XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2749
Onorevoli Colleghi! - Le recenti, ripetute polemiche
relative alla presenza del Crocifisso nella aule scolastiche,
documentate dalla stampa e dai mezzi di comunicazione
nazionali, hanno profondamente ferito il significato non solo
religioso, ma anche e soprattutto di "simbolo della civiltà e
della cultura cristiana, nella sua radice storica, come valore
universale, indipendentemente da una specifica confessione
religiosa" del Crocifisso, così come ha autorevolmente
sostenuto il Consiglio di Stato, nel parere n. 63, espresso in
data 27 aprile 1988. "La Costituzione repubblicana", continua
il Consiglio di Stato, "pur assicurando pari libertà a tutte
le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto
all'esposizione nei pubblici uffici di un simbolo che, come
quello del Crocifisso, per i princìpi che evoca, fa parte del
patrimonio storico".
Il parere del Consiglio di Stato, che ha avuto come
oggetto le norme del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, e
del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, afferma che le
suddette disposizioni, relative all'esposizione del Crocifisso
nelle scuole, non sono state modificate per effetto della
revisione dei Patti Lateranensi. Nel nuovo assetto normativo
in materia, derivante dall'accordo, con protocollo
addizionale, intervenuto tra la Repubblica italiana e la Santa
Sede, con il quale sono state apportate modificazioni al
Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, nulla viene
stabilito relativamente all'esposizione del Crocifisso.
Non si ritiene che l'immagine del Crocifisso nelle aule
scolastiche, o più in generale negli uffici pubblici, nelle
aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il
Crocifisso o la Croce si trovano ad essere esposti, possa
costituire motivo di costrizione della libertà individuale a
manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa.
Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la
tradizione dei nostri popoli, se la decantata laicità della
Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel
senso d'introdurre un obbligo giacobino di rimozione del
Crocifisso; esso, al contrario rimane per migliaia di
cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia
condivisa da un intero popolo.
Cancellare i simboli della nostra identità, collante
indiscusso di una comunità, significa svuotare di significato
i principi su cui si fonda la nostra società.
Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare,
delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte
integrante della nostra storia, della cultura e delle
tradizioni del nostro Paese.
Pur prendendo atto dell'odierna aconfessionalità e
neutralità religiosa dello Stato, nonché della libertà e della
volontarietà dei comportamenti individuali, i fatti da ultimo
registrati evidenziano come si renda necessaria l'emanazione
di un provvedimento che, pur nel rispetto dell'autonomia
scolastica, assicuri che non vengano messi in discussione i
simboli e i valori fondanti della nostra comunità.