Doc. IV-quater, n. 3





Onorevoli Colleghi! - La Giunta riferisce su una richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità concernente Giovanni Di Fonzo, deputato nella XIII legislatura, con riferimento a un procedimento civile pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Lanciano.
I fatti all'origine della vicenda consistono in dichiarazioni del predetto ex-deputato, relative alla ventilata candidatura dell'ex-sindaco di Lanciano, Nicola Fosco, a parlamentare del collegio che ricomprende tale città abruzzese con la lista facente capo ad Antonio Di Pietro e in desistenza elettorale con l'Ulivo. Alla domanda di un giornalista, in margine a un convegno organizzato dai Democratici di sinistra della regione Abruzzo il 9 dicembre 2000 sui temi della politica economica e della legge finanziaria, circa la praticabilità politica della candidatura del Fosco a deputato per uno schieramento che avesse riunito i sostenitori di Antonio Di Pietro e quelli dell'Ulivo, il Di Fonzo aveva risposto: «Non solo ha dell'inverosimile, ma credo che non vada oltre. Il mondo della politica vive una fase di grande confusione, ma credo che ad ogni cosa vi sia un limite. Non posso pensare che un centro-sinistra autenticamente antifascista, fatto di classi operaie, di grandi valori, possa candidare alla Camera dei deputati uno che ha dato fuoco alla Camera del lavoro di Lanciano e il cui primo atto da sindaco nel 1993 è stato il dileggio della resistenza e della lotta al fascismo e al nazismo, addirittura mettendo in discussione gli eventi dell'ottobre del 1943. Certo, la fantasia non ha freni e non ha limiti ma poi la campagna elettorale, le battaglie e quello che bisogna fare dopo poggiano nella realtà, nei fatti, nelle storie personali. La campagna elettorale non è cominciata, la legislatura è in corso, questo comprensorio ha un deputato che continuerà a lavorare fino all'ultimo giorno e che si batterà - così come ha fatto finora - per gli interessi di Lanciano, del suo entroterra, della sua comunità sociale e del suo apparato produttivo. Mi piacerebbe, insomma, che la politica riassumesse un minimo di serietà e di coerenza, perché continuare così significa costringere, non il 15%, ma probabilmente il 40% dei cittadini a non andare a votare nell'aprile del 2001». Per tali affermazioni, Nicola Fosco lo ha citato in giudizio.

La Giunta ha esaminato la questione nella seduta del 19 settembre 2001, ascoltando, com'è prassi, Giovanni Di Fonzo.
Dall'analisi dei fatti, è emerso chiaramente come in questo caso le espressioni usate dal deputato si inseriscono in un contesto prettamente politico-parlamentare. Le espressioni usate dall'onorevole Di Fonzo costituiscono infatti una manifestazione del suo esercizio del diritto di critica nei confronti di un accadimento - reale o supposto a questi fini non rileva - che avrebbe avuto significativa risonanza politico-istituzionale. È del tutto evidente infatti che la candidatura di Nicola Fosco a deputato o a senatore per uno schieramento che avesse compreso anche le forze che sino a quel momento l'avevano fieramente avversato (e che egli aveva sempre disprezzato) avrebbe costituito un fatto inedito e sorprendente per il panorama politico locale e per la sua conseguente proiezione parlamentare. È largamente noto infatti, negli ambienti politici abruzzesi, che Nicola Fosco è stato in gioventù parte dei gruppi dell'estrema destra, cui molti attribuiscono - pur essendo il relativo procedimento penale stato chiuso senza esito - l'incendio della camera del lavoro di Lanciano sul finire degli anni 60.
Del resto, al momento dei fatti oggetto del procedimento, tra il Fosco e il Di Fonzo la polemica politica si trascinava già da qualche mese. Prova ne sia che nel settembre del 2000 tra i due v'era stata una discussione su una rete televisiva privata locale a seguito della quale l'allora sindaco Fosco aveva intentato un'azione civile contro Giovanni Di Fonzo. Già in quell'occasione la Camera, su unanime conforme avviso della Giunta delle autorizzazioni, deliberò - il 16 gennaio 2001 - che le frasi dell'onorevole Di Fonzo pertenevano all'esercizio delle funzioni parlamentari (si veda il doc. IV-quater n. 164).
In questa occasione giova ricordare che la problematica delle personalità che cambiano - per i più vari motivi, talora anche legittimi - schieramento politico e gruppo parlamentare è stata dibattuta lungamente e in varie chiavi nell'opinione pubblica e nel Parlamento.
Si ricordino a tale ultimo proposito i numerosissimi cambi di gruppo parlamentare di cui è stato dato annuncio in Assemblea nel corso della XIII legislatura. E particolarmente significativo si rivela in questa circostanza rammentare l'episodio delle critiche - piuttosto risentite e corredate da accuse indimostrate - rivolte dall'onorevole Umberto Bossi sulla stampa quotidiana a taluni deputati che abbandonarono il gruppo della Lega Nord nel 1995, fatto da cui scaturì proprio una deliberazione della Camera nel senso dell'insindacabilità, il 10 febbraio 1999 (si veda il doc. IV-quater n. 53, ancora della XIII legislatura).
Sembra dunque evidente che con la sua ferma presa di posizione, l'onorevole Di Fonzo, intervistato proprio in qualità di deputato del collegio, voleva stigmatizzare quanti avessero avuto l'intenzione di proporre che agli elettori di quel collegio fosse offerto come candidato anche del centro-sinistra al Parlamento una persona nel cui passato, sia remoto che prossimo, campeggiavano episodi di ostilità verso quella parte politica. Sicché appare acclarato che non vi era nelle parole del Di Fonzo un diretto intento offensivo alla persona del Fosco. Si può appena osservare, inoltre, che questa Assemblea in numerosi precedenti ha ritenuto insindacabili fatti e momenti di polemica anche aspra tra esponenti politici. Si rammentino, tra i più recenti nella legislatura scorsa, quelli di cui ai documenti IV-quater nn. 153 e 154, concernenti l'onorevole Sgarbi, e IV-quater n. 166, relativo all'onorevole Cito.
Per il complesso delle ragioni sopra evidenziate la Giunta, all'unanimità, propone all'Assemblea di deliberare nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.

Enzo CEREMIGNA, Relatore


Frontespizio