A) Interrogazioni
BUEMI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il processo di liberalizzazione del servizio postale, attuato in adesione alle indicazioni della direttiva 97/67/CE (recepita con decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261) ha portato all'«accordo di programma» tra Governo e Poste Italiane Spa e al cosiddetto piano di razionalizzazione, da parte di quest'ultima, che ha creato non pochi disagi, soprattutto per i più anziani, nei piccoli centri e nei Comuni montani;
come è noto, la chiusura di una serie di uffici cosiddetti «marginali» ha portato a numerose proteste in varie parti d'Italia, proprio perché le Poste, oltre ad essere un'impresa, rappresentano un servizio sociale indispensabile e necessario;
è da tenere presente, inoltre, che la chiusura parziale o totale di uffici postali è avvenuta proprio in territori e comuni in cui spesso le popolazioni sono già afflitte dalla mancanza di servizi sociali essenziali e che questa situazione sta portando, in maniera progressiva, allo spopolamento e all'abbandono di molti piccoli Comuni con tutte le conseguenze economiche e sociali che possiamo immaginare;
a dicembre 2002 l'accordo di programma tra Governo e Poste Italiane Spa scadrà e dovrà essere rinnovato, tenendo conto, a parere degli interpellanti, non solo delle esigenze dell'azienda ma anche e soprattutto delle necessità e dei bisogni di tutti i cittadini -:
se, in sede di ridefinizione dell'accordo di programma con Poste Italiane Spa, il Ministro competente intenda garantire il rifinanziamento del servizio universale per i piccoli comuni e per i comuni montani in misura adeguata a sostenere i costi per un servizio di qualità e quantità tali che tutti i cittadini ne possano usufruire, stabilendo, altresì, che la somma totale di tale finanziamento dello Stato sia, da parte di Poste Italiane Spa, utilizzato esclusivamente per il servizio universale nelle realtà suddette: -
se, allo stesso modo, si intenda promuovere, fin da subito, per la convocazione, su base provinciale, di tavoli concertativi e decisionali tra enti locali, Poste Italiane Spa, ANCI, UNCEM, organizzazioni sindacali e politiche, rappresentanti dei Comuni e delle Comunità montane interessate per la determinazione degli orari di apertura e della qualità del servizio proposto dagli uffici postali. (3-01391)
(23 settembre 2002).
BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la dissennata politica aziendale adottata dalle Poste Spa sta determinando gravi ripercussioni sul territorio e nella offerta dei servizi ai cittadini;
la forte finanziarizzazione impressa dal management aziendale sta provocando come riflesso la chiusura di centinaia di sportelli e di uffici postali sull'intero territorio nazionale dietro l'alibi dell'abbattimento dei costi;
in Sicilia come denunciato dalle organizzazioni sindacali si sta verificando una irrazionale chiusura di uffici postali che colpiscono aree periferiche e marginali soprattutto nel comprensorio etneo;
sono a rischio chiusura gli uffici ubicati nelle frazioni di Libertina (Ramacca), Granirei (Caltagirone) Passopisciaro (Castiglione di Sicilia) Puntolazzo (Mascali) con ovvie ripercussioni sul personale;
questi sono solo una parte degli uffici che rischiano la soppressione;
in queste frazioni già si sconta un disagio insediativo e la soppressione di un servizio pubblico essenziale come quello delle poste accrescerebbe la marginalità e il disagio nella popolazione residente -:
quali iniziative il Governo in qualità di azionista unico di Poste Spa intenda adottare al fine di scongiurare la chiusura degli uffici postali nelle frazioni indicate e in quelle a rischio assicurando la presenza del servizio postale e garantendone la piena funzionalità. (3-03024)
(3 febbraio 2004).
B) Interrogazione
GRILLINI, PANATTONI, RUZZANTE, ABBONDANZIERI, MANCINI, PREDA e GIACCO. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la mancata attivazione banca dati IMEI (International mobile equipment identity) rende molto gravi le conseguenze dei furti di telefoni cellulari;
ogni anno in Italia oltre un milione di telefoni cellulari sono soggetti a furti o, in misura minore, a smarrimenti;
detti furti provocano un forte allarme sociale nonché un notevole dispendio di danaro per le vittime oltreché la necessità di cambiare la SIM CARD, con grave danno conseguente alla perdita dei dati di memoria personale;
detti furti impegnano le forze dell'ordine nelle operazioni di denuncia in gran parte inutili perché il tasso di risoluzione è quasi nullo;
da tempo esiste la possibilità, attraverso la costituzione di una banca dati dei numeri IMEI dei cellulari, di un efficace contrasto al fenomeno dei furti di telefoni cellulari stessi;
la disattivazione dei cellulari attraverso il numero IMEI renderebbe inutilizzabile il cellulare rubato;
esiste dal gennaio scorso un accordo tra i gestori di telefonia mobile (Tim, Omnitel Vodafone, Wind, Blu) per l'attivazione della banca dati dei numeri IMEI, che doveva essere operativo entro il giugno del 2002;
l'operatore Wind, di fatto controllato dal Ministero del Tesoro, si sarebbe ritirato dal gruppo di lavoro, determinando la sospensione sine die della costituzione della banca dati stessa;
sarebbe opportuno che i gestori di telefonia mobile mettessero in pratica i sistemi di disattivazione dei telefoni cellulari rubati -:
quali iniziative possa adottare per stroncare il grave fenomeno dei furti ed il relativo mercato illegale, che distorce il mercato stesso e favorisce la piccola criminalità ed i fenomeni di microcriminalità, contribuendo a generare insicurezza ed allarme sociale. (3-01413)
(25 settembre 2002).
C) Interrogazione
CARLI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la posta è un servizio universalistico di cui tutti hanno il diritto di beneficiare con tempi di consegna ragionevoli;
in occasione delle festività natalizie il traffico postale si accresce notevolmente a causa del gran numero di scadenze di pagamenti e per il grande afflusso di biglietti di auguri;
in tale periodo si sono verificati in Versilia o tutta la Toscana notevoli ritardi nella consegna della posta;
gli organi di stampa hanno dato ampio risalto a tali ritardi non solo per il disagio arrecato ai cittadini, ma anche per i danni economici che tali ritardi hanno comportato;
i ritardi sono in parte da imputare alla carenza di personale di molti uffici, dovuta, secondo quanto riportano gli organi di stampa, ad una circolare interna della Direzione risorse umane di Poste Italiane SpA che avrebbe mandato in ferie tutti i dipendenti che ancora non avevano goduto delle stesse;
ad avviso dell'interrogante è una scelta sbagliata e dannosa aver di fatto obbligato i dipendenti di usufruire del diritto alle ferie in occasione della fine dell'anno 2002 e delle festività natalizie, quando il carico di lavoro è notevolmente accresciuto dalle scadenze di pagamento e dall'afflusso di biglietti augurali, provocando in tal modo notevoli disagi all'utenza -:
quali iniziative intenda assumere affinché venga rapidamente smaltita la posta ancora in giacenza e per evitare il ripetersi di tali ritardi che hanno arrecato notevoli danni ai cittadini e all'economia. (3-01782)
(14 gennaio 2003)
D) Interrogazione
NESPOLI. - Al Ministro delle comunicazioni, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
nell'esercizio 2001 Poste Italiane S.p.A. ha avuto costi per incarichi di consulenza e collaborazione per circa 80 milioni di euro, di cui più di 8 milioni di euro, per consulenze legali; 26.739.000,00 euro per consulenze tecniche capitalizzate; 10.426.000,00 euro per consulenze amministrative ed organizzative ed i rimanenti oltre 28 milioni di euro per assistenza e consulenza tecnica -:
a quanto ammontino i costi per incarichi di consulenza e collaborazione nell'esercizio 2002;
se il Magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo di Poste Italiane S.p.A. abbia esercitato attività di controllo su tali incarichi;
se al Magistrato della Corte dei Conti delegato al controllo di Poste Italiane S.p.A. sia stato trasmesso un elenco nominativo degli incarichi di consulenza e collaborazione conferiti o prorogati a professionisti o esperti esterni;
se tali consulenze o collaborazioni esterne non potrebbero essere svolte, con maggiore economicità da risorse interne;
se non sia più conveniente adeguare l'ufficio legale di Poste per evitare un così alto ricorso a professionisti esterni. (3-02235)
(29 aprile 2003).
E) Interrogazioni
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le agenzie di stampa (cfr. Ansa 10 dicembre 2003 alle ore 20,13) hanno dato notizia della forte protesta decisa dal Coordinamento dei piccoli comuni italiani contro Poste italiane spa a seguito della decisione di chiudere gli uffici postali nei comuni con meno di 500 nuclei familiari, e cioè di chiudere gli uffici in circa 1.250 piccoli comuni;
secondo il Coordinamento, «la scelta della società Poste italiane, dettata da motivazioni di carattere economico, rappresenta l'ennesimo atto di spoliazione di servizi alle famiglie che vivono nelle piccole realtà locali. Una scelta che mette in risalto i ritardi della politica e del Senato della Repubblica in maniera particolare perché non approva una legge, la Realacci-Bocchino, in favore dei piccoli comuni italiani che di fatto impedisce la chiusura degli uffici postali come di ogni altro servizio primario come scuola, medico e distributore di benzina, una legge votata alla Camera dei deputati nel gennaio 2003 e stranamente ferma in alcune commissioni del Senato» (dichiarazione resa dal portavoce del Coordinamento Virgilio Calvano e riportata della citata agenzia di stampa);
come forma di protesta i piccoli comuni hanno deciso di tenere le luci spente nella notte di S. Silvestro con la seguente motivazione: «Per 1.250 piccoli comuni italiani dalle valli alpine ai monti siciliani si tratta dell'ennesimo atto di abbandono da parte di una politica parolaia che non conosce i problemi reali delle famiglie e continua a vivere arroccata nei palazzi. Per queste ragioni spegneremo le luci nei nostri piccoli comuni che una logica perversa dei grandi numeri vuole spegnere per sempre»;
la forte denuncia del Coordinamento dei piccoli comuni italiani non è certo priva di logica atteso che non si può, contemporaneamente, asserire di voler difendere l'esistenza dei piccoli comuni ed eliminarne i servizi essenziali in ossequio a logiche meramente economicistiche, per di più muovendosi in irrimediabile rotta di collisione con la legge Realacci-Bocchino che, pur non ancora approvata dal Senato, tuttavia ha già avuto un voto plebiscitario da un ramo del Parlamento sicché è ragionevole supporre che essa sarà definitivamente approvata dal Senato della Repubblica con eguale amplissima maggioranza -:
se e quali iniziative intenda assumere nei confronti di Poste italiane spa per indurre la società a rinunciare al proposito di eliminare i servizi e gli uffici nei piccoli comuni italiani, anche in ragione delle normative già vigenti (legge sulla montagna) e delle normative in via di approvazione (legge Realacci-Bocchino) finalizzate alla salvaguardia delle piccole realtà amministrative locali. (3-02894)
(11 dicembre 2003).
FRIGATO e BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da giorni è apparsa sui principali organi di informazione la notizia che da parte di Poste Spa è in atto la riorganizzazione degli uffici postali sul territorio nazionale con la chiusura degli uffici nei piccoli centri fino a 500 nuclei familiari;
si tratterebbe di 5.000 uffici postali che verrebbero chiusi se dovesse essere vera tale notizia, con un danno enorme nei confronti degli abitanti di questi centri che spesso sono anziani;
il comune di Gaiba in provincia di Rovigo ha posto in essere immediata mobilitazione all'ipotesi in oggetto e centinaia di amministrazioni locali in tutta Italia stanno procedendo ad attivarsi in tal senso;
la finanziaria per il 2004 arreca inoltre tagli ai trasferimenti ai piccoli comuni che porteranno alla razionalizzazione di servizi che colpiranno le fasce deboli della società a partire da bambini e anziani;
l'ipotesi di chiusura avanzata contrasta con l'approvazione da parte della Camera dei Deputati all'unanimità del disegno di legge sulla valorizzazione dei piccoli comuni (AC 1174 e abb.) con meno di 5000 abitanti -:
quali iniziative il governo, in qualità di principale azionista delle Poste spa, intenda porre in essere affinché possa essere scongiurata la chiusura degli uffici postali nei piccoli comuni con meno di 500 nuclei familiari come nel caso di Gaiba assicurando la permanenza di un servizio essenziale. (3-03264)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2716).
MOLINARI e BURTONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
abbiamo appreso dagli organi di informazione che il ministero ha dichiarato «diseconomici» 5 mila uffici postali dei piccoli paesi che servono meno di 500 famiglie;
sarebbero diseconomici poiché il rapporto tra costi e incassi non copre i costi di gestione;
1.500 uffici postali sarebbero in rosso;
riteniamo grave l'ipotesi di chiusura di questi importanti presidi nei piccoli centri;
si rischia di penalizzare fasce disagiate di popolazione ed in particolare gli anziani -:
quali iniziative il Governo, che è anche azionista di maggioranza delle Poste spa, intenda adottare per sensibilizzare l'azienda sulla questione proposta, affinché si possa scongiurare la chiusura degli uffici postali nei piccoli centri al di sotto dei 5.000 abitanti, garantendo la funzionalità di un importante fondamentale servizio pubblico. (3-03265)
(19 aprile 2004)
(ex 5-2689)