TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 347 di Lunedì 28 luglio 2003


MOZIONI SULLA CONDANNA CAPITALE DI UNA CITTADINA NIGERIANA

La Camera,
premesso che:
il 22 marzo 2002 il tribunale di Bakori, nello Stato nigeriano di Katsina, nel quale all'inizio del 2000 è stata introdotta la sharia, ha condannato in primo grado Amina Lawal Kurami alla lapidazione per aver avuto una figlia al di fuori del matrimonio;
l'esecuzione della condanna, ratificata dalla stessa Corte suprema della Nigeria, sarebbe stata rinviata dalla stessa Corte di alcuni mesi, per consentire ad Amina Lawal di portare a compimento l'allattamento della propria bambina;
il 3 giugno 2003 era prevista la sentenza d'appello, che avrebbe potuto confermare l'esecuzione della condanna;
il 28 marzo 2003 l'analoga triste storia di Safiya Hussaini - come Amina condannata alla lapidazione per adulterio - si è conclusa positivamente, anche a seguito di una vasta mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale, con il suo proscioglimento da parte della corte d'appello dello Stato di Sokoto;
i nuovi codici penali basati sulla sharia introdotti nella Nigeria settentrionale prevedono la pena di morte per reati quale l'adulterio e comminano pene inumane e crudelissime, come le frustate e le amputazioni, in piena violazione degli atti sanciti a livello internazionale sui diritti umani, tra cui la Convenzione contro la tortura e il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, entrambi ratificati dalla stessa Nigeria;

impegna il Governo:

a mettere in atto tutte le iniziative necessarie nei confronti del Governo nigeriano, affinché la condanna alla pena capitale eventualmente comminata ad Amina Lawal non venga eseguita;
a sollecitare le organizzazioni internazionali e comunitarie perché promuovano la piena affermazione dei diritti umani in Nigeria;
a proporre e sostenere, in tutte le sedi comunitarie e internazionali di cui l'Italia fa parte, azioni concrete per l'abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del mondo.
(1-00200) «Magnolfi, Amici, Baldi, Bersani, Bimbi, Boccia, Bonito, Cima, Maura Cossutta, Titti De Simone, Di Serio D'Antona, Finocchiaro, Franceschini, Grillini, Innocenti, Labate, Licastro Scardino, Lucidi, Raffaella Mariani, Francesca Martini, Mazzoni, Montecchi, Motta, Paoletti Tangheroni, Pinotti, Spini, Villetti, Zanella, Pollastrini, Giachetti».
(29 aprile 2003)

La Camera,
premesso che:
la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, il Patto sui diritti civili e politici del 1966 e le Convenzioni regionali sui diritti umani affermano il valore universale della vita umana e del diritto all'integrità fisica;
nel 1989 è stato adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il II protocollo facoltativo al Patto sui diritti civili e politici sull'abolizione della pena di morte;
la tutela del diritto alla vita ed il rifiuto della pena di morte fanno parte della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e di specifiche risoluzioni dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;
dal 1999 alcuni Stati settentrionali della Repubblica federale di Nigeria hanno adottato la legge islamica della sharia, che prevede punizioni corporali severe, tra cui il taglio della mano per i ladri e la lapidazione delle adultere;
l'adozione della sharia ha provocato scontri sanguinosi nelle zone interessate a seguito dell'opposizione all'introduzione della stessa nei codici penali da parte dei cittadini di fede non musulmana;
i nuovi codici penali basati sulla sharia sono in piena violazione degli atti sanciti a livello internazionale sui diritti umani, tra cui la Convenzione contro la tortura e il Patto internazionale sui diritti civili e politici del 1966, entrambi ratificati dalla stessa Nigeria;
nel marzo 2002, dopo che alcuni Ministri federali si erano pubblicamente espressi in questo senso, il Governo federale nigeriano ha decretato che la legge islamica, la sharia, è incostituzionale e pertanto incompatibile con l'ordinamento federale nigeriano;
il 22 marzo 2002, nello Stato nigeriano di Katsina, in cui nel 2000 è stata introdotta la sharia, il tribunale di Bakori ha condannato in primo grado Amina Lawal Kurami alla lapidazione per aver avuto una figlia al di fuori dei vincoli del matrimonio;
la condanna, ratificata dalla stessa Corte suprema della Nigeria, è stata rinviata dalla stessa Corte di due mesi per consentire ad Amina Lawal di portare a compimento l'allattamento della propria bambina, che, secondo i giudici nigeriani, costituisce la prova stessa dell'adulterio;
il 3 giugno 2002 la Corte superiore d'appello della sharia di Katsina ha nuovamente rinviato l'udienza, inizialmente fissata per il 25 marzo, al 27 agosto 2003. L'udienza è stata rinviata, come era già successo per il primo rinvio, perché non è stato raggiunto il quorum dei giudici (cinque) necessario per conferire al dibattimento piena validità legale;
per tale data è prevista la sentenza d'appello che potrebbe confermare l'esecuzione della condanna;
il 28 marzo 2003 l'analoga triste storia di Safiya Hussaini - come Amina condannata alla lapidazione per adulterio - si è conclusa positivamente, anche a seguito di una vasta mobilitazione dell'opinione pubblica internazionale, con il suo proscioglimento da parte della Corte d'appello dello Stato di Sokoto;

impegna il Governo:

a mettere in atto tutte le iniziative necessarie nei confronti del Governo nigeriano, affinché la condanna capitale eventualmente comminata ad Amina Lawal non sia eseguita;
a promuovere e sostenere, presso tutte le sedi istituzionali comunitarie e internazionali, gli atti necessari per l'abolizione della sharia dai codici penali nigeriani e a far rispettare gli impegni firmati dalla Nigeria con gli accordi internazionali in materia di diritti dell'uomo;
a promuovere e sostenere, in tutte le sedi comunitarie e internazionali, azioni, anche di sensibilizzazione, per l'abolizione della pena di morte in tutti i Paesi del mondo.
(1-00245) «Ronchi, Landolfi, Cannella, Angela Napoli, Lamorte, Malgieri, Franz, Gamba, Menia, Migliori, Saglia, Alberto Giorgetti, Catanoso, Raisi, Saia, Delmastro Delle Vedove, Landi di Chiavenna, Buontempo, Gianni Mancuso, Fatuzzo, Ghiglia, La Starza, Meroi, Luigi Martini».
(21 luglio 2003)



MOZIONI SUL COSTO DELLA VITA

La Camera,
premesso che:
il cosiddetto «collegato fiscale», recante la delega al Governo per la riforma fiscale statale, recentemente approvato non prevede «il costo della vita» come criterio per l'adozione di deduzioni dal reddito complessivo;
in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2002, in aula è stato accolto dal Governo, come raccomandazione, l'ordine del giorno n. 9/1984/30, che impegna il Governo, in considerazione del diverso tenore di vita esistente nel Paese, ad utilizzare criteri correlati al costo della vita nell'applicazione delle misure fiscali, al fine di agevolare le fasce meno abbienti ed introdurre il fattore costo della vita nella determinazione dell'indicatore socio-economico per l'accesso ai servizi sociali agevolati;
nel rapporto del Fondo monetario internazionale, elaborato a conclusione della recente missione nel nostro Paese, si evidenzia il fenomeno delle differenziazioni di salari, occupazione e redditi nell'ambito delle regioni interne del Paese, differenziazioni che richiedono l'applicazione di idonee misure per correggerne le distorsioni conseguenti; a tal proposito, il rapporto del Fondo monetario internazionale contiene espressamente l'invito al Governo a concedere «le indennità di carovita», sulla base del diverso costo della vita a livello regionale;

impegna il Governo

ad adottare iniziative normative finalizzate ad introdurre il criterio del «costo della vita» ai fini delle deduzioni da applicare nella tassazione dei redditi dei contribuenti residenti in regioni con un costo della vita più elevato, al fine di sostenere ed equiparare i redditi nelle diverse regioni del Paese.
(1-00093)
(Nuova formulazione) «Sergio Rossi, Cè, Caparini, Pagliarini, Polledri, Rizzi, Martinelli, Guido Giuseppe Rossi, Fontanini, Francesca Martini, Didonè, Bricolo».
(4 luglio 2002)

La Camera,
premesso che:
in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2002, in aula è stato accolto dal Governo, come raccomandazione, l'ordine del giorno n. 9/1984/30, che impegna il Governo, in considerazione del diverso tenore di vita esistente nel Paese, ad utilizzare criteri correlati al costo della vita nell'applicazione delle misure fiscali, al fine di agevolare le fasce meno abbienti ed introdurre il fattore costo della vita nella determinazione dell'indicatore socio-economico per l'accesso ai servizi sociali agevolati;
tale misura è del tutto inadeguata, in quanto, invece di introdurre il costo della vita come criterio da adottare nell'applicazione delle misure fiscali, il Governo dovrebbe impegnarsi per contenere l'aumento del costo della vita stesso;
permane una differente valutazione tra l'Istat e numerose associazioni di consumatori, in merito all'incremento reale del costo della vita;
le predette associazioni hanno chiesto all'Istat una documentazione riguardante il «paniere», che, però, non è mai giunta;
appare inderogabile una modificazione dei criteri di rilevazione sull'incremento dei prezzi che incidono sul costo della vita, dal momento che sono cambiati bisogni e stili di vita della popolazione;
l'Istat ha clamorosamente sbagliato nella valutazione dell'ultimo aumento del costo della vita, senza che nessun provvedimento sia stato preso nei confronti dei dirigenti dell'istituto;
l'inflazione programmata, su cui vengono calcolati gli aumenti retributivi dei prossimi rinnovi contrattuali, risulta essere comunque pari a circa la metà di quella statisticamente rilevata, la quale, per le ragioni suddette, viene messa in dubbio da parte di autorevoli ricerche;
può, quindi, determinarsi una diminuzione reale del potere d'acquisto per milioni di lavoratori, addirittura come conseguenza non voluta dei rinnovi contrattuali;
la liberalizzazione di molti servizi un tempo pubblici ha provocato una lievitazione dei prezzi e dei costi per i cittadini, abbassando ulteriormente la capacità d'acquisto delle famiglie italiane, che, secondo le principali associazioni dei consumatori, hanno perduto 2000 euro nel periodo che va dal 1o gennaio 2002;
il nuovo sistema di «mercato condizionato», reso operativo dal 1996 dal Governo per il monitoraggio dell'andamento dei prezzi basati sul metodo price-cap (che è determinato dal tasso di inflazione programmato, indicato nel documento di programmazione economico-finanziaria e nella relazione previsionale programmatica, al quale si sottrae la percentuale di recupero di produttività che l'autorità competente ritiene possibile ed utile da parte della società e degli enti erogatori dei servizi di pubblica utilità), non ha prodotto gli effetti desiderati. D'altro canto, il «blocco dei prezzi» promesso dal Governo è stato ridotto per portata, quantità ed entità dallo stesso al punto da renderlo inefficace;

impegna il Governo

a garantire con appositi criteri che con l'imminente rinnovo del consiglio dell'Istat si pervenga ad una composizione dell'organismo che rappresenti la pluralità di approcci tecnici e scientifici al tema, in grado così di porre sotto osservazione e di rilevare nel modo migliore l'andamento reale del costo della vita;
a sostenere la necessità di una revisione dei sistemi di rilevazione attraverso l'individuazione di indici del costo della vita differenziati per le diverse fasce sociali, abitudini di consumo e capacità di spesa;
a sostenere la necessità di un rafforzamento dell'indagine sui consumi delle famiglie, per determinare in modo più rispondente al vero il peso all'interno del paniere delle sue componenti;
ad adottare iniziative volte all'istituzione di una commissione nazionale per la gestione dell'indice del costo della vita e del paniere, che sia rappresentativa delle parti sociali e delle associazioni dei consumatori;
a sostenere l'introduzione di un meccanismo automatico, che, almeno, permetta il riallineamento annuale dell'inflazione programmata a quella reale, con conseguente obbligo per i datori di lavoro pubblici e privati di reintegrare le retribuzioni della differenza;
ad attivarsi perché sia garantito il diritto di ogni famiglia di avere prezzi molto più contenuti per «i beni e i servizi di pubblica utilità», assicurando, tramite tale via, alcuni dei diritti negati dalle liberalizzazioni;
a far sì che nell'erogazione dei beni e dei servizi di pubblica utilità vi sia una quota che non risponda alla logica del prezzo di mercato, bensì a quella di un prezzo formato dal puro costo del bene o del servizio, fermo restando che per «prezzo di costo» va inteso il prezzo comunemente definito «di mercato», con l'esclusione della quota finanziaria riconducibile all'investimento necessario per la costruzione delle reti ed ai suoi ammortamenti, della quota fiscale diretta o accessoria attribuibile all'esercizio del servizio, nonché della quota riconducibile al profitto delle imprese;
ad attivarsi affinché la quantità del servizio da sottoporre a prezzi di costo sia rapportata alla sua natura di necessità e calcolata proporzionalmente al numero dei soggetti che costituiscono un nucleo familiare, escludendo quei nuclei familiari che hanno un reddito superiore agli 80 milioni di vecchie lire annue;
a far sì che siano definiti come beni e i servizi di pubblica utilità per il consumo familiare in primo luogo i seguenti: energia elettrica, gas per riscaldamento e alimentazione, acqua e depurazione della stessa, comunicazioni telefoniche fisse, raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, trasporti.
(1-00174) «Alfonso Gianni, Giordano, Mascia, Russo Spena, Deiana, Titti De Simone, Mantovani, Valpiana, Vendola, Pisapia».
(24 marzo 2003)

La Camera,
premesso che:
la recente modifica del paniere Istat non ha tenuto in giusto conto la struttura demografica del Paese, che evidenzia un costante invecchiamento della popolazione;
l'attuale composizione non prevede, infatti, una specifica taratura sui consumi dei pensionati e delle famiglie anziane a reddito medio-basso;
l'aumento del costo della vita ha avuto pesanti ricadute sul tenore di vita dei pensionati;
sorge la necessità di garantire a questa fascia di soggetti la libertà dal bisogno e dalla povertà economica;
al fine di agevolare le fasce meno abbienti, il fattore costo della vita deve essere tenuto in considerazione sia nell'applicazione delle misure fiscali, sia nella determinazione dell'indicatore socio-economico per l'accesso ai servizi sociali agevolati, come indicato nell'ordine del giorno n. 9/1984/30, accolto come raccomandazione in sede di approvazione della legge finanziaria per il 2002;

impegna il Governo:

ad attivarsi affinché sia rivista la composizione del paniere Istat sulla base del quale si calcola l'incremento dei prezzi al consumo, tenendo nella dovuta considerazione anche quelle voci che rientrano tra le esigenze di una popolazione anziana, quale è attualmente quella italiana;
a prevedere ulteriori meccanismi che consentano di adeguare velocemente le prestazioni previdenziali ai mutamenti del potere di acquisto della moneta, salvaguardando nel contempo la sostenibilità del sistema previdenziale.
(1-00248)
(Nuova formulazione) «Volontè, Ciro Alfano, Emerenzio Barbieri, Dorina Bianchi, Brusco, Riccardo Conti, Cozzi, D'Agrò, D'Alia, Degennaro, De Laurentiis, Di Giandomenico, Filippo Maria Drago, Giuseppe Drago, Follini, Giuseppe Gianni, Grillo, Anna Maria Leone, Liotta, Lucchese, Maninetti, Mazzoni, Mereu, Mongiello, Naro, Peretti, Ranieli, Romano, Rotondi, Tabacci, Tanzilli, Tucci».
(22 luglio 2003)