Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 14.05.
(Il Comitato approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sugli enti finanziati dal Ministero degli affari esteri, l'audizione di rappresentanti del Centro studi americani. Sono presenti l'ex presidente del Centro, dottoressa Cipriana Scelba, il direttore, professor Daniele Fiorentino, ed i vicepresidenti, avvocato Peter Alegi e dottor Simone Chiarella.
Invito i nostri ospiti ad illustrarci in che modo è strutturato l'ente e quale tipo di attività svolga.
CIPRIANA SCELBA, Ex presidente del Centro studi americani. Innanzitutto, desidero precisare che intervengo in questa sede in qualità di presidente uscente, dal momento che il nostro Centro è attualmente presieduto dal senatore Giuliano Amato, impossibilitato ad essere presente a questa audizione. Pertanto, il mio compito sarà quello di rappresentare al Comitato la tradizione e la storia del Centro studi americani. Sono presenti anche due vicepresidenti, l'avvocato Alegi, più anziano in carica, e il dottor Chiarella, nonché il direttore, professor Daniele Fiorentino.
Il Centro è stato costituito moltissimi anni fa, dal momento che il suo primo nucleo è stato creato nel corso del primo dopoguerra, negli anni '20, ad opera di un filantropo americano, Harry Nelson Gay, studioso italofilo della Università di Harvard, il quale raccolse una collezione di documenti e libri sugli Stati Uniti, ritenendo opportuno costituire un centro di studi americani. Molto sinteticamente, ricordo che questa collezione si è progressivamente allargata, istituendosi anche una collaborazione con l'università di Roma. Alla sua morte, Nelson Gay lasciò allo Stato italiano l'intera collezione ed il Centro che, nel frattempo, era stato costituito per svolgere varie attività, a condizione che fosse creata una associazione italo-americana. Tale associazione fu costituita e il Governo italiano nominò un consiglio direttivo, collocando la collezione ed il Centro nella sede attuale, cioè nel palazzo Antici-Mattei, sito in Roma, al civico 32 di via Michelangelo Caetani. Successivamente, a causa della guerra, l'associazione è stata sciolta e le sue attività sono completamente cessate.
Dopo la fine del conflitto, l'ambasciata degli Stati Uniti d'America, l'università di Roma ed altri enti si sono costituiti in una sorta di comitato allo scopo di ricreare la associazione italo-americana e, successivamente, il Centro. In tal modo, fu istituito un ente privato, denominato Centro studi americani, cui fu attribuita nuovamente la stessa sede, vale a dire il palazzo Antici-Mattei, sia per la biblioteca, sia per le attività dell'istituto. Ciò avvenne in virtù sia di accordi successivi conclusi con il Ministero del tesoro che, nel frattempo, era stato curatore della biblioteca, sia di una legge del 1963, che riconobbe il Centro
studi americani quale ente privato di interesse culturale internazionale, avente diritto ad accedere, come tale, ai contributi del Governo italiano - essenzialmente del Ministero degli affari esteri - ed, eventualmente, a contributi per attività mirate, sempre al fine di incrementare i rapporti culturali tra l'Italia e gli Stati Uniti d'America.
L'attività del Centro è sempre stata concentrata sul potenziamento della biblioteca, ormai completamente informatizzata e che consta di oltre 80 mila titoli e volumi, tra cui molte microfiches, CD-ROM ed altri mezzi di informazione. Inoltre, esso svolge una attività di organizzazione di convegni e seminari (brevemente riassunta nella documentazione che abbiamo consegnato a questo Comitato), i quali si propongono di approfondire i rapporti tra Italia e Stati Uniti d'America non soltanto in campo culturale ma anche in un più ampio ambito, vale a dire su temi quali la risposta europea alla politica culturale americana o l'economia americana del mondo. Tutte queste attività e tutti questi progetti rappresentano una chiave di comparazione e di confronto tra Italia e Stati Uniti d'America nonché, attualmente, con un allargamento di visuale, tra Italia, Europa e Stati Uniti.
Molte altre attività sono illustrate nella documentazione che vi è stata consegnata. Con il consenso del presidente del Comitato, inviterei ad intervenire sia i vicepresidenti sia il direttore, professor Fiorentino, che per quasi otto anni ha ricoperto questo incarico e ha curato tutte le attività.
DANIELE FIORENTINO, Direttore del Centro studi americani. Come ricordato dalla dottoressa Scelba, fondamentalmente il Centro si occupa dei rapporti tra Italia e Stati Uniti e dispone della più grande collezione di studi americani di tutto il sud Europa e Mediterraneo. Esso rappresenta un punto di riferimento di livello internazionale, per quanto concerne gli Stati Uniti d'America, sia per i paesi dell'Europa meridionale sia per il nord Africa. Oltre all'attività consistente nella organizzazione di convegni, ha concluso accordi - al momento - con dieci università italiane e sta allargando il suo bacino di utenza, al fine di organizzare seminari e tirocini per gli studenti, sempre relativamente ai problemi riguardanti gli Stati Uniti. Pertanto, il nostro istituto intrattiene rapporti stabili con le università sia italiane sia americane.
Il Centro si articola su settori diversi che, genericamente, possono individuarsi come scienze umanistiche e scienze sociali: perciò, spazia dalla letteratura e dalla storia fino alla economia, alle scienze politiche ed agli affari internazionali, divenuti uno dei punti fondamentali della nostra attività, grazie anche al legame strettissimo sia con l'ambasciata degli Stati Uniti d'America, sia con il Ministero degli affari esteri. Ad esempio, per il marzo 2003, stiamo organizzando una giornata di studio sui rapporti tra Europa e Stati Uniti alla luce della attuale situazione, ovviamente sempre con lo sguardo rivolto ad una prospettiva storica dal momento che questi rapporti si sono gradualmente modificati sia negli anni ultimi dieci anni sia, in modo più sostanziale, in raffronto a quelli del periodo della guerra fredda.
La nostra attività è rivolta essenzialmente a giovani e ad esperti della materia, anche se molti programmi sono accessibili ad un pubblico più ampio. Tra la biblioteca e le altre attività, abbiamo calcolato una utenza media annua che oscilla tra le quattromila e le cinquemila unità. Il gruppo di persone stabilmente iscritto alla nostra biblioteca oscilla, di anno in anno, tra le mille e le millecinquecento unità; abbiamo un nucleo forte di soci e molte altre persone seguono con regolarità le attività del Centro. Per illustrare un altro esempio, è previsto, per il mese di giugno prossimo, un seminario interdisciplinare sugli studi americani, sullo stato dell'arte, per aggiornarsi su quanto i colleghi americani stanno svolgendo e sulle nuove idee prodotte recentemente negli Stati Uniti d'America. Pertanto, rappresentiamo un punto di riferimento. Inoltre, disponiamo di un archivio di interesse storico nazionale, riconosciuto dal Ministero per i beni e le attività culturali, e della documentazione
relativa ai rapporti culturali tra Italia e Stati Uniti, dal 1920 ai giorni nostri.
PETER ALEGI, Vicepresidente del Centro studi americani. Ho iniziato a frequentare il Centro nel 1959 quando, in qualità di titolare di borsa di studio, sono giunto dall'America in Italia. Credo che questo sia stato uno dei motivi del mio ritorno in Italia, dove risiedo felicemente dal 1965, anche su consiglio dell'istituto. Come risulta dalle parole di chi mi ha preceduto, esso si è modificato, trasformandosi, essenzialmente, da biblioteca a centro di attività frequentato da persone che non sono necessariamente accademici. Ciò è avvenuto con l'aiuto dei due Governi e delle università le quali, in base ad un accordo con noi concluso, evitano di duplicare l'acquisto del materiale che, per quanto riguarda quello americano, è particolarmente costoso. Siamo diventati un vero centro di raccolta, particolarmente vantaggioso per le università grazie ai collegamenti informatici. Recentemente, la partecipazione di imprese italiane e nordamericane ha costituito un elemento estremamente positivo, soprattutto nel tentativo di affrontare i costi, sempre più elevati.
PRESIDENTE. Ringrazio gli intervenuti per questa esposizione ed invito i componenti del Comitato a formulare le loro osservazioni.
LAURA CIMA. Innanzitutto, desidero ringraziare il presidente uscente, il direttore e i vicepresidenti del Centro studi americani per la documentazione e per le informazioni fornite. Ho prestato attenzione alla composizione degli organi responsabili dell'istituto e desidero complimentarmi, perché si tratta di uno dei primi casi nei quali molte donne sono investite di incarichi di responsabilità. Questo mi fa piacere e significa che, anche da questo punto di vista, il vostro ente è attento a quanto si muove nella società civile.
Naturalmente, mi sembra che l'attualità del vostro lavoro sia sempre maggiore. Presso la Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati, anche attraverso i provvedimenti normativi che esaminiamo, stiamo sviluppando un consistente rapporto con gli Stati Uniti d'America. In considerazione del lavoro che state svolgendo, mi chiedo se ci sia la possibilità di una più stretta collaborazione con la nostra Commissione rispetto ad una serie di temi cruciali che abbiamo affrontato, soprattutto dopo le vicende dell'11 settembre 2001 e con la difficile situazione internazionale che si è creata. Sicuramente, il presidente Amato - come già dimostrato da uno dei primi seminari - tenterà uno stretto raccordo con l'Unione europea e questo, dal nostro punto di vista, è molto importante.
Dal momento che il vostro istituto è denominato Centro studi americani, vorrei sapere se sia necessariamente legato a ricerche sugli Stati Uniti d'America e se, nella storia, lo sia sempre stato, oppure se possa avere un più ampio ambito di attività, o se possa allargarlo. In questa fase, ritengo che sarebbe molto interessante capirlo. Infatti, un aspetto rilevante è quello che ho ricordato, vale a dire il rapporto con l'Unione europea, e sono sicura che il presidente Amato fornirà un notevole contributo in questa direzione; tuttavia, credo che sia altrettanto importante disporre di un collegamento con quanto accade in tutto il continente americano. Sono in procinto di partire per l'America latina, dove ogni anno, a Porto Alegre, per iniziativa del sindaco, si svolge una importante riunione a cui partecipano molti giovani.
Una maggiore attenzione ad essa permetterebbe di capire che cosa si sta muovendo, perché spesso prevale la sensazione - in modo, a mio avviso, sbagliato - che questi movimenti agiscano contro gli Stati Uniti. D'altra parte, è anche vero che, spesso, essi non dispongono di informazioni sufficienti. Voi avete affermato che vantate il maggior numero di utenti giovani e ciò mi fa piacere. Tuttavia, quello che ho posto mi sembra un nodo politico altrettanto importante di quello attinente alle relazioni con l'Unione europea, vale a dire il rapporto con il cosiddetto sud del mondo, che voi
potete sviluppare attraverso il resto del continente americano. L'elezione del presidente Lula, il disastro che sta accadendo in Venezuela, le sofferenze subite dalla nostra comunità in Argentina sono tutti elementi di fondamentale importanza che, probabilmente, dal vostro punto di vista, potrebbero essere analizzati. Non so se ve ne sia lo spazio.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Anch'io desidero ringraziare i nostri ospiti e scusarmi per il ritardo, dovuto alla mia presenza in un'altra Commissione, nella quale era in corso una votazione. Sono molto interessata a questo incontro con voi. Credo che un contatto con l'America sia molto importante ed il vostro modo di porvi, come centro di studi, credo che sia il migliore al fine di conoscerci più approfonditamente ed intrattenere buone relazioni. Condivido, in parte, quanto affermato dall'onorevole Cima relativamente alla possibilità di stabilire rapporti. Se possibile, e se la sede è opportuna, suggerisco di trovare punti di incontro e di contatto su una serie di temi sui quali, a mio avviso, sarebbe molto importante individuare momenti di riflessione comune. Innanzitutto, credo che voi abbiate molto da insegnarci, perché da molto più tempo di noi, anzi da sempre, gli Stati Uniti sono una comunità statuale federata. Noi ci accingiamo a diventarlo ma siamo molto lontani dall'esserlo. Perciò, è interessante confrontarci su questo tema, essendo il nostro uno Stato che ha un'identità nazionale e che sta per assumere una struttura federata. Un confronto su questo ci interessa moltissimo, anche per sapere come gli Stati Uniti si rapportino all'Italia e all'Europa. Questo potrebbe essere un ambito sul quale sarebbe molto interessante discutere insieme, dal momento che avrete, certamente, molte cose da dirci.
Ci sono anche altri temi sui quali sarebbe importante - permettetemi l'affermazione - una pulizia ed una trasparenza nei contatti con gli Stati Uniti, un paese che amo ed al quale sono legata poiché parte della mia famiglia vi risiede. Certamente, è importante che vi sia, da parte americana, uno studio approfondito sui legami tra Islam e terrorismo, così come percepito da voi, che ne siete lontani, pur essendone stati recentemente aggrediti. Noi conviviamo con il mondo islamico perché ci troviamo al confine settentrionale del Mediterraneo e siamo da secoli in contatto con esso. Credo che sia importante un approccio scevro sia dai vostri dolori, sia dai nostri, con questi temi del Mediterraneo, dell'Islam, del terrorismo e con tutto ciò che la politica estera comporta a questo proposito.
Inoltre, ritengo utile organizzare seminari specifici sulla chiarezza terminologica, che poi è anche ideologica, su concetti come la destra e la sinistra. Il vostro è un mondo molto composito: i vostri liberal sono assimilabili, come spesso si fa, alla nostra sinistra o sono qualcosa di diverso? La vostra destra, ormai, presenta punti di contatto con la nostra? Questo è un tema su cui ritengo che sarebbe interessantissimo discutere ed avere maggiore chiarezza. Credo che, nei tempi che stiamo vivendo, sarebbe benvenuta la conoscenza reciproca e sarebbe utile eliminare qualunque possibilità di equivoco. Perciò, dobbiamo avvicinarci con la volontà di capirsi meglio e di sgomberare il campo - questo vale più per noi che per voi - da luoghi comuni che possano impedire un confronto chiaro.
PRESIDENTE. Condivido pienamente quanto affermato dai colleghi. Il grave problema del terrorismo è rappresentato non soltanto da quanto accaduto l'11 settembre 2001, con l'abbattimento delle torri gemelle, ma soprattutto dalla contrapposizione tra l'Occidente e l'Islam. Questo è il vero conflitto. Appartengo ad un partito, la Lega nord Padania, che è stato il primo a sollevare tale importante problema. Tutti cercavano di nasconderlo, di non parlarne. Tuttavia, purtroppo, abbiamo dovuto constatare quali siano i legami del terrorismo. Tutti possiamo osservare gli avvenimenti attraverso la televisione: questo è il mondo in cui viviamo, al di là della eventualità di una guerra che incombe. Per esprimersi chiaramente, si può affermare che, ciò che
a noi interessa è il petrolio; ma, al di là di esso, c'è qualcos'altro. Più di una volta ho ascoltato le affermazioni del presidente Bush, in sede di conferenza stampa, il quale invitava a stare attenti sostenendo che, se non saremo noi a combatterli, presto saranno loro a fare la guerra a noi.
Invito gli intervenuti a rispondere alle osservazioni dei colleghi di questo Comitato, anche al fine di illustrarci meglio come intendano condurre il loro lavoro in questo senso.
CIPRIANA SCELBA, Ex presidente del Centro studi americani. Desidero precisare che tutti i progetti e programmi che il Centro ha svolto e sta svolgendo sono in chiave comparatistica, per cui, quando ci riferiamo alla destra americana, o alla sinistra, ci si deve intendere sui termini perché quelli utilizzati, anche nelle nostre università, sostenendo che sono mutuati dagli Stati Uniti non sono mai esattamente corrispondenti. Questi sono punti che, nei nostri programmi, cerchiamo di chiarire, da un punto di vista culturale.
Dal punto di vista dei rapporti politici, ponendo come centro di attenzione l'America, consideriamo gli Stati Uniti nei suoi rapporti con tutti i paesi del mondo. Naturalmente, la preminenza spetta a ciò che riguarda i rapporti con l'Italia e l'Europa; tuttavia, abbiamo svolto e svolgeremo programmi che hanno ad oggetto la posizione politica, economica e culturale degli Stati Uniti nei confronti di altri paesi, compresi quelli dell'America latina.
Per ciò che riguarda i recentissimi aspetti più propriamente politici e, purtroppo, il terrorismo, è evidente che noi li tratteremo sempre dal punto di vista dell'esame delle differenti culture e non da quello strettamente politico, che non è di nostra competenza ma che può presentare una base di studio.
Una considerazione che abbiamo omesso è che ci stiamo avviando ad una stretta collaborazione con l'accademia d'Italia della Columbia University, a New York, per lo svolgimento di progetti comuni nei quali saranno messi in luce sia i contributi italiani alla cultura americana sia, viceversa, i contributi americani alla cultura italiana. Sono tutti aspetti che possono rientrare in questa chiave comparatistica.
A queste considerazioni di carattere generale, ritengo che abbiano qualcosa di più specifico da aggiungere sia il direttore sia i vicepresidenti del nostro istituto.
DANIELE FIORENTINO, Direttore del Centro studi americani. Ringrazio i componenti di questo Comitato per i loro interventi, che sono stimolanti e utili anche perché il Centro studi americani cerca sponde e riferimenti nelle istituzioni, ovviamente. Il rapporto esistente con il Ministero degli affari esteri e con l'ambasciata degli Stati Uniti ne sono una prova. A maggior ragione, interessa al nostro Centro un rapporto con la Commissione affari esteri e comunitari della Camera dei deputati. Il nostro istituto si occupa principalmente di Stati Uniti d'America, guardando anche oltre, come ricordato dalla dottoressa Scelba. In realtà, si occupa di Stati Uniti e Canada, per un motivo preciso: originariamente, negli anni '30 e '40, il nostro istituto era un Centro studi americani a tutto tondo, che si occupava sia del nord sia del sud America.
Dopo la seconda guerra mondiale, fu riaperto da un gruppo di americanisti che si interessano, in particolare, di Nordamerica e, contemporaneamente a questa rifondazione del Centro, fu costituito l'IILA, l'Istituto per l'America latina, d'accordo con i governi sudamericani. Con quest'ultimo istituto tratteniamo uno strettissimo rapporto, abbiamo realizzato insieme numerosi programmi ed esiste una collaborazione, del resto naturale. Infatti, i rapporti e la prospettiva della politica estera e degli affari internazionali degli Stati Uniti sono rivolti, innanzitutto, al continente e, in secondo luogo, al resto del mondo: uno degli esempi principali di questo approccio è il NAFTA. Ovviamente, il Centro tiene conto di tutto questo, così come delle sollecitazioni provenienti da tante parti della società americana. Lo sforzo che il nostro istituto ha sempre compiuto (potranno confermarlo, con
maggior forza, i vicepresidenti) è stato quello di guardare a tutte le sfaccettature della realtà americana, della sua politica estera e - per riferirsi all'esempio di Porto Alegre - della protesta giovanile. Non a caso, nel mese di dicembre, il Centro ha organizzato una giornata dedicata ad un grande cantante americano, Bruce Springsteen, e questa iniziativa, ovviamente, andava oltre la musica non essendo rivolta esclusivamente alla celebrazione del musicista. Nell'occasione, l'uditorio, con circa 200 presenze, era composto per il 40 o 45 per cento da studenti. Questa circostanza, in verità, ci ha meravigliato perché ci aspettavamo una presenza, per l'80 per cento, di giovani e studenti e, per il rimanente 20 per cento, di adulti e professionisti.
L'importanza della composizione della società civile all'interno del paese, nonché del consenso e del dissenso, è sempre stata molto presente alla nostra attenzione. Il Centro è molto interessato a raccogliere questi spunti ed a realizzare iniziative che possano attirare e concentrare l'interesse di questa Commissione. Inoltre, per quanto riguarda gli approfondimenti, la giornata che sarà organizzata nel marzo 2003, come risulta anche dalla documentazione che vi è stata consegnata, sarà rivolta a temi quali: la politica culturale americana in Europa e la risposta europea; l'economia americana nel mondo-USA ed Europa a confronto; la paura americana in Italia e nella Unione europea; la storia del rapporto tra Europa e Stati Uniti tra Ottocento e Novecento. Allo stesso modo, abbiamo rivolto la nostra attenzione, e la rivolgeremo ancora, agli aspetti imprescindibili degli avvenimenti più recenti. Come correntemente si afferma negli Stati Uniti, ormai c'è un «prima» e un «dopo» 11 settembre 2001 e, quindi, non si può prescindere da questo. Il modo in cui guardare agli Stati Uniti ed ai rapporti che questi ultimi intrattengono con il resto del mondo deve forzatamente tenere conto di quella data e di tutto ciò che ne consegue, come il presidente Rizzi poc'anzi ricordava. Questi avvenimenti devono essere considerati in una prospettiva internazionale non soltanto di carattere comparativo ma - direi - anche cooperativo, a mio avviso fondamentale in un rapporto tra Europa e Stati Uniti d'America.
SIMONE CHIARELLA, Vicepresidente del Centro studi americani. Alle affermazioni della dottoressa Scelba desidero aggiungere semplicemente che il Centro, principalmente, ha finalità culturali. Proprio ricollegandoci al post 11 settembre 2001, è inevitabile attualizzare il discorso più propriamente politico, nell'ambito dei programmi dell'istituto. È indubbio che stiamo valutando l'opportunità di organizzare una serie di tavole rotonde, per dibattere temi quali la corporate american culture e l'influenza che essa può avere nella vita italiana, compreso un richiamo agli avvenimenti di Porto Alegre ed a questo tipo di organizzazioni; oppure, per discutere sul sentimento anti-americano che, purtroppo, sta via via concretizzandosi in Europa, sempre a seguito degli avvenimenti dell'11 settembre 2001. Tuttavia, il Centro studi americani rimane un luogo di incontro accademico e di studi piuttosto che un centro di politica.
PRESIDENTE. Ringrazio i rappresentanti del Centro studi americani, ai quali auguro un buon lavoro, dal momento che il periodo che stiamo per affrontare non sarà dei migliori, considerando i venti di guerra che spirano, con tutto ciò che ne consegue.
Autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna della documentazione prodotta dal Centro studi americani e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 14.40.