TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 273 di Giovedì 27 febbraio 2003

MOZIONI SULLE MISURE IN FAVORE DELLA FAMIGLIA E DELLA NATALITÀ

La Camera,
premesso che:
il pressante appello del Pontefice, fatto nel corso del suo discorso alla Camera dei deputati il 14 novembre 2002, ha rilanciato il tema della caduta delle nascite nel nostro Paese;
secondo il Population Aging 2000, il rapporto presentato all'Onu nel corso della seconda Assemblea sull'invecchiamento mondiale, svoltasi recentemente a Madrid, l'Italia vanta la percentuale più alta di persone sopra i 60 anni, pari al 25 per cento, seguita da Giappone, Germania e Grecia con il 24 per cento;
il nostro Paese vanta, altresì, il triste primato della più bassa percentuale di minori di 15 anni (14,1 per cento) e si è calcolato che nel 2050 i pensionati saranno il 65 per cento della popolazione;
il numero medio di figli per donna è pari a 1,25, rapporto insoddisfacente, in quanto la realtà dei fatti ci dimostra che, di fronte ad una speranza alla vita che si avvicina agli 80 anni, un tasso di natalità che sfiori i due figli per donna è solo sufficiente a contrastare il declino e l'invecchiamento della popolazione, se associato a flussi migratori contenuti;
le 544 mila nascite del 2001, se raffrontate a quelle della Francia e Inghilterra (circa 200 mila in più), che hanno una popolazione totale simile alla nostra, confermano un preoccupante squilibrio;
il Presidente della Repubblica ha espresso chiaramente tale preoccupazione quando ha affermato che: «Una società che fa pochi figli è una società che non ha fiducia nel futuro. Dovremo dare ai giovani una maggiore fiducia e cresceranno anche le nascite»;
per invertire tale processo occorrerebbe un ritorno ad un ciclo di vita meno tardivo delle aspettative di riproduzione (oggi a ridosso dei 30 anni) per realizzare l'obiettivo dei due figli per coppia;
secondo il sociologo francese Henry Mendras dell'osservatorio francese delle congiunture politiche, il vero ostacolo ad una natalità sostenibile nel nostro Paese è costituito dalla struttura della famiglia, in cui la qualità del servizio domestico offerto dalle donne è tale da impedire ai figli l'uscita dalle mura domestiche, e dal divario della natalità tra zone geografiche unitamente ad una scarsa diffusione della scelta di fare figli al di fuori del matrimonio;
in molti Paesi europei, lo Stato ha favorito il consolidarsi di una tendenza, che, nel corso degli anni, ha portato le donne alla scelta dei due figli, attraverso interventi mirati nel settore degli asili nido e degli alloggi a favore delle coppie giovani;
in Italia, l'atteggiamento dei Governi è oscillato tra la necessità di una promozione di politiche di welfare in favore della famiglia e l'inconsistenza delle misure adottate, quasi a confermare la marginalità della famiglia come soggetto sociale. Si è assistito, cioè, al varo di misure che non avevano carattere di organicità;
il sistema pensionistico statale, diffuso in tutta l'Unione europea, si basa su una sorta di contratto tra generazioni, in base al quale i contributi di coloro che lavorano oggi pagano le pensioni di quelli che sono andati a riposo ieri. Con l'abbassamento della natalità viene ad incrinarsi quel rapporto tra pensionati e lavoratori ed il rischio sarà quello di avere in Italia la classica situazione della piramide rovesciata, contraddistinta da una vasta popolazione di anziani che grava su una ristretta popolazione di giovani con effetti economici disastrosi;
i costi di funzionamento del servizio sanitario aumenteranno inevitabilmente, se si pensa che un paziente di 85 anni ha un costo di 11 volte superiore a quello di un bambino dai 5 ai 15 anni;
le preoccupazioni delle ripercussioni di questi cambiamenti in campo previdenziale, sanitario e, soprattutto, del lavoro erano già presenti nella relazione demografica della direzione generale «Occupazione, relazioni industriali e affari sociali», pubblicata dalla Commissione europea nel 1995;

impegna il Governo:

a fornire alla famiglia un nuovo sistema di prestazioni e benefici, volto ad un potenziamento dell'istituzione familiare e diretto a favorire un incremento del tasso di natalità, in linea con il principio di sussidiarietà, fondato su sostegno e integrazione, ma non sostituzione della famiglia nello svolgimento della sua funzione sociale;
a favorire la diffusione del lavoro part time, creare infrastrutture efficienti in grado di accogliere i figli delle giovani coppie già nei primi anni;
ad attivare ogni utile iniziativa per un profondo coinvolgimento dell'opinione pubblica sull'argomento, che veda partecipi, accanto al mondo della politica, anche quello dell'economia e della cultura, al fine di garantire al nostro Paese uno sviluppo durevole ed una crescita equilibrata e sostenibile.
(1-00127)
«Volontè, Ciro Alfano, Emerenzio Barbieri, Dorina Bianchi, Brusco, Riccardo Conti, Cozzi, D'Agrò, D'Alia, Degennaro, De Laurentiis, Di Giandomenico, Filippo Maria Drago, Giuseppe Drago, Follini, Giuseppe Gianni, Grillo, Anna Maria Leone, Liotta, Lucchese, Maninetti, Mazzoni, Mereu, Mongiello, Montecuollo, Naro, Peretti, Ranieli, Romano, Rotondi, Tabacci, Tanzilli, Tucci».
(21 novembre 2002)

La Camera,
premesso che:
secondo il Consiglio d'Europa, l'Italia è il Paese che ha la maggiore percentuale di anziani (18,2 per cento), seguita da Grecia e Spagna. In particolare, il nostro Mezzogiorno si conferma come l'area in cui è presente il maggiore numero di giovani, con il 17,3 per cento della popolazione, che hanno un'età compresa tra 0 e 14 anni, contro una media nazionale pari al 14,4 per cento. Il Centro e il Nord Italia presentano, al contrario, la quota maggiore di anziani over 65 (rispettivamente il 19,8 e il 19,5 per cento);
secondo dati Onu, l'età media della popolazione degli abitanti dell'Unione europea è di 38,1 anni. Nel 2050 le previsioni parlano di un'età media di 48,5 e i pensionati saranno il 65 per cento della popolazione;
secondo l'Eurostat, nel 2002 ci sono state più morti che nascite nel 43 per cento dei Paesi dell'Unione europea. Nel 2050 si prevede:
1. una diminuzione della popolazione dai 376 milioni di individui del 2000 a 364 milioni e il declino demografico maggiore si verificherà in Italia (-17 per cento), Spagna e Germania;
2. gli under 14 passeranno da 69 a 58 milioni;
3. la forza lavoro (età 15-64 anni) si ridurrà di 203 milioni. Il decremento maggiore si registrerà in Italia (-33 per cento);
4. gli ultrasessantacinquenni saranno 103 milioni (61 milioni nel 2000). Gran parte dell'incremento è rappresentato dagli over 80, il cui numero sarà triplicato alla fine del cinquantennio;
l'indice di natalità nel nostro Paese è molto basso: il numero medio di figli per donna era 2,41 nel 1960, sceso a 1,18 nel 1995 (record storico negativo), oggi è di 1,25 e si prevede che si attesterà sull'1,40 nel 2010, ampiamente sotto la soglia di riproduzione della popolazione (cioè di crescita), che è di 2,1. L'indice medio di natalità dell'Unione europea è di 1,47 figli per donna;
cinquant'anni fa nel nostro Paese eravamo 47 milioni e nascevano 900.000 bambini l'anno. Oggi siamo 10 milioni in più e nascono 350.000 bambini in meno. Con l'attuale tasso di natalità, nel 2050 saremo 52 milioni;
le forti migrazioni, lo spopolamento delle campagne, una maggiore presenza delle donne sul mercato del lavoro, l'alto costo per il mantenimento dei figli, l'inadeguatezza dell'offerta dei servizi e i mutamenti culturali nella società sono stati tra i fattori che hanno disincentivato, specialmente nei centri urbani, la natalità;
inoltre, il rallentamento, dovuto a diversi fattori, del processo di autonomia delle nuove generazioni di giovani dalle famiglie di origine sposta nel tempo il formarsi di nuove famiglie;
il nostro Paese, a differenza degli altri paesi dell'Unione europea, ha fatto fatica ad incentivare politiche di conciliazione tra il lavoro e la scelta di maternità e paternità;
fare figli è una scelta impegnativa in termini economici, di tempo, di sviluppo delle professionalità lavorative. Se non si attivano meccanismi tesi ad invertire questa tendenza, il numero degli anziani crescerà in modo vertiginoso, creando uno sbilanciamento che peserà sull'intera società;
l'invecchiamento della popolazione è un fattore che influenzerà fortemente gli equilibri finanziari, le performance economiche e il mercato del lavoro degli Stati membri dell'Unione europea nei prossimi decenni, acuendo sempre più il divario tra generazione e, quindi, l'equilibrio tra natalità e invecchiamento;

impegna il Governo:

ad intervenire al fine di predisporre azioni di sostegno alla genitorialità, attraverso l'implementazione di un sistema di servizi tesi ad incrementare la natalità, a partire dall'applicazione dell'articolo 16 della legge n. 328 del 2000, e dotando di risorse adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali;
ad indirizzare le politiche di welfare per dare priorità agli interventi per le famiglie, che hanno figli o che ne vogliono avere, predisponendo una maggiore assistenza nella cura e nei costi dell'allevamento dei figli;
a potenziare l'offerta di servizi educativi per la prima e primissima infanzia in tutto il territorio nazionale;
a promuovere e sostenere la scelta verso la maternità responsabile delle donne, siano esse semplicemente madri o anche lavoratrici, garantendo le condizioni per una piena libertà di scelta di maternità;
ad agevolare l'impegno professionale dei genitori, facilitando l'accudimento dei figli, attraverso una riorganizzazione del mercato del lavoro che consenta percorsi lavorativi più flessibili a domanda e, comunque, finalizzati ad una ridistribuzione degli orari e dei tempi di lavoro nell'arco della giornata e della vita (part time, telelavoro, maggiore flessibilità degli orari, potenziamento dei servizi per la prima infanzia ed altri), al fine di promuovere concrete politiche di conciliazione tra vita lavorativa e vita familiare, a partire dalla piena applicazione della legge n. 53 del 2000 (Disposizione per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città);
a promuovere azioni positive capaci di superare l'esistente penalizzazione che le lavoratrici madri subiscono nei percorsi di carriera e di lavoro;
a garantire la piena applicazione della normativa della legge n. 53 del 2000 nella parte relativa ai tempi delle città, in modo da incentivare l'organizzazione dei tempi dei servizi, dei negozi e dei trasporti, che siano finalizzati a favorire politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia;
a promuovere politiche per la casa a favore di tutte le giovani coppie, al fine di rispondere al desiderio di formazione di nuove famiglie, ma soprattutto di incentivarne la scelta di genitorialità responsabile;
a ripensare il sistema fiscale e redistributivo in funzione dei carichi familiari;
ad attivare politiche di ricongiungimento familiare per i lavoratori extracomunitari e favorire politiche di integrazione di bambini stranieri, facilitandone la piena cittadinanza nel nostro Paese;
a potenziare politiche a favore delle famiglie disponibili ad accogliere e adottare bambini senza famiglia.
(1-00163)
«Violante, Bolognesi, Montecchi, Innocenti, Ruzzante, Magnolfi, Battaglia, Pollastrini, Turco, Labate, Giacco, Di Serio D'Antona, Zanotti, Petrella, Lucà, Bogi, Pisa, Alberta De Simone, Capitelli».
(20 febbraio 2003)

La Camera,
premesso che:
i dati statistici sulla diminuzione delle nascite in Italia mostrano costantemente da anni livelli molto bassi, inferiori a quelli degli altri Paesi europei;
i preoccupanti livelli di denatalità in Italia avranno in futuro pesanti ripercussioni anche sul piano sociale, economico e pensionistico;
l'articolo 31 delle Costituzione recita: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo»;
è stato da ultimo trasmesso alle Camere, ai fini dell'espressione del parere da parte della Commissione parlamentare per l'infanzia, il piano d'azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, ai sensi dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 1997, n. 451, che, in particolare, valorizza il diritto alla famiglia, inteso come diritto complesso, nel quale confluiscono anche i diritti dei più piccoli ad essere educati, nutriti e ad avere condizioni di vita idonee al loro sviluppo psicofisico;
sta proseguendo l'iter delle proposte e del disegno di legge recanti norme in materia di asili nido dinanzi alla XII Commissione (affari sociali) della Camera dei deputati;

impegna il Governo

ad attuare politiche di sostegno per tutte le famiglie, intese a rimuovere i fattori, anche di ordine economico, che possono ostacolare le libere scelte procreative, stimolando a tal fine anche l'azione degli enti locali;
a prendere le opportune iniziative perché il parto non sia un evento medicalizzato, che si svolge in contesti propri della cura delle malattie, ma avvenga in condizioni ed ambienti che ne mantengano la dimensione naturale;
a prendere, in particolare, iniziative per facilitare il compito dei genitori nei primi anni di vita dei figli, ivi comprese la possibilità di assistenza in casa dopo il parto, quella di svolgere lavoro a tempo parziale e secondo orari flessibili e quella di poter usufruire facilmente dei servizi di asilo nido nelle vicinanze dell'abitazione o di asili aziendali presso il luogo di lavoro, anche nell'ambito della pubblica amministrazione.
(1-00164)
«Burani Procaccini, Antonio Leone».
(24 febbraio 2003)

La Camera,
premesso che:
la denatalità è un problema che investe tutte le società avanzate del mondo occidentale, a seguito della loro trasformazione post-industriale;
l'Italia, in particolare, risulta avere in ambito europeo il più basso tasso di natalità, con una media di 1,25 figli per donna;
tale andamento porterà ad avere nel 2050 una percentuale di pensionati pari al 65 per cento della popolazione complessiva ed un età media di 48,5 anni;
entro quella data l'Italia vedrà una diminuzione del 33 per cento della fascia di popolazione in età da lavoro compresa tra i 15 e i 64 anni di età, la punta più alta tra i Paesi europei;
il trend demografico rischia di porre in crisi l'intero sistema delle garanzie dello stato sociale nel nostro Paese, in particolare per quanto concerne le prestazioni previdenziali e sanitarie;
in Italia il fenomeno della denatalità assume anche caratterizzazioni territoriali tra il Nord, nel quale tale condizione ha un trend negativo costante già da tempo, e il Sud, che, comunque, si conferma l'area territoriale nella quale si concentra il maggior numero di giovani (17,3 per cento - dati Istat);
la denatalità si caratterizza come una conseguenza negativa dei mutamenti sociali ed economici verificatisi nel corso degli anni, che hanno rallentato il processo di autonomia dei giovani dalle proprie famiglie;
il subentrare di forme accentuate di flessibilità, per quanto concerne l'ingresso nel mondo del lavoro, non consente ai giovani di programmare percorsi di vita di lungo periodo, a discapito della volontà, da parte delle nuove generazioni, di formare una famiglia;
l'andamento demografico vede una crescita esponenziale della popolazione anziana, con tutto ciò che ne consegue in termini di prestazioni sociali e assistenziali, che acuiscono il divario nell'equilibrio tra natalità e invecchiamento;
il tema della non autosufficienza rappresenta una frontiera sociale importante per il futuro del nostro Paese, che, ad oggi, pone le famiglie sole davanti al problema, senza adeguato sostegno da parte della rete delle protezioni sociali;
le linee di intervento a sostegno della famiglia presentate dal Governo nell'ambito del «Libro bianco sul welfare» risultano essere una semplice enunciazione di intenti prive di prospettiva di applicazione concreta in assenza di risorse;
la denatalità e il sostegno alle famiglie non sono problemi esclusivamente finanziari e risolvibili monetizzandoli con l'obiettivo di fare più figli;
manca da parte del Governo una visione d'insieme a sostegno della famiglia, in quanto i principali provvedimenti che il Governo ha adottato, come nel caso della delega sul mercato del lavoro e dei tagli ai trasferimenti per gli enti locali, o che intende adottare, come nel caso della delega previdenziale, ridimensionano la rete di protezione della famiglia e minano il principio di costituzione materiale della solidarietà tra generazioni;

impegna il Governo

a dare piena e concreta applicazione all'articolo 16 della legge n. 328 del 2000, al fine di sostenere la genitorialità con una moderna rete di servizi tesi ad incrementare la natalità responsabile;
a dare piena attuazione alle disposizioni contenute nella legge n. 328 del 2000, concernenti i livelli essenziali ed uniformi delle prestazioni sociali, aumentando le risorse del fondo sociale nazionale;
ad applicare correttamente la legge n. 53 del 2000, in particolar modo per quanto concerne l'organizzazione dei tempi delle città, per conciliare al meglio famiglia e tempi di lavoro;
a promuovere, di concerto con le istituzioni locali, politiche per la prima casa in favore delle giovani coppie, nonché a prevedere misure di contenimento dei prezzi degli affitti;
a considerare la famiglia soggetto fiscale per una più equa politica di redistribuzione delle risorse da destinare a obiettivi di protezione sociale;
ad aumentare l'importo degli assegni familiari, estendendoli per le famiglie monoreddito anche ai figli che, al compimento del 18o anno di età, risultino impegnati in percorsi formativi, oltre la scuola secondaria superiore e, comunque, non oltre il 26o anno di età;
a promuovere politiche di contrasto della povertà per i nuclei familiari, a partire dal mantenimento dello strumento del reddito minimo di inserimento legato a percorsi formativi per la ricerca di occupazione;
a sostenere misure agevolative in favore delle famiglie che intendono adottare bambini;
a sostenere le famiglie, a cui carico vi sono persone anziane non autosufficienti, con la creazione di un fondo nazionale per la non autosufficienza a carico della fiscalità generale;
a sostenere le famiglie che hanno figli portatori di handicap con la modifica della normativa vigente in materia di congedi parentali in senso più favorevole per i genitori;
a promuovere politiche di ricongiungimento familiare per i lavoratori extracomunitari, nonché a promuovere politiche di integrazione per i bambini stranieri.
(1-00165)
«Castagnetti, Loiero, Monaco, Bindi, Burtone, Fioroni, Meduri, Mosella, Bottino, Camo, Delbono, Duilio, Squeglia, Bimbi, Molinari».
(24 febbraio 2003)



RISOLUZIONE SUL PROGETTO PER LA SALVAGUARDIA DELLA LAGUNA E DELLA CITTÀ DI VENEZIA (SISTEMA MO.SE.) (RIMESSA ALL'ASSEMBLEA AI SENSI DELL'ARTICOLO 117, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO)

La VIII Commissione,
premesso che:
con sentenza n. 1350 del 22 giugno del 2000 il tribunale amministrativo regionale del Veneto (prima sezione) ha annullato il decreto del 24 dicembre 1998 del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, emanato di concerto con il Ministro per i beni e le attività culturali, con cui è stato espresso giudizio negativo di compatibilità ambientale al progetto di regolazione dei flussi di marea alle bocche di porto della laguna di Venezia, presentato dal magistrato alle acque di Venezia;
la valutazione di impatto ambientale dell'opera in discussione era stata decisa, con deliberazione del 4 luglio 1995, dal comitato di cui all'articolo 4 della legge n. 798 del 1984 e definita con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o febbraio 1996 e del 27 settembre 1997;
il progetto di regolazione dei flussi di marea alle bocche di porto della laguna di Venezia è stato inserito nel 1o programma delle infrastrutture strategiche (delibera n. 21 del 2001 CIPE, allegato 1, «Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia: sistema MO.SE.», ai sensi della legge 21 dicembre 2001, n. 443);
il decreto legislativo 20 agosto 2002, n. 190 (attuazione della legge 21 dicembre 2001, n. 443, per la realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale), all'articolo 1, comma 1, recita: «Il presente decreto legge regola la progettazione, l'approvazione dei progetti e la realizzazione delle infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale (...) individuati a mezzo del programma di cui al comma 1 dell'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443». Al comma 4: «Le amministrazioni dello Stato, gli enti pubblici nazionali ed i loro concessionari applicano, per le proprie attività contrattuali ed organizzative, relative alla realizzazione delle infrastrutture di cui al comma 1, le norme del presente decreto legislativo»;
lo stesso decreto legislativo n. 190 del 2002, all'articolo 17, comma 2, recita: «Il procedimento di valutazione di impatto ambientale è obbligatorio e vincolante per tutte le opere ad esso soggette a norma delle vigenti disposizioni ed è concluso, secondo le previsioni del presente capo, prima dell'avvio dei lavori» e all'articolo 18, comma 3: «Il progetto comprendente lo studio di impatto ambientale, relativo ad una delle opere di cui all'articolo 17, comma 1, è trasmesso dal soggetto proponente al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio»;
in data 13 luglio 2002 il presidente del magistrato alle acque di Venezia, ingegner Maria Giovanna Piva, per conto del ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha pubblicato su Il Gazzettino di Venezia la richiesta di compatibilità ambientale sul « progetto per la realizzazione di una diga foranea davanti a ciascuna bocca di porto, il sollevamento del fondale della bocca di Malamocco a - 14 metri e, sempre per questa bocca di porto, una conca di navigazione per le grandi navi»;
tale procedura è considerata dal magistrato alle acque di Venezia «a completamento della procedura di valutazione di impatto ambientale della opere mobili» (legge n. 349 del 1986);
la procedura di valutazione di impatto ambientale è stata affidata alla regione Veneto e, conseguentemente, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, con lettera del 29 luglio 2002 (prot. 9151/VIA/B.30-1), ha osservato che: «I progetti per la natura e finalità non sono classificabili in alcuna delle categorie di opere individuate nell'allegato II della direttiva dell'Unione europea sulla valutazione di impatto ambientale, allegato che lo Stato italiano ha delegato per le procedure di valutazione di impatto ambientale alle regioni» e, conseguentemente, ha chiesto alla regione Veneto «di non voler ammettere in istruttoria l'istanza presentata e di invitare il proponente ad attivare la prevista procedura di valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 349 del 1986»;
tale situazione può portare ad una paralisi decisionale e ad un evidente conflitto di interessi tra i ministeri interessati;

impegna il Governo:

ad assoggettare a valutazione di impatto ambientale, ai sensi della legge n. 443 del 2001, l'opera definita nella delibera Cipe del 21 dicembre 2001: «Progetto per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia: sistema MO.SE.», nonché le opere complementari di cui al bando del 13 luglio 2002.
(7-00162)
«Vianello, Anna Maria Leone, Pappaterra, Realacci, Zanella, Lion, Vendola».
(30 settembre 2002)



MOZIONE SULLA RIFORMA DEL SISTEMA PUBBLICO DELLA RICERCA

La Camera,
premesso che:
gli scienziati italiani hanno manifestato la loro protesta verso il Governo attraverso varie forme: appello al Presidente della Repubblica, articoli di stampa, assemblee nei centri di ricerca, un minuto di silenzio nell'aula magna del Consiglio nazionale delle ricerche ed altre;
la comunità scientifica si sente offesa per non essere stata consultata per tempo e con serietà dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dottoressa Letizia Moratti, che ha deciso di varare una controriforma degli enti in disprezzo dei più elementari criteri di autonomia della scienza, senza presentare una bozza dei decreti nemmeno all'incontro con il Consiglio universitario nazionale del 23 gennaio 2003;
per la prima volta si vuole introdurre il comando del partiti di governo sulla ricerca scientifica, non limitandosi a nominare gli organi degli enti (presidenti e, in alcuni casi, consigli di amministrazione), ma estendendo il potere di nomina fino all'area dell'organizzazione dei laboratori, che è sempre stata regolata da concorsi pubblici sulla base dei meriti scientifici;
si vuole introdurre nell'organizzazione del Consiglio nazionale delle ricerche un nuovo livello intermedio, il dipartimento, con compiti decisionali nell'attività di ricerca, aumentando così la stratificazione gerarchica, anziché rimuoverla;
gli enti di ricerca sono impegnati da diversi anni in un processo di riforma: come si sa nessuna struttura può funzionare in maniera ottimale se subisce continue trasformazioni prive della necessaria verifica dei loro effetti, ciò che servirebbe per introdurre gli adeguamenti ritenuti necessari, ponderando in maniera consensuale e serena i risultati raggiunti;
la vera debolezza del sistema della ricerca è rappresentata dall'inefficienza del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di cui dovrebbe essere consapevole prima di tutto il Ministro Moratti, visto che nel 2002 ha raggiunto il record del centro di spesa con la più alta quota di residui passivi nel suo bilancio e, ad esempio, ha impiegato ben 11 mesi per scrivere il decreto di trasferimento dei fondi agli enti;
oggi fanno politica della ricerca non solo il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ma tanti altri ministeri (attività produttive, politiche agricole e forestali, salute, economia e finanze ed altri), nonché le regioni, tutti nella più assoluta mancanza di coordinamento e nella più ampia dispersione degli interventi: di conseguenza, l'assoluta priorità della «governance» della ricerca consiste proprio nella riforma del livello governativo;
i tagli ai finanziamenti rischiano di portare alla paralisi importanti enti di ricerca: il Consiglio nazionale delle ricerche ha i soldi solo per pagare gli stipendi e mantenere gli impianti, quasi niente per la ricerca e, infatti, ha già disdetto le sue collaborazioni ai progetti europei; l'Istituto nazionale per la fisica della materia, un gioiello che opera nelle punte più avanzate della ricerca mondiale, è in via di soppressione;
l'Agenzia spaziale italiana, oltre ad abbandonare le missioni scientifiche di ricerca nel cosmo, sta bloccando da oltre un anno il programma di osservazione della terra Cosmo-Skymed, già approvato e finanziato, e non ha utilizzato fondi di bilancio 2002 per 250 milioni di euro, compromettendo sia la realizzazione di importanti programmi nazionali ed internazionali che i livelli occupazionali dell'industria spaziale italiana;
l'attuale età media dei ricercatori italiani è di circa cinquant'anni e, in molti laboratori, gli scienziati non trovano giovani ai quali trasmettere la loro esperienza, interrompendo così quel naturale scambio generazionale che è alla base del progresso scientifico;
l'attuale blocco delle assunzioni impedisce ad una nuova generazione di ricercatori italiani di dimostrare il proprio talento, costringendoli ancora ad emigrare per fare ricerca;
l'Italia è l'unico Paese europeo a diminuire l'investimento in ricerca e rischia, quindi, di perdere ulteriori posizioni nella competizione internazionale, nonché di aggravare le tendenze al declino economico;
lo sviluppo della scienza attiene al rango civile di un Paese, alla ricchezza della sua cultura, alla sostanza della sua libertà, al futuro del suoi giovani;
il futuro dei nostri enti di ricerca non si gioca su un ennesimo regolamento amministrativo, ma sulla possibilità di integrarsi sempre più con gli altri centri di ricerca europei, come, ad esempio, il Max Planck tedesco o il Cnrs francese: ciò si otterrebbe aumentando e non diminuendo i gradi di autonomia interna del sistema;
il commissario europeo Busquin ha proposto di costituire un'agenzia europea della ricerca con il compito di integrare le risorse degli enti nazionali, nonché di rendere vincolante l'obiettivo stabilito del 3 per cento del prodotto interno lordo europeo per l'investimento in ricerca entro il 2010 nel vertice di Lisbona;
le commissioni VII e X della Camera dei deputati hanno deliberato di svolgere un'indagine conoscitiva sullo stato della ricerca italiana entro il mese di aprile 2003;
la legge finanziaria per il 2003 ha stanziato un fondo speciale per la ricerca scientifica, che deve essere ripartito sulla base di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

impegna il Governo

a confrontarsi regolarmente col Parlamento e, in particolare, ad attendere la conclusione dell'indagine conoscitiva delle commissioni VII e X della Camera dei deputati sullo stato della ricerca scientifica italiana, prima di adottare i decreti legislativi relativi agli enti pubblici;
ad istituire l'Assemblea della scienza, organismo elettivo del ricercatori, con compiti consultivi e propositivi sulla politica nazionale della ricerca;
a ripartire il citato fondo speciale per finanziare un programma straordinario per l'assunzione di 5.000 giovani ricercatori negli enti e nelle università per i prossimi cinque anni;
ad elaborare una proposta di riforma del livello governativo della ricerca pubblica, al fine di individuare una struttura nuova, di alta competenza, con professionalità scientifiche e non solo burocratiche, con visioni strategiche e non meramente amministrative, che abbia anche il compito di coordinare le attività di tutti i ministeri coinvolti, con un costante e trasparente dialogo con la comunità scientifica;
a sostenere l'attività degli enti di ricerca e, in particolare, a fornire al Consiglio nazionale delle ricerche le risorse necessarie per attuare i programmi in corso, a sbloccare gli investimenti dell'Agenzia spaziale italiana, ad impegnare l'Enea in un piano strategico nazionale per lo sviluppo della ricerca applicata;
a mantenere l'Istituto nazionale per la fisica della materia nella sua autonomia di istituto nazionale;
ad adottare e promuovere in sede europea le proposte del commissario Busquin sullo spazio europeo della ricerca e a caratterizzare in quella direzione la presidenza italiana nel secondo semestre del 2003.
(1-00154)
(Nuova formulazione) «Violante, Castagnetti, Boato, Rizzo, Intini, Pecoraro Scanio, Pisicchio, Tocci, Cima».
(30 gennaio 2003)



INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in seguito alle polemiche sorte in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario 2003 tra una parte di giudici e magistrati ed il Ministro interpellato, si è riproposto il problema del conflitto di ruoli - giudicante/politico - di chi è tenuto a garantire l'applicazione delle leggi;
l'ex sindaco del comune di Genova, dottor Adriano Sansa, magistrato giudicante nei collegi di corte d'appello, rilasciando un'intervista al quotidiano genovese Il Lavoro/Repubblica ha espresso concetti faziosi e settari di assoluta gravità nei confronti dell'Esecutivo nazionale e delle leggi da esso emanate, fino al punto di affermare che: «Questo pessimo e squallido Governo sta distruggendo la struttura stessa del Paese, la sua immagine, il suo futuro... Adesso tiriamo via questa brutta gente: è un impegno che ho preso, non mi sembra poco»;
tali comportamenti ed espressioni mettono, tra l'altro, in discussione la stessa imparzialità di giudizio che ogni tribunale deve poter garantire ai cittadini;
l'autonomia e l'indipendenza della magistratura deve essere garantita, ma non può in nessun caso essere strumento di critica dell'operato legislativo di un Governo per questioni di carattere meramente politico o di partito -:
se non si reputi conflittuale e pertanto inaccettabile il ruolo di un amministratore di giustizia che muove critiche a quelle stesse leggi che è tenuto ad applicare e, in caso affermativo, se non ritenga di promuovere l'azione disciplinare nei confronti del dottor Adriano Sansa.
(2-00617)
«Bornacin, La Russa, Cola, Ascierto, Cirielli, Maceratini, Lisi, Saia, Arrighi, Amoruso, Raisi, Bocchino».
(29 gennaio 2003)

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri della salute e dell'interno, per sapere - premesso che:
la macellazione rituale islamica, similmente a quella ebraica, consiste nel far uscire il sangue il più possibile, tagliando di netto la gola dell'animale, che è in stato di assoluta lucidità, e pronunciando la formula (Bismillàh), che tradotta significa «nel nome di Dio»;
questa pratica religiosa viene effettuata sotto il controllo di una guida spirituale, che certifica l'avvenuto rito e gli conferisce la dovuta sacralità, recitando la formula prevista dalla legge islamica;
in Italia vi sono delle norme in materia di macellazione molto chiare e severe, che tengono conto, prima di tutto, della tutela della salute del cittadino, imponendo l'osservanza di tutte le necessarie norme igieniche, e poi, anche, del rispetto degli animali, affinché vengano sottoposti ad uno stordimento preventivo per evitare loro inutili sofferenze; in occasione della Aid el Adha, festa del sacrificio (che ricorda il miracolo di Allah che sostituisce con un montone il figlio che Abramo gli stava offrendo in sacrificio), avviene un vero e proprio massacro di agnelli, ovviamente seguendo la prescrizione della macellazione rituale;
per quanto accade durante questa giornata, in tutta Europa, ogni anno vengono presentate numerose denunce da parte di molti cittadini e delle associazioni ambientaliste, quali ad esempio la Lav (Lega antivivisezione) e la Peta (Lega per il trattamento etico degli animali);
in data 12 febbraio 2003, durante la giornata della festa del sacrificio nel paese di Chiuduno (Bergamo), si sono verificati episodi di turbativa dell'ordine pubblico in relazione al rito della macellazione rituale degli agnelli ed è stato necessario l'intervento dei carabinieri e della polizia municipale. I carabinieri, chiamati al fine di sedare un alterco scoppiato in via C. Battisti, n. 58, nel comune di Chiuduno (Bergamo), al loro arrivo hanno constato un insolito assembramento di cittadini extracomunitari dinanzi alla macelleria «Magri Bruno». Una volta adoperatisi per far tornare la calma e per far riprendere la normale circolazione delle autovetture, che da tempo era paralizzata, si sono accertati delle motivazioni che erano la causa del gran disordine e, una volta constatato che all'interno della macelleria suddetta si stava praticando il rito della macellazione rituale degli agnelli, hanno richiesto l'intervento della polizia municipale per svolgere gli accertamenti del caso;
dal verbale dell'ispezione della polizia municipale risulta che all'esterno della macelleria vi era un numero spropositato di persone in attesa di riuscire ad accaparrarsi la carne e che, quando sono intervenuti i carabinieri per regolarne in modo ordinato l'afflusso nel locale, ci sono state numerose proteste da parte degli extracomunitari;
all'interno della macelleria vi erano numerosi capi di bestiame con le zampe legate e sgozzati, vi era sangue dappertutto: dinanzi a questo scenario è stato richiesto l'intervento urgente del personale del servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale, perché potesse accertare direttamente lo stato di fatto di una situazione non conforme a livello igienico-sanitario;
sempre secondo quanto riportato nel verbale della polizia municipale risulta che nel locale vi erano numerose persone extracomunitarie intente a scuoiare e macellare per proprio conto l'ovino che gli era stato assegnato;
intervenuto con urgenza il dottor Alessio Moi, del servizio veterinario di Trescore Banerio (Bergamo) dell'azienda sanitaria locale di Bergamo, dichiarava al verbalizzante e, in presenza dell'appuntato Moreno Belligoli, che la macellazione degli ovini con usanza mussulmana era stata preventivamente autorizzata dal ministero della salute: risulta, infatti, che era stata presentata domanda di autorizzazione al ministero della salute da parte del titolare della ditta «Magri Bruno» per svolgere all'interno dei suoi stabilimenti la macellazione rituale e che gli era stata accordata a seguito del parere favorevole espresso dal servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale competente per territorio;
i carabinieri, in questa occasione, in modo certamente lungimirante, al fine di evitare possibili disordini violenti, pur avendo constatato delle reali violazioni di legge, si sono limitati ad ordinare il più possibile lo svolgimento delle operazioni di macellazione e ad identificare i presenti;
in conclusione, si deve aggiungere che la pratica della macellazione rituale senza il preventivo stordimento dell'animale è vietata dalle leggi di molti Paesi europei, quali l'Austria, la Germania e l'Olanda -:
se il Governo non ritenga che sia necessario assumere iniziative dirette a impedire il determinarsi delle denunciate situazioni di pericolo derivanti da queste incivili pratiche di macellazione, sia sul fronte dell'ordine pubblico, sia dal punto di vista igienico-sanitario.
(2-00647) «Martinelli, Bricolo, Cè».
(25 febbraio 2003)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
come risulta dagli atti processuali depositati ex articolo 415-bis del codice di procedura penale nel dicembre 2002, il dottor Emilio Pocci, presidente di sezione del tribunale di Sassari, è attualmente sottoposto a procedimento penale davanti alla procura della Repubblica di Palermo;
detto procedimento trae origine dal telefax urgentissimo cat.Q.2.4/02/ANT del 20 febbraio 2002, con il quale il dottor Alberto Podda, dirigente della divisione di polizia anticrimine della questura di Sassari, trasmetteva alla procura della Repubblica di Palermo, ex articolo 11 del codice di procedura penale, l'esposto presentato il 19 febbraio 2002 dai coniugi Cirotto Fabio e Cattari Antonella;
il citato esposto, come espressamente dichiarato dagli esponenti (si veda il verbale di ricezione 19 febbraio 2002, ore 10, redatto dall'ispettore Angelo Ruzzu della divisione di polizia anticrimine della questura di Sassari), veniva presentato al fine di «avvalersi della bonaria composizione dei privati dissidi da parte dell'autorità di pubblica sicurezza», ex articolo 1 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza;
in ragione dello scopo dichiarato dell'esposto, appare davvero singolare che lo stesso sia stato presentato addirittura alla divisione di polizia anticrimine;
il dottor Alberto Podda, nonostante la specificata finalità dell'esposto e senza peraltro ravvisare l'opportunità di assumere a sommarie informazioni gli esponenti, riteneva di dover investire immediatamente la procura di Palermo, in quanto, a suo dire, nei fatti esposti potevano «ravvisarsi estremi di reato», all'uopo specificando ulteriori circostanze, che affermava di aver appreso senza alcuna specificazione della relativa fonte;
i coniugi Cirotto/Cattari erano assistiti dall'avvocato Antonio Moro del foro di Sassari, il quale aveva provveduto ad accompagnarli il 19 febbraio 2002 davanti ad un funzionario della questura (forse il dottor Podda) per la presentazione dell'esposto (si veda la lettera dell'avvocato Moro al Consiglio dell'ordine forense di Sassari, in data 2 maggio 2002);
il cognato dell'avvocato Moro è fratello del citato dottor Alberto Podda (come dichiarato dall'avvocato Moro al pubblico ministero di Palermo, in data 5 aprile 2002);
l'avvocato Moro, per sua stessa ammissione al pubblico ministero di Palermo in data 5 aprile 2002, aveva riferito la vicenda al dottor Alberto Podda già in data 24 dicembre, cioè quasi due mesi prima della presentazione dell'esposto, il quale, nonostante che, secondo quanto affermato dall'avvocato Moro nella citata lettera del 2 maggio 2002 al Consiglio dell'ordine forense di Sassari, avesse ravvisato nei fatti narratigli estremi di reato, non ritenne, a quella data, come sarebbe stato suo specifico dovere, di adempiere all'obbligo di denuncia, così omettendo di investire la competente autorità giudiziaria di Palermo;
il dottor Alberto Podda, né negli atti inviati al pubblico ministero di Palermo, né in altro modo al questore di Sassari, non ha mai rappresentato di essere fratello del cognato dell'avvocato Moro, così evitando di fornire al pubblico ministero di Palermo un dato rilevante per la valutazione della vicenda e di segnalare al questore di Sassari una circostanza utile per le determinazioni inerenti la conduzione dell'indagine;
il dottor Alberto Podda, in esecuzione della delega di indagine conferitagli dal pubblico ministero di Palermo con nota del 21 febbraio 2002 (ma tale delega gli sarebbe stata conferita se il pubblico ministero di Palermo avesse saputo che il Podda era fratello del cognato dell'avvocato Moro?), procedeva personalmente il 25 febbraio 2002 all'esame dell'avvocato Moro ed il 27 febbraio 2002 a quello di Cattari Antonella;
il dottor Alberto Podda, una volta assunto a sommarie informazioni testimoniali l'avvocato Moro, ometteva di procedere all'esame delle persone indicate come informate dei fatti dallo stesso avvocato Moro (il personale di polizia intervenuto in udienza, l'avvocato Ignazia Maria Antonella Spano, l'assistente giudiziario a nome Antonella l'avvocato Paolo Galizzi, l'avvocato Tonino Moro e l'avvocato Roberto Uzzau) e quindi, ad avviso degli interpellanti, violava apertamente la delega di indagine conferitagli dal pubblico ministero di Palermo («assumere a s.i.t. Cirotto Fabio, Cattari Antonella, Moro Antonio ed ogni altra persona informata sui fatti eventualmente da indicarsi da parte delle stesse pp.oo. in ordine ai termini, alle modalità ed alle circostanze dei fatti denunziati»);
il dottor Alberto Podda, avendo omesso ogni doveroso approfondimento e quindi sulla sola base delle dichiarazioni rese dagli esponenti e dal mezzo affine avvocato Moro, non esitava, con nota Cat.Q2.4/02 del 26 febbraio 2002, a rappresentare al pubblico ministero di Palermo che emergeva «in tutta evidenza la necessità e l'urgenza di impedire che il reato venga portato a conseguenze ulteriori ovvero sia reiterato», nonché che «un ben congegnato stratagemma potrebbe facilmente consentire di acquisire in modo inconfutabile le prove del reato e di assicurare alla giustizia il colpevole nella stessa flagranza del reato»;
il dottor Alberto Podda, solo tre giorni dopo, stante le obiezioni avanzate dall'avvocato Moro, cambiava idea e, con nota Cat. Q.2.4/02/ANT del 1o marzo 2002, comunicava al pubblico ministero di Palermo che lo «stratagemma» non era più ritenuto utile ai fini investigativi;
il dottor Alberto Podda, come desumibile dalle dichiarazioni rese il 26 luglio 2002 dal procuratore della Repubblica di Sassari al pubblico ministero di Palermo, non ha esitato a violare ogni dovere di riservatezza, comunicando al citato procuratore l'esistenza di un invito a comparire emesso dal pubblico ministero di Palermo nei confronti del dottor Pocci, e ciò prima ancora di procedere alla notifica e di rendere per l'effetto detto atto privo del carattere di segretezza -:
se, a tacere di eventuali altre valutazioni sotto il profilo della apprezzabilità penale, ritenga il comportamento tenuto dal dottor Alberto Podda in linea con i canoni deontologici ai quali dovrebbe uniformarsi l'attività di un funzionario di polizia;
se abbia già assunto o intenda assumere iniziative disciplinari nei confronti del dottor Alberto Podda;
se, in ogni caso, non ritenga doveroso sollevare il dottor Alberto Podda dalla direzione della divisione della polizia anticrimine di Sassari e destinarlo ad altro minore incarico e ad altra sede.
(2-00645)
«Palma, Lazzari, Iannuccilli, Pecorella, Gianfranco Conte, Cristaldi, Campa, Paoletti Tangheroni, Fontana, Scherini, Fratta Pasini, Bertucci, Alfredo Vito, Milanato, Gastaldi, Bricolo, Martinelli, Licastro Scardino, Lainati, Berruti, Perlini, Mongiello, Jacini, Luciano Dussin, Giudice, Saro, Pittelli, Leccisi, Romele, Saponara, Rizzi, Ferro, Baiamonte, Fontanini. Mario Pepe, Zanettin».
(20 febbraio 2003)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
vengono effettuati continui arresti dalle forze dell'ordine nei confronti dei componenti di campi nomadi presenti nel nostro Paese, in particolar modo relativi a rapine in banca ad assalti a supermercati e a furti in appartamento -:
se condivida di attuare un rigoroso, sistematico e tempestivo controllo su tutti i campi nomadi presenti sul nostro territorio per debellare i fenomeni delinquenziali ad essi collegati, per controllare anche quanti di questi siano effettivamente in regola con la legge Bossi-Fini e, dunque, in possesso di regolare permesso di soggiorno, tenuto anche conto della possibile origine illecita dei loro beni mobili ed immobili.
(2-00648) «Luciano Dussin, Cè».
(25 febbraio 2003)

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
il comma 2 dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 507 del 30 dicembre 1999, recante «Depenalizzazione dei reati minori e riforma del sistema sanzionatorio, ai sensi dell'articolo 1 della legge 25 giugno 1999, n. 205», dispone che «Chiunque ... (omissis) ... o comunque ostruisce o ingombra una strada ordinaria o ferrata è punito, se il fatto non costituisce reato, con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire due milioni a lire otto milioni. Se il fatto è commesso da più persone, anche non riunite, si applica la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da lire cinque milioni a lire venti milioni. Nei casi previsti dai commi precedenti non è ammesso il pagamento in misura ridotta, ai sensi dell'articolo 16 della legge 24 novembre 1981, n. 689»;
si sono verificati in questi giorni, un pò in tutta Italia, blocchi stradali e ferroviari da parte dell'organizzazione dei Disobbedienti, facenti capo a Luca Casarini, mentre sono state già annunciate altre iniziative che interesseranno anche porti ed aeroporti;
secondo il Presidente dell'Authority per gli scioperi, Giulio Prosperetti, con la depenalizzazione del 1999, come sopra ricordato, chi interrompe il traffico ferroviario rischia al massimo una multa, né è possibile imputare i Disobbedienti di interruzione di pubblico servizio, che sarebbe un reato penale rilevante, in quanto tale reato è contestabile soltanto agli addetti al pubblico servizio (ad un macchinista per esempio);
a rendere, inoltre, immuni i Disobbedienti anche dalla sanzione pecuniaria vi sarebbe la difficoltà di identificazione degli stessi, sia perché risulta difficile individuare tutti i manifestanti, sia perché l'unico manifestante passibile di denuncia è il primo che ferma il treno mentre per chi arriva dopo non esiste dolo;
secondo il leader delle tute bianche, Luca Casarini, la nuova campagna, denominata «freno d'emergenza», avrebbe lo scopo di fermare i «treni della morte»;
risulterebbe, al contrario, in base a quanto dichiarato dal colonnello Venuti, comandante della base americana di Camp Darby, che i convogli conterrebbero soltanto materiale logistico e mezzi ruotati;
queste manifestazioni stanno creando ulteriori ritardi per l'utenza, che già deve sopportare i disagi di una rete inadeguata, penalizzando, pertanto, il diritto alla mobilità di pendolari e non -:
quali iniziative intenda adottare nell'immediato, tenuto conto, come ricordato, che tali azioni non sono neanche giustificate dallo scopo dell'azione dimostrativa, visto che non si tratta di convogli contenenti materiale bellico o radioattivo, come palesato da qualcuno, che i manifestanti stanno agendo in perfetta impunità, viste le difficoltà di comminare persino una sanzione amministrativa prevista dalla normativa approvata nel corso della XIII legislatura da parte del centro-sinistra, ed infine tenuto conto dei disagi e ritardi che sta subendo l'utenza in generale e, in particolare, i numerosi pendolari che quotidianamente devono affrontare lunghi spostamenti per recarsi sul luogo di lavoro.
(2-00649)
«Volontè, Ciro Alfano, Grillo, Mongiello, Dorina Bianchi, Tanzilli, Mereu, Peretti, Giuseppe Drago».
(25 febbraio 2003)