DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
della magistratura risulta apertamente schierata a tutela degli interessi di chi si è aggiudicato gli appalti per la realizzazione dell'opera, mentre il suo ruolo richiederebbe una maggiore preoccupazione per l'interesse collettivo, in particolare per la tutela dell'ecosistema interessato dall'infrastruttura, per la salute dei cittadini che abitano nella zona e che vedono con preoccupazione l'impoverimento e l'inquinamento delle falde acquifere e per garantire l'efficiente spesa del denaro pubblico nell'interesse dei contribuenti -:
delle AA.SS.LL. e delle AA.OO. avvenute il 1o gennaio 2001 andrebbero revocati perché contrastano con la normativa vigente -:
il 23 giugno 2001, su disposizione del gip fiorentino, Dania Mori, sono stati posti sotto sequestro diversi cantieri, depositi e discariche relativi ai lavori per la realizzazione del tratto ferroviario ad alta velocità che collega Firenze a Bologna;
l'operazione è stata condotta dai carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico) e dalla polizia municipale di Firenze, coadiuvati da unità della guardia forestale; l'indagine era in corso da circa due anni;
secondo quanto spiegato dal sostituto procuratore, Giulio Monferini, le ragioni del sequestro vanno individuate nei pericoli d'inquinamento e contaminazione delle falde acquifere, causati dai manufatti sequestrati;
le associazioni ambientaliste avevano denunciato da tempo i rischi per l'ecosistema connessi alla realizzazione di questa tratta ferroviaria, segnalando tra l'altro che gli scavi per la realizzazione delle gallerie - per una lunghezza complessiva di oltre 70 chilometri - avrebbero potuto arrecare gravi danni alle falde acquifere della zona;
in alcuni casi si sono dovuti sospendere temporaneamente i lavori per l'allagamento delle gallerie, mentre numerosi abitanti si lamentavano poiché sorgenti e pozzi della zona erano diventati totalmente secchi;
secondo quanto riportato dai giornali gli indagati sarebbero 39, sedici dei quali appartenenti a Cavet, il consorzio costituito per la realizzazione dell'opera;
il sequestro riguarderebbe in particolare sette cave di inerti, il cantiere della galleria di Marzano e otto discariche, tutte comprese tra il Mugello e l'Alto Mugello; i reati ipotizzati sono una settantina, tra i quali lo smaltimento non autorizzato di rifiuti, in particolare per i fanghi di trattamento delle acque di aggottamento, il danneggiamento inquinamento e impoverimento delle falde acquifere, l'inquinamento ambientale e acustico e la truffa relativa alla gestione delle cave;
il tratto alta velocità Firenze-Bologna oggetto delle indagini della magistratura è lungo 78,5 chilometri (di cui 73,3 in galleria) e attraversa il territorio di 11 comuni; il costo complessivo dell'opera è di circa 8.000 miliardi; i lavori, affidati al consorzio Cavet, sono iniziati nel giugno 1996, escluso il tratto terminale lato Firenze che è stato approvato a luglio 1998 e i cui lavori sono iniziati nel giugno 1999;
l'avanzamento complessivo attuale dei lavori ha raggiunto il 46 per cento, pari a 2.758 miliardi (56 per cento sui primi 66,5 chilometri e 26 per cento sui restanti 12 chilometri del tratto terminale lato Firenze), mentre lo scavo delle gallerie è al 57 per cento corrispondenti a 40 chilometri di scavo;
va sottolineato che tra le società di consulenza ed assistenza di cui si è avvalso il Consorzio Cavet c'è la società Rocksoil, di proprietà del ministro Lunardi; detta società ha collaborato alla realizzazione delle più importanti gallerie del tratto ferroviario Firenze-Bologna;
appare preoccupante la situazione del ministro Lunardi, a cui è affidato il compito istituzionale di sorvegliare la gestione e gli investimenti delle Ferrovie dello Stato - tra cui ovviamente la realizzazione del tratto ad alta velocità sui cui sta indagando la magistratura - è anche beneficiario di importanti commesse relative alla realizzazione dell'opera in questione;
a giudizio degli interroganti la reazione del ministro Lunardi di fronte all'intervento
quali provvedimenti intenda prendere per definire la delicata vicenda di un'opera pubblica sul cui completamento concordano anche i perplessi, visto lo stato di avanzamento dei lavori, ma che necessita di approfondite verifiche sull'impatto ambientale a tutela della salute degli abitanti della zona e per il rispetto dell'ecosistema;
come intenda garantire che l'azione di Governo del Ministro delle infrastrutture non venga influenzata dai consistenti interessi finanziari da lui gestiti nello stesso settore in cui dovrebbe svolgere azione di controllo e di garanzia nell'interesse della collettività.
(2-00011)
«Pecoraro Scanio, Boato, Bulgarelli, Cima, Cento, Lion, Rocchi, Zanella».
il 25 giugno 2001 uno stabile di sette piani del quartiere Arenella di Napoli è crollato sembrerebbe a causa dell'inadeguatezza dei materiali utilizzati per la costruzione e del sottodimensionamento della struttura portante rispetto alle necessità;
il crollo non ha causato vittime soltanto grazie ad una serie di circostanze favorevoli che hanno permesso di mettere in salvo le numerose famiglie che abitavano nel palazzo;
in particolare è stato provvidenziale l'intervento dell'ingegner Antonio Autorino, il quale, resosi conto della gravità della situazione pochi minuti prima del crollo, ha immediatamente chiesto lo sgombero dell'edificio;
negli ultimi anni ci sono stati diversi casi di edifici crollati a causa della inadeguatezza delle prescrizioni urbanistiche o addirittura per l'utilizzo di materiali scadenti, per ottenere lauti profitti senza curarsi della sicurezza ed affidabilità delle costruzioni;
in molti casi questo comportamento sconsiderato e l'insufficienza dei controlli sono costati anche vite umane;
durante la scorsa legislatura sono state avanzate proposte per l'introduzione di un «fascicolo del fabbricato» che fornisca informazioni attendibili sullo stato di salute del patrimonio edilizio e segnali eventuali situazioni di pericolo -:
se non intenda predisporre in tempi rapidi opportune iniziative per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo del nostro paese, attraverso l'adozione del «fascicolo del fabbricato», tenendo conto anche del diffuso rischio sismico di molte parti del territorio italiano e della disponibilità di moderne tecnologie per il monitoraggio dei rischi tra cui quella satellitare;
se non ritenga di dover indicare già a partire dal prossimo Documento di Programmazione Economico-Finanziaria le linee guida per un'azione di monitoraggio e restauro dell'intero patrimonio edilizio;
quali azioni siano state compiute dopo le analoghe tragedie verificatesi a Foggia e a Roma per garantire un'efficace opera di prevenzione.
(3-00037)
un'indagine compiuta dal Nucleo regionale della polizia tributaria della guardia di finanza di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta della procura regionale della Corte dei conti, ha portato alla luce uno sperpero di oltre 56 miliardi di lire. Si tratta di fondi erogati in ottemperanza a quanto sancito dalla legge n. 219 del 1981, in materia di ricostruzione post-terremoto del novembre 80 e febbraio 81 in Campania;
i fondi in questione sono stati emanati per la costruzione d'opere pubbliche, quali parchi, uffici postali, asili nido, mercati rionali in molti paesi dell'hinterland napoletano, devastati dal terremoto. Dall'accertamento è emerso che molte di queste opere, pur essendo pronte, non sono mai divenute funzionali, altre sono risultate prive degli impianti fognari, e di condotte idriche. Quasi tutte sono state completamente abbandonate e deturpate dai vandali;
la guardia di finanza ha evidenziato la responsabilità degli amministratori, a suo tempo nominati per la gestione dei fondi, nonché degli amministratori degli enti locali, i cui nominativi e la cui attività è ora al vaglio della magistratura contabile;
tenuto conto che tutte queste opere, oggetto dell'accertamento, rientrano nel «Programma straordinario d'edilizia» previsto dalla legge n. 219 del 1981, che finanziava la costruzione di alloggi e di relative opere d'urbanizzazione, per le quali lo Stato oltre ai preventivati costi di progettazione e realizzazione ha pagato il prezzo dei ritardi nell'ultimazione dell'intero progetto;
molte di queste strutture incriminate, qualora fossero entrate effettivamente in funzione, avrebbero rappresentato un valido contributo all'opera di risanamento di un territorio, come quello dell'hinterland napoletano, dove è forte la richiesta di servizi e d'infrastrutture in grado di garantire un livello minimo d'integrazione sociale -:
quali iniziative intendano intraprendere per garantire il regolare funzionamento di queste strutture, che oggi appaiono solo come vuoti relitti del dopo terremoto.
(4-00146)
a giudizio dell'interrogante la giunta Bassolino ha nominato con notevole e colpevole ritardo, le nomine dei Direttori generali, dei direttori sanitari e dei direttori amministrativi delle AA.SS.LL. e delle AA.OO., scegliendo soggetti senza accertare, al momento della nomina, la esistenza e la sussistenza dei requisiti previsti dal decreto legislativo n. 229 del 1999, articolo 3-bis;
all'Asl Na4 risulta nominato un direttore amministrativo sprovvisto dei requisiti previsti dall'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo n. 229 del 1999;
per l'Asl Na5, per l'Asl Na4, per l'Asl Na3, per l'Asl Na2, per l'Asl Ce2, per L'Asl Bn1 e per l'Ospedale Rummo di Benevento, il difensore civico della regione Campania ha accertato la insussistenza dei requisiti per la nomina a direttore generale;
occorre accertare, allo stato, il rispetto dell'articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 al fine di verificare la compatibilità delle nomine dei direttori amministrativi e sanitari delle AA.SS.LL. e delle AA.OO., in mancanza dei requisiti indicati nel decreto legislativo n. 229 del 1999;
a giudizio dell'interrogante i provvedimenti assunti di nomina delle direzioni
se, nella considerazione che alcune delle suddette aziende versano in uno stato comatoso e presentano rilevanti disavanzi, non si ritenga opportuno adottare i provvedimenti sostitutivi in caso di inerzia dell'amministrazione regionale.
(4-00154)