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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Alberto Lina, amministratore delegato di Impregilo. Ricordo che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha concordato sull'opportunità che la Commissione proceda all'odierna audizione in ordine ai profili di attività concernenti le materie oggetto dell'inchiesta. L'audizione rappresenta nello specifico l'occasione per acquisire elementi informativi ed utili valutazioni relativamente ai profili afferenti alla nuova un struttura societaria di Impregilo, con particolare riferimento agli impegni finanziari intercorrenti con la FIBE Campania.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento al dottore Alberto Lina per la disponibilità manifestata, gli do subito la parola, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine della sua relazione. Il dottor Lina è accompagnato dal dottor Roberto Ferraris, amministratore delegato di FISIA Italimpianti, e dall'ingegner Armando Cattaneo, amministratore delegato di FIBE.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Innanzitutto consentitemi di scusarmi per non essere venuto la settimana scorsa, ma sono stato ricoverato per un'infezione proprio alla vigilia dell'audizione.
Penso possa essere opportuno ripercorrere la storia di Impregilo degli ultimi due mesi, che hanno rappresentato una grandissima discontinuità sotto diversi punti di vista (proprietà e gestione).
Alla fine dell'anno scorso, con il bilancio del 31 dicembre 2004, Impregilo ha preso conoscenza di una situazione finanziaria estremamente delicata, per non dire compromessa, poiché il risultato economico è stato di pesante perdita, il patrimonio è risultato assottigliato e l'indebitamento ammontava a circa 900 milioni di euro. Vi erano soprattutto due serie di obbligazioni, di bond - per un totale di 575 milioni di euro, compresi gli interessi -, che andavano a maturazione (una prima tranche il 31 maggio e una seconda il 24 di giugno). Quindi, si è posto con forza il problema della continuità aziendale.
La passata proprietà, la società che deteneva il controllo relativo dell'azienda,
ovvero Gemina, attraverso la famiglia Romiti, si è quindi rivolta al sistema bancario per cercare il dovuto aiuto per far fronte a questo problema di continuità legato al rimborso dei bond. Le banche in un primo tempo si sono rifiutate di intervenire, chiedendo alla passata proprietà di far fronte alla situazione che si era venuta a creare, ma successivamente, con un atteggiamento di responsabilità nei confronti dell'azienda, che ricordo essere la più grande realtà italiana nel mondo delle infrastrutture (con quasi 12 mila persone ed importanti commesse nel proprio portafoglio), il sistema bancario, rappresentato da Unicredito, Banca intesa e Sanpaolo IMI, ha deciso di dichiararsi disponibile ad aiutare Impregilo a superare la situazione d'emergenza, dettando alcune condizioni: una discontinuità nella proprietà del pacchetto di controllo, nel management dell'azienda e nella strategia della stessa.
Questo ha fatto sì che comparisse all'orizzonte una nuova società creata allo scopo, denominata IGLI, formata dal gruppo Gavio, dal gruppo Autostrade, dal gruppo Techint e da Efibanca, che si è dichiarata disponibile, in occasione di un aumento di capitale, ad acquistare tante azioni in modo da possedere il pacchetto di controllo relativo dell'azienda (intorno ad un 12, 5 per cento). la società IGLI ha ritenuto opportuno proporre agli istituti di credito il sottoscritto come nuovo amministratore delegato dell'azienda e, quindi, si è aperta una stagione di trattativa con le banche per mettere a punto alcune iniziative, che essenzialmente sono state le seguenti: innanzitutto, un prestito ponte di 680 milioni di euro, che è stato utilizzato dall'azienda per ripagare i bond, in scadenza a maggio e a giugno (questa operazione - grazie al cielo - ha consentito ai risparmiatori di vedere rimborsate le proprie obbligazioni e alla società di non fallire); la ristrutturazione di tutto il debito del gruppo Impregilo, per oltre 750 milioni di euro, passando da una scadenza a breve a una scadenza a medio-lungo termine, permettendo all'azienda di continuare a far fronte alla propria attività; da ultimo, un aumento di capitale da 650 milioni di euro, sottoscritto fino ad un massimo di 200 milioni di euro dalla nuova società IGLI, insieme a Gemina, collocando il resto sul mercato.
L'operazione di aumento del capitale è partita circa tre settimane fa e si è chiusa venerdì scorso: vi è stata una grande soddisfazione da parte nostra, perché il 99,6 per cento dei diritti è stato esercitato e, quindi, possiamo dire - anche se i prossimi giorni saranno quelli conclusivi - che essa è andata in porto.
Questo rappresenta ciò che ho definito all'inizio una grande discontinuità nel controllo dell'azienda. Ora IGLI detiene la maggioranza relativa, mentre Gemina - la famiglia Romiti - possiede una partecipazione inferiore, circa l'11,8 per cento (sapremo i numeri precisi alla chiusura dell'asta dei diritti non optati), con in più un patto tra IGLI e Gemina: a partire dal marzo dell'anno prossimo, IGLI ha il diritto di esercitare un diritto di acquisto sulle ultime azioni in mano a Gemina. Questo programma dovrebbe portare IGLI a detenere, entro la metà del prossimo anno, circa il 25 per cento del pacchetto di controllo di Impregilo. Tutto il resto è quotato in borsa ed è nelle mani di un azionariato che al momento, da quanto ci risulta, è decisamente diffuso.
Sono stato nominato amministratore delegato il 2 maggio e quindi, come ben potete immaginare, ho dovuto dedicare i primi due mesi del mio mandato al compimento di operazioni inerenti alla finanza straordinaria ed ai rapporti con le banche; di conseguenza, è solamente dall'inizio di questa settimana che mi sto concentrando sull'operatività dell'azienda. Debbo dire che occuparmi dell'aumento di capitale e dei rapporti con gli investitori europei mi ha obbligato, inevitabilmente, a prepararmi per essere in grado di rispondere ad una vasta ed ipotetica gamma di domande. Infatti, ovunque ci siamo recati per lo svolgimento di queste sessioni (Londra, Parigi, Francoforte, Zurigo, Ginevra, Edimburgo) - l'attenzione degli investitori si è tutta concentrata attorno all'argomento FIBE e FIBE Campania; in ogni
caso, ho chiesto ai colleghi Ferraris e Cattaneo di accompagnarmi oggi in Commissione per essere in grado di fornire esaurienti risposte alle eventuali domande dei commissari.
La strategia che intendo portare avanti con il supporto dei nuovi azionisti sarà dedicata al risanamento ed alla focalizzazione strategica dell'azienda su settori che ormai costituiscono il patrimonio di Impregilo: mi riferisco alle grandi opere, alle grandi infrastrutture. Impregilo è un'azienda che negli ultimi tempi ha subito un leggero appannamento, ma che in passato ha realizzato tunnel, opere ferroviarie ed autostradali in tutti e cinque i continenti; noi vogliamo tornare a fare quelle cose cercando, allo stesso tempo, di disinvestire.
Impregilo rappresenta una risorsa italiana per quel che concerne la realizzazione delle grandi opere; ecco perché riteniamo che il Governo debba poter contare su un'azienda sana e in grado di partecipare alle grandi gare d'appalto. Circa il 90 per cento del miliardo di euro di capitale investito è stato utilizzato in passato da Impregilo per concessioni in giro per il mondo. È, quindi, nostra intenzione «smagrire» la presenza in quel settore e recuperare forze per ottenere tutt'altro tipo di risultati che riteniamo essere alla nostra portata.
FIBE e FIBE Campania rappresentano motivo di grande amarezza, soprattutto se pensiamo ai nostri investitori. Noi di Impregilo siamo completamente disponibili ad interloquire con il Governo, con le forze locali e con la nostra controparte - rappresentata dal commissario - per affrontare una situazione che sembra essere sfuggita dal controllo di tutti i soggetti interessati. Si deve riflettere in modo costruttivo sul significato di raccolta differenziata, di termovalorizzatore e di CDR; tra l'altro, bisogna comprendere i motivi per cui non riusciamo a farci pagare dai comuni ai quali forniamo il servizio. Intendiamo risolvere i problemi inerenti ai siti di stoccaggio e di scarico della FOS; insomma, vi sono tutta una serie di situazioni che vedono Impregilo, anche grazie all'atteggiamento ed alla cultura dei suoi nuovi azionisti, disponibile - sia per scelta di comportamento sia per obbligo - alla massima flessibilità nella ricerca di soluzioni. A causa di FIBE e FIBE Campania stiamo perdendo circa 12 milioni di euro al mese, esclusivamente per trasportare fuori da questa regione i rifiuti. Penso vi siate resi conto delle difficoltà che abbiamo dovuto superare per portare a casa i 650 milioni di euro utili a salvare Impregilo. Abbiamo utilizzato 575 milioni di euro per pagare i bond, quindi attualmente possiamo contare su circa 100 milioni di euro. Per quanto ci riguarda desideriamo contribuire a risolvere i problemi della regione Campania che ormai riguardano il territorio nel suo complesso; in ogni caso, non possiamo più permetterci di andare avanti così.
Vorrei terminare qui il mio intervento anche per dare spazio ad eventuali domande degli onorevoli commissari.
PRESIDENTE. Do la parola al collega Sodano.
TOMMASO SODANO. Signor presidente, credo che dalle ultime parole pronunciate dal dottor Lina emergano tutte le amarezze e le preoccupazioni proprie della Commissione o, quantomeno, di chi vi parla. Se ho capito bene, infatti, Impregilo sta valutando seriamente l'ipotesi di lasciare la Campania; rilevo, inoltre, la disponibilità a rivedere un contratto che possiamo giudicare responsabile di tutti i guai, le inefficienze e le inadempienze accumulatesi nel corso dei mesi. Quindi, vorrei sapere se esista questa disponibilità e se abbiate già preso contatti con il commissariato in questa direzione. Vorrei anche domandarle se esistano già soggetti privati interessati eventualmente all'acquisizione e se Impregilo e FIBE Campania non siano disponibili a rivedere il contratto, così come era stato stipulato ma, soprattutto, a rivedere il piano. Infatti, ritengo che ormai non vi sia più nessuno che possa difenderlo nella misura in cui non si riesce a far altro che individuare nuovi siti per lo stoccaggio: non ci sono
soluzioni che hanno dato quelle risposte che ci si aspettavamo.
Vorrei adesso rivolgerle alcune domande più specifiche. Nel giugno del 2003, fu siglato un verbale di accordo fra FIBE Campania e il commissariato - la firma fu apposta dal dottor Cattaneo e dal subcommissario Vanoli - in cui si aveva la rinuncia a riserve pari ad oltre 109 milioni di euro in cambio di una rimodulazione del contratto. Tale contratto fu poi rimodulato e sottoscritto nel settembre con il commissario pro tempore e, nuovamente, con l'ingegner Cattaneo. Tuttavia, in questo contratto scompare lo zero e restano solo 19 milioni di euro, quindi, da 109 milioni di euro ne restano solo 19: scompaiono più di 90 milioni di euro come rinunce a riserve. Se c'era un rinuncia a riserve, probabilmente, si riteneva che c'erano delle somme che il commissariato doveva a FIBE, ma questa vi rinunciava. Insomma, in un verbale, che è poi parte integrante e sostanziale anche del contratto successivo, scompare lo zero e anche la dicitura a lettere, rimanendo solo i numeri. Questo aspetto è un po' curioso.
La seconda domanda riguarda il rapporto di Impregilo con ACEA. Quali sono le quote azionarie che avete all'interno di ACEA e con quali interessi?
Inoltre, le risultano pagamenti di tangenti in Campania o pressioni nell'individuazione dei siti, nei servizi che la FIBE Campania ha esercitato in questi anni? Le risulta che nella compravendita dei suoli ci sia stato, in genere, un sovrapprezzo pagato da FIBE pari almeno a sei volte il valore o anche più? Questo è un dato di cui si parla da tempo, perché ci sono diverse indagini in corso.
Infine, vorrei sapere se lei sia a conoscenza di interferenze o «interventi» nel gruppo Gemina - famiglia Romiti - presso il Vaticano per bloccare l'azione di alcuni vescovi è un po' troppo «calorosi».
PRESIDENTE. Le domande che, personalmente, mi ero proposto di rivolgerle erano un po' diverse da quelle che formulerò a breve, soprattutto alla luce dell'importante indicazione emersa dalle parole del dottore Lina, una valutazione critica dello stato dell'arte, in tutta la sua durezza ma anche in tutta la sua evidenza.
Il valore tecnico delle opere, quando fu avviata la procedura di aggiudicazione della gara, fu valutato dalla stazione appaltante al di sotto della sufficienza, tant'è che si addivenne alla aggiudicazione in favore di FIBE proprio grazie al parametro economico, più vantaggioso rispetto alle altre offerte.
Rispetto a quella condizione ci sono fatti nuovi, elementi tecnicamente più aggiornati? Insomma, rispetto all'offerta iniziale, c'è un fatto nuovo oppure l'impiantistica che è stata realizzata - e che è in via di realizzazione - ancora si rifà a quella tecnologia iniziale?
Ancora, per quanto riguarda gli impianti di CDR o di termovalorizzazione realizzati da Impregilo, esistono all'estero impianti analoghi da voi realizzati o in esercizio? Se la risposta è positiva, può dirci con quali risultati?
È stato modificato il rapporto contrattuale tra FIBE e commissariato. Abbiamo qualche elemento in più per capire come si è addivenuti a questa modifica e quali sono state le esigenze che hanno spinto in tal senso? Sappiamo che vi è stata la rinuncia da parte di FIBE a 109 milioni di euro di presunti crediti: a fronte di cosa un'azienda in così grave difficoltà finanziaria rinuncia a 109 milioni di euro? Si trattava di presunti crediti?
Le banche che finanziano l'operazione sanno che FIBE ha potuto rinunciare ad una somma così rilevante per rimodulare il proprio rapporto contrattuale con il commissariato? Qual era la necessità di una rimodulazione del rapporto contrattuale in questa direzione?
Ancora, qual è l'incidenza dell'esposizione di FIBE sul passivo complessivo di Impregilo?
Un'ultima vicenda riguarda il recente subentro del commissario a FIBE nell'adeguamento degli impianti di CDR e nella gestione: cambia qualcosa nel rapporto contrattuale con le banche finanziatrici?
Infine, può dirci qualcosa anche in merito a quanto è accaduto dopo l'approvazione del decreto impropriamente detto «salva FIBE»?
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di impregilo. Confesso che su alcuni passaggi del suo intervento non sono preparato a rispondere, ma potranno farlo senz'altro i miei colleghi.
Per quanto riguarda la prima parte del suo intervento, non è intenzione di Impregilo abbandonare FIBE. Quest'ultima è un ordine importante nel portafoglio di Impregilo e, se fosse possibile salvarla, va da sé che volentieri lo faremmo, perché è un ordine che se si potesse gestire in modo normale darebbe utili, risultati positivi, referenze. Insomma, si tratta di un ordine mastodontico, di una cosa molto importante. È in gioco la responsabilità della gestione di una problematica complessa, delicata e all'ordine del giorno, come quella dei rifiuti in Campania: potrebbe essere il nostro fiore all'occhiello. Quindi, vorrei che fosse chiara la disponibilità totale di Impregilo nel ridiscutere tutto. Il nostro comportamento va visto nell'ottica non di chi vuole liberarsi da un peso ma di chi è pronto a collaborare per trovare una soluzione, in mancanza della quale si soffre e si mette in discussione il futuro stesso di Impregilo. Non si tratta di fare del sentimentalismo, ma vi confesso che mi ha fatto male andare in giro per l'Europa e vedere i sorrisini sulle labbra di questi signori in Francia, in Germania, in Inghilterra pronti a credere che si trattava della classica storia all'italiana. Noi vorremmo con ogni forzo risolvere il problema al meglio. Se per fare questo dobbiamo fare uno, due, tre, quattro o anche cinque passi indietro, siamo pronti a farlo, purché possa servire a sbloccare la situazione.
Per quanto riguarda i contatti con le realtà terze, proprio per il motivo cui accennavo prima, cioè che l'ordine viene percepito come profittevole, sento intorno a me un interesse. Abbiamo adottato la strategia di non accettare di aprire contatti con imprenditori che volessero qualificarsi perché riteniamo che non debba essere un nostro problema. Noi diamo la nostra disponibilità al commissario, che è la nostra controparte, dal quale mi aspetto di ricevere delle indicazioni su quello che si deve fare. Ho già visto Bertolaso una volta (per motivi di malattia non sono riuscito ad incontrarlo di nuovo) e gli ho parlato della nostra volontà di risolvere il problema, perché penso che ci troviamo tutti quanti in una situazione molto complessa.
Si può parlare della possibilità di risolvere o rivedere il contratto, di cessione parziale degli impianti o di collaborazione con le forze locali; in ogni caso, penso che un lavoro di quel genere non possa che essere fatto con le forze territoriali. Sono andato a vedere, per esempio, cosa sta avvenendo in Sicilia, e lì ho notato un coinvolgimento di imprenditori esterni e forze locali che lascia ben sperare. Quindi, la nostra disponibilità è totale.
PRESIDENTE. Dottore, siete disponibili anche a rimodulare il piano (ovviamente dico cose che in questa Commissione sono state ripetute più volte)? Mi riferisco alla possibilità di avere più termovalorizzatori ed un'articolazione diversa anche dal punto di vista dei siti...
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. La risposta è sì, senza dubbio. È inutile che facciamo gli struzzi: noi abbiamo già tre milioni di tonnellate delle cosiddette ecoballe e, se tutto va bene, se non ci sono intoppi, ritardi e contestazioni, il primo termovalorizzatore verrà prodotto alla fine dell'anno prossimo. Questo significa che, quando avremo i due termovalorizzatori, se tutto procede come deve, saremo passati a cinque milioni di tonnellate da smaltire! I termovalorizzatori sono stati dimensionati per smaltire il flusso dei rifiuti che arriva e possiedono una piccolissima sovracapacità. Occorreranno decenni per smaltire tutto! Quindi, penso che, nell'ambito di una pianificazione territoriale del problema, si debba assolutamente cominciare a pensare ad un terzo e ad un quarto termovalorizzatore. Il problema è dove collocarli.
Molto probabilmente esistono dei siti dismessi o in corso di dismissione in altre realtà, che meglio possono prestarsi per questo tipo di attività, però sono tutte questioni che, secondo me, si possono risolvere solo creando un clima di collaborazione e non di guerriglia quotidiana.
Gli impianti sono stati dissequestrati; non entro nel merito se a torto o a ragione, è un dato di fatto. È stato detto che avremmo dovuto parlare con il commissario per stabilire con lui gli interventi di adeguamento per migliorare la prestazione dell'impianto. Ebbene, vi è stata una lunga discussione e si è trovato un accordo con il commissario, il quale ha sottoposto a chi di dovere il piano di intervento. Eravamo nel mese di aprile e oggi siamo a luglio: non è stato possibile fare niente! Non sto criticando nessuno, però, visto che si pensa che questi impianti non siano adeguati, lasciateceli adeguare! Lo faremmo anche a nostre spese!
Il cosiddetto decreto «salva FIBE» - per certi versi ha ragione lei -, un decreto-legge convertito successivamente in legge, è stato un importante elemento che mi ha consentito, nella discussione con le banche, di usare certi argomenti, proprio in considerazione del fatto che si stava muovendo tutto il sistema. Ma ad oggi non è avvenuto nulla, e non riusciamo a capire se la responsabilità sia del commissario, se sia un problema di certificazione dei crediti, se sia la Cassa depositi e prestiti che dà un'interpretazione particolare! Sta di fatto che oggi noi e il commissario vantiamo 195 milioni di crediti nei confronti del comune.
Le banche hanno immediatamente bloccato il finanziamento al progetto; una volta arrivati a 173 milioni di euro, poiché i comuni non hanno più pagato, gli impianti sono stati sequestrati e le discariche sono risultate di difficile ottenimento; le due banche che avevano concesso il finanziamento si sono bloccate e questo fatto rende sempre più aleatorio l'arrivo dei termovalorizzatori tra 24 mesi (nel frattempo è cambiata anche la legge ed è stato necessario l'adeguamento di un impianto denox). Non ci sono sfide particolari da affrontare, l'importante è che si torni con i piedi per terra!
La raccolta differenziata in una regione che produce rifiuti vegetali così numerosi, visto anche il tipo di industria e di agricoltura presente, rende il tasso di umidità di quanto viene consegnato ai nostri cancelli abnorme. In Italia, negli altri luoghi nei quali si fa la raccolta differenziata, si costruiscono anche degli impianti di compostaggio ad hoc, ma non è il nostro caso. Per quanto riguarda la natura dei nostri impianti, occorre dire che è stata una delle prime questioni di cui mi sono occupato appena arrivato. Ho nominato un certo numero di consulenti, di esperti, ho contattato anche dei concorrenti - ho scoperto che il gruppo che guidavo alla Finmeccanica, l'Ansaldo, aveva partecipato in concorrenza -, sono andato da amici, vecchi collaboratori, per avere un consulto. Tutti mi dicono che l'impianto è adeguato, decente. Dobbiamo adeguarlo? Lo adeguiamo, ma non abbiamo trovato delle storture. Le maggiori critiche che ci sono state rivolte riguardano la gestione di questi impianti, però, oggettivamente, non può risultare a regola d'arte un impianto di trattamento che si riempie di rifiuti in quel modo, non potendo arieggiare e rimuovere la FOS come si deve! Quindi, vi è un insieme di concause.
Noi siamo pronti a rivedere le condizioni e a fare dieci passi indietro; il nostro interlocutore è il commissario e vorremmo che fosse lui ad indicarci che cosa tutti insieme dobbiamo fare per risolvere il problema; siamo pronti ad aprirci a collaborazioni con le forze del territorio, coinvolgendole e non espropriandole dei loro interessi e delle loro responsabilità. Francamente, non sono al corrente di questa faccenda dei 109 milioni. Impregilo è un gruppo enorme - abbiamo centinaia di partecipazioni -, ma, per quello che so, con ACEA abbiamo solo una partecipazione congiunta in Acqua Italia, l'acquedotto (dove loro hanno il 66 per cento e noi il 33 per cento), e non mi risulta che abbiamo altri interessi con ACEA nei comuni.
Non ho mai ricevuto pressioni personalmente né mi sono state portate a conoscenza. Colgo l'occasione per dire che troverete nella nuova proprietà e nel nuovo vertice - non sto dicendo che la precedente proprietà non l'avesse - la massima disponibilità e prontezza nel collaborare su questo fronte, perché è un genere di attività che spesso e volentieri si presta a pettegolezzi e non vogliamo assolutamente essere coinvolti.
Le banche non mi hanno mai segnalato di essere a conoscenza di una non corretta tutela dei nostri crediti. Non sono a conoscenza di rapporti con il Vaticano, mentre per quanto riguarda l'impiantistica FISIA debbo dire che, in questo settore, essa si avvale anche del know how proveniente da Deutsche Babcock; al riguardo, sono andando in giro per l'Europa ad affermare che vi sono 570 referenze al mondo nel campo degli inceneritori.
Non sono a conoscenza di modifiche relative al rapporto contrattuale tra FIBE e il commissariato di Governo, se non quell'atto di sottomissione che ci ha portato a riconoscere uno sconto del 21 per cento sulle nostre tariffe.
La gestione di FIBE e FIBE Campania fino al 2003 è stata di estrema problematicità anche se, tutto sommato, vi era un equilibrio. Ad un certo punto l'intasamento degli impianti e le lentezze introdotte dal problema concernente il sequestro hanno fatto sì che il 2004 si chiudesse in perdita, per un totale di oltre 23-24 milioni di euro. Nello stesso anno è stata avanzata una richiesta di rimborso pari a 43 milioni di euro per il trasporto dei rifiuti in Germania, che noi cerchiamo di contrastare in tutti i modi. Nei primi cinque mesi del 2005 abbiamo già perso 34 milioni di euro e stiamo viaggiando ad un ritmo di 12 milioni di euro di perdita al mese, quasi tutta dovuta al fatto che i rifiuti debbono essere portati fuori regione: si fa presto, quindi, a capire la nostra autonomia. Stiamo attuando la massima flessibilità sia per principio sia per estrema necessità, poiché non riusciamo più ad andare avanti in questo modo.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Vorrei intervenire per quanto concerne il tema relativo all'accordo di giugno; siamo in presenza di una modifica contrattuale tesa principalmente a porre un limite alla forza maggiore. Il contratto, infatti, prevedeva la possibilità di fermo per forza maggiore illimitato. Le banche finanziatrici non hanno ritenuto accettabile e possibile che non esistesse un termine, per cui è stato chiesto di introdurre un limite alla durata dell'evento di forza maggiore. Dalle banche fu anche richiesta la possibilità di intervenire in caso di inadempienza della società. Si intendeva, quindi, introdurre il concetto - peraltro già presente nel contratto principale - di una comunicazione alle banche diretta dal commissario per l'eventuale inadempienza della società, al fine di consentire alle banche di intervenire all'interno della stessa. Normalmente, infatti, nei project financing è prevista la sostituzione dell'operatore a cura delle banche, e questo non è stato in alcun modo accettato dalla pubblica amministrazione, che non vedeva di buon occhio il cambio dell'interlocutore. Vi sono state poi altre modifiche minori introdotte sempre per rendere il contratto più aderente possibile agli schemi del project financing. In quell'occasione il commissario ha colto a livello negoziale l'occasione di azzerare il contenzioso che si era creato. Quindi, quando si parla di rinuncia a crediti non è esatto, poiché si tratta di un azzeramento di un potenziale contenzioso che esisteva.
Per quanto riguarda la discrasia tra 109 e 19, è un discorso inessenziale, poiché i testi parlano chiaramente della rinuncia a determinati contenziosi dovuti a determinate cause sino ad una certa data che sono scritti non sull'atto, ma su altri atti.
PRESIDENTE. Quindi, si tratta di un banale errore?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Sì, direi che il cambio tra i due è un banale errore.
TOMMASO SODANO. Se di errore si tratta esso è malizioso e non insignificante; siamo in presenza di una discrasia tra il verbale ed il contratto.
Signor presidente, le chiederei di procedere in seduta segreta.
PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, procediamo in seduta segreta. Dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno.
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Riguardo alle compravendite dei suoli abbiamo due categorie: suoli presi in affitto e suoli acquistati. Sui suoli presi in affitto paghiamo delle locazioni che sono dell'ordine del 3 per cento annuo lordo del valori dei terreni. Quindi, mi pare che si tratti di valori commerciali normali, soprattutto legati all'utilizzo che facciamo dei suoli e all'inevitabile deprezzamento dei medesimi.
PRESIDENTE. Mi scusi, chi è il notaio del quale vi servite?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Ci serviamo di numerosi notai, secondo le circostanze.
PRESIDENTE. Nella fattispecie, per questi fitti ed acquisti?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. I notai sono diversi. In questo momento, ricordo il nome del notaio Cioffi, ad Acerra, e Fiordiliso, a Napoli, ma ce ne sono molti altri. La scelta dipende molto anche dalle circostanze, dalla disponibilità di orario e via dicendo.
PRESIDENTE. Lei pensa che il notaio avrebbe dovuto informarvi del fatto che magari quella medesima area era stata oggetto di compravendita pochi giorni prima?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Lei si riferisce ad un caso?
PRESIDENTE. Mi riferisco a più casi. Lei pensa che il notaio del quale vi servite avrebbe dovuto informarvi del fatto che quella medesima area era stata oggetto di compravendita di recente?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Questo risulta nello storico dell'atto.
PRESIDENTE. Quindi siete stati informati di questo?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Sugli atti risulta la provenienza.
PRESIDENTE. Quindi, voi siete stati informati del fatto che, nel breve volgere di qualche giorno, precedente al vostro fitto, al vostro acquisto, vi era stata una precedente compravendita?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Certamente.
PRESIDENTE. Questo fatto non vi ha destato qualche perplessità?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Almeno in un caso mi risulta che nell'acquisito di un terreno, in corso di autorizzazione, qualcuno abbia corso dei rischi, mentre nel caso di acquisto del medesimo terreno da parte nostra successivamente tali rischi di autorizzazione non si siano palesati; ma questo fa parte delle attività commerciali.
PRESIDENTE. Mi perdoni, ma la magia nell'acquisire elementi tali per cui si fa un investimento in una determinata area e
poi quella medesima area, a distanza di pochi giorni, viene acquisita sotto forma di fitto dalla FIBE, è un fatto che, sul piano delle attività imprenditoriali, ha un valore elevato: come vengono individuati i suoli?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. I suoli vengono individuati tramite delle ricerche di idoneità tecnica e proposti al commissario in prima istanza. Se quest'ultimo dà la sua approvazione in linea tecnica preliminare, vengono approfonditi gli studi e quindi presentati dei progetti. Dopo la presentazione di questi progetti vengono stipulati i contratti.
PRESIDENTE. Ci sono stati degli intermediari?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. No.
PRESIDENTE. Gli alienanti erano sempre persone fisiche o giuridiche diverse o ci sono stati acquisti da medesimi soggetti o gruppi?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. In gran parte si tratta di persone fisiche.
PRESIDENTE. Le medesime persone fisiche?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Lei intende molti acquisti dalle stesse persone fisiche?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. In alcuni casi sì, perché una volta dati dei terreni poi erano necessari degli ampliamenti, per cui ci siamo allargati sul confine con altre persone.
PRESIDENTE. Quindi, solo per ragioni di confine? Si trattava di proprietari storici?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Sì.
PRESIDENTE. Quindi, erano persone storicamente proprietarie di quei suoli e da loro voi avete acquistato?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Sì; più precisamente, abbiamo affittato, perché gli episodi di acquisto sono sostanzialmente due, mentre in tutti gli altri casi si tratta di affitti, quindi di locazioni fatte dai proprietari.
PRESIDENTE. Mi permetta di rifarle la domanda. Voi avete acquistato o affittato da soggetti i quali erano storicamente proprietari?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Sì.
PRESIDENTE. Lei non è a conoscenza di eventuali condizioni per le quali i fitti si sono determinati da medesimi soggetti che, per così dire, troppo di recente sono diventati proprietari di quelle aree?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. C'è un solo caso in cui si ha un passaggio di proprietà recente. Negli altri, si tratta di proprietari, coltivatori e gente che possiede terreni, magari ereditati da anni, così come risulta dagli atti catastali e dallo storico delle provenienze citate negli atti notarili, posto che anche gli affitti vengono perfezionati per atto notarile.
TOMMASO SODANO. A proposito del secondo impianto di incenerimento, quello di Santa Maria la Fossa, vorrei capire se, anche in quel caso, ci sia la copertura da parte delle banche (se ci sia, insomma, un project financing), perché su questo aspetto non abbiamo sentito voci univoche nel corso delle audizioni che si sono svolte.
Inoltre, vorrei sapere se nei rapporti con le banche, tra le fonti di possibile
ricchezza, così come le ha anche lei definite prima, siano state sicuramente inserite anche queste famose ecoballe.
Stante la situazione attuale, in mancanza degli adeguamenti previsti per gli impianti, negli stabilimenti di produzione di CDR si stanno continuando a produrre delle ecoballe che, secondo la normativa vigente, a meno di un nuovo intervento del Governo, con un secondo decreto «salva Impregilo» che permetta di bruciare anche ciò che oggi non è combustibile, ci ritroviamo con delle ecoballe che non potranno essere utilizzate negli impianti di incenerimento della Campania, quando saranno presenti. Allora, in base ai calcoli ed al corrispettivo CIP6 per la conversione in energia, la dote di ecoballe ammonterebbe a circa 900 milioni di euro (considerando i 6 milioni di balle che saranno pronte di qui a due anni). Però, pur volendo parlare solo delle balle già stoccate, si ha già un valore pari a 300 milioni di euro pronto ad essere convertito presso gli impianti di termovalorizzazione.
In altre parole, abbiamo delle balle che se potessero essere bruciate domani mattina produrrebbero risorse semplicemente come corrispettivo che lo Stato dà per la produzione di energia elettrica. Se queste balle non sono utilizzabili, perché non a norma, così come di recente provato anche dai sequestri da parte della magistratura, la situazione si complica. In effetti, le banche hanno dato un credito sulla scorta di un'eventuale dotazione di ricchezza, rappresentata da queste ecoballe, che tale non è. Quindi, ci sarebbe addirittura un costo ulteriore per doverle smaltire, non potendole bruciare negli impianti a ciò destinati.
Vorrei sapere come immaginate voi, rispetto alle balle già accumulate, o meglio, rispetto ai tre milioni di tonnellate di rifiuti accumulati in ecoballe (posto che di rifiuti si tratta e non di CDR, così come lei ci conferma con molta onestà) di uscire dalla situazione.
Qual è il rapporto, sotto questo profilo, con le banche? Infatti, se abbiamo capito bene, le banche danno molta importanza a questa dotazione di ecoballe perché sperano di poter recuperare una quota delle risorse già investite attraverso il trasferimento in inceneritore, così ricavando il corrispettivo relativo alla produzione di energia.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. La prima domanda riguarda la copertura del project financing per Santa Maria la Fossa. Il totale del project financing dei due impianti, Acerra e FIBE Campania, ammonta a circa 850 milioni di euro, ma si è fermato a 173,5 milioni. Le banche hanno erogato finanziamenti fino a 173 milioni di euro, che sono serviti per fare i sette impianti, dopodiché non è arrivato più un euro. Le due banche che hanno disposto il finanziamento di progetto ora stanno chiedendo di cancellare l'ordine del project financing e di sostituirlo con un finanziamento ad Impregilo, a patto che i comuni riprendano i pagamenti, il pubblico ministero dissequestri gli impianti e i siti di discarica si rendano disponibili. Quindi, oggi il progetto non è più coperto da finanziamento.
TOMMASO SODANO. Quindi, non avete neanche le risorse per completare quello di Acerra.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Sì, è così. Quando abbiamo discusso con le tre banche principali il risanamento di Impregilo, abbiamo chiesto anche la possibilità di ottenere un finanziamento di progetto per poter partecipare alle gare, perché, come lei ben sa, si va sempre più verso un regime di questo tipo (legge obiettivo). Le banche ci hanno dato l'assenso e hanno dichiarato anche la disponibilità a riaprire una linea di finanziamento per Acerra e Santa Maria la Fossa, per 590 milioni di euro, ma anche loro a patto che si avverino quelle tre condizioni.
Quindi, oggi su Acerra stiamo operando con le risorse di Impregilo. Dobbiamo trovare una soluzione velocemente, perché non possiamo andare avanti ancora per molto solo con le nostre risorse e l'esecuzione del progetto rischia di arrestarsi.
Durante le trattative con le banche nessuno ha mai dato un valore alle ecoballe. Sono tre giorni che domando a destra e a sinistra se queste ecoballe abbiano un valore o meno (perché se hanno un valore le trasportiamo da qualche altra parte e le bruciamo)!
PRESIDENTE. Dottore, la cooptiamo in Commissione, perché questa è la domanda che ci stiamo ponendo da quattro anni...
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Io sono tre giorni che me la pongo. Non vorrei sembrasse piaggeria, ma mi sembra una domanda legittima!
Mi è stato risposto che la risorsa scarsa in Italia oggi non è il rifiuto, ma l'inceneritore, e che, in alcun casi, aziende municipalizzate importanti, che bruciano questo genere di rifiuti, hanno dovuto addirittura subire dei procedimenti negativi, avviati nei loro confronti perché sembra abbiano bruciato rifiuti provenienti da altre parti. Mi è stato dunque risposto che le ecoballe non hanno valore, perché chi ha capacità di termodistruzione la usa per sé, guardandosi bene dall'andare a bruciare i rifiuti di un altro. Altrimenti, avremmo risolto il problema dello smaltimento di quei tre milioni di tonnellate di ecoballe, che sono destinati a diventare cinque.
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. È esattamente così, perché le ecoballe di per sé non hanno alcun valore.
TOMMASO SODANO. Però le banche ci hanno detto cose diverse...
PRESIDENTE. Quindi, hanno un disvalore e costituiscono il problema...
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. Le banche possono considerare il fatto che con il combustibile esista una sicurezza per il progetto...
PRESIDENTE. Premesso il fatto che il termovalorizzatore che state costruendo vi consentirà domani di smaltire quelle ecoballe, voi ne fareste piacevolmente a meno da domani mattina, visto che costituiscono un problema?
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Certo!
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. Sicuramente. Il programma originale prevedeva uno stoccaggio di ecoballe per 14 mesi, prolungabili fino a 20 mesi in caso di ritardo autorizzativo sul termovalorizzatore. Siamo già arrivati a 60 mesi!
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Molte delle persone da me consultate mettono pesantemente sotto accusa la disponibilità dimostrata da FIBE, dal momento che ha continuato ad accettare rifiuti senza avere discariche e termovalorizzatori in dirittura d'arrivo. Chi ha l'impianto integrato si oppone violentemente al comune che vorrebbe consegnare rifiuti, se non ha la possibilità di bruciarli.
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. Purtroppo, nel caso specifico, il contratto aveva due gradini: la realizzazione immediata, nei primi 12 mesi, degli impianti CDR e la partenza simultanea del termovalorizzatore, che sarebbe arrivato pronto dopo 14 mesi; pertanto, una volta partiti gli impianti CDR, interrompere il servizio avrebbe provocato certamente un caos generale in tutta la Campania. Quindi, su richiesta precisa del commissario, il servizio è andato avanti.
PRESIDENTE. Non voglio essere monomaniaco e farvi preoccupare più di tanto, ma la commissione VIA è venuta qui a dirci che il termovalorizzatore di Acerra deve essere adeguato per poter operare. In risposta ad una precisa domanda sull'argomento, inoltre, è stato affermato che esso deve operare con il CDR e non con le
ecoballe attualmente prodotte. Il dottor Lina, con tanto garbo, rappresenta un'associazione di sistema impazzita, ma la sensazione è che essa sia molto più che impazzita. Voi state realizzando un impianto che, secondo le indicazioni della commissione VIA, fornite anche in questa sede, non genererà diossine e quant'altro, ma non sarà neanche utile a bruciare le ecoballe che si trovano lì a terra. Quelle ecoballe si accumulano ancora di più e non trovano altra destinazione se non quella ipotetica alla quale voi state pensando. Se a questo poi aggiungiamo che ad oggi la FOS continua ad essere fuori limite, costituendo la causa di tutto il corto circuito con il commissariato, le procure e le autorizzazioni varie, comprendo il richiamo alla responsabilità che il dottor Lina ha fatto al fine di uscire tutti quanti da questa situazione.
Mi permetta di fare un'ultima domanda. Le ci ha detto che le banche hanno rifinanziato Impregilo, ponendo tre condizioni (pacchetto, management, strategia), all'insegna della discontinuità. La discontinuità era relativa a Impregilo o anche alle società come FIBE, FIBE Campania, FISIA e quant'altro?
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Anche alle società FIBE e FIBE Campania, nel senso che, nel momento chiave della trattativa con le banche, noi fummo in grado di portare alla loro attenzione due notizie molto importanti. Innanzitutto, che il decreto-legge per consentirci di incassare i crediti era stato convertito in legge. Questo fatto fu vissuto, grazie alla possibilità del subentro della Cassa depositi e prestiti, come il superamento definitivo di un problema. Inoltre, in quei giorni venne firmato fra FIBE e il commissario l'accordo sugli interventi per l'adeguamento degli impianti: questo fatto sembrò a tutti la fine della guerra, perché, pur producendo gli impianti qualcosa non propriamente in linea con le disposizioni, senza stare troppo a disquisire sulla raccolta differenziata e simili, sarebbero stati adeguati, così migliorando la qualità delle ecoballe: le ecoballe che oggi stiamo accatastando potranno essere bruciate nei nostri inceneritori.
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. Le ecoballe prodotte fino ad oggi sono tutte compatibili con l'inceneritore ed hanno soltanto, in qualche caso, un minore potere calorifico per la presenza di maggiore umidità.
TOMMASO SODANO. Immagino che con gli anni l'umidità si perda!
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Italimpianti. È auspicabile. Se si vuole il rispetto rigoroso del dettato del DM del 1998, va benissimo, perché questo prescrive 15 mila chilocalorie e ci dice anche come si fa ad ottenerle, cioè aggiungendo nella preparazione i materiali adeguati. Tra questi materiali ci sono i pneumatici usati, che saranno aggiunti, per quanto necessario, per arrivare a 15 mila chilocalorie. Per il resto, è tutto compatibile. Quindi, il problema reale è questo. Se ci sono altri problemi, siamo pronti a discutere.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. Vi è un'informazione per cui quelle ecoballe non avrebbero valore nei confronti di terzi, ma rispetto agli impianti di Acerra e Santa Maria la Fossa sicuramente l'avranno. Si tratta di riserve di combustibile che sono lì.
TOMMASO SODANO. Ritengo che serva un po' di senso di responsabilità e di saggezza. Lei ci ha riferito che in questi mesi non si è riusciti a fare gli adeguamenti perché, contemporaneamente, arrivano ogni giorno centinaia di camion che rendono impossibile tale adeguamento.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. È il PM che non ci consente di intervenire.
ROBERTO FERRARIS, Amministratore delegato di FISIA Spa. Manca l'autorizzazione.
PRESIDENTE. Il PM non dà l'autorizzazione - immagino - perché si è in presenza di un piano progettuale che non è funzionale al contratto. Con l'adeguamento FOS e sovvalli rientrano nei limiti? Questo è il tema posto dal PM ed è lo stesso posto inizialmente dal commissariato.
TOMMASO SODANO. Quindi, noi stiamo producendo tre frazioni che non sono a norma, con tutti i problemi di ricaduta sui territori e le proteste che si hanno.
Mi domando che senso ha continuare a produrre un CDR che non è tale e che va, eventualmente, additivato (su questo aspetto, poi, ci sono dei dubbi e, forse, dovremmo risentire la commissione VIA) per non avere conseguenze in termini di emissioni. In secondo luogo, si produce una FOS che non è tale.
Allora, mi domando, anche dal punto di vista dell'impresa, visti i problemi che avete e l'esigenza di stoccaggio (ricordo che ogni mese, in Campania, servono più di 40 mila metri quadrati di nuove aree per lo stoccaggio), considerata l'ipotesi più ottimistica di 18 mesi per il primo impianto e di 36-48 mesi per il secondo, che senso abbia continuare ad accumulare delle ecoballe. Se, invece, c'è questa disponibilità a compiere dei passi indietro, perché non rivedere questo piano e non affrontare la fase di emergenza come tale, ragionando con i territori, individuando percorsi alternativi, ovviamente in sede tecnica? È questa la domanda che si pone il cittadino comune che, sul giornale, in Campania, trova scritto ogni mattina che si è di nuovo in uno stato di emergenza rifiuti. Questa è una storia che va avanti da anni!
Lei ci ha detto che la produzione di ecoballe non è una ricchezza, quindi non c'è un'esigenza di doverle produrre per forza. Ci si sta facendo comprendere, insomma - questo è un elemento di novità, perlomeno per me - che non abbiamo più l'obbligo della produzione delle ecoballe ma, anzi, che c'è la disponibilità a ragionare in termini alternativi; allora, mi chiedo perché non lo facciamo. Questo potrebbe essere l'elemento nuovo da portare all'attenzione del commissario e delle istituzioni locali.
ALBERTO LINA, Amministratore delegato di Impregilo. O con noi o con altri - lo lasceremo decidere al commissario - secondo me l'operazione da fare adesso consiste nel prendere atto che la raccolta differenziata è un qualcosa a cui puntare nel futuro, ma non è un patrimonio dei nostri giorni. Bisogna prendere atto che, di conseguenza, il potere calorico del CDR che viene prodotto non può essere allineato ai dati di target del decreto Ronchi. Questa è un'operazione di buon senso che tutta l'Italia sta seguendo: in tutta Italia si fa così. A questo punto bisogna andare avanti e realizzare, il più velocemente possibile, i due termovalorizzatori - noi o altri, se ne può parlare - e, in essi, bruciare le ecoballe che si sono accatastate. Non mi sembra che queste ecoballe possano essere smaltite presso degli inceneritori di terzi e quindi dovremo bruciarle noi. Per questo, basterà solo aggiungere qualche copertone e, sicuramente, nei termovalorizzatori della Campania queste ecoballe diventeranno combustibile e produrranno energia. Quindi, in questo momento, stiamo producendo non materiale inutile, bensì rifiuti che il sistema, nel suo complesso, discrimina e ci dice che non sono a norma e che non possono essere stoccati. In realtà, dobbiamo uscire da questa situazione abbastanza intricata e assurda.
Se si può arrivare ad una ridiscussione del contratto con noi, saremo onorati e felici di farlo. Se ciò non sarà possibile, che il commissario faccia ciò almeno con qualcun altro, altrimenti, stiamo gonfiando un problema e facendo tutti quanti una pessima figura con il territorio e i concittadini. Insisto nel dire che il CDR, anche se non a norma Ronchi, che noi oggi produciamo e stocchiamo, è combustibile. Poi, che altri non lo vogliano comprare è un'altra questione. Gli impianti più famosi in Italia bruciano i rifiuti tal quali.
La magistratura ha i suoi validi motivi per dire che se si vogliono fare 15 mila chilocalorie quelle ecoballe non lo permettono
ma, in realtà, ne bastano anche 12 o 11 o anche meno.
TOMMASO SODANO. Quanto agli adeguamenti e alle prescrizioni della commissione VIA, vi siete già attrezzati per realizzarli e concretizzarli, cioè per fare in modo che l'impianto possa poi essere a norma?
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. L'impianto è a norma e lo è sempre stato, anche secondo la direttiva 2000/76/CE, recepita soltanto nell'aprile di quest'anno. La commissione VIA sostiene semplicemente che è utile e possibile migliorare ulteriormente un impianto che produce un impatto minimo. Quindi, l'impianto è a norma, ma può essere ulteriormente migliorato.
Il progetto è pronto e attendiamo soltanto che venga recepito dal commissario il parere della commissione VIA (ciò non è ancora avvenuto); non appena il commissario si esprimerà, saremo pronti ad operare. Ripeto, si tratta di ulteriori migliorie di un impianto che rispetta già dal 2000, quando è stato progettato, la norma recepita nel 2005 dall'Italia.
PRESIDENTE. Il collega Sodano l'8 febbraio 2005 poneva il seguente quesito al direttore generale della direzione salvaguardia ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, nonché presidente della commissione di valutazione impatto ambientale, dottor Bruno Agricola: «(...) l'ha già fatto il presidente, ma credo sia giusto, visto che siamo ancora in fase di emergenza rifiuti in Campania. Lei può quindi asserire con certezza che le balle accumulate fino ad oggi e quelle che si accumuleranno nei prossimi giorni e nei prossimi mesi non sono utilizzabili come combustibile nell'impianto di Acerra?» Così risponde Agricola: «Questo sicuramente no, perché non sono certificate a norma e, quindi, per noi non possono essere utilizzate nell'ottica che abbiamo espresso. Non conoscendo che cosa contengono, non possiamo pronunciarci sulla loro utilizzabilità. Per questo le abbiamo escluse. Se si rispetta il nostro parere, non saranno utilizzate».
ARMANDO CATTANEO, Amministratore delegato di FIBE Spa. Mi sembra che sia chiarissimo. Dice di non conoscerle! La commissione VIA non ha prelevato ed analizzato alcuna delle balle prodotte! Quindi, si tratta di una presunzione. Egli dice correttamente che non le conosce e per questo ne esclude l'utilizzabilità. Non poteva dire altro.
PRESIDENTE. Ringrazio di cuore il dottor Alberto Lina, accompagnato dal dottor Ferraris e dall'ingegner Cattaneo, non soltanto per la squisita cortesia di essere stato qui, ma anche per le utili indicazioni che ci ha offerto e per la dichiarata disponibilità ad affrontare con uno spirito nuovo, insieme agli interlocutori istituzionali, la vicenda dell'emergenza in Campania.
La Commissione che mi onoro di presiedere deve analizzare proprio le questioni di criticità e suggerire agli organi competenti soluzioni sul piano tecnico, amministrativo, normativo e operativo; ci permettiamo di cogliere questo importante elemento di novità e di rappresentarlo nelle forme e nei modi dovuti, per far sì che questa straordinaria condizione di criticità, che credo sia unica nei paesi occidentali, possa trasformarsi in un patrimonio unico di conoscenze e di risorse, e il sistema italiano - istituzioni, imprese, enti locali, cittadini - possa venir fuori da una situazione di grande crisi ed emergenza con una soluzione positiva.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.45.
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