XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 406




        Onorevoli Colleghi! - In Italia da quasi venti anni è stata sollecitata una legge che riordini le tecniche di riproduzione assistita ma, a parte "buoni intendimenti", nulla è stato fatto. Si è lasciato il tutto alla professionalità, ai limiti culturali ed etici di ciascun professionista.
          La fecondazione assistita si sta espandendo ed estremizzando: le tecniche che vengono praticate per avere un figlio ad ogni costo sfuggono a qualsiasi controllo.
        I medici e le altre figure professionali sono esposti alla pressione crescente della domanda di procreazione e di salute.
        L'urgenza di una immediata presa di posizione legislativa circa le tecniche di riproduzione assistita (TRA) risiede nell'emergere, a livello nazionale, di prassi incontrollate, talora pericolose ed inquietanti, spesso motivate da logiche di speculazione estranee ad ogni preoccupazione etica.
        Per fronteggiare tale fenomeno non sembrano infatti ormai sufficienti le enunciazioni di principio, anche se ricche di contenuti fondamentali.
        Va ricordato, d'altronde, che la dimensione del diritto non sempre coincide con quella dell'etica. Quest'ultima discende infatti da considerazioni morali, che ricadono nella sfera del soggettivo e del privato, mentre il diritto si preoccupa di regolare i rapporti sociali contemperando la libertà individuale con le ragioni della coesistenza sociale. E' in sostanza perfettamente ipotizzabile che una pratica, ritenuta eticamente riprovevole, sia accettata come lecita dall'ordinamento giuridico, così come è ovviamente possibile il caso inverso.
        Sembra quindi opportuna la scelta di regolamentare le tecniche di riproduzione assistita tenendo conto delle indicazioni fondamentali elaborate da organismi internazionali, quali la Commissione di bioetica del Consiglio d'Europa, e quelli nazionali, come il Comitato nazionale di bioetica, nonché dell'apporto conoscitivo della realtà che le organizzazioni professionali e le società scientifiche specialistiche nazionali siano in grado di fornire.
        Tale regolamentazione non è e non vuole essere esaustiva di una problematica che non solo è complessa, ma in continua e rapida evoluzione. Ci si propone, piuttosto, di determinare un primo ed iniziale orientamento legislativo in un settore di notevole rilievo sociale, che comporta implicazioni giuridiche tutt'altro che semplici e che deve essere considerato sempre esposto all'inevitabile adeguamento all'evoluzione tecnologica.
        E' necessario quindi intervenire legislativamente per dare una regolamentazione in questo appariscente capitolo della scienza medica ed, allo stesso tempo, complicato dalle implicazioni di carattere filosofico, etico e religioso.
        Dare dei limiti per il ricorso alle varie tecniche di inseminazione artificiale o di fecondazione in vitro come rimedio ad impossibilità o gravi difficoltà della coppia eterosessuale di ottenere un figlio con metodi naturali.
        Limitare l'accesso a tali metodiche attraverso centri pubblici o privati autorizzati dal Ministero della sanità e da questo direttamente ed energicamente controllati, così da consentire un reale controllo e soprattutto assicurare che esse siano svolte da personale, non solo medico, di alta qualità tecnica e che garantisca il rispetto della corretta deontologia professionale.
        E' necessario, pur condividendo l'opinione che la gran parte degli scienziati, dei biologi e dei ricercatori è seria ed equilibrata, considerare che la sete della conquista del sapere ed il desiderio di cambiare ogni cosa sono profondamente radicate anche nello scienziato più equilibrato.
        C'è da considerare poi che alle spalle dei laboratori di ricerca ci sono le industrie che potrebbero spingere, poiché sanno che si potranno vendere tanti prodotti e servizi, destinati a fare sempre più sani, belli e intelligenti gli uomini ed i loro figli.
        Pertanto è nostra convinzione che in una materia come questa occorre che i limiti vengano posti dal legislatore.
        Bisogna garantire la naturale irripetibilità ed individualità di ciascun essere umano. Questo è un bene prezioso ed irrinunciabile per cui ogni tentativo, comunque proposto per escluderlo o ridurlo, va fermamente respinto.
        Siamo contro ad ogni prospettiva di avere uomini tutti sani, belli ed intelligenti, ammesso che ciò possa avvenire, perché non crediamo alla uniformità, ma alle diversità necessarie che sono indispensabili alla società, così come si riscontra nella grandiosità della natura e della creazione divina.
        E poi chi stabilirà cosa è bello, cosa è sano o cosa è intelligente?
        Forse qualche multinazionale della genetica umana o comunque una oligarchia non ben identificabile?
        Altra considerazione è l'incontrollabilità e la irreversibilità di ogni mutamento artificiale del patrimonio genetico.
        Chi può dire quali saranno le conseguenze di un mutamento genetico?
        Nessuno, perché è imprevedibile.
        Quindi l'embrione è sacro.
        Non va clonato, nè fatto oggetto di sperimentazioni.
        Da esso inizia la sacralità della vita.
        Siamo fermamente convinti che è necessario vietare la fabbricazione e la conservazione di embrioni, se non allo scopo di uso per la procreazione di esseri umani.
        Occorre vietare le sperimentazioni e le ricerche su ovuli fecondati oltre un certo periodo di sviluppo, così come prevedono tutte le legislazioni vigenti in Paesi stranieri; limitare sostanzialmente la creazione di embrioni in soprannumero, considerando che le tecniche per favorire le possibilità di gravidanza sono notevolmente migliorate.
        E' importante garantire che gli ovuli fecondati siano ad esclusivo ed indiscutibile vantaggio della donna, per cui questa non dovrà più ricorrere al fastidioso procedimento della iperovulazione nell'ipotesi che il primo tentativo non sia andato a buon fine o che si voglia avere un altro figlio oltre a quello nato dal tentativo precedente.
        Da ciò deriva che la pratica di inseminazione artificiale o la fecondazione in vitro dovrà essere ammessa solo all'interno della coppia eterosessuale per la quale sia accertata la sterilità all'interno di essa.
        La regola deve, quindi, essere quella che esclude il ricorso alle tecniche artificiali se non vi sono documentate impossibilità della coppia a procreare. Perché altrimenti si dovrà ammettere che in realtà si vogliono perseguire altri risultati, cioè di ottenere figli come, quando e con le finalità scelte. Noi respingiamo la dottrina statunitense che parla di queste pratiche artificiali come procreazione collaborativa non coitale.
        Riteniamo altresì di riaffermare il concetto della famiglia entro la quale, comunque, deve avvenire la procreazione e la nascita naturale dei figli. Siamo contrari, quindi, alla fecondazione in vitro (FIV) e alla fecondazione in vitro embrio-transfert (FIVET) delle donne sole, perché riteniamo che la figura parenterale paterna sia fondamentale per la crescita psico-fisica ottimale del nascituro. Sono piene le biblioteche delle implicazioni psico-fisiche dei figli nati da ragazze-madri.
        Quindi riteniamo opportuna l'inseminazione artificiale omologa (AIH): sia quella "impropriamente detta", a seguito dell'atto coniugale, ove viene attuato un aiuto tecnico, perché il seme si unisca all'ovulo e lo fecondi; sia quella inseminazione "propriamente detta" quando il seme è prelevato in modo distinto dall'atto coniugale fecondante.
        Riteniamo opportuna l'inseminazione artificiale eterologa (AID), tecnica usata in caso di infertilità maschile. E' ammissibile la FIVET omologa in cui la fecondazione in vitro ed embrio-transfert avvengono all'interno della coppia.
        E' ammissibile la FIVET eterologa quando sia contemplata la donazione di un solo gamete o maschile o femminile alla coppia.
        Quindi "no" alle donazioni di embrioni, "no" alle madri in affitto, "no" al concepimento di figli con seme del marito deceduto, "no" ai concepimenti di donne sole.
        Tali discorsi sono solo egoistici, mentre, invece, la procreazione di un figlio deve avvenire soprattutto nel rispetto della vita del nascituro all'interno di una famiglia.
        Non si può pensare al concepimento di un bambino solo perché ci si sente soli, così come si alleva un cane o un gatto. La solitudine è una condizione che va superata con supporti psicologici o sociali, ma non certamente con surroghe di tal genere.
        Così come non saremo mai concordi con fecondazioni con fini eugenetici, ma accettiamo la possibilità di intervenire per scongiurare, se possibile, gravi tare ereditarie, intervenendo sul pre-embrione fino al quattordicesimo giorno dell'unione dei gameti. Perché è ritenuto dalla stragrande maggioranza degli studiosi di tutto il mondo che sia lo zigote che il pre-embrione fino al quattordicesimo giorno non abbiano vita personale o possano considerarsi "persone". Tale asserzione è riconosciuta legislativamente nelle nazioni che regolamentano tale materia.
        Proprio per porre limiti e "paletti" precisi è necessario ed indifferibile procedere a regolamentare con la presente proposta di legge questa complessa problematica inerente alla inseminazione artificiale.




Frontespizio Testo articoli