nel corso di lunghissimi cinque giorni, all'aeroporto milanese di Malpensa, si è consumato un grave episodio di apparente, superficiale e routinaria gestione di una vicenda delicatissima, quale quella del rimpatrio di cittadini stranieri verso Paesi che non offrono quelle garanzie, in materia di diritti umani, tipiche dei Paesi di consolidata tradizione democratica;
l'ingegnere siriano Muhammad Said Al-Sahri, oppositore politico del regime di Damasco e per questo condannato a morte nel 1982, giunto a Malpensa con la moglie ed i quattro figli la mattina del 23 novembre 2002, è stato trattenuto fino al giorno 28 novembre 2002, quando, a seguito di non meglio precisate procedure di accertamento e trattative con il Paese di origine, è stato rimpatriato ed ora sembra sia stato già arrestato;
tre importanti organizzazioni umanitarie, Amnesty International, Medici senza frontiere ed il Consiglio italiano per i rifugiati, quest'ultima presieduta dal presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Conso, hanno stigmatizzato l'accaduto ed hanno sollecitato le autorità italiane, affinché siano intrapresi con la massima urgenza tutti i passi necessari per assicurare l'incolumità ed il rispetto dei diritti umani di Muhammad Said Al-Sahri e della sua famiglia e, più in generale, affinché sia adottata quanto prima nel nostro ordinamento una disciplina organica sul diritto d'asilo;
come noto, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950, all'articolo 3, prevede esplicitamente il divieto della pratica della tortura, il trattamento disumano e degradante dei detenuti, nonché l'espulsione di una persona verso Paesi dove tali precetti non siano rispettati -:
qualora la ricostruzione dei fatti sopra descritta risultasse fondata, quali urgenti iniziative il Governo italiano intenda assumere perché all'ingegner Muhammad Said Al-Sahri ed alla sua famiglia siano garantiti in Siria i diritti fondamentali oggi in pericolo per specifiche responsabilità italiane.(3-01738)
(17 dicembre 2002)
il 3 febbraio 1998 un aereo militare statunitense ha distrutto, a Cavalese, l'impianto funiviario del Cermis, provocando la morte di venti persone. Per il tragico evento il Governo americano ha riconosciuto la propria responsabilità oggettiva e pertanto, in ottemperanza alla Convenzione di Londra firmata il 19 giugno 1955, che, per volere degli Stati Uniti, trova applicazione nel caso di specie, ha rimborsato al Governo italiano il 75 per cento del totale della somma pagata;
per la quantificazione del danno causato alle vittime ed ai loro familiari, il Parlamento italiano ha approvato la legge 21 dicembre 1999, n. 497, che, derogando ai normali criteri di determinazione del danno, ha previsto un risarcimento sensibilmente maggiore;
tuttavia, a parte le vittime ed i loro familiari, non sono ancora stati risarciti gli altri due soggetti colpiti dall'evento, e cioè la società Funivie Alpe Cermis spa, proprietaria e gestrice dell'impianto funiviario andato completamente distrutto, ed il comune di Cavalese, che vive essenzialmente di turismo, nonostante il Congresso americano abbia già stanziato la somma di 20.000.000 di dollari per il danno patito da questi due soggetti;
attualmente, nonostante le reiterate richieste, il ministero della difesa, amministrazione competente al risarcimento, non ha ancora provveduto alla liquidazione per divergenze nella determinazione del danno. Per questo motivo è pendente un processo civile presso il tribunale di Trento, dal momento che i criteri utilizzati dal ministero della difesa, per quanto frutto di una giurisprudenza consolidata, non sono idonei al totale ristoro del danno sopportato dalla società Funivie Alpe Cermis spa, che ha dovuto ricostruire interamente l'impianto con caratteristiche completamente diverse, e dal comune di Cavalese, che ha subito un gravissimo danno all'immagine;
a fronte della disponibilità degli Stati Uniti, risulta incomprensibile la posizione del ministero dlela difesa, poiché il restante 25 per cento del risarcimento del danno da imputare al bilancio dello Stato italiano, in base alla citata Convenzione di Londra, verrebbe largamente compensato sotto forma di entrate fiscali dirette ed indirette, derivanti dagli investimenti per la ricostruzione dell'impianto funiviario e per la definizione di una nuova immagine turistica del comune di Cavalese -:
quali provvedimenti intenda assumere e se ritenga necessario provvedere al risarcimento, in accordo con il Governo americano, analogamente a quanto è avvenuto in occasione dell'approvazione della legge n. 497 del 1999, con un apposito disegno di legge che tenga in giusta considerazione le richieste della società Funivie Alpe Cermis spa e del comune di Cavalese e che sia coerente con lo stanziamento già operato dall'amministrazione statunitense.(3-01739)
(17 dicembre 2002)
da mesi, dopo il fallito colpo di stato, nella Repubblica bolivariana del Venezuela si susseguono tentativi e colpi di mano testi a rovesciare il legittimo governo di Hugo Chavez -:
cosa intenda fare il Governo italiano al fine di impedire un simile esito.
(3-01740)
(17 dicembre 2002)
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 novembre 2001 è stato dichiarato lo stato di emergenza per la città di Messina, a causa dell'attraversamento nel centro cittadino da parte di mezzi pesanti provenienti o diretti verso il continente;
con ordinanza del Ministro dell'interno, delegato per il coordinamento della protezione civile, n. 3169 del 21 dicembre 2001, il prefetto di Messina è stato nominato delegato per l'attuazione di interventi funzionali alla realizzazione di due approdi di emergenza nella zona sud della città;
il 31 dicembre 2002 verranno meno gli effetti dei provvedimenti sopra descritti;
il prefetto ed il sindaco di Messina, ciascuno per le rispettive competenze, hanno chiesto la proroga e l'ampliamento dei poteri indicati dai suddetti atti ministeriali;
in particolare, il sindaco di Messina, con nota dell'11 dicembre 2002, ha chiesto:
a) la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza per la città di Messina della durata di almeno due anni, sia per completare la realizzazione degli approdi di emergenza, sia per completare gli svincoli autostradali «Giostra-Annunziata» secondo l'accordo di programma approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 gennaio 1990, sia per realizzare alcune essenziali infrastrutture viarie, come i parcheggi di interscambio a servizio della metropolitana leggera in fase di completamento;
b) la proroga di almeno un anno dei poteri straordinari già attribuiti al prefetto di Messina;
c) l'attribuzione al sindaco, per il periodo di vigenza dello stato di emergenza, dei poteri straordinari necessari per l'attuazione degli interventi volti a fronteggiare l'emergenza ambientale venutasi a creare nella città di Messina;
d) iniziative, anche normative, volte a consentire l'assunzione, anche in deroga alle vigenti disposizioni, di agenti di polizia municipale almeno in misura pari al 50 per cento delle attuali carenze di organico oppure un adeguato incremento delle unità di polizia stradale da destinare in via esclusiva al controllo dei percorsi interessati agli itinerari di attraversamento della città in partenza o per raggiungere gli imbarcaderi;
e) iniziative volte a prevedere lo stanziamento annuale nel bilancio dello Stato della somma di 5.000.000 di euro da destinare alla manutenzione ordinaria e straordinaria del sistema viario interessato all'attraversamento di ben 4.500.000 autoveicoli, dei quali il 25 per cento costituito da mezzi pesanti, (spese che il comune di Messina non riesce più a coprire) o, in alternativa, l'autorizzazione ad introdurre allo scopo un apposito ticket, nella misura compresa tra 1,5 e 5 euro, a carico degli automezzi in transito, secondo l'ordine del giorno n. 9/3200-bis/38 presentato alla Camera dei deputati in occasione della discussione del disegno di legge finanziaria per il 2003 da tutti i parlamentari messinesi ed accolto come raccomandazione dal Governo l'11 novembre 2002 -:
se il Governo intenda accogliere le richieste avanzate dal sindaco di Messina e quali altre iniziative intenda adottare per risolvere il problema della viabilità nella città medesima.(3-01741)
(17 dicembre 2002)
la grave situazione del gruppo Fiat auto genera particolare preoccupazione in tutto il Paese, sia per le ricadute economiche che per i problemi occupazionali ad essa collegati;
tutti i cittadini italiani sono vicini alle famiglie dei lavoratori interessati e confidano in una soluzione rapida della crisi che possa ridare certezza al futuro dell'azienda;
si approvano le iniziative che il Governo ed i ministeri interessati stanno portando avanti per cercare di ridurre i disagi e per assicurare un nuovo sviluppo al settore auto e si condivide la preoccupazione dei dipendenti Fiat auto ed il giusto diritto alla protesta;
nondimeno si rileva una recrudescenza delle manifestazioni sindacali nelle ultime settimane con blocco di importanti strutture pubbliche, quali stazioni ferroviarie, autostrade ed altre, con gravi disagi per tutti gli utenti e gli operatori economici -:
quali iniziative intenda assumere per prevenire manifestazioni estreme che possano cagionare l'interruzione di pubblici servizi.(3-01742)
(17 dicembre 2002)
vi sono diffuse difficoltà nell'attuazione delle disposizioni relative alla manutenzione ordinaria, attraverso periodici controlli, degli impianti termici di uso domestico - almeno una volta l'anno, all'inizio del periodo di riscaldamento, ai sensi della normativa per il risparmio energetico, di cui all'articolo 31 della legge n. 10 del 1991 ed all'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 1993 - in quanto le convenzioni stipulate dai comuni, ai sensi dei commi 18 e 19 del citato articolo 11, non garantiscono in molti comuni, anche per il numero insufficiente dei manutentori, la puntualità di tali controlli - nonostante le richieste degli utenti - vanificandone pertanto la stessa efficacia;
la stessa competenza tecnica dei soggetti autorizzati alla manutenzione non viene sufficientemente garantita dalle disposizioni vigenti che non prevedono adeguate forme di certificazione della sussistenza dei requisiti richiesti -:
se intenda assumere iniziative normative volte a superare le suddette difficoltà applicative, per assicurare l'informazione, la sensibilizzazione e l'assistenza agli utenti e per garantire il pieno perseguimento delle finalità generali di tutela e sicurezza del consumatore, di risparmio energetico, di protezione dell'ambiente.
(3-01743)
(17 dicembre 2002)
l'eruzione dell'Etna ha causato e sta tuttora causando una copiosa caduta di polvere vulcanica, fenomeno che interessa soprattutto la città di Catania e la sua provincia;
questo fenomeno, in corso ormai da settimane, sta creando gravi difficoltà operative all'aeroporto di Catania;
per diverse settimane l'aeroporto ha avuto una ridotta funzionalità, soprattutto nelle ore diurne, con una limitata operatività di tutte le compagnie aeree italiane e straniere, tanto da indurre le compagnie aeree italiane a sospendere per sei giorni tutti i voli, con conseguenti gravi danni ai cittadini e ai comparti produttivi della città e dell'intera Sicilia orientale;
l'Enac ha dichiarato, al contrario, che i collegamenti aerei possono essere mantenuti e che sussiste un elevato indice di sicurezza, anche grazie ad un miglioramento della visibilità dovuto al diradarsi delle ceneri laviche;
le compagnie straniere, a differenza di quelle italiane, stanno normalmente continuando le attività di volo -:
quali iniziative immediate il Governo intenda promuovere per ripristinare la regolarità dei collegamenti aerei da e per Catania, assicurando nel contempo l'indispensabile sicurezza ai passeggeri.
(3-01744)
(17 dicembre 2002)
i vettori nazionali, tra i quali l'Alitalia, hanno trasferito i voli diretti a Catania su altri scali, assumendo a giustificazione motivi di sicurezza del volo dovuti alle condizioni ambientali determinate dall'eruzione dell'Etna;
altri vettori europei, al contrario, operano su Catania non ravvisando analoghe condizioni di rischio;
addirittura atterrano e decollano da Catania voli organizzati da operatori privati per ridurre il disagio degli utenti causato dal dirottamento di voli Alitalia e di altri vettori nazionali;
il Governo non ha disposto la chiusura dell'aeroporto: provvedimento che sarebbe obbligatorio solo ove mancassero le necessarie condizioni di sicurezza;
le condizioni di sicurezza di un aeroporto dovrebbero essere valutate dal Governo in termini assoluti e non dai singoli vettori in termini soggettivi;
la decisione dei vettori nazionali sembra basarsi solo su valutazioni economiche, per annullare i costi che deriverebbero dall'obbligo di trasportare i passeggeri allo scalo di destinazione nei casi in cui il volo venisse dirottato su altro scalo;
pertanto, la decisione assunta, senza produrre alcuna maggiore sicurezza, provoca solo danno ingiustificato agli utenti -:
se il Governo non intenda intervenire per far cessare l'incredibile iniziativa operata da alcuni vettori, che si risolve, ad avviso degli interroganti, in un boicottaggio a danno degli utenti e dell'economia dell'intera Sicilia orientale, e se non possa ipotizzarsi anche la sospensione della concessione per chi perdurasse nell'ateggiameno in questione.(3-01745)
(17 dicembre 2002)