A) Interpellanza
B) Interrogazioni
C) Interrogazione
D) Interrogazione
E) Interrogazione
la delibera Cipe 3 dicembre 1997 prevedeva la realizzazione di programmi sperimentali per raggiungere risultati generalizzabili per le grandi città italiane, comprendenti iniziative specifiche volte ad incrementare l'efficienza energetica con lo scopo di ridurre le emissioni di traffico e le loro conseguenze sul livello di inquinamento;
in data 5 novembre 1999 l'amministrazione comunale di Bologna fece richiesta di accesso ai finanziamenti di cui alla citata delibera Cipe con diversi progetti, uno dei quali è stato denominato «Valutazione dell'esposizione della popolazione agli effetti sulla salute di alcuni inquinanti atmosferici», quali benzene ed altri composti chimici organici volatili, redatto unitamente al dipartimento di medicina clinica e biotecnologia applicata all'Università degli studi di Bologna e all'azienda ospedaliera di Bologna, policlinico Sant'Orsola Malpighi;
con decreto del direttore generale 505/99SIAR, l'allora Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, ritenuti i progetti presentati coerenti con l'obiettivo fissato dal Cipe, ha ammesso gli stessi a finanziamento per l'importo complessivo di 2.900.000.000 di vecchie lire, di cui 1.250.000.000 di vecchie lire per il progetto «Valutazione dell'esposizione della popolazione agli effetti sulla salute di alcuni inquinanti atmosferici»;
in data 15 novembre 1999 è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, il comune di Bologna e l'Università degli studi per la realizzazione di un programma sperimentale per la valutazione dell'efficienza energetica e delle emissioni nel sistema traffico, con interventi coordinati ed integrati;
in data 5 agosto 2000 la giunta del comune di Bologna ha deliberato l'approvazione della convenzione tra il comune di Bologna, il dipartimento di medicina chimica e biotecnologia applicata dell'Università degli studi di Bologna e l'azienda ospedaliera di Bologna, policlinico Sant'Orsola Malpighi, per la realizzazione di un programma sperimentale per l'effettuazione dell'efficienza energetica e delle emissioni da traffico, per una spesa complessiva di 1.050.000.000 di vecchie lire;
il progetto di cui alla convenzione citata è suddiviso in più parti e ha l'obiettivo esplicito di valutare come varia l'esposizione di gruppi di popolazione ad alcuni inquinanti, considerati importanti per gli effetti sulla salute e sull'ambiente;
il progetto presenta due diversi sottoprogetti, uno relativo alla valutazione dell'esposizione e uno relativo alla valutazione degli effetti sulla popolazione a questa eventualmente riconducibili;
il termine ultimo per la realizzazione era stato fissato nel 30 giugno 2001, slittato poi al 30 giugno 2002;
a tutt'oggi, nonostante i numerosi solleciti da parte dei comitati antismog, sono stati resi pubblici soltanto i dati rilevati tramite i vigili ed accertatori della sosta, ma il lavoro finale non è ancora stato comunicato alla cittadinanza, in palese violazione di legge e in spregio al fondamentale diritto della cittadinanza all'informazione sull'inquinamento ambientale ed i suoi effetti, nonché sulle misure per ridurlo;
nel corso dell'acceso confronto con i comitati antismog, l'assessore competente del comune di Bologna e la giunta nel suo complesso hanno tentato di affermare che, in realtà, non era previsto uno studio dei dati ed una loro validazione in termine di ricaduta sulla salute pubblica, affermazione assolutamente non conforme al progetto finanziato, alla delibera della giunta e alla convenzione stipulata, oltre che smentita da precedenti comunicazioni, inviate dallo stesso assessore ai comitati;
in data 20 febbraio 2003 sono apparse sui giornali locali dichiarazioni del dottor Violante, responsabile della ricerca, secondo le quali i dati sarebbero a disposizione: basterebbe semplicemente elaborarli, ma la giunta non si è mai dimostrata particolarmente interessata a indagare ulteriormente su quanto benzene e quante polveri respirano i cittadini di Bologna;
lo studio dei dati relativi alla ricaduta sulla salute pubblica risulta, quindi, non realizzato, con violazione del progetto finanziato dal ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e dei criteri stessi previsti dalla delibera Cipe 3 dicembre 1997 -:
se lo studio realizzato sia conforme al progetto approvato e finanziato con decreto del direttore generale del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 505/99SIAR e pervenuto al comune di Bologna in base alla delibera Cipe 3 dicembre 1997;
se siano stati tenuti celati alla popolazione dati preoccupanti circa l'esposizione dei cittadini allo smog;
se il Ministro interpellato intenda intervenire sul comune di Bologna affinché rispetti il progetto approvato e, quindi, completi la ricerca finanziata;
se, in caso contrario, non si renda necessaria una revoca del finanziamento ministeriale.
(2-00683) «Zanotti, Grignaffini, Grandi, Grillini».
(20 marzo 2003)
da oltre dieci anni l'area di Priolo-Melilli-Augusta-Floridia-Solarino-Siracusa è stata riconosciuta area ad alto rischio ambientale;
per la suddetta zona è stato formulato un piano di risanamento ambientale, finanziato anche dal Governo con una prima tranche di cento miliardi di vecchie lire, piano che tuttavia non è mai stato avviato;
l'ambiente continua ad essere inquinato con grave nocumento per la salute di coloro che abitano e lavorano in quell'area -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno nominare un commissario straordinario, affinché si proceda rapidamente ad avviare i lavori per il risanamento ambientale di quella zona industriale.
(3-00804)
(18 marzo 2002)
da oltre dieci anni l'area di Priolo-Melilli-Augusta-Floridia-Solarino-Siracusa è stata riconosciuta area ad alto rischio ambientale;
per la suddetta zona è stato formulato un piano di risanamento ambientale, fermo da almeno nove anni, finanziato anche dal Governo con una prima tranche di cento miliardi di vecchie lire, per l'attuazione del quale il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha nominato un prefetto-commissario;
l'avvio del piano di risanamento ambientale è legato all'accredito delle relative somme disponibili nel bilancio della Regione siciliana -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno intervenire affinché vengano al più presto accreditati alle casse della prefettura gli stanziamenti messi a disposizione dalla regione, per dare rapidamente attuazione al risanamento ambientale di quella zona industriale che da anni continua ad essere inquinata, con grave nocumento per la salute di coloro che abitano e lavorano in quell'area.
(3-00943)
(9 maggio 2002)
da oltre dieci anni l'area industriale di Priolo-Melilli-Augusta-Floridia-Solarino-Siracusa è stata riconosciuta area ad alto rischio ambientale;
per la suddetta area è stato formulato un piano di risanamento, fermo da almeno nove anni, finanziato anche dal Governo con una prima trance di cento miliardi di vecchie lire;
l'ambiente continua ad essere inquinato con grave nocumento per la salute di coloro che abitano e lavorano in quella zona;
infatti, nei comuni del triangolo industriale Priolo-Augusta-Melilli si è registrata un'alta percentuale di malformazioni congenite e mortalità per tumori, nonché di patologie legate alla presenza di sostanze inquinanti nell'atmosfera e nell'acqua dei medesimi comuni;
già negli anni ottanta fu aperto un processo per inquinamento atmosferico della zona e fu dimostrato che la mortalità per cancro nel triangolo industriale sfiorava il 33 per cento e che la percentuale dei nati malformati in quell'area era di gran lunga superiore alla soglia di allarme stabilita dall'Organizzazione mondiale della sanità -:
a che punto sia il piano di risanamento ambientale della suddetta zona industriale;
se non sia opportuno nominare un commissario straordinario per procedere più rapidamente nei lavori di risanamento e consentire lo sviluppo economico ed occupazionale dell'area;
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'alta percentuale di malformazioni congenite, di mortalità per tumori e di altre patologie che si sono registrate negli ultimi anni nel triangolo industriale e, più in generale, in tutta la provincia di Siracusa;
se non ritengano opportuno lo stanziamento delle risorse finanziarie necessarie alla costruzione nella provincia di un ospedale per la prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei tumori e delle patologie inerenti la zona industriale.
(3-01442)
(8 ottobre 2002)
la Global Energy, società a responsabilità limitata di Nocera Inferiore, ha comunicato in data 25 luglio 2003 la richiesta di installazione di una centrale termoelettrica a ciclo combinato della potenza di 400 megawatt nella Valle Caudina, precisamente nel comune di Cervinara;
il territorio di Cervinara è per il 75 per cento ad elevato rischio idrogeologico, come si evince dalla carta del rischio, di cui all'articolo 1, comma primo, dell'ordinanza ministeriale 3036/2000 dell'autorità di bacino Liri-Garigliano-Volturno;
la zona si trova nel Parco naturale del Partenio e confina con il Parco naturale del Taburno;
il comune di Cervinara è ad elevato rischio sismico;
sul territorio è presente un elettrodotto, un ripetitore Tim ed un centro di vagliatura rifiuti;
la zona è fortemente popolata, essendovi residenti 60 mila abitanti dislocati in un raggio di 5 chilometri;
il clima della Valle Caudina è già fortemente alterato da sostanze tossiche non monitorate provenienti da insediamenti industriali;
lo studio preliminare effettuato dalla Global Service è manchevole di valutazione di impatto ambientale e di valutazione degli effetti relativi alle situazioni innanzi elencate;
la regione Campania non ha ancora un proprio piano energetico e la provincia di Avellino, in assenza di tale piano regionale, ha espresso parere negativo all'installazione della suddetta centrale;
i comuni della Valle Caudina hanno espresso netta contrarietà con delibere votate dalle assemblee consiliari all'unanimità: il comune di Cervinara, oltre a deliberare in modo analogo, ha anche negato la disponibilità del suolo;
grande è la preoccupazione dei cittadini e di tutte le organizzazioni sociali e politiche sugli effetti negativi di tale centrale, anche perché la realtà territoriale è a forte vocazione agricola ed è inserita nel programma Leader gal Partenio -:
quali iniziative voglia prendere per garantire la salute dei cittadini e la salvaguardia di un territorio già così gravemente colpito da calamità naturali (sisma del 23 novembre 1980; eventi franosi ed alluvionali del 15 dicembre 1999);
in che modo voglia agire per bloccare una decisione, che, ad avviso dell'interrogante, presenta le caratteristiche di arbitrarietà.
(3-02636)
(15 settembre 2003)
le forti piogge di martedì 9 dicembre 2003 hanno causato allagamenti, crolli e forti disagi in tutta la regione Campania;
nel capoluogo partenopeo, in particolare, le fogne sono saltate, strade e negozi sono stati inondati e molti quartieri sono rimasti senza corrente elettrica;
un uomo di 40 anni è deceduto, dopo essere stato travolto da una enorme massa d'acqua in via Salvator Rosa;
il sindaco di Napoli, Rosa Russo Jervolino, ha dichiarato: «i danni che provocò l'alluvione del 2001 sono stati quantizzati in 350 miliardi delle vecchie lire, a tutt'oggi ne sono arrivati solo 25» (Il Mattino, mercoledì 10 settembre 2003);
è evidente che se fossero arrivati in tempo i fondi necessari per gli interventi urgenti sarebbero stati evitati alla città danni così ingenti -:
quali risorse finanziarie siano disponibili per la città di Napoli;
se, in ogni caso, non ritengano opportuno avviare un tavolo di confronto con gli enti regionali e gli amministratori locali sulla questione del dissesto idrogeologico, come proposto dal sindaco di Napoli.
(3-02642)
(15 settembre 2003)
il territorio elbano si va rinaturalizzando, ogni anno di più. Le specie della macchia, che tra i vari tipi di bosco è il più odoroso e colorato, riconquistano spazi un tempo sottratti dall'uomo per seminativi, orti, vigneti;
basta «penetrare» nel territorio, nei boschi per lo più abbandonati, negli ex coltivi riconquistati dalla macchia mediterranea, per rendersi conto che un ambiente già fortemente antropizzato, come quello elbano, oggi presenta motivi relativamente nuovi di pericolo, ogni giorno più manifesto, drammaticamente incombente, cioè la presenza sempre più massiccia, preoccupante, invasiva e distruttiva di un animale: il cinghiale, reintrodotto sul territorio dell'isola, per motivi legati all'attività venatoria, tra il 1958 e il 1963;
tale reintroduzione ha scatenato problematiche ecologiche, anche soprattutto dal punto di vista idrogeologico e genetico;
vi è stata una crescita straordinaria della popolazione di questo animale, onnivoro, che nell'ambiente elbano si è trovato particolarmente bene;
congiuntamente, l'attività venatoria si è giovata della presenza di questo mammifero, la cui prolificità è peraltro ben nota;
è da rilevare, però, che il prelievo venatorio è sempre stato nettamente inferiore all'incremento della popolazione del selvatico;
il risultato è stato uno squilibrio considerevole, con ripercussioni particolarmente negative sui delicati equilibri di un territorio nel quale la presenza progressivamente crescente di questo animale ha causato allarmanti fenomeni;
gli elbani, che ancora a tempo pieno o saltuariamente si dedicano ad attività agricole, conoscono bene il regime di conflittualità quotidiana instauratasi con i cinghiali;
le incursioni dei cinghiali, sempre più frequenti anche in prossimità dei centri abitati, sono ormai particolarmente manifeste;
una sovrappopolazione dei cinghiali rappresenta una vera e propria calamità per l'ecosistema bosco, ma anche per le garighe, per le praterie in quota, insomma per tutti gli ambienti che è solito frequentare durante la sua attività, che è soprattutto crepuscolare-notturna;
la sua dieta è onnivora e così si nutre di frutti selvatici del bosco, di ghiande, di castagne, di more e poi dei frutti degli alberi coltivati, dell'uva e poi dei tuberi, bulbi, radici delle piante spontanee, di funghi, di nidiotti, di altri piccoli animali;
la flora elbana è minacciata per alcune componenti rare e preziose. È da temere la scomparsa dello stupendo giglio rosso, ma anche quella di crochi e di scille;
ciò è ben poca cosa rispetto alle vere e proprie frane provocate da questi animali o rispetto ai chilometri di muri a secco «barati» o al sommovimento del prezioso humus, tesoro del bosco ed espressione di fertilità naturale, che verrà poi distrutto o dilavato;
dagli studi commissionati dall'ente Parco nazionale arcipelago toscano al dipartimento di etologia, ecologia ed evoluzione dell'Università degli studi di Pisa è risultata una popolazione complessiva di cinghiali, al 1998, di circa 2.000-2.500 capi e, quindi, è stato consigliato un prelievo annuo nell'ordine dei 1.000-1.500 capi -:
quali iniziative intenda intraprendere presso l'ente parco perché si ristabilisca una giusta ma equilibrata presenza dei cinghiali nell'Isola d'Elba, con il conseguente ripristino di un equilibrio utile sia all'uomo che all'ambiente elbano.
(3-02749)
(8 ottobre 2003)