TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 345 di Mercoledì 23 luglio 2003


PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

IX Commissione permanente (Trasporti):
S. 1791 - DUCA ed altri; SANZA ed altri: «Disciplina dell'attività di trasporto di viaggiatori effettuato mediante noleggio di autobus con conducente» (Approvata, in un testo unificato, dalla Camera e modificata dalla VIII Commissione permanente del Senato)
(807-1130-B).



MOZIONI SULL'ACCESSO AI FARMACI DA PARTE DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

La Camera,
premesso che:
quindici milioni di persone muoiono ogni anno a causa di malattie infettive ed oltre il 90 per cento dei decessi avviene nei Paesi in via di sviluppo. L'aids ha ucciso nel 2002 tre milioni di individui, la malaria e la tubercolosi, rispettivamente, un milione e un milione e mezzo;
il costo spesso proibitivo dei farmaci sotto brevetto impedisce ai Paesi in via di sviluppo di potervi accedere, con la conseguenza paradossale che proprio quei Paesi in cui tali farmaci sono assolutamente indispensabili per la cura di malattie estremamente diffuse, come l'aids, non sono in grado di entrarne in possesso;
per la gran parte di quelle malattie, inoltre, la ricerca è bloccata, perché nessuno nei Paesi avanzati investe nello sviluppo di farmaci che non hanno mercato, perché servirebbero soprattutto a Paesi e persone che non possono pagare;
come d'altra parte ha ricordato il Ministro della salute, professore Girolamo Sirchia, l'11 giugno 2003 al Senato della Repubblica, «l'industria farmaceutica, che investe per produrre nuovi farmaci, si occupa soprattutto delle malattie che riguardano il 10 per cento della popolazione del mondo, ossia i Paesi avanzati, mentre non investe nelle malattie infettive che affliggono il restante 90 per cento dell'umanità. Ad esempio, dal 1975 al 1996 sono state trovate dalla ricerca farmaceutica 1.223 nuove entità chimiche, di cui però solo 11 interessano le malattie tropicali che affliggono i Paesi in via di sviluppo, creando gravissimi problemi. Ciò dà la misura del fatto che si curano le malattie del mondo occidentale (colesterolo elevato piuttosto che problemi collegati all'invecchiamento della popolazione), ma non quelle (malaria, tubercolosi e aids) che ancora oggi devastano letteralmente quei Paesi»;
il diritto all'accesso ai farmaci è chiaramente enunciato nella «Dichiarazione di Doha sull'accordo dei Trips e la salute pubblica», firmata nel novembre 2001 da tutti i membri del Wto. In particolare, al paragrafo 6 si riconosce che i Paesi con insufficienti o inesistenti capacità produttive e tecnologiche nel settore farmaceutico debbano potersi avvalere delle norme di salvaguardia della salute pubblica, utilizzando le eccezioni contemplate nei Trips;
nessuno mette in discussione la protezione dell'invenzione e del brevetto. Tuttavia, abbiamo il dovere di riconoscere che siamo di fronte ad un evidente limite di funzionamento delle leggi di mercato e del sistema brevettuale, che sempre meno si dimostrano capaci di giocare un ruolo efficace nello stimolo della ricerca di nuovi farmaci, eccetto che per quelle malattie per le quali c'è un ampio mercato nel mondo sviluppato;
a maggior ragione, l'accordo Trips può e deve essere interpretato in modo da sostenere il diritto dei membri del Wto a proteggere la sanità pubblica e, in particolare, a promuovere l'accesso ai farmaci per tutti, che deve essere garantito con la costruzione di politiche pubbliche sul piano nazionale e sul piano internazionale;
le trattative svoltesi in seno al Wto tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003 hanno portato alla redazione di un testo, approvato da tutti i Paesi membri ma non accettato dagli Usa, che consente ai Paesi senza capacità produttive, per una lista di 22 malattie, di importare farmaci generici da altri Paesi che li producono;
si tratta di una lista, secondo gli Usa, troppo ampia. Viceversa, essa viene giudicata insoddisfacente, secondo studi recenti, perché escluderebbe ben 14 patologie che rientrano tra le 20 principali cause di morte nei Paesi in via di sviluppo;
in questi ultimi anni è stato dimostrato che è possibile mettere in campo soluzioni realistiche ed efficaci per consentire, in concreto, l'accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo;
favorendo l'utilizzo di farmaci generici, prodotti localmente, il Brasile ha sviluppato una reale politica di lotta contro l'aids, permettendo a tutti i malati di aver accesso agli antiretrovirali. Il programma nazionale brasiliano ha permesso di ridurre della metà la mortalità dovuta all'aids, conseguendo al tempo stesso un risparmio stimato in oltre 400 milioni di dollari sulle spese di ricovero e di cure mediche;
nella regione di Kwazulu Natal, in Sudafrica, l'adozione su larga scala dei derivati dell'artemisina ha consentito una riduzione di oltre l'80 per cento dei casi di decessi causati dalla malaria ed una riduzione altrettanto significativa dei casi di ricovero;
la questione dell'accesso ai farmaci e della tutela della salute nei Paesi in via di sviluppo, come altre questioni legate al processo di liberalizzazione del commercio internazionale (la salvaguardia dell'ambiente, il rispetto e la promozione dei diritti umani, la lotta alla povertà, la tutela del lavoro), toccano direttamente i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini e le grandi scelte strategiche, in materia economica, sociale e internazionale;
su questo terreno, si misura la capacità dei Parlamenti - che sono la sede più alta della sovranità popolare - di riaffermare la loro centralità democratica;
su tali questioni, i Parlamenti non possono e non devono diventare sedi di ratifica di decisioni prese altrove da organismi internazionali, a volte contrassegnati da una scarsa trasparenza e da un deficit democratico;
ben 154 deputati di tutte le forze politiche hanno sottoscritto un appello per l'accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo;

impegna il Governo:

a presentare in tempi brevi iniziative concrete per incentivare le industrie italiane ad investire nella ricerca e nella produzione di farmaci che servano a combattere le malattie che producono altissimi tassi di mortalità nei Paesi in via di sviluppo;
ad operare ogni sforzo, nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea ed in vista dell'apertura della conferenza ministeriale di Cancun, affinché si raggiunga un accordo il più avanzato possibile sul tema dell'accesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo;
a sostenere in tutte le sedi internazionali a cui l'Italia partecipa l'adozione di misure concrete per:
a) favorire, attraverso lo sviluppo della produzione di generici, gli aiuti alla produzione locale, l'acquisto raggruppato di farmaci e l'attuazione di un reale sistema di prezzi equi, che garantisca in modo durevole un accesso ai farmaci tanto ampio quanto necessario e al prezzo minore disponibile sul mercato;
b) incoraggiare l'utilizzo da parte dei Paesi in via di sviluppo, in modo semplice ed efficace, delle misure di salvaguardia contenute nell'accordo sulla proprietà intellettuale (Trips), per rispettare lo spirito della dichiarazione di Doha, in cui si stabilisce il diritto dei Paesi ad adottare tutte le misure di salvaguardia possibili per difendere la salute dei cittadini;
c) aumentare in modo significativo le risorse finanziarie internazionali messe a disposizione dei Paesi in via di sviluppo per i loro bisogni sanitari, a partire da quelle del fondo globale per la lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria (Gfatm);
d) sostenere la ripresa ed il rafforzamento della ricerca e dello sviluppo dei farmaci, per combattere le pandemie dimenticate che colpiscono i Paesi in via di sviluppo, e la realizzazione di strumenti efficaci di trasferimento della ricerca, delle competenze e delle tecnologie necessarie per la produzione dei farmaci dai Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo.
(1-00234)
«Manzini, Naro, Nesi, Bindi, Sereni, Giovanni Bianchi, Intini, Giordano, Valpiana, Abbondanzieri, Acquarone, Adduce, Amici, Angioni, Annunziata, Bandoli, Banti, Battaglia, Bellini, Benvenuto, Bielli, Bimbi, Boato, Bolognesi, Buffo, Burlando, Calzolaio, Carboni, Chiaromonte, Alberta De Simone, Diliberto, Di Serio D'Antona, Duca, Fluvi, Folena, Kessler, Labate, Lumia, Maran, Raffaella Mariani, Mariotti, Mazzocchi, Montecchi, Nigra, Panattoni, Pennacchi, Pistelli, Pistone, Preda, Ramponi, Rizzo, Ruggeri, Russo Spena, Ruzzante, Sandi, Sanza, Sasso, Schmidt, Trupia, Vernetti, Vigni, Violante, Zanotti, Motta, Lettieri, Mosella, Pisapia, Mazzuca Poggiolini, Squeglia, Cima, Siniscalchi, Quartiani, Magnolfi, Lulli, Agostini, Innocenti, Lucà, Monaco, Giacco, Albertini, Grandi, Diana, Rocchi, Sedioli, Pinotti, Bogi, Colucci, Costa, Gentiloni Silveri, Pittelli, Mussi, Maura Cossutta, Zanella, Lusetti».
(30 giugno 2003)

La Camera,
premesso che:
esistono grandi realtà sanitarie (soprattutto nei Paesi in via di sviluppo) dove non esiste alcuna garanzia di tutela della salute dei cittadini più deboli a causa di pessime condizioni economiche e sociali generalizzate, dove spesso non esiste neppure un barlume di sistema sanitario pubblico di assistenza ai cittadini (sulla falsariga di quelli europei);
in altre parole, centinaia di milioni di persone sarebbero costretti a provvedere con le proprie scarsissime possibilità economiche alla loro salute. Ma, visto che la maggior parte di loro non possiede neppure la capacità di provvedere al proprio fabbisogno alimentare, è evidente come moltitudini umane non siano nella condizione di potersi curare, poiché i loro Stati di appartenenza non possiedono le risorse economiche, né quelle organizzative, per provvedere a questo compito primario ed essenziale;
se a questa serie di motivi aggiungiamo le disastrose situazioni igieniche di intere città e villaggi, senza fognature, senza sistemi di rifornimento idrico e senza alcuna tutela di difesa ambientale, si capisce bene come le malattie infettive, soprattutto, abbiano avuto la possibilità di svilupparsi e di provocare epidemie e pandemie in continuo aumento;
a ciò deve aggiungersi la mancanza di ogni tipo di educazione sessuale e, quindi, di ogni prevenzione o precauzione a livello di rapporti sessuali fra giovani e meno giovani: questa condizione esistente in molte realtà territoriali dell'Africa e dell'Asia (in altre parole, nei Paesi in via di sviluppo) ha provocato la triste situazione che ha portato alla recrudescenza di malattie infettive altrove risolte. È il caso della tubercolosi (che, dopo anni di relativo controllo sanitario, è tornata ad essere incontrollabile e ad assumere nuovamente il carattere di «epidemia»: un milione e mezzo di morti nel 2002) e della malaria (che, dopo anni di lotta proficua condotta con l'uso del chinino, è tornata ad essere una malattia di larghissima diffusione ed incidenza, a causa soprattutto del peggioramento delle condizioni ambientali: un milione di morti nel 2002);
a queste due micidiali malattie, ormai a carattere epidemico, si è aggiunta la notissima «nuova» malattia definita Hiv o aids (tre milioni di morti nel 2002!);
in gran parte dell'Africa, in particolare negli Stati centro-meridionali, essa ha assunto caratteristiche di coinvolgimento di massa, con il permanere di un violento aumento dei casi di tipo geometrico (caratteristica questa che non si verifica più, né in Europa, né in America). È evidente come questa sia una situazione drammatica per i Paesi in via di sviluppo, ma essa deve interessare anche le nazioni di maggiore sviluppo economico ed industriale del mondo occidentale;
bisogna tenere in conto tre grandi problematiche:
a) l'incapacità dei Paesi in via di sviluppo di provvedere economicamente ed organizzativamente alla prevenzione e alla cura delle loro popolazioni;
b) l'incapacità tecnico-industriale di produrre direttamente i farmaci necessari, a causa del loro sottosviluppo e della loro insufficente (o assente) capacità di ricerca scientifica;
c) università inadeguate alla preparazione di una classe medica sufficientemente preparata;
è ovvio come una tale situazione comporti un aggravamento sempre maggiore della problematica sanitaria, anche e soprattutto perché i Paesi in via di sviluppo sono diventati assolutamente tributari degli Stati occidentali, per quello che riguarda la fornitura dei farmaci e l'assunzione di medici preparati e numericamente sufficienti alle necessità locali;
l'altissimo costo dei farmaci sotto brevetto li rende inaccessibili ai Paesi in via di sviluppo (inoltre, nelle nazioni occidentali la produzione dei farmaci necessari alle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo per le malattie infettive citate - malaria e tubercolosi - non è molto redditizia, essendo le due malattie praticamente poco o niente affatto presenti: quindi, sia la produzione di questi farmaci che la relativa ricerca non è affatto stimolata, perché non remunerativa);
diverso è il caso dell'aids, malattia che in Occidente stimola una ricerca molto impegnativa e i cui farmaci innovativi o di più recente produzione sono sotto brevetto e di altissimo costo. È chiaro come i Paesi in via di sviluppo non siano nelle condizioni economiche di acquistarli!;
a questo proposito, è opportuno sottolineare come, in via alternativa, sia possibile rifugiarsi nell'acquisto dei farmaci «generici», cioè di quei farmaci anti-aids di più antica concezione, che gli Stati occidentali non usano più, ma che, comunque, risultano ancora efficaci (è il caso del Brasile, che può produrre farmaci antiretrovirali, cioè per la cura dell'Hiv, e di altri Stati, che sono in condizione di produrre alcuni tipi di farmaci di concezione abbastanza avanzata);
ma bisogna, comunque, tenere in considerazione il fatto che di fronte alle necessità dei Paesi in via di sviluppo di fornirsi (a poco prezzo) di farmaci efficaci e, quindi, della loro pretesa di produrli o di acquistarli da altri Stati non ricchi, ma comunque in condizione di produrli o che spesso tentano o minacciano di clonarli, gli Stati tecnologicamente sviluppati abbiano a loro favore l'accordo dei Trips, cioè un trattato che tutela la ricerca e il brevetto;
è, altresì, vero che al paragrafo 6 della «Dichiarazione di Doha sull'accordo dei Trips e la salute pubblica», firmata nel 2001, è stato affermato che le nazioni con insufficienti capacità tecnologiche e produttive hanno la possibilità di avvalersi delle cosiddette «norme di salvaguardia» della salute pubblica, che consistono in particolari forme di facilitazioni per curare le malattie per le quali siano necessari farmaci innovativi;
tale dichiarazione fu firmata da tutti gli Stati appartenenti al Wto;
in questo contesto, però, è doveroso ricordare come, fra il 2002 e il 2003, i Paesi in via di sviluppo abbiano cercato di formulare una nuova bozza di accordo (che dovrebbero presentare a Cancun nel settembre 2003), in cui si avanza la richiesta di ottenere a bassi costi tutti i farmaci innovativi prodotti dai Paesi sviluppati, ma che tale nuova proposta di accordo non sarebbe sottoscritta dagli Usa;

impegna il Governo:

ad incentivare investimenti, da parte di aziende italiane o comunque operanti in Italia, per la produzione in loco di particolari farmaci, soprattutto «generici», atti alla cura della malaria, della tubercolosi e dell'aids;
ad autorizzare la delegazione italiana che rappresenterà l'Italia a Cancun a favorire le richieste dei Paesi in via di sviluppo, ma sempre nel rispetto dei diritti riconosciuti alle aziende produttrici di farmaci sotto brevetto;
ad aumentare, nei limiti del possibile, i finanziamenti a favore dei Gfatm (Global fund to fight aids, tubercolosis ad malaria);
a sostenere, in Italia, una politica a favore della ricerca scientifica nazionale nel campo farmaceutico: ricerca tesa a favorire, attraverso la scoperta di nuove formule chimiche, la cura di malattie che oggi mietono vittime nei Paesi in via di sviluppo.
(1-00246)
«Giulio Conti, Castellani, Lisi, Gianni Mancuso, Mussolini, Porcu, Taglialatela, Airaghi, Giorgio Conte, Gallo, Garnero Santanchè, Strano, Trantino, Zaccheo».
(21 luglio 2003)

La Camera,
premesso che:
malgrado gli straordinari progressi della medicina e della ricerca e dello sviluppo dei farmaci, la mortalità a causa di malattie infettive è nei Paesi in via di sviluppo tuttora elevatissima ed in crescita;
nel 2002 oltre cinque milioni e mezzo di persone sono state complessivamente uccise nei Paesi meno sviluppati dall'aids, dalla tubercolosi e dalla malaria: proprio in questi Paesi per la cura di tali patologie non c'è una disponibilità adeguata dei farmaci necessari, che, se usati su larga scala, potrebbero ridurre in modo sostanziale la mortalità e le sofferenze;
tale insufficiente disponibilità di farmaci essenziali dipende dalla copertura brevettuale di molti di essi, che ne rendono proibitivi i costi per i Paesi più poveri, e dall'insufficienza dei fondi destinati dai Paesi più ricchi a fronteggiare la grave emergenza sanitaria in atto nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto africani;
la mancanza di farmaci e di strutture sanitarie essenziali in Paesi devastati dall'aids, dalla malaria e dalla tubercolosi pone ai Paesi più avanzati un profondo problema di ordine morale, in quanto in nome delle logiche industriali e commerciali, in particolare dei costi della ricerca, non è possibile lasciare al loro destino milioni di esseri umani, che potrebbero essere facilmente curati ed in molti casi strappati al crudele destino di malattia e di morte;
si impone, quindi, una radicale svolta politica in materia di farmaci, che concili le esigenze di finanziamento della ricerca per i nuovi farmaci con quella di consentire un utilizzo su vasta scala di farmaci generici a basso costo, anche prodotti nei Paesi in via di sviluppo, in modo da poter sviluppare una reale politica di lotta contro le malattie infettive più pericolose e, in particolare, contro l'aids;
il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea rappresenta un'occasione da non perdere per il nostro Paese, al fine di rilanciare l'impegno dell'Unione europea nell'assistenza ai Paesi in via di sviluppo, in particolare in campo sanitario;

impegna il Governo:

a rafforzare le politiche di aiuto ai Paesi in via di sviluppo nel settore sanitario, con particolare riferimento a quei Paesi, in primo luogo quelli dell'Africa subsahariana, devastati dalla pandemia dell'aids, favorendo al massimo l'impegno delle organizzazioni non governative, sensibilizzando le industrie farmaceutiche nazionali, già peraltro impegnate in progetti di rilievo in Paesi in via di sviluppo, e facendo in modo che le stesse imprese, dove è possibile, adottino dei sistemi di sostegno con le aziende locali fino a quando le stesse non siano in grado di essere autonome;
ad impegnarsi a fondo nell'ambito del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea ed in vista della conferenza di Cancun, affinché si definisca una politica il più possibile efficace sul tema cruciale dell'accesso ai farmaci da parte dei Paesi in via di sviluppo e, in particolare, di quelli colpiti da gravi epidemie o pandemie;
a mettere in atto ogni intervento utile per incrementare le risorse finanziarie messe a disposizione dal Global found per combattere l'aids, la tubercolosi e la malaria, come strumento essenziale di solidarietà attiva dei Paesi più ricchi nei confronti della tragica emergenza sanitaria che colpisce molti Paesi in via di sviluppo.
(1-00247)
«Minoli Rota, Palumbo, Massidda, Francesca Martini, Dorina Bianchi, Rivolta, Michelini, Parodi, Di Virgilio, Lucchese, Ercole, Borriello, Burani Procaccini, Caminiti, Cuccu, Santulli, Baldi».
(21 luglio 2003)



INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

LA RUSSA, AIRAGHI, ALBONI, AMORUSO, ANEDDA, ARMANI, ARRIGHI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BORNACIN, BRIGUGLIO, BUONTEMPO, BUTTI, CANNELLA, CANELLI, CARDIELLO, CARRARA, CARUSO, CASTELLANI, CATANOSO, CIRIELLI, COLA, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, CORONELLA, CRISTALDI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, FRANZ, GALLO, GAMBA, GERACI, GHIGLIA, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA GRUA, LA STARZA, LAMORTE, LANDI DI CHIAVENNA, LANDOLFI, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MACERATINI, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MEROI, MESSA, MIGLIORI, MUSSOLINI, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, ONNIS, PAOLONE, PATARINO, ANTONIO PEPE, PEZZELLA, PORCU, RAISI, RAMPONI, RICCIO, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SAIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, SERENA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i giornali di martedì 22 luglio 2003 riportano la notizia dell'arresto, avvenuto a Roma lunedì 21 luglio 2003, di un ultrasessantenne, colto in flagranza mentre molestava dei bambini ed al quale si contestano la violenza sessuale, con l'aggravante delle vittime minorenni e dell'uso di armi, ed il reato di corruzione di minorenni;
i carabinieri hanno scoperto che l'uomo, già condannato nel settembre 2000 per pedofilia, era stato scarcerato appena una settimana fa;
avvenimenti come quello in oggetto creano un notevole allarme sociale nella comunità e contraddicono il fondamentale principio della certezza della pena -:
quali misure il Ministro interrogato intenda promuovere per evitare che persone colpevoli di reati odiosi come la pedofilia, una volta rimesse in libertà, possano ricadere negli stessi comportamenti delittuosi e se sia allo studio la possibilità di introdurre sistemi in uso in altri Paesi, che affidino coattivamente all'uso di ritrovati farmacologici la possibilità di diminuire fortemente il pericolo della reiterazione del reato nei soggetti già condannati.
(3-02558)
(22 luglio 2003)

RUSSO SPENA. - Al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:
il Garante per la protezione dei dati personali, professore Stefano Rodotà, nel presentare il 20 maggio 2003 la relazione annuale, ha lanciato un allarme deciso, documentato e scientificamente dimostrato: «Si è fatta più massiccia la pressione per utilizzare qualsiasi dato personale, soprattutto per ragioni di sicurezza interna e internazionale, ma anche per finalità commerciali», con il rischio che il nostro corpo diventi una password per accedere ad un nuovo lavoro o per essere accettati da una comunità;
la relazione annuale prosegue: «l'incessante innovazione scientifica e tecnologica, che congiunge campi fino ad ieri lontani come l'elettronica e la genetica, sembra rendere vana ogni pretesa di offrire tutele giuridiche», illustrando come alla globalizzazione delle merci non è sfuggita la privacy, tanto che il nostro patrimonio personale gira liberamente nelle banche di tutto il mondo;
nell'ultimo periodo questo rischio è aumentato e si è fatto sempre più evidente l'intreccio tra questione democratica e tutela dei dati personali;
il professore Rodotà punta il dito contro l'intero sistema delle telecomunicazioni (primo tra i motivi delle denunce dei cittadini giunte al Garante), dell'informazione, del trasferimento dei dati fuori dall'Unione europea;
se, infatti, grandi sono le opportunità offerte dalla genetica, grandi sono anche i rischi: vengono a determinarsi discriminazioni nell'accesso al lavoro o al credito, nella conclusione dei contratti di assicurazione vita o malattia, attraverso forme di schedatura genetica di massa;
la tutela della privacy è un diritto inviolabile -:
se il Governo ritenga di accogliere la proposta del professore Rodotà di una convenzione internazionale in materia di protezione dei dati personali, facendosene promotore e sostenitore in occasione del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea.
(3-02559)
(22 luglio 2003)

MAZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il ruolo delle istituzioni finanziarie per la crescita del Mezzogiorno è fondamentale;
come denunciato pochi mesi fa in un acceso dibattito tra esponenti del Governo e rappresentanti delle massime istituzioni finanziarie, esiste oggettivamente un sostanziale divario tra le politiche del credito effettuate nelle due maggiori aree del Paese, che si traduce in differenti tassi debitori (superiori quelli praticati al Sud) e in differenti percentuali di rapporto tra impieghi e raccolta (inferiori quelle registrate nel Mezzogiorno);
l'Associazione bancaria italiana (Abi) giustifica in modo riduttivo tale differenza in funzione del maggior tasso di rischiosità per le banche nel Mezzogiorno;
buona parte delle imprese meridionali usufruisce per la propria crescita di incentivi statali piuttosto che di crediti: l'erogazione degli incentivi è per le banche attività renumerativa e comporta unicamente l'istruzione delle operazioni di finanziamento, senza un'effettiva assunzione di responsabilità relativa al merito del progetto;
va incentivata la cultura finanziaria locale: le banche dovrebbero calarsi di più nelle dinamiche territoriali e, soprattutto, assumere più rischi, seppur correlati alla valutazione dei progetti: è del resto nella natura stessa degli istituti creditizi finanziare idee e non solo amministrare risorse;
la politica asfittica e talvolta vessatoria del credito provoca la dispersione dell'immenso patrimonio di tradizione e conoscenza nel Meridione d'Italia -:
se il Governo intenda affrontare tali problematiche adottando iniziative, anche normative, per promuovere gli strumenti dei consorzi garanzia fidi, modificare il ruolo degli istituti di credito nelle istruttorie delle agevolazioni pubbliche e incentivare gli interventi degli stessi nel capitale di rischio delle imprese.
(3-02560)
(22 luglio 2003)

MOLINARI, BOCCIA, LETTIERI, CASTAGNETTI, BINDI e LETTA. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la società Nylstar, joint venture tra gruppo Snia e la multinazionale Rhone Poulenc, ha deciso di chiudere l'impianto Nylstar 1 di Pisticci (Matera), con 113 dipendenti, decidendo di trasferire la produzione attualmente effettuata in Valbasento presso gli stabilimenti in realizzazione e in fase di ampliamento in Polonia e Slovacchia;
alla base di tale decisione sarebbero addotte motivazioni da parte aziendale legate a costi fissi nettamente più bassi in quelle aree rispetto agli impianti di Pisticci;
la decisione di chiudere l'impianto Nylstar 1 ha determinato una crescente tensione tra i lavoratori, che nell'80 per cento dei casi sono al di sotto dei 40 anni di età anagrafica;
la Snia ha rilevato gli impianti fibre di Pisticci dall'Enichem nel 1990 nel processo di reindustrializzazione dell'area della Valbasento, mediante accordo di programma e successivo specifico contratto di programma, avendo 13 anni fa ben 556 dipendenti, oggi ridotti complessivamente a meno della metà;
è tutto il comparto chimico che sta attraversando una fase critica in Valbasento, tant'è che la Dow Chemical nel marzo 2003 ha chiuso l'impianto Inca di Pisticci, ponendo in libertà 80 lavoratori;
la società di servizi Tecnoparco Valbasento di riflesso sta subendo perdite, in quanto le utilities prodotte sono inutilizzate, essendo questo l'ultimo tassello di un effetto domino determinato dalle varie chiusure;
la regione Basilicata ha chiesto al più presto un incontro al Governo per affrontare la crisi dell'area della Valbasento, che complessivamente impiega oltre 1.200 lavoratori e di cui Nylstar oggi è un tassello fondamentale;
il 10 luglio 2003 il Governo, con il Sottosegretario per le attività produttive, onorevole Mario Valducci, interrogato in Commissione attività produttive della Camera dei deputati sulla questione, ha dato una risposta insoddisfacente, eludendo il tema della presenza industriale in Valbasento, che non può essere sostituita né dal turismo con la Cit Holding, né dal contratto di programma denominato Felandina;
la Valbasento è uno dei 18 siti nazionali individuati dall'osservatorio nazionale per la chimica come sito per il rilancio del settore in Italia;
quanto sta avvenendo a Pisticci rappresenta un esempio diretto dell'assenza di politica industriale a livello nazionale e di un inesorabile processo di deindustrializzazione che sta colpendo il settore della chimica nel nostro Paese -:
quali iniziative si intendano promuovere affinché venga convocato immediatamente un tavolo di trattative presso il Governo con la società Nylstar, al fine di scongiurare la chiusura dell'impianto di Pisticci, e quali iniziative complessive si intendano adottare per la messa in campo di politiche dell'industria in Valbasento, anche alla luce dell'annunciato contratto di localizzazione per attrarre investimenti stranieri nel settore e a cui il sito lucano si candida per una positiva sperimentazione.
(3-02561)
(22 luglio 2003)

BRUGGER, ZELLER, WIDMANN, DETOMAS e COLLÈ. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, in virtù del trattato con l'Unesco del 1972 sulla salvaguardia del patrimonio culturale e mondiale, ha dichiarato l'anno 2002 «Anno internazionale della montagna». A seguito di tale riconoscimento, su iniziativa dei rappresentanti italiani delle minoranze linguistiche al Parlamento europeo, è stata avanzata la richiesta alla Commissione europea di promuovere il riconoscimento delle Dolomiti come patrimonio mondiale proprio nell'anno 2002;
la risposta della Commissione europea ha chiarito che il trattato istitutivo dell'Unione europea, all'articolo 151, prevede che l'Unione possa promuovere la collaborazione degli Stati membri, anche nell'ambito della salvaguardia del patrimonio culturale, sostenendo e completando le loro attività in diversi campi;
a tale fine necessitava il programma «cultura 2000», che promuove la collaborazione culturale in Europa. Al di fuori di tale programma, la Commissione europea non può intervenire con provvedimenti in merito alla salvaguardia del patrimonio culturale degli Stati membri, dal momento che il trattato con l'Unesco del 1972 vede come partner gli Stati facenti parte delle Nazioni Unite e non l'Unione europea;
in virtù del principio di sussidiarietà, però, gli Stati membri sono responsabili in via esclusiva con riguardo a certe misure di protezione e salvaguardia: pertanto, l'istanza di registrazione delle Dolomiti nell'elenco del patrimonio culturale mondiale può risultare più agevole se effettuata da uno Stato membro e non direttamente dall'Unione europea, peraltro neanche partner delle Nazioni Unite -:
se si voglia prendere nella giusta considerazione l'ipotesi di un impegno del Governo nel senso di ottenere il riconoscimento, da parte dell'Unesco, delle Dolomiti come patrimonio culturale mondiale.
(3-02562)
(22 luglio 2003)

CÈ, GUIDO GIUSEPPE ROSSI, DARIO GALLI, LUCIANO DUSSIN, BALLAMAN, BIANCHI CLERICI, BRICOLO, CAPARINI, DIDONÈ, GUIDO DUSSIN, ERCOLE, FONTANINI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, LUSSANA, MARTINELLI, FRANCESCA MARTINI, PAGLIARINI, PAROLO, POLLEDRI, RIZZI, RODEGHIERO, SERGIO ROSSI, STUCCHI e VASCON. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'infrastrutturazione del Paese, oltre che obiettivo politico del Governo, è motivo di rilancio economico e di apertura del territorio al crescente traffico europeo, assicurando per l'Italia un ruolo di ponte tra Unione europea e i Paesi del bacino del Mediterraneo, nonché di cerniera tra est e ovest europeo;
l'attuale inadeguatezza della rete stradale, autostradale e ferroviaria penalizza l'economia del Nord, trainante per l'economia dell'intero Paese, e richiede opere immediate per la riqualificazione della rete esistente, per l'attuazione dei sistemi plurimodali dei corridoi europei e per la realizzazione di indispensabili collegamenti, sia verso l'interno del Paese, sia verso i confinanti Paesi europei;
l'articolo 13 della legge n. 166 del 2002, collegata alla legge finanziaria per il 2002, in attuazione della legge n. 443 del 2001, cosiddetta «legge obiettivo», in ordine alla ripartizione delle risorse disponibili per le grandi opere strategiche del Paese, indica come riferimento per l'allocazione territoriale degli investimenti la percentuale del 30 per cento da destinare al Mezzogiorno, unitamente alle risorse provenienti da rimborsi comunitari;
l'indicazione di tale percentuale, da una parte, ha lo scopo di permettere il pieno svolgimento dell'azione politica del Governo verso l'accrescimento della produttività e competitività dell'area meridionale, mentre, dall'altra parte, intende assicurare un adeguato sostegno all'economia del Nord, evitando di penalizzare eccessivamente le capacità imprenditoriali delle nostre imprese;
il semestre di presidenza italiana dell'Unione europea rappresenta un'eccezionale opportunità politica da sfruttare adeguatamente, al fine di garantire la definitiva localizzazione nella pianura padana del corridoio paneuropeo n. 5 -:
in vista della prossima predisposizione del disegno di legge finanziaria per il 2004, come il Governo intenda ripartire le risorse finanziarie disponibili per l'anno 2004, allo scopo di garantire l'effettiva infrastrutturazione delle regioni padane.
(3-02563)
(22 luglio 2003)

CARBONI, CABRAS, MAURANDI, INNOCENTI, MONTECCHI e RUZZANTE. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
l'ingegnere Morcone, capo del dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile, con nota in data 20 giugno 2003, ha dato notizia ai direttori regionali dei vigili del fuoco che il Presidente del Consiglio dei ministri, con nota in data 23 maggio 2003, ha comunicato che non sono stati stanziati fondi straordinari a carico del bilancio dello Stato per l'anno 2003 per la difesa del patrimonio boschivo;
il capo del dipartimento ha comunicato, inoltre, ai direttori regionali che i Ministri dell'interno e delle politiche agricole e forestali, le regioni e le province autonome sono stati sensibilizzati per definire intese ed accordi su base locale per l'integrazione delle risorse necessarie per la tutela del patrimonio boschivo e per organizzare in sede locale le campagne antincendio;
in Sardegna, ove si conta durante la stagione estiva un numero di incendi superiore al numero totale di quelli che scoppiano in tutte le altre regioni italiane (oltre 900 nell'estate del 2002), venivano organizzati, fino al 2002, 14 presidi estivi per l'impiego ottimale di 1.000 vigili del fuoco volontari per 20 giorni;
questa struttura organizzativa poteva essere messa in campo con le risorse straordinarie a valere sul bilancio dello Stato e con apposito finanziamento integrativo erogato dalla regione Sardegna;
l'indisponibilità dei fondi a carico del bilancio dello Stato imporrà la riduzione dei presidi e l'impossibilità di assicurare agli addetti la retribuzione straordinaria, se non per non più di sette presidi;
la riduzione degli stanziamenti per l'indisponibilità di fondi a carico del bilancio dello Stato ha suscitato notevoli preoccupazioni nelle amministrazioni preposte, negli enti locali e, particolarmente, tra gli operatori del turismo e dell'agricoltura, poiché in Sardegna le attuali condizioni meteo-climatiche-ambientali sono purtroppo particolarmente favorevoli per il manifestarsi degli incendi appiccati dolosamente o per colpa ed incuria;
ancora una volta il Governo mostra di essere insensibile alla soluzione di uno dei più gravi problemi della Sardegna, poiché mette a rischio la convivenza sociale e penalizza l'economia -:
quali iniziative intenda assumere per garantire la realizzazione del servizio di tutela e di difesa del patrimonio boschivo, in particolare di quello della Sardegna, e per consentire l'organizzazione della lotta agli incendi anche per il 2003.
(3-02564)
(22 luglio 2003)

STERPA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
non sono stati ancora retribuiti i docenti membri di commissioni di esami di maturità e talune direzioni regionali non hanno finora neppure provveduto a versare agli istituti i contributi per pagare gli anticipi;
gli istituti, in gran parte, non sono in grado di anticipare le retribuzioni con i loro fondi di cassa;
alcuni degli istituti, che nel 2002 hanno provveduto ad anticipare i pagamenti, non hanno ancora ricevuto quanto anticipato -:
quali siano i motivi di tale grave inadempienza e come si intenda porvi rimedio nei tempi più stretti possibili.
(3-02565)
(22 luglio 2003)