TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 406 di Mercoledì 14 gennaio 2004

MOZIONI SULLA CONCORRENZA SLEALE VERSO I PRODOTTI ITALIANI

La Camera,
premesso che:
il fallimento della V conferenza ministeriale dell'Organizzazione mondiale del commercio, che si è svolta a Cancun nel settembre 2003, è stato anche dovuto anche al crearsi di un nuovo fronte di Paesi guidati dalla Cina, che non accettano più le regole imposte dall'occidente, dalla Banca mondiale, dal Fondo monetario internazionale e dall'Unione europea;
sul problema Cina e sulle sue produzioni e la loro imbattibile competitività di prezzo sono già stati presi provvedimenti: infatti, dal 1o novembre 2003 è stato interrotto il regime di favore dell'Unione europea all'importazione di alcune produzione cinesi (fra queste gli occhiali), ripartendo con i dazi doganali anche per esse, iniziando gradualmente con l'1 per cento per arrivare a maggio del 2004 al 2,9 per cento;
la concorrenza sleale si verifica non soltanto a causa di politiche aggressive a livello di prezzi e del cosiddetto dumping, largamente utilizzato, ad esempio, per distruggere l'economia coreana anche da parte degli Usa e dell'Unione europea, i cui prodotti costano sei volte meno di quelli dei contadini locali (il suicidio a Cancun di Lee Kyang-hae, un contadino della Corea del Sud, ha rappresentato la protesta di tre milioni e mezzo di contadini coreani ridotti sul lastrico), ma anche con il protezionismo portato avanti dalla stessa Unione europea nel settore agricolo, largamente contestato dai Paesi del G77 e del G22, che, con la loro forte opposizione, vogliono dare la loro impronta alle regole del commercio internazionale ed imporre i cosiddetti «dossier di Singapore»;
si verificano, inoltre, il ricorso alle contraffazioni dei marchi, realizzabile, soprattutto, a causa di situazioni di vita e di lavoro in alcuni Paesi esportatori, che non rispettano né i diritti umani, né quelli sindacali, e lo sfruttamento dei bambini, spesso usati anche dalle multinazionali che in quei Paesi realizzano i loro manufatti;
il fenomeno della concorrenza sleale è reso possibile, inoltre, da parte di quelle nazioni, dove la produzione non soggiace a leggi e regole in difesa dell'ambiente e dove, quindi, i costi di produzione non sono gravati da ulteriori costi aggiuntivi;
da parte di alcuni Paesi emergenti il problema non può essere affrontato senza tenere conto delle storture dell'attuale modello di sviluppo globale, che concentra in poche multinazionali il controllo finanziario e produttivo di tutto il mondo;
il fenomeno va affrontato contestualmente alla questione del protezionismo agricolo dell'Unione europea, che impedisce la esportazioni verso l'Europa da parte dei Paesi del Sud del mondo ad economia prevalentemente agricola, come nel caso dell'India dove 700 milioni di persone vivono dell'agricoltura, contro uno scarso 2 per cento della popolazione europea;

impegna il Governo:

quale Presidente di turno dell'Unione europea a promuovere in sede europea l'adozione di misure che:
a) contrastino la concorrenza sleale verso i prodotti italiani ed europei, contemperando la realizzazione di tale obiettivo con quello di aiutare i Paesi poveri ad esportare i loro prodotti nel mondo industrializzato e con quello di raggiungere i millennium goals;
b) verifichino le condizioni di lavoro, segnalando all'attenzione dei Paesi membri multinazionali, marchi e Paesi, che impiegano bambini nella produzione, e quelli che non rispettino i diritti umani e quelli sindacali o sociali in vigore nel Paese stesso;
c) favoriscano partnership tra i Paesi europei con particolari problemi (come nel caso dell'Italia con il made in Italy) e i Paesi del G22, attraverso accordi bilaterali che affrontino e risolvano singolarmente le difficoltà dei rapporti commerciali, condizionando tali accordi al rispetto dei diritti umani, sociali, ambientali e sindacali (nel caso specifico della Cina, all'instaurazione della formula «un Paese, due sistemi», reclamata dal Dalai Lama per una vera autonomia del Tibet dalla Cina);
d) condizionino i rapporti commerciali bilaterali o multilaterali all'adozione di standard di qualità e conformità;
e) adottino in tali rapporti regole di rispetto ambientale, attraverso verifiche sul tasso di inquinamento e di distruzione delle risorse naturali conseguenti la produzione dei manufatti, poiché tali risorse sono patrimonio dell'umanità intera.
(1-00288) «Cima, Zanella, Boato, Bulgarelli, Cento, Lion, Pecoraro Scanio».
(10 novembre 2003)

La Camera,
premesso che:
nell'attuale congiuntura internazionale i prodotti del made in Italy attraversano una crisi che può indebolire sensibilmente la capacità competitiva dell'economia italiana, accentuandone il rischio di declino;
i settori produttivi del tessile, dell'abbigliamento e delle calzature, ma anche quelli del mobile, dell'agroalimentare e delle macchine utensili ed altri, rappresentano i punti di forza del sistema industriale italiano, sia per i livelli di occupazione, sia per il considerevole apporto positivo fornito alla bilancia dei pagamenti del nostro Paese;
rispetto a molti Paesi terzi le imprese italiane ed europee sono gravate da costi aggiuntivi connessi al differenziale del costo del lavoro, alla carenza altrove di controlli e di certificazioni sulla salubrità dei prodotti, alla mancanza di garanzie in ordine alla sostenibilità ambientale dei processi produttivi e di tutele sociali nei confronti dei lavoratori, in particolare delle fasce più deboli delle società locali, quali le donne ed i minori;
per ciò che concerne il settore del tessile e dell'abbigliamento la perdita di competitività delle imprese italiane ed europee è, inoltre, destinata ad acuirsi a partire dal 2005, quando verranno meno le regole introdotte dall'accordo multifibre, che disciplina i flussi di prodotti provenienti da Paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione verso l'Europa;
a fronte del processo di apertura del mercato europeo consolidato negli anni passati, molti Paesi in via di sviluppo o di nuova industrializzazione, ma non solo, continuano a mantenere elevati dazi sulle importazioni e significative barriere non tariffarie, che rendono estremamente difficile per le imprese europee esportare in quei mercati: mentre l'importazione in Europa di un tessuto di lana, ad esempio, è assoggettata a un dazio del 9 per cento, uno stesso prodotto di fabbricazione europea sconta un dazio del 40 per cento per essere esportato in India e del 28,5 per cento circa per essere esportato negli Stati Uniti;
è necessario ricercare un equilibrio tra il processo di liberalizzazione del commercio mondiale e l'applicazione del rispetto di alcune regole fondamentali della politica di coesione economica e sociale dell'Unione europea, che pongano le imprese del nostro continente nelle condizioni di competere in condizioni di reciprocità;
in vista della ripresa dei negoziati in seno al Wto per l'avanzamento del processo di liberalizzazione del commercio internazionale, particolare importanza riveste l'obiettivo di un livellamento dei dazi consolidati e l'ottenimento di impegni concreti per la rimozione delle barriere non tariffarie; è, inoltre, auspicabile in quella medesima sede l'adozione di misure precise e cogenti, finalizzate a limitare l'importazione di prodotti i cui processi di lavorazione siano stati effettuati senza il rispetto di standard minimi di tutela ambientale e del lavoro;
le recenti evoluzioni della tecnologia ed i processi di globalizzazione hanno portato ad una crescente diffusione dei fenomeni di contraffazione, talché si valuta che la quota di merce contraffatta nel commercio mondiale sia prossima al 9 per cento e che per oltre due terzi la merce contraffatta provenga dal Sud-Est asiatico;
per le caratteristiche della sua specializzazione produttiva e della configurazione del suo sistema imprenditoriale, l'economia italiana appare particolarmente vulnerabile: il made in Italy costituisce, infatti, uno dei comparti di principale interesse per l'industria del falso e, inoltre, la ridotta dimensione media delle imprese italiane rende complessa l'introduzione di misure anti-contraffazione;
gravi sono, inoltre, i danni procurati alla rete commerciale, soprattutto per quei settori che maggiormente hanno investito sulla qualificazione e che presentano alla propria clientela beni di consumo di qualità particolarmente esposti alla contraffazione;
appaiono inadeguate le azioni di contrasto di tale fenomeno: l'attuale sistema di controlli doganali canalizza, infatti, le merci in tre distinte modalità di controllo (canale rosso: visita merci; canale giallo: controllo documentale; canale verde: nessun controllo) in base alla «pericolosità» doganale delle merci e dei soggetti importatori ed esportatori, limitando il canale rosso a una casistica molto particolare e limitata;
l'azione di contrasto ai fenomeni di contraffazione non può prescindere da una nuova normativa che favorisca la tracciabilità e l'etichettatura dei prodotti, in un contesto che agevoli la costituzione di consorzi tra imprese, a tutela delle rispettive produzioni;
per valorizzare le produzioni realizzate nel territorio comunitario, nel rispetto di norme etiche, ambientali e di salute, è indispensabile avviare un'iniziativa politica europea per sostenere presso i consumatori finali lo sviluppo di una nuova sensibilità nell'acquisto dei prodotti, legata ad un'effettiva informazione sui fattori distintivi dei beni, dalla composizione al Paese di origine;
attualmente l'unico obbligo di informativa al consumatore sancito a livello europeo è la direttiva sull'etichettatura di composizione, mentre è necessario rendere obbligatoria un'etichetta che consenta la rintracciabilità del capo d'abbigliamento e di ogni altro prodotto finito commercializzato all'interno dell'Unione europea;
investire in ricerca industriale e sviluppo precompetitivo è fra i requisiti necessari affinché la concorrenza dei Paesi meno sviluppati non costringa l'industria nazionale ad abbandonare i settori sottoposti a maggiore competizione; la ricerca di nuovi prodotti, come nuove fibre, nuovi trattamenti e nuovi effetti, è alla base della differenziazione dell'offerta made in Italy da quella proveniente dai Paesi meno sviluppati e con costi di produzione sensibilmente più bassi;
vanno, quindi, sostenute tutte le iniziative per promuovere adeguatamente la ricerca e lo sviluppo, anche in settori maturi, affermando, ad esempio, il principio che le risorse impiegate dalle aziende tessili per l'ideazione e la prototipazione dei loro campionari siano assimilabili alle spese di ricerca e sviluppo;
dovrebbe essere corretta l'attuale impostazione dell'articolo 1 del decreto legge n. 269 del 2003, che, nel prevedere la defiscalizzazione delle spese per ricerca e sviluppo, non vi ammette quelle relative ai campionari innovativi;

impegna il Governo:

ad estendere le procedure del canale rosso (visita merci) previste dall'attuale sistema di controlli doganali ai beni tipici del made in Italy, promuovendo un'iniziativa di carattere europeo per ottenere un'adeguata comune attività di contrasto, che unifichi e migliori le diverse procedure utili a tutelare efficacemente i beni di qualità prodotti nel continente;
a proporre in sede di Unione europea una base comune per i futuri negoziati relativi ai nuovi accordi sul commercio internazionale, attraverso:
a) la reciprocità e il livellamento dei dazi su un valore attorno al 15 per cento;
b) la definizione e l'adozione di misure tese a limitare l'importazione di prodotti tessili e dell'abbigliamento realizzati mediante processi produttivi che non garantiscono il rispetto di standard minimi di tutela dell'ambiente naturale e dei diritti dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda il lavoro minorile;
c) l'adozione di misure tese a garantire il contenimento dei fenomeni di dumping economico e a contrastare le importazioni illegali di capi di abbigliamento provenienti da paesi extracomunitari e il fenomeno della contraffazione e delle frodi;
d) l'introduzione di una normativa specifica in materia di etichettatura, che consenta la tracciabilità dei prodotti commercializzati all'interno della Unione europea, favorendo un'informazione corretta del consumatore;
ad adottare iniziative normative volte ad introdurre misure fiscali di sostegno alla creazione di consorzi per incentivare gli investimenti nella ricerca applicata;
a rendere effettivamente operante il fondo per l'innovazione tecnologica (ex legge n. 46 del 1982), riguardo al finanziamento dei campionari e all'ideazione di nuove collezioni di prodotti, e a procedere celermente all'avvio del bando riservato alle piccole e medie imprese del settore moda, per il quale sussiste già uno stanziamento di 2 milioni di euro;
ad adottare iniziative normative volte ad estendere al settore tessile-abbigliamento le misure che prevedono un utilizzo più flessibile e razionale della Cassa integrazione guadagni.
(1-00289) «Violante, Castagnetti, Boato, Intini, Pisicchio, Rizzo, Bersani, Letta, Gambini, Lulli, Vernetti, Detomas, Ruzzante, Innocenti, Nicola Rossi, Agostini, Montecchi, Boccia, Loiero, Monaco, Lusetti, Ruggieri, Sandi, Magnolfi, Bimbi».
(10 novembre 2003)

La Camera,
premesso che:
da alcuni anni il nostro Paese è sempre più chiamato a confrontarsi con processi di globalizzazione dell'economia, che coinvolge imprese italiane, europee e multinazionali che operano sul nostro territorio. Da tempo assistiamo ad un processo che si sviluppa verso la riduzione continua della presenza industriale, a beneficio di una concezione commerciale nella quale il nostro territorio è sempre più configurabile come mercato di consumo, fermo restando, purtroppo, un basso potere d'acquisto delle classi lavoratrici;
tali fenomeni si configurano prevalentemente nel trasferimento di attività industriali e produttive in Paesi nei quali i costi produttivi sono ampiamente inferiori a quelli dei Paesi della Unione europea, dove, grazie a decenni di iniziativa politico-sindacale, si sono determinate le condizioni sociali e di lavoro di una civiltà più avanzata, nel rispetto dei diritti sociali, politici e del lavoro, salvo recenti tentativi di modificarli in peggio;
questi processi hanno subito una consistente accelerazione negli ultimi anni, spaziando in diverse direzioni geografiche, ma con un'unica ragione economica: ridurre i costi del lavoro;
che questa sia la ragione prevalente è motivato dal fatto incontestabile che le delocalizzazioni avvengono in luoghi in cui l'assenza di infrastrutture è evidente, in zone dove i trasporti sono inesistenti o fatiscenti, in zone dove la cultura del lavoro subordinato e la competenza professionale sono scarse e in molti casi inesistenti;
sul terreno della riduzione dei costi, la concorrenza internazionale, particolarmente del settore asiatico, è particolarmente forte;
il nostro Paese ha assistito in questi anni a fenomeni di:
a) deindustrializzazione graduale e progressiva di intere aree territoriali, in quanto il trasferimento di un'azienda, in molti casi, distrugge il patrimonio produttivo indotto, costituito da molte piccole e medie imprese, o costringe anche queste ultime al trasferimento;
b) cancellazione di molti posti di lavoro dipendente ed autonomo, che lascia centinaia di famiglie in difficoltà serie, non sussistendo alternative occupazionali;
c) commercializzazione dei prodotti sul mercato in modo distorto, penalizzando le imprese che operano nel rispetto della legalità e dei diritti sindacali esistenti nei paesi dell'Unione europea;
i processi di delocalizzazione o trasferimento sono un fenomeno che i Paesi più industrializzati hanno da tempo conosciuto e che rappresentano un aspetto quasi fisiologico, riguardando questi solo produzioni cosiddette mature o a basso contenuto professionale;
in questi ultimi tempi di flessibilità tecnologica le produzioni coinvolte da tali processi sono sempre più aumentate, coinvolgendo anche settori e attività a medio contenuto tecnologico e professionale. Vi sono, cioè, imprese che delocalizzano interi processi produttivi o parti di essi, i quali producono beni che successivamente rientrano nel nostro Paese come semilavorati da completare o componenti di prodotto da assemblare o prodotti finiti da vendere;
in molti casi imprese multinazionali hanno investito nel nostro Paese acquistando interi pacchetti azionari, attività produttive e commerciali non con lo scopo di continuare a produrre in Italia, bensì per impossessarsi del marchio frutto dell'ingegno del lavoro italiano e della sua quota di mercato conquistata nella cultura del consumatore, per poi trasferire la produzione in Paesi a più basso costo del lavoro;
tutto questo è, fino ad oggi, potuto avvenire in quanto non esiste una legislazione comune tra i Paesi più industrializzati, e soprattutto tra quelli dell'Unione europea, capace di affrontare tali fenomeni non nuovi sul piano della conoscenza, ma certamente più sconvolgenti in questi ultimi anni;
in data 16 febbraio 1999 è stata inviata al Presidente della Camera dei deputati una petizione popolare sottoscritta da 160 mila persone, con la quale si richiede che il Parlamento legiferi sull'istituzione di un'autorità garante della qualità sociale dei prodotti, al fine, tra l'altro, di obbligare le imprese a fornire complete informazioni sul ciclo produttivo e distributivo dei prodotti immessi sul mercato;
diverse sono le convenzioni internazionali concernenti il lavoro, riconosciute e sottoscritte da almeno centocinquanta Paesi, tra cui l'Italia, che le ha ratificate con importanti leggi, quali la legge n. 274 del 1934 sul lavoro forzato o obbligatorio, la legge n. 367 del 1958 sulla libertà sindacale e sull'organizzazione e negoziazione collettiva, la legge n. 741 del 1956 sulla parità retributiva tra uomo e donna, la legge n. 405 del 1963 sulla discriminazione in materia di impiego, la legge n. 447 del 1967 sull'abolizione del lavoro forzato, la legge n. 157 del 1981 sull'età minima per l'impiego e la legge n. 862 del 1984 sui rischi dovuti all'inquinamento dell'aria, ai rumori e alle vibrazioni sui luoghi di lavoro);

impegna il Governo:

a promuovere nel contesto europeo una normazione atta a garantire che le merci circolanti nell'Unione europea siano state prodotte nel pieno rispetto dei diritti dei minori, previsti dalle convenzioni internazionali (come quella sui diritti del fanciullo approvata a New York il 20 novembre 1989), e, in generale, dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sia per quanto riguarda la loro condizione retributiva che quella normativa, diritti che sono tutelati dalle convenzioni internazionali menzionate in premessa;
ad adottare iniziative normative volte all'istituzione, nel nostro Paese, di organismi di controllo e di sorveglianza, atti a certificare la conformità dei prodotti circolanti, sia di produzione nazionale che di importazione, alle caratteristiche di cui alle convenzioni internazionali elencate in premessa.
(1-00290) «Alfonso Gianni, Giordano, Russo Spena, Mascia».
(10 novembre 2003)

La Camera,
premesso che:
Paesi emergenti dove l'economia è in costante crescita, come ad esempio Russia, India o Cina, costituiscono un mercato di notevole interesse per lo sviluppo delle esportazioni e degli investimenti delle nostre imprese, non solo per i vantaggi relativi al minor costo dei fattori produttivi, ma anche perché il made in Italy, già molto richiesto e apprezzato, può sviluppare le proprie potenzialità di ulteriore affermazione;
il sistema economico italiano, formato per la maggior parte da micro o piccole imprese, necessita di un idoneo sostegno del Governo per poter consolidare un valido raccordo con tali grandi e lontani mercati, cogliendone le migliori opportunità;
l'obiettivo della progressiva apertura dei mercati internazionali, coerente con le linee di politica commerciale indicate dal Parlamento al Governo (da ultimo con la risoluzione n. 600053, approvata dalla Camera dei deputati l'11 marzo 2003), che l'Italia condivide con i partner dell'Unione europea e dell'Organizzazione mondiale del commercio, necessita parallelamente di una chiara definizione di regole a difesa della concorrenza leale e della proprietà intellettuale;
la crescente concorrenza di Paesi con economie emergenti, basate su bassi costi di produzione e su normative sociali e ambientali meno vincolanti di quelle europee, che talvolta possono avvantaggiarsi su monete eccessivamente sottovalutate e su un sistema di aiuti di Stato distorsivi della concorrenza, riduce la competitività delle nostre imprese, creando in ultima analisi le condizioni per una progressiva perdita di quote del commercio mondiale detenute dal nostro Paese;
la scadenza dell'accordo tessile abbigliamento dell'Uruguay round, che disciplina, fino al 31 dicembre 2004, i flussi di prodotti tessili provenienti dai Paesi in via di sviluppo e di nuova industrializzazione verso l'Europa, unitamente alle riduzioni dei dazi già introdotte unilateralmente dall'Unione europea, sia nell'ambito del sistema delle preferenze generalizzate che dell'iniziativa «everything but arms», renderà l'Europa l'area più permeabile alle importazioni dei prodotti tessili e dell'abbigliamento a livello mondiale;
l'Italia e l'Unione europea credono nella politica multilaterale con l'obiettivo di garantire un mercato sempre più aperto, ma rispettoso delle regole;
l'Unione europea può adottare, qualora ne ricorrano i requisiti, misure di protezione (dazi o quote) per difendere il mercato comunitario da importazioni massicce sulla base delle disposizioni dell'Organizzazione mondiale del commercio sulle salvaguardie (erga omnes) e sulla base del «meccanismo di salvaguardia speciale» (Tpssm), previsto nel trattato di accessione della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio;
l'Unione europea può, altresì, adottare misure antidumping sulla base dell'accordo antidumping dell'Organizzazione mondiale del commercio quando le aziende di un Paese terzo vendono in Europa un certo prodotto ad un prezzo inferiore rispetto a quello praticato nel mercato interno di Paesi terzi;
le imprese europee sono gravate da costi aggiuntivi connessi al rispetto di standard decisamente elevati in materia di tutela del lavoro e dell'ambiente, se paragonati a quelli in uso per le imprese dei Paesi ad economie emergenti;
le tematiche della dimensione sociale e della tutela dei diritti fondamentali del lavoro, costantemente ribaditi dal Consiglio affari generali e relazioni esterne dell'Unione europea, non solo rientrano nelle priorità europee con riferimento al negoziato dell'Organizzazione mondiale del commercio, ma ad esse ci si richiama per poter applicare in modo differenziato il sistema di preferenze generalizzate. Il problema non è solo tutelare le imprese europee rispetto ai concorrenti esteri, ma affermare i principi di civiltà che costituiscono ormai un patrimonio comune in Europa, all'interno di una piattaforma che orienti il dialogo multilaterale verso la garanzia di reciproco vantaggio negli scambi - seppure nella logica del trattamento speciale e differenziato - nel quadro di una liberalizzazione e regolamentazione del commercio internazionale;
l'Unione europea, nell'ambito del sistema di preferenze generalizzate, applica agevolazioni daziarie a molti prodotti provenienti da importanti Paesi in via di sviluppo, quali, ad esempio, India, Thailandia, Pakistan, Indonesia, Malesia, Brasile, Cina, Vietnam, Filippine;
per quanto riguarda possibili azioni in sede di Organizzazione mondiale del commercio, per rivalutare le divise ad oggi sottovalutate dei Paesi ad economie emergenti, gli accordi commerciali multilaterali non prevedono disposizioni specifiche in materia valutaria, se si eccettua un riferimento nell'articolo XV (exchange arrangements) dell'accordo Gatt, in cui, tuttavia, le parti sono chiamate a cooperare con il Fondo monetario internazionale;

è necessario istituire un comitato nazionale anticontraffazione dotto degli strumenti e delle risorse necessari per monitorare i casi di violazione della proprietà intellettuale e di concorrenza sleale (dumping e sovvenzioni), offrendo alle imprese assistenza continua, e per individuare misure di salvaguardia volte a contrastare l'ingresso di merci contraffatte;

impegna il Governo:

a sostenere in sede di Unione europea:
a) l'obiettivo della reciprocità e dell'armonizzazione delle tariffe nell'ambito delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio;
b) l'adozione di misure, previste dalla normativa dell'Organizzazione mondiale del commercio e dell'Unione europea, tese a proteggere imprese nazionali di settori in crisi a seguito di importazioni provenienti da Paesi terzi, quando ne sussistano le condizioni;
c) una revisione del sistema delle preferenze generalizzate, che possa graduare il livello di agevolazioni in funzione del grado di sviluppo dei Paesi, dell'effettiva concorrenzialità dei singoli prodotti e del rispetto di standard sociali e ambientali;
d) l'istituzione dell'obbligo di stampigliatura del Paese d'origine per le merci commercializzate nel mercato interno europeo, proseguendo così nella linea già inaugurata in occasione della riunione informale dei Ministri del commercio dell'Unione europea, tenutasi a Palermo il 6 luglio 2003, a tutela della libertà di scelta dei consumatori e per contrastare più efficacemente i fenomeni di importazioni illegali e di contraffazione;
e) l'introduzione di certificazioni obbligatorie per i prodotti commercializzati nell'Unione europea, con l'adozione di criteri selettivi sulla qualità degli stessi e la previsione di una serie di requisiti rigorosi per le categorie che hanno più a che fare con la salute e la sicurezza del consumatore;
ad adoperarsi per una rigorosa applicazione del regolamento comunitario n. 1383 del 2003, emanato il 22 luglio 2003, che prevede la possibilità di distruggere o di escludere dai circuiti commerciali merci di importazione che violano i diritti di proprietà intellettuale, vietandone, altresì, l'ingresso nel territorio doganale, l'immissione in libera pratica, la riesportazione e il collocamento in depositi o zone franche;
a supportare gli enti locali nell'azione di lotta alla contraffazione ed alle pratiche di violazione della proprietà intellettuale, prevedendo forme di azione congiunta e specifici strumenti normativi in tal senso;
ad attivare ogni utile iniziativa in sede Wto, attraverso un raccordo nell'azione di quest'ultima con l'Organizzazione internazionale del lavoro, che impegni i Paesi meno rispettosi degli standard sociali ed ambientali all'eliminazione delle asimmetrie esistenti, ponendoli gradualmente in linea, qualitativamente e quantitativamente, con gli altri competitori internazionali;
ad operare efficacemente per la tutela, il sostegno e la promozione del made in Italy, anche mediante l'istituzione sia di un apposito marchio a tutela delle merci italiane, che di uffici di consulenza per la tutela del marchio medesimo, costituiti presso l'Istituto nazionale per il commercio estero o le sedi diplomatiche, per avviare l'assistenza legale alle imprese danneggiate da pratiche sleali;
a verificare, in sede di Unione europea, la possibilità di adottare - nei settori di particolare sensibilità alla concorrenza internazionale, quali, ad esempio, il tessile, l'abbigliamento e le calzature - una regolamentazione in materia di etichettatura e tracciabilità dei prodotti, che ne renda evidente l'origine e la filiera del processo produttivo e possa accertarne adeguati requisiti di qualità.
(1-00296) «Cè, Anedda, Maninetti, Antonio Leone, Gibelli, Polledri, Raisi, D'Agrò Saglia».
(27 novembre 2003)



MOZIONI SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

La Camera,
premesso che:
si deve prendere atto della Relazione annuale del 2002 sullo stato di attuazione della legge n. 675 del 1996, in materia di «Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali», presentata dal Garante per la protezione dei dati personali;
si assiste da qualche anno ad un preoccupate incremento del fenomeno dello spamming (posta elettronica indesiderata), che negli Stati Uniti ha già superato il 40 per cento dell'intero traffico su internet ed è costato all'economia americana quasi 9 miliardi di dollari nel corso del 2002;
il progresso delle biotecnologie, in particolare la possibilità di decifrare il genoma umano, pongono il legislatore di fronte alla necessità di regolamentare tale materia, al fine di tutelare gli aspetti concernenti la tutela della riservatezza, ad esempio rispetto a malattie o predisposizioni a particolari patologie, in modo da evitare qualsiasi discriminazione in base al codice genetico degli individui;
si sta diffondendo sulla rete internet l'acquisto di test genetici, in particolare per la determinazione della paternità, che possono divenire elemento di turbativa delle relazioni familiari;
nella relazione il Garante sollecita il Governo a depositare gli strumenti attuativi della Convenzione europea di biomedicina, ratificata con la legge n. 145 del 2001;
è oramai possibile, tramite i telefoni cellulari, localizzare un individuo con un errore di pochi metri, il che mette in pericolo il diritto di ciascuno a non essere localizzato: a tal fine il Garante sottolinea la necessità di vincolare la conservazione dei dati di traffico della telefonia mobile, così come quelli della navigazione sulla rete internet;
la recente vicenda della trasmissione dei dati dai passeggeri dei voli internazionali al Governo degli Stati Uniti ha messo in evidenza la passività dell'Unione europea e degli Stati membri, al punto che i Garanti dei Paesi dell'Unione europea hanno dovuto sollevare il caso con un significativo clamore, al fine di evitare i potenziali pericoli per la privacy dei cittadini europei;
il Garante ha, inoltre, sottolineato la necessità di una convenzione internazionale per la tutela dei dati sensibili;
il Garante ha sottolineato come il crescente carico dell'autorità e la contemporanea riduzione degli stanziamenti mettono a rischio l'efficienza dell'azione del Garante stesso;
sono da tenere in considerazione gli articoli 7 e 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, approvata a Nizza il 7 dicembre 2000, nonché il decreto legislativo n. 196 del 2003, recante il codice in materia di protezione dei dati personali;
si deve tener conto della risoluzione del Parlamento europeo del 13 maggio 2003 sulla trasmissione dei dati personali da parte delle compagnie aeree in occasione dei voli transoceanici;

impegna il Governo:

ad adottare un'iniziativa volta a favorire una riforma della disciplina vigente che miri a rafforzare la tutela della privacy sulla rete internet, con particolare riguardo alla gestione degli indirizzi di posta elettronica, allo spamming, alla conservazione dei dati riguardanti il traffico in entrata e uscita del singolo utente, che rimuova tutte le norme potenzialmente lesive dei diritti di riservatezza previsti dalle leggi nazionali e dalla normativa europea in materia, nonché dall'articolo 15 della Costituzione;
a dare seguito all'attuazione della Convenzione sulla biomedicina di cui in premessa;
a promuovere, in sede di Unione europea, l'attribuzione al Garante europeo di poteri di vigilanza più stringenti sul modello della Banca centrale europea;
a promuovere, in sede Onu, una convenzione internazionale per la tutela dei dati sensibili;
ad individuare gli strumenti normativi più idonei per regolamentare in modo più efficace il trattamento dei dati di traffico della telefonia mobile, al fine di tutelare il diritto degli individui, nonché di quelli relativi all'ubicazione, in particolare al fine di garantire il diritto dei cittadini a non essere localizzati;
in relazione alla trasmissione dei dati dei passeggeri di voli diretti verso gli Stati Uniti, ad agire in sede bilaterale ed europea al fine di assicurare la più efficace tutela della privacy dei cittadini italiani;
ad individuare risorse maggiori per l'attività del Garante per la protezione dei dati personali.
(1-00215) «Folena, Fumagalli, Crucianelli, Leoni, Lolli, Panattoni, Magnolfi, Mussi, Sasso, Chiaromonte, Grillini, Montecchi, Duca, Tocci, Preda, Pistone, Ottone, Maccanico, Angioni, Pappaterra, Cusumano, Ostillio, Lion, Mascia, Cento, Melandri, Trupia, Grandi, Benvenuto, Sciacca, Zunino, Bova, Ranieri, Giulietti, Armando Cossutta, Di Serio D'Antona, Motta, Pinotti, Sandi, Vernetti, Siniscalchi, Grignaffini, Nigra, Rotundo, Crisci, Fanfani, Borrelli, Mariotti, Rossiello, Cima, Cennamo, Gasperoni, Martella, Marone, Calzolaio, Intini, Annunziata, Bonito, Gambini, Squeglia, Cazzaro, Capitelli, Adduce, Zanotti, Maurandi, Diana, Mosella, Tanoni, Nesi, Albertini, Rocchi, Realacci, Ruzzante, Boato, Giacco, Giovanni Bianchi, Carbonella, Villari».
(3 giugno 2003)

La Camera,
premesso che:
alcuni fenomeni che si stanno diffondendo mettono a rischio la protezione dei dati personali e la privacy dei cittadini, come la commercializzazione dei test genetici tramite la rete internet, che pone particolari problemi etici, sociali e giuridici e tende a trasformare uno strumento eminentemente diagnostico in una merce qualsiasi, il che, in assenza di sufficienti garanzie nella raccolta dei dati genetici inviati per i test, può mettere a rischio la riservatezza di dati sanitari molto delicati;
è estremamente facile localizzare esattamente ogni cittadino che fa uso di telefono cellulare: ciò incide sui diritti alla riservatezza di ogni individuo e pone il problema di valutare le implicazioni della conservazione dei dati della telefonia mobile;
si sta diffondendo anche nel nostro Paese il fenomeno dello spamming, cioè l'utilizzo di messaggi di posta elettronica indesiderati, che costituiscono una pratica invasiva nei confronti della sfera personale dei cittadini e causano disagi e costi anche ingenti;

impegna il Governo:

ad adottare le opportune iniziative dirette ad evitare la strumentalizzazione dei dati sanitari per i test genetici ed a salvaguardarne la riservatezza;
ad adottare iniziative volte a disciplinare in modo più efficace il trattamento dei dati di traffico della telefonia mobile, al fine di tutelare i diritti di libertà dei cittadini e, in particolare, quello di non essere localizzati senza giustificati motivi di pubblico interesse;
a predisporre un'iniziativa normativa diretta ad introdurre regole più efficaci di condotta per l'invio di messaggi pubblicitari tramite la rete internet, in modo che siano tutelati gli utenti, e per garantire che l'utilizzazione della posta elettronica, per scopi pubblicitari o promozionali, avvenga nella più assoluta trasparenza e dietro esplicita manifestazione del consenso da parte degli interessati.
(1-00304) «Antonio Leone, Butti, Cannella, Airaghi, Guido Giuseppe Rossi, D'Alia».
(13 gennaio 2004)



INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

DELL'ANNA e GIANFRANCO CONTE. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi orientamenti della Commissione europea in materia di organizzazione comune del tabacco hanno fortemente allarmato l'intero settore della coltivazione del tabacco del nostro Paese e, in particolare, del Meridione;
la riforma dell'organizzazione comune del tabacco, così come proposta dal Commissario Fischler, comporterà una drastica riduzione delle coltivazioni, con conseguenze negative sull'occupazione;
secondo stime effettuate dalle organizzazioni di categoria, l'introduzione della riforma europea comporterà per il settore la perdita di migliaia di posti di lavoro -:
quali iniziative si intendano adottare per impedire che, in presenza di tassi di disoccupazione già elevati, venga procurata in questo importante settore dell'economia nazionale un'ulteriore penalizzazione, con conseguenze assai gravi per i lavoratori e gli addetti del settore, e perché sia rivista radicalmente la proposta della Commissione europea, che prevede l'adozione delle solite misure di indennizzo, che favoriscono l'abbandono delle produzioni, ma non offrono alcuna garanzia agli addetti del settore, che rimarrebbero senza lavoro.
(3-02929)
(13 gennaio 2004)

RUSSO SPENA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
grande è, in questi giorni e in queste ore, la preoccupazione delle popolazioni del napoletano e del casertano (in particolare dell'agro nolano e di Acerra) per l'accavallarsi, sempre più fitto, di voci che danno per imminente l'arrivo delle ruspe per l'inizio dei lavori dell'inceneritore e del termovalorizzatore;
l'inizio dei lavori viene sollecitato dalle banche, da una holding privata e dalla Fibe, che si è aggiudicata la gara d'appalto, scegliendo essa stessa il sito dell'insediamento;
la cittadinanza tutta, le amministrazioni e la comunità scientifica, da due anni, ritengono l'area scelta inidonea all'insediamento perché già devastata da un disastro ambientale (in una zona ad altissima densità di popolazione, in cui sta per nascere il polo pediatrico mediterraneo), che non permette ulteriori localizzazioni di impianti altamente rischiosi;
la protesta delle popolazioni è, da due anni, generale, permanente e radicale, con blocco del cantiere, decine di manifestazioni e cortei;
interventi straordinari del Governo, come ad esempio il ricorso alla forza militare, provocherebbero gravi problemi per l'ordine pubblico -:
perché il Governo non proceda al blocco dei lavori finalizzato ad una nuova valutazione di impatto ambientale, scientificamente fondata.
(3-02930)
(13 gennaio 2004)

RUGGERI e CASTAGNETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da circa 5 anni è attivo l'Eurostar pendolino della Trenitalia, che collega Vicenza-Mantova-Roma, ES9477 e ES9478;
in maniera improvvisa, il 14 dicembre 2003 Trenitalia ha deciso di escludere la tratta Verona-Mantova-Modena, in modo che l' Eurostar non transiti più per Mantova, Carpi e Modena, perché ci sarebbero pochi utenti;
presso la sede dell'amministrazione provinciale di Mantova il 20 ottobre 2003 è stato firmato un protocollo, che ribadisce l'interesse strategico che riveste il collegamento diretto di Verona, Mantova e Modena, fra le amministrazioni regionali (Emilia Romagna, Lombardia e Veneto), provinciali (Verona, Mantova e Modena) e comunali (Verona, Mantova, Carpi e Mantova);
tale decisione risulta infondata, arbitraria, inaccettabile ed assurda per la mobilità e l'economia del territorio coinvolto, con gravissimi danni che ricadono su un'area già gravemente disconnessa, con l'ulteriore pesante privazione di servizi nazionali ed internazionali, ora realizzati dall'unica coppia di collegamenti di qualità coi centri del Centro-Nord Italia;
sono prive di ogni fondamento le ragioni aziendali della non utenza mantovana. Infatti, i flussi turistici di Mantova, realizzati in questi ultimi anni, grazie alle iniziative culturali e alle mostre internazionali e mondiali, dimostrano il contrario. Isolare la città di Mantova è un delitto culturale e non solo economico, per il ruolo che Mantova riveste come grande storica capitale europea e città d'arte. Si rompono i collegamenti e i circuiti culturali ed artistici nazionali ed internazionali, che in questi anni si sono realizzati con grandi sforzi da parte di molti enti , compreso questo Governo. Non a caso le città di Mantova, Ferrara e Ravenna hanno stipulato un protocollo di coordinamento dei rispettivi programmi culturali e di promozione turistica, che prevede anche l'istituzione, a partire dall'anno 2006, di un treno speciale denominato «Treno della cultura»;
si sta ingigantendo a macchia d'olio l'apprensione e la mobilitazione di cittadini, utenti, forze sociali, economiche e della cultura, che sfociano e sfoceranno in manifestazioni di protesta, con difficoltà, già prevedibili, di ordine pubblico per la reazione al sopruso subito e alla vera interruzione di servizio pubblico, operati da Trenitalia;
si respinge, in nome del buon senso e della democrazia, questa azione, secondo gli interroganti, violenta di Trenitalia nel metodo e nel merito. Nel metodo, perché non c'è stata alcuna consultazione preventiva con gli enti territoriali, che oltre ad essere titolari di funzioni di regolazione del trasporto pubblico locale, rappresentano l'interfaccia più diretta ed immediata a cui si rivolgono gli utenti. Nel merito, perché qualsiasi intervento su una situazione ormai consolidata ed apprezzata deve essere suffragato da parametri oggettivi e riscontri attendibili, che riguardano l'intera tratta da Vicenza a Roma e che, a tutt'oggi, non sono mai stati portati a conoscenza di alcuno -:
se il Governo non intenda intervenire in modo determinante affinché Trenitalia riveda con urgenza la propria decisione di tagliare la tratta Verona-Mantova-Modena, senza interrompere l'attuale servizio.
(3-02931)
(13 gennaio 2004)

BATTAGLIA, TOCCI, RUZZANTE, INNOCENTI, AGOSTINI, MONTECCHI, BOGI, MAGNOLFI, NICOLA ROSSI, CALZOLAIO, LEONI, LUCIDI, PISA, DI SERIO D'ANTONA, BETTINI, RUGGHIA, ANGIONI, MELANDRI, SCIACCA, AMICI, COLUCCINI, TIDEI, CENNAMO, QUARTIANI, FUMAGALLI, BENVENUTO e MARONE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la forte ed estesa mobilitazione degli inquilini delle case degli enti ha portato all'approvazione del comma 134 dell'articolo 3 della legge n. 350 del 2003 (legge finanziaria per il 2004);
tale norma, che conferma l'articolo 3, comma 20, della legge n. 410 del 2001, prescrive che «le unità immobiliari, escluse quelle considerate di pregio ai sensi del comma 13, per le quali i conduttori, in assenza della citata offerta in opzione, abbiano manifestato volontà di acquisto entro il 31 ottobre 2001 a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, sono vendute al prezzo e alle condizioni determinate in base alla normativa vigente alla data della predetta manifestazione di volontà di acquisto»;
in spregio alle disposizioni di legge, la Scip e gli enti previdenziali continuano a recapitare agli inquilini lettere che non modificano i termini e le condizioni per le nuove vendite, né comunicano le variazioni di prezzo per i rogiti già definiti;
non risultano disposizioni né iniziative in merito da parte del ministero dell'economia e delle finanze;
ciò sta determinando forte preoccupazione tra gli inquilini, che si vedono negati diritti e tutele sanciti dalla legge -:
quali iniziative urgenti intenda assumere per l'immediata applicazione dell'articolo 3, comma 134, della legge n. 350 del 2003, tanto per le nuove vendite che per quelle definite precedentemente in difformità del comma 20 dell'articolo 3 della legge n. 410 del 2001.
(3-02932)
(13 gennaio 2004)

ANEDDA, BUONTEMPO, AIRAGHI, ALBONI, AMORUSO, ARMANI, ARRIGHI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BORNACIN, BRIGUGLIO, BUTTI, CANELLI, CANNELLA, CARDIELLO, CARRARA, CARUSO, CASTELLANI, CATANOSO, CIRIELLI, COLA, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, CORONELLA, CRISTALDI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, FRANZ, GALLO, GAMBA, GERACI, GHIGLIA, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA GRUA, LA RUSSA, LA STARZA, LAMORTE, LANDI DI CHIAVENNA, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MACERATINI, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MEROI, MESSA, MIGLIORI, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, ONNIS, PAOLONE, PATARINO, ANTONIO PEPE, PEZZELLA, PORCU, RAISI, RAMPONI, RICCIO, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SAIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sino al 19 novembre 2003, data di approvazione del cosiddetto «maxi decreto» collegato alla legge finanziaria per l'anno 2004, poi convertito nella legge 24 novembre 2003, n. 326, in materia di cessione di immobili pubblici era in vigore l'articolo 3, comma 20, della legge n. 410 del 23 novembre 2001, che testualmente recita: «le unità immobiliari, escluse quelle considerate di pregio ai sensi dei comma 13, per le quali i conduttori, in assenza della citata offerta in opzione, abbiano manifestato volontà di acquisto entro il 31 ottobre 2001 a mezzo lettera raccomandata con avviso di ricevimento, sono vendute al prezzo e alle condizioni determinate in base alla normativa vigente alla data della predetta manifestazione di volontà di acquisto»;
la legge 24 dicembre 2003, n. 350, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato», al comma 134 dell'articolo 3 ripristina, nella sua interezza, la norma contenuta nella legge n. 410 del 2001;
da notizie assunte dagli interroganti risulta che gli enti previdenziali non soltanto oppongono resistenza all'applicazione della norma di legge, ma giungono ad intimidire gli inquilini, minacciando la mancata formalizzazione dei contratti di vendita;
in queste ore migliaia di famiglie si trovano nella drammatica incertezza se accettare quello che, secondo gli interroganti, è un ricatto posto in essere dagli enti, acquistando l'alloggio e riservandosi, successivamente, di adire le vie legali, o se opporre resistenza all'azione arbitraria degli enti previdenziali, rischiando di vedere la propria casa messa all'asta -:
quali urgenti iniziative il Ministro interrogato ed il Governo intendano adottare al fine di tutelare i diritti degli inquilini, diritti che provengono dall'osservanza della norma di legge, e se non si ritenga inderogabile un'incisiva azione del Governo, che richiami i presidenti degli enti al rispetto delle leggi, diramando circolari applicative della norma stessa.
(3-02933)
(13 gennaio 2004)

RIZZO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il gravissimo dissesto finanziario, che negli ultimi tempi ha coinvolto due grandi gruppi imprenditoriali italiani, segnatamente Cirio e Parmalat, e pregiudicato la buona fede di 150 mila risparmiatori, ha riproposto la necessità di una verifica puntuale e rigorosa, non solo da parte della magistratura, di tutti i punti deboli del sistema finanziario e quella di approfondire le modalità e l'efficacia del sistema di controlli esterni alle imprese operati dagli organismi istituzionali preposti, anche al fine di ristabilire fiducia e credibilità tra il pubblico dei risparmiatori;
a tal fine il Parlamento ha ritenuto opportuno avviare immediatamente un'indagine conoscitiva sui rapporti tra il sistema delle imprese ed i mercati finanziari, che, al di là dell'acquisizione di utili elementi di conoscenza in materia, conduca all'assunzione di iniziative legislative, che, oltre a riformare il profilo civilistico e penale della materia, intervengano sulla misura dei controlli e sul riparto delle competenze tra la Banca d'Italia e la Consob, gli organismi istituzionali deputati al controllo sull'attività di raccolta dei capitali e risparmio -:
se dietro gli attacchi strumentali da parte di alcuni membri del Governo all'attuale Governatore della Banca d'Italia non si celi il progetto politico di sottomettere l'organismo istituzionale al controllo diretto da parte del Governo, minandone l'indipendenza, al fine di esercitare indirettamente anche il controllo sull'intero sistema bancario italiano, e se non ritenga, al contrario, che, nel quadro di una riforma sulle funzioni di attività e controllo pubblico dei mercati finanziari, non si debbano attribuire alle autorità preposte maggiori controlli, preservando la loro indipendenza, quali istituzioni di garanzia per la tutela dell'ordinamento costituzionale.
(3-02934)
(13 gennaio 2004)

DEGENNARO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il Patto per l'Italia ha confermato l'importanza della programmazione negoziata per lo sviluppo delle aree del Mezzogiorno caratterizzate da forti crisi dell'apparato produttivo, infrastrutturale e dei servizi e da elevati tassi di disoccupazione;
l'attuazione dei patti territoriali e dei contratti di area già sottoscritti ha subito nel tempo notevoli rallentamenti e incontrato diffusi ostacoli burocratici e procedurali;
il trasferimento di competenze in materia di programmazione negoziata dal ministero dell'economia e delle finanze al ministero delle attività produttive ha bloccato per otto mesi circa le attività, con grave pregiudizio per l'attuazione degli investimenti;
l'ammissione al finanziamento dei patti specializzati per il turismo è avvenuta con ritardi di circa 27 mesi, rispetto ai bandi e alla selezione, e l'approvazione dei patti specializzati per l'agricoltura e la pesca è avvenuta con ritardi di circa 22 mesi, senza contare il fatto che a nessuno di questi patti è stata assicurata la copertura finanziaria per le infrastrutture, impedendo, di fatto, l'avvio degli stessi, laddove le infrastrutture erano da ritenersi strettamente vincolanti;
il perfezionamento del disciplinare che regola le funzioni dei soggetti responsabili è avvenuto ad aprile 2002 (sottoscrizione), con circa 21 mesi di ritardo rispetto alla normativa di riferimento e circa 35 mesi di ritardo rispetto all'originaria previsione legislativa;
la riorganizzazione della Cassa depositi e prestiti ha determinato un notevole rallentamento delle attività e, quindi, ha contribuito ad incrementare i ritardi nello sviluppo dei programmi di investimento;
il decreto ministeriale n. 320 del 31 luglio 2000 prescrive in 48 mesi, dalla data di inizio dell'istruttoria, il termine di ultimazione delle iniziative finanziate (diversamente da quanto ora previsto dalla disciplina di attuazione della legge n. 488 del 1992, ove il termine per il completamento degli investimenti decorre dalla data di emissione del decreto di concessione);
la situazione attuale è tale da rendere in molti casi insufficiente la proroga di 12 mesi nella realizzazione dei programmi di spesa, proroga ugualmente prevista e disciplinata dal citato decreto ministeriale;
i progetti imprenditoriali ed infrastrutturali nell'ambito dei patti territoriali e dei contratti di area registrano, a causa delle problematiche citate, notevoli ritardi nell'avanzamento -:
se non ritenga opportuno, al fine di evitare l'avvio della procedura di revoca per le iniziative imprenditoriali non ultimate, con possibili conseguenti contenziosi, modificare le disposizioni del citato decreto, nel senso di consentire un'ulteriore proroga di 12 mesi per il completamento delle iniziative imprenditoriali.
(3-02935)
(13 gennaio 2004)

CÈ, GUIDO GIUSEPPE ROSSI, DARIO GALLI, LUCIANO DUSSIN, BALLAMAN, BIANCHI CLERICI, BRICOLO, CAPARINI, DIDONÈ, GUIDO DUSSIN, ERCOLE, FONTANINI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, LUSSANA, FRANCESCA MARTINI, PAGLIARINI, PAROLO, POLLEDRI, RIZZI, RODEGHIERO, SERGIO ROSSI, STUCCHI e VASCON - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
vi è un'insostenibile pressione esercitata dai prodotti contraffatti, soprattutto di origine cinese o asiatica, nei confronti del settore produttivo nazionale;
tale invasione di merci risulta essere dannosa per l'erario, penalizzante per l'occupazione e nociva per la sicurezza dei consumatori;
il tema della concorrenza sleale è stato sollevato con forza dalla Lega Nord Federazione Padana, con una serie di atti di sindacato ispettivo, di indirizzo al Governo e con un serrato dibattito politico e sui mezzi di comunicazione;
il vertice Unione europea-Cina di fine ottobre 2003 non ha affrontato con la dovuta profondità il tema della concorrenza sleale cinese;
tra le misure per bloccare il flusso di importazioni illegali potrebbe rientrare l'istituzione di depositi cauzionali a carico degli importatori, restituibili in seguito al verificarsi della procedura di accertamento della corrispondenza della merce ai diritti di proprietà industriale ed intellettuale;
inchieste giornalistiche indicano il porto dì Napoli come la porta d'ingresso di tale flusso di merci, provenienti soprattutto dalla Cina, in assenza o carenza di controlli doganali -:
quali misure il Governo intenda adottare per limitare il fenomeno dell'importazione di merce contraffatta o non corrispondente ai requisiti di sicurezza.
(3-02936)
(13 gennaio 2004)