TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 226 di Mercoledì 20 novembre 2002


MOZIONI CONCERNENTI INTERVENTI SUL SISTEMA PENITENZIARIO

La Camera,
premesso che:
dal 9 settembre 2002 in oltre 100 istituti penitenziari su 205 operanti nel sistema penitenziario italiano si sono svolte - ed altre sono state annunciate - manifestazioni di protesta da parte dei detenuti, alcuni definitivamente condannati ed altri in attesa di giudizio;
le manifestazioni di protesta si sono svolte e continueranno in varie forme:
a) con il rifiuto del vitto fornito dall'amministrazione (il cosiddetto sciopero del carrello);
b) con l'interruzione delle attività scolastiche, didattiche e di formazione professionale;
c) con l'astensione dalle attività lavorative domestiche ed esterne;
d) con lo sciopero della fame e della sete;

la protesta dei detenuti, che si è svolta dovunque in forme corrette e civili, come hanno dichiarato - contrariamente alle affermazioni del Ministro della giustizia - il direttore del dipartimento di amministrazione penitenziaria e numerosi direttori di istituti penitenziari (tra gli altri, il direttore dell'istituto Pagliarelli di Palermo, il direttore di San Vittore ed il direttore di Rebibbia nuovo complesso), è stata ed è motivata dalle inumane condizioni esistenti negli istituti penitenziari a causa:
a) del sovraffollamento: sono presenti circa 56.000 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 43.000 persone (con un incremento di circa 2.000 persone nel periodo settembre 2001-settembre 2002);
b) dell'assistenza sanitaria pressoché inesistente, poiché il sistema non è stato ancora trasferito al servizio sanitario nazionale;
c) della difficoltà e spesso dell'impossibilità di avere contatti con i familiari;
d) delle scarse e spesso non idonee opportunità di studio e di formazione professionale;
e) della carenza del personale addetto al trattamento (meno di 600 unità su 56.000 detenuti);
f) delle opportunità di lavoro esterno pressoché inesistenti e delle scarse opportunità di lavoro domestico;
g) della difficoltà di accesso alle misure alternative;

questo stato di cose ha provocato e tuttora provoca episodi di suicidio (70 nel 2001 ed oltre 50 nei primi mesi del 2002) e centinaia di casi di autolesionismo; si registra, inoltre, un'altissima richiesta di psicofarmaci da parte di moltissimi detenuti anche non tossicodipendenti;
il Governo ed il Ministro della giustizia hanno sinora dimostrato attenzione scarsa ed inadeguata verso questa situazione ormai gravissima ed insostenibile;
infatti, le risorse contenute nella legge 23 dicembre 2000, n. 388 (finanziaria per l'anno 2001), destinate nel triennio 2002-2004 alla costruzione di nuovi istituti penitenziari, anche con la collaborazione degli enti locali ed in forma di locazione finanziaria, sono state trasferite con la legge 28 dicembre 2001, n. 488 (finanziaria per l'anno 2002 - prima del Governo Berlusconi), nel triennio 2004-2006;
non risulta esservi alcun programma di intervento finalizzato alla ristrutturazione degli istituti ancora ritenuti utilizzabili per adeguarli alle nuove disposizioni regolamentari, volte a garantire normali condizioni di vita ai detenuti e di lavoro al personale operante: polizia penitenziaria, dipendenti civili ed operatori del trattamento;
il trasferimento al servizio sanitario nazionale delle funzioni sanitarie svolte dall'amministrazione penitenziaria, previsto a partire dal 1o gennaio 2000 dal decreto legislativo 22 giugno 1999, n. 230, e prorogato al 30 giugno 2002, non è stato ancora attuato, provocando la caduta del livello di qualità dei servizi resi dal sistema sanitario interno e, in particolare, dei servizi di medicina specialistica;
la drastica riduzione delle spese sanitarie, causata dalla contrazione delle dotazioni finanziarie per l'anno 2002 prevista dalla legge 28 dicembre 2001, n. 488, ha provocato, inoltre, una riduzione dell'offerta complessiva degli standard sanitari per il servizio di guardia medica ed infermieristica, per i servizi specialistici, per i prodotti farmaceutici e per la dotazione di apparecchiature e strumenti sanitari;
la situazione del lavoro penitenziario, che occupa solo il 23 per cento della popolazione detenuta, con prevalente impiego nel cosiddetto lavoro domestico (circa 11.000 addetti su 12.500), non ha registrato variazioni di rilievo in riferimento alle risorse stanziate con la legge finanziaria per il 2002 e con il disegno di legge finanziaria e di bilancio per il 2003;
in particolare:
a) non vi è alcun programma di iniziative idonee a stimolare la presenza del mondo imprenditoriale all'interno del sistema del lavoro penitenziario e ad incrementare il numero dei detenuti lavoranti non alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria, in particolare dei semiliberi e dei detenuti ammessi al lavoro esterno;
b) non risultano ancora emanati i decreti ministeriali per l'attuazione della legge 22 giugno 2000, n. 193 (cosiddetta legge Smuraglia), necessari per definire le agevolazioni contributive e gli sgravi fiscali in favore di cooperative sociali e di imprese pubbliche e private che intendano assumere lavoratori detenuti o svolgere attività formative all'interno degli istituti;
c) non vi sono interventi mirati ad organizzare tramite le regioni, in ottemperanza ai compiti loro assegnati per l'assistenza post carceraria ex articolo 46 dell'ordinamento penitenziario, la costituzione di cooperative a carattere misto finalizzate ad attività di pubblica utilità;
d) non vi è un programma complessivo o di indirizzo della formazione professionale, talché vi sono condizioni di forte squilibrio tra gli istituti, con situazioni di assoluta carenza formativa in alcuni casi;

il Ministro della giustizia rifiuta di considerare la gravità di questa situazione: infatti, ha affermato, durante le sue consuete vacanze estive nella colonia penale «Is Arenas» in Sardegna, che, con l'applicazione del nuovo regolamento, gli istituti penitenziari sarebbero paragonabili ad hotel a cinque stelle, posto che i detenuti dispongono già di televisori a colori;
il Ministro della giustizia, inoltre, ritiene utopistica l'applicazione del vigente regolamento penitenziario, che, invece, è suo dovere applicare, soprattutto in riferimento alla carenza di organico del personale addetto al trattamento, e ha attribuito ai parlamentari dell'opposizione, che hanno esercitato ed esercitano il diritto-dovere di conoscenza e di controllo con le visite negli istituti, la responsabilità di avere attivato le manifestazioni iniziate nel mese di settembre 2002 e tuttora in corso in diversi istituti;

impegna il Governo:

a predisporre un programma di interventi nel sistema penitenziario coerente con le disposizioni dell'ordinamento penitenziario vigente, approntando le risorse occorrenti. Il programma dovrà necessariamente contenere:
a) l'adeguamento delle strutture esistenti alle disposizioni dell'ordinamento penitenziario, sia per gli spazi individuali che per quelli collettivi di svago, di affettività, di studio e di lavoro e per quelli riservati ai servizi sanitari ed alle attività trattamentali;
b) la predisposizione, di concerto con regioni ed enti locali, degli strumenti idonei a garantire l'assistenza post carceraria, con particolare riferimento alle opportunità di lavoro;
c) l'emanazione dei decreti attuativi della legge n. 193 del 2000 per agevolare le attività di lavoro esterno e le attività formative all'interno degli istituti;
d) la costruzione, in collaborazione con regioni ed enti locali ed utilizzando il sistema della locazione finanziaria, di nuovi istituti penitenziari in sostituzione di quelli ritenuti non più idonei;
e) il trasferimento delle funzioni sanitarie al servizio sanitario nazionale;
f) l'eliminazione delle attuali carenze di organico del corpo della polizia penitenziaria, del personale amministrativo e di quello addetto al trattamento.
(1-00118) «Finocchiaro, Fanfani, Boato, Maura Cossutta, Buemi, Cento, Pisicchio, Bonito, Carboni, Lucidi, Montecchi, Detomas».
(9 novembre 2002)


La Camera,
premesso che:
lo stato di grave sovraffollamento di gran parte delle carceri italiane, determinato anche dalla lentezza eccessiva con cui sia svolgono i processi, rende particolarmente penosa la condizione dei reclusi;
la congestione degli istituti di pena, oltre a rendere difficili le condizioni di vita dei detenuti, ostacola le attività di recupero e reinserimento sociale che, secondo la nostra Costituzione, devono essere i fini preminenti delle detenzione;
la dignità dei detenuti deve essere rispettata e il grado di civiltà di un Paese si misura dalla condizione del proprio sistema carcerario e dal rispetto dei diritti di coloro che scontano una giusta pena;
gli agenti di polizia penitenziaria sono costretti a svolgere il loro lavoro in condizioni estremamente difficili anche per l'insufficienza del loro numero;
è in corso nel Paese ed in Parlamento un dibattito tra le forze politiche sulla possibilità di adottare una misura di clemenza per i reati di minore allarme sociale;

impegna il Governo

a svolgere tutte le azioni necessarie affinché le carceri siano luoghi in cui si rispetti la dignità umana e affinché si operi per il pieno reinserimento dei detenuti nella società;
ad ampliare la capienza complessiva del sistema carcerario, anche con misure di carattere straordinario, al fine di ridurre i casi di più pesante sovraffollamento;
a rendere più netta la separazione dei detenuti in base al tipo di reato, alla condizione di attesa di giudizio, all'età, alle condizioni sanitarie ed allo stato eventuale di tossicodipendenza, al fine di poter meglio operare per il reinserimento sociale dei detenuti e per evitare che il carcere diventi una scuola del crimine;
a coprire le carenze di organico del corpo di polizia penitenziaria e di tutto il personale addetto alle carceri;
ad adottare iniziative normative volte ad ampliare, limitatamente ai reati di minore gravità e di minore allarme sociale, la possibilità di applicazione di misure alternative alla detenzione nel rispetto delle garanzie di sicurezza dei cittadini;
ad adottare iniziative normative per accelerare i tempi dei processi al fine di ridurre il numero dei detenuti sottoposti a carcerazione preventiva e per migliorare l'efficienza complessiva della giustizia.
(1-00123) «Bondi, Antonio Leone, Oricchio, Zanettin, Mormino, Russo, Tarditi, Paniz, Perlini, Palma, Saponara, Lavagnini, Pittelli, Zorzato, Crosetto, Sterpa».
(19 novembre 2002)



INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

PECORARO SCANIO, LION, ZANELLA, BOATO, CIMA, BULGARELLI e CENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'ammodernamento ed il potenziamento dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria sono indispensabili per il sistema delle comunicazioni e per lo sviluppo economico del Mezzogiorno;
tale progetto, che si concretizza nella realizzazione della terza corsia e nella messa in sicurezza della A3, costituisce, pertanto, una priorità assoluta non solo per il Sud, ma per l'intero Paese;
i lavori di completamento dell'importante arteria stradale subiranno certamente un ulteriore rallentamento a causa dell'inchiesta avviata dalla magistratura di Catanzaro che ha portato all'arresto di 37 persone, tra cui dirigenti di importanti aziende e personale dell'Anas;
il tratto autostradale tra Firmo e Cosenza Sud è stato posto sotto sequestro;
secondo le prime indiscrezioni, non solo gli appalti venivano assegnati attraverso procedure irregolari, ma i lavori venivano eseguiti con materiale inadeguato agli standard di sicurezza necessari, costringendo la magistratura a chiedere l'introduzione del limite di velocità di 70 chilometri all'ora nei tratti realizzati in modo difforme;
appare evidente che, in assenza di interventi concreti ed efficaci da parte del Governo, l'autostrada Salerno-Reggio Calabria rischierà di rimanere per molti anni un «collo di bottiglia», con conseguenti disagi per gli automobilisti che vi transiteranno;
dall'inizio della legislatura il Governo ha manifestato, ripetutamente e con grande enfasi, la volontà di sviluppare la politica delle grandi opere pubbliche, al fine di rendere più efficiente e moderno il sistema infrastrutturale del Paese;
a quanto risulta, allo stato attuale il Governo non ha ancora individuato le risorse necessarie per il completamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, nonostante essa faccia parte delle opere prioritarie individuate ai sensi della legge 443 del 2001 (cosiddetta «legge obiettivo»);
le modifiche apportate alla normativa sugli appalti, motivate dalla necessità di ridurre i tempi di realizzazione delle opere pubbliche, potrebbero rendere ancor più difficile, di quanto non sia già attualmente, l'azione di controllo sulle procedure di aggiudicazione dei lavori con l'aumento del pericolo di infiltrazione mafiosa nella realizzazione di opere pubbliche -:
quali siano le previsioni dei tempi di realizzazione delle opere di ammodernamento e potenziamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, quali siano le previsioni di spesa delle opere occorrenti per il completamento dell'asse viario, come siano state individuate le risorse necessarie, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rivedere le modifiche apportate alla legislazione in materia di appalti in modo da garantire la massima trasparenza delle procedure e ridurre al minimo il rischio di infiltrazioni della malavita organizzata, in che modo intenda affrontare l'emergenza che verrà determinata dal sequestro del tratto autostradale e dall'imposizione del limite di velocità di 70 chilometri all'ora, che causerà indubbiamente l'aggravarsi della già difficile ed irrisolta situazione di congestione, e se preveda di attivare interventi di monitoraggio e di verifica del rispetto degli standard di sicurezza dell'intera arteria stradale.
(3-01598)
(19 novembre 2002)


RUSSO SPENA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento. - Per sapere - premesso che:
l'inchiesta della procura della Repubblica presso il tribunale di Cosenza, che ha portato in carcere rappresentanti del «Movimento dei movimenti», che ha posto sotto indagine decine di persone e che ha comportato perquisizioni violente ed invasive di case e sedi anche universitarie, sembra prendere avvio da un dossier di 980 pagine preparato da sei mesi dai Ros;
sembra che alti ufficiali dei Ros abbiano invano tentato di convincere procure di molte città (Genova, Torino, Roma, Napoli) delle buone ragioni del vero e proprio teorema descritto nel dossier, senza peraltro riuscirvi prima di approdare alla procura di Cosenza -:
se sia vero che gli investigatori del tutto irritualmente abbiano condotto le indagini e preparato il dossier, senza partire da una concreta notizia di reato, ma solo da un teorema precostituito.
(3-01599)
(19 novembre 2002)


CÈ, GUIDO GIUSEPPE ROSSI, DARIO GALLI, BRICOLO, ERCOLE, BALLAMAN, BIANCHI CLERICI, CAPARINI, DIDONÈ, GUIDO DUSSIN, LUCIANO DUSSIN, FONTANINI, GIBELLI, GIANCARLO GIORGETTI, LUSSANA, MARTINELLI, FRANCESCA MARTINI, PAROLO, PAGLIARINI, POLLEDRI, RIZZI, SERGIO ROSSI, STUCCHI e VASCON. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è possibile analizzare, sulla base di uno schema dell'ufficio di statistica del ministero dell'interno (Sistan), le distribuzioni totali, regionali e nazionali, aggiornate al 2001, relative alle tre forze di polizia (polizia di stato, arma dei carabinieri e guardia di finanza);
la presenza media nazionale di forze di polizia risulta essere di un'unità ogni 214 abitanti;
il rapporto tra cittadini ed agenti varia in modo significativo nei vari ambiti regionali, passando da un addetto di polizia ogni 108 abitanti del Lazio, ad uno ogni 146 abitanti in Friuli-Venezia Giulia, ad uno ogni 164 in Trentino-Alto Adige, ad uno ogni 167 in Liguria, ad uno ogni 188 in Sicilia e ad uno ogni 211 abitanti in Abruzzo;
queste sono le regioni che si trovano in linea e addirittura al di sopra della media nazionale, nonostante una diminuzione di forze dell'ordine rispetto all'anno precedente;
si passa, poi, ad un agente ogni 272 abitanti in Piemonte, fino ad arrivare ad un addetto ogni 324 abitanti nel Veneto e ad uno ogni 339 in Lombardia, regioni ampiamente al di sotto della media nazionale. Rispetto al dato nazionale in Lombardia mancherebbero 15.752 unità e nel Veneto 7.214;
la distribuzione non sembra essere in stretta relazione né con il numero di residenti nella regione, né con il numero di delitti che vi si commettono -:
se non si ravvisi la necessità di assicurare una presenza più omogenea e razionale delle forze dell'ordine, soprattutto nelle regioni del Veneto e della Lombardia, e di rivedere queste disparità anche a livello provinciale, in quanto alcune province, come quella di Treviso, sono tra le più penalizzate e l'aumento dei reati commessi nell'ultimo periodo conferma le preoccupazioni esposte finora.
(3-01600)
(19 novembre 2002)


LA RUSSA, AIRAGHI, ALBONI, AMORUSO, ANEDDA, ARMANI, ARRIGHI, ASCIERTO, BELLOTTI, BENEDETTI VALENTINI, BOCCHINO, BORNACIN, BRIGUGLIO, BUONTEMPO, BUTTI, CANNELLA, CANELLI, CARRARA, CARUSO, CASTELLANI, CATANOSO, CIRIELLI, COLA, GIORGIO CONTE, GIULIO CONTI, CORONELLA, CRISTALDI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, FASANO, FATUZZO, FIORI, FOTI, FRAGALÀ, FRANZ, GALLO, GAMBA, GERACI, GHIGLIA, ALBERTO GIORGETTI, GIRONDA VERALDI, LA GRUA, LAMORTE, LANDI DI CHIAVENNA, LANDOLFI, LA STARZA, LEO, LISI, LO PRESTI, LOSURDO, MACERATINI, MAGGI, MALGIERI, GIANNI MANCUSO, LUIGI MARTINI, MAZZOCCHI, MENIA, MEROI, MESSA, MIGLIORI, MUSSOLINI, ANGELA NAPOLI, NESPOLI, ONNIS, PAOLONE, PATARINO, ANTONIO PEPE, PEZZELLA, PORCU, RAISI, RAMPONI, RICCIO, RONCHI, ROSITANI, SAGLIA, SAIA, GARNERO SANTANCHÈ, SCALIA, SELVA, SERENA, STRANO, TAGLIALATELA, TRANTINO, VILLANI MIGLIETTA, ZACCHEO e ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il più venduto quotidiano d'Italia, riferendosi all'attuale situazione del campionato di calcio, che allarma tutti gli osservatori oltre che per la disastrosa crisi economica anche per i rischi connessi all'ordine pubblico, scrive testualmente: «è il calcio dei sospetti, delle polemiche, delle diffamazioni, dei poteri contrapposti, dei conflitti di interesse. Ma ora anche delle invasioni di campo, delle aggressioni ai calciatori, di stadi trasformati in polveriere»;
il presidente del sindacato calciatori Sergio Campana (e con lui tra gli altri il portiere della nazionale italiana di calcio Gigi Buffon) ipotizza come misura necessaria lo stop al campionato per sei mesi;
è divenuta significativa la frequenza del ricorso alla magistratura ordinaria per episodi relativi a dichiarazioni di tesserati, oltre che come necessaria conseguenza degli episodi di violenza dentro e fuori gli stadi o addirittura dentro il perimetro di gioco, come nel caso dell'aggressione a freddo al portiere del Messina Emanuele Manitta da parte di uno spettatore;
persino alcuni tra gli stessi protagonisti del gioco, atleti e tecnici, sembra abbiano la tendenza, certo involontaria ma incontestabile, a inasprire gli animi dei più facinorosi con comportamenti sicuramente censurabili -:
se non ritenga che si debba operare per diminuire sensibilmente i rischi per l'ordine pubblico oggi evidenti e, in particolare, con quali iniziative si intenda fronteggiare l'escalation degli episodi di intolleranza e di violenza fuori e dentro gli stadi, che, stante l'importanza assunta dal calcio, che coinvolge l'interesse di milioni di italiani, non può certo essere considerata questione di secondaria importanza.
(3-01601)
(19 novembre 2002)


LOIERO, SQUEGLIA, MOLINARI, BURTONE e MEDURI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
circa 16.000 addetti alle pulizie impiegati in 2300 scuole, per oltre l'85 per cento concentrati nel Sud, rischiano a partire dal 1o gennaio 2003 di perdere il posto di lavoro per la mancata previsione nel disegno di legge finanziaria per il 2003 dei finanziamenti necessari per la copertura dei relativi contratti d'appalto;
questi lavoratori fanno parte della platea degli ex lavoratori socialmente utili (Lsu), inseriti nei piani di stabilizzazione mediante convenzione quinquennale sottoscritta dal Governo e dalle imprese, sotto la regia della società Sco di Italia Lavoro -:
quale sarà il futuro di questi lavoratori e chi assicurerà la pulizia di queste scuole a partire dal 1o gennaio 2003.
(3-01602)
(19 novembre 2002)


DORINA BIANCHI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con nota n. 645 del 1o ottobre 2002 indirizzata ai direttori generali regionali, la direzione generale del personale della scuola ha assicurato che si sta provvedendo al pagamento degli arretrati alle ditte per la pulizia nelle scuole;
la notizia appare priva di fondamento giacché alla data odierna il relativo decreto amministrativo di ripartizione non risulta ancora emesso;
le ditte di pulizia rischiano il fallimento per le onerose esposizioni bancarie alle quali nel 2002 sono state costrette a ricorrere -:
quali iniziative intenda assumere il Governo con urgenza per pagare finalmente le spese concernenti gli arretrati alle ditte per la pulizia nelle scuole o, visto anche lo stato di agitazione delle migliaia di dipendenti, se non ritenga opportuno autorizzare le istituzioni scolastiche ad anticipare, compatibilmente con le risorse disponibili, le somme ancora dovute alle cooperative stesse.
(3-01603)
(19 novembre 2002)


GAMBINI, BERSANI, INNOCENTI, RUZZANTE, LUMIA, FINOCCHIARO, NIGRA, ROBERTO BARBERI, NICOLA ROSSI, BENVENUTO, BUGLIO, QUARTIANI, CAZZARO, CIALENTE, LULLI, NIEDDU e RUGGHIA. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la crisi della Fiat ha raggiunto ormai un livello di grandissima preoccupazione non solo per il futuro del settore dell'auto: essa mette in discussione uno dei connotati più importanti del profilo industriale dell'Italia, ha ripercussioni su tutto il Paese e presenta particolare gravità in aree, quali quelle del Mezzogiorno, già caratterizzate da una situazione di elevata tensione sociale;
le iniziative e le lotte dei lavoratori e del sindacato nel difendere i posti di lavoro rappresentano anche un punto di riferimento decisivo per la salvaguardia del patrimonio produttivo del Paese;
appaiono gravi le responsabilità del gruppo di controllo societario della Fiat per questa crisi, a causa delle scelte strategiche operate in danno di una solida e innovativa presenza nel settore dell'auto;
il piano industriale presentato dalla Fiat è del tutto inadeguato ad assicurare credibili prospettive di ripresa dell'azienda: sono perciò del tutto improponibili, in questo quadro, le procedure relative alla cassa integrazione guadagni ed al blocco delle attività produttive attraverso la chiusura degli impianti;
è necessario aprire finalmente un vero tavolo di confronto sull'industria automobilistica, che coinvolga proprietà, sindacati e banche, al fine di avere chiarezza sul ruolo che la proprietà e le banche intendono svolgere;
il tavolo è lo strumento imprescindibile per verificare la costruzione di un nuovo piano di risanamento, consolidamento e rilancio -:
quali interventi il Governo intenda intraprendere affinché siano bloccate le procedure di chiusura degli stabilimenti di Termini Imerese e di Arese e quali iniziative intenda adottare per bloccare le procedure di cassa integrazione, al fine di collocarle nel quadro di un nuovo piano industriale in grado di rilanciare l'industria automobilistica italiana e dare finalmente risposta all'allarme delle migliaia di lavoratori e di piccole imprese coinvolti nella crisi.
(3-01604)
(19 novembre 2002)


FLORESTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la colata lavica dell'Etna e le forti scosse di terremoto hanno causato enormi danni all'intera comunità catanese, ed in particolare ai paesi dell'hinterland ionico-etneo, i cui centri abitati risultano fortemente danneggiati;
a tutt'oggi esiste uno stato di emergenza causato tanto dalla colata lavica, quanto, ed in maggior misura, dalla caduta di polvere vulcanica, che, di fatto, ha interessato e interessa tuttora l'intera provincia di Catania;
il protrarsi ormai da circa un mese di questa situazione, aggravata dalla quasi continua chiusura dell'aeroporto Fontanarossa di Catania, ha determinato non solo tensione nella popolazione, ma anche danni, non facilmente calcolabili, all'economia della Sicilia orientale e forti ostacoli per ogni attività economica;
tutte le attività agricole, con particolare riferimento alle colture, hanno subito danni enormi con prospettive davvero drammatiche per le aziende agricole e per chi vi lavora;
in particolare, Giarre ha avuto e continua ad avere forti difficoltà in tutte le sue attività, con perdite dell'ordine del 30-40 per cento rispetto al normale andamento dell'economia locale -:
se non si ritenga necessario, previa un'attenta e scrupolosa analisi dei danni provocati dall'eruzione dell'Etna, adottare misure di sostegno anche fiscali a favore delle popolazioni di tutta l'area effettivamente interessata sia dal terremoto, sia dal fenomeno dell'eruzione, sia dalla caduta di cenere vulcanica, e cioè di tutta la zona direttamente o indirettamente danneggiata e, in particolare, di quella ionica-etnea.
(3-01605)
(19 novembre 2002)



INTERPELLANZA E INTERROGAZIONI

A) Interrogazione

RUZZANTE. - Ai Ministri delle comunicazioni e dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
movimenti politici e partiti - attraverso i loro siti - e importanti esponenti delle istituzioni hanno invitato a non pagare il canone o hanno dichiarato di non averlo mai pagato e di voler continuare a non farlo;
il Presidente della regione Veneto, onorevole Giancarlo Galan, ha dichiarato, domenica 27 gennaio 2002, su la Repubblica: «Come Presidente del Veneto non pagherò il canone Rai»;
tale dichiarazione lascia presumere la «disobbedienza fiscale» dei tantissimi uffici della regione Veneto dotati di apparecchio televisivo;
la dichiarazione non è stata smentita -:
se il Governo sia a conoscenza di tale dichiarazione;
se il Governo abbia intenzione di chiarire, una volta per tutte, l'obbligatorietà o meno di pagare il canone per tutti i cittadini italiani in possesso di un apparecchio televisivo;
se, altrimenti, tutti i cittadini siano legittimati - allo stesso modo del suddetto esponente politico e delle istituzioni - a rifiutarsi di pagare il canone radiotelevisivo;
se questa possibilità valga solo per il canone Rai o per tutte le imposte che chiunque ritenga illegittime o utilizzate per fini non condivisibili.
(3-00641)
(4 febbraio 2002)


B) Interrogazione

D'ALIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
alcune estese aree del territorio comunale della città di Messina sono escluse dalla ricezione dei segnali televisivi Rai;
nonostante il contratto di servizio stipulato fra la concessionaria Rai ed il ministero delle comunicazioni preveda, a carico della concessionaria, l'onere di estendere i servizi ai centri abitati con popolazione non inferiore a 300 abitanti, gli agglomerati urbani di Galati, Pezzolo, Altolia, Villaggio Bordonaro, Molino, Santo Stefano Briga, Mili S. Marco e Mili S. Pietro, individuati ed inseriti nel piano degli impianti da realizzare in obbligo di convenzione, non sono ancora raggiunti dal servizio di radiodiffusione televisiva;
i cittadini di detti agglomerati, nel caso particolare di Mili S. Marco e Mili S. Pietro, costretti al pagamento del canone di abbonamento per un servizio non fruibile, hanno subito provvedimenti di natura penale per avere provveduto ad acquisire, installare ed esercire, consorziandosi spontaneamente, impianti di ripetizione televisiva privi della necessaria autorizzazione ministeriale, al solo fine di garantirsi il diritto all'informazione;
tali impianti abusivi risultavano collocati in fondi della stessa concessionaria, che ne aveva acquistato la proprietà addirittura negli anni settanta;
il comune di Messina ha inoltrato al ministero delle comunicazioni le domande, corredate dai necessari progetti tecnici, al fine di ottenere le autorizzazioni di legge -:
quali iniziative urgenti si intenda assumere affinché la concessionaria Rai, nel pieno rispetto degli obblighi richiamati dagli articoli 16, commi 2 e 34, del decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 2001, realizzi impianti specifici che assicurino la ricezione dei programmi televisivi Rai in tutte le località citate.
(3-00643)
(4 febbraio 2002)


C) Interrogazioni

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nel corso della seduta del 10 dicembre 2001 il consiglio regionale del Piemonte ha approvato, all'unanimità, un ordine del giorno per sollecitare la soluzione dell'annoso problema della ricezione del segnale di Rai Tre Piemonte su tutto il territorio regionale;
l'ordine del giorno evidenzia come in alcune aree delle province di Alessandria, Novara e Verbano-Cusio-Assola non si capti il segnale di Rai Tre Piemonte;
l'inconveniente tecnico perdura ormai da molti anni, penalizzando in modo significativo le comunità locali;
sono risultate vane le reiterate sollecitazioni degli enti locali e delle istituzioni regionali al presidente del consiglio di amministrazione della Rai;
il ministero delle comunicazioni non può ignorare il fatto che gli abbonati Rai delle tre province piemontesi hanno il diritto, come corrispettivo della puntuale corresponsione del canone di abbonamento, di ricevere il segnale delle tre reti del servizio televisivo pubblico;
non è del resto ammissibile, anche alla luce del nuovo ruolo costituzionale assunto dalle regioni, che il servizio di Stato ritardi nel provvedere al potenziamento degli impianti che servono le zone in questione -:
se non ritenga di doversi rendere interprete, nei confronti del consiglio di amministrazione della Rai, della protesta delle popolazioni di ampie aree del territorio piemontese, che da anni, ormai, non sono messe nelle condizioni di captare il segnale di Rai Tre.
(3-01053)
(11 giugno 2002)


DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la ricezione del segnale di Rai Tre Piemonte è, da sempre, intollerabilmente difettosa in vaste zone del Piemonte e, particolarmente, nelle province di Alessandria, Biella, Novara e Verbania-Cusio-Ossola;
da anni le più disparate autorità politiche ed amministrative tentano, inutilmente, di ottenere una soluzione dei problemi tecnici che impediscono la ricezione dei programmi di Rai Tre;
è evidente come una tale situazione penalizzi i cittadini che, corrispondendo il canone, hanno evidentemente il diritto di ricevere i tre canali nazionali Rai;
è, ancora, evidente che trattasi di una decisione di competenza del consiglio di amministrazione della Rai, ma è altrettanto evidente che la competenza governativa in tema di aumento del canone legittima pienamente il Governo a rivolgere un fermo sollecito affinché l'azienda provveda senza indugio alla realizzazione degli impianti (o al potenziamento di quelli esistenti) per consentire una corretta ricezione dei programmi di Rai Tre in tutte le aree piemontesi -:
se il Ministro interrogato, anche in ragione di un ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio regionale del Piemonte, non ritenga di dover sollecitare il consiglio di amministrazione della Rai ad attivare tutte le iniziative tecnico-impiantistiche necessarie a far sì che il segnale di Rai Tre venga ricevuto correttamente anche in quelle aree delle province di Alessandria, Biella, Novara e Verbania-Cusio-Ossola in cui, da sempre, è ricevuto con qualità assolutamente inaccettabile.
(3-00578)
(22 gennaio 2002)


D) Interpellanza

La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
dovrebbe uscire il bando del corsoconcorso per dirigenti scolastici;
il concorso dovrebbe riguardare soltanto i presidi incaricati e, in particolare, dovrebbe coprire 1500 posti, stimati dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca come la metà dei posti attualmente vacanti;
i conti non tornerebbero: infatti qualche tempo fa la stima del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca faceva ammontare a 3500 i posti vacanti, mentre l'Associazione nazionale presidi e direttori didattici ne stima addirittura 4000;
nel mese di agosto 2001 il Ministro Moratti, in un suo carteggio con il Ministro Tremonti, proponeva una modificazione dei criteri di dimensionamento delle istituzioni scolastiche, al fine di ridurne il numero e di contrarre la spesa a queste destinata;
se i posti mancanti sono posti che saranno cancellati definitivamente, il numero delle istituzioni scolastiche, che ammonta ad oggi a circa 10600, potrebbe diminuire anche di mille unità con una conseguente contrazione di organico dei dirigenti, dei direttori e degli assistenti amministrativi, con un aumento consistente del numero medio di studenti per scuola -:
se i posti non messi a concorso saranno cancellati definitivamente e se il Governo stia preparando un nuovo ridimensionamento delle istituzioni scolastiche nel senso di una loro diminuzione.
(2-00348) «Titti De Simone».
(31 maggio 2002)


E) Interrogazione

TITTI DE SIMONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da notizie stampa si prende nota di una vicenda che, se vera, si può definire a dir poco incresciosa;
alcuni bambini di Greve in Chianti, località Panzano, non sarebbero stati ammessi a frequentare la scuola pubblica dell'infanzia per l'anno scolastico 2002-2003 in quanto, non essendoci sezioni sufficienti, sarebbero risultati soprannumerari;
cosa ancor più grave i genitori di questi bambini sarebbero stati invitati a rivolgersi ad una scuola privata di orientamento religioso;
la Costituzione stabilisce l'obbligo della Repubblica di istituire scuole statali per tutti gli ordini e gradi e il diritto di tutti a frequentare la scuola statale -:
se il fatto corrisponda al vero;
se non ritenga di dover al più presto intervenire presso le competenti autorità affinché sia rispettato il diritto dei genitori e dei bambini di accedere alla scuola statale.
(3-01009)
(29 maggio 2002)


F) Interrogazione

ARNOLDI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da tempo le istituzioni scolastiche del bergamasco segnalano i ritardi con cui giungono i fondi per la copertura del fabbisogno finanziario relativo a spese già effettuate e certificate;
in una conferenza stampa lo Snals ha quantificato e certificato in 19,4 milioni di euro (secondo i dati ufficiali forniti dal centro servizi amministrativi di Bergamo) i fondi necessari per le sole spese del 2001 non ancora pagate;
le scoperture più rilevanti riguardano i fondi per le scuole materne non statali (3,37 milioni di euro), gli interventi a supporto degli alunni svantaggiati (3,04 milioni di euro), il saldo per le spese di funzionamento (2,54 milioni di euro), i fondi di istituto relativi al contratto collettivo nazionale del 2001 (2,6 milioni di euro), i fondi per le supplenze (2,16 milioni di euro) e la copertura delle spese di pulizia (1,83 milioni di euro): come appare chiaro dall'elencazione si tratta di spese necessarie al funzionamento ed al buon andamento del sistema scolastico, e pertanto non derogabili;
numerosi istituti hanno fatto fronte ai disavanzi di cassa attingendo dalle quote di iscrizione dell'anno scolastico 2002-2003; altri non pagano lo stipendio ai supplenti; altri sono assediati dai fornitori, che chiedono che siano onorate le scadenze: è chiaro che il ricorso a decreti ingiuntivi da parte degli aventi diritto potrebbe avere conseguenze catastrofiche non solo sulla scuola pubblica, ma anche su quella parte della scuola privata rispetto alla quale normalmente interviene la mano pubblica;
le casse della ragioneria dell'ex provveditorato provinciale sono vuote; interrogato da più parti l'ufficio scolastico regionale ha fornito una sconcertante risposta, in base alla quale la regione «sta esaminando le richieste per capire dove siano questi finanziamenti e se il ritardo sia dovuto a suoi errori»: in pratica, la regione dichiara di non avere la più pallida idea né di chi debba pagare (Stato o regione), né di dove siano i soldi, né se i suoi stessi uffici abbiano o meno istruito le pratiche di pagamento -:
se i fondi mancanti siano di competenza regionale o statale e quale sia la situazione di cassa della legge n. 440 del 1997 relativa al fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa;
quali siano i motivi che hanno prodotto questa situazione, quali siano le responsabilità e se l'emergenza sia relativa alla sola regione Lombardia o sia comune ad altre regioni;
in quali modi il Ministro interrogato intenda intervenire, sia in merito all'emergenza evidenziata, sia strutturalmente, affinché non debbano più verificarsi simili carenze.
(3-01169)
(27 giugno 2002)


G) Interrogazione

CAPARINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 ha sancito il trasferimento nei ruoli statali, a partire dal 1o gennaio 2000, di tutto il personale in servizio nelle scuole che, alla data del 27 luglio 1999, risultava essere alle dipendenze degli enti locali e la conseguente abrogazione delle disposizioni che prevedevano la fornitura del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario nei licei scientifici, negli istituti magistrali e negli istituti tecnico-commerciali a carico delle province, nonché la fornitura del personale ausiliario nelle direzioni didattiche a carico dei comuni;
precedentemente al 2000 alcune province e comuni avevano assunto regolarmente alle proprie dipendenze (anche con incarichi di supplenza) il personale che lavorava nelle scuole. Alcuni comuni, vincolati dai blocchi delle assunzioni, non avendo previsto in pianta organica tali figure, avevano trovato in quegli anni soluzioni più o meno pasticciate ma legittime. Di conseguenza, vi sono molte persone che, pur avendo lavorato su incarico dei comuni stessi per anni, se non per decenni, nelle scuole elementari come bidelli o ausiliari, sono senza lavoro, in quanto al 27 maggio 1999 non erano affatto alle dirette dipendenze dell'ente locale, ma risultavano semplicemente incaricati di una prestazione d'opera;
in molti casi i lavoratori che avevano per anni operato nelle scuole elementari con «prestazioni d'opera» per conto dei comuni sono stati costretti a formare, loro malgrado, una cooperativa di lavoratori per poter continuare il loro lavoro ed evitare «licenziamenti improvvisi», in quanto i comuni non erano più in grado di mascherare lavoratori dipendenti con «prestazioni d'opera», anche a seguito di chiarimenti normativi ed ispezioni Inps;
tali comportamenti da parte di alcuni enti locali hanno di fatto penalizzato il personale che ha continuato a lavorare e ad operare all'interno delle scuole elementari, su incarico dei comuni, come dipendenti di cooperative di lavoro. È noto, infatti, che le cooperative aggiudicatrici delle gare di appalto indette dai comuni erano tenute ad assumere in primo luogo il personale che il comune indicava loro quali operatori che già lavoravano nella scuola;
tali lavoratori sono stati ulteriormente penalizzati dal decreto ministeriale n. 75 del 2001, poiché, pur avendo presentato domanda, sono stati esclusi dalle graduatorie provinciali ad esaurimento dei collaboratori scolastici per le supplenze annuali e temporanee nelle scuole statali, in quanto non potevano documentare di aver avuto una nomina formale di supplenza e non erano in possesso del requisito minimo di 30 giorni di supplenza nelle scuole statali, anche alle dipendenze degli enti locali;
è evidente l'anomalia che consente a coloro che hanno saltuariamente lavorato negli ultimi due anni con nomine di supplenze brevi per almeno 30 giorni, anche su indicazione degli uffici di collocamento, di presentare la domanda di supplenza. Contrariamente non si è potuto inserire in tali graduatorie coloro che hanno lavorato per anni nella scuola e che, di conseguenza, non potranno aspirare ad una supplenza nelle scuole -:
se intenda riconoscere ai lavoratori che per anni hanno operato all'interno della scuola sia come «prestatori d'opera» incaricati direttamente dai comuni, sia come dipendenti di cooperative di pulizia in appalto con gli enti locali gli stessi diritti previsti dal decreto ministeriale n. 75 del 19 aprile 2001 per chi ha già prestato 30 giorni di supplenza, apportando un'opportuna e necessaria modifica del decreto ministeriale n. 75 del 2001, che consenta loro di inserirsi nelle graduatorie provinciali ad esaurimento per le supplenze annuali;
se intenda modificare il decreto ministeriale 10 ottobre 2001, n. 150, in modo tale da consentire anche al personale in questione di poter presentare domanda per l'inserimento nella terza fascia delle graduatorie d'istituto dei collaboratori scolastici, onde poter aspirare almeno alle supplenze brevi nelle scuole statali.
(3-01185)
(3 luglio 2002)