TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 429 di Giovedì 26 febbraio 2004

MOZIONI SULLA DESTINAZIONE DELLA BASE MILITARE STATUNITENSE NELL'ARCIPELAGO DELLA MADDALENA

La Camera,
premesso che:
nel novembre 2003 si è avuta notizia dell'incidente ad un sottomarino nucleare statunitense, che, pare a causa di un'erronea manovra, la mattina del 25 ottobre 2003 si è andato ad incagliare sui fondali rocciosi in prossimità dell'isola di Caprera. In ragione della gravità dell'episodio, è stato rimosso non solo il capitano del sottomarino, ma lo stesso commodoro della squadriglia sottomarini 22, ossia il numero uno della base della Maddalena;
in precedenza i più diffusi quotidiani della Sardegna avevano dato notizia della decisione del comitato organizzatore della Coppa America di vela di escludere la località di Porto Cervo dall'elenco delle possibili sedi di svolgimento delle gare veliche, in seguito a pressioni del comando della marina militare degli Stati Uniti di stanza a La Maddalena, motivate da ragioni di sicurezza;
negli stessi giorni il comando militare americano ha illustrato, in una conferenza stampa tenuta sempre a La Maddalena, la richiesta di un massiccio intervento edificatorio per 33.430 metri cubi nelle località di Vena longa e di Vigna grande, nel territorio comunale della Maddalena;
la marina americana è già presente nell'isola della Maddalena ed in quella vicina di Santo Stefano con quattro insediamenti, che sviluppano la volumetria di 11.350 metri cubi;
i dati esposti provengono dalla comunicazione fornita in sede di conferenza stampa dal quartier generale di Napoli della N.s.a. (Naval support activity);
risulta, inoltre, dalle note di stampa innanzi richiamate e da atti di sindacato ispettivo presentati da parlamentari e da consiglieri del centrosinistra del consiglio regionale della Sardegna che:
a) è ormai prossima la chiusura dell'arsenale militare della Maddalena, che comporterà la perdita di 200 posti di lavoro;
b) il ministero della difesa ha deciso di procedere nel piano di riconversione industriale dell'area dell'arsenale militare, presentato nel luglio 2003 ed affidato all'agenzia industria e difesa, con l'impiego di sole 65 unità lavorative, e di cedere parte della struttura militare (l'arsenale ovest e le strutture delle ex caserme Favarelle e Sauro) alla marina militare americana;
c) la marina militare americana intende trasformare il proprio insediamento nelle isole della Maddalena e di Santo Stefano da punto di appoggio in una vera e propria base di appoggio, con gravi conseguenze per le popolazioni residenti e con gravi danni alla fruibilità del Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena;
d) non vi è, o almeno non è conosciuto, alcun pian di emergenza per la protezione e la salvaguardia della popolazione civile della Maddalena: si tratta di oltre 12.000 persone residenti, alle quali si aggiungono circa trentamila villeggianti nella stagione estiva, e circa 5.000 persone del personale civile e militare, che opera nella base militare americana, che dispone di strutture e di fabbricati nell'isola della Maddalena, nella nave appoggio, nei sommergibili a propulsione nucleare all'ancora nell'isola di Santo Stefano, nei depositi e nell'arsenale ivi realizzati;

impegna il Governo:

a fornire le più immediate rassicurazioni circa la futura destinazione delle aree e delle strutture già esistenti nell'arcipelago della Maddalena, provvedendo in particolare a:
a) contrastare ed impedire la realizzazione del progetto edificatorio presentato dal comando militare americano nelle isole della Maddalena e di Santo Stefano;
b) mantenere i livelli occupazionali già garantiti al personale civile dell'arsenale militare, anche nell'attuazione del progetto di riconversione presentato nel luglio 2003;
c) assicurare la piena fruibilità e conservazione paesaggistico-naturale del Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena;
d) approntare o rendere noto, se esistente, il piano di emergenza per la salvaguardia e la tutela delle persone residenti nell'arcipelago della Maddalena;
e) proporre all'autorità militare americana un'altra località da destinare a punto di appoggio, con caratteristiche tali da evitare pericoli per la popolazione e per l'ambiente.
(1-00294) «Violante, Carboni, Cabras, Maurandi, Folena, Minniti, Ruzzante».
(19 novembre 2003)

La Camera,
premesso che:
la Sardegna è da tempo segnata da un impressionante fardello di servitù militari, che trovano un'emblematica e quanto mai significativa espressione nei 24 mila ettari di territorio destinato alle attività militari, che negli ultimi anni, soprattutto in concomitanza con il coinvolgimento del nostro Paese nelle nuove strategie di guerra dell'occidente, hanno conosciuto un significativo consolidamento;
un assetto del territorio così strettamente connesso alla funzione e funzionalità militare ha evidenti ricadute sulla vita delle popolazioni dell'isola in termini di sicurezza della vita e salvaguardia della salute, oltre che per tutto ciò che riguarda gli equilibri ambientali e la sfera della sovranità popolare e della democrazia;
nei territori che ospitano gli insediamenti militari, sia italiani che di forze internazionali, si registra da tempo un'elevata incidenza di tumori tra la popolazione, in particolare tumori al sistema emolinfatico e alla tiroide, in una percentuale che va decisamente oltre la norma statistica, il 200 per cento in più della media nazionale;
nell'isola della Maddalena-Santo Stefano, il punto di approdo per una nave appoggio della Us Navy per sommergibili di attacco, in seguito ad una modifica apportata l'11 agosto 1972 all'accordo bilaterale fra la Repubblica italiana e gli Stati Uniti del 1954, relativo ad infrastrutture bilaterali, e all'intreccio di continui memorandum e di accordi dentro gli accordi, costituisce una struttura anomala, avulsa da qualsiasi contesto di compartecipazione di interesse bilaterale, in cui tutti gli elementi di sicurezza ecologico-sanitaria, i rapporti istituzionali, le regole urbanistiche e la compatibilità con il Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena restano assolutamente in secondo piano rispetto alla priorità della Us Navy;
il Ministro Martino, con una nota ministeriale del 30 settembre 2003, ha deciso, avvalendosi della facoltà prevista dall'articolo 3 della legge n. 898 del 1976, di avallare il progetto statunitense di «migliorie infrastrutturali» che, sottoposto al parere del comitato paritetico regionale sulle servitù militari, era stato respinto, presentando il complesso dei lavori esposti nel progetto come urgenti, indispensabili e indifferibili, in particolare per gli aspetti riguardanti la sicurezza del personale della base. In questo modo il progetto della Us Navy, sommario ma molto esplicito, che trasforma il punto d'approdo per nave appoggio per sommergibili d'attacco, secondo il titolo dell'accordo segreto del 1972, in una nuova ed effettiva base nucleare statunitense, viene presentato come un mero rifacimento e ammodernamento delle strutture esistenti;
il progetto di «migliorie infrastrutturali» a Santo Stefano, rigettato dal comitato paritetico regionale sulle servitù militari, non esaurisce la pianificazione della nuova presenza militare statunitense nell'arcipelago della Maddalena. Il dipartimento della difesa statunitense ha, infatti, presentato a partire dal marzo 2003 un proprio «programma concettuale» intitolato «obiettivi di consolidamento», la cui programmazione è al momento meno definita, ma che partecipa ancor più completamente al quadro d'insieme della nuova presenza statunitense in Sardegna;
sulla base nucleare statunitense di Porto Santo Stefano e sulla coabitazione con il contiguo deposito di munizioni Nato, il consiglio regionale della regione Sardegna ha sempre espresso unitariamente la propria posizione di contrarietà, come del resto il rifiuto di qualsiasi, seppur minimo, incremento di presenza militare nel territorio dell'isola, già oltremodo oberata da vincoli militari;

impegna il Governo:

a sospendere la determinazione del Ministro della difesa del 30 settembre 2003 e riconvocare il comitato paritetico regionale sulle servitù militari per riportare a correttezza le procedure di legge che impegnano il comitato a deliberare sulle installazioni che interessano la difesa nazionale, superando la grave irregolarità che ha portato la sezione statunitense della commissione mista lavori Italia/Usa a farsi proponente unilateralmente di un'opera di «interesse militare» statunitense;
ad adottare iniziative dirette a tutelare gli interessi ed il diritto alla salute della popolazione locale nell'arcipelago della Maddalena e in qualsiasi altro territorio della Sardegna sottoposto a servitù militare, attuando e potenziando l'attuale sistema di monitoraggio, di controllo in continuo e di allarme;
a predisporre e rendere pubblico un completo piano di emergenza ed un conseguente piano di evacuazione specificatamente adatti alle condizioni di un'isola.
(1-00302) «Deiana, Cento, Pisa, Bulgarelli, Annunziata, Bellillo, Bellini, Cima, Giacco, Alfonso Gianni, Grotto, Pistone, Realacci, Rizzo, Russo Spena, Tolotti, Sciacca, Siniscalchi, Vendola, Zanella, Buffo, Tonino Loddo, Mantini».
(18 dicembre 2003)

La Camera,
premesso che:
la Sardegna è sede di insediamenti militari, sia italiani che di forze internazionali;
in particolare, l'arcipelago della Maddalena costituisce una base strategica della marina militare statunitense in virtù di accordi bilaterali tra la Repubblica italiana e gli Stati Uniti, il primo dei quali risale al 1954;
nel settembre 2003 il Governo italiano ha deciso, avvalendosi della facoltà prevista dall'articolo 3 della legge 24 dicembre 1976, n. 898, di avallare il progetto statunitense di «migliorie infrastrutturali», con cui si intende procedere al rifacimento e all'ammodernamento delle strutture militari già esistenti;
tale operazione non comporta aumento delle cubature già esistenti, ma soltanto delle migliorie di carattere igienico-sanitarie, né pericoli di sorta, né per l'ambiente, né per la salute della popolazione che ivi risiede o villeggia, dal momento che si tratta sempre dello stesso territorio sottoposto a servitù militare e restando sempre in vigore i vincoli paesaggistici e di tutela ambientale secondo gli accordi con il Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena e il comune della Maddalena;
a seguito degli accertamenti effettuati, non è risultata traccia alcuna di inquinamento, anche nucleare, del mare;

impegna il Governo:

a esercitare, come nel passato, l'attività di verifica degli accordi internazionali d'intesa con le autorità locali preposte alla tutela e alla salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica;
a fornire rassicurazioni circa la destinazione delle aree e delle strutture già esistenti nelle zone interessate e a mantenere i livelli occupazionali già garantiti al personale civile dell'arsenale militare.
(1-00321) «Anedda, Porcu, Onnis».
(16 febbraio 2004)

La Camera,
premesso che:
il comprensorio militare dell'Isola di Santo Stefano è una base italiana, di cui una parte, sempre sotto comando italiano, è concessa in uso quale area di supporto logistico-navale alla marina militare degli Stati Uniti, sulla base di specifici accordi bilaterali;
il progetto di riqualificazione della predetta area di supporto logistico è considerato indispensabile, urgente ed indifferibile sia per gli aspetti riguardanti la sicurezza, anche in chiave antiterroristica, della struttura, nonché del personale civile e militare in essa impiegato, sia per migliorare gli standard abitativi del personale medesimo;
il progetto non prevede alcun potenziamento della struttura esistente, né dal punto di vista del personale militare impiegato, né dell'attività operativa del punto di appoggio;
le opere di risanamento predette rappresentano un intervento migliorativo sotto il profilo paesistico ed ambientale, in quanto verrebbero a sostituire vecchi edifici fatiscenti su cui si sono sovrapposti disordinatamente altri edifici e baracche, cui si aggiungono vasti depositi a cielo aperto di rottami: a riprova di ciò, sia il comune della Maddalena che la sovrintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Sassari hanno espresso a suo tempo parere favorevole al progetto, anche dal punto di vista paesistico ed architettonico;
la realizzazione del progetto, che prevede opere per un ammontare di circa 50 milioni di euro, avrà effetti favorevoli sull'indotto economico locale e sui livelli occupazionali;

impegna il Governo:

a mantenere gli impegni sottoscritti dall'Italia con gli Stati Uniti, nell'ambito della storica alleanza fra i due Paesi, anche nel quadro della Nato, che è stata ed è fondamentale per la salvaguardia della pace e della libertà da oltre mezzo secolo e che rappresenta un elemento essenziale per la difesa delle democrazie dalle nuove minacce, anche di tipo terroristico;
a portare avanti la realizzazione della riqualificazione del punto di appoggio logistico dell'Isola di Santo Stefano secondo il progetto già approvato, tenendo conto che la sua realizzazione è opportuna sia per esigenze di tutela ambientale e paesaggistica, sia per migliorare le condizioni, anche di sicurezza, di chi lavora in tale struttura e considerando anche gli effetti positivi sull'economia locale e sull'occupazione.
(1-00322) «Antonio Leone, Marras».
(16 febbraio 2004)

La Camera,
premesso che:
è in atto, in tutta la Sardegna come nel resto del Paese, un ampio dibattito circa l'opportunità della decisione del Governo di autorizzare un progetto di «migliorie infrastrutturali» della base militare Usa alla Maddalena e ciò anche in relazione ad eventi ed incidenti occorsi ed a problematiche insorte, derivanti dalla presenza sull'isola del comando navale delle forze armate americane;
nel corso della discussione avviata sull'argomento, sia nel consiglio regionale della Sardegna che nei consigli comunali interessati, sono emersi altri motivi di preoccupazione per quanti hanno a cuore il futuro dell'isola e le prospettive di sviluppo socio-economico, come anche di tutela ambientale;
articoli di stampa, in particolare, riportano notizie sulla prossima chiusura dell'arsenale militare della Maddalena, ovvero su un piano di riconversione industriale dell'area arsenalizia (curato dall'agenzia industrie difesa), che prevederebbe l'impiego di sole 65 unità lavorative, a fronte dei circa 300 dipendenti attuali, cedendo parte della struttura militare (l'arsenale ovest e le strutture delle ex caserme Favarelle e Sauro) alla marina militare americana;
tale prospettiva avrebbe gravi conseguenze per le popolazioni residenti e porrebbe seri problemi di fruibilità del Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena;
non è noto se - in considerazione della localizzazione di strutture militari di tale peculiarità - sia stato approntato un idoneo piano di emergenza per la protezione e la salvaguardia della popolazione civile della Maddalena e dei numerosi turisti che frequentano la zona durante il periodo estivo;
l'avvio del dibattito sull'argomento esposto offre la possibilità di approfondire analoghi aspetti relativamente ad altre aree del Paese, sulle quali insistono attualmente strutture militari di particolare rilievo ed importanza strategica;

impegna il Governo:

a fornire tempestivamente più dettagliati e definitivi elementi circa la futura destinazione delle aree e delle strutture militari già esistenti nell'arcipelago della Maddalena e sulla realizzazione del progetto edificatorio presentato dal comando militare americano nelle isole della Maddalena e di Santo Stefano;
a mantenere i livelli occupazionali già garantiti al personale civile dell'arsenale militare, mediante l'attuazione del progetto di riconversione attualmente noto ovvero con modifiche che servano a dare maggiore tutela ai dipendenti;
ad assicurare la piena fruibilità e conservazione paesaggistico-naturale del Parco nazionale dell'arcipelago della Maddalena;
ad approntare o rendere noto, se esistente, il piano di emergenza per la salvaguardia e la tutela della popolazione civile della Maddalena, nonché delle altre zone dove sia autorizzato o previsto lo stazionamento di mezzi navali a propulsione nucleare;
a garantire l'effettuazione di idonee e continuative attività di monitoraggio ambientale della zona interessata, anche con apposite dotazioni tecnologiche ed attraverso risorse finanziarie aggiuntive, nonché favorendo la collaborazione e l'integrazione tra i diversi soggetti preposti a tali accertamenti, provvedendo a rendere noti, di volta in volta, i dati emersi;
a valutare, in prospettiva, la possibilità di ridefinire con le autorità americane la localizzazione della base militare, tale da evitare pericoli per la popolazione e per l'ambiente, informando tempestivamente il Parlamento circa le ipotesi attualmente allo studio, con particolare riferimento alle strutture ed infrastrutture a carattere logistico e di supporto alle esigenze navali.
(1-00326) «Mastella, Ostillio, Cusumano, Boato».
(25 febbraio 2004)



INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per le politiche comunitarie, dell'interno e delle attività produttive, per sapere - premesso che:
il comune di Milano sta accingendosi a deliberare la vendita sul mercato di un'ulteriore quota di Aem spa, società quotata in Borsa e già «privatizzata» per il 49 per cento del capitale azionario;
il comune di Milano intenderebbe ridurre la quota di capitale propria, divenendo così socio di minoranza della società medesima;
tale nuova fase di privatizzazione della società si basa su due proposte di delibera consiliare di iniziativa della giunta municipale: la prima delle quali (la n. 324) concernente la cessione di parte delle azioni Aem spa detenute dal comune di Milano, nonché l'offerta di vendita accelerata e l'emissione di un prestito obbligazionario convertibile in azioni Aem spa; la seconda (la n. 325) concernente le modifiche da apportare allo statuto della società Aem spa;
a seguito delle modifiche statutarie che la giunta municipale di Milano propone all'approvazione del consiglio comunale e dell'assemblea di Aem spa, il comune manterrebbe una quota di minoranza in assemblea (33,4 per cento);
tale quota di minoranza del capitale, per effetto della nuova norma statutaria proposta, si tradurrebbe, al contrario, in una quota predeterminata di maggioranza nel consiglio di amministrazione;
il combinato disposto del ruolo di minoranza del comune nella detenzione del capitale con il non rispecchiamento del medesimo ruolo in seno al consiglio di amministrazione, il quale risulterebbe al contrario composto da una maggioranza di consiglieri nominati da un soggetto di minoranza quale il comune, proprio per effetto di un intreccio di norme tra loro contrastanti, potrebbe determinare un'incerta e instabile governance della società oggetto di privatizzazione, con il possibile accumulo di conflittualità tra i diversi soggetti comproprietari;
tutto ciò porterebbe alla situazione paradossale per cui un eventuale socio, che per effetto di un offerta pubblica di acquisto arrivasse a possedere l'intera quota azionaria non riferibile al comune di Milano (ovvero il 66,6 per cento), si troverebbe, però, ad essere rappresentato solo da una minoranza nel consiglio di amministrazione (tre su quattro nel caso di sette membri; tre su cinque nel caso di otto; quattro su cinque nel caso di nove) e tale situazione potrebbe determinare contenziosi il cui effetto si riverbererebbero negativamente sia sulla proprietà della società e i suoi assetti, come sul servizio e la qualità dello stesso che la società è tenuta a erogare ai cittadini, alle imprese e alle famiglie;
la modifica statutaria in esame prevede che, per l'elezione dei membri del consiglio di amministrazione, il voto di lista si sommi alla nomina diretta da parte dell'ente pubblico e, poiché tale disponibilità di sommatoria di nomine, a giudizio degli interpellanti, si basa su un potere di nomina richiamantesi a poteri speciali riferiti ad uno specifico articolo di legge (l'articolo 2, lettera d), della legge n. 474 del 1994), il quale tra l'altro è stato soppresso e superato dalla legge n. 350 del 2003 (legge finanziaria per il 2004), articolo 4, comma 227, che, alla medesima lettera d), prevede la «nomina di un amministratore senza diritto di voto», essa si configura, perciò, in contrasto con le normative europea e nazionale vigenti;
sempre a giudizio degli interpellanti, le delibere sopra richiamate appaiano, perciò, non conformi all'attuale disciplina che regola i servizi pubblici locali -:
se non intendano fornire la corretta interpretazione della normativa che disciplina i servizi pubblici locali con riguardo agli aspetti sottolineati nella premessa, al fine di garantire l'osservanza delle disposizioni sulla liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali su tutto il territorio nazionale.
(2-01072) «Quartiani, Duilio, Pollastrini, Mantini, Fumagalli, Capitelli, Micheli, Chiti, Turco, Tocci, Spini, Santino Adamo Loddo, Raffaldini, Tolotti, Monaco, Ottone, Nigra, Maran, Ruzzante, Ranieri, Dameri, Bova, Pennacchi, Rava, Zunino, Sereni, Bolognesi, Abbondanzieri, Zanotti, Sandi, Sedioli, Marcora, De Luca, Cialente, Coluccini, Rotundo, Sasso, Motta, Grandi, Gambini, Lulli, Agostini, Galeazzi, Vigni, Kessler, Lucidi».
(16 febbraio 2004)

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in data 28 gennaio 2004 alcuni esponenti del movimento dei disobbedienti sono entrati nel centro di permanenza temporanea di Bologna in modo illegale, cercando di interrompere il pubblico servizio della medesima struttura;
anche in passato, ancor prima della stessa apertura della struttura, sono stati compiuti atti di violenza e di violazione della legge -:
se e quali provvedimenti siano stati assunti nei confronti dei suddetti manifestanti, che non solo hanno violato le leggi dello Stato italiano, ma, secondo gli interpellanti, con la loro manifestazione hanno alimentato la tensione all'interno di una struttura che vede la permanenza di clandestini in attesa di espulsione, nella quasi totalità con gravi precedenti penali;
in che modo intendano agire le autorità competenti affinché siano risarciti i danni provocati dalla condotta dei manifestanti, che in questa occasione si sono «limitati» a imbrattare dei muri e a rompere del filo spinato, ma in casi analoghi hanno devastato le strutture, tanto da provocare danni valutati in oltre 250 mila euro.
(2-01062) «Anedda, Raisi».
(3 febbraio 2004)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della difesa, per sapere - premesso che:
a diciannove mesi dall'entrata in vigore del contratto per il personale della polizia di Stato, decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 18 giugno 2002, non è stata ancora approvata la legge per l'estensione di alcuni benefici economici e normativi ai funzionari dirigenti della polizia di Stato e qualifiche o gradi corrispondenti delle forze di polizia ad ordinamento militare;
perciò, i dirigenti in alcuni trattamenti economici sono pagati meno rispetto al personale di qualifica o grado inferiore;
l'effetto di tale ritardo è, a parere degli interpellanti, paradossale: a titolo esemplificativo, per quanto concerne le indennità contrattuali previste nel sopra ricordato decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, si pensi che l'indennità diaria aggiuntiva disciplinata nell'articolo 7, al comma 5, per l'agente è calcolata in 6,00 euro per ogni ora, mentre per il dirigente in 1,29 euro per ogni ora; l'indennità di trasferimento aggiuntiva per il personale con famiglia a carico che non fruisce di alloggio di servizio risulta essere di 1500,00 euro per l'agente e 775,00 euro per il dirigente;
l'indennità di ordine pubblico e di missione corrisposta ad un commissario capo o ad un vice questore aggiunto e a qualifiche o gradi equiparati delle forze di polizia ad ordinamento militare, spesso chiamati a delicatissime scelte nella direzione dei relativi servizi, è pari a quella di un agente, con il risultato che, a causa delle diverse aliquote fiscali, la conseguente tassazione è più elevata e, di fatto, i funzionari e gli ufficiali delle forze di polizia percepiscono per i medesimi servizi minori compensi;
lo stipendio di un agente dal 1984 ad oggi ha avuto un incremento del 346 per cento, mentre quello di un commissario capo e di un vice questore aggiunto e qualifiche o grado corrispondenti delle forze di polizia ad ordinamento militare è aumentato solo del 294 per cento circa;
secondo quanto rilevato dall'Associazione nazionale funzionari di polizia, il rapporto parametrale effettivo tra lo stipendio di un vice questore aggiunto e quello di un agente, per effetto della parametrazione attuata dal Governo con decreto legislativo 30 maggio 2003, n. 193, è passato da 169,23 a 148,75, con ulteriore e intollerabile appiattimento retributivo;
con il decreto del 23 dicembre 2003, finalizzato alla valorizzazione dirigenziale delle retribuzioni dei funzionari ed ufficiali direttivi delle forze di polizia, lungi dal risolversi il problema, si è omesso di procedere alla valorizzazione delle retribuzioni dei commissari capi e delle qualifiche equiparate;
con il decreto da ultimo citato si continuano ad avocare «norme per il riordinamento della dirigenza del personale delle forze di polizia», per le quali, tuttavia, il Governo ha omesso di apportare le necessarie somme nella legge finanziaria per il 2004 e, comunque, ad oggi non ha assunto alcuna iniziativa;
durante le votazioni della legge finanziaria del 27 dicembre 2002, n. 289, il Governo ha accolto come raccomandazione in Senato l'ordine del giorno n. G22.104, impegnandosi, tra l'altro, a costituire un'area contrattuale autonoma per i funzionari della carriera di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e, per le corrispondenti qualifiche, per i ruoli tecnici e professionali della polizia di Stato, con spazi di rappresentanza autonoma per gli appartenenti alle predette categorie -:
quali iniziative urgenti i Ministri interpellati intendano adottare affinché sia sanata la grave sperequazione ai danni dei funzionari di polizia per quei trattamenti accessori previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 18 giugno 2002;
se si intenda, in merito, porvi rimedio, con la medesima decorrenza del citato decreto del Presidente della Repubblica, e per quale motivo nulla sia stato previsto, al riguardo, nel disegno di legge finanziaria per il 2004, nonostante l'attenzione richiamata più volte sul punto dalle categorie interessate e, in particolare, dall'Associazione nazionale funzionari di polizia;
con quali iniziative normative e con quali coperture si intenda dare attuazione al più volte annunciato «riordinamento della dirigenza del personale delle forze di polizia» e se, in analogia con quanto avvenuto per le carriere dei diplomatici e dei prefettizi, il Governo intenda attivarsi per attribuire a tutti i funzionari di polizia ed ai corrispondenti gradi e qualifiche delle altre forze dell'ordine lo status dirigenziale;
quali iniziative siano state poste in essere per attuare l'ordine del giorno n. G22.104 accolto durante le votazioni della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
(2-01066) «Ciani, Carra, Colasio, Fanfani, Fioroni, Fistarol, Franceschini, Frigato, Gambale, Gentiloni Silveri, Giachetti, Letta, Loiero, Lusetti, Mantini, Marcora, Merlo, Milana, Monaco, Morgando, Mosella, Papini, Parisi, Pasetto, Pinza, Potenza, Ruggieri, Santagata, Soro, Stradiotto, Tanoni, Tuccillo, Vernetti, Villari, Boccia, Camo, Carbonella, Cardinale, Iannuzzi, Ladu, Lettieri, Maccanico, Marini, Meduri, Piscitello, Realacci, Reduzzi, Rosato, Ruggeri».
(10 febbraio 2004)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il Sottosegretario per l'interno, onorevole Alfredo Mantovano, in occasione dell'audizione presso la Commissione parlamentare per l'infanzia il 5 febbraio 2003, nonché rispondendo in aula alla Camera dei deputati il 18 marzo 2003 all'interrogazione n. 3-01224 del 16 luglio 2002, ha illustrato le iniziative per contrastare il crescente fenomeno relativo ai minori indotti o costretti all'accattonaggio;
è in vigore da alcuni mesi la legge 11 agosto 2003, n. 228, «Misure contro la tratta di persone», che prevede esplicitamente come fattispecie di reato il mantenimento di una persona in stato di soggezione continuativa, costringendola all'accattonaggio;
il presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, a nome dell'intera Commissione, il 6 novembre 2003 ha inviato una lettera al Ministro interpellato in merito alla questione dei minorenni dediti all'accattonaggio ed alla necessità di dare tempestiva attuazione alla legge n. 228 del 2003;
l'interrogazione al Ministro interpellato n. 3-02228 del 29 aprile 2003, presentata dall'onorevole Francesca Martini e firmata anche dall'onorevole Edouard Ballaman e dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, relativa a casi di minori esposti a fini di accattonaggio, non ha ancora avuto risposta;
permane in quantità impressionante il fenomeno di bambini e adolescenti che praticano l'accattonaggio nelle strade, nonché nelle stazioni e nelle vetture della metropolitana;
è parimenti molto diffusa - anche nelle immediate vicinanze delle sedi del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati - la presenza di bambini piccoli esposti in braccio o accanto alle madri che praticano l'accattonaggio, con qualsiasi condizione climatica e con evidenti rischi per la loro salute;
risulta palesemente insufficiente, o talora improntata ad una malintesa «tolleranza», l'azione a tutela dei minori impiegati nell'accattonaggio;
appare generalmente inadeguato il coordinamento tra forze dell'ordine, enti locali e servizi socio-sanitari per intervenire su tali situazioni al fine di proteggere i minori -:
quali provvedimenti intenda adottare per contrastare il fenomeno dello sfruttamento o dell'esposizione di minori a fini di accattonaggio, anche al fine di rispettare gli obblighi assunti dall'Italia con l'adesione alla Convenzione sui diritti del fanciullo firmata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176, con riferimento, in particolare, agli articoli 19, 27, 31, 32 e 36 della Convenzione stessa;
quale applicazione abbia avuto finora la citata legge n. 228 del 2003 e quali azioni intenda intraprendere per incrementarne l'effettiva applicazione nei casi dei minori costretti a mendicare;
quali interventi intenda promuovere affinché sia con urgenza stabilita una procedura di intervento, con chiare modalità di comportamento per le forze dell'ordine, e affinché sia attuato un adeguato coordinamento tra le stesse forze dell'ordine, gli enti locali e i servizi socio-sanitari.
(2-01069) «Burani Procaccini, Antonio Leone».
(12 febbraio 2004)

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, delle attività produttive e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nella provincia di Foggia la chiusura o la minacciata chiusura di una serie di impianti o di attività produttive sta creando un forte allarme sociale e nuove preoccupazioni sullo sviluppo dell'intera area;
questi ultimi episodi non fanno altro che aggravare una situazione preesistente, che ha visto la chiusura negli ultimi due anni di numerose attività produttive, con le relative ricadute sui livelli occupazionali dell'intera zona;
si vuole qui di seguito elencare gli ultimi episodi, in merito al problema della perdita di nuovi posti di lavoro, che incideranno in maniera ulteriormente negativa sulla precaria situazione occupazionale della provincia di Foggia:
a) chiusura dello stabilimento della Pakchemie, stabilimento chimico che si trovava nell'area industriale di Borgo Incoronata, con 37 dipendenti licenziati e aggiunti alle liste di mobilità;
b) chiusura della Rdb di Carapelle, uno dei maggiori gruppi industriali italiani nella produzione e commercializzazione di componenti per le costruzioni, con oltre 1.400 dipendenti distribuiti in 150 centri di vendita ed assistenza tecnica e un giro di affari di oltre 200 milioni di euro (su tale decisione, nonostante il raggiungimento di ogni traguardo produttivo programmato, sarebbe pesata la presunta non competitività dello stabilimento sulla fascia adriatica): 54, in questo caso, i lavoratori licenziati;
c) la Mgs di Manfredonia (area ex Enichem), che ha attivato le procedure di messa in cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per i 18 lavoratori (la Mgs è una delle aziende del contratto d'area ed è stata messa in liquidazione dai vertici della società per gravi problemi di liquidità: tale stabilimento, che avrebbe dovuto produrre sacche per sangue, non è mai entrato in funzione, nonostante avesse ricevuto i finanziamenti fin dalla fine del 2001);
d) Trenitalia, che ha deciso la chiusura della più grande struttura di immagazzinamento ferroviario d'Europa, quella sita a Borgo Cervaro, con 52 lavoratori in attesa di conoscere il proprio destino;
e) Acea luce, che per tre anni ha gestito l'illuminazione della città di Foggia, che decide di ritirarsi e licenzia 19 lavoratori socialmente utili alle sue dipendenze;
f) Giorgio Sangalli, patron dell'omonimo gruppo cui fa capo la «Manfredonia Vetro», che minaccia, attraverso una denuncia pubblica, di chiudere i propri stabilimenti, vista l'inefficienza e il degrado del porto «Alti fondali», con numerosi fornitori di materie prime e gli armatori delle navi che minacciano di non accettare più forniture e sbarchi nel porto industriale;
questa situazione generale, a parere non soltanto degli interpellanti, mette in luce la scarsa attenzione del Governo ai problemi dello sviluppo nell'intera provincia di Foggia e ribadisce la necessità di maggiori e mirati interventi (a partire da nuovi sistemi intermodali di trasporti), tesi a rendere minimamente funzionante il sistema di infrastrutture dell'intera area -:
se i Ministri interpellati abbiano conoscenza delle singole realtà menzionate, in merito, soprattutto, al destino dei lavoratori licenziati, e quali iniziative si intendano adottare per fermare questa costante emorragia di posti di lavoro nella provincia di Foggia;
quali interventi si intendano attuare, in tempi rapidi e certi, per completare le infrastrutture necessarie a rendere funzionale il porto commerciale di Manfredonia;
se non si ritenga che il precario sistema di infrastrutture, tra i più arretrati dell'intero Paese, che caratterizza l'intera provincia di Foggia sia il principale freno allo sviluppo del territorio e cosa si intenda fare, in termini concreti, per affrontare questa situazione che rischia di creare nuove povertà e ulteriore disagio ed emarginazione sociale.
(2-01077) «Di Gioia, Boato».
(17 febbraio 2004)

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu del 1948 condanna ufficialmente la schiavitù;
dal Niger al Sudan continua ad essere praticata e giustificata in nome del Corano una schiavitù erede della tratta che per secoli trasferì con la violenza dall'Africa subsahariana verso le terre arabe e musulmane circa 14 milioni di africani;
ci troviamo di fronte ad una nuova tratta degli schiavi: arabi libici e hausa del Niger considerano gli abitanti della costa africana esseri inferiori: un tempo attraversavano i deserti sulla stessa rotta per comprarli e rivenderli, oggi li ammassano sui camion come bestie e a nessuno importa se muoiono nel deserto;
le tracce del commercio di schiavi trans-sahariano hanno come epicentro l'oasi di Dirku, nel Niger, appena passato il deserto di Téneré;
qui i clandestini che volevano arrivare in Europa, derubati fino all'osso dalle guardie nigeriane, per non morire di fame lavorano gratis nelle case dei commercianti o nei palmeti, in cambio solo di una ciotola di minestra;
questo fenomeno è stato messo da parte per lungo tempo, anche a causa dell'atteggiamento di molti intellettuali e governanti musulmani, i quali, in nome del fondamentalismo islamico, visto come interpretazione politica della loro religione, pretendono di avere carta bianca per disporre a loro piacimento di vite umane;
inoltre, il Sudan è segnato da una lunga guerra civile tra il nord arabo e musulmano e il sud nero e non islamizzato, mentre da parte della classe dominante araba la schiavitù continua ad essere non solo praticata, ma anche inneggiata in nome del Corano;
un libro del 2003 pubblicato dall'istituto britannico Civitas documenta come in Sudan, in aree di popolazione nera, come Bahr el-Ghazal, i monti di Nuba, il Sud Kordofan e il Dafur, sono ricorrenti le incursioni di gruppi arabi armati, finalizzate a «uccidere uomini e trarre in schiavitù donne e bambini»;
il libro riporta testimonianze di donne e ragazzi sfuggiti alla schiavitù e dimostra come ancora oggi la prassi sia stata incoraggiata dal National islamic front, il partito egemone a Khartoum, diretto da un leader dell'islamismo mondiale, Hassan Al-Turabi;
l'influenza dei fondamentalismi religiosi e le loro strumentalizzazioni conducono a numerose gravi violazioni dei diritti dell'uomo, la cui negazione si basa, appunto, sulla trasposizione in ambito giuridico e politico di norme religiose;
i fondamentalismi, inoltre, hanno conseguenze devastanti per la cultura, le arti, le scienze, impongono il totalitarismo intellettuale, perseguono e annullano la libertà di pensiero e la creatività -:
se, alla luce delle considerazioni fatte in premessa, il Governo intenda intervenire, con urgenza, presso le istituzioni internazionali, affinché si attivino per porre fine alla strage di innocenti in atto dal Niger al Sudan, ripristinando il rispetto e l'osservanza dei diritti umani come sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu;
quali iniziative intenda adottare presso le autorità governative dei Paesi islamici, affinché sia operata la repressione della schiavitù e delle organizzazioni criminali che speculano su di esse e sia assicurato il rispetto dei diritti dell'uomo, che non possono essere né limitati né soppressi con il pretesto di interpretazioni religiose.
(2-01075) «Emerenzio Barbieri, Volontè».
(17 febbraio 2004)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella tornata elettorale amministrativa del 26 maggio 2002 si sono svolte le elezioni del comune di Agropoli, in provincia di Salerno;
all'esito dello svolgimento delle stesse e di un successivo ricorso giurisdizionale è stata dichiarata l'incompatibilità e la decadenza del sindaco risultato eletto, giusta sentenza definitiva della Corte di Cassazione n. 11959/03 (facente seguito a conformi decisioni dei giudici di prime cure, che si erano ugualmente pronunziati per l'incompatibilità e la decadenza, con sentenze n. 677/02 del tribunale di Vallo della Lucania e n. 260/03 della corte di appello di Salerno);
a tutt'oggi, non risulta tempestivamente intervenuto, quale atto dovuto, il decreto di scioglimento del consiglio comunale interessato, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
la mancata pronunzia del citato decreto consentirebbe, di fatto, la permanenza di consiglio e giunta in via temporanea, ai sensi dell'articolo 53 del sopra ricordato decreto legislativo, e, quindi, sostanzierebbe un'ulteriore proroga annuale di una amministrazione, che, con la declaratoria di decadenza del sindaco a mezzo di sentenza passata in giudicato, non dovrebbe avere più ragione alcuna di sopravvivenza;
il ritardo dell'amministrazione dell'interno pare essere dovuto alla proposizione, da parte del sindaco dichiarato decaduto, di un ricorso per revocazione della citata sentenza della Corte di Cassazione;
sorge quindi, la delicata questione di dover decidere se la proposizione di un mezzo di impugnazione straordinario, ovvero, nella fattispecie, la formulazione di istanza di revocazione, deve o meno bloccare l'esecuzione, dopo tre gradi di giudizio elettorale, di una sentenza passata in giudicato;
la risoluzione della questione, involgendo delicati aspetti giuridici e di prassi ed essendo destinata a costituire un precedente, deve - al di là di qualsiasi parte politica oggi interessata - imporre, per la chiarezza oggi dovuta e per l'avvenire, un'espressa affermazione della volontà interpretativa e delle conseguenti tempestive decisioni dell'amministrazione competente -:
quali siano gli intendimenti del Governo in ipotesi.
(2-01074) «Oricchio, Cardiello, Mazzoni, Mario Pepe, D'Alia, Palmieri, Falanga, Sanza, Palma, Leo, Schmidt, Fasano, Perlini, Lainati, Saponara, Perrotta, Baiamonte, Antonio Barbieri, Milanato, Testoni, Cesaro, Paniz, Nespoli, Pittelli, Ciro Alfano, Bertucci, Carrara, Massidda, Campa, Santori, Antonio Russo, Lazzari, Lezza, Pacini, Lavagnini, Stradella».
(17 febbraio 2004)

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della difesa, per sapere - premesso che:
negli ultimi anni la politica europea di sicurezza e difesa (Pesd) ha acquisito una sempre maggiore rilevanza nel quadro delle politiche dell'Unione europea;
il processo di definizione di una politica di difesa comune ha conseguito importanti traguardi sia sul piano istituzionale, con i trattati di Amsterdam e di Nizza, sia sul piano politico-operativo, soprattutto a partire dalla definizione della cosiddetta Headline goal ad opera del Consiglio europeo di Helsinki (dicembre 1999);
gli eventi dell'11 settembre 2001 e le vicende successive hanno posto in primo piano l'urgenza di dotare l'Unione europea di una capacità militare all'altezza del ruolo che essa intende svolgere sul piano della politica estera, in termini di contrasto del terrorismo internazionale, di gestione delle crisi e di tutela della stabilità e della pace;
nel 2003 l'Unione europea ha completato il processo di predisposizione di una forza di intervento rapido, composta da 60 mila unità e dotata delle risorse necessarie a svolgere l'intero spettro delle missioni di Petersberg per il mantenimento ed il ristabilimento della pace;
tale processo, peraltro, ha posto in luce talune carenze delle forze a disposizione dell'Unione europea, relative specialmente a comando e controllo, trasporti, munizionamento di precisione e logistica, e la conseguente necessità di migliorare sensibilmente le attuali capacità militari, al fine di poter svolgere efficacemente i vari tipi di operazione di gestione delle crisi, riducendo i rischi per il personale impegnato;
il miglioramento delle capacità è stato oggetto di un'apposita conferenza svoltasi nel novembre del 2001, nel corso della quale è stato approvato un piano d'azione sulle capacità europee (European capabilities action plan - Ecap), che ha portato alla costituzione di 19 gruppi di lavoro, i quali, nel 2003, hanno presentato un rapporto finale contenente una serie di opzioni relative all'acquisto di nuova capacità;
l'Ecap è, quindi, entrato nella sua seconda fase relativa alla selezione di progetti concreti da sviluppare al fine di cominciare a colmare le attuali lacune della difesa europea;
ai fini dello sviluppo della politica europea di sicurezza e difesa acquista a questo punto un rilievo essenziale la politica di cooperazione in materia di armamenti e la collaborazione tra le industrie dei Paesi membri, per la realizzazione di programmi comuni volti a rafforzare le capacità militari;
la realizzazione di programmi industriali nel settore della difesa è sempre preceduta da un'intensa attività di ricerca e sviluppo, volta all'individuazione delle soluzioni tecnologicamente più avanzate;
tale attività ha, di norma, costi assai elevati che la cooperazione internazionale consente di ripartire tra una pluralità di Paesi;
è ampiamente dimostrato come le tecnologie sviluppate in ambito militare, nel breve o medio periodo, abbiano importantissime ricadute e ricevano significative applicazioni sul piano civile (si pensi al settore delle comunicazioni), contribuendo ad elevare il benessere della collettività;
nell'ambito dell'Unione europea sono state avviate le procedure per la definizione del settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico, relativo al periodo 2007/2012, che rappresenta un fondamentale strumento di orientamento e di potenziamento a livello comunitario e per i singoli Stati membri;
in particolare, la Commissione europea, segnatamente il Commissario Philippe Busquin, ha predisposto una comunicazione intitolata «Verso un programma di sviluppo della sicurezza europea attraverso la ricerca e la tecnologia», con l'obiettivo di un coordinamento a livello europeo in alcune sfere di intervento prioritario, quali la difesa contro il terrorismo, una migliore gestione delle emergenze, nonché il rafforzamento della sicurezza, affidabilità, protezione ed interoperabilità dei sistemi di comunicazione;
l'iniziativa assunta dalla Commissione europea intende concretizzarsi nella messa a punto di una proposta, da sottoporre al giudizio del Consiglio dell'Unione europea e del Parlamento europeo, relativa ad un programma europeo di ricerca sulla sicurezza, che dovrebbe avere inizio nel 2007 -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo in relazione alla definizione del settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico e se non ritengano opportuno operare affinché esso prenda esplicitamente in considerazione anche la ricerca in materia di sicurezza e difesa, in coerenza con la più recente evoluzione della politica europea di sicurezza e difesa;
quale orientamento, in particolare, abbia maturato il Governo nei confronti del programma di sviluppo della sicurezza europea in fase di elaborazione da parte della Commissione europea e quale contributo intenda fornire il Governo medesimo alla definizione di tale programma, al fine di farlo pienamente corrispondere alle esigenze di una sempre maggiore cooperazione in ambito europeo per quanto riguarda l'attività di ricerca e sviluppo nei settori della sicurezza e della difesa.
(2-01070) «Ramponi, La Grua, Patarino, Villani Miglietta, Pezzella, Geraci, Buontempo, Cardiello, Giulio Conti, Lo Presti, Scalia, Catanoso, Losurdo, Arrighi, Messa, Bellotti, Maggi, Riccio, Giorgio Conte, Fatuzzo, Lisi, Onnis, Porcu, Gallo, Meroi, Delmastro Delle Vedove, Leo, Gironda Veraldi, Cola, Ascierto, Paolone».
(12 febbraio 2004)

I)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
con decisione del 2 aprile 2003, la Commissione europea ha autorizzato la concentrazione dei gruppi News Corp e Telepiù e la conseguente creazione del nuovo gruppo Sky Italia, attraverso la fusione delle due emittenti a pagamento Stream e Telepiù, a condizione della cessione delle frequenze in uso all'emittente Telepiù;
la cessione di dette frequenze è avvenuta, previo parere favorevole del Commissario europeo alla concorrenza, a favore della società Holland Coordinator & Service Company Italia s.p.a., società costituita dall'imprenditore tunisino Tarak Ben Ammar e dall'emittente francese Tf1, e risultano attualmente utilizzate per la diffusione di due canali in chiaro, l'uno trasmesso in tecnica analogica e l'altro in tecnica digitale;
a suo tempo, entrambe le frequenze in questione furono rilasciate - in forza di una concessione, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, dell'allegato I alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 78 del 1o dicembre 1998, e in forza di un'autorizzazione provvisoria, ai sensi dell'articolo 3, comma 11, della legge 31 luglio 1997, n. 249 - esclusivamente per la trasmissione di programmi ad accesso condizionato;
nella menzionata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si sottolinea che «non è consentita la trasformazione della concessione radiotelevisiva in ambito nazionale in una appartenente a tipologia differente» ed ancora nell'articolo 1, comma 2, della delibera 421/03/CONS della medesima Autorità, con la quale si autorizza il trasferimento delle società Europa Tv s.p.a. e Prima Tv s.p.a., si ribadisce che «restano salvi e immutati gli effetti connessi alla natura, alle condizioni ed ai limiti dei titoli abilitativi rilasciati ad Europa Tv s.p.a. e Prima Tv s.p.a. dal ministero delle comunicazioni in data 28 luglio 1999, anche ai fini del rispetto di quanto disposto da fonti normative comunitarie e nazionali o da atti di natura giurisdizionale»;
è da rilevare, inoltre, che l'abilitazione provvisoria riconosciuta a Tele + nero a diffondere un secondo canale di programmi in forma codificata, con scadenza prevista per il 31 dicembre 2003, non può in nessun modo trasformarsi in un titolo definitivo e per un uso diverso, dovendosi in tali casi, viceversa, procedere alla restituzione al ministero delle comunicazioni delle frequenze, al fine di una loro rassegnazione secondo criteri e procedure di trasparenza ed evidenza pubblica -:
quali siano gli orientamenti del Ministro interpellato e del Governo rispetto alla descritta situazione, vista la necessità di prendere iniziative tempestivamente, al fine di ricondurre a legalità le modalità di esercizio delle frequenze acquistate dalla società Holland Coordinator & Service Company Italia s.p.a.;
se il Governo non ritenga necessario provvedere, laddove dovessero proseguire tali comportamenti in contrasto con l'articolo 7, comma 5, dell'allegato I alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 78 del 1o dicembre 1998, l'articolo 3, comma 11 della legge 31 luglio 1997, n. 249, e l'articolo 1, comma 2, della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 421/03/CONS, alla revoca della concessione e dell'autorizzazione provvisoria, destinando le frequenze che dovessero risultare così disponibili per l'assegnazione a soggetti in possesso degli specifici requisiti di legge.
(2-01076) «Rognoni, Violante, Ruzzante, Innocenti».
(17 febbraio 2004)

L)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la legge sulla procreazione medicalmente assistita prevede che, ad un mese dall'entrata in vigore, i centri attualmente in funzione nel nostro Paese dovranno comunicare al ministero della salute l'elenco degli embrioni prodotti con tecniche di procreazione assistita;
entro tre mesi il Ministro interpellato, avvalendosi del contributo dell'Istituto superiore di sanità, dovrà definire modalità e tecniche per la conservazione di questi embrioni;
dovranno essere attuate linee guida applicative della legge in grado di indicare, con criteri omogenei per tutte le regioni, contenuti, metodi e tempi con cui la procreazione medicalmente assistita debba essere effettuata nelle strutture pubbliche e private accreditate;
sarebbero circa 24 mila gli embrioni congelati e conservati negli attuali centri per la fecondazione assistita e, secondo un'indagine effettuata dalla Tecnobios, sarebbero già 250 gli embrioni orfani, ossia non più sotto la potestà di una coppia;
dallo studio emerge che, delle oltre 5000 coppie che in Italia hanno embrioni congelati, circa il 75 per cento li riutilizza, mentre un 25 per cento perde il contatto con il centro di fecondazione assistita per un periodo di tempo che supera, in genere, i due anni;
sempre dallo studio emerge che 8 coppie su 10 di quel 25 per cento, che non ha più contatti con i centri, non si assumono la responsabilità di stabilire quale sarà il destino dei loro embrioni congelati;
secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, ogni coppia che si rivolge ai centri di fecondazione assistita ha in media 4,8 embrioni conservati in azoto liquido a 196 gradi sotto zero;
considerando che le coppie sono 5.022 è possibile calcolare che gli embrioni siano, ad oggi, 24.276 -:
sulla base di quali motivazioni il Ministro interpellato, a margine di un convegno nazionale, abbia affermato agli organi di stampa di voler costituire a Milano «la casa degli embrioni esistenti» inviati dalle singole cliniche, per gestirli con maggiore sicurezza, e se non ritenga che, secondo le disposizioni contenute nella legge, sia l'Istituto superiore di sanità l'organo e il luogo deputato non solo a garantire sicurezza per la conservazione degli embrioni prodotti con tecniche di procreazione medicalmente assistita, ma anche l'organismo che, dovendo definire modalità e tecniche per la conservazione di questi embrioni, sia la sede naturale che possa garantire sicurezza e trasparenza a questo problema eticamente rilevante, su cui la legge appena approvata consegna pesanti nodi irrisolti.
(2-01079) «Violante, Montecchi, Labate, Zanotti».
(17 febbraio 2004)