A)
in occasione della sua relazione all'assise congressuale, il segretario della Lega Nord, nonché Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione, onorevole Umberto Bossi, si è lanciato in una serie di invettive e di ingiurie nei confronti delle istituzioni dell'Unione europea e dei principi che la ispirano;
nel florilegio delle sue dichiarazioni, il Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione ha definito l'Unione europea un organismo illiberale e tecnocratico e, allo stesso tempo, «giacobino» e «sovietico» ed anche come «il nuovo fascismo, perché rifiuta la sovranità popolare e perché toglie poteri ai cittadini». Per difendersi da un'istituzione foriera di tali pericoli, ha incitato i suoi iscritti, l'intera maggioranza, a mettere fine al «potere della tecnocrazia ... e di una macchina burocratica apolide talmente invasiva che arriva a stabilire ...» norme di dettaglio talmente cervellotiche contro le quali è legittima una «resistenza civile»;
inoltre, per quanto concerne le questioni inerenti l'armonizzazione delle legislazioni nazionali in materia di cooperazione giudiziaria tra i paesi dell'Unione europea, ha esplicitamente affermato che la condivisione del mandato di cattura europeo è stata condizionata dal Presidente del Consiglio dei ministri alla modifica della Costituzione e «quindi campa cavallo», così denunciando le reali intenzioni del Governo al riguardo;
alle dichiarazioni del Ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione, si sono aggiunte le valutazioni del Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti, che, attaccando indirettamente il Commissario Mario Monti, ha affermato la necessità di combattere «gli sbirri» dell'Antitrust europeo -:
se queste dichiarazioni corrispondano agli indirizzi politici del Governo.
(2-00262) «Rutelli, Fassino, Violante, Castagnetti, Boato, Pecoraro Scanio, Rizzo, Intini, Brugger, Zani, Bova, Acquarone, Ciani, Crisci, Alberta De Simone, Giachetti, Magnolfi, Maran, Paola Mariani, Monaco, Ottone, Soro, Loiero».
(5 marzo 2002)
B)
se, in relazione a quanto emerso nella trasmissione Rainews24, «Racconto italiano», andata in onda il 26 gennaio 2002, relativa agli aerei Amx, risponda al vero che:
prima della caduta dell'aereo Amx presso Verona, il 4 febbraio 1992, in cui si salvò il tenente pilota Roberto Valoti, l'aeronautica era a conoscenza dei difetti al compressore del motore Rolls Royce;
esiste una lettera della ditta Rolls Royce del 1990, che avverte la Fiat Avio e il ministero della difesa di un difetto al compressore del motore; e che esiste anche il verbale di una riunione tenuta al ministero della difesa il 27 giugno 1991, in cui è preso in considerazione il problema del compressore;
dopo la caduta dell'aereo Amx a Caselle nel 1984, il presidente della Ebraer ha formulato l'ipotesi che la caduta dipendesse dal motore;
sono stati indagati, con l'ipotesi di concorso in disastro aviatorio, dei dirigenti del ministero della difesa, dell'aeronautica, della Fiat Avio e della Rolls Royce, dopo l'incidente del 1984;
l'aereo Amx ha una vita operativa della cellula di circa 1.500 ore di volo, in contrasto con le circa 4.000 stabilite dal contratto, e per questo motivo due alti dirigenti dell'Alenia sono stati rinviati a giudizio per frode in fornitura pubblica;
l'aereo presenta un difetto al timone in direzione, che tenderebbe a rimanere tutto a sinistra o tutto a destra (Rudder hard over), con grave pericolo per la sicurezza dei piloti; e che, in conseguenza di detta avaria, sono stati limitati i voli a bassa quota, in formazione stretta e il rifornimento in volo;
per quanto riguarda l'aereo Amx caduto in mare al largo di Rimini, il 12 aprile 2001, la nave idrografica «Magnaghi», in data 22 luglio 2001, ha localizzato in posizione N43o58'53,67«/E13o00'23,62» (relitto) N43o59'05,84«/E13o0023,64» (semiala), un contratto Side scan sonar, avente sagoma simile a fusoliera di aereo, di dimensioni riconducibili a quelle dell'Amx (13,5 metri) e di cui successivamente si sono perse le tracce;
infine, in relazione a quanto precede, se il rapporto tra il numero degli incidenti occorsi e l'attività di volo espletata annualmente sia in sintonia con i crismi di sicurezza internazionale e, in caso contrario, quali decisioni intendano assumere per dare una risposta convincente ai familiari dei piloti caduti.
(2-00253) «Fragalà, Arrighi, Azzolini, Baldi, Buontempo, Caligiuri, Carrara, Coronella, Cossiga, Delmastro Delle Vedove, Fatuzzo, Geraci, Ghiglia, Jacini, La Starza, Maggi, Gianni Mancuso, Marinello, Luigi Martini, Masini, Meroi, Messa, Misuraca, Paniz, Paoletti Tangheroni, Paolone, Patarino, Perlini, Pezzella, Pittelli, Ricciuti, Rivolta».
(26 febbraio 2002)
C)
nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 febbraio 2002, sono state condotte da parte degli uomini dell'Arma dei carabinieri dell'Isola d'Elba una serie di perquisizioni notturne nelle abitazioni di otto giovani di Rio Marina (Livorno). La finalità dell'operazione era quella di cercare armi. L'esito è stato negativo;
in un'intervista al quotidiano Il Tirreno, il comandante della compagnia dell'Arma dei carabinieri dell'Isola d'Elba ha affermato: «La nostra finalità era quella di cercare armi nelle abitazioni di questi otto giovani. Le armi non sono state rinvenute, ma c'è stato il sequestro di molte cose. È in corso un'indagine»;
risulta che siano stati sequestrati: alcuni grammi di hashish, alcune magliette, un giornale cinese, un quaderno con esercizi di chitarra, 4/5 coltelli, volantini e manifesti di concerti di gruppi rock, materiale e volantini no-global, un giornale anarchico, una foto del sindaco Bosi (Sottosegretario alla difesa), un poster con il Papa che fuma uno spinello, delle poesie, bombolette spray, due mazze da baseball, una sciarpa della Juventus;
nella medesima intervista al comandante della compagnia dei carabinieri, il giornalista del quotidiano chiede: «Perché sequestrare manifesti, volantini, bandiere?» Risposta: «Vogliamo verificare elementi di cui siamo in possesso. Abbiamo sequestrato anche due mazze da baseball (...) Diciamo che siamo certi che alcuni di questi giovani hanno partecipato a manifestazioni, immagino anche a quelle di Genova». Ma partecipare pacificamente a manifestazioni non è reato... Risposta: «Sono indagini molto delicate, perché influiscono sulla libertà di opinione, e impieghiamo più tempo, perché siamo prudenti. Il livello organizzativo di questi ragazzi lo dobbiamo verificare e non me la sento di dire che sono pericolosi. Abbiamo agito per gli elementi che raccogliamo quotidianamente e qualche volta possono esserci anche atti spiacevoli, come le perquisizioni di notte a casa». Perché sequestrare una bandiera con il volto di Che Guevara? «Per lo stesso motivo per il quale si sequestra una mazza da baseball: per noi deve essere un indizio. Il materiale sequestrato è stato segnalato al magistrato, che nelle quarantotto ore successive decide se trattenerlo o restituirlo. Per ora non c'è stato l'ordine di restituirlo». Gli otto ragazzi sono ritenuti appartenenti ad ambienti anarchici? «Sicuramente, ma di per sé ciò non costituisce reato. Bisogna vedere, però, in quali forme si estrinseca la propria opinione. Stiamo verificando queste forme. (...) Ci sono state scritte sui muri di Rio Marina fra luglio e febbraio. Scritte che estrinsecavano questi pensieri. Obiettivi di queste scritte erano principalmente il sindaco, i carabinieri e il Papa. Stiamo lavorando e se non raccoglieremo elementi sufficienti tutto finisce qui.» Attenzioni in più vi sono state perché il sindaco Bosi è anche Sottosegretario alla difesa? «No, se troviamo elementi ed indizi di colpevolezza a carico di chiunque noi procediamo con accertamenti, che vengono eseguiti con cura ed accortezza»;
risulta, inoltre, che in un incontro post-elettorale il sindaco Bosi, Sottosegretario alla difesa, nei mesi scorsi abbia parlato di «devianza giovanile» a Rio Marina e che le forze dell'ordine avevano raccolto il suo invito a vigilare e quindi a garantire la sicurezza dei cittadini;
gli interpellanti ritengono che se qualcuno commette reati, questo debba essere perseguito a norma di legge, con iniziativa delle forze dell'ordine proporzionale al danno arrecato alla collettività;
a giudizio degli interpellanti, nell'episodio descritto l'iniziativa dei carabinieri appare come una lezione simbolica agli otto ragazzi -:
se il Governo, nella figura del massimo responsabile politico dell'ordine pubblico, non ritenga che l'iniziativa possa costituire un arbitrio o un'intimidazione contro il dissenso politico;
se le dichiarazioni del sindaco Bosi, nonché Sottosegretario alla difesa, possano avere rappresentato una pressione nei confronti delle forze dell'ordine;
se queste eventuali pressioni siano corrette dal punto di vista politico ed istituzionale;
quali accorgimenti e suggerimenti il ministero dell'interno intenda diramare ai reparti territoriali affinché episodi incresciosi come questo non accadano in futuro.
(2-00256) «Mussi, Violante, Fassino, D'Alema, Agostini, Albonetti, Amici, Bandoli, Bielli, Bogi, Buglio, Capitelli, Cennamo, Chiti, Cialente, Coluccini, Cordoni, Crisci, Crucianelli, Dameri, De Brasi, Di Serio D'Antona, Diana, Fluvi, Folena, Franci, Grandi, Innocenti, Leoni, Lolli, Lucà, Lulli, Magnolfi, Paola Mariani, Raffaella Mariani, Montecchi, Pinotti, Pisa, Raffaldini, Nicola Rossi, Ruzzante, Sabattini, Sciacca, Susini, Vigni».
(27 febbraio 2002)
D)
a Padova, nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2002, ignoti hanno tentato di scassinare la serranda della sede dell'Arcigay «Talaltro», in via Santa Sofia 5, con l'uso di fiamma ossidrica, rendendo impossibile l'accesso alla sede stessa;
in detto attentato sono state fatte scritte con vernice spray volgari, ingiuriose e razziste verso le persone omosessuali;
sempre a Padova, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2002, scritte analoghe sono state fatte sulla porta della sede del circolo lesbico «Drasticamente»;
a Padova si terrà l'8 giugno 2002 la manifestazione del Padova pride 2002, manifestazione di rilievo nazionale, verso la quale gruppi di estrema destra hanno preannunciato una opposizione anche fisica alla manifestazione stessa;
a Padova alcuni esponenti di Alleanza Nazionale hanno raccolto firme su di una proposta di legge volta a «regolamentare le manifestazioni degli omosessuali», in grave violazione del diritto costituzionale della libera manifestazione del pensiero e delle idee;
in questo clima sarebbe opportuno che l'amministrazione cittadina si pronunciasse con una netta condanna di questi attentati e si impegnasse nel contempo a garantire gli spazi di agibilità democratica per la manifestazione stessa, anche attraverso la concessione del patrocinio -:
quali iniziative intenda adottare per garantire la sicurezza delle sedi e degli organizzatori della manifestazione dell'8 giugno 2002 e l'effettiva agibilità politica nella città di Padova;
se non ritenga opportuno incontrare il coordinamento organizzatore del Padova pride.
(2-00259) «Ruzzante, Grillini, Abbondanzieri, Adduce, Benvenuto, Bolognesi, Bonito, Bova, Burlando, Carboni, Carli, Cazzaro, Titti De Simone, Diana, Duca, Finocchiaro, Fumagalli, Galeazzi, Gambini, Gasperoni, Grignaffini, Kessler, Luongo, Magnolfi, Mancini, Maran, Paola Mariani, Mariotti, Marone, Martella, Maurandi, Melandri, Montecchi, Motta, Nannicini, Nieddu, Nigra, Oliverio, Panattoni, Pennacchi, Petrella, Pinotti, Pisa, Pollastrini, Preda, Raffaldini, Rugghia, Sabattini, Sandi, Sandri, Sasso, Sereni, Siniscalchi, Trupia, Michele Ventura, Vigni, Zani, Zanotti, Zunino».
(1o marzo 2002)
E)
venerdì 1o marzo 2002 sono state rimpatriate nel loro Paese d'origine, la Nigeria, prima da Fiumicino in 35 e più tardi le altre da Malpensa, 126 immigrate clandestine, dopo che erano state espletate le pratiche per il rimpatrio immediato;
molte di loro erano state prelevate durante una retata in Sardegna e, successivamente, recluse per due settimane all'interno del centro di detenzione temporanea Serraino Vulpitta di Trapani: le donne sono «prostitute-schiave» reclutate nei villaggi più poveri del Paese africano e vendute al racket internazionale della prostituzione;
il dipartimento di pubblica sicurezza ha reso noto che 27 immigrate, trattenute come le altre 126 nel centro, sono rimaste a terra perché hanno presentato richiesta di asilo politico e altre 6 donne non sono state rimpatriate perché in stato di gravidanza o per motivi di salute, che si aggiungono ad altre 15 che avevano già presentato richiesta d'asilo: toccherà all'apposita commissione per i rifugiati, istituita presso il ministero dell'interno, il compito di esaminare nei prossimi giorni le istanze presentate dalle nigeriane;
l'odissea delle giovani prostitute africane - probabilmente vendute ai trafficanti dalle loro stesse poverissime famiglie per pochi spiccioli - rischia di concludersi in patria con la morte: nel loro Paese, infatti, la «colpa» di aver abbandonato la propria terra e di essere cadute nel circuito della prostituzione internazionale si paga spesso con la morte;
portandosi addosso il marchio infamante della prostituzione, le ragazze, provenienti da piccoli villaggi dove vige la legge islamica (quella stessa che ha provocato la condanna a morte di Safyah, accusata di adulterio, proprio in una regione nel nord della Nigeria), rischiano in patria la lapidazione, ma non è l'unico grave pericolo che le aspetta: se anche sfuggissero al rigore della legge islamica, tornando in Nigeria le donne finirebbero comunque, con l'accusa di emigrazione clandestina, dritte in carcere, da dove corrono il rischio di cadere nuovamente nelle mani degli sfruttatori che le hanno ridotte in schiavitù, essendo questi gli unici in grado di pagare la somma di denaro per la cauzione;
nei giorni scorsi, temendo per la vita delle giovani donne, numerose petizioni, sottoscritte da un migliaio di cittadini, e moltissimi appelli erano stati inviati sia al prefetto di Trapani sia al Ministro dell'interno, affinché si evitasse il rimpatrio forzato;
«Confidando nella pietas del dottor Sodano - hanno scritto i promotori dell'appello - avevamo chiesto che fosse data alle sventurate l'opportunità di accedere allo speciale permesso di soggiorno, previsto dall'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione, in base al quale non è necessario che la donna denunci i suoi sfruttatori, ma è sufficiente che essa dichiari la propria volontà di sottrarsi all'organizzazione che la sfrutta e di voler usufruire di un programma di recupero promosso da un ente locale o da associazioni, per evitare il rimpatrio»; ma lapidaria è stata la risposta proveniente dalla prefettura di Trapani: «Ci siamo limitati ad applicare la legge, il prefetto ha fatto solo il proprio dovere»;
è stato inoltre denunciato dalle associazioni «Senzaconfine» e Asgi che a molte di loro è stato impedito di contattare gli avvocati e di poter chiedere asilo, come le poche rimaste al centro di detenzione; non hanno potuto così avviare un percorso di reinserimento sociale per uscire dalla prostituzione attraverso l'opera di Vivian Wiwoloku, pastore evangelico nigeriano, che a Palermo attraverso il suo lavoro ha recuperato 78 ragazze che ora lavorano legalmente e stabilmente;
nessuna garanzia è stata data alla loro vita e alla loro libertà neanche dal console nigeriano, rappresentante dello Stato in Italia, che, dopo averle incontrate, ha dato il nulla osta per il loro rimpatrio;
ancora una volta, a parere degli interpellanti, questo rimpatrio viola la legalità, nazionale e internazionale: in particolare, risultano violati il divieto di deportazione, che in questi casi dovrebbe scattare automaticamente, come sancito dalla convenzione di Ginevra firmata anche dall'Italia, e il divieto di espulsione, sancito, oltre che dalla convenzione di Ginevra, dalla legge italiana stessa;
a parere degli interpellanti, in ciò che è avvenuto si ravvisa un'anticipazione illegittima dell'applicazione della legge Bossi-Fini, non ancora approvata definitivamente dal Parlamento -:
se non ritenga che quanto è avvenuto sia in aperta violazione dell'articolo 18 del testo unico sull'immigrazione;
se questa operazione rientri in un piano operativo più vasto delineato dal ministero dell'interno, di cui si chiede di conoscere obiettivi e modalità, e se non siano stati violati i diritti di soggetti tutelati dalla legge.
(2-00263) «Deiana, Giordano, Mascia, Titti De Simone, Vendola».
(5 marzo 2002)
F)
126 ragazze nigeriane, fra le quali trentasei giovanissime prostitute-schiave, su un totale di cinquanta prelevate in Sardegna durante una retata delle forze dell'ordine, sono state trasferite nel centro di detenzione temporanea di Serraino Vulpitta a Trapani, espressamente destinato agli immigrati clandestini, e in seguito trasferite a Milano, da dove sembra siano state velocemente rimpatriate a Lagos, in Nigeria;
il loro rimpatrio equivale a una condanna a morte (il Paese è lo stesso in cui si applica la sharia, cioè la legge islamica, secondo la quale è stata condannata a morte, attraverso la lapidazione, Safiya, il cui caso è già stato oggetto di precedenti atti di sindacato ispettivo) o a un'ulteriore carcerazione, con il concreto rischio di tornare vittime delle stesse organizzazioni che le hanno fatte arrivare in Italia;
quattordici di esse, che avevano espresso la volontà di presentare la richiesta di asilo politico, pare non siano state messe in grado di esercitare il loro diritto;
è notizia di ieri che 180 cittadini cingalesi, sbarcati sulle coste siciliane a più riprese nei giorni scorsi, siano stati rimpatriati, nonostante alcuni di essi avessero chiesto asilo politico: nello Sri Lanka è in corso la guerra civile e i cittadini di etnia tamil rimpatriati rischiano la vita al loro rientro;
recentemente il Ministro della giustizia ha affermato che è intenzione del Governo procedere al rimpatrio dei 17.000 extracomunitari detenuti nelle carceri italiane -:
se tutti gli extracomunitari «ospiti» dei centri di permanenza siano stati messi in grado di avanzare richiesta di asilo, ai sensi delle vigenti normative nazionali e internazionali;
se la commissione per i rifugiati si sia già espressa in ordine alle istanze di asilo presentate da quei cittadini extracomunitari, che hanno eventualmente avuto la possibilità di farlo, e quali decisioni abbia adottato nel merito;
se il Governo, alla luce dell'intensificarsi delle operazioni di rimpatrio, che agli interpellanti appare indiscriminato, stia valutando con consapevolezza la posizione di quegli extracomunitari che, una volta ritornati nei loro Paesi, rischiano di perdere la vita o di essere imprigionati e torturati.
(2-00265) «Cima, Boato, Pecoraro Scanio, Bulgarelli, Cento, Lion, Zanella».
(5 marzo 2002)
G)
sulla Gazzetta Ufficiale n. 4 del 5 gennaio 2002 è comparso un decreto del 14 dicembre 2001, emanato dal Ministro delle attività produttive, concernente «Autorizzazione ad emettere certificazione Ce di conformità in materia di emissione acustica ambientale all'organismo Novicon sas in Monte Marenzo»;
tale società in accomandita semplice, sita in via della Fontana a Monte Marenzo in provincia di Lecco, risulta, dal testo del decreto, essere di proprietà dell'ingegner Roberto Castelli & c.;
dal dossier Cerved, consultabile su internet, risulta che l'attività economica dell'impresa in questione è quella di installazione dei servizi in un fabbricato, che l'impresa opera anche all'estero, che la sua amministrazione e la sua rappresentanza di fronte ai terzi ed in giudizio spettano, a norma del suo statuto, al socio accomandatario per il compimento degli atti di ordinaria e di straordinaria amministrazione;
il socio accomandatario è l'ingegner Roberto Castelli, che è attualmente il Ministro della giustizia della Repubblica -:
se non ravvisi gli estremi di un conflitto di interessi fra un Ministro che è membro del Governo e contemporaneamente proprietario di un'impresa, che opera grazie a decreti autorizzativi concessi da un altro Ministro del Governo, e cosa, in questo caso, intenda fare per impedire che un'alta funzione pubblica sia curvata all'incremento di interessi privati, poiché evidentemente qui non ci si è fermati solo alla «mera proprietà di un'impresa», che, peraltro, per gli interroganti, sarebbe di per sé bastevole a determinare l'incompatibilità con la carica di Ministro della Repubblica.
(2-00258) «Giordano, Alfonso Gianni».
(28 febbraio 2002)
H)
in data 27 febbraio 2002, è stato invitato a parlare in una scuola elementare di Lecco il signor Vittorio Agnoletto;
il signor Agnoletto, noto come uno dei principali organizzatori del Genoa focial forum, nato in occasione delle manifestazioni contro il vertice internazionale dei G8 del luglio 2001, ha affrontato con faziosità, oltre ogni limite, argomenti e considerazioni politiche nazionali e internazionali, relativi anche ad argomenti a tutt'oggi oggetto di indagine da parte della magistratura;
ad avviso degli interpellanti, tali argomenti non sono certo adatti alla comprensione e alla capacità critica di bambini di 9/10 anni, tanto più che il signor Agnoletto è stato invitato in perfetta solitudine a parlare di argomenti politici di tale rilevanza, senza che fosse assicurato un libero contraddittorio tra oratori differenti;
la direttrice del circolo didattico di Lecco, Rosanna Castelnuovo, era già nota per aver suggerito ad una scuola materna di limitare al massimo i festeggiamenti del Natale 2001, al fine di non irritare famiglie non cattoliche;
secondo gli interpellanti, l'iniziativa non è conforme alle responsabilità, ai doveri e alla correttezza inerente alla funzione di una direttrice scolastica -:
quali iniziative intenda assumere al riguardo.
(2-00266) «Arrighi, Armani, Ascierto, Bellotti, Benedetti Valentini, Briguglio, Cannella, Carrara, Caruso, Castellani, Catanoso, Cola, Giulio Conti, Coronella, Gallo, Gamba, Alberto Giorgetti, Lamorte, Landolfi, Leo, Lisi, Losurdo, Malgieri, Mazzocchi, Mussolini, Riccio, Ronchi, Saia, Taglialatela, Trantino, Zacchera, Buontempo, Delmastro Delle Vedove, Fatuzzo, Geraci, Ghiglia, Maggi, Gianni Mancuso, Luigi Martini, Meroi, Paolone, Patarino».
(5 marzo 2002)
I)
in data 21 gennaio 2002, con atto di sindacato ispettivo era stato interpellato il Ministro delle attività produttive, chiedendo quali iniziative intendesse porre in atto di fronte all'ordinanza della magistratura di Gela di chiudere per violazione della legge Ronchi gli impianti del petrolchimico della città;
il Sottosegretario alle attività produttive, Giuseppe Galati, aveva testualmente risposto che «in questi giorni si sta predisponendo un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e di concerto con il Ministro della salute, in cui sono stabilite le caratteristiche merceologiche dei combustibili, nonché le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione. Il ministero delle attività produttive ha già espresso parere favorevole su detto decreto. Fatti dunque salvi i poteri attribuiti alle regioni e quanto già stabilito, con detto decreto si dovrebbe consentire alla centrale l'utilizzo del coke metallurgico e da gas con contenuto di zolfo»;
nonostante l'impegno del Governo, ad oggi il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, pur annunciato, non è operativo e, nel frattempo, sono stati apposti i sigilli giudiziari alla raffineria di Gela e, con ordinanza del prefetto, sono stati precettati i dipendenti turnisti di AgipPetroli, per fermare in sicurezza gli impianti;
con le procedure messe in moto, entro il 6 marzo 2002 il petrolchimico dovrà fermarsi, con la conseguente messa in mobilità dei tremila dipendenti;
si tratta di una questione estremamente drammatica, tant'è che sono in atto una serie di manifestazioni di protesta -:
quando il Governo intenda rendere operativo l'annunciato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, affinché possa essere evitata la chiusura dello stabilimento.
(2-00264) «Cardinale, Burtone, Boccia».
(5 marzo 2002)