TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 453 di Marted́ 20 aprile 2004

INTERROGAZIONI

A) Interrogazioni

BUEMI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il processo di liberalizzazione del servizio postale, attuato in adesione alle indicazioni della direttiva 97/67/CE (recepita con decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261) ha portato all'«accordo di programma» tra Governo e Poste Italiane Spa e al cosiddetto piano di razionalizzazione, da parte di quest'ultima, che ha creato non pochi disagi, soprattutto per i più anziani, nei piccoli centri e nei Comuni montani;
come è noto, la chiusura di una serie di uffici cosiddetti «marginali» ha portato a numerose proteste in varie parti d'Italia, proprio perché le Poste, oltre ad essere un'impresa, rappresentano un servizio sociale indispensabile e necessario;
è da tenere presente, inoltre, che la chiusura parziale o totale di uffici postali è avvenuta proprio in territori e comuni in cui spesso le popolazioni sono già afflitte dalla mancanza di servizi sociali essenziali e che questa situazione sta portando, in maniera progressiva, allo spopolamento e all'abbandono di molti piccoli Comuni con tutte le conseguenze economiche e sociali che possiamo immaginare;
a dicembre 2002 l'accordo di programma tra Governo e Poste Italiane Spa scadrà e dovrà essere rinnovato, tenendo conto, a parere degli interpellanti, non solo delle esigenze dell'azienda ma anche e soprattutto delle necessità e dei bisogni di tutti i cittadini -:
se, in sede di ridefinizione dell'accordo di programma con Poste Italiane Spa, il Ministro competente intenda garantire il rifinanziamento del servizio universale per i piccoli comuni e per i comuni montani in misura adeguata a sostenere i costi per un servizio di qualità e quantità tali che tutti i cittadini ne possano usufruire, stabilendo, altresì, che la somma totale di tale finanziamento dello Stato sia, da parte di Poste Italiane Spa, utilizzato esclusivamente per il servizio universale nelle realtà suddette: -
se, allo stesso modo, si intenda promuovere, fin da subito, per la convocazione, su base provinciale, di tavoli concertativi e decisionali tra enti locali, Poste Italiane Spa, ANCI, UNCEM, organizzazioni sindacali e politiche, rappresentanti dei Comuni e delle Comunità montane interessate per la determinazione degli orari di apertura e della qualità del servizio proposto dagli uffici postali. (3-01391)
(23 settembre 2002).

BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la dissennata politica aziendale adottata dalle Poste Spa sta determinando gravi ripercussioni sul territorio e nella offerta dei servizi ai cittadini;
la forte finanziarizzazione impressa dal management aziendale sta provocando come riflesso la chiusura di centinaia di sportelli e di uffici postali sull'intero territorio nazionale dietro l'alibi dell'abbattimento dei costi;
in Sicilia come denunciato dalle organizzazioni sindacali si sta verificando una irrazionale chiusura di uffici postali che colpiscono aree periferiche e marginali soprattutto nel comprensorio etneo;
sono a rischio chiusura gli uffici ubicati nelle frazioni di Libertina (Ramacca), Granirei (Caltagirone) Passopisciaro (Castiglione di Sicilia) Puntolazzo (Mascali) con ovvie ripercussioni sul personale;
questi sono solo una parte degli uffici che rischiano la soppressione;
in queste frazioni già si sconta un disagio insediativo e la soppressione di un servizio pubblico essenziale come quello delle poste accrescerebbe la marginalità e il disagio nella popolazione residente -:
quali iniziative il Governo in qualità di azionista unico di Poste Spa intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura degli uffici postali nelle frazioni indicate e in quelle a rischio assicurando la presenza del servizio postale e garantendone la piena funzionalità. (3-03024)
(3 febbraio 2004).

B) Interrogazione

GRILLINI, PANATTONI, RUZZANTE, ABBONDANZIERI, MANCINI, PREDA e GIACCO. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la mancata attivazione banca dati IMEI (International mobile equipment identity) rende molto gravi le conseguenze dei furti di telefoni cellulari;
ogni anno in Italia oltre un milione di telefoni cellulari sono soggetti a furti o, in misura minore, a smarrimenti;
detti furti provocano un forte allarme sociale nonché un notevole dispendio di danaro per le vittime oltreché la necessità di cambiare la SIM CARD, con grave danno conseguente alla perdita dei dati di memoria personale;
detti furti impegnano le forze dell'ordine nelle operazioni di denuncia in gran parte inutili perché il tasso di risoluzione è quasi nullo;
da tempo esiste la possibilità, attraverso la costituzione di una banca dati dei numeri IMEI dei cellulari, di un efficace contrasto al fenomeno dei furti di telefoni cellulari stessi;
la disattivazione dei cellulari attraverso il numero IMEI renderebbe inutilizzabile il cellulare rubato;
esiste dal gennaio scorso un accordo tra i gestori di telefonia mobile (Tim, Omnitel Vodafone, Wind, Blu) per l'attivazione della banca dati dei numeri IMEI, che doveva essere operativo entro il giugno del 2002;
l'operatore Wind, di fatto controllato dal Ministero del Tesoro, si sarebbe ritirato dal gruppo di lavoro, determinando la sospensione sine die della costituzione della banca dati stessa;
sarebbe opportuno che i gestori di telefonia mobile mettessero in pratica i sistemi di disattivazione dei telefoni cellulari rubati -:
quali iniziative possa adottare per stroncare il grave fenomeno dei furti ed il relativo mercato illegale, che distorce il mercato stesso e favorisce la piccola criminalità ed i fenomeni di microcriminalità, contribuendo a generare insicurezza ed allarme sociale. (3-01413)
(25 settembre 2002).

C) Interrogazione

CARLI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la posta è un servizio universalistico di cui tutti hanno il diritto di beneficiare con tempi di consegna ragionevoli;
in occasione delle festività natalizie il traffico postale si accresce notevolmente a causa del gran numero di scadenze di pagamenti e per il grande afflusso di biglietti di auguri;
in tale periodo si sono verificati in Versilia o tutta la Toscana notevoli ritardi nella consegna della posta;
gli organi di stampa hanno dato ampio risalto a tali ritardi non solo per il disagio arrecato ai cittadini, ma anche per i danni economici che tali ritardi hanno comportato;
i ritardi sono in parte da imputare alla carenza di personale di molti uffici, dovuta, secondo quanto riportano gli organi di stampa, ad una circolare interna della Direzione risorse umane di Poste Italiane SpA che avrebbe mandato in ferie tutti i dipendenti che ancora non avevano goduto delle stesse;
ad avviso dell'interrogante è una scelta sbagliata e dannosa aver di fatto obbligato i dipendenti di usufruire del diritto alle ferie in occasione della fine dell'anno 2002 e delle festività natalizie, quando il carico di lavoro è notevolmente accresciuto dalle scadenze di pagamento e dall'afflusso di biglietti augurali, provocando in tal modo notevoli disagi all'utenza -:
quali iniziative intenda assumere affinché venga rapidamente smaltita la posta ancora in giacenza e per evitare il ripetersi di tali ritardi che hanno arrecato notevoli danni ai cittadini e all'economia. (3-01782)
(14 gennaio 2003)

D) Interrogazione

NESPOLI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'esercizio 2001 Poste Italiane S.p.A. ha avuto costi per incarichi di consulenza e collaborazione per circa 80 milioni di euro, di cui più di 8 milioni di euro, per consulenze legali; 26.739.000,00 euro per consulenze tecniche capitalizzate; 10.426.000,00 euro per consulenze amministrative ed organizzative ed i rimanenti oltre 28 milioni di euro per assistenza e consulenza tecnica -:
a quanto ammontino i costi per incarichi di consulenza e collaborazione nell'esercizio 2002;
se il Magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo di Poste Italiane S.p.A. abbia esercitato attività di controllo su tali incarichi;
se al Magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo di Poste Italiane S.p.A. sia stato trasmesso un elenco nominativo degli incarichi di consulenza e collaborazione conferiti o prorogati a professionisti o esperti esterni;
se tali consulenze o collaborazioni esterne non potrebbero essere svolte, con maggiore economicità da risorse interne;
se non sia più conveniente adeguare l'ufficio legale di Poste per evitare un così alto ricorso a professionisti esterni. (3-02235)
(29 aprile 2003).

E) Interrogazioni

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le agenzie di stampa (cfr. Ansa 10 dicembre 2003 alle ore 20,13) hanno dato notizia della forte protesta decisa dal Coordinamento dei piccoli comuni italiani contro Poste italiane spa a seguito della decisione di chiudere gli uffici postali nei comuni con meno di 500 nuclei familiari, e cioè di chiudere gli uffici in circa 1.250 piccoli comuni;
secondo il Coordinamento, «la scelta della società Poste italiane, dettata da motivazioni di carattere economico, rappresenta l'ennesimo atto di spoliazione di servizi alle famiglie che vivono nelle piccole realtà locali. Una scelta che mette in risalto i ritardi della politica e del Senato della Repubblica in maniera particolare perché non approva una legge, la Realacci-Bocchino, in favore dei piccoli comuni italiani che di fatto impedisce la chiusura degli uffici postali come di ogni altro servizio primario come scuola, medico e distributore di benzina, una legge votata alla Camera dei deputati nel gennaio 2003 e stranamente ferma in alcune commissioni del Senato» (dichiarazione resa dal portavoce del Coordinamento Virgilio Calvano e riportata della citata agenzia di stampa);
come forma di protesta i piccoli comuni hanno deciso di tenere le luci spente nella notte di S. Silvestro con la seguente motivazione: «Per 1.250 piccoli comuni italiani dalle valli alpine ai monti siciliani si tratta dell'ennesimo atto di abbandono da parte di una politica parolaia che non conosce i problemi reali delle famiglie e continua a vivere arroccata nei palazzi. Per queste ragioni spegneremo le luci nei nostri piccoli comuni che una logica perversa dei grandi numeri vuole spegnere per sempre»;
la forte denuncia del Coordinamento dei piccoli comuni italiani non è certo priva di logica atteso che non si può, contemporaneamente, asserire di voler difendere l'esistenza dei piccoli comuni ed eliminarne i servizi essenziali in ossequio a logiche meramente economicistiche, per di più muovendosi in irrimediabile rotta di collisione con la legge Realacci-Bocchino che, pur non ancora approvata dal Senato, tuttavia ha già avuto un voto plebiscitario da un ramo del Parlamento sicché è ragionevole supporre che essa sarà definitivamente approvata dal Senato della Repubblica con eguale amplissima maggioranza -:
se e quali iniziative intenda assumere nei confronti di Poste italiane spa per indurre la società a rinunciare al proposito di eliminare i servizi e gli uffici nei piccoli comuni italiani, anche in ragione delle normative già vigenti (legge sulla montagna) e delle normative in via di approvazione (legge Realacci-Bocchino) finalizzate alla salvaguardia delle piccole realtà amministrative locali. (3-02894)
(11 dicembre 2003).

FRIGATO e BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da giorni è apparsa sui principali organi di informazione la notizia che da parte di Poste Spa è in atto la riorganizzazione degli uffici postali sul territorio nazionale con la chiusura degli uffici nei piccoli centri fino a 500 nuclei familiari;
si tratterebbe di 5.000 uffici postali che verrebbero chiusi se dovesse essere vera tale notizia, con un danno enorme nei confronti degli abitanti di questi centri che spesso sono anziani;
il comune di Gaiba in provincia di Rovigo ha posto in essere immediata mobilitazione all'ipotesi in oggetto e centinaia di amministrazioni locali in tutta Italia stanno procedendo ad attivarsi in tal senso;
la finanziaria per il 2004 arreca inoltre tagli ai trasferimenti ai piccoli comuni che porteranno alla razionalizzazione di servizi che colpiranno le fasce deboli della società a partire da bambini e anziani;
l'ipotesi di chiusura avanzata contrasta con l'approvazione da parte della Camera dei Deputati all'unanimità del disegno di legge sulla valorizzazione dei piccoli comuni (AC 1174 e abb.) con meno di 5000 abitanti -:
quali iniziative il governo, in qualità di principale azionista delle Poste spa, intenda porre in essere affinché possa essere scongiurata la chiusura degli uffici postali nei piccoli comuni con meno di 500 nuclei familiari come nel caso di Gaiba assicurando la permanenza di un servizio essenziale. (3-03264)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2716).

MOLINARI e BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
abbiamo appreso dagli organi di informazione che il ministero ha dichiarato «diseconomici» 5 mila uffici postali dei piccoli paesi che servono meno di 500 famiglie;
sarebbero diseconomici poiché il rapporto tra costi e incassi non copre i costi di gestione;
1.500 uffici postali sarebbero in rosso;
riteniamo grave l'ipotesi di chiusura di questi importanti presidi nei piccoli centri;
si rischia di penalizzare fasce disagiate di popolazione ed in particolare gli anziani -:
quali iniziative il Governo, che è anche azionista di maggioranza delle Poste spa, intenda adottare per sensibilizzare l'azienda sulla questione proposta, affinché si possa scongiurare la chiusura degli uffici postali nei piccoli centri al di sotto dei 5.000 abitanti, garantendo la funzionalità di un importante fondamentale servizio pubblico. (3-03265)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2689)


MOZIONI SULLE INIZIATIVE PER FAVORIRE UNA MAGGIORE COESIONE POLITICA DEGLI STATI MEMBRI DELL'UNIONE EUROPEA

La Camera,
premesso che:
nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea il processo di unificazione politica dell'Europa non ha fatto passi avanti significativi;
la conferenza intergovernativa, tenutasi a Bruxelles dal 12 al 13 dicembre 2003, non ha approvato il testo della Costituzione europea elaborato nei mesi precedenti dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa;
il principio del diritto di veto concesso ad ogni singolo Paese membro condiziona negativamente il progetto dell'integrazione reale e politica dell'Europa;
il testo della Costituzione non accoglie fra i suoi principi fondanti l'obiettivo prioritario della pace;
nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea non sono state superate le divisioni fra i Paesi storicamente fondatori dell'Unione europea sul tema della guerra in Iraq e, più in generale, sulla questione della politica estera degli Usa, basata sul modello della «guerra preventiva»;
di conseguenza, scarsi sono stati i risultati sul modello di difesa comune per l'Europa;
il mancato raggiungimento di una serie di obiettivi rischia di ridimensionare e snaturare il significato del rinnovo a giugno 2004 del Parlamento europeo, considerato che quest'ultimo non elegge un Governo, non ha una carta costituzionale di riferimento e rischia di rappresentare una mera sommatoria di Paesi profondamente divisi sui grandi temi;
in tale quadro la scadenza del 14 giugno 2004 si rivelerebbe una semplice prova elettorale di secondo ordine, dove si saggerebbero soltanto i rapporti di forza fra i partiti all'interno dei singoli Paesi;
malgrado l'esistenza di chiari limiti, che vanno dall'evidente inadeguatezza della conferenza intergovernativa, alle carenze contenute nel testo della Costituzione europea e alle divisioni permanenti riguardo il tema cruciale della pace, pronunciamenti e azioni provenienti da istituzioni, organismi e cittadini dei singoli Paesi possono tuttavia risultare determinanti per il riavvio del processo di unificazione e di autonomia dell'Europa;

impegna il Governo:

a dimostrare nelle parole e nei fatti che sulle questioni fondamentali gli interessi e il ruolo possibile dell'Europa travalicano gli interessi nazionali e di parte;
a prendere in considerazione le proposte di creare un sistema a «doppia velocità» in Europa, non rigettando, quindi, a priori l'ipotesi di creare un gruppo di Paesi che voglia comunque andare avanti più speditamente nell'integrazione politica e nell'autonomia dell'Europa;
a valutare le proposte volte a superare la pericolosa paralisi possibile dovuta al voto all'unanimità;
ad appoggiare, nel corso del semestre di presidenza irlandese dell'Unione europea, tutte le azioni volte allo scioglimento del nodo politico che ha impedito l'approvazione della Costituzione europea, in particolare riavviando un'iniziativa della Convenzione sull'avvenire dell'Europa;
a sostenere, nel corso del medesimo semestre, il testo dell'attuale bozza di Costituzione europea, per dare forza alla trattativa in corso, così come è proposto nell'appello del Movimento federalista europeo, condiviso da numerosi cittadini italiani, associazioni ed enti locali;
a proporre e promuovere in sede europea iniziative che vadano verso una maggiore coesione politica degli Stati membri dell'Unione europea.
(1-00315) «Cima, Bulgarelli, Cento, Lion, Pecoraro Scanio, Zanella, Boato, Grillini, Rodeghiero, Camo, Diana, Sereni, De Brasi, Benvenuto, Banti, Cossa, Annunziata, Maura Cossutta, Mazzuca Poggiolini».
(9 febbraio 2004)

La Camera,
premesso che:
il 1o maggio 2004 verrà completato l'allargamento dell'Unione europea a 25 Stati membri;
il 13 giugno 2004 verrà eletto il nuovo Parlamento europeo;
i motivi che hanno portato alla convocazione della Convenzione sull'avvenire dell'Europa e questa assemblea a convenire su un unico testo di costituzione appaiono più che fondati e l'esigenza di giungere all'approvazione della Costituzione quanto mai urgente;
si prende atto con grande rammarico dell'esclusione dell'Italia dall'incontro al vertice del 18 febbraio 2004 tra i Capi di Stato e di Governo britannico, francese e tedesco e le rispettive delegazioni;
tale vicenda, se da un lato attesta la debolezza e l'insufficienza della politica europea del Governo italiano, dall'altro lato deve trovare nelle nuove regole istituzionali previste nella proposta di Costituzione una garanzia contro ogni forma di direttorio al vertice dell'Unione europea;

impegna il Governo:

a chiedere alla presidenza di turno irlandese l'immediata riconvocazione della conferenza intergovernativa, con l'obiettivo dell'approvazione della Costituzione nel testo definito dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, contestualmente all'ingresso nell'Unione europea di 10 nuovi Stati membri e prima dell'avvio della campagna elettorale per il Parlamento europeo;
a non sostenere soluzioni al ribasso sul progetto della Convenzione sull'avvenire dell'Europa e, quindi, a lasciare cadere le ipotesi di modifica formulate nell'annesso dell'11 dicembre 2003, che rappresenterebbero un grave arretramento dal punto di vista del passaggio a votazioni a maggioranza qualificata, sancendo possibilità di veto da parte di ogni singolo Stato membro in materia di cooperazione penale (oltre a ridimensionare la sfera d'azione della procura europea) e in altre materie, nonché nell'ambito delle cooperazioni rafforzate;
a sviluppare, in sede di conferenza intergovernativa, un'azione politica adeguata perché nell'Unione europea si affermi collegialità nelle decisioni e democraticità nelle procedure - che prevedano anche avanguardie aperte sotto forma di cooperazioni rafforzate - e perché l'Italia riprenda la sua tradizionale funzione di punta che l'ha portata ad essere fra i protagonisti del processo di costruzione dell'Unione europea.
(1-00338) «Spini, Violante, Innocenti, Ruzzante, Calzolaio, Sereni, Ranieri, Melandri, Fumagalli, Folena, Crucianelli, Cabras, Bova, Zani».
(10 marzo 2004).

La Camera,
premesso che:
l'ormai imminente ingresso nell'Unione europea di 10 Stati, che porterà a 25 il numero dei Paesi membri, rende urgente il rafforzamento dei meccanismi decisionali, in quanto quelli attuali non consentono un efficace funzionamento delle istituzioni di una comunità allargata;
appare, quindi, oltremodo auspicabile riprendere il cammino per l'approvazione della Costituzione europea nel testo elaborato dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, che, a causa delle posizioni troppo rigide di alcuni Stati, non è stato possibile realizzare nella conferenza intergovernativa tenutasi a Bruxelles dal 12 al 13 dicembre 2003;
l'evoluzione della situazione internazionale ed i pericoli per la sicurezza del nostro continente rendono ancora più evidente l'esigenza di un rafforzamento delle istituzioni europee, come strumento essenziale per difendere gli interessi e la sicurezza dei Paesi dell'Unione europea;
inoltre, il rapporto presentato al Consiglio europeo di marzo 2004 dalla presidenza irlandese, illustrativo dei contatti bilaterali condotti a partire dal mese di gennaio 2004, conferma come il progetto della Convenzione sull'avvenire dell'Europa ed il lavoro negoziale svolto dalla presidenza italiana possono rappresentare la base di un ampio consenso nel quadro di un accordo globale;

impegna il Governo:

a svolgere tutte le azioni necessarie ed opportune per conseguire l'obiettivo di una rapida approvazione della Costituzione europea nel testo definito dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, con le sole integrazioni assolutamente indispensabili a superare la situazione di stallo, e questo anche al fine di rendere più agevole e proficuo l'ingresso nell'Unione europea dei 10 nuovi Stati membri;
a sostenere presso la presidenza di turno irlandese la riconvocazione della conferenza intergovernativa non appena matureranno le condizioni per l'approvazione della Costituzione dell'Unione europea, che rappresenta un obiettivo fondamentale per un Paese come l'Italia, che da sempre ha svolto un ruolo trainante nella costruzione europea, fino dalla sua fondazione nel 1957;
a sostenere, come d'altra parte riconosciuto dalla stessa presidenza irlandese, la necessità che i lavori della conferenza intergovernativa riprendano sulla base dell'ambizioso progetto approvato dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, completato ed arricchito dal lavoro negoziale compiuto durante la presidenza italiana;
a contribuire attivamente alla creazione di un consenso tra tutti gli Stati membri, mantenendo il coerente rifiuto di compromessi al ribasso.
(1-00347) «Antonio Leone, Baldi».
(29 marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
il Governo italiano nel corso del semestre di presidenza dell'Unione europea ha portato avanti con determinazione una difficile mediazione nell'ambito della conferenza intergovernativa che avrebbe dovuto portare alla firma della Costituzione europea;
nonostante l'impegno del Governo e il fatto che il progetto formulato dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa fosse stato accolto dal Consiglio europeo di Salonicco come base unanimemente condivisa, le divergenze emerse in seguito tra alcuni Paesi membri sui futuri assetti dell'Unione europea non hanno consentito di approvare il testo del progetto di Costituzione europea nel corso della conferenza intergovernativa tenutasi a Bruxelles dal 12 al 13 dicembre 2003;
l'approvazione della Costituzione europea qualificherebbe il processo di unificazione politica europea, in quanto sarebbe l'indispensabile premessa per attivare, nell'ambito del diritto dell'Unione europea, strumenti di politica estera, di sicurezza comune, di cooperazione tra forze di polizia e giudiziaria in materia penale più efficaci, che possano dare risposte adeguate ai cittadini europei per contrastare le minacce del terrorismo di qualunque matrice e di qualunque provenienza;
in base agli scenari emersi nel Consiglio europeo di Bruxelles del 25-26 marzo 2004, si sarebbero aperte nuove prospettive per la firma del Trattato costituzionale europeo, in quanto i tragici fatti di Madrid hanno ancora una volta evidenziato la necessità di una maggiore coesione politica degli Stati membri. Le nuove condizioni politiche consentirebbero di superare alcune resistenze che hanno ostacolato la firma del Trattato costituzionale europeo, aprendo prospettive per i negoziati intergovernativi;
il rinnovo del Parlamento europeo, unica istituzione direttamente rappresentativa dei popoli europei, costituirebbe, inoltre, il momento più significativo per un passaggio ad un'unione politica basata su una Costituzione, tenuto conto anche dell'imminente allargamento dell'Unione europea a venticinque Stati;
il Governo italiano potrebbe, infine, porre nuovamente nell'ambito dei negoziati la questione dell'inserimento nel preambolo della futura Costituzione europea di un esplicito richiamo alle comuni radici cristiane dell'Europa, promuovendo così il riconoscimento dei valori democratici fondanti la stessa identità culturale europea:

impegna il Governo:

a continuare con determinazione l'opera di mediazione politica, per addivenire alla sottoscrizione della Costituzione europea possibilmente prima delle elezioni del Parlamento europeo di giugno 2004.
(1-00348) «Naro, Volontè».
(29 marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
l'ormai imminente ingresso nell'Unione europea di 10 Stati, che porterà a 25 il numero dei Paesi membri, rende necessario ed urgente il rafforzamento dei meccanismi decisionali, per un efficace e produttivo funzionamento delle istituzioni di una comunità allargata che ambisca a rappresentare un soggetto politico unitario;
appare, quindi, oltremodo auspicabile riprendere il cammino per l'approvazione della Costituzione europea nel testo elaborato dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, che non è stato possibile realizzare nella conferenza intergovernativa tenutasi a Bruxelles dal 12 al 13 dicembre 2003, nonostante l'impegno italiano quale presidente di turno;
l'evoluzione della situazione internazionale ed i pericoli per la sicurezza del nostro continente rendono ancora più evidente l'esigenza di un rafforzamento delle istituzioni europee, come strumento essenziale per difendere gli interessi e la sicurezza dei Paesi dell'Unione europea: di qui la necessità di rafforzare l'immagine e la credibilità internazionale dell'Unione europea, soprattutto in materia di politica estera;
inoltre, il rapporto presentato al Consiglio europeo di marzo 2004 dalla presidenza irlandese, illustrativo dei contatti bilaterali condotti a partire dal mese di gennaio 2004, conferma come il progetto della Convenzione sull'avvenire dell'Europa ed il lavoro negoziale svolto dalla presidenza italiana possono rappresentare la base di un ampio consenso nel quadro di un accordo globale e che tale accordo appare realmente ipotizzabile, viste le recenti dichiarazioni espresse dai leader europei a Madrid nei giorni scorsi;

impegna il Governo:

a svolgere tutte le azioni necessarie ed opportune per conseguire l'obiettivo di una rapida approvazione della Costituzione europea nel testo definito dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, se del caso con eventuali integrazioni, tali da rendere certo il risultato finale;
a sostenere presso la presidenza di turno irlandese la riconvocazione della conferenza intergovernativa, non appena matureranno le condizioni per l'approvazione della Costituzione dell'Unione europea, che rappresenta un obiettivo fondamentale per un Paese come l'Italia, che da sempre ha svolto un ruolo trainante nella costruzione europea, fino dalla sua fondazione nel 1957;
a sostenere, come d'altra parte riconosciuto dalla stessa presidenza irlandese, la necessità che i lavori della conferenza intergovemativa riprendano sulla base dell'ambizioso progetto approvato dalla Convenzione sull'avvenire dell'Europa, completato ed arricchito dal lavoro negoziale compiuto durante la presidenza italiana;
a contribuire attivamente alla creazione di un consenso tra tutti gli Stati membri, mantenendo il coerente rifiuto di compromessi al ribasso, controproducenti per la credibilità e la capacità d'azione dell'Unione europea.
(1-00349) «Anedda, Landi di Chiavenna, Selva, Amoruso, Bocchino, Cirielli, Malgieri, Zacchera».
(29 marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
è evidente il fallimento della dottrina della guerra preventiva adottata dall'amministrazione Bush in Iraq, che ha contribuito a destabilizzare lo scenario mondiale;
l'articolo 11 della Costituzione sancisce la contrarietà del nostro Paese alla guerra come strumento di risoluzione delle controversie tra i popoli;
nel processo costituente europeo tale principio non può essere eluso, in considerazione della sua universalità;
l'Europa può rappresentare un importante punto di riferimento per una politica effettivamente multilaterale;

impegna il Governo:

a promuovere l'inserimento del contenuto dell'articolo 11 della nostra Costituzione nel Trattato costituzionale europeo.
(1-00350) «Realacci, Folena, Fioroni, Siniscalchi, Gasperoni, Piscitello, Zanella, Pistone, Sasso, Bellini, Bandoli, Innocenti, Battaglia, Vigni, Pinotti, Calzolaio, Monaco, Lion, Boato, Rusconi, Zanotti, Ruggeri, Tocci, Bimbi, Reduzzi, Giachetti, Ruzzante, Panattoni, Cento, Villari, Di Serio D'Antona, Maura Cossutta, Mussi, Cima, Lettieri, Pistelli, Grandi, Pisa, Grignaffini, Sereni, Rocchi».
(29 marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
il processo di costruzione di un Unione europea più coesa e forte, le cui istituzioni siano rinnovate e adeguate alla nuova dimensione continentale che verrà assunta a seguito dell'ingresso di dieci nuovi membri il 1o maggio 2004, ha subito un arresto con la mancata approvazione del testo della Costituzione europea, predisposto dalla Convenzione, in occasione della Conferenza intergovernativa del dicembre 2003;
è fortemente auspicabile che il nuovo trattato di natura costituzionale sia approvato prima del rinnovo del Parlamento europeo il prossimo giugno, in modo tale da consentire un pieno funzionamento del nuovo assetto istituzionale e un armonico inserimento dei nuovi paesi membri in seguito all'allargamento, come più volte ribadito dal Presidente Ciampi, da ultimo nel corso della sua visita ufficiale in Ungheria;
dopo le drammatiche vicende che hanno segnato Madrid, la Spagna e con essa tutta l'Europa per l'efferatezza dell'attacco terroristico, è divenuto ancor più necessario il compimento del disegno politico europeo e la promozione dell'Europa sulla scena mondiale come forza baluardo di democrazia, tenace nel perseguire la strada del dialogo con tutti ma risoluta nel contrastare e respingere la violenza, il terrorismo e l'integralismo;
tale esigenza si rafforza a seguito delle notizie provenienti dal Medio Oriente e dall'Iraq dove la non ancora adeguata azione politica e diplomatica moderatrice dell'Unione è avvertita come un'assenza grave ed è certamente causata dall'incertezza e dalla incompletezza delle attuali regole che impediscono la formazione di un'incisiva volontà esterna comune;
occorre ridare impulso al progetto europeo salvaguardando l'organicità dell'architettura istituzionale, operando all'interno delle soluzioni previste che, attraverso le «cooperazioni rafforzate», già consentono una sufficiente flessibilità senza determinare una disarticolazione istituzionale attraverso «direttori» e gruppi ristretti;
il mutato quadro politico europeo ha determinato nuove condizioni, più favorevoli alla conclusione del Trattato, e sollecita la ripresa di un ruolo di punta del nostro Paese, nel solco del suo tradizionale europeismo, bandendo l'atteggiamento scettico manifestato da ultimo dal Governo italiano;

impegna il Governo:

a promuovere la convocazione di una Conferenza intergovernativa per l'approvazione del Trattato istitutivo della Costituzione per l'Europa, nel testo elaborato dalla Convenzione europea, da firmare contestualmente al compimento del processo di allargamento e comunque prima dell'avvio della campagna elettorale per il Parlamento europeo;
a perseguire tenacemente una linea europeista che punti all'approvazione della Costituzione, resa ancor più pressante dalle vicende europee e internazionali, senza accettare soluzioni e compromessi al ribasso, quindi abbandonando le proposte formulate nell'annesso dell'11 dicembre 2003, in special modo quelle che riducono il ricorso nelle decisioni comuni alla maggioranza qualificata ed estendono la possibilità di veti nazionali;
a farsi promotore, invece, di una rinnovata azione politica volta ad affermare, nel rispetto della collegialità, della democrazia e del metodo comunitario, avanguardie aperte, sotto forma di cooperazioni rafforzate, che diano la necessaria spinta affinché l'Unione divenga un soggetto politico sempre più coeso, promotore di sviluppo, di democrazia e di stabilità all'interno e all'esterno dei suoi confini.
(1-00355) «Pistelli, Castagnetti, Rutelli, Parisi, Mattarella, Ciani, Loiero, Giovanni Bianchi, Frigato, Tonino Loddo, Merlo, Piscitello».
(7 aprile 2004)


MOZIONI SULLA VACCINAZIONE CONTRO LA «BLUE TONGUE»

La Camera,
premesso che:
a partire dal mese di agosto del 2000 si sono verificati focolai di febbre catarrale degli ovini, inizialmente in Sardegna e poi in molte regioni meridionali e centrali;
con ordinanza ministeriale dell'11 maggio 2001 il Ministro della sanità, in attuazione della direttiva 2000/75/CE del Consiglio dell'Unione europea del 20 novembre 2000 e delle decisioni della Commissione europea 2001/138/CE e 2001/141/CE, disponeva un programma obbligatorio di controllo della febbre catarrale degli ovini, basato su misure di profilassi e principalmente sulla vaccinazione pianificata sia degli ovini che dei bovini allevati nei territori sottoposti a rischio di propagazione dell'infezione;
la legge n. 388 del 2000, all'articolo 129, come modificato dalla legge n. 448 del 2001, ha disposto il finanziamento di 10,329 milioni di euro per ciascuno degli anni 2002 e 2003 per interventi strutturali, di indennizzo e di prevenzione per gli allevamenti siti nelle zone dove sia accertata la presenza dell'infezione, mentre per il 2004 non risulta alcuna disponibilità nella legge finanziaria per il 2004;
le campagne di vaccinazione che si sono susseguite e che hanno interessato sia gli ovini che i bovini, secondo quanto denunciato dagli allevatori e dalle loro organizzazioni, hanno provocato gravissimi effetti collaterali, evidentemente non attesi, che hanno causato notevoli danni alle aziende zootecniche in termini di aborti, riduzione della produzione, morte degli animali e blocco della movimentazione degli animali, che ha prodotto effetti particolarmente gravi alle aziende zootecniche bovine;
il Sottosegretario per la salute, senatore Cesare Cursi, nel rispondere ad un'interrogazione a risposta immediata in Commissione agricoltura presentata nel mese di dicembre 2003, ha fornito dati sconcertanti, affermando che, in seguito alla vaccinazione contro la blue tongue, i servizi veterinari hanno segnalato per il 2001 n. 21 aborti tra gli ovini e n. 318 tra i bovini, mentre per il 2002 si sono registrati n. 32 aborti tra gli ovini e n. 121 tra i bovini;
i dati forniti dal Governo sono in totale contrasto con quanto denunciato dagli allevatori e dimostrano in maniera evidente che il fenomeno sfugge totalmente alle rilevazioni delle autorità veterinarie, a causa di procedure inadeguate e penalizzanti per gli allevatori già danneggiati dai postumi della vaccinazione;
la totale dissonanza tra i dati forniti dal Governo e quelli diffusi dai media nazionali sconcertano e disorientano l'opinione pubblica, che, invece, proprio sui temi della qualità e della sicurezza alimentare, avrebbe bisogno di certezze e rassicurazioni;
le campagne di vaccinazione condotte nei due anni passati hanno mirato essenzialmente a coinvolgere la totalità degli animali presenti nel territorio, indipendentemente dal loro stato di salute, in termini di debilitazione, stato di gravidanza, allattamento, periodo precedente alla rimonta;
la vaccinazione è stata condotta utilizzando un vaccino vivo attenuato e, quindi, dotato di particolare forza, che ha generato fondati sospetti di sieroconversione e, quindi, di propagazione della malattia a causa proprio della vaccinazione;
il vaccino utilizzato è raccomandato per i soli ovini, non risulta testato sui bovini, è privo dell'autorizzazione dell'Unione europea ed è privo, addirittura, dell'obbligatorio foglio illustrativo contenente le controindicazioni;

impegna il Governo:

ad attivarsi affinché siano stanziate risorse finanziarie adeguate per sostenere le aziende zootecniche che risultino danneggiate, sia direttamente che indirettamente, in seguito alla vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini, al fine di accelerare le procedure di liquidazione dei danni diretti e indiretti subiti dalle aziende in seguito alle precedenti campagne di vaccinazione;
ad avviare un costruttivo confronto con gli allevatori - oggi messi in ginocchio anche a causa dei danni subiti in conseguenza della vaccinazione - volto al rilancio della zootecnia di qualità, a partire dalle razze autoctone fino alla chiusura del processo di filiera;
ad intensificare gli sforzi per rendere disponibili al più presto vaccini inattivati;
a disporre, d'intesa con gli istituti zooprofilattici e con le organizzazioni degli allevatori, un approfondito monitoraggio sull'intero territorio interessato dalle precedenti campagne vaccinali, al fine di accertare l'effettiva situazione nelle aziende zootecniche;
tenendo conto della necessità di combattere l'endemizzazione della malattia, a farsi promotore in sede europea di una proposta di cambiamento delle attuali direttive in materia di movimentazione di animali, con particolare riferimento alla rimozione di alcune restrizioni penalizzanti per la zootecnia del nostro Paese, ad ulteriore modifica di quanto già previsto dalla decisione CE del 25 novembre 2003, previa istituzione di uno specifico sistema di sorveglianza;
a sviluppare e migliorare la collaborazione tra tutti gli istituti zooprofilattici per contrastare con maggiore efficacia la blue tongue;
a provvedere allo studio entomologico e ad avviare un programma di lotta contro gli insetti vettori, anche tramite la formazione degli operatori interessati, attivandosi perché siano destinate allo scopo apposite risorse finanziarie;
a rivedere il nuovo protocollo appena definito dal ministero della salute, affinché siano garantite effettivamente l'impossibilità di sieroconversione e la minimizzazione dei danni per gli allevatori;
a sospendere la campagna di generalizzata vaccinazione di imminente avvio, fatta salva la vaccinazione richiesta dagli allevatori che, volontariamente o per stato di necessità, devono ricorrere alla movimentazione del bestiame.
(1-00336) «Marcora, Borrelli, Rava, Franci, Rossiello, Sedioli, Preda, Oliverio, Ruggieri, Paola Mariani, Buglio, Lettieri, Grandi, Zanella, Santagata, Luongo, Merlo, Albonetti, Abbondanzieri, Sandri, Nannicini, Soro, Pasetto, Ciani, Pisapia, Quartiani, Panattoni, Frigato, Realacci, Rosato, Villari, Franceschini, Meduri, Reduzzi, Rusconi, Volpini, Stradiotto, Potenza, Micheli, Mantini, Morgando, Ladu, Iannuzzi, Boato, Fioroni, Fanfani, Carbonella, Lusetti, Monaco, Boccia, Delbono, Fistarol, Carli, Sasso, Olivieri, Zunino, Angioni, Tidei, Tolotti, Duca, Kessler, Chianale, Raffaella Mariani, Cazzaro, Piscitello, Banti, Innocenti, Ruzzante, Maran, Bimbi, Colasio, Grillini, Guerzoni, Motta, Maurandi, Nieddu, Tonino Loddo, Molinari, Sandi».
(4 marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
a partire dall'anno 2000 si sono verificati in Italia diversi focolai di febbre catarrale degli ovini, in particolare in Sardegna e nelle regioni meridionali e centrali;
con ordinanza dell'11 maggio 2001 del Ministro della sanità, in attuazione della direttiva 2000/75/CE del Consiglio dell'Unione europea del 20 novembre 2000 e delle decisioni della Commissione europea 2001/138/CE e 2001/141/CE, veniva disposto un programma obbligatorio di controllo della febbre catarrale degli ovini, basato, principalmente, sulla vaccinazione pianificata sia degli ovini che dei bovini allevati nei territori ritenuti a rischio di propagazione dell'infezione;
le campagne di vaccinazione che hanno interessato sia gli ovini che i bovini avrebbero provocato, come più volte denunciato dagli allevatori, gravissimi danni economici diretti ed indiretti, questi ultimi a causa di un generalizzato blocco delle movimentazioni imposto alle aziende zootecniche delle aree interessate alle azioni di profilassi;
le campagne di vaccinazione sono state avviate in assenza di uno specifico protocollo operativo e non hanno tenuto in conto adeguato lo stato di salute degli animali trattati in termini di debilitazione, stato di gravidanza, allattamento, periodo precedente alla rimonta;
la vaccinazione condotta utilizzando un vaccino vivo attenuato, peraltro non sperimentato sui soggetti di specie bovina, ha generato fondati sospetti di sieroconversione e, quindi, di propagazione della malattia;
per la nuova campagna di vaccinazione, di imminente avvio, che, tra l'altro, dovrà riguardare più sierotipi, il Ministro della salute ha recentemente ufficializzato un protocollo di vaccinazione;

impegna il Governo:

ad attivarsi affinché siano stanziate risorse finanziarie adeguate per sostenere le aziende zootecniche che risultino danneggiate, sia direttamente che indirettamente, a seguito della vaccinazione contro la febbre catarrale degli ovini, oltre che dal blocco delle movimentazioni;
ad intensificare gli sforzi per rendere disponibili al più presto vaccini inattivati;
a farsi promotore, in sede europea, di una proposta di modifica delle attuali direttive in materia di movimentazione degli animali, con particolare riferimento alla rimozione di alcune ingiustificate restrizioni, penalizzanti per la zootecnia delle aree centro-meridionali del nostro Paese;
a sviluppare e migliorare la collaborazione tra gli istituti zooprofilattici per contrastare con maggiore efficacia la blue tongue;
ad attivarsi affinché siano stanziate apposite risorse finanziarie per avviare un programma di lotta contro gli insetti vettori, anche tramite la formazione degli operatori interessati;
a sospendere la campagna di generalizzata vaccinazione fino al reperimento di nuove risorse finanziarie necessarie per far fronte ai danni arrecati alle aziende zootecniche, fatta salva la vaccinazione richiesta volontariamente dagli allevatori che per stato di necessità, in attesa della modifica delle attuali direttive in materia di movimentazione degli animali recettivi, debbano ricorrere alla movimentazione del bestiame;
ad avviare un costruttivo confronto con gli allevatori volto al rilancio della zootecnia di qualità e del processo di filiera;
ad attivarsi affinché siano finanziati progetti, anche locali, volti a favorireazioni per il miglioramento della filiera zootecnica.
(1-00330) «de Ghislanzoni Cardoli, Ricciuti, Misuraca, Masini, Marinello, Meroi, Burani Procaccini, Savo, Collavini, Jacini, Zama, Marras».
(1o marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
in diverse regioni italiane, dall'agosto 2000, sono stati riscontrati focolai di febbre catarrale degli ovini (Blue Tongue), grave infezione virale che può colpire i capi ovini, caprini e bovini;
tale patologia è dovuta al contagio da Blue Tongue Virus, del quale si conoscono, nel mondo, ben ventiquattro ceppi diversi;
l'agente virale infettante si trasmette non già per contagio diretto tra animali sieropositivi, ma perché inoculato dagli insetti vettori (Culicoidi);
risulta altresì che i diversi ceppi del virus sarebbero diffusi da ben individuabili Culicoidi specializzati. Il Terzo Simposio Internazionale sul tema ha ad esempio evidenziato che il ceppo BTV 2 è trasmesso, in Nord America, dal Culicoides in signis, mentre non può essere trasmesso dal Culicoides sonorensis, pur capace, a sua volta, di inoculare nell'animale ospite i ceppi BTV 10, 11, 13 e 17;
in attuazione della direttiva 2000/175/CE del Consiglio e delle decisioni 2001/138/CE e 2001/141/CE della Commissione europea, nel maggio 2001 il Ministero della Salute disponeva, per i territori ritenuti a rischio di propagazione della malattia, un piano di profilassi obbligatoria, incentrato sulla vaccinazione pianificata dei capi ovicaprini e bovini allevati in quelle zone;
la vaccinazione obbligatoria dei capi sensibili alla predetta patologia è stata attuata durante le campagne di prevenzione degli anni scorsi con un «vaccino vivo attenuato», l'unico esistente in commercio nelle quantità richieste per fronteggiare le epidemie, peraltro neppure adeguatamente sperimentato in precedenza sui bovini. Tuttora non risultano invece disponibili, per tali esigenze, i vaccini «inattivati»;
i risultati conseguiti nelle due campagne di vaccinazione già realizzate facendo ricorso ai suddetti «vaccini vivi attenuati» non appaiono certo tranquillizzanti;
infatti, sono stati segnalati dagli allevatori i numerosi e gravissimi effetti collaterali del vaccino, capace di indurre, su animali già in ottima salute, drastica riduzione della produzione di latte, sterilità, aborti e, in molti casi, addirittura la morte dell'esemplare trattato;
si ha ragione di temere, addirittura, che il ricorso a tali vaccini vivi attenuati abbia favorito la diffusione della malattia, anche attraverso lo sviluppo di ceppi virali mai prima individuati nelle zone interessate dalla profilassi. In Sardegna, ad esempio, nel 2002 e nel 2003 la vaccinazione era praticata con il sierotipo BT 2, in quanto questa era l'unica variarnte del virus riscontrata, nell'isola; durante l'estate del 2003, tuttavia, all'esito di una campagna profilattica che aveva coinvolto il 97,7 per cento del patrimonio ovicaprino, si è registrata una recrudescenza dell'infezione e si è scoperto che essa era dovuta all'azione dei ceppi BT 4 e BT 16, fino ad allora non riscontrati;
nella campagna vaccino profilattica per l'anno in corso dovrà impiegarsi un vaccino vivo attenuato polivalente, non adeguatamente sperimentato, che espone gli animali a rischi ancor più gravi, per i devastanti effetti collaterali, e che, per questo, sembra ingenerare perplessità anche nelle autorità sanitarie e nei servizi veterinari incaricati di procedere al trattamento;
in Sardegna, nell'anno in corso le vaccinazioni hanno avuto inizio alla fine del mese di febbraio e gli allevatori denunciano quotidianamente, con forza, i drammatici inconvenienti che paiono conseguire, come inevitabili effetti collaterali, a questa pratica sanitaria;
da ultimo, essendosi evidentemente acquisita piena consapevolezza dei danni connessi alla profilassi, un'ordinanza adottata dal Ministro della Salute dì concerto con il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali ha previsto l'erogazione di indennizzi agli allevatori, non solo per gli animali abbattuti nelle zone individuate quali focolai della malattia, ma anche per mortalità, aborti e determinati altri pregiudizi, accertati dalle Autorità regionali competenti;
anche in conseguenza del blocco della movimentazione dei capi le aziende interessate hanno risentito, e risentono, ingenti danni, più marcati nei periodi, quali quelli prossimi alle festività, nei quali è maggiore, sul mercato, la richiesta di carni ovine e caprine;
la campagna di vaccinazione per l'anno in corso, avviata con notevole ritardo, dovrebbe concludersi entro il 30 aprile prossimo e la ristrettezza dei tempi a disposizione dei servizi veterinari competenti non consentirebbe di raggiungere la percentuale di capi vaccinati utile per assicurare l'efficacia preventiva della misura;
il recentissimo provvedimento ministeriale sopra richiamato fra l'altro autorizza le Regioni e le Province autonome a prorogare al 31 maggio p.v. il termine finale della campagna di vaccinazione, tenendo conto, però, dei risultati della sorveglianza entomologica, del clima e delle condizioni fisiologiche degli animali. Tali parametri, peraltro, in molti casi sconsiglieranno di procedere alla vaccinazione oltre la data del 30 aprile originariamente stabilita e, comunque, nemmeno entro il successivo mese di, maggio si potrebbe sottoporre al trattamento immunizzante il previsto 80 per cento dei capi sensibili all'infezione;
pertanto, la campagna profilattica in corso potrà risultare sostanzialmente inefficace, oltre che dannosa;

impegna il Governo:

a sospendere la campagna di vaccinazione in corso, facendo salva la possibilità dì sottoporne al trattamento gli animali sensibili all'infezione (ovini, caprini, bovini) dietro specifica richiesta degli allevatori, anche in vista della movimentazione dei capi;
ad assicurare il costante, capillare e tempestivo monitoraggio della diffusione del virus della Blue Tongue e degli effetti collaterali della vaccinazione, finché essa sarà eseguita;
a stanziare le risorse finanziarie adeguate a sostenere economicamente le aziende danneggiate dal contagio del virus della Blue Tongue e dalle misure adottate per contrastare 1'epidemia;
ad accelerare le procedure per l'erogazione degli indennizzi in favore degli allevatori, in relazione ai danni cagionati dal virus e dalle cautele profilattiche a tal proposito imposte;
a riconsiderare - eliminandole o sospendendole, almeno in coincidenza delle prossime festività - le restrizioni adottate per la movimentazione degli animali, promuovendo, se necessario, la modifica delle attuali norme comunitarie in materia, laddove impongano ingiustificate limitazioni, penalizzanti per la zootecnia, soprattutto in determinate aree del territorio nazionale;
a promuovere fin d'ora la più larga sperimentazione dei vaccini che dovranno utilizzarsi nella campagna profilattica per l'anno 2005 (che dovrebbe effettuarsi dal 1 dicembre 2004 al 30 aprile 2005), affinché siano esclusi, o almeno minimizzati, gli effetti collaterali e i rischi di sieroconversione;
a promuovere la ricerca, la sperimentazione e la produzione, per l'immissione sul mercato dei vaccini inattivati, ritenuti meno insidiosi per il bestiame trattato;
a favorire la lotta contro gli insetti vettori (Culicoidi), innanzitutto con misure di carattere economico, pianificando eventuali disinfestazioni e incentivando le aziende a dotarsi delle strutture adeguate a proteggere gli animali dall'aggressione di tali insetti, quindi con lo studio dei meccanismi di trasmissione dei diversi ceppi virali da parte dei vettori specializzati;
ad adottare ogni utile iniziativa per il rilancio della zootecnia di qualità, ricercando, allo scopo, la collaborazione degli allevatori.
(1-00352) «Onnis, Porcu, Anedda, Losurdo, Bellotti, Catanoso, Franz, La Grua, Patarino, Villani Miglietta».
(6 aprile 2004)