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Seduta del 5/5/2005


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Esame testimoniale di Magdi Allam.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Magdi Allam. La informo che lei è ascoltato in questa sede con le forme della testimonianza e, quindi, con l'obbligo di dire la verità e di rispondere alle domande del presidente e dei commissari. La prego innanzitutto di fornire le sue generalità.

MAGDI ALLAM. Sono Magdi Allam, nato al Cairo il 22 aprile 1952, cittadino italiano, residente in Italia dal 1972.

PRESIDENTE. Dove risiede?

MAGDI ALLAM. Sono residente a Fabrica di Roma, in provincia di Viterbo, Circonvallazione Dalla Chiesa, 95.

PRESIDENTE. Di professione giornalista?

MAGDI ALLAM. Di professione giornalista presso il Corriere della Sera, con la qualifica di vice direttore ad personam.


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PRESIDENTE. La ragione per la quale l'abbiamo convocata è che il 21 marzo 1994 lei ha scritto un articolo su la Repubblica, nel quale si legge: «A mio parere a sparare è stato un gruppo di fondamentalisti. Il generale Carmine Fiore, comandante del contingente italiano in Somalia, non ha dubbi: Ilaria Alpi, specializzata in lingua araba ed esperta in questioni islamiche, era appena rientrata con l'operatore Miran Hrovatin da Bosaso, roccaforte dei fondamentalisti islamici del nord del paese, a 1.500 chilometri da Mogadiscio. È probabile che la Alpi sia venuta in possesso di informazioni o abbia raccolto dei documenti ritenuti compromettenti dagli islamici. Il servizio filmato dalla Alpi sarebbe dovuto andare in onda sul TG3 di ieri sera, ma pochi minuti prima della trasmissione del commento sonoro la Alpi è stata crivellata a suon di mitra e giustiziata con un colpo di grazia alla nuca. È stata una vera e propria esecuzione; hanno sparato per uccidere, ha precisato il generale Fiore. L'assassinio dei due giornalisti si inquadra nell'offensiva scatenata dagli integralisti islamici contro l'occidente». L'articolo è suo, Magdi Allam. «La presenza di soldati occidentali armati in un paese musulmano e, soprattutto, l'obiettivo dichiarato di disarmare e liquidare le milizie etniche in una nazione che è un mosaico di tribù, hanno offeso la dignità della popolazione, compromesso l'identità nazionale e creato un vuoto di potere politico. Ciò ha favorito la crescita delle forze e dell'identità islamica, emersi come la sola alternativa credibile al fallimento dello Stato multietnico. A guidare la guerra santa contro l'occidente è il gruppo di al Ittihad, sostenuto dall'Iran e dal Sudan, che è riuscito ad imporre la sharia, la giurisdizione islamica in diversi quartieri di Mogadiscio, a Merca e a Brava. I fratelli musulmani si differenziano per il rifiuto della violenza, ma concordano nell'obiettivo di instaurare una teocrazia islamica, un obiettivo che trova favorevoli anche le più moderate organizzazioni umanitarie finanziate dall'Arabia Saudita, l'organizzazione internazionale di assistenza islamica al Islam».
Questo è l'articolo da lei redatto in quella data, cioè il giorno dopo l'uccisione di Ilaria Alpi. Come lei sa, in questa Commissione noi ci stiamo interessando proprio dell'uccisione dei due giornalisti e le devo dire che, accanto a questa indicazione che allora provenne dal generale Carmine Fiore, se ne posero delle altre, perché con il tempo siamo riusciti ad individuare una serie di informative redatte dal Sisde e dal Sismi italiani, da cui risultava un quadro rispetto all'intrapresa dell'integralismo islamico di un certo peso; e, soprattutto, ci sono note del Sismi, in particolare, che vanno nella medesima direzione in cui andò il generale Fiore con questa intervista: ovvero, la causale dell'uccisione di Ilaria Alpi sarebbe stata da individuare proprio in atteggiamenti dell'integralismo islamico.
Si tratta, quindi, di un quadro che in qualche modo è stato ulteriormente confermato nei tempi successivi, ma una conferma nella specificità di un elemento probatorio, come noi stiamo cercando, ancora non c'è. È un quadro di riferimento, ma più di questo onestamente non mi sentirei di dire.
Le rammento che stiamo in seduta pubblica - dunque, con il circuito stampa in funzione - e che, laddove lei ritenesse di dover fare dichiarazioni sulle quali far cadere opportunamente la segretazione, è sufficiente che ce lo dica e verremo incontro alle sue richieste.
Lei fa delle dichiarazioni precise: «A guidare la guerra santa contro l'occidente è il gruppo di al Ittihad, sostenuto dall'Iran e dal Sudan, che è riuscito ad imporre la sharia, la giurisdizione islamica in diversi quartieri di Mogadiscio, a Merca e a Brava». Ebbene, siccome abbiamo accertato che a Mogadiscio nord vi era un forte riferimento in termini di integralismo islamico, vorremmo sapere da lei quali delle sue conoscenze, rispetto al 1994, hanno determinato la redazione dell'articolo in questione e se si tratti di conoscenze di carattere teorico ovvero abbiano un riscontro pratico.


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MAGDI ALLAM. Vorrei precisare che non mi sono occupato della vicenda di Ilaria Alpi in modo effettivo e che non mi sono recato in Somalia per svolgervi un'attività d'inchiesta: se ne occupò all'epoca un altro collega de la Repubblica, se ricordo bene Giovanni Maria Bellu.
Come si evidenzia dall'articolo, si tratta di informazioni che hanno due fonti: la prima è un'intervista e la seconda sono informazioni che - come talvolta avviene in mancanza della fonte diretta, sul terreno - sono indirette, acquisite tramite la lettura di quotidiani e di riviste, l'ascolto di notiziari e della televisione e - è possibile - anche tramite conversazioni con persone, diciamo in senso lato. Ora, non ricordo se per il fatto specifico vi sia stato un interlocutore o se siano informazioni che ho raccolto da fonti appunto indirette.

PRESIDENTE. Mi scusi, questa affermazione viene da lei fatta in riferimento alle possibili interconnessioni tra l'uccisione dei due giornalisti e l'integralismo islamico? Ciò significherebbe che lei non ha elementi concreti per poter dire che vi sia stata un'interconnessione causale tra l'uccisione dei due giornalisti e l'integralismo islamico.
La ragione delle sue affermazioni sta nella dichiarazione fatta dal generale Fiore - ed è l'intervista alla quale fa riferimento - o ad altre interlocuzioni delle quali in questo momento non ha ricordo?
Se ho ben capito, sul punto focale (gli integralisti islamici come autori, esecutori o mandanti dell'omicidio di Ilaria Alpi) lei si basa esclusivamente sulla dichiarazione del generale Fiore: è così?

MAGDI ALLAM. Per quel che riguarda un rapporto diretto, sì. Poi, c'è un contesto.

PRESIDENTE. Ecco, veniamo al contesto. Che cosa sapeva, allora - e oggi, naturalmente, a maggior ragione -, della situazione di Mogadiscio? A noi interessa particolarmente la realtà di Mogadiscio, dato che sappiamo che la Somalia è fatta a macchia di leopardo (in alcune zone, sotto questo aspetto, vi è una diversità assoluta rispetto ad altre).
Quali sono le sue consapevolezze - la Commissione le sarebbe grata se ci desse qualche indicazione precisa - intorno allo stato dell'arte, con riferimento all'integralismo islamico a Mogadiscio nord nel 1994?

MAGDI ALLAM. È un contesto generale che vede la capitale somala sempre più oggetto di interesse da parte dell'estremismo islamico che fa riferimento a Osama Bin Laden (il quale all'epoca risiedeva in Sudan, dove svolgeva attività differenziate anche in ambito economico-commerciale) e che individua nella Somalia un fronte di prima linea dove esordire nella sua crociata - lo dico tra virgolette - contro gli Stati Uniti e contro l'occidente, facendo leva su una situazione che offriva degli appigli: una nazione disgregata, un vuoto di potere, dei referenti nell'ambito dell'integralismo islamico sensibili e disponibili a condividere questa guerra santa islamica.
Si crea sul terreno, credo per la prima volta, quella connessione (che poi si verificherà in altri contesti) tra integralismo ed estremismo islamico e varie tipologie di traffici illeciti, quali il traffico delle armi o di sostanze radioattive. È lì che emerge per la prima volta tale connessione.

PRESIDENTE. Ovvero, la connessione tra interessi economici ed integralismo?

MAGDI ALLAM. Sì, con l'integralismo. Noi tendiamo erroneamente ad immaginare che è l'una o l'altra cosa. La realtà sul terreno indica, invece, la presenza di un contesto unificante di queste attività. Era presente in Somalia ed era presente nel Sudan all'epoca in cui Bin Laden di fatto vi dettava legge; lo abbiamo visto in Afghanistan, dove si trasferisce dopo il 1996, e lo vediamo anche oggi in Iraq: se andiamo ad analizzare una tipologia di sequestro, vediamo che si tratta di un insieme che racchiude il terrorismo propriamente inteso, l'attività criminale di organizzazioni che ancor prima della guerra


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del 20 marzo 2003 erano dedite ai sequestri e le organizzazioni integraliste islamiche che sul terreno hanno una legalità formale ma di fatto fungono come anello di raccordo per il pagamento dei riscatti.
C'è un raccordo tra queste attività sul terreno e c'è una filiera che consente a queste attività di interagire con il mondo circostante.

PRESIDENTE. Per noi questo è molto interessante. Vorremmo soltanto capire se la sua ricostruzione si basa su modelli dei quali ha fatto constatazione in maniera sistematica (questo era il modo con il quale interagiva l'integralismo islamico rispetto alle realtà dei singoli paesi) oppure se, rispetto alla Somalia e a Mogadiscio nord in particolare, si tratta di notizie delle quali lei può confermare che appartengono al notorio.

MAGDI ALLAM. Ho specificato che, non essendomi occupato direttamente della vicenda e non avendo avuto modo di essere presente sul terreno, non posso fare delle considerazioni che abbiano quella valenza, cioè in grado di collegare una realtà specifica con l'assassinio di Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Questo l'ho compreso. La mia domanda è se le risulti direttamente una interconnessione tra attività illecite - traffico di armi e di rifiuti tossici o addirittura radioattivi - ed integralismo islamico.

MAGDI ALLAM. No, ma la ritengo plausibile, in quanto ne abbiamo avuto la certezza in una fase successiva all'avvenimento specifico di cui vi occupate.

PRESIDENTE. Sempre in Somalia?

MAGDI ALLAM. Sì, sempre in Somalia.

PRESIDENTE. Quanto tempo dopo?

MAGDI ALLAM. Parlo della situazione che si è andata a consolidare dopo l'esodo delle forze multinazionali in Somalia...

PRESIDENTE. Che avviene, appunto, nel 1994.

MAGDI ALLAM. Esatto. Ed è l'affermazione sul territorio di una miriade di centri di potere che coniugano il controllo del territorio tramite bande armate con i profitti di attività illecite varie.

PRESIDENTE. A proposito delle bande armate, è corretto pensare a collegamenti tra queste e le corti islamiche presenti a Mogadiscio nord? Le risulta se vi sia un collegamento tra le corti e le bande armate, le quali magari, per effetto dell'inquadramento, acquisiscono una sorta di legittimazione e si nobilitano sotto l'egida di quelle che sono state a noi indicate come le corti islamiche? Le risulta che si sia verificato un fenomeno del genere?

MAGDI ALLAM. Questo fenomeno specifico no, però lo ritengo - anche in questo caso - plausibile, facendo un parallelismo con realtà successive e simili.
Ad esempio, oggi in Iraq abbiamo la possibilità di constatare come ci sia un raccordo tra le bande terroristiche che rapiscono - e talvolta uccidono - ostaggi e alcune associazioni islamiche, di dotti nella legge islamica - come il consiglio degli ulema sunnita -, che in modo alquanto singolare sono diventati gli interlocutori in tutte le questioni che attengono al pagamento di riscatti per gli ostaggi stranieri: è stato catturato un ostaggio, si sa che bisogna andare da loro per trattare, sono loro gli intermediari. Allora, il fatto che lo siano una, due, tre volte accredita il convincimento che loro siano parte integrante di un certo meccanismo.

PRESIDENTE. Le risulta come dato di consapevolezza storica - lo dico tra virgolette, nel senso che lei ha precisato di non essere stato in Somalia e di non aver seguito il caso - che, nel 1994-95, la formazione di corti islamiche appartenesse alla realtà della Somalia e di Mogadiscio?

MAGDI ALLAM. No. Era una realtà che si andava a costituire sulle ceneri di


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quello che prima era uno Stato, uno Stato che aveva delle istituzioni ed un proprio apparato giudiziario. Le corti islamiche sono qualcosa che subentra alla disgregazione dello Stato e che tende a colmare un vuoto sul piano della legislazione.

PRESIDENTE. Ha già detto di non essersi mai interessato della vicenda di Ilaria Alpi. Ha avuto modo di confrontarsi con qualche collega, per esempio del Corriere della Sera, il quale invece se ne sia interessato, o con lo stesso Bellu, al quale lei ha fatto riferimento?
Ci sono state delle occasioni in cui lei abbia assunto qualche consapevolezza intorno a causali o ad altro, relativamente a questo omicidio?

MAGDI ALLAM. L'idea che ho maturato è che Ilaria Alpi e Miran Hrovatin abbiano pagato a caro prezzo - il prezzo della vita - il loro interessamento ad una vicenda che coniugava, metteva insieme terrorismo islamico, traffico di armi e probabilmente anche traffico di materiale radioattivo; una vicenda dove gli interessi erano molto forti.
Mi viene in mente un'altra vicenda che è rimasta ancora misteriosa, quella della nave italiana Lucina, dove vi furono sette marinai italiani sgozzati, se ricordo bene nell'estate del 1996, alla vigilia del vertice del G7 a Napoli: anche in quel caso si adombrò il sospetto che vi fosse una vicenda legata al traffico di armi.

PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta.
(Così rimane stabilito).

Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Ringrazio Magdi Allam e dichiaro concluso l'esame testimoniale.

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