INTERPELLANZE URGENTI
A)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri per le politiche comunitarie, dell'interno e delle attività produttive, per sapere - premesso che:
il comune di Milano sta accingendosi a deliberare la vendita sul mercato di un'ulteriore quota di Aem spa, società quotata in Borsa e già «privatizzata» per il 49 per cento del capitale azionario;
il comune di Milano intenderebbe ridurre la quota di capitale propria, divenendo così socio di minoranza della società medesima;
tale nuova fase di privatizzazione della società si basa su due proposte di delibera consiliare di iniziativa della giunta municipale: la prima delle quali (la n. 324) concernente la cessione di parte delle azioni Aem spa detenute dal comune di Milano, nonché l'offerta di vendita accelerata e l'emissione di un prestito obbligazionario convertibile in azioni Aem spa; la seconda (la n. 325) concernente le modifiche da apportare allo statuto della società Aem spa;
a seguito delle modifiche statutarie che la giunta municipale di Milano propone all'approvazione del consiglio comunale e dell'assemblea di Aem spa, il comune manterrebbe una quota di minoranza in assemblea (33,4 per cento);
tale quota di minoranza del capitale, per effetto della nuova norma statutaria proposta, si tradurrebbe, al contrario, in una quota predeterminata di maggioranza nel consiglio di amministrazione;
il combinato disposto del ruolo di minoranza del comune nella detenzione del capitale con il non rispecchiamento del medesimo ruolo in seno al consiglio di amministrazione, il quale risulterebbe al contrario composto da una maggioranza di consiglieri nominati da un soggetto di minoranza quale il comune, proprio per effetto di un intreccio di norme tra loro contrastanti, potrebbe determinare un'incerta e instabile governance della società oggetto di privatizzazione, con il possibile accumulo di conflittualità tra i diversi soggetti comproprietari;
tutto ciò porterebbe alla situazione paradossale per cui un eventuale socio, che per effetto di un offerta pubblica di acquisto arrivasse a possedere l'intera quota azionaria non riferibile al comune di Milano (ovvero il 66,6 per cento), si troverebbe, però, ad essere rappresentato solo da una minoranza nel consiglio di amministrazione (tre su quattro nel caso di sette membri; tre su cinque nel caso di otto; quattro su cinque nel caso di nove) e tale situazione potrebbe determinare contenziosi il cui effetto si riverbererebbero negativamente sia sulla proprietà della società e i suoi assetti, come sul servizio e la qualità dello stesso che la società è tenuta a erogare ai cittadini, alle imprese e alle famiglie;
la modifica statutaria in esame prevede che, per l'elezione dei membri del consiglio di amministrazione, il voto di lista si sommi alla nomina diretta da parte dell'ente pubblico e, poiché tale disponibilità di sommatoria di nomine, a giudizio degli interpellanti, si basa su un potere di nomina richiamantesi a poteri speciali riferiti ad uno specifico articolo di legge (l'articolo 2, lettera d), della legge n. 474 del 1994), il quale tra l'altro è stato soppresso e superato dalla legge n. 350 del 2003 (legge finanziaria per il 2004), articolo 4, comma 227, che, alla medesima lettera d), prevede la «nomina di un amministratore senza diritto di voto», essa si configura, perciò, in contrasto con le normative europea e nazionale vigenti;
sempre a giudizio degli interpellanti, le delibere sopra richiamate appaiano, perciò, non conformi all'attuale disciplina che regola i servizi pubblici locali -:
se non intendano fornire la corretta interpretazione della normativa che disciplina i servizi pubblici locali con riguardo agli aspetti sottolineati nella premessa, al fine di garantire l'osservanza delle disposizioni sulla liberalizzazione e privatizzazione dei servizi pubblici locali su tutto il territorio nazionale.
(2-01072) «Quartiani, Duilio, Pollastrini, Mantini, Fumagalli, Capitelli, Micheli, Chiti, Turco, Tocci, Spini, Santino Adamo Loddo, Raffaldini, Tolotti, Monaco, Ottone, Nigra, Maran, Ruzzante, Ranieri, Dameri, Bova, Pennacchi, Rava, Zunino, Sereni, Bolognesi, Abbondanzieri, Zanotti, Sandi, Sedioli, Marcora, De Luca, Cialente, Coluccini, Rotundo, Sasso, Motta, Grandi, Gambini, Lulli, Agostini, Galeazzi, Vigni, Kessler, Lucidi».
(16 febbraio 2004)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
in data 28 gennaio 2004 alcuni esponenti del movimento dei disobbedienti sono entrati nel centro di permanenza temporanea di Bologna in modo illegale, cercando di interrompere il pubblico servizio della medesima struttura;
anche in passato, ancor prima della stessa apertura della struttura, sono stati compiuti atti di violenza e di violazione della legge -:
se e quali provvedimenti siano stati assunti nei confronti dei suddetti manifestanti, che non solo hanno violato le leggi dello Stato italiano, ma, secondo gli interpellanti, con la loro manifestazione hanno alimentato la tensione all'interno di una struttura che vede la permanenza di clandestini in attesa di espulsione, nella quasi totalità con gravi precedenti penali;
in che modo intendano agire le autorità competenti affinché siano risarciti i danni provocati dalla condotta dei manifestanti, che in questa occasione si sono «limitati» a imbrattare dei muri e a rompere del filo spinato, ma in casi analoghi hanno devastato le strutture, tanto da provocare danni valutati in oltre 250 mila euro.
(2-01062) «Anedda, Raisi».
(3 febbraio 2004)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'interno e della difesa, per sapere - premesso che:
a diciannove mesi dall'entrata in vigore del contratto per il personale della polizia di Stato, decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 18 giugno 2002, non è stata ancora approvata la legge per l'estensione di alcuni benefici economici e normativi ai funzionari dirigenti della polizia di Stato e qualifiche o gradi corrispondenti delle forze di polizia ad ordinamento militare;
perciò, i dirigenti in alcuni trattamenti economici sono pagati meno rispetto al personale di qualifica o grado inferiore;
l'effetto di tale ritardo è, a parere degli interpellanti, paradossale: a titolo esemplificativo, per quanto concerne le indennità contrattuali previste nel sopra ricordato decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, si pensi che l'indennità diaria aggiuntiva disciplinata nell'articolo 7, al comma 5, per l'agente è calcolata in 6,00 euro per ogni ora, mentre per il dirigente in 1,29 euro per ogni ora; l'indennità di trasferimento aggiuntiva per il personale con famiglia a carico che non fruisce di alloggio di servizio risulta essere di 1500,00 euro per l'agente e 775,00 euro per il dirigente;
l'indennità di ordine pubblico e di missione corrisposta ad un commissario capo o ad un vice questore aggiunto e a qualifiche o gradi equiparati delle forze di polizia ad ordinamento militare, spesso chiamati a delicatissime scelte nella direzione dei relativi servizi, è pari a quella di un agente, con il risultato che, a causa delle diverse aliquote fiscali, la conseguente tassazione è più elevata e, di fatto, i funzionari e gli ufficiali delle forze di polizia percepiscono per i medesimi servizi minori compensi;
lo stipendio di un agente dal 1984 ad oggi ha avuto un incremento del 346 per cento, mentre quello di un commissario capo e di un vice questore aggiunto e qualifiche o grado corrispondenti delle forze di polizia ad ordinamento militare è aumentato solo del 294 per cento circa;
secondo quanto rilevato dall'Associazione nazionale funzionari di polizia, il rapporto parametrale effettivo tra lo stipendio di un vice questore aggiunto e quello di un agente, per effetto della parametrazione attuata dal Governo con decreto legislativo 30 maggio 2003, n. 193, è passato da 169,23 a 148,75, con ulteriore e intollerabile appiattimento retributivo;
con il decreto del 23 dicembre 2003, finalizzato alla valorizzazione dirigenziale delle retribuzioni dei funzionari ed ufficiali direttivi delle forze di polizia, lungi dal risolversi il problema, si è omesso di procedere alla valorizzazione delle retribuzioni dei commissari capi e delle qualifiche equiparate;
con il decreto da ultimo citato si continuano ad avocare «norme per il riordinamento della dirigenza del personale delle forze di polizia», per le quali, tuttavia, il Governo ha omesso di apportare le necessarie somme nella legge finanziaria per il 2004 e, comunque, ad oggi non ha assunto alcuna iniziativa;
durante le votazioni della legge finanziaria del 27 dicembre 2002, n. 289, il Governo ha accolto come raccomandazione in Senato l'ordine del giorno n. G22.104, impegnandosi, tra l'altro, a costituire un'area contrattuale autonoma per i funzionari della carriera di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 5 ottobre 2000, n. 334, e, per le corrispondenti qualifiche, per i ruoli tecnici e professionali della polizia di Stato, con spazi di rappresentanza autonoma per gli appartenenti alle predette categorie -:
quali iniziative urgenti i Ministri interpellati intendano adottare affinché sia sanata la grave sperequazione ai danni dei funzionari di polizia per quei trattamenti accessori previsti dal citato decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 18 giugno 2002;
se si intenda, in merito, porvi rimedio, con la medesima decorrenza del citato decreto del Presidente della Repubblica, e per quale motivo nulla sia stato previsto, al riguardo, nel disegno di legge finanziaria per il 2004, nonostante l'attenzione richiamata più volte sul punto dalle categorie interessate e, in particolare, dall'Associazione nazionale funzionari di polizia;
con quali iniziative normative e con quali coperture si intenda dare attuazione al più volte annunciato «riordinamento della dirigenza del personale delle forze di polizia» e se, in analogia con quanto avvenuto per le carriere dei diplomatici e dei prefettizi, il Governo intenda attivarsi per attribuire a tutti i funzionari di polizia ed ai corrispondenti gradi e qualifiche delle altre forze dell'ordine lo status dirigenziale;
quali iniziative siano state poste in essere per attuare l'ordine del giorno n. G22.104 accolto durante le votazioni della legge 27 dicembre 2002, n. 289.
(2-01066) «Ciani, Carra, Colasio, Fanfani, Fioroni, Fistarol, Franceschini, Frigato, Gambale, Gentiloni Silveri, Giachetti, Letta, Loiero, Lusetti, Mantini, Marcora, Merlo, Milana, Monaco, Morgando, Mosella, Papini, Parisi, Pasetto, Pinza, Potenza, Ruggieri, Santagata, Soro, Stradiotto, Tanoni, Tuccillo, Vernetti, Villari, Boccia, Camo, Carbonella, Cardinale, Iannuzzi, Ladu, Lettieri, Maccanico, Marini, Meduri, Piscitello, Realacci, Reduzzi, Rosato, Ruggeri».
(10 febbraio 2004)
D)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il Sottosegretario per l'interno, onorevole Alfredo Mantovano, in occasione dell'audizione presso la Commissione parlamentare per l'infanzia il 5 febbraio 2003, nonché rispondendo in aula alla Camera dei deputati il 18 marzo 2003 all'interrogazione n. 3-01224 del 16 luglio 2002, ha illustrato le iniziative per contrastare il crescente fenomeno relativo ai minori indotti o costretti all'accattonaggio;
è in vigore da alcuni mesi la legge 11 agosto 2003, n. 228, «Misure contro la tratta di persone», che prevede esplicitamente come fattispecie di reato il mantenimento di una persona in stato di soggezione continuativa, costringendola all'accattonaggio;
il presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia, a nome dell'intera Commissione, il 6 novembre 2003 ha inviato una lettera al Ministro interpellato in merito alla questione dei minorenni dediti all'accattonaggio ed alla necessità di dare tempestiva attuazione alla legge n. 228 del 2003;
l'interrogazione al Ministro interpellato n. 3-02228 del 29 aprile 2003, presentata dall'onorevole Francesca Martini e firmata anche dall'onorevole Edouard Ballaman e dal primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, relativa a casi di minori esposti a fini di accattonaggio, non ha ancora avuto risposta;
permane in quantità impressionante il fenomeno di bambini e adolescenti che praticano l'accattonaggio nelle strade, nonché nelle stazioni e nelle vetture della metropolitana;
è parimenti molto diffusa - anche nelle immediate vicinanze delle sedi del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati - la presenza di bambini piccoli esposti in braccio o accanto alle madri che praticano l'accattonaggio, con qualsiasi condizione climatica e con evidenti rischi per la loro salute;
risulta palesemente insufficiente, o talora improntata ad una malintesa «tolleranza», l'azione a tutela dei minori impiegati nell'accattonaggio;
appare generalmente inadeguato il coordinamento tra forze dell'ordine, enti locali e servizi socio-sanitari per intervenire su tali situazioni al fine di proteggere i minori -:
quali provvedimenti intenda adottare per contrastare il fenomeno dello sfruttamento o dell'esposizione di minori a fini di accattonaggio, anche al fine di rispettare gli obblighi assunti dall'Italia con l'adesione alla Convenzione sui diritti del fanciullo firmata a New York il 20 novembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176, con riferimento, in particolare, agli articoli 19, 27, 31, 32 e 36 della Convenzione stessa;
quale applicazione abbia avuto finora la citata legge n. 228 del 2003 e quali azioni intenda intraprendere per incrementarne l'effettiva applicazione nei casi dei minori costretti a mendicare;
quali interventi intenda promuovere affinché sia con urgenza stabilita una procedura di intervento, con chiare modalità di comportamento per le forze dell'ordine, e affinché sia attuato un adeguato coordinamento tra le stesse forze dell'ordine, gli enti locali e i servizi socio-sanitari.
(2-01069) «Burani Procaccini, Antonio Leone».
(12 febbraio 2004)
E)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, delle attività produttive e del lavoro e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
nella provincia di Foggia la chiusura o la minacciata chiusura di una serie di impianti o di attività produttive sta creando un forte allarme sociale e nuove preoccupazioni sullo sviluppo dell'intera area;
questi ultimi episodi non fanno altro che aggravare una situazione preesistente, che ha visto la chiusura negli ultimi due anni di numerose attività produttive, con le relative ricadute sui livelli occupazionali dell'intera zona;
si vuole qui di seguito elencare gli ultimi episodi, in merito al problema della perdita di nuovi posti di lavoro, che incideranno in maniera ulteriormente negativa sulla precaria situazione occupazionale della provincia di Foggia:
a) chiusura dello stabilimento della Pakchemie, stabilimento chimico che si trovava nell'area industriale di Borgo Incoronata, con 37 dipendenti licenziati e aggiunti alle liste di mobilità;
b) chiusura della Rdb di Carapelle, uno dei maggiori gruppi industriali italiani nella produzione e commercializzazione di componenti per le costruzioni, con oltre 1.400 dipendenti distribuiti in 150 centri di vendita ed assistenza tecnica e un giro di affari di oltre 200 milioni di euro (su tale decisione, nonostante il raggiungimento di ogni traguardo produttivo programmato, sarebbe pesata la presunta non competitività dello stabilimento sulla fascia adriatica): 54, in questo caso, i lavoratori licenziati;
c) la Mgs di Manfredonia (area ex Enichem), che ha attivato le procedure di messa in cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per i 18 lavoratori (la Mgs è una delle aziende del contratto d'area ed è stata messa in liquidazione dai vertici della società per gravi problemi di liquidità: tale stabilimento, che avrebbe dovuto produrre sacche per sangue, non è mai entrato in funzione, nonostante avesse ricevuto i finanziamenti fin dalla fine del 2001);
d) Trenitalia, che ha deciso la chiusura della più grande struttura di immagazzinamento ferroviario d'Europa, quella sita a Borgo Cervaro, con 52 lavoratori in attesa di conoscere il proprio destino;
e) Acea luce, che per tre anni ha gestito l'illuminazione della città di Foggia, che decide di ritirarsi e licenzia 19 lavoratori socialmente utili alle sue dipendenze;
f) Giorgio Sangalli, patron dell'omonimo gruppo cui fa capo la «Manfredonia Vetro», che minaccia, attraverso una denuncia pubblica, di chiudere i propri stabilimenti, vista l'inefficienza e il degrado del porto «Alti fondali», con numerosi fornitori di materie prime e gli armatori delle navi che minacciano di non accettare più forniture e sbarchi nel porto industriale;
questa situazione generale, a parere non soltanto degli interpellanti, mette in luce la scarsa attenzione del Governo ai problemi dello sviluppo nell'intera provincia di Foggia e ribadisce la necessità di maggiori e mirati interventi (a partire da nuovi sistemi intermodali di trasporti), tesi a rendere minimamente funzionante il sistema di infrastrutture dell'intera area -:
se i Ministri interpellati abbiano conoscenza delle singole realtà menzionate, in merito, soprattutto, al destino dei lavoratori licenziati, e quali iniziative si intendano adottare per fermare questa costante emorragia di posti di lavoro nella provincia di Foggia;
quali interventi si intendano attuare, in tempi rapidi e certi, per completare le infrastrutture necessarie a rendere funzionale il porto commerciale di Manfredonia;
se non si ritenga che il precario sistema di infrastrutture, tra i più arretrati dell'intero Paese, che caratterizza l'intera provincia di Foggia sia il principale freno allo sviluppo del territorio e cosa si intenda fare, in termini concreti, per affrontare questa situazione che rischia di creare nuove povertà e ulteriore disagio ed emarginazione sociale.
(2-01077) «Di Gioia, Boato».
(17 febbraio 2004)
F)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
l'articolo 4 della Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu del 1948 condanna ufficialmente la schiavitù;
dal Niger al Sudan continua ad essere praticata e giustificata in nome del Corano una schiavitù erede della tratta che per secoli trasferì con la violenza dall'Africa subsahariana verso le terre arabe e musulmane circa 14 milioni di africani;
ci troviamo di fronte ad una nuova tratta degli schiavi: arabi libici e hausa del Niger considerano gli abitanti della costa africana esseri inferiori: un tempo attraversavano i deserti sulla stessa rotta per comprarli e rivenderli, oggi li ammassano sui camion come bestie e a nessuno importa se muoiono nel deserto;
le tracce del commercio di schiavi trans-sahariano hanno come epicentro l'oasi di Dirku, nel Niger, appena passato il deserto di Téneré;
qui i clandestini che volevano arrivare in Europa, derubati fino all'osso dalle guardie nigeriane, per non morire di fame lavorano gratis nelle case dei commercianti o nei palmeti, in cambio solo di una ciotola di minestra;
questo fenomeno è stato messo da parte per lungo tempo, anche a causa dell'atteggiamento di molti intellettuali e governanti musulmani, i quali, in nome del fondamentalismo islamico, visto come interpretazione politica della loro religione, pretendono di avere carta bianca per disporre a loro piacimento di vite umane;
inoltre, il Sudan è segnato da una lunga guerra civile tra il nord arabo e musulmano e il sud nero e non islamizzato, mentre da parte della classe dominante araba la schiavitù continua ad essere non solo praticata, ma anche inneggiata in nome del Corano;
un libro del 2003 pubblicato dall'istituto britannico Civitas documenta come in Sudan, in aree di popolazione nera, come Bahr el-Ghazal, i monti di Nuba, il Sud Kordofan e il Dafur, sono ricorrenti le incursioni di gruppi arabi armati, finalizzate a «uccidere uomini e trarre in schiavitù donne e bambini»;
il libro riporta testimonianze di donne e ragazzi sfuggiti alla schiavitù e dimostra come ancora oggi la prassi sia stata incoraggiata dal National islamic front, il partito egemone a Khartoum, diretto da un leader dell'islamismo mondiale, Hassan Al-Turabi;
l'influenza dei fondamentalismi religiosi e le loro strumentalizzazioni conducono a numerose gravi violazioni dei diritti dell'uomo, la cui negazione si basa, appunto, sulla trasposizione in ambito giuridico e politico di norme religiose;
i fondamentalismi, inoltre, hanno conseguenze devastanti per la cultura, le arti, le scienze, impongono il totalitarismo intellettuale, perseguono e annullano la libertà di pensiero e la creatività -:
se, alla luce delle considerazioni fatte in premessa, il Governo intenda intervenire, con urgenza, presso le istituzioni internazionali, affinché si attivino per porre fine alla strage di innocenti in atto dal Niger al Sudan, ripristinando il rispetto e l'osservanza dei diritti umani come sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu;
quali iniziative intenda adottare presso le autorità governative dei Paesi islamici, affinché sia operata la repressione della schiavitù e delle organizzazioni criminali che speculano su di esse e sia assicurato il rispetto dei diritti dell'uomo, che non possono essere né limitati né soppressi con il pretesto di interpretazioni religiose.
(2-01075) «Emerenzio Barbieri, Volontè».
(17 febbraio 2004)
G)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
nella tornata elettorale amministrativa del 26 maggio 2002 si sono svolte le elezioni del comune di Agropoli, in provincia di Salerno;
all'esito dello svolgimento delle stesse e di un successivo ricorso giurisdizionale è stata dichiarata l'incompatibilità e la decadenza del sindaco risultato eletto, giusta sentenza definitiva della Corte di Cassazione n. 11959/03 (facente seguito a conformi decisioni dei giudici di prime cure, che si erano ugualmente pronunziati per l'incompatibilità e la decadenza, con sentenze n. 677/02 del tribunale di Vallo della Lucania e n. 260/03 della corte di appello di Salerno);
a tutt'oggi, non risulta tempestivamente intervenuto, quale atto dovuto, il decreto di scioglimento del consiglio comunale interessato, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
la mancata pronunzia del citato decreto consentirebbe, di fatto, la permanenza di consiglio e giunta in via temporanea, ai sensi dell'articolo 53 del sopra ricordato decreto legislativo, e, quindi, sostanzierebbe un'ulteriore proroga annuale di una amministrazione, che, con la declaratoria di decadenza del sindaco a mezzo di sentenza passata in giudicato, non dovrebbe avere più ragione alcuna di sopravvivenza;
il ritardo dell'amministrazione dell'interno pare essere dovuto alla proposizione, da parte del sindaco dichiarato decaduto, di un ricorso per revocazione della citata sentenza della Corte di Cassazione;
sorge quindi, la delicata questione di dover decidere se la proposizione di un mezzo di impugnazione straordinario, ovvero, nella fattispecie, la formulazione di istanza di revocazione, deve o meno bloccare l'esecuzione, dopo tre gradi di giudizio elettorale, di una sentenza passata in giudicato;
la risoluzione della questione, involgendo delicati aspetti giuridici e di prassi ed essendo destinata a costituire un precedente, deve - al di là di qualsiasi parte politica oggi interessata - imporre, per la chiarezza oggi dovuta e per l'avvenire, un'espressa affermazione della volontà interpretativa e delle conseguenti tempestive decisioni dell'amministrazione competente -:
quali siano gli intendimenti del Governo in ipotesi.
(2-01074) «Oricchio, Cardiello, Mazzoni, Mario Pepe, D'Alia, Palmieri, Falanga, Sanza, Palma, Leo, Schmidt, Fasano, Perlini, Lainati, Saponara, Perrotta, Baiamonte, Antonio Barbieri, Milanato, Testoni, Cesaro, Paniz, Nespoli, Pittelli, Ciro Alfano, Bertucci, Carrara, Massidda, Campa, Santori, Antonio Russo, Lazzari, Lezza, Pacini, Lavagnini, Stradella».
(17 febbraio 2004)
H)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'istruzione, dell'università e della ricerca e della difesa, per sapere - premesso che:
negli ultimi anni la politica europea di sicurezza e difesa (Pesd) ha acquisito una sempre maggiore rilevanza nel quadro delle politiche dell'Unione europea;
il processo di definizione di una politica di difesa comune ha conseguito importanti traguardi sia sul piano istituzionale, con i trattati di Amsterdam e di Nizza, sia sul piano politico-operativo, soprattutto a partire dalla definizione della cosiddetta Headline goal ad opera del Consiglio europeo di Helsinki (dicembre 1999);
gli eventi dell'11 settembre 2001 e le vicende successive hanno posto in primo piano l'urgenza di dotare l'Unione europea di una capacità militare all'altezza del ruolo che essa intende svolgere sul piano della politica estera, in termini di contrasto del terrorismo internazionale, di gestione delle crisi e di tutela della stabilità e della pace;
nel 2003 l'Unione europea ha completato il processo di predisposizione di una forza di intervento rapido, composta da 60 mila unità e dotata delle risorse necessarie a svolgere l'intero spettro delle missioni di Petersberg per il mantenimento ed il ristabilimento della pace;
tale processo, peraltro, ha posto in luce talune carenze delle forze a disposizione dell'Unione europea, relative specialmente a comando e controllo, trasporti, munizionamento di precisione e logistica, e la conseguente necessità di migliorare sensibilmente le attuali capacità militari, al fine di poter svolgere efficacemente i vari tipi di operazione di gestione delle crisi, riducendo i rischi per il personale impegnato;
il miglioramento delle capacità è stato oggetto di un'apposita conferenza svoltasi nel novembre del 2001, nel corso della quale è stato approvato un piano d'azione sulle capacità europee (European capabilities action plan - Ecap), che ha portato alla costituzione di 19 gruppi di lavoro, i quali, nel 2003, hanno presentato un rapporto finale contenente una serie di opzioni relative all'acquisto di nuova capacità;
l'Ecap è, quindi, entrato nella sua seconda fase relativa alla selezione di progetti concreti da sviluppare al fine di cominciare a colmare le attuali lacune della difesa europea;
ai fini dello sviluppo della politica europea di sicurezza e difesa acquista a questo punto un rilievo essenziale la politica di cooperazione in materia di armamenti e la collaborazione tra le industrie dei Paesi membri, per la realizzazione di programmi comuni volti a rafforzare le capacità militari;
la realizzazione di programmi industriali nel settore della difesa è sempre preceduta da un'intensa attività di ricerca e sviluppo, volta all'individuazione delle soluzioni tecnologicamente più avanzate;
tale attività ha, di norma, costi assai elevati che la cooperazione internazionale consente di ripartire tra una pluralità di Paesi;
è ampiamente dimostrato come le tecnologie sviluppate in ambito militare, nel breve o medio periodo, abbiano importantissime ricadute e ricevano significative applicazioni sul piano civile (si pensi al settore delle comunicazioni), contribuendo ad elevare il benessere della collettività;
nell'ambito dell'Unione europea sono state avviate le procedure per la definizione del settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico, relativo al periodo 2007/2012, che rappresenta un fondamentale strumento di orientamento e di potenziamento a livello comunitario e per i singoli Stati membri;
in particolare, la Commissione europea, segnatamente il Commissario Philippe Busquin, ha predisposto una comunicazione intitolata «Verso un programma di sviluppo della sicurezza europea attraverso la ricerca e la tecnologia», con l'obiettivo di un coordinamento a livello europeo in alcune sfere di intervento prioritario, quali la difesa contro il terrorismo, una migliore gestione delle emergenze, nonché il rafforzamento della sicurezza, affidabilità, protezione ed interoperabilità dei sistemi di comunicazione;
l'iniziativa assunta dalla Commissione europea intende concretizzarsi nella messa a punto di una proposta, da sottoporre al giudizio del Consiglio dell'Unione europea e del Parlamento europeo, relativa ad un programma europeo di ricerca sulla sicurezza, che dovrebbe avere inizio nel 2007 -:
quali iniziative abbia assunto o intenda assumere il Governo in relazione alla definizione del settimo programma quadro di azioni comunitarie di ricerca e sviluppo tecnologico e se non ritengano opportuno operare affinché esso prenda esplicitamente in considerazione anche la ricerca in materia di sicurezza e difesa, in coerenza con la più recente evoluzione della politica europea di sicurezza e difesa;
quale orientamento, in particolare, abbia maturato il Governo nei confronti del programma di sviluppo della sicurezza europea in fase di elaborazione da parte della Commissione europea e quale contributo intenda fornire il Governo medesimo alla definizione di tale programma, al fine di farlo pienamente corrispondere alle esigenze di una sempre maggiore cooperazione in ambito europeo per quanto riguarda l'attività di ricerca e sviluppo nei settori della sicurezza e della difesa.
(2-01070) «Ramponi, La Grua, Patarino, Villani Miglietta, Pezzella, Geraci, Buontempo, Cardiello, Giulio Conti, Lo Presti, Scalia, Catanoso, Losurdo, Arrighi, Messa, Bellotti, Maggi, Riccio, Giorgio Conte, Fatuzzo, Lisi, Onnis, Porcu, Gallo, Meroi, Delmastro Delle Vedove, Leo, Gironda Veraldi, Cola, Ascierto, Paolone».
(12 febbraio 2004)
I)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle comunicazioni, per sapere - premesso che:
con decisione del 2 aprile 2003, la Commissione europea ha autorizzato la concentrazione dei gruppi News Corp e Telepiù e la conseguente creazione del nuovo gruppo Sky Italia, attraverso la fusione delle due emittenti a pagamento Stream e Telepiù, a condizione della cessione delle frequenze in uso all'emittente Telepiù;
la cessione di dette frequenze è avvenuta, previo parere favorevole del Commissario europeo alla concorrenza, a favore della società Holland Coordinator & Service Company Italia s.p.a., società costituita dall'imprenditore tunisino Tarak Ben Ammar e dall'emittente francese Tf1, e risultano attualmente utilizzate per la diffusione di due canali in chiaro, l'uno trasmesso in tecnica analogica e l'altro in tecnica digitale;
a suo tempo, entrambe le frequenze in questione furono rilasciate - in forza di una concessione, ai sensi dell'articolo 7, comma 1, dell'allegato I alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 78 del 1o dicembre 1998, e in forza di un'autorizzazione provvisoria, ai sensi dell'articolo 3, comma 11, della legge 31 luglio 1997, n. 249 - esclusivamente per la trasmissione di programmi ad accesso condizionato;
nella menzionata delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si sottolinea che «non è consentita la trasformazione della concessione radiotelevisiva in ambito nazionale in una appartenente a tipologia differente» ed ancora nell'articolo 1, comma 2, della delibera 421/03/CONS della medesima Autorità, con la quale si autorizza il trasferimento delle società Europa Tv s.p.a. e Prima Tv s.p.a., si ribadisce che «restano salvi e immutati gli effetti connessi alla natura, alle condizioni ed ai limiti dei titoli abilitativi rilasciati ad Europa Tv s.p.a. e Prima Tv s.p.a. dal ministero delle comunicazioni in data 28 luglio 1999, anche ai fini del rispetto di quanto disposto da fonti normative comunitarie e nazionali o da atti di natura giurisdizionale»;
è da rilevare, inoltre, che l'abilitazione provvisoria riconosciuta a Tele + nero a diffondere un secondo canale di programmi in forma codificata, con scadenza prevista per il 31 dicembre 2003, non può in nessun modo trasformarsi in un titolo definitivo e per un uso diverso, dovendosi in tali casi, viceversa, procedere alla restituzione al ministero delle comunicazioni delle frequenze, al fine di una loro rassegnazione secondo criteri e procedure di trasparenza ed evidenza pubblica -:
quali siano gli orientamenti del Ministro interpellato e del Governo rispetto alla descritta situazione, vista la necessità di prendere iniziative tempestivamente, al fine di ricondurre a legalità le modalità di esercizio delle frequenze acquistate dalla società Holland Coordinator & Service Company Italia s.p.a.;
se il Governo non ritenga necessario provvedere, laddove dovessero proseguire tali comportamenti in contrasto con l'articolo 7, comma 5, dell'allegato I alla delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 78 del 1o dicembre 1998, l'articolo 3, comma 11 della legge 31 luglio 1997, n. 249, e l'articolo 1, comma 2, della delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 421/03/CONS, alla revoca della concessione e dell'autorizzazione provvisoria, destinando le frequenze che dovessero risultare così disponibili per l'assegnazione a soggetti in possesso degli specifici requisiti di legge.
(2-01076) «Rognoni, Violante, Ruzzante, Innocenti».
(17 febbraio 2004)
L)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere - premesso che:
la legge sulla procreazione medicalmente assistita prevede che, ad un mese dall'entrata in vigore, i centri attualmente in funzione nel nostro Paese dovranno comunicare al ministero della salute l'elenco degli embrioni prodotti con tecniche di procreazione assistita;
entro tre mesi il Ministro interpellato, avvalendosi del contributo dell'Istituto superiore di sanità, dovrà definire modalità e tecniche per la conservazione di questi embrioni;
dovranno essere attuate linee guida applicative della legge in grado di indicare, con criteri omogenei per tutte le regioni, contenuti, metodi e tempi con cui la procreazione medicalmente assistita debba essere effettuata nelle strutture pubbliche e private accreditate;
sarebbero circa 24 mila gli embrioni congelati e conservati negli attuali centri per la fecondazione assistita e, secondo un'indagine effettuata dalla Tecnobios, sarebbero già 250 gli embrioni orfani, ossia non più sotto la potestà di una coppia;
dallo studio emerge che, delle oltre 5000 coppie che in Italia hanno embrioni congelati, circa il 75 per cento li riutilizza, mentre un 25 per cento perde il contatto con il centro di fecondazione assistita per un periodo di tempo che supera, in genere, i due anni;
sempre dallo studio emerge che 8 coppie su 10 di quel 25 per cento, che non ha più contatti con i centri, non si assumono la responsabilità di stabilire quale sarà il destino dei loro embrioni congelati;
secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità, ogni coppia che si rivolge ai centri di fecondazione assistita ha in media 4,8 embrioni conservati in azoto liquido a 196 gradi sotto zero;
considerando che le coppie sono 5.022 è possibile calcolare che gli embrioni siano, ad oggi, 24.276 -:
sulla base di quali motivazioni il Ministro interpellato, a margine di un convegno nazionale, abbia affermato agli organi di stampa di voler costituire a Milano «la casa degli embrioni esistenti» inviati dalle singole cliniche, per gestirli con maggiore sicurezza, e se non ritenga che, secondo le disposizioni contenute nella legge, sia l'Istituto superiore di sanità l'organo e il luogo deputato non solo a garantire sicurezza per la conservazione degli embrioni prodotti con tecniche di procreazione medicalmente assistita, ma anche l'organismo che, dovendo definire modalità e tecniche per la conservazione di questi embrioni, sia la sede naturale che possa garantire sicurezza e trasparenza a questo problema eticamente rilevante, su cui la legge appena approvata consegna pesanti nodi irrisolti.
(2-01079) «Violante, Montecchi, Labate, Zanotti».
(17 febbraio 2004)