TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 432 di Mercoledì 3 marzo 2004

MOZIONI SULLE INIZIATIVE PER FAVORIRE NUOVE TECNICHE ANALGESICHE DURANTE IL TRAVAGLIO

La Camera,
premesso che:
l'analgesia epidurale è una tecnica praticata durante il travaglio, con un alto grado di sicurezza per la madre e per il neonato e pienamente compatibile con il parto naturale: una tecnica capace di diminuire il dolore, esaltando, di conseguenza, gli aspetti positivi legati all'evento della nascita;
in Italia, secondo l'Istat, solo al 3,7 per cento delle partorienti viene praticata questa tecnica analgesica (che, al contrario, viene scelta fino al 60 per cento dei casi in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti);
è da notare che nel nostro Paese, invece, si è registrata una progressiva crescita dei parti cesarei, che dal 1998 al 2000 sono passati dal 31,4 per cento al 33,2 per cento, ponendoci al primo posto in Europa, molto al di sopra della soglia del 10-15 per cento indicata come ottimale dall'Organizzazione mondiale della sanità;
sulla base del piano sanitario nazionale, all'interno dei punti nascita, dovrebbero essere presenti l'anestesista, il ginecologo ed il pediatra, oltre che l'ostetrica in forma attiva: tuttavia, in molte realtà la carenza di personale sanitario specializzato, in particolare anestesisti e paramedici, rende difficile l'attuazione di metodiche di parto indolore;
il comitato nazionale per la bioetica, in data 30 marzo 2001, nel riconfermare che «la lotta al dolore (....) rientra nei compiti primari della medicina e della società», ha riconosciuto che «il diritto della partoriente di scegliere un'anestesia efficace dovrebbe essere incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza»;
gli esperti del settore, riuniti a Milano il 30 e 31 gennaio 2004 per un convegno internazionale degli istituti clinici di perfezionamento (clinica Mangiagalli e Ospedale dei bambini V. Buzzi), hanno individuato il primo ostacolo da rimuovere nella mancanza di qualunque finanziamento o rimborso per le aziende ospedaliere che offrono gratuitamente questa prestazione;
va ricordato, infatti, che, poiché queste tecniche non sono comprese nei livelli essenziali di assistenza, in molte regioni i raggruppamenti omogenei di diagnosi (diagnosis related groups) relativi al parto naturale non considerano i costi relativi all'assistenza necessaria per l'attuazione del parto con analgesia epidurale e ciò che si fa è sostanzialmente affidato alla buona volontà delle strutture e degli operatori;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative affinché l'analgesia epidurale in travaglio di parto sia inclusa fra le prestazioni garantite a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza;
a promuovere un'adeguata campagna informativa, con il coinvolgimento attivo delle regioni, rivolta al personale medico-sanitario, affinché la piena conoscenza dell'analgesia epidurale, con le conseguenze e le opportunità che presenta, venga diffusa presso tutte le donne in stato di gravidanza, per metterle in condizione di esercitare una scelta libera e responsabile.
(1-00316) «Magnolfi, Montecchi, Pollastrini, Abbondanzieri, Bimbi, Bolognesi, Burani Procaccini, Maura Cossutta, Alberta De Simone, Di Serio D'Antona, Licastro Scardino, Mazzuca Poggiolini, Paoletti Tangheroni, Zanella, Zanotti, Baldi, Cordoni, Trupia, Deiana, Moroni, Ottone, Turco, Sereni, Chiaromonte, Bianchi Clerici, Pisa, Melandri, Buffo, Sasso, Amici, Motta, Paola Mariani, Dorina Bianchi, Mazzoni, Lucidi, Cima, Capitelli, Grignaffini, Manzini, Bertolini, Finocchiaro, Pinotti».
(9 febbraio 2004)

La Camera,
premesso che:
il comitato nazionale per la bioetica nel marzo del 2001, nel riconfermare che «la lotta al dolore rientra nei compiti primari della medicina e della società», ha riconosciuto che «il diritto della partoriente di scegliere un'anestesia efficace rientra tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza»;
le tecniche di analgesia in ostetricia, siano esse epidurali (o peridurali) o combinate, come la cse (combined spinal epidural), più comunemente conosciute con il termine di «parto indolore», hanno oramai raggiunto dal punto di vista sia tecnico che farmacologico un livello di sicurezza tale da poter essere praticate come terapia di routine nell'assistenza al parto naturale, con lo scopo di ridurne drasticamente il dolore ed esaltare, di conseguenza, tutti gli aspetti positivi legati all'evento nascita;
tra le gestanti il parto indolore riscuote un gradimento sempre maggiore: risulta, infatti, che nelle strutture sanitarie o nei centri nascita dove si pratica il parto indolore il numero di donne che preferisce ricorrere a questa tecnica è sempre più in crescita e sempre più spesso donne in vista del parto scelgono il ricovero in strutture o centri che offrono la possibilità di effettuare il parto indolore, affrontando spesso disagi e costi;
in Italia, secondo l'Istat, solo al 3,7 per cento delle partorienti viene praticata questa tecnica analgesica, contro una percentuale intorno al 50 per cento della Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia ed una percentuale intorno al 60 per cento nei Paesi scandinavi;
sempre l'Istat riferisce che in Italia il ricorso al taglio cesareo è passato dall'11,2 per cento del 1980 al 27,9 per cento del 1996, fino al 30-33 per cento degli ultimi anni, con picchi al di sopra del 50 per cento registrati in alcune regioni del Centro-Sud del Paese. Una percentuale sempre troppo alta (che colloca l'Italia al primo posto in Europa per ricorso al taglio cesareo, evidenziando un'eccessiva medicalizzazione dell'evento parto), pur considerando che è ormai condivisa, dai ginecologi europei e mondiali, la non applicabilità agli standard occidentali della sog1ia del 10-15 per cento fissata a suo tempo dall'Organizzazione mondiale della sanità;
queste tecniche non sono comprese nei livelli essenziali di assistenza ed in molte regioni i raggruppamenti omogenei di diagnosi (diagnosis related groups) relativi al parto naturale non considerano i costi relativi all'assistenza necessaria per l'attuazione del parto indolore;
infatti, tutto quello che viene attualmente fatto nel settore pubblico è affidato alla buona volontà di alcune strutture sanitarie, alla sensibilità degli operatori oppure viene effettuato dal privato, con i relativi alti costi per le partorienti;
la bassa percentuale delle partorienti che ricorrono al parto indolore è legata anche alla carenza di personale sanitario specializzato (in particolare, anestesisti ed infermieri), oltre che ad un'insufficiente campagna informativa rivolta alle donne;

impegna il Governo:

ad adottare le iniziative più opportune affinché le tecniche di analgesia per l'espletamento del parto naturale vengano incluse fra le prestazioni garantite a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza;
a promuovere, anche presso le regioni, scelte di politica sanitaria che, sulla base di quanto previsto nel piano sanitario nazionale, garantiscano all'interno dei reparti di ostetricia o dei punti nascita gli spazi e le figure professionali necessarie per attuare il parto indolore, sia in regime di ricovero, sia in attività libero-professionale intramuraria;
a promuovere un'adeguata campagna formativa ed informativa, con il coinvolgimento attivo delle regioni, rivolta al personale medico sanitario, affinché la piena conoscenza delle tecniche di analgesia per il parto venga diffusa presso tutte le donne in gravidanza, per metterle in condizioni di esercitare una scelta libera e responsabile.
(1-00332) «Castellani, Giulio Conti, Gianni Mancuso, Porcu, Angela Napoli, Garnero Santanché, Franz, Ercole».
(1o marzo 2004)



MOZIONI SULLA LOTTA AI TUMORI AL SENO

La Camera,
premesso che:
il 5 giugno 2003 il Parlamento europeo ha adottato, per la prima volta per una malattia specifica, una risoluzione, elaborata dalla Commissione per i diritti della donna e le pari opportunità, che propone di fare della lotta contro il cancro al seno una priorità della politica sanitaria. La risoluzione invita gli Stati membri a migliorare la prevenzione, lo screening, la diagnosi, la cura e la fase successiva alla terapia, al fine di garantire in tutto il territorio europeo la massima qualità al riguardo e, inoltre, per creare, entro il 2008, le condizioni necessarie per una riduzione globale del 25 per cento della mortalità e la riduzione fino al 5 per cento della diversità nel tasso di sopravvivenza fra Stati membri, che attualmente è del 16 per cento e ciò è da ricondurre alla disparità per le donne europee nell'accesso alla diagnosi e alla cura;
il tumore al seno è il tumore più frequente nella popolazione femminile e rappresenta la seconda causa di morte per tumore. Nel nostro Paese è la prima causa di morte delle donne nella fascia d'età tra i 35 e i 44 anni, soprattutto nelle zone del Centro-Nord;
in Italia si stima che vivano più di 300.000 donne che hanno avuto una diagnosi di tumore al seno. Ogni anno tale patologia viene diagnosticata a 33.000 donne: nel 25 per cento circa dei casi si tratta di donne in età inferiore a 50 anni, nel 45 per cento di donne in età compresa tra 50 e 70, nel 30 per cento di donne di età maggiore a 70;
il carcinoma della mammella è una malattia molto complessa, le cui cause non sono state a tutt'oggi sufficientemente chiarite. Le donne nella cui famiglia si sono già verificati casi di cancro al seno hanno, di norma, un rischio maggiore, dovuto a ragioni genetiche, di sviluppare la malattia. Tuttavia, più dell'80 per cento delle pazienti cui viene diagnosticato un cancro al seno non hanno precedenti familiari in tal senso. Oggi si stima che il 5 per cento circa dei casi di carcinoma della mammella sia dovuto a predisposizione familiare;
nel 2000, in base ai dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, nell'Unione europea più di 216.000 donne hanno sviluppato un cancro al seno e i decessi sono stati 79.000;
l'articolo 32 della Costituzione italiana prevede che «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti». La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea riconosce ad ogni persona il diritto di accedere alla prevenzione sanitaria e di ricevere cure mediche;
ogni donna deve aver accesso ad uno screening, a cure e a una post-terapia di qualità, a prescindere dal luogo di residenza, dalla posizione sociale, dalla professione e dal livello di istruzione. È, altresì, necessario rimuovere gli ostacoli che attualmente esistono fra le regioni e fra gli ospedali della stessa città, in merito alla qualità delle cure fornite per il carcinoma della mammella, che ha come conseguenza il fatto che le possibilità di sopravvivenza delle donne variano notevolmente;
la ricerca dimostra che l'intervento più efficace per la prevenzione del cancro al seno o per la sua guarigione è rappresentato dalla diagnosi precoce e, quindi, molto dipende dallo stadio della malattia al momento della diagnosi, considerando, altresì, che il cancro al seno, se diagnosticato in uno stadio iniziale e trattato correttamente, può essere vinto nel 90 per cento dei casi;
il piano d'azione comunitario «L'Europa contro il cancro» ha dato importanti impulsi alla lotta contro il carcinoma della mammella e le linee guida europee di garanzia di qualità nello screening mammografico, messe a punto per la prima volta nel 1992, costituiscono un esempio particolarmente valido di norme di qualità e di prassi di eccellenza nel quadro della politica sanitaria europea;
secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, uno screening mammografico di qualità, ossia l'invito periodico rivolto alla popolazione femminile affinché si sottoponga spontaneamente a un test mammografico gratuito e ad ulteriori eventuali accertamenti, nel quadro di un programma regionale o nazionale sistematico, riferito alla popolazione, può ridurre anche del 35 per cento la mortalità per cancro al seno fra le donne di età compresa fra i 50 e i 69 anni e, in base a studi scientifici, la mortalità può essere ridotta del 20 per cento anche fra le donne di età compresa fra i 40 e 49 anni;
l'autoesame del seno da parte della donna fornisce un prezioso contributo alla conoscenza del proprio corpo, ma non può rappresentare un'alternativa alla diagnosi precoce mediante lo screening;
lo screening, la diagnosi, la cura e la post-terapia del cancro al seno dovrebbero essere effettuate esclusivamente da un'equipe medica specialistica interdisciplinare, poiché ciò può aumentare notevolmente le possibilità di sopravvivenza delle pazienti;
servizi di qualità in materia di carcinoma mammario si traducono in economie per il sistema sanitario, a medio e lungo termine, poiché consentono di evitare esami e trattamenti superflui e permettono di diagnosticare più tempestivamente un eventuale cancro al seno, il che riduce il numero di interventi e terapie postoperatorie onerosi;
è necessario assicurare alle pazienti una qualità di vita il più possibile elevata, poiché la terapia del cancro al seno comporta pesanti ripercussioni fisiche e psichiche;
le donne affette da carcinoma mammario devono essere adeguatamente informate dal medico curante in merito alla diagnosi e alla terapia ed essere coinvolte nelle decisioni sulle opzioni terapeutiche, con cognizione di causa circa gli effetti collaterali;

impegna il Governo:

a fare della lotta contro il cancro al seno una priorità della politica sanitaria e a sviluppare e attuare strategie efficaci per migliorare la prevenzione, lo screening, la diagnosi, la cura e la post-terapia del carcinoma della mammella, onde garantire in tutto il territorio nazionale la massima qualità al riguardo;
a porsi l'obiettivo, in accordo con la conferenza Stato-regioni, di individuare le modalità per l'attivazione di programmi, affinché la mortalità media per carcinoma della mammella possa essere ridotta sensibilmente;
a garantire a tutte le donne affette da carcinoma della mammella il diritto ad essere curate da un'équipe interdisciplinare;
a garantire a tutte le donne affette da questa patologia il diritto ad essere invitate, nell'ambito di un programma di screening adeguatamente pianificato e certificato, ad effettuare i controlli mammografici, secondo le linee guida approvate dal piano oncologico nazionale;
a sviluppare una rete capillare di centri di senologia certificati e interdisciplinari, che soddisfino standard di qualità ed efficacia delle cure;
a garantire un miglior coordinamento tra le attività di ricerca a livello nazionale e a livello europeo;
ad assicurare che gli interventi preventivi, diagnostici e di trattamento del cancro al seno si fondino sulla evidence-based medicine (medicina basata su prove di efficacia);
ad aumentare le risorse stanziate per la ricerca sia di base che applicata sul cancro, al fine di:
a) intensificare ulteriormente la ricerca sulle cause e le terapie;
b) favorire la trasformazione dei progressi realizzati dalla ricerca di base in applicazioni terapeutiche;
c) valutare l'efficacia di possibili ulteriori interventi di prevenzione primaria, di farmaco-prevenzione e di prevenzione secondaria;
d) migliorare la valutazione dell'efficacia delle terapie e della sicurezza dei risultati;
e) studiare ulteriormente i nessi tra carcinoma della mammella e potenziali fattori di rischio, come il tabacco, l'alimentazione, gli ormoni e lo stile di vita (peso ed attività fisica);
f) potenziare la ricerca in merito ai protocolli di cura per pazienti degenti e non degenti, affinché in futuro l'ospedalizzazione e il trattamento medico non siano più per le donne causa di inutile stress;
g) mettere a punto un metodo per la valutazione standardizzata del rischio per le donne con predisposizione familiare a sviluppare un carcinoma mammario;
ad attenersi alle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità e a porre in essere piani d'azione nazionali contro il cancro, coinvolgendo tutti i principali soggetti interessati;
a sviluppare ed aggiornare costantemente, sulla base di dati concreti, ulteriori linee guida in materia di screening, diagnosi, cura e post-terapia e ad istituire, in collaborazione con la conferenza Stato-regioni, un osservatorio nazionale per il cancro al seno, al fine di garantire il monitoraggio delle linee guida applicative su tutto il territorio nazionale;
a garantire, per quanto riguarda il benessere psichico e l'integrità fisica delle donne:
a) che a ogni donna sia comunicato il referto dell'esame entro pochi giorni, sia in caso di screening sia in caso di esami clinici, e che nessuna donna, cui viene diagnosticato un carcinoma mammario, debba attendere più di quattro settimane prima di iniziare la cura;
b) che a ogni donna sia offerta la possibilità, in casi giustificati dal punto di vista medico, di un intervento chirurgico conservativo, così da ridurre il numero di inutili amputazioni della mammella, e che la ricostruzione della mammella sia effettuata, per quanto possibile, con tessuto autologo e nel minor lasso di tempo possibile;
c) che ogni donna riceva prima dell'intervento una diagnosi certa (in particolare, mediante il ricorso a una biopsia il meno possibile invasiva);
d) che alle donne con protesi mammaria sia distribuito un «passaporto», in cui sono registrate le caratteristiche particolari delle protesi e la necessaria terapia postoperatoria;
e) che a ogni donna sia offerta la possibilità di accedere a una consulenza psicologica per superare le fasi più difficili del suo percorso di cura e che il personale sanitario sia adeguatamente formato per comprendere i bisogni della donna nella sua interezza;
a garantire il rimborso di presidi medici per quanto riguarda la post-terapia;
a diffondere specializzazioni, come la chirurgia mammaria, l'assistenza infermieristica a patologie mammarie o la psicologia oncologica, che hanno già dato buoni risultati in alcuni Stati dell'Unione europea, istituendo corrispondenti corsi di formazione e specializzazione;
ad incentivare l'istituzione di centri di consulenza medica e psicologica per le donne con una presunta predisposizione familiare a sviluppare il cancro al seno e ad offrire alle donne risultate positive all'esame un programma di screening rafforzato;
a varare una regolamentazione specifica sui diritti individuali delle pazienti volta a garantire:
a) il diritto a un'assistenza medica adeguata e qualificata da parte di personale medico in ambulatori e ospedali adeguatamente attrezzati e organizzati;
b) il diritto a un'informazione e ad una consulenza comprensibile, competente e adeguata da parte del medico prima, durante e dopo la terapia;
c) il diritto all'autodeterminazione dopo aver ricevuto un'informazione globale;
d) il diritto alla documentazione e alla consultazione sul trattamento subito;
e) il diritto alla riservatezza e alla protezione dei dati;
f) il diritto a presentare denuncia;
g) il diritto a un consulto in caso di diagnosi di cancro;
a coinvolgere le associazioni delle pazienti nelle decisioni di politica sanitaria più di quanto non avvenga oggi ed appoggiare adeguatamente il loro lavoro di volontariato e mutuo aiuto;
a raggruppare le attività d'informazione delle direzioni generali dei ministeri della salute, dell'istruzione, dell'università e della ricerca e per l'innovazione e le tecnologie e a dare un contributo per la realizzazione di un sito web comune dell'Unione europea sul cancro, nel quale cittadini/e e non addetti/e ai lavori possano trovare, al pari di medici e ricercatori, informazioni a vari livelli su questa malattia, a cura di ricercatori, associazioni mediche, associazioni di pazienti ed altri, a livello europeo e nazionale, redatte in un linguaggio facilmente comprensibile e in diverse lingue;
a sollecitare le regioni dell'obiettivo 1, date le notevoli differenze regionali in termini di accesso allo screening, alla diagnosi e al trattamento del carcinoma della mammella, a utilizzare maggiormente le risorse dei fondi strutturali per finanziare la creazione di strutture nel settore sanitario;
ad assicurare, nel programma di revisione dei raggruppamenti omogenei di diagnosi (D.R.G.), attenzione al problema della ricostruzione mammaria contestualmente all'intervento chirurgico.
(1-00260) «Bolognesi, Labate, Turco, Angela Napoli, Carlucci, Paoletti Tangheroni, Bindi, Maura Cossutta, Manzini, Burani Procaccini, Finocchiaro, Baldi, Zanotti, Garnero Santanché, Capitelli, Pollastrini, Melandri, Amici, Magnolfi, Zanella, Rocchi, Pistone, Sasso, Abbondanzieri, Pennacchi, Lucidi, Raffaella Mariani, Motta, Di Serio D'Antona, Buffo, Grignaffini, Cima, Cordoni, Chiaromonte, Trupia, Sereni».
(25 agosto 2003)

La Camera,
premesso che:
il tumore o meglio i tumori della mammella o del seno sono da molto tempo oggetto di studi di grande impegno scientifico, in considerazione del grande interesse medico e della notevole diffusione della malattia (ovviamente ci si riferisce al carcinoma della mammella, che in Italia è il tumore che si presenta con maggiore frequenza nel sesso femminile: in Italia se ne parla ormai come di una malattia sociale);
è bene sottolineare e ricordare che l'uomo non e' immune da tale patologia, ma che viene colpito con frequenza molto minore rispetto alla donna;
ciò chiarito, occorre prendere atto che il Parlamento europeo nel giugno del 2003 ha adottato una risoluzione che invita gli Stati membri a lottare contro tale patologia in modo sistematico e a farne una priorità progettuale, per sconfiggerla o comunque per limitarne la morbilità;
doverosamente si sottolinea come la classe medica italiana sia sempre stata molto attenta a questa patologia e all'educazione dalla donna, onde diagnosticarla precocemente, ma nonostante ciò è opportuno impegnarci al massimo affinché il contenuto della risoluzione votata dal Parlamento europeo venga realizzato;
è opportuno sottolineare come il cancro della mammella, nonostante la sua enorme pericolosità, offra al medico e al paziente molte possibilità per essere diagnosticabile con facilità e, quindi, per essere aggredito efficacemente con precocità, onde prevenire sia la sua diffusione locale che quella metastatica;
come per tutti gli altri tipi di cancro, anche la lotta contro questo tumore si basa sulla precocità della diagnosi possibile, sia con l'aiuto determinante del medico, sia con un meccanismo di autodifesa, che si basa, soprattutto, sulla autopalpazione della stessa malata (o malato);
dopo questa premessa, sono chiari l'essenzialità della prevenzione e come l'educazione sanitaria sia un passaggio fondamentale della prevenzione sanitaria, attuabile direttamente dalla donna come meccanismo di personale «autotutela»;
i dati ufficiali della situazione italiana affermano che oggi il carcinoma della mammella viene diagnosticato a 33 mila pazienti (in donne in età inferiore ai 50 anni nel 25 per cento dei casi, in donne comprese fra i 50 e i 70 anni nel 45 per cento dei casi e nel restante 30 per cento dei casi in donne in età superiore ai 70 anni) e affermano pure che esiste una certa «familiarità», cioè una predisposizione familiare (con incidenza valutata attorno al 5 per cento dei casi);
un'indagine statistica dell'Organizzazione mondiale della sanità afferma che nell'anno 2000 nel mondo ci sarebbero stati circa 80.000 morti per cancro della mammella, nonostante che la tecnologia diagnostica renda piuttosto facile pervenire alla diagnosi della malattia e alla sua cura in tempi precoci utili per ottenere la guarigione;
in Italia il sistema sanitario nazionale assicura già da tempo ogni forma di tutela gratuita per la salute della donna, in particolare per il carcinoma mammario (sia per la cura, sia per la diagnosi, sia per la terapia che per la riabilitazione), ma è, altresì, opportuno sottolineare (e su questo punto è opportuno essere chiari) che le malattie definite di carattere «sociale» hanno bisogno di essere affrontate, se non aggredite, in modo organico e globale in tutto in territorio nazionale, con campagne di informazione e di screening di massa a cura delle aziende sanitarie locali;
la risoluzione del Parlamento europeo insiste giustamente su questo punto, proprio per dare vita a programmi organicamente efficaci in tutto l'ambito europeo;
fino ad oggi, le campagne di screening di massa per individuare precocemente il cancro della mammella, come altri tipi di tumore, sono state condotte senza continuità e spesso senza una seria programmazione nazionale, per iniziativa di singole regioni o di singole aziende sanitarie locali;
oggi bisogna dare continuità a questa metodica, perché se è vero che il tumore sarà sconfitto dalla ricerca scientifica, è altresì vero che la prevenzione e la cura appropriata, insieme alle diagnosi precoci, possono limitarne notevolmente i danni e salvare la vita a tanti malati;
attualmente in Italia vi sono molti servizi ospedalieri che sono specificatamente dediti alla cura delle malattie del seno e, quindi, è da rilevare come la sanità italiana non parta dall'«anno zero», come apparirebbe da alcune note di altra parte che trattano questo problema, ma è, comunque, opportuno fare di più e meglio di quanto già in Italia si stia facendo;
proprio per questi motivi, sottolineando come in Italia il carcinoma della mammella venga curato con tutti i sistemi all'avanguardia nel mondo, è opportuno aggiungere elementi di una buona educazione sanitaria, compresa una particolare attenzione agli effetti psicologici che il cancro del seno provoca nella donna, sia prima che in fase post-operatoria, anche per motivi di natura estetica;

impegna il Governo:

a considerare la lotta contro il cancro della mammella come impegno prioritario dell'azione strategica del nostro servizio sanitario nazionale, comprendendovi:
a) la prevenzione;
b) la diagnosi;
c) la cura;
d) gli screening di massa;
e) la terapia post-operatoria;
f) l'educazione sanitaria;
g) l'assistenza psicologica post-operatoria;
h) la garanzia della ricostruzione plastica dell'organo a spese del servizio sanitario nazionale;
i) l'organizzazione in tutte le aziende sanitarie locali, ove ne esistessero di carenti , di centri e servizi di senologia, specializzati nella lotta contro questa patologia;
l) la programmazione di progetti fra le regioni e il ministero della salute per garantire equità dl trattamento ai malatiin tutta Italia, in linea con i livelli essenziali di assistenza;
m) l'incremento di finanziamenti per la ricerca scientifica, in linea con il piano oncologico nazionale (nuovi farmaci, nuove tecnologie strumentali di diagnosi, predisposizione familiare, protocolli diagnostico-terapeutici);
n) l'informazione corretta e psicologicamente attenta relativamente alla comunicazione della diagnosi al malato;
o) l'informazione precoce nelle scuole e nei luoghi di aggregazione sociale (centri giovanili, luoghi di lavoro, centri di aggregazione sportiva).
(1-00331) «Giulio Conti, Anedda, Airaghi, Alboni, Amoruso, Armani, Arrighi, Ascierto, Bellotti, Benedetti Valentini, Bocchino, Bornacin, Briguglio, Buontempo, Butti, Canelli, Cannella, Cardiello, Carrara, Caruso, Castellani, Catanoso, Cirielli, Cola, Giorgio Conte, Coronella, Cristaldi, Delmastro delle Vedove, Fasano, Fatuzzo, Fiori, Foti, Fragalà, Franz, Gallo, Gamba, Geraci, Ghiglia, Alberto Giorgetti, Gironda Veraldi, La Grua, La Russa, La Starza, Lamorte, Landi di Chiavenna, Landolfi, Leo, Lisi, Lo Presti, Losurdo, Maceratini, Maggi, Malgieri, Gianni Mancuso, Luigi Martini, Mazzocchi, Menia, Meroi, Messa, Migliori, Angela Napoli, Nespoli, Onnis, Paolone, Patarino, Antonio Pepe, Pezzella, Porcu, Raisi, Ramponi, Riccio, Ronchi, Rositani, Saglia, Saia, Garnero Santanchè, Scalia, Selva, Strano, Taglialatela, Trantino, Villani Miglietta, Zaccheo, Zacchera».
(1o marzo 2004)

La Camera,
premesso che:
nei Paesi industrializzati, il carcinoma mammario è, per incidenza e mortalità, al primo posto tra i tumori maligni della popolazione femminile;
anche nel nostro Paese, il tumore alla mammella rappresenta la prima causa di morte per le donne tra i 35 e i 44 anni, la seconda per le donne oltre i 55 anni;
il 5 giugno 2003 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che invita gli Stati membri ad adottare specifiche misure di promozione della prevenzione e dello screening e di miglioramento della diagnosi, della cura e dell'assistenza post-terapeutica, che consentano di raggiungere entro il 2008 una riduzione globale del 25 per cento della mortalità per tumore al seno ed una riduzione del 5 per cento delle differenze nei tassi di sopravvivenza tra i singoli Stati membri;
in relazione alla patologie oncologiche, il piano sanitario nazionale 2003-2005 individua come strategie di intervento la diffusione della diagnosi precoce, la valorizzazione dell'ospedalizzazione a domicilio, la creazione di strutture ospedaliere specializzate nel settore, la promozione della ricerca sia di base che finalizzata;
in relazione al tumore al seno, si ritiene che lo strumento più rilevante ai fini della riduzione del tasso di mortalità sia quello della prevenzione, con particolare riguardo all'attivazione di sistemi di screening capillare sul territorio:
anche se alcune regioni hanno già assunto specifiche iniziative sul tema, prevedendo, in particolare, la diffusione delle pratiche di screening attraverso il coinvolgimento capillare delle donne nei protocolli di prevenzione e di diagnosi precoce, è opportuno che tali protocolli siano attivati in maniera uniforme sull'intero territorio nazionale;
il problema del consolidamento degli interventi per lo screening del cancro alla mammella è già stato oggetto di un apposito intervento emendativo, approvato al Senato della Repubblica nel corso del dibattito sul decreto legge n. 10 del 2004, che prevede di destinare 10 milioni di euro per l'anno 2004, 20 milioni e-975 mila euro per l'anno 2005 e 21 milioni di euro per l'anno 2006 per l'attivazione di un programma di prevenzione secondaria dei tumori, destinato a garantire anche il consolidamento degli interventi già in atto per lo screening del cancro della mammella;
oltre al consolidamento degli interventi di screening, si ritiene che la prevenzione si fondi anche sulla promozione di una nuova educazione sanitaria alle donne sull'importanza dell'adozione di stili di vita sanitari e dell'auto-diagnosi, ai fini della prevenzione del cancro alla mammella;
al di là della prevenzione, è opportuno intervenire anche sul versante della ricerca, al fine di promuovere la predisposizione di nuovi protocolli diagnostico-terapeutici e di nuovi medicinali;
anche se questa maggioranza ha già provveduto ad aumentare gli stanziamenti per la ricerca nel settore oncologico, si ritiene opportuno prevedere appositi percorsi di ricerca nel settore del cancro alla mammella;
sul versante della valorizzazione dell'ospedalizzazione a domicilio e della creazione di strutture ospedaliere specializzate nel settore, si ritiene che spetti alle regioni, in armonia con le disposizioni del piano nazionale, provvedere ai relativi interventi;

impegna il Governo

a considerare la lotta contro il cancro come impegno prioritario dell'azione strategica del nostro servizio sanitario nazionale, comprendendovi:
a) la necessità di stanziare nuove risorse per la prevenzione e lo screening di massa, al fine di garantire livelli omogenei di prevenzione secondaria dei tumori alla mammella a tutti gli assistiti;
b) la predisposizione di campagne informative ed educative, finalizzate a diffondere una nuova cultura di prevenzione e di auto-diagnosi tra le donne;
c) la programmazione di progetti integrati tra le regioni ed il ministero della salute per garantire l'uniforme erogazione sul territorio nazionale dei livelli essenziali di assistenza connessi al cancro alla mammella;
d) la promozione di nuovi finanziamenti alla ricerca scientifica, in linea con il piano oncologico nazionale (nuovi farmaci, nuove tecnologie strumentali di diagnosi, predisposizione familiare, protocolli diagnostico-terapeutici);
ad attivarsi affinché, nel rispetto dell'autonomia regionale, gli interventi regionali di attuazione degli obiettivi del piano sanitario nazionale 2003-2005 sulla valorizzazione dell'ospedalizzazione a domicilio e la creazione di strutture ospedaliere specializzate nel settore oncologico includano specifici protocolli di assistenza a favore delle donne affette da tumore alla mammella.
(1-00333) «Cè, Ercole, Francesca Martini».
(1o marzo 2004)



INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

ANEDDA, AIRAGHI, ALBONI, AMORUSO, ARMANI, ARRIGHI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BORNACIN, BRIGUGLIO, BUONTEMPO, BUTTI, CANELLI, CANNELLA, CARDIELLO, CARRARA, CARUSO, CASTELLANI, CATANOSO, CIRIELLI, COLA, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, CORONELLA, CRISTALDI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, FRANZ, GALLO, GAMBA, GERACI, GHIGLIA, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA GRUA, LA RUSSA, LA STARZA, LAMORTE, LANDI DI CHIAVENNA, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MACERATINI, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MEROI, MESSA, MIGLIORI, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, ONNIS, PAOLONE, PATARINO, ANTONIO PEPE, PEZZELLA, PORCU, RAISI, RAMPONI, RICCIO, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SAIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 1o marzo 2004 è cominciato a Genova il processo a ventisei manifestanti, identificati dopo un anno e mezzo di indagini, non ricondotti con certezza all'area dei black bloc, ma resisi protagonisti di atti vandalici in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova nel luglio 2001, quando la città fu oggetto di attacchi con bottiglie molotov, di incendi appiccati ovunque, di aggressioni e saccheggi, che lasciarono attoniti gli italiani ed ebbero gravissime ripercussioni sull'immagine del nostro Paese a livello internazionale;
gli imputati di questo processo dovranno rispondere di reati che vanno dalla devastazione al saccheggio, alla resistenza aggravata a pubblico ufficiale, al porto ed alla detenzione di materiale esplodente, al furto aggravato e continuato ed alle lesioni gravi;
il comune di Genova si è costituito parte civile, determinando una grave frattura all'interno del consiglio comunale;
in occasione dell'apertura del processo a Genova si sono radunati circa duemila manifestanti appartenenti alle varie anime dei movimenti no global, promotori di diversi cortei, mentre per garantire lo svolgimento regolare delle udienze è stato addirittura previsto un numero chiuso per l'accesso all'aula del tribunale -:
se ritenga che le misure di sicurezza adottate siano sufficienti a garantire il regolare svolgimento del processo e di eventuali successivi che abbiano per oggetto i gravissimi fatti accaduti a Genova nell'estate del 2001, al fine di garantire la sicurezza nella città, e se sia a conoscenza di quanti danni alla proprietà pubblica e privata avvenuti in occasione del G8 siano stati quantificati. (3-03125)
(2 marzo 2004)

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha sottoscritto un protocollo d'intesa - della durata di due anni - con il ministero dell'interno, che prevede l'istituzione di un comitato tecnico-scientifico il cui compito sarebbe quello di programmare, progettare e gestire iniziative volte a diffondere la «cultura della legalità» nelle scuole, con lo scopo di prevenire la dispersione scolastica e «il disagio giovanile»;
il protocollo d'intesa si inserirebbe nelle azioni del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca volte ad arginare l'alto tasso di dispersione scolastica che si registra in Italia: infatti, da dati relativi alla dispersione scolastica, uno studente su quattro non arriva a concludere la scuola superiore e gli abbandoni sono più numerosi al Sud;
i due dicasteri si impegnano, con la firma del protocollo citato, a collaborare nell'ambito degli interventi previsti dai programmi operativi nazionali «sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno» e «la scuola per lo sviluppo»;
nel programma di collaborazione tra i due ministeri, è prevista la costituzione di «centri per la prevenzione ed il recupero della dispersione scolastica e del disagio giovanile», finalizzati a ridurre fenomeni di criminalità nel Sud, operando, di fatto, a parere dell'interrogante, un preoccupante parallelismo tra abbandono scolastico, emarginazione sociale, illegalità e disagio;
l'Italia è tra gli ultimi Paesi in Europa rispetto al numero degli abbandoni scolastici e siamo molto lontani dal raggiungere l'obiettivo stabilito col patto di Lisbona di ridurre il tasso dell'abbandono scolastico al 10 per cento;
in base a dati statistici, negli anni scorsi, grazie all'innalzamento dell'obbligo scolastico e all'obbligatorietà dell'iscrizione alle scuole superiori, hanno continuato gli studi un maggior numero di ragazzi e ragazze, che, finita la terza media, si sono iscritti alle superiori e hanno proseguito gli studi;
l'abbassamento dell'obbligo scolastico e la previsione del diritto-dovere che può essere espletato anche nella formazione professionale ha, al contrario, già fatto registrare in alcune regioni un aumento del tasso di abbandono nelle scuole superiori, a fronte di una maggiore scelta delle scuole professionali;
nonostante manchi ancora la definizione degli standard nazionali per le scuole dell'istruzione e formazione professionale, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha già firmato protocolli d'intesa in materia con alcune regioni -:
quale sia il contenuto del protocollo, quali iniziative esso preveda in concreto, per quali motivazioni si intervenga in materia di disagio sociale di concerto con il ministero dell'interno, quali siano le ragioni per cui si inserisce un programma di intervento sulla dispersione scolastica in progetti rivolti soltanto ad una determinata zona del Paese, concentrando gli interventi esclusivamente sulla prevenzione della criminalità giovanile, e quali ulteriori iniziative intenda assumere il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per prevenire la dispersione scolastica. (3-03126)
(2 marzo 2004)

CARBONELLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Brindisi, come risaputo, è stata dichiarata area di rischio ambientale;
è, altresì, noto che in tale territorio insiste uno dei più grandi poli energetici del Paese (oltre 5000 megawatt);
nel porto di Brindisi, inoltre, sono ubicati depositi di gasolio di rilevanti dimensioni, per l'approvvigionamento di navi della marina militare, peraltro, in procinto di essere ricollocati presso la zona portuale denominata «Capobianco»;
nell'area citata, infine, il Governo ha autorizzato la società inglese British-Gas a realizzare un grande impianto di rigassificazione, che è al centro di forti polemiche locali;
da recenti articoli di stampa, ma soprattutto da alcune ipotesi avanzate dal notaio Michele Errico, ex sindaco di Brindisi, notoriamente impegnato sui temi di carattere ambientale, è stata paventata l'eventualità della costruzione, sempre in quell'area, di un deposito di materiale nucleare, per il rifornimento di sottomarini e navi della Nato;
a fronte di tale situazione è opportuno far rilevare il crescente allarme, che si è determinato nella popolazione brindisina -:
se quanto esposto corrisponda al vero e, in caso affermativo, se non intenda fornire un'utile, dovuta e dettagliata informazione per tranquillizzare la comunità interessata, nonché attivarsi onde evitare ulteriori rischi, in termini di sicurezza, ad un territorio di per sé già gravido di seri problemi. (3-03127)
(2 marzo 2004)

VOLONTÈ, EMERENZIO BARBIERI e D'AGRÒ. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
sono ancora migliaia le famiglia del Veneto e dell'Emilia Romagna rimaste senza energia elettrica e senza riscaldamento a seguito delle nevicate dei giorni scorsi;
nella province di Padova e Rovigo oltre undicimila utenze erano fuori uso, mentre nel ferrarese gli impianti rimasti senza elettricità erano ancora ieri oltre novemila;
quali siano le cause che non hanno consentito il ripristino dell'energia a quattro giorni dalle nevicate che hanno interessato principalmente le regioni Veneto ed Emilia Romagna e come intenda far fronte ai disagi causati dall'incapacità dell'Enel o delle aziende appaltatrici di fronteggiare questo tipo di emergenze, tenuto conto che sono previste nuove nevicate nei prossimi giorni. (3-03128)
(2 marzo 2004)

VIOLANTE, DUCA, RAFFALDINI, BERSANI, INNOCENTI, RUZZANTE, AGOSTINI, MUSSI, ADDUCE, ALBONETTI, DE LUCA, MAZZARELLO, PANATTONI, ROGNONI, SUSINI, TIDEI, TOCCI, MELANDRI, LEONI, AMICI, RUGGHIA, FUMAGALLI, GRANDI, SCIACCA, QUARTIANI, TOLOTTI e CAPITELLI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 5 marzo 2004 le organizzazioni sindacali dei lavoratori Alitalia effettueranno lo sciopero contro il piano industriale 2003-2005 Alitalia, trasmesso per parere dal Governo alle competenti Commissioni della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, unitamente al progetto di privatizzazione della società;
sui due piani tutte le organizzazioni sindacali e professionali della categoria hanno già espresso, come le forze politiche di centrosinistra e alcuni parlamentari di maggioranza, un giudizio severo e critiche argomentate e pregnanti;
i rappresentanti del Governo hanno persino disertato i lavori della IX Commissione della Camera dei deputati, impedendo così il prosieguo della discussione; che riguarda il futuro di 20 mila lavoratori e lavoratrici e delle loro famiglie;
il piano industriale prevede un'Alitalia più piccola, 2700 esuberi, senza alcuna misura di ammortizzazione sociale e il Governo e la maggioranza hanno respinto numerose proposte emendative predisposte dai gruppi parlamentari del centrosinistra, anche in occasione della legge finanziaria per il 2004 tesi ad estendere al settore del trasporto aereo gli ammortizzatori sociali;
la confusione governativa e le dichiarazioni del Ministro interrogato, che aumenta a 4 mila il numero degli esuberi, determinano una confusione indecente sul futuro della compagnia, esposta all'acquisizione di non meglio precisate cordate imprenditoriali vicine a uomini del Governo, mentre l'Alitalia negli ultimi due anni, per la prima volta dalla sua costituzione, è scesa sotto al 50 per cento del trasporto nazionale -:
se intenda finalmente attivare una reale concertazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, premettendo misure di sostegno al reddito e gli ammortizzatori sociali per il settore del trasporto aereo, onorando gli impegni finanziari nei confronti di Alitalia spa per 160 milioni di euro nel 2002 e 160 milioni di euro nel 2003, nonché di 60 milioni di euro per gli extra costi assicurativi seguenti ai nefasti eventi dell'11 settembre 2001, somme che, una volta erogate, toglierebbero Alitalia spa dalla pressante carenza di liquidità, e se intenda modificare il piano di privatizzazione e il piano d'impresa per sviluppare alleanze da subito nel trasporto domestico e per un nuovo piano di sviluppo almeno decennale che sia imperniato su investimenti in nuovi aerei, nuovi collegamenti e per lo sviluppo di un vettore globale in grado di realizzare alleanze in modo paritario sul piano europeo e internazionale. (3-03129)
(2 marzo 2004)

CÈ, GUIDO GIUSEPPE ROSSI, DARIO GALLI, LUCIANO DUSSIN, BALLAMAN, BIANCHI CLERICI, BRICOLO, CAPARINI, DIDONÈ, GUIDO DUSSIN, ERCOLE, FONTANINI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, LUSSANA, FRANCESCA MARTINI, PAGLIARINI, PAROLO, POLLEDRI, RIZZI, RODEGHIERO, SERGIO ROSSI, STUCCHI e VASCON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
le intense nevicate del 28 e 29 febbraio 2004 hanno provocato la paralisi delle autostrade del Centro-Nord, arrecando forti disagi agli automobilisti in viaggio;
all'indomani della paralisi sono dilagate le polemiche tra i soggetti che avrebbero dovuto garantire la sicurezza e assicurare la viabilità e si sono registrate discussioni sui possibili rimedi da mettere urgentemente in atto per evitare il ripetersi di simili blocchi del traffico autostradale, per garantire un migliore meccanismo di intervento e per stabilire un migliore coordinamento delle informazioni;
in particolare, la protezione civile ha convocato un vertice a Palazzo Chigi, con il capo del dipartimento della protezione civile e i rappresentanti di Autostrade, Ferrovie, Anas, Enac, Enel, regioni ed enti locali, Polstrada e carabinieri, per discutere sui disagi alla circolazione;
la Commissione ambiente della Camera dei deputati ha urgentemente convocato in audizione, per mercoledì 3 marzo 2004, i rappresentanti della protezione civile, allo scopo di accertare le responsabilità dei gravi disagi provocati alla popolazione a causa del maltempo dei giorni scorsi;
da quanto apparso sui mass media, la situazione è risultata aggravata dalla mancata diffusione di informazioni precise tra gli automobilisti che accedevano alle autostrade, dalla carenza dei soccorsi, anche elementari, alla popolazione rimasta bloccata per ore sulle carreggiate autostradali, nonché dalla mancata predisposizione tempestiva del blocco dei mezzi pesanti e degli articolati;
il servizio di informazione Isoradio, il programma nato dalla collaborazione tra Rai e Autostrade per informare costantemente chi viaggia sulle condizioni di viabilità, sembra che addirittura abbia diffuso notizie insufficienti e tardive mentre era in atto una vera paralisi del traffico, con lunghe code chilometriche anche per cinque ore di fermo degli autoveicoli;
il responsabile della protezione civile, Guido Bertolaso, a margine della riunione operativa tenutasi a Roma il 1o marzo 2004 con tutti i soggetti interessati (rappresentanti di Autostrade, Ferrovie, Anas, Enac, Enel, regioni ed enti locali, Polstrada e carabinieri) allo scopo di accertare le responsabilità di quanto accaduto, ha suggerito di prevedere, sulle autostrade ed in caso di neve, l'obbligo di tenere a bordo le catene e di sanzionare la violazione di tale obbligo con la perdita di punti sulla patente;
nel caso in cui si ritenesse necessario intervenire in merito a quanto affermato dal responsabile della protezione civile, sarebbe opportuno escludere dall'eventuale obbligo di tenere le catene a bordo i conducenti di veicoli con quattro ruote motrici e con pneumatici da neve -:
quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato perché siano appurate eventuali responsabilità della società Autostrade in ordine alla mancata diffusione di segnalazioni e informazioni tra gli automobilisti e alle condizioni effettive della viabilità, nonché in ordine alle carenze registrate dai mezzi di emergenza nel garantire i dovuti soccorsi ai cittadini coinvolti. (3-03130)
(2 marzo 2004)

RIZZO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
le ultime rilevazioni Istat denunciano che nel nostro Paese vi è stato un pesante surriscaldamento dei prezzi al consumo, che ha sensibilmente eroso il potere di acquisto dei consumatori;
in nessun Paese europeo l'ingresso della nuova valuta ha comportato quel vertiginoso aumento dei prezzi a cui si è accompagnata la stagnazione dell'economia, merito della politica attenta dei rispettivi Governi, che hanno adottato misure di controllo adeguate prima che le speculazioni potessero verificarsi;
sono sempre più numerose le manifestazioni spontanee di protesta da parte di cittadini che assistono quotidianamente, oramai, alla perdita del potere di acquisto del reddito, che si traduce nell'inevitabile peggioramento delle loro condizioni di vita;
il Governo italiano, secondo l'interrogante, ha colpevolmente sottovalutato le conseguenze legate all'introduzione dell'euro, non essendo intervenuto nella fase del changeover con misure di carattere politico ed amministrativo per frenare la crescita dei prezzi dei beni di prima necessità o dei cosiddetti «prezzi regolamentati», come le tariffe di trasporto e degli altri servizi di pubblica utilità, in nome di un laissez faire e laissez passer di maniera ed ideologicamente mascherato dai principi del liberismo, che nulla ha a che fare con una seria politica liberale, che dovrebbe perseguire, invece, uno sviluppo armonioso e sistematico di tutti i settori dell'economia e di tutte le aree professionali impegnate nel processo produttivo;
per facilitare il passaggio alla nuova moneta unica il Governo italiano nel 1997 istituì a livello centrale, in seno all'allora ministero del tesoro, il comitato per l'euro, articolato anche a livello periferico presso ciascuna prefettura, con il compito di coordinare le iniziative e le problematiche connesse all'introduzione dell'euro nel sistema economico e nell'ordinamento giuridico, il cui operato è fermo al 31 luglio 2002;
la maggioranza non ha finora ritenuto opportuna l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sul carovita;
nel giugno del 2003 il Governo ha istituito un comitato tecnico noto come «osservatorio dei prezzi», che avrebbe dovuto fornire ai consumatori una serie di informazioni legate all'andamento dei prezzi e, inoltre, avrebbe dovuto promuovere forme di consultazione permanente con i rappresentanti delle varie categorie economiche interessate, allo scopo di prevenire e gestire situazioni anomale legate all'eccessivo aumento dei prezzi;
è di questi giorni la notizia che il Governo ha deciso di correre ai ripari, predisponendo un piano machiavellico contro il carovita incentrato sull'ipotesi di introdurre una nuova tassa, la cosiddetta tax incom policy, da irrogare a quei commercianti che hanno ingiustificatamente rialzato i prezzi, al solo fine - secondo l'interrogante - di indurre quegli imprenditori colpevoli ad aderire al concordato preventivo, avvalendosi in ciò dell'operato della guardia di finanza in un settore, quello annonario, la cui competenza spetta alla polizia municipale -:
a fronte di quello che per l'interrogante è un colpevole atteggiamento omissivo fino ad oggi tenuto dal Governo sul versante del controllo dei prezzi, se non ritenga improrogabile l'istituzione di una authority governativa che indaghi sulle responsabilità ed individui le colpe di coloro che si sono indebitamente arricchiti sulle spalle di milioni di consumatori all'indomani dell'ingresso della nuova valuta nei nostri mercati. (3-03131)
(2 marzo 2004)

COSSIGA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Repubblica del 24 febbraio 2004 ha pubblicato un articolo con il quale si dà notizia che l'imminente campagna elettorale promossa da Di Pietro ed Occhetto, nella veste di leader di «Italia dei Valori», potrà contare sul sostegno di un'«associazione di carabinieri»;
in tale articolo si precisa che detta associazione, secondo il comando generale dell'Arma, non rappresenta i carabinieri -:
se intenda intervenire affinché sia fatta chiarezza sulla vicenda riportata dall'articolo e, in particolare, affinché sia precisato quale ruolo rivesta il maresciallo Pallotta, citato nell'articolo, il quale, a detta del giornalista, «non può più essere il segretario di Unarma», ma «è il fondatore della rivista». (3-03132)
(2 marzo 2004)