell'Assemblea, auspichiamo la bocciatura della lettera a) dell'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68: la sua approvazione bloccherebbe l'attuazione di uno dei punti più importanti di una devoluzione che, in funzione della redistribuzione a livello regionale, riguarda anche questi comparti dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Apponendo la nostra firma all'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68 abbiamo voluto dare un segnale: quello di mantenere vivo il livello di attenzione nei confronti del problema del Corpo forestale dello Stato, che sta assumendo ed ha assunto, a seguito della pervicace iniziativa di Bassanini, aspetti assolutamente drammatici.
Ovviamente, aderiamo all'invito del ministro Frattini e quindi ritiro la firma per quanto riguarda la lettera b) di questo ordine del giorno, mentre ritengo ci si debba rimettere all'Assemblea per quanto riguarda la a).
Voglio solo ricordare, brevemente, che la lettera a) fa riferimento in maniera chiara -su questo non si può equivocare, come ha tentato di fare Soda - alle funzioni di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza del Corpo forestale dello Stato, le quali sono assolutamente non delegabili.
Voglio ricordare all'amico Vascon ed agli amici della Lega che, di fronte ad interessi essenziali della nostra comunità, della nostra nazione - e, in questo caso, al novero degli interessi essenziali vanno ricondotte le funzioni del Corpo forestale dello Stato che si riferiscono, per esempio, a titolo esemplificativo, alla lotta incredibile, impegnativa, efficace che esso sta conducendo contro l'ecomafia - anche la legge obiettivo, che ovviamente tutti noi condividiamo, può avere risvolti non propriamente inseriti nella via della devoluzione e del decentramento.
Quindi, questa lotta, questo impegno, che Alleanza nazionale sta portando da anni a favore dell'unitarietà del Corpo forestale dello Stato, va visto non come un tentativo, ma come un dovere di tutelare le funzioni di pubblica sicurezza, di polizia giudiziaria di questo corpo benemerito che sono sicuramente a favore di tutta la collettività nazionale. Vogliamo ricordare che ci siamo dichiarati più volte favorevoli anche all'istituzione di corpi regionali forestali


Pag. 47

per tutte quelle altre funzioni che noi e la legge riteniamo invece delegabili. Riteniamo di aver detto in poche parole l'essenziale su questa vicenda (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, quanto è emerso dal dibattito merita tre mie osservazioni. Primo: gli emendamenti approvati non riguardano il Ministero delle politiche agricole ma il Ministero delle attività produttive. Secondo: le funzioni unitarie garantite dalla legge Bassanini riguardano polizia giudiziaria e competenze residue in mano allo Stato, non tutto quello che è scritto nell'ordine del giorno. Vogliamo dunque negare la riforma Bassanini su questo terreno? Diciamolo apertamente! Riconosco la lealtà e la correttezza di Pecoraro Scanio, che è stato sempre contrario a quel punto di equilibrio che abbiamo realizzato, però la maggioranza dell'Ulivo dell'epoca, il Parlamento dell'epoca, approvò e votò la legge Bassanini che garantiva quel punto di equilibrio. Terzo: è stata ritirata la seconda parte dell'ordine del giorno, però voglio che resti agli atti che il decreto del Presidente del Consiglio Amato era pienamente conforme alla riforma Bassanini. Libero Pecoraro Scanio di dissentire, libero di dissentire nel Consiglio dei ministri e fuori dal Consiglio dei ministri; certo è, però, che non si può venire, in una maniera - ripeto - surrettizia, a proporre in quest'Assemblea la riapertura di un dibattito, che è stato molto lacerante, imponendo, attraverso il voto dell'Assemblea, a quest'altro Governo di ritirare un atto legittimo conforme alla riforma Bassanini, adottato dal Presidente Amato, Presidente del Consiglio di ministri di cui - ripeto - era membro Pecoraro Scanio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruzzante. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, se si fosse votato su tutto l'ordine del giorno, composto dai punti a) e b), sicuramente, il parere del gruppo dei Democratici di sinistra sarebbe stato contrario; poiché il collega Pecoraro Scanio ha accettato di togliere il punto b, il gruppo dei Democratici di sinistra lascia ai suoi membri la possibilità di esprimere liberamente il voto su questo ordine del giorno, trattandosi di una materia controversa. Volevo dichiararlo perché rimanesse agli atti dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/688/68, limitatamente alla lettera a), accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 410
Astenuti 35
Maggioranza 206
Hanno votato
284
Hanno votato
no 126).
(Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi, l'Ulivo)
.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bulgarelli n. 9/688/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato
181
Hanno votato
no 264).


Pag. 48


Prendo atto che il dispositivo di voto della postazione dell'onorevole Castagnetti non ha funzionato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lion n. 9/688/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 450
Astenuti 11
Maggioranza 226
Hanno votato
197
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cento n. 9/688/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 443
Astenuti 8
Maggioranza 222
Hanno votato
196
Hanno votato
no 247

Ricordo che l'onorevole Rocchi, presentatore dell'ordine del giorno 9/688/72 non insiste per la votazione.
Chiedo all'onorevole Ruzzante se insista per la votazione del suo ordine del giorno 9/688/73, di cui il Governo ha chiesto il ritiro.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, non condivido la motivazione con la quale il Governo ha chiesto il ritiro poiché si riferisce a questioni di spesa mentre, con questo ordine del giorno, si richiede soltanto l'utilizzo dei fondi statali disponibili e già previsti nell'ambito della finanziaria. La questione che noi poniamo, riguardante la ricerca sul cancro, mi sembra molto importante, pertanto insisto per la votazione del mio ordine del giorno.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruzzante n. 9/688/73 (Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 448
Astenuti 7
Maggioranza 225
Hanno votato
209
Hanno votato
no 239

È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

Back Index Forward