Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse - Giovedì 15 dicembre 2005


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ALLEGATO

PROPOSTA DI RELAZIONE TERRITORIALE SULLA SICILIA

1. INTRODUZIONE.

La Commissione, attraverso l'acquisizione di documentazione scritta e di informazioni assunte anche in sede di audizioni, ha potuto verificare i livelli di attuazione della legislazione concernente la gestione integrata dei ciclo dei rifiuti, acquisendo conoscenze relative alla situazione reale del territorio regionale, ivi compreso lo stato di attuazione della bonifica dei siti inquinati.
La commissione si è recata in Sicilia in più occasioni: il 3 e 4 ottobre 2002 a Palermo, il 4 e 5 dicembre 2002 a Catania, il 10 giugno 2003 a Siracusa; inoltre, molteplici sono state le audizioni dedicate alle problematiche connesse al ciclo dei rifiuti in Sicilia, con particolare riferimento anche al versante del contrasto investigativo e giudiziario.
Lo stato di emergenza per i rifiuti è stato dichiarato per la prima volta in Sicilia con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 gennaio 1999, a seguito di richiesta del Presidente della Regione Siciliana del 2 dicembre 1998 con la quale veniva rappresentata la grave crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani.
Infatti, il piano regionale di smaltimento dei rifiuti, basato sullo smaltimento in discarica, ed approvato con decreto del Presidente della Regione n. 35 del 6 marzo 1989, risultava solo in minima parte realizzato mentre i pochi impianti tecnologici in esercizio risultavano obsoleti e non più adeguati a garantire un corretto esercizio.
Di conseguenza, la gestione dei rifiuti della regione si basava, essenzialmente, su discariche attivate dai sindaci con ordinanze contingibili ed urgenti (ex articolo 12 decreto del Presidente della Repubblica 915/82 ed ex articolo 13 decreto legislativo n. 22 del 1997): in particolare, risultavano in uso 325 discariche (100 solo in provincia di Messina), cioè quasi una discarica per ognuno dei 390 comuni siciliani.
Per riportare sotto controllo la gestione dei rifiuti, risultava necessario:
impedire l'introduzione di rifiuti provenienti da altre regioni;
operare riforme strutturali nel settore della raccolta, del trasporto, della valorizzazione, del recupero di materie e di energie;
censire e contrastare i casi di smaltimento abusivo;
individuare, chiudere e bonificare le discariche esistenti;
limitare lo smaltimento residuale in discarica attraverso un numero strettamente necessario di discariche pubbliche, controllate, adeguatamente attrezzate e gestite;
perseguire delle azioni di contenimento della produzione dei rifiuti;
potenziare la raccolta differenziata ed i sistemi tecnologici di selezione, di valorizzazione, di recupero anche energetico, mediante l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili tese ad un giusto equilibrio tra le prestazioni ambientali e le condizioni economiche.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha ritenuto, quindi, necessario accogliere la richiesta del Presidente della Regione Siciliana al fine di dotare lo stesso degli


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strumenti e dei poteri indispensabili a fronteggiare lo stato di grave crisi socio-economico-ambientale in atto; pertanto, con proprio decreto del 22 gennaio 1999, dichiarava, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 24 febbraio1992, lo stato d'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti urbani nella regione siciliana sino al 31 dicembre 1999.
A seguito della dichiarazione dello stato di emergenza, sino al 31 dicembre 1999, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Protezione Civile -, acquisita l'intesa del Presidente della Regione Siciliana e del Ministro dell'ambiente, emanava l'ordinanza n. 2983 del 31 maggio 1999.
Lo stato di emergenza veniva successivamente prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 gennaio 2002 fino al 31 dicembre 2004.
La dichiarazione dello stato di emergenza ha messo in moto, nel 1999, un processo di ristrutturazione che, così come prescriveva l'ordinanza 2983/99, doveva portare alla «predisposizione di un piano di interventi di emergenza nel settore della gestione dei rifiuti per la realizzazione degli interventi necessari per far fronte alla situazione di emergenza». Veniva così predisposto ed approvato con provvedimento del 25 luglio 2000 (pubblicato sulla gazzetta ufficiale della Regione Siciliana, S.O., n. 36 del 4 agosto 2000) il «Documento delle Priorità e degli Interventi per l'Emergenza Rifiuti» in Sicilia, così detto PIER, con obiettivi eccessivamente impegnativi e distanti rispetto alla situazione di partenza.
Il PIER, infatti, prevedeva (al punto 2.1) che la raccolta differenziata si sviluppasse puntando al 50 per cento dei rifiuti raccolti (nel 1999 la raccolta differenziata in Sicilia non superava l'1,9 per cento), passando attraverso quattro obiettivi intermedi della durata di sei mesi ciascuno. Nel quadro di tale sviluppo della raccolta differenziata, veniva prevista la realizzazione di impianti di compostaggio per la produzione di compost di qualità e la realizzazione di impianti di produzione di C.D.R.
Nulla veniva previsto circa lo smaltimento finale, benché l'ordinanza 2983/99, nel definire il contenuto del piano di emergenza, poneva a carico del Commissario delegato (articolo 2, comma 1 lettera f) l'identificazione del numero e dei criteri per la localizzazione degli impianti dedicati alla utilizzazione del combustibile derivante dalla frazione residuale dei rifiuti urbani e dai rifiuti assimilabili, tenendo conto, in via prioritaria, della domanda di impiego dello stesso da parte del sistema industriale esistente, in sostituzione dei combustibili tradizionali.
A tal proposito il PIER infatti si limitava a dire che «non essendo stato possibile a tutt'oggi effettuare le necessarie verifiche con gli operatori industriali potenzialmente interessati, non è evidentemente definibile alcuna scelta in merito; in particolare diviene prematura l'individuazione del numero e della localizzazione degli eventuali impianti di combustione dedicati, anche se le quantità in gioco suggeriscono un orientamento verso un numero non superiore a tre».
È dopo l'ordinanza n. 3190 del 22 marzo 2002, che modifica e integra in modo sostanziale e innovativo le precedenti ordinanze, che si avvia la predisposizione di un piano di interventi dotati di maggiore concretezza ed aderenza alla realtà, da realizzarsi in ambiti territoriali ottimali, con presupposti essenziali: a) il recupero e riciclaggio dei materiali; b) la termovalorizzazione con recupero di energia; c) lo smaltimento in discarica di residui finali innocuizzati.
Circa la raccolta differenziata, l'ordinanza 3190/2002, abbandonato l'utopistico traguardo del 50 per cento, indica obiettivi più realistici, seppur impegnativi (15 per cento entro 2 anni, 25 per cento al 2005 e 35 per cento a regime).
Per quanto concerne la termovalorizzazione, essa ha previsto (all'articolo 5, comma 1) che il Commissario delegato - Presidente della Regione Siciliana -, sentito il Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio, stipula convenzioni per la durata massima di venti anni per l'utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al


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netto della raccolta differenziata, prodotta nei comuni della Regione Siciliana, con operatori industriali che si impegnino a trattare in appositi impianti la frazione residuale dei rifiuti ed a utilizzarla in impianti di termovalorizzazione con recupero di energia da realizzarsi in siti idonei ovvero in propri impianti industriali, e di cui abbiano la disponibilità gestionale, esistenti nel territorio della regione, ivi compresi quelli per la produzione di energia elettrica in sostituzione totale o parziale di combustibili ora impiegati.
Con la nuova ordinanza, in sostanza, non vengono più previsti impianti di C.D.R., ma il conferimento della frazione secca residuale, a valle della raccolta differenziata, agli impianti di termovalorizzazione.

2. ATTIVITÀ DI PIANIFICAZIONE.

Con l'approvazione del documento delle priorità, il cosiddetto PIER, si è conclusa una prima fase delle attività della gestione commissariale che non risulta aver raggiunto risultati significativi, che, invece, cominciano a prodursi a decorrere dal 2001 a seguito dell'emanazione di una serie di atti di programmazione che sfoceranno nel piano generale del 2002 e nell'ordinanza di protezione civile n. 3190/2002.
Tra i principali atti di programmazione vanno citati:
il regolamento per la realizzazione delle discariche di r.s.u. e degli allegati tecnici inerenti la gestione ordinaria, il post-mortem e la messa in sicurezza (ordinanza commissariale n. 250 del 29 dicembre 2000);
l'individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) per la valorizzazione della frazione secca (25) e dei sub-ATO per la valorizzazione della frazione umida (35) (ordinanza commissariale n. 280 del 19 aprile 2001);
il piano stralcio per il settore dello stoccaggio provvisorio dei rifiuti (ordinanza commissariale n. 1050 del 7 dicembre 2001);
il programma di interventi per le attività di caratterizzazione, di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle discariche comunali autorizzate e non più in esercizio, ai sensi dell'articolo 6, comma 1-ter, dell'O.P.C.M. n. 2983 del 1999 (ordinanza commissariale n. 1051 del 12 dicembre 2001);
il piano per il settore dei centri di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero di materiali e la rottamazione dei veicoli a motore e dei rimorchi (ordinanza commissariale n. 425 del 29 maggio 2002);
le linee guida per la progettazione degli impianti per il compostaggio (ordinanza commissariale n. 426 del 29 maggio 2002);
il piano stralcio per il settore dei rifiuti inerti con i relativi allegati tecnici (ordinanza commissariale n. 427 del 29 maggio 2002);
le linee guida per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (ordinanza commissariale n. 488 dell'11 giugno 2002);
gli schemi di deliberazione per la costituzione di società per la gestione integrata dei rifiuti negli ambiti territoriali ottimali (A.T.O.) (ordinanza commissariale n. 1069 del 28 giugno 2002). Con detta ordinanza viene stabilito che l'aggregazione fra comuni per la gestione integrata dei rifiuti deve tenere conto esclusivamente degli ambiti territoriali ottimali (25 A.T.O.) di cui all'ordinanza commissariale n. 280 del 2001 (con l'esclusione, quindi, della possibilità di aggregazioni per sub- A.T.O., previsti in 35). Vengono altresì modificati gli schemi di proposta di deliberazione e di statuto per adeguarli al nuovo articolo 113 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 come sostituito dall'articolo 35 della legge 28 dicembre 2001, n.488. In sostanza vengono individuati 25 A.T.O. (che diventeranno poi 27, con la costituzione degli ATO Alte Madonie e Isole Eolie) e il soggetto che si costituisce per la gestione integrata dei


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rifiuti in ciascun ambito deve essere, per una maggiore flessibilità operativa, una società di capitali, cui devono partecipare tutti i comuni dell'ATO e la Provincia Regionale, cui compete una funzione di coordinamento ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 22 del 1997;
l'approvazione del piano per la gestione dei rifiuti in Sicilia (ordinanza commissariale n. 1166 dei 18 dicembre 2002).

La bozza del piano di gestione dei rifiuti in Sicilia è stato predisposto dall'Ufficio del Commissario delegato, ai sensi del comma 1 dell'articolo 1 dell'ordinanza 2983 del 31 maggio 1999, inviato al Ministero dell'ambiente il 30 settembre 2002, in data 12 novembre 2002 alla rappresentanza italiana presso l'Unione europea, e, in pari data, direttamente alla Commissione dell'Unione europea.
Contemporaneamente sono state attivate le procedure di cui all'articolo 22 comma 1 del decreto legislativo n. 22 del 1997.
In particolare:
in data 22 ottobre 2002 è stata richiesta l'intesa alle associazioni delle province e dei comuni (ANCI Sicilia, ASAEL, ASACEL e U.P.R.S.) che sono state, successivamente, «sentite» nell'incontro del 19 novembre 2002 ed hanno manifestato la loro intesa;
i prefetti sono stati informati con nota prot. n. 17064 del 14 novembre 2002, alla quale era acclusa una copia informatica della bozza di piano, con l'invito a far pervenire eventuali osservazioni scritte;
è stato convocato il forum del partenariato economico-sociale e ambientale in data 25 novembre 2002, cui hanno partecipato le associazioni dei cittadini e le associazioni di categoria;

In data 18 dicembre 2002, il piano per la gestione dei rifiuti in Sicilia, modificato ed integrato sulla base dei contributi accolti veniva formalmente adottato con ordinanza n. 1166 ed inviato in data 23 dicembre 2002, alla rappresentanza italiana presso l'Unione europea, per il successivo inoltro alla Commissione europea.
La presentazione del piano adottato è avvenuta l'11 aprile a Catania, in concomitanza con la prima conferenza internazionale sull'ambiente e nello stand espositivo approntato è stato distribuito il CD-ROM contenente il piano stesso.
La Commissione europea ha esaminato e convalidato il piano in data 28 maggio 2003, sottolineando «con soddisfazione che il piano va nella direzione di una gestione ambientalmente sana dei rifiuti in Sicilia, conformemente alle esigenze delle rilevanti direttive europee, in particolare le direttive 75/442, 91/689 e 94/62» ed invitando «ad impiegare tutti i mezzi necessari per una sua messa in opera efficace».
Il piano si compone di:
una parte principale, che contiene la parte relativa ai rifiuti urbani (capitoli 5-10), il piano degli imballaggi (capitolo 7.6), la parte relativa ai rifiuti speciali (capitoli 11-17), le azioni di supporto all'attuazione del piano (capitoli 18-22);
il piano delle bonifiche;
gli allegati tecnici, contenenti i dati, i grafici e le cartografie, nonché i criteri per la costruzione e gestione degli impianti (allegato «N»);
gli allegati documentali, contenenti i documenti richiamati nel piano e che non sono stati inseriti organicamente nel corpo del piano stesso, ma che sono, comunque, vigenti e che si armonizzano nel piano.

Il Piano comprende:
il piano degli imballaggi al capitolo 7.6;
il cronoprogramma per l'avvio della gestione integrata dei rifiuti, nonché la tempistica prevista per la realizzazione di tutte le società d'ambito al capitolo 8.2;
il temine ultimo per completare l'implementazione del suddetto cronoprogramma: realizzazione dei piani d'ambito, dei piani di raccolta differenziata e dei piani di gestione dei centri comunali di raccolta al capitolo 7.5.2.2;


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le competenze delle province nell'ambito dei rifiuti speciali con la procedura e la relativa tempistica per l'attuazione del piano al capitolo 11.6.

Il tempo di attuazione è stato previsto in sei anni.
Sono state previste tre verifiche di attuazione e di aggiornamento: le prime due al 30 settembre 2004 e 30 settembre 2006 e la terza, solo di verifica di attuazione, al 30 settembre 2008.

3. AZIONI ED INTERVENTI ANTERIORI AL PIANO.

3.1. Attività per la raccolta differenziata.

Al fine di conoscere lo stato della raccolta differenziata, con circolare dell'11 febbraio 2000 è stato chiesto a tutti i comuni di restituire compilata una scheda conoscitiva allegata alla circolare stessa. La risposta è stata del tutto positiva, tant'è che la popolazione censita è risultata essere di 5.068.607 abitanti pari al 99 per cento della popolazione residente. La stessa percentuale (99 per cento) riguardava i rifiuti prodotti.
Dall'analisi riferita all'intera regione, risultava un valore di 1,92 per cento di raccolta differenziata e un valore di chilogrammi 1,35 di rifiuti prodotti pro-capite al giorno.
Tra gli strumenti operativi per attuare la raccolta differenziata, si è scelto, prioritariamente, di cominciare dalla stipula delle convenzioni con il CONAI e con i consorzi di filiera sulla scorta degli accordi prima intercorsi tra lo stesso CONAI e l'ANCI a livello nazionale.
Ed invero:
il 7 ottobre 1999 è stata stipulata la convenzione tra il sub-commissario ed il presidente del CONAI;
il 9 febbraio 2000 è stata firmata dagli stessi stipulanti una convenzione aggiuntiva con accluse le schede tecniche;
l'11 febbraio 2000, nel contesto della emanata direttiva per la raccolta differenziata, è stata impartita puntuale istruzione a tutti i comuni di firmare le singole convenzioni con i consorzi di filiera.

Su questo versante l'attività più significativa è stata quella volta a sollecitare il CONAI ed i singoli consorzi di filiera ad istituire i centri di conferimento dei materiali selezionati e, poi, quella di fare incontrare i rappresentanti dei consorzi di filiera con i rappresentanti dei comuni per rendere veramente operative le convenzioni; è parso opportuno, infatti, che gli investimenti nel territorio, da parte del CONAI, per realizzare i centri di conferimento, di valorizzazione e di riciclaggio, dovessero progredire di pari passo con la percentuale di raccolta differenziata.
Nel corso dell'anno 2000 si è provveduto a sollecitare la firma delle convenzioni singole tra i comuni, o gli eventuali gestori, ed i consorzi di filiera, partendo dai comuni con popolazione superiore a 25.000 abitanti perché da soli raggiungono il 70 per cento della popolazione siciliana. La risposta dei comuni è stata sicuramente positiva: dei 41 comuni siciliani di entità demografica superiore a 25.000 abitanti, pressoché tutti hanno provveduto ad avviare la raccolta differenziata, attivando la procedura per la firma delle convenzioni; ciò senza contare che alcuni comuni con popolazione inferiore a 25.000 abitanti hanno firmato le convenzioni ed hanno avviato la raccolta differenziata.
Con la circolare relativa alla raccolta differenziata, è stato stabilito che le risorse provenienti dal CONAI e destinate ai comuni per l'avvenuto conferimento differenziato delle frazioni nobili di rifiuti, dovessero transitare attraverso la contabilità speciale della stessa gestione commissariale, dal momento che si è ritenuto che, con tale sistema, si sarebbe avuta da tutti i comuni la certezza assoluta delle percentuali di raccolta differenziata effettuata e la certezza assoluta dei tempi di conferimento.
Sono state stimolate le aggregazioni tra i comuni, e soprattutto tra piccoli comuni,


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mediante la costituzione di consorzi di servizi o società miste o altre forme di aggregazione finalizzate, appunto, ad una gestione unitaria del servizio di gestione dei rifiuti ma anche per realizzare i cosiddetti C.C.R. (Centri Comunali di Raccolta), dal momento che tali soluzioni avrebbero potuto realizzare ottimi risultati nell'attuazione di forme e modi di cooperazione tra gli enti locali ricadenti nel medesimo ambito ottimale, secondo quanto previsto al punto 5 dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 22 del 1997.

3.2. Impianti per la valorizzazione delle frazioni secca ed umida.

Per quanto riguarda l'attività a monte della termovalorizzazione e cioè quella di selezione delle frazioni secche dei rifiuti - per il successivo conferimento alte piattaforme dei Consorzi di filiera - e di selezione della frazione organica, essa è stata dispiegata su due versanti:
il primo, volto alla realizzazione degli impianti di valorizzazione delle frazioni secche e di produzione di compost di qualità;
il secondo, non disgiunto dal primo, volto a promuovere le aggregazioni dei Comuni per conseguire gli obiettivi di migliore efficienza ed efficacia, oltreché di maggiore economicità, nella gestione integrata dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata.

È stata sollecitata l'attuazione dei progetti L.S.U. approvati dai C.I.P.E. con la deliberazione dei 17 marzo 1998 n. 32, e contemplati dal punto 1.17 del primo comma dell'articolo 3 dell'ordinanza 2983 del 1999. Le risorse assegnate dal C.I.P.E. pari a complessive lire 20.000 milioni riguardavano l'erogazione di un contributo agli enti attuatori dei progetti medesimi pari a euro 1.500 milioni per il c.d. progetto «Territorio risparmiato» (inerti) e lire 1.700 milioni per il progetto «Raccolta differenziata multimateriale».
Gli enti attuatori individuati nella delibera CIPE erano:
l'AMIA di Palermo per un impianto di trattamento inerti e ben 2 impianti di raccolta multimateriale;
la Provincia di Agrigento con tre moduli impiantistici di raccolta multimateriale;
il Comune di Catania con due moduli impiantistici di cui uno per trattamento inerti e uno di raccolta multimateriale;
il consorzio ASI Calatino di Caltagirone per un impianto di trattamento inerti;
il Comune di Randazzo, capofila di un Consorzio di comuni per un impianto di raccolta multimateriale;
il Comune di Messina per un impianto di trattamento inerti e un impianto di raccolta multimateriale.

I suddetti progetti di valorizzazione della frazione secca proveniente da raccolta differenziata hanno avuto il seguente iter:
Ente attuatore il Comune di Palermo e per esso l'AMIA: il progetto è calibrato per circa 1.000.000 d'abitanti ed unifica, di fatto, due progetti. Il progetto è stato approvato e finanziato, per euro 4.089.134, con ordinanza commissariale n. 657 del 26 luglio 2002.
Ente attuatore il Comune di Messina e per esso la Messinambiente SpA (sul cui conto più ampiamente si dirà successivamente): il progetto calibrato per una popolazione di 600.000 abitanti, ha acquisito tutti i visti e i pareri tranne quello del Comune di Pace del Mela, che si oppone alla realizzazione del progetto per la situazione di crisi ambientale dell'area industriale nella quale sono insediati, fra gli altri impianti, un complesso petrolchimico ed una centrale termoelettrica; la conferenza di servizi tenutasi l'8 novembre 2001 ha registrato il permanere dell'opposizione del Comune di Pace del Mela. Il suddetto


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impianto non risulta incluso tra i progetti presentati dalla società d'ambito ME3 per la scadenza del 26 agosto 2004.
Ente attuatore il Comune di Catania: il progetto, calibrato per 350.000 abitanti, non è stato ultimato per le difficoltà incontrate per la localizzazione. L'impianto non risulta incluso tra i progetti presentati dalla società d'ambito CT4 per la scadenza del 26 agosto 2004.
Ente attuatore la Provincia Regionale d'Agrigento: sono previsti tre progetti per il fabbisogno dell'intero territorio provinciale (460.000 abitanti), ubicati nelle aree dei Comuni di Aragona (area ASI), Ravanusa (area ASI) e Menfi. I progetti presentati, ai fini del finanziamento sono stati restituiti con osservazioni. Gli impianti non risultano inclusi tra i progetti presentati dalle società d'ambito della Provincia di Agrigento per la scadenza del 26 agosto 2004.
Ente attuatore il Comune di Randazzo: l'ubicazione è stata prima trasferita nel territorio del Comune di Piedimonte Etneo e poi riportata nel Comune di Randazzo; la redazione del progetto esecutivo non è stata ultimata. L'impianto non risulta incluso tra i progetti presentati dalla società d'ambito CT1 per la scadenza dei 26 agosto 2004.

I progetti per il recupero dei materiali inerti (denominati «Territorio risparmiato») hanno avuto il seguente iter:
Ente attuatore il Comune di Palermo e per esso l'AMIA: il progetto è stato approvato con ordinanza commissariale n. 22 dei 24 gennaio 2001 per euro 3.200.999,86. La gara d'appalto è stata espletata ed i lavori sono stati consegnati.
Ente attuatore il Comune di Messina e per esso la Messinambiente SpA; il progetto è ancora in corso di redazione per le difficoltà incontrate nella localizzazione dell'opera.
Ente attuatore il Comune di Catania: il progetto è stato già redatto, ma si è in attesa della definitiva ubicazione.
Comune di Caltagirone, ente attuatore il Consorzio ASI di Caltagirone: il progetto è stato approvato con ordinanza commissariale n. 673 del 7 agosto 2002 per euro 774.685,35.

Inoltre, è stato finanziato un impianto di recupero di inerti predisposto dal Comune di Gela, con ordinanza n. 322 del 22 maggio 2001 per euro 1.140.627,60.
È stato inoltre approvato e finanziato al Comune di Messina per lire 850.000.000 il progetto per la realizzazione di una piattaforma per il trattamento degli elettrodomestici «bianchi», inserito anch'esso nell'ordinanza ministeriale (all'articolo 12, punto g), che dovrà servire le regioni Sicilia e Calabria. È in corso di istruttoria il progetto complessivo dell'impianto di trattamento dei beni durevoli nell'Area ASI del Comune di San Filippo del Mela, per euro 516.287,55.

3.3. Centri Comunali per la Raccolta differenziata.

Un'attività molto significativa, per incentivare la raccolta differenziata, è stata quella volta alla realizzazione dei C.C.R. (centri comunali di raccolta) nei Comuni d'entità demografica superiore a 10.000 abitanti, e delle cosiddette isole ecologiche nei Comuni d'entità demografica inferiore a 10.000 abitanti, per lo stoccaggio provvisorio delle frazioni raccolte in maniera differenziata.
Dei circa 300 progetti (CCR ed isole ecologiche), inoltrati dai Comuni, per lo stoccaggio delle frazioni secche dei rifiuti raccolte in maniera differenziata, alla fine del 2001 ne risultavano finanziati n. 230 per complessive lire 59.123.000.000.
Al fine di realizzare le piazzole di stoccaggio nei circa 90 comuni, sui circa 270 con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti, che non hanno presentato progetti, è stata predisposta un'ulteriore circolare, la n. 14000 del 19 novembre 2001.
In particolare entro il 2002 sono stati finanziati 42 Centri comunali di raccolta,


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di cui tre ultimati, e oltre 200 progetti di Isole ecologiche, di cui 130 già ultimati e 41 con i lavori in corso.

3.4. Attività di formazione, comunicazione e sensibilizzazione.

Un'attività di comunicazione e sensibilizzazione sui temi della raccolta differenziata rivolta ai giovani in età scolare è stata dispiegata a seguito della circolare commissariale n. 3380 del 4 aprile 2001, e si è articolata in tre iniziative: la prima, intitolata «Crea il tuo manifesto per una campagna pubblicitaria sui rifiuti», rivolta alle scuole materne ed elementari, la seconda, «Costruiamo il laboratorio del riciclo», rivolta alle scuole medie di primo grado, e la terza, «II ciclo del riciclo nella tua città», rivolta alle scuole medie di secondo grado.
Con ordinanza commissariale n.210 del 4 aprile 2001 è stata prevista una spesa di lire 2.227.000.000.
L'iniziativa ha certamente dato positivi risultati; rimane il fatto, però, che appare opportuno che tale attività d'informazione, comunicazione e formazione venga prevista all'interno dei piani d'impresa, non potendo detta attività di sensibilizzazione e quella di gestione della raccolta differenziata essere disgiunte ma, anzi, dovendo camminare necessariamente di pari passo.
Inoltre, con ordinanza commissariale n. 252 del 13 aprile 2001, è stato approvato il bando per i comuni con popolazione inferiore ai 10.000 abitanti per attività di informazione, sensibilizzazione e partecipazione della cittadinanza alle attività di raccolta differenziata, prevedendo una spesa di lire 5.000.000.000.
I comuni ammessi al finanziamento sono stati invitati a dettagliare i progetti secondo le indicazione fornite dalla gestione commissariale.

3.5. Discariche.

Sino alla fine di 2002 sono state finanziate le discariche di Bolognetta e di Castellana, in provincia di Palermo, per le quali sono state espletate le procedure di gara.
Sempre in provincia di Palermo, è stato finanziato l'ampliamento della terza vasca della discarica di Bellolampo. Inoltre, è stato approvato il progetto per la realizzazione della IV vasca sempre della discarica di Bellolampo.
Sono state avviate le procedure per lo spostamento del poligono militare di tiro, al fine di consentire l'utilizzazione dell'area di Bellolampo, per ubicare e realizzare tutti gli impianti ed i presidi necessari per una gestione integrata dei rifiuti della città capoluogo della regione; ma, l'aspetto più significativo dell'operazione consiste nel fatto che lo spostamento consentirà di prevedere in un'unica area, già da sempre in parte utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, tutti gli impianti necessari per la gestione integrata dei rifiuti, che rimarranno immersi nel verde di un parco di circa 200 ettari nei pressi della città di Palermo.
Va aggiunto che è stato erogato alla Prefettura di Palermo il finanziamento richiesto per la realizzazione di una discarica per inerti, nel territorio dei Comune di Terrasini.
In provincia di Catania sono state finanziate le discariche di Grotte San Giorgio, nel territorio del Comune di Catania, e di Mineo.
In provincia di Messina, dove si registra la più grave situazione di crisi, tanto che il comune capoluogo è stato costretto a smaltire i propri rifiuti nelle province di Catania e di Palermo, e nel territorio del Comune di Gela, la Prefettura sta provvedendo alla realizzazione di discariche nei territori dei Comuni di Barcellona, Cesare, Francavilla, San Piero Patti e Tripi.

3.6. Trattamento del rifiuto indifferenziato ai fini della termovalorizzazione.

Il quadro normativo di riferimento per il trattamento della frazione residuale dei rifiuti prodotti in Sicilia, a valle della raccolta differenziata, è stato profondamente modificato con l'intervento dell'ordinanza n.3190 del 22 marzo 2002. Infatti, il perno del sistema è divenuta la termovalorizzazione della frazione residuale dei


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rifiuti, mentre le precedenti ordinanze centravano l'attenzione sulla produzione del combustibile derivato dai rifiuti, anche a prescindere dalla sua successiva termovalorizzazione.
In esecuzione delle disposizioni della predetta ordinanza, con ordinanza commissariale n.638 del 26 luglio 2002, è stato approvato l'Avviso per l'individuazione di impianti e di strutture esistenti per il conferimento dei rifiuti solidi urbani ed assimilabili, prodotti dai comuni siciliani, al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire in discarica nonché di favorire i processi di recupero e riutilizzo degli stessi.
Inoltre, con ordinanza commissariale n. 670 del 5 agosto 2002, è stato approvato l'Avviso pubblico per la stipula di convenzioni per l'utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata, prodotta nei comuni della regione siciliana.

4. ATTUAZIONE DEL PIANO.

Così come enunciato in precedenza il Piano comprende il cronoprogramma per l'avvio della gestione integrata dei rifiuti (tempistica per la creazione e l'avvio delle società d'ambito, per la presentazione dei piani d'ambito e dei piani comunali di raccolta differenziata, per i piani provinciali dei rifiuti speciali).
La relativa tempistica è stata rispettata:
tutte le società di ambito sono state costituite, a copertura di tutto il territorio siciliano entro il 31 dicembre 2002, anche se, in moltissimi casi, si è dovuti ricorrere alle nomine di commissari ad acta per approvare le delibere di consiglio e gli Satuti per la costituzione delle Società;
alla data del 24 giugno 2003 tutti gli ATO hanno consegnato il Piano d'ambito;
con ordinanza commissariale n. 885 dell'8 agosto 2003 è stata adottata la tariffa d'ambito provvisoria per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati prevista e sono state date indicazioni alle società di ambito per il recepimento;
il Commissario delegato ha adottato un modello di tariffa ed ha invitato le società di ambito ad adottare un modello analogo, ritagliato sulla propria situazione, entro settembre 2003;
entro tale data ogni ATO ha approvato la tariffa provvisoria d'ambito, che consente di inquadrare economicamente l'attività dell'ambito stesso;
è stata avviata un'attività di assistenza tecnica nazionale PON ATAS per l'esame dei piani d'ambito;
con ordinanza n. 1176 del 6 settembre 2004 sono state approvate le «Linee guida per la formulazione di un contratto a risultato», a conclusione del lavoro effettuato da un apposito tavolo tecnico, cui hanno partecipato rappresentanti delle società d'ambito, delle province regionali, del CONAI e delle organizzazioni degli operatori economici del settore.

4.1. Aggregazioni dei comuni per la gestione integrata dei rifiuti e le società d'ambito.

Per incentivare la raccolta differenziata, obiettivo prioritario, in coerenza con le previsioni di Piano, è stato quello di promuovere ed attuare le aggregazioni di comuni e province per ambiti territoriali ottimali e di promuovere, altresì, le azioni finalizzate alla gestione integrata dei rifiuti secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità. L'articolo 23 del decreto legislativo n. 22 del 1997 identifica nelle Province (salvo diversa disposizione delle leggi regionali) l'ambito territoriale ottimale per la gestione dei rifiuti. Nella Regione Siciliana è demandato al Commissario delegato, tramite le proprie strutture tecniche, l'individuazione degli ambiti di gestione anche a livello subprovinciale, purché sia comunque assicurato il superamento della frammentazione della gestione.
Il Commissario delegato ha previsto l'ubicazione dei presidi di valorizzazione delle frazioni secche e di produzione del compost di qualità con il decreto n. 280 del 19 aprile 2001, il quale, richiamando l'articolo 6


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della ordinanza ministeriale n. 3072/2000, ha provveduto alla individuazione dei Comuni sede di impianto e degli ambiti per la selezione e valorizzazione della frazione secca, dei 25 A.T.O., (allegato A dell'ordinanza 280/2001), nonché dei comuni sede di impianto e dei sub-ambiti per la produzione di compost, e dei 35 sub-A.T.O (allegato B dell'ordinanza 280/2001).
Le «Linee guida per la raccolta differenziata», approvate con ordinanza n. 488 dell'11 giugno 2002, hanno esteso gli A.T.O. ed i sub-A.T.O. per la gestione integrata della raccolta differenziata (materiale secco da R.D. e umido da R.D.) alla gestione integrata dei rifiuti, cioè anche alla gestione della frazione residuale a valle della raccolta differenziata, realizzando così quella sinergia nella gestione dei rifiuti che è alla base delle «Linee guida» stesse, così diminuendo il possibile numero di aggregazioni in ambiti territoriali ottimali da 69 (25 ATO per la frazione secca, 35 sub-ATO per la frazione umida, 9 ATO per il CDR) a 25 ATO per la gestione integrata.
Sulla base di richieste provenienti dagli enti locali ed in accordo con la relativa provincia, gli ATO sono stati portati a 27, creando l'ATO delle Isole Eolie e quello delle alte Madonne; entrambi i territori hanno, infatti, particolari peculiarità che sono state in tal modo riconosciute.
Come già detto, entro il 24 giugno 2003, la Sicilia si è dotata di 27 Piani attuativi del Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia, presentati dalle 27 società d'ambito; entro il 30 settembre 2003 i Piani sono stati integrati anche con la previsione della tariffa provvisoria d'ambito; è stato, pertanto, disegnato il percorso, differenziato per ogni ATO, per uscire dall'emergenza, raggiungendo i livelli di raccolta differenziata previsti dalla normativa.
Al fine di facilitare la risoluzione della questione più controversa, quella del passaggio del personale, in data 20 aprile 2004, il commissario delegato e le organizzazioni sindacali hanno stipulato un accordo quadro a livello regionale che riguarda le modalità di passaggio del personale e sono state inviate delle linee guida per la redazione dei contratti «a risultato». Lo stesso 20 aprile 2004, con protocollo n. 7990, è stata inviata una nota-diffida alle società di ambito e agli enti soci per adottare, entro il 31 maggio, le delibere di giunta per la ricognizione di personale, mezzi ed attrezzature per la gestione integrata da trasferire alle società d'ambito, e per porre in essere, entro il 30 giugno, gli atti necessari all'avvio della gestione integrata. A seguito di ciò, tutti gli enti soci hanno adottato gli atti ricognitivi per il totale passaggio della gestione operativa alle società di ambito. In data 1o luglio 2004 è stata inviata una successiva circolare per chiedere un aggiornamento della situazione e diffidare gli enti locali ad adottare tutti gli atti affinché la gestione operativa possa passare alle società di ambito.
Sono state emesse due circolari n. 24737 del 17 dicembre 2003 e n. 10444 del 10 maggio 2004, per stabilire criteri, modalità e tempi per la presentazione dei progetti da parte delle società di ambito per i finanziamenti, a valere sulla misura 1.14 del POR Sicilia 2000-2006, per la gestione integrata dei rifiuti. Entro il termine di scadenza del 26 agosto 2004, le Società d'ambito hanno presentato i progetti per i piani di comunicazione, gli impianti, le attrezzature per l'avvio della gestione integrata dei rifiuti, che, in conformità ai piani d'ambito già presentati, consentiranno una effettiva riduzione delle tariffe per i cittadini.

4.2. Attività di formazione, comunicazione e sensibilizzazione.

L'attività di sensibilizzazione svolta da parte dell'ufficio del commissario ha riguardato le tre azioni principali previste dal Piano «Riduzione, Riutilizzo e Raccolta differenziata», attraverso il coinvolgimento delle comunità scolastiche e delle comunità locali. Risultano finanziati 69 progetti di comunicazione ai comuni con meno di 10.000 abitanti, per un importo di euro 1.500.000. Nel corso del mese di maggio 2004 è stata effettuata la prima campagna pubblicitaria a livello regionale per la promozione della raccolta differenziata,


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effettuata sui quotidiani a diffusione regionale, sulle radio e sulle TV locali. Ogni piano d'ambito doveva prevedere ed ha previsto al suo interno la parte della comunicazione. Nel corso dei mesi di febbraio, marzo ed aprile è stato portato a termine un piano di formazione degli operatori degli ATO e delle Province regionali, finalizzato all'avvio della gestione operativa. In data 1o aprile 2004 è stato avviato il cosiddetto «Progetto 102» per la formazione, a seguito di selezione pubblica, di 90 operatori ambientali, che sono stati successivamente assegnati alle società di ambito ed alle province regionali per le attività di raccolta dati e pianificazione.
Nei mesi di marzo, aprile e maggio 2004, in collaborazione con il FORMEZ, sono stati svolti 6 corsi base sulla gestione integrata dei rifiuti. Detti corsi sono stati svolti 2 a Palermo e uno ciascuno ad Agrigento, Catania, Messina e Siracusa ed hanno visto la partecipazione di dipendenti degli enti locali e di rappresentanti delle società d'ambito.
Altri due corsi specialistici, l'uno sui rifiuti speciali, l'altro sulla comunicazioni, sono stati svolti a Palermo, con la partecipazione della medesima tipologia di soggetti.

4.3. Rapporti con i consorzi di filiera.

Nel corso del 2004 sono state avviate, di concerto con il CONAI ed i Consorzi di filiera, una serie di indagini merceologiche di maggior dettaglio.
In via sperimentale è stato sospeso il transito attraverso l'Ufficio del commissario dei corrispettivi dovuti dai consorzi di filiera per la raccolta differenziata effettuata da Comuni e società di ambito, con conseguente dirottamento degli stessi alle piattaforme, senza che si registrasse un sensibile calo dei suddetti corrispettivi.
Un dato interessante, riguardante i pagamenti provenienti dai consorzi di filiera, che sono transitati attraverso la struttura per poi andare ai comuni o ai soggetti delegati dai comuni stessi, è riportato nella sottostante tabella.

2001
2002
2003
Fino al 30 giugno 2004
Euro
Euro
Incr. %
Euro
Incr. %
Euro
Incr. %
Proiezione
COMIECO 1.161038,00 1.235.322,03 6% 1.817.848,92 47% 1.281.698,47 41%
COREPLA 434.232,14 982.693,23 126% 982.848,08 0,02% 905.668,06 84%
C.N.A. - 1.846,93   4.521,19 145% 5.720,15 153%
C.I.A.L. -     4.409,47   125,79 -94%
COREVE -     140.197,35 123% 34.164,24 -51%
TOTALE 1.595.270,14 2.282.758,62 43% 2.949.825,01 29% 2.227.376,71 51%

Dalla tabella si può vedere che il totale incassato cresce negli anni dal 2001 al 2003 da circa 1.595.000 a 3.000.000 di euro, e che la tendenza per il 2004 è di un ulteriore raddoppio, dovuto, soprattutto a carta e plastica, mentre si ha un sensibile calo tendenziale per acciaio ed alluminio.

4.4. Regolamenti comunali per la gestione integrata dei rifiuti.

Risultano emanati sia i regolamenti comunali che i regolamenti di ambito.

4.5. Impianti per la raccolta differenziata.

L'altro presupposto per incrementare la raccolta differenziata è costituito dalla


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realizzazione e messa in esercizio dei necessari presidi, quali i centri comunali di raccolta e le isole ecologiche.
Per quanto riguarda l'impiantistica di base (isole ecologiche e centri comunali di raccolta) si è fatta una campagna di sensibilizzazione presso i comuni dell'isola, che ha prodotto risultati soprattutto con riferimento ai comuni al di sotto di 10.000 abitanti.
In sintesi, la situazione è la seguente:
sono state finanziate 244 isole ecologiche per un importo di euro 18.622.931; per 235 progetti i lavori risultano iniziati, per un importo di euro 17.226.938, mentre per 218 sono già ultimati.
sono state finanziati 64 CCR per un importo di euro 42.315.379; per 29 progetti i lavori risultano iniziati, per un importo di euro 10.276.641.

4.6. Impianti per la valorizzazione delle frazioni secca ed umida.

Per quanto riguarda gli impianti di compost e di valorizzazione della frazione secca si prevede un'attuazione per fasi successive, tenendo conto dello sviluppo dell'intercettazione delle frazioni secche e dell'umido che passa dalla situazione attuale di circa l'uno per cento dell'umido, e di circa il quattro e cinquanta per cento del secco, alla situazione a regime e cioè a quella in cui si prevede di intercettare il 12 per cento di umido e il 23 per cento del secco.
Il Piano di gestione dei rifiuti prevedeva che ogni ambito territoriale ottimale adattasse la programmazione regionale al proprio piano d'ambito, decidendo se realizzare o meno l'impianto previsto o se raggiungere i livelli di raccolta differenziata utilizzando impianti esistenti o di ambiti viciniori. Questo è stato fatto nei piani d'ambito, che hanno previsto la realizzazione di 27 impianti di compostaggio e 25 impianti per la selezione della frazione secca.
La circolare n. 24737 del 17 dicembre 2003 stabilisce le disponibilità finanziarie per ogni ATO a valere sui fondi a disposizione della Struttura commissariale (euro 240.000.000), i criteri di priorità e le modalità di finanziamento (suddivisa in due fasi: la prima per il 75 per cento dell'importo e la seconda per il 25 per cento, con la quale sarà attribuita anche la premialità con le modalità previste nella circolare stessa).

4.7. Realizzazione di discariche ai sensi degli artt. 27 e 28 del decreto legislativo n. 22 del 1997.

I prefetti, d'intesa con l'ufficio del commissario delegato, hanno provveduto a chiudere, alla data del 30 giugno 2002, ben 211 delle citate 325 discariche e quindi il 65 per cento delle stesse; alcune perché esaurite ed altre per le cattive condizioni tecnico-ambientali. Ad oggi, risultano ancora in esercizio circa 70 discariche.
A regime sono previste dal Piano 25 discariche per rifiuti solidi urbani per le necessità di abbancamento relative al periodo di validità dello stesso e, a partire dal 16 luglio 2005, destinate esclusivamente ai sovvalli provenienti dalle lavorazioni della raccolta differenziata ed a quelli provenienti dalla termovalorizzazione.

4.8. La valorizzazione mediante produzione di energia.

S'è già detto che la procedura relativa alla raccolta differenziata consentirà di trattare, a regime, almeno il 35 per cento dei rifiuti prodotti in Sicilia; la restante parte è previsto che debba essere trattata, in perfetta coerenza con la normativa vigente, mediante la valorizzazione finalizzata al recupero di energia.
L'articolo 4 dell'ordinanza n. 2983 del 31 maggio 1999, come modificato dall'ordinanza n. 3190 del 22 marzo 2002, così come in premessa ricordato, prevede che il Commissario delegato - Presidente della Regione siciliana - sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, stipula convenzioni per la durata massima


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di venti anni per l'utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata prodotta nei comuni della Regione siciliana, con operatori industriali che si impegnino a trattare in appositi impianti la frazione residuale dei rifiuti ed a utilizzarla in impianti di termovalorizzazione con recupero di energia; impianti da realizzarsi in siti idonei ovvero in propri impianti industriali, esistenti nel territorio della Regione, ivi compresi quelli per la produzione di energia elettrica in sostituzione totale o parziale dei combustibili ora impiegati. Per dare esecuzione alla normativa di cui al citato articolo 4 è stato emanato apposito avviso pubblico. Le procedure si sono concluse nel gennaio 2003.
Il 17 giugno del 2003 sono state sottoscritte le relative convenzioni. A seguito di presentazione da parte dei proponenti dei progetti definitivi e nei successivi mesi di luglio ed agosto si sono svolte le prime conferenze di servizio istruttorie ex articolo 27 e 28 dei D.Lgs 22/97, cui sono stati invitati tutti i soggetti interessati ai quattro sistemi individuati.
Ai sensi dell'articolo 2 comma 4 dell'ordinanza n. 3334 del 23/01/04, il 15 marzo sono stati notificati i quattro progetti, per i quattro sistemi integrati, al Ministero dell'ambiente, per la valutazione di impatto ambientale.
La commissione V.I.A., in data 10 giugno 2004, ha espresso parere favorevole con prescrizioni. In seguito a tale parere sono state convocate le conferenze decisorie per le autorizzazioni ex articolo 27 del decreto legislativo n. 22 del 1997, che si sono concluse nel mese di agosto del 2004. Nelle more dell'autorizzazione e della realizzazione del sistema della termovalorizzazione, è stato sottoscritto un protocollo d'intesa che consente di definire i passi necessari per partire con la consegna del rifiuto indifferenziato ai 4 operatori industriali, che provvederanno allo smaltimento in discarica.
I sistemi integrati per il trattamento dei rifiuti residui a valle della raccolta differenziata sono, come già detto, quattro, e in particolare:
Localizzazione del termovalorizzatore a Casteltermini.
Il sistema è proposto dalia società Platani energia ambiente S.c.p.a., di cui fanno parte Elettroambiente S.p.A., Enel Produzione S.p.A., EMITS.p.A., AMIA S.p.A., Catanzaro Costruzioni S.r.l..
L'ambito territoriale di riferimento è costituito dai seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione integrata dei rifiuti (A.T.O.): AGI, AG2, AG3 - CL1 - CL2 - PA4 (con esclusione dei comuni di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate), ridenominato PA4 sud.
Sono previsti due impianti per la selezione meccanica della frazione indifferenziata e la biostabilizzazione della frazione umida, quattro stazioni di trasferenza e due discariche per sovvalli.

Localizzazione del termovalorizzatore ad Augusta.
Il sistema è proposto dalla società Tifeo energia ambiente S.c.p.a., di cui fanno parte Elettroambiente S.p.A., Enel Produzione S.p.A., L'Altecoen Tecnoservizi Ambientali S.r.l., Panelli Impianti Tecnologici S.p.A.
L'ambito territoriale di riferimento è costituito dai seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione integrata dei rifiuti (A.T.O.): CT4, CT5 - SRI - SR2 - EN1 - RG1.
Sono previsti tre impianti per la selezione meccanica della frazione indifferenziata e la biostabilizzazione della frazione umida, tre stazioni di trasferenza e quattro discariche per sovvalli.

Localizzazione del termovalorizzatore a Palermo
II sistema è proposto dalla società Palermo energia ambiente S.c.p.a., di cui fanno parte Falck S.p.A., Actelios S.p.A, AMIA S.p.A., EMIT S.p.A., Consorzio ASI (Palermo), Aster S.p.A., Gecopre S.p.A., Safab S.p.A.


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L'ambito territoriale di riferimento è costituito dai seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione integrata dei rifiuti (A.T.O.): PAI - PA2 - PA3 - PA5 - TP1 - PA4 (con esclusione dei comuni di Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia, Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate), ridenominato PA4 nord.
Sono previsti due impianti per la selezione meccanica della frazione indifferenziata e la biostabilizzazione della frazione umida, tre stazioni di trasferenza e tre discariche per sovvalli.

Localizzazione del termovalorizzatore a Paternò
II sistema è proposto dalla società Sicilpower S.p.a., di cui fanno parte DGI - Daneco Gestione Impianti S.p.A., Waste Italia S.p.A, Tecnip Italy S.p.A., Siemens S.p.A., L'Altecoen Tecnoservizi Ambientali S.r.l., DB Group S.p.A..
L'ambito territoriale di riferimento è costituito dai seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione integrata dei rifiuti (A.T.O.):CT1- CT2 - CT3 - MEI - ME2 - ME3 - ME4.
Sono previsti un impianto per la selezione meccanica della frazione indifferenziata e la biostabilizzazione della frazione umida, tre stazioni di trasferenza e una discarica per sovvalli.

5. RIFIUTI SPECIALI.

In linea con le indicazioni discendenti dalle direttive della Comunità Europea, la pianificazione del settore dei rifiuti speciali è stata imperniata sui seguenti principi fondamentali:
prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti;

massimizzazione e riuso del recupero, attraverso il riciclo, il reimpiego ed il riutilizzo;
sviluppo di tecnologie che assicurino un'elevata protezione ambientale ed un incremento della qualità dei servizi di gestione.

5.1. I Piani di settore.

Per la redazione del Piano si è proceduto attraverso l'elaborazione dei cosiddetti Piani di settore, di seguito specificati

5.1.1. Piano dello stoccaggio provvisorio.

Il Piano individua i criteri di localizzazione e di realizzazione degli impianti di stoccaggio provvisorio per rifiuti pericolosi e non, intendendo per stoccaggio le attività di smaltimento individuate al punto D15 dell'allegato B, nonché al punto R 13 dell'allegato C al decreto legislativo n. 22 del 1997.
La pianificazione del settore riveste carattere di emergenza per la carenza di impianti di stoccaggio conto terzi nella Regione (con l'unica eccezione rappresentata da quelli dedicati alla raccolta degli oli minerali esausti) ed ha lo scopo di limitare il più possibile la movimentazione dei rifiuti prima dell'avvio alla loro destinazione finale. Le province di Catania, Palermo e Trapani risultano soddisfatte relativamente allo stoccaggio degli oli minerali esausti, mentre per quanto riguarda lo stoccaggio relativo alle restanti tipologie di rifiuti, soltanto nella provincia di Agrigento esiste un impianto. Palermo, Catania e Siracusa, inoltre, offrono anche impianti per lo stoccaggio di limitate tipologie di rifiuti.
Va tuttavia sottolineato che nelle Province di Siracusa, Messina e Caltanissetta i grossi poli industriali sono, comunque, provvisti di impianti di stoccaggio di rifiuti prodotti in conto proprio.

5.1.2. Piano dei rifiuti inerti.

Sulla base dei riferimenti normativi che regolano il settore ed in funzione dei dati


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relativi alla produzione dei rifiuti inerti nel territorio siciliano le linee guida del Piano di settore sono state orientate prediligendo le attività di recupero e minimizzando lo smaltimento, attraverso il conferimento in discarica, dei rifiuti non recuperabili.
Inoltre si è tenuto in considerazione l'incremento entro il 2020 della frazione (calcestruzzo) che andrà aumentando, in conseguenza delle demolizioni degli edifici realizzati fino agli anni '50-60.
Sulla base di ciò, si è stabilito un valore prudenziale di rifiuti da costruzione e demolizione di circa 0,4 tonn/abitante per anno, dato questo sottostimato rispetto ad un valore medio nazionale di 0,6 tonn/abitante per anno.
Per quanto sopra detto, le attività devono essere finalizzate alla realizzazione delle seguenti tipologie impiantistiche:
impianti fissi e/o mobili di recupero (frantumazione, cernita e miscelazione);
impianti di recupero ambientale di aree degradate, attraverso rimodellamenti morfologici;
discariche per rifiuti speciali inerti.

Il Piano inoltre prevede, in armonia con la normativa vigente, i criteri di localizzazione delle discariche e dei centri di recupero, la documentazione necessaria per l'ottenimento dell'autorizzazione ai sensi del decreto legislativo n. 22 del 1997 ed i relativi elaborati progettuali.
Considerato che gli impianti oggi esistenti, sia di recupero che discariche, non sono in grado di assicurare lo smaltimento dei rifiuti indicati, si dovrà andare ad individuare, attraverso i Piani provinciali attuativi, il fabbisogno impiantistico riferito sia alle attività di recupero che di smaltimento, da individuare nel territorio regionale.

5.1.3. Piano dei centri di rottamazione.

Nella predisposizione dei piano di settore si è cercato di identificare e localizzare, in ciascun ambito ottimale, gli impianti per la messa in sicurezza, la demolizione e la rottamazione dei veicoli a motore.
I dati che hanno portato alla predisposizione del Piano sono stati desunti, tenendo conto:
delle immatricolazioni, radiazioni e parco veicoli circolanti, suddivisi per provincia e categoria (Fonte: ACI);
composizione tipo di un'autovettura (Fonte: FIAT);
superficie di un centro-tipo (Fonte: ARTA - Servizio Rifiuti);
centri di rottamazione esistenti (Fonte: ARTA - Servizio Rifiuti e Comuni dell'Isola);
fabbisogno di superficie in ambito regionale.

Da tali dati si è pervenuti alla seguente situazione in Sicilia:
veicoli circolanti: 3.307.034 (dato riferito al 31 dicembre 2000);
veicoli immatricolati: 169.113 (dato riferito all'anno 2000);
veicoli radiati: 133.123 (dato riferito all'anno 2000).

L'attività svolta dai centri di raccolta per la messa in sicurezza, la demolizione, il recupero dei materiali e la rottamazione, può essere suddivisa sinteticamente nelle seguenti fasi:
Fase A - Bonifica e messa in sicurezza;
Fase B - Recupero dei materiali di pregio;
Fase C - Rottamazione;
Fase D - Frantumazione.

Il Piano, inoltre, prevede, in armonia con la normativa vigente, i criteri di localizzazione dei centri di rottamazione, la documentazione necessaria per l'ottenimento dell'autorizzazione ai sensi del decreto


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legislativo n. 22 del 1997 ed i relativi elaborati progettuali. Infine, è da sottolineare che, allo scopo di favorire il processo di razionalizzazione di tali attività nel territorio, i Comuni sono obbligati ad individuare i siti urbanisticamente idonei nelle zone destinate ad insediamenti industriali ed artigianali. Ove non ricorrano dette possibilità, si potrà procedere in variante allo strumento urbanistico, purché vengano rispettate le condizioni riportate nei criteri di localizzazione.

5.1.4. Piano dei rifiuti sanitari.

La produzione dei rifiuti sanitari è correlata ai servizi ed alle attività delle strutture operanti nel territorio.
I dati sono stati estrapolati dall'analisi di quelli ricavati attraverso il MUD (modello unico di dichiarazione ambientale) e la verifica e l'integrazione di detti elementi, mediante acquisizione di informazioni presso le strutture sanitarie.
Chiaro è che le analisi effettuate fanno riferimento a tipologie di rifiuti sanitari individuate con i vecchi codici CER.
In estrema sintesi i quantitativi di produzione dei rifiuti sanitari sono così suddivisi:
sanitari che richiedono particolari modalità di smaltimento 14 tonn.;
sanitari non pericolosi 90 tonn.;
sanitari pericolosi non a rischio infettivo 697 tonn.;
sanitari pericolosi a rischio infettivo 3.795 tonn.

Per i rifiuti sanitari pericolosi, l'articolo 45 del decreto legislativo n. 22 del 1997 prevede che gli stessi debbano essere smaltiti mediante termodistruzione. Qualora il numero degli impianti per lo smaltimento mediante termodistruzione fosse insufficiente al fabbisogno, il Presidente della Regione, d'intesa con i Ministeri della Sanità e dell'ambiente, può autorizzare lo smaltimento di tali rifiuti anche in discarica controllata, previa sterilizzazione.
In Sicilia, l'Assessorato alla Sanità ha previsto negli anni passati un piano di finanziamento per gli impianti di sterilizzazione; dal canto suo, l'Assessorato al Territorio ed Ambiente ha via via autorizzato impianti di termodistruzione dedicati. Di fatto, molti degli impianti di incenerimento autorizzati, ad oggi non sono operativi; altri (quelli delle strutture ospedaliere) non risultano operativi in quanto non sono stati adeguati alle normative vigenti.
Alla luce quindi della produzione di rifiuti sanitari e degli impianti esistenti, si è verificato che, mentre per le province di Palermo e Catania, risulta soddisfatto il fabbisogno impiantistico, per le altre province rimane una carenza di strutture dedicate.
Il Piano, quindi, prevede che si dovrà tenere conto, anche nella valutazione della potenzialità degli impianti di termodistruzione per il settore industriale, del fabbisogno non soddisfatto per i rifiuti sanitari.
Infine, è stato previsto, per la carenza di impianti di smaltimento dei rifiuti sopra indicati, di ricorrere al deposito preliminare degli stessi. Pertanto, al fine di regolarizzare le fasi di smaltimento dei rifiuti sanitari pericolosi, sarà possibile fare ricorso all'operazione di smaltimento D13 (raggruppamento preliminare di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12) definita dall'allegato B al decreto legislativo n. 22 del 1997, con un periodo massimo consentito di stoccaggio non superiore ai cinque giorni.
È stato attivato l'impianto sito in contrada Bellolampo (Palermo), che ha una potenzialità tale da poter distruggere i rifiuti di tutta la Sicilia occidentale.

5.1.5. Impianti mobili.

Anche per gli impianti mobili sono state indicate linee guida, nella considerazione che una pianificazione del settore potrà essere portata a termine soltanto quando sarà stata definita la pianificazione


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relativa ai rifiuti industriali e la localizzazione degli impianti di smaltimento e/o recupero dei rifiuti speciali inerti.

5.2. I rifiuti speciali nel Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia.

II Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia accoglie al proprio interno i precedenti atti di pianificazione e li armonizza in un contesto unitario, indicando altresì, in questa prima fase di pianificazione, le linee guida fondamentali per la corretta ubicazione, la realizzazione e la successiva gestione di tutte le tipologie impiantistiche che devono costituire i necessari presupposti per la gestione dei rifiuti speciali, specificando nel dettaglio anche la documentazione necessaria per la presentazione del progetto inerente gli impianti di smaltimento e/o recupero.
È stata rimandata, di fatto, la localizzazione di detti impianti ad ulteriori atti di attuazione della pianificazione.
Tutto ciò anche nella considerazione che oggi in Sicilia esistono soltanto una discarica per rifiuti industriali ed un impianto di trattamento.
Il Piano contiene, inoltre, ulteriori indicazioni per particolari tipi di rifiuti come, ad esempio:
l'amianto, prevedendo la elaborazione di un piano regionale specifico per lo smaltimento dei rifiuti di amianto, che dovrà essere elaborato tenendo conto delle linee generali del Piano regionale di gestione dei rifiuti, anche se per la sua redazione si è scelto di attendere l'emanazione dei disciplinari tecnici, nonché l'istituzione di idonee misure per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti derivanti da materiale di costruzione contenente amianto previste dalla Comunità europea;
i rifiuti industriali; in Sicilia, i poli industriali di maggiore spicco, di fatto coincidono con i poli petrolchimici di Caltanissetta (Gela), Siracusa e Messina (Milazzo). Pianificare secondo ambiti territoriali ottimali, che di fatto coincidono con gli ambiti provinciali, non consentirebbe una logica distribuzione degli impianti di smaltimento e/o recupero sul territorio siciliano.

5.3. Ulteriore Pianificazione e attività di attuazione della pianificazione.

Successivamente all'adozione del Piano sono stati emanati i seguenti ulteriori provvedimenti a ulteriore integrazione della pianificazione:
Con ordinanza n. 1243 del 31 dicembre 2002 è stato adottato il programma per la decontaminazione degli apparecchi contenenti PCB-PCT.
Con ordinanza n. 2057 dell'11 novembre 2003 è stata adottata l'ordinanza che approva la bozza di piano per i rifiuti contenenti PCB-PCT non soggetti ad inventario.
on ordinanza n. 324 del 25 marzo 2004, in accordo con le direttive del Tavolo Interregionale, concordate con gli uffici della Commissione europea, è stato integrato il Programma per la decontaminazione degli apparecchi contenenti PCB-PCT.

Per quanto riguarda la pianificazione dei rifiuti speciali nel suo complesso è stata attivata una specifica attività di assistenza tecnica a livello nazionale (PON ATAS), che ha consentito, dopo la presentazione, entro il mese di giugno 2003, da parte di sole cinque Province regionali, dei piani per la gestione dei rifiuti speciali previsti nelle procedure di attuazione del Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia, di giungere entro il mese di ottobre 2003 alla presentazione degli altri quattro piani e delle integrazioni a quelli già presentati.
Ciò ha permesso di adottare entro la scadenza del 30 settembre 2004, prevista nel Piano di gestione dei rifiuti in Sicilia, i piani provinciali per la gestione dei rifiuti speciali.


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6. BONIFICHE DEI SITI INQUINATI E DELLE DISCARICHE DISMESSE.

Con circolare del Commissario delegato n. 1111 del 20 marzo 2000, successivamente integrata con note n. 4144 dei 20 luglio 2000 e n. 6000 dei 25 ottobre 2000, è stata avviata la procedura per la predisposizione del Piano delle Bonifiche. L'esame delle oltre 750 schede informative pervenute dai Comuni e da altri Enti pubblici, che sono state anche inserite in un archivio informatizzato, ha consentito di predisporre il Piano, approvato con ordinanza commissariale n. 1166 del 18 dicembre 2002.
Con ordinanza commissariale n.1051 del 12 dicembre 2001, è stato approvato il programma di interventi per le attività di caratterizzazione, di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle discariche comunali autorizzate e non più in esercizio, ai sensi dell'articolo 6, comma 1-ter, dell'ordinanza n. 2983/1999, anche al fine di pervenire alla predisposizione del Piano delle bonifiche delle aree inquinate, ai sensi dell'articolol, comma 1, della predetta ordinanza.
Detto piano comprende i 1009 siti segnalati dagli enti locali interessati.
Le attività di caratterizzazione sono state, comunque, già avviate, con l'ausilio, in particolare, dei Laboratori provinciali di igiene e profilassi, divenuti strutture periferiche dell'ARPA Sicilia, a seguito della sua istituzione, ai sensi dell'articolo 90 della l.r. 3 maggio 2001, n. 6.
Nel corso del mese di novembre del 2001, sono stati sottoscritti contratti a tempo determinato con 40 operatori da assegnare ai LIP, ai sensi dell'articolo6, comma 4, dell'ordinanza n. 2983/1999. I predetti contratti sono stati rinnovati per un biennio, a partire dal 1o luglio 2002, ai sensi dell'ordinanza di protezione civile n. 3190 del 22 marzo 2002. Nel corso dell'anno 2002 sono stati finanziati alla Provincia di Siracusa gli interventi di bonifica delle discariche di Vittoria e di Santa Croce Camerino, per oltre 3.600.000 euro, ed alla Prefettura di Messina l'intervento di messa in sicurezza d'emergenza della discarica di Portello Arena, in Messina, per oltre 1.400.000 euro.
Inoltre, è stato finanziato il progetto approvato dalla Prefettura di Catania per l'utilizzazione della cava di Monte Calvario, nel territorio del Comune di Biancavilla, per il deposito del materiale di scavo proveniente dai lavori per la depolverizzazione dell'abitato, a seguito dell'accertamento che l'elevata percentuale di tumori all'apparato respiratorio fra gli abitanti era da collegare alla presenza di fibre anfiboliche, paragonabili all'amianto per la loro pericolosità, nel materiale inerte utilizzato come fondo stradale.
Occorre evidenziare che il territorio del Comune di Biancavilla è stato inserito fra i siti inquinati di interesse nazionale, in considerazione dell'elevato numero di patologie causate dalla presenza nel terreno di fibre di materiale, ora denominato fluoroedenite, che manifesta effetti simili all'amianto. Sempre per Biancavilla sono stati eseguiti i lavori di messa in sicurezza d'emergenza per la depolverizzazione dell'abitato con la bitumazione delle strade in terra battuta, finanziati con ordinanze commissariali n. 635 e n. 636 del 19 luglio 2002, per complessivi - 2.995.450,02.
Nell'ambito delle proprie competenze, l'Istituto Superiore di Sanità sta operando per il potenziamento delle attività di indagine epidemiologica nelle aree inquinate di interesse nazionale di Gela, di Priolo e di Biancavilla.
Inoltre, l'Ufficio del Commissario delegato ha stipulato con l'ARPA Sicilia una convenzione per le attività di monitoraggio, di caratterizzazione e di controllo dei piani di caratterizzazione, con particolare riferimento alle aree inquinate di interesse nazionale dei petrolchimici di Gela e di Priolo.
Ancora, per lo svolgimento di attività di supporto e consulenza alle funzioni ed ai compiti del Commissario delegato in materia di bonifica dei siti inquinati, è stata sottoscritta una convenzione con il Dipartimento di ingegneria civile ed ambientale dell'Università degli studi di Catania, approvata con ordinanza commissariale n. 581 del 10 luglio 2001.
All'Università di Catania è già stato affidato l'incarico di realizzare il piano di caratterizzazione di quattro siti inquinati nel


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territorio del Comune di Priolo Gargallo e di cinque siti nel Comune di Melilli. I quattro progetti di piano di caratterizzazione relativi al Comune di Priolo Gargallo sono già stati approvati dal Ministero dell'ambiente, in quanto interni al sito di interesse nazionale, mentre, i cinque progetti nel territorio di Melilli sono stati approvati, in conferenza di servizi, dal Comune. È in corso l'esecuzione dei nove progetti.
La realizzazione degli interventi per la caratterizzazione degli stabilimenti industriali nell'area di Siracusa ha fatto emergere situazioni di inquinamento della falda acquifera che hanno imposto la realizzazione di interventi di messa in sicurezza d'emergenza. Inoltre, si sono manifestate gravi situazioni di inquinamento da idrocarburi in pozzi per uso irriguo e potabile, al di fuori del perimetro degli stabilimenti, che hanno ancor più manifestato la gravita della situazione ambientale.
L'Ufficio del commissario per l'emergenza ambientale in Sicilia ha ottenuto dalla Procura della Repubblica di Siracusa il dissequestro del pozzo privato (pozzo Cannamela) e dei pozzi all'interno dello stabilimento della «Polimeri Europa» per consentire gli interventi, rispettivamente dell'AGIP petroli, con ordinanza commissariale n. 203 del 20 marzo 2002, e della Polimeri Europa, con ordinanza n. 204 del 20 marzo 2002.
In entrambi i casi, è stato richiesto al Comune di Priolo Gargallo di fornire ogni possibile collaborazione per la migliore effettuazione delle operazioni di messa in sicurezza d'emergenza ed effettui le necessarie verifiche sul procedere degli interventi, ferme restando le ordinarie competenze degli organi di controllo, che, nei casi di specie, hanno manifestato, come si vedrà in seguito, non poche criticità.
Per la situazione di inquinamento rilevata nel perimetro dello stabilimento della ERG Petroli-Raffineria ISAB, l'Ufficio del Commissario, con ordinanza n. 207 del 22 marzo 2002, ha provveduto ad autorizzare, quale intervento di messa in sicurezza d'emergenza, l'invio della miscela pompata dalla falda ai serbatoi per la separazione degli idrocarburi, da destinare alla raffinazione, dall'acqua, da destinare all'impianto di depurazione dello stabilimento, con l'obiettivo di pervenire, a regime, alla restituzione dell'acqua allo stato originario.
Anche in questo caso, è stato richiesto al Comune di Priolo Gargallo di effettuare ulteriori verifiche sullo svolgimento delle attività di bonifica, rispetto alle ordinarie competenze delle autorità di controllo.

6.1. Il Piano delle Bonifiche.

Come già accennato in precedenza il Piano per la gestione dei rifiuti contiene anche il Piano delle Bonifiche.
Tale piano ha previsto:
1. il censimento e la mappatura delle aree potenzialmente inquinate, partendo dai dati del Piano regionale del 1992, provvedendo ad un loro aggiornamento, attraverso il coinvolgimento di tutti gli enti interessati; scopo dell'indagine è stato quello di ottenere, possibilmente per tutti i siti segnalati, i dati conoscitivi sufficienti per poter valutare l'indice di rischio del sito e dunque inserirlo in elenchi di priorità;
2. la definizione di elenchi regionali e provinciali di priorità, attraverso la messa a punto e l'utilizzo di una metodologia di analisi di rischio relativo, che fornisca un indice di rischio in merito al livello di contaminazione ed al pericolo che la stessa possa interessare l'uomo e le matrici ambientali circostanti;
3. la descrizione dei criteri regionali per gli interventi di bonifica in linea con la normativa tecnica nazionale di riferimento prevista dal decreto ministeriale n. 471 del 1999;
nonché l'indicazione:
4. dei siti di interesse nazionale;
5. dei criteri tecnici di priorità;
6. degli oneri finanziari;
7. della descrizione delle modalità di attuazione del piano di bonifica;
8. della modalità di aggiornamento della lista dei siti.

Il Progetto 67, per il censimento delle discariche in Sicilia, finanziato dal Mini
stero


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dell'ambiente nell'ambito del Programma annuale 1988, di interventi urgenti per la salvaguardia ambientale, ha avuto inizio il 15 settembre 2003 con la stipula di 124 contratti di collaborazione coordinata e continuativa con altrettanti operatori per la durata di 12 mesi.
Il progetto ha avuto per oggetto la verifica e l'approfondimento dei dati del censimento utilizzato per la predisposizione del Piano delle Bonifiche.
Alle 1009 segnalazioni contenute nel Piano delle Bonifiche ed inizialmente comunicate ai coordinatori provinciali si sono aggiunte circa 200 segnalazioni arrivate all'Ufficio del Commissario per l'Emergenza dei Rifiuti nel corso delle attività. L'elenco completo di tali segnalazioni è stato comunicato ai coordinatori provinciali.
Al rilevamento dei siti potenzialmente inquinati si è aggiunta in itinere la delicatissima attività di affiancamento ai Comuni per la predisposizione dei progetti per la messa in sicurezza d'emergenza dei siti e per la redazione dei piani di caratterizzazione.
I comuni hanno ritenuto utili le proposte di collaborazione da parte degli operatori del progetto 67 per la elaborazione dei piani di caratterizzazione richiedendone numerosi il supporto. Le informazioni raccolte nell'ambito del Progetto 67 vengono mensilmente fornite all'Assessorato Regionale Territorio ed Ambiente competente per la gestione dell'Anagrafe dei siti da bonificare, ai sensi dell'articolo 17, comma 12, del decreto legislativo n. 22 del 1997.
Lavoro svolto:
Attività di formazione (rivolta ad operatori e coordinatori) sulla legislazione nazionale in materia ambientale;
Attività di formazione (rivolta ad operatori e coordinatori) per la realizzazione di Piani di Caratterizzazione;
Attività di formazione (rivolta agli operatori informatici) per la realizzazione del GIS;
Predisposizione della scheda di rilevamento dei siti potenzialmente inquinati;
Predisposizione del database «Bonifiche» atto a contenere le informazioni contenute nelle schede di rilevamento;
Rilevamento dei siti potenzialmente inquinati contenuti nel Piano delle Bonifiche;
Nel dettaglio la situazione per singola provincia è la seguente:

N. segnalazioni Presenti nel Piano delle Bonifiche
N. segnalazioni censite Operatori Prog. 67
N. siti censiti Operatori Prog. 67
N. segnalazioni non censite del Piano delle Bonifiche
N. segnalazioni caricate nel DB Bonifiche
N. siti caricati nel DB Bonifiche
1.009
732
667
277 H
662
601

Prov.
Segn. censite
Segn. non censite
Totale segn.
Pere. Segn censite
Siti censiti
AG
83
10
93
79%
81
CL-EN
96
37
133
72%
96
CT
39
47
86
45%
36
ME
96
133
229
42%
84
PA
221
13
234
94%
190
RG-SR
128
31
159
80%
116
TP
69
6
75
92%
64
TOT
732
277D
1.009
73%
667


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L'Unita' operativa 3 Bonifiche ha inoltre avviato con gli operatori di cui al progetto 67 un'ulteriore attività volta alla elaborazione dei Piani di Caratterizzazione e dei progetti di MISE in collaborazione con Comuni.
Si specificano nella tabella sotto indicata i dati relativi alle MISE ed ai progetti di caratterizzazione presentati dai Comuni con l'ausilio degli operatori del progetto 67:

Provincia
Comuni che hanno fatto richiesta di collaborazione per la redazione di PdC o MISE
Comuni per i quali sono stati presentati i Piani di caratterizzazione degli operatori del Progetto 67
Comuni per i quali sono stati presentati i progetti per MISE dagli operatori del Progetto 67
AG Agrigento, Grotte Favara, Castrofilippo, Ribera, Burgio, Cianciana, Comitini, Cattolica Eraclea, Raffadali, Casteltermini, Palma di Montechiaro, Lucca Sicula, S. Giovanni Gemini, S. Stefano di Quisquina, S. Elisabetta    
CL-EN Acquaviva Platani (CL), Colascibetta (EN), Marianopoli (CL), Mazzarino (CL), Mussomeli (CL), Niscemi (CL), Nissoria (EN), Piazza Armerina (EN), Resuttano (CL), San Cataldo (CL), Santa Caterina Villermosa (CL), Sutera (CL), Vallelunga Pratameno (CL) Acquaviva Platani Vallelunga Pratameno Niscemi
CT Giarre, Palagonia, Paternò, Vizzini, S. Venerina, Mirabella Imbaccari, S. Cono    
ME Castemola, Castroreale, San Piero Patti, Librizzi, Pace del Mela, Mirto    
PA Mezzojuso, Partinico, Roccapalumba, Palazzo Adriano, Ciminna, Marineo, Petralia Sottana, Petralia Soprana, Gangi, Castelbuono, San Mauro, Castelverde, Cefalù    
RG-SR Pozzallo, Monterosso Almo, Cassaro    
TP Castellammare del Golfo, Marsala, Mazara del Vallo, Custonaci, Erice, Salaparuta Marsala, Castellammare del Golfo Marsala, Castellammare del Golfo

Gli operatori del progetto 67, con il supporto e la supervisione dei funzionari della struttura commissariale, hanno predisposto la redazione di un libretto informativo rivolto alle pubbliche amministrazioni avente lo scopo di informare gli enti


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sulle problematiche inerenti la bonifica dei siti inquinati e fornire un supporto normativo e metodologico per la realizzazione degli interventi urgenti necessari al superamento di situazioni di rischio ambientale.
Ulteriori attività da svolgere risultano essere:
1. il completamento del censimento dei siti potenzialmente inquinati contenuti nel Piano delle Bonifiche, con il caricamento delle informazioni contenute nelle schede di rilevamento nel database;
2. il completamento dei Piani di Caratterizzazione già iniziati;
3. la elaborazione dei Piani di Caratterizzazione e dei progetti MISE per i quali è stata richiesta la collaborazione da parte di varie amministrazioni comunali;
4. la realizzazione del GIS sulle discariche esistenti in Sicilia che potrebbe essere parte integrante del GIS già in fase di realizzazione da parte dell'Ufficio del Commissario delegato riguardante la Tutela delle Acque in Sicilia;
5. la realizzazione del progetto grafico del volume Seminari per la divulgazione del libretto informativo realizzato dai grafici del Progetto 67.

6.2. Siti di interesse nazionale:

Priolo - Gela - Biancavilla.

L'ufficio del Commissario delegato ha svolto una intensa attività volta alla messa in sicurezza e bonifica delle aree inquinate ricadenti all'interno del perimetro dei «siti di interesse nazionale»
Sono stati effettuati interventi sui seguenti siti inquinati, per i quali risultava urgente intervenire attraverso la MISE e/o la redazione del Piano di Caratterizzazione quale strumento propedeutico per la definitiva bonifica ambientale o la messa in sicurezza permanente dell'area.

Priolo:
Campo sportivo in contrada ex Feudo (MISE e PdC);
Saline di Priolo (MISE e PdC);
Penisola Magnisi versante Thapsos (MISE e PdC);
Penisola Magnisi area ex ES.PE.S.I. (MISE e PdC);
Penisola Magnisi zona centrale (MISE).

Melilli:
Discarica in contrada Dominici, Vecchio Bacino (MISE e PdC);
Discarica in contrada Dominici, Nuovo Bacino (MISE e PdC);
Discarica in contrada Belluzza (MISE e PdC);
Discarica Andolina (MISE e PdC);
Discarica in contrada Corvo (MISE e PdC);
Discarica in contrada Canniolo (MISE e PdC);
Discarica nei pressi dello Oleificio Musco (MISE);
Cava di estrazione pietra Di Stefano (MISE).

Augusta:
Discarica in contrada Forgia (MISE e PdC);
Discarica abusiva in contrada Milardo (MISE);
Saline Porto Megarese (MISE e PdC);
Campo sportivo di Augusta «ceneri di pirite» (MISE);
Discarica vicino cimitero di Melilli (MISE);
Rada di Augusta (redazione ed attuazione piano di caratterizzazione ICRAM ARPA SIAP);
Tratto costiero compreso tra la diga foranea della Rada di Augusta e Capo S.Panagia (redazione ed attuazione piani di caratterizzazione).


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Siracusa:
Discarica r.s.u. in contrada Cordona (MISE e PdC);
Stabilimento ex ETERNIT (MISE ). In collaborazione con il Comune di Siracusa,sono state attivate le procedure per la messa in sicurezza d'emergenza dello stabilimento ex Eternit;
Tratto costiero compreso tra capo S.Panagia e Porto Grande di Siracusa (redazione caratterizzazione ICRAM).

Gela:
Riqualificazione ecologica del «Biviere di Gela ».
In riferimento all'articolo 12 dell'ordinanza n. 3072 del 21 luglio 2000 del Ministero dell'Interno è stata avviata l'attività di riqualificazione del «Biviere di Gela».
Con ordinanza commissariale n. 894 dell'8 agosto 2003 è stato dato incarico all'Agenzia Regionale ARPA di predisporre il Piano di caratterizzazione, ai sensi del decreto ministeriale n. 471 del 1999, del sito perimetrato con il decreto ministeriale 10 gennaio 2000.
Nell'ambito delle attività da svolgersi è prevista anche l'effettuazione di sondaggi geofisici nello specchio acqueo necessari alla definizione del modello concettuale e del piano delle indagini.

In riferimento al piano di risanamento di Gela, a cura del Prefetto di Caltanissetta, sono stati approvati i Piani di caratterizzazione delle discariche del Gela, Butera e Niscemi.
L'Ufficio del Commissario delegato ha dato incarico di procedere alla redazione del piano di MISE delle discariche per rifiuti speciali della ditta «Cipolla», site in contrada Piana del Signore e contrada Marabusca nel Comune di Gela.
Per quanto riguarda l'area marino-costiera ricompresa nel sito di Gela, l'Ufficio del Commissario delegato sta provvedendo per l'esecuzione del Piano della caratterizzazione, predisposto dall'ICRAM ed approvato in sede di Conferenza di servizi presso il Ministero dell'ambiente.

Biancavilla:
Sono stati disposti i seguenti interventi:
Messa in sicurezza d'emergenza mediante lavori di sistemazione definitiva, nell'area di monte Calvario - cava orientale, del materiale di risulta proveniente dalle opere di depolverizzazione dell'abitato di Biancavilla, anche al fine di eliminare la pericolosità dei fronti di scavo;
Messa in sicurezza d'emergenza centro abitato zona ovest mediante bitumazione strade e rimozione di cumuli di sabbie e detriti;
Messa in sicurezza d'emergenza centro abitato zona nord - sud - est mediante bitumazione strade e rimozione di cumuli di sabbie e detriti;
Messa in sicurezza d'emergenza area monte Calvario- cava orientale mediante ricoprimento con terreno vegetale;
Messa in sicurezza d'emergenza area di cova monte Calvario - cava occidentale;
Messa in sicurezza d'emergenza centro abitato mediante acquisto spazzatrice, a filtro totale per l'eliminazione delle polveri dalie strade del centro abitato.

6.3. Siti minerari.

Ai sensi dell'articolo 8 del decreto del Ministro dell'ambiente 31 luglio 2003 è stato approvato un primo elenco delle aree ex estrattive minerarie oggetto di bonifica e di recupero ambientale.
Si sta provvedendo alla compilazione delle schede Tecniche delle miniere da includere nell'accordo di Programma previsto dal predetto decreto.
Per tutti i siti sopra indicati, nelle more dell'approvazione dei piani di caratterizzazione, occorre assicurare gli interventi di messa in sicurezza di emergenza volti


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alla tutela della salute dell'uomo ed alla salvaguardia dell'ambiente. Sono previsti i sottoelencati interventi.
Miniera Pasquasia (Enna); in data 15 maggio 2003, è stato approvato il «Piano di Caratterizzazione» redatto dall'Arpa Sicilia, mentre si sta provvedendo alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza dell'area dell'ex miniera.

Miniere «Bosco e Palo» (San Cataldo- Caltanissetta); in data 7 settembre 2004 è stato approvato il «Piano di Caratterizzazione» redatto dall'Arpa Sicilia, mentre si sta provvedendo alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza dell'area dell'ex miniera e delle discariche dei rifiuti di lavorazione.
Miniera Cozzo Disi (Casteltermini - Agrigento); è in fase d'approvazione un «Progetto esecutivo degli interventi di riattamento, sistemazione e manutenzione delle strutture della Miniera - Museo Cozzo Disi » (ex articolo 13 Legge Regione Sicilia 3 maggio 2001, n. 6). Si sta provvedendo alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza dell'area dell'ex miniera, per la presenza di manufatti e materiali contenenti amianto e rifiuti di lavorazione e materiale pericoloso nelle cabine elettriche.
Per le Miniere di zolfo nel Comune di Lercara Friddi (Palermo) è stato effettuato un primo sopralluogo per l'accertamento degli interventi di bonifica da effettuare, mentre si sta provvedendo alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza delle aree delle ex miniere.
Miniera di Milena (Caltanissetta); all'interno dell'area sussiste una discarica di inerti di scavo. Si provvedere alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza dell'area dell'ex miniera.
Miniera di Muti e Coffari (Agrigento); all'interno dell'area sussistono gravi fenomeni di subsidenza. Si provvederà alla redazione del Piano di Messa in sicurezza d'emergenza dell'area dell'ex miniera.
Miniera di Trabonella; è stato approvato, in data 7 luglio 2004 il «Piano di Caratterizzazione» redatto dal Comune di Caltanissetta.

6.4. Siti contaminati dalla presenza di amianto.

Sono stati già finanziati, con decreto del Ministero dell'ambiente del 2 dicembre 2003, n. 994, i seguenti interventi di bonifica ai sensi dell'articolo 4 del decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003:
Baraccopoli nei Comuni di Vita, Gibellina, Partanna, Montevago e Santa Margherita del Belice. Gli interventi prevedono la rimozione dei rifiuti di materiale contenente amianto.
Baraccopoli del Comune di Messina, suddivise in quattro aree, per la notevole presenza di manufatti e di coperture di edifici contenenti amianto, nelle costruzioni realizzate a seguito del sisma del 1908. Gli interventi prevedono la rimozione dei rifiuti di materiale contenente amianto.

Si sta provvedendo alla mappatura completa dei siti e si sta definendo la procedura per la progettazione degli interventi di bonifica.

6.5. Bonifica dei siti inquinati nelle singole province.

AGRIGENTO.
1. Agrigento, ex discarica di c.da Consolida: messa in sicurezza di emergenza;
2. Licata (Ag), ex discarica di c.da Palma: messa in sicurezza di emergenza;
3. Ribera (Ag), ex discarica di c.da Quartolongo: messa in sicurezza di emergenza;

CALTANISSETTA.
1. San Cataldo, discarica in contrada Tabita Gabarra: messa in sicurezza di emergenza e piano di caratterizzazione);


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2. Vallelunga Pratameno, discarica in contrada Lumera: MISE;
3. Mussameli, discarica in contrada Omomorto: MISE e PdC;
4. Santa Caterina Villermosa, discarica in contrada Anguilla: MISE e PdC.
5. Caltanissetta, c/da Stretto ( Piano di caratterizzazione);
6. Niscemi, sito Base USA (Piano di Caratterizzazione).

ENNA.
1. Piazza Armerina, discarica in c/da Scalise (Mise e Pdc);
2. Piazza Armerina, discarica in c/da Muliano (Mise e Pdc);
3. Calascibetta, discarica in c/da Carminello (Mise e Pdc);
4. Nissoria, area industriale ex Nissometal (progetto definitivo Bonifica).

Progetti presentati dalle Amministrazioni comunali:
1. Nissoria, ex Nissometal (Mise, Caratt. Prog. Preliminare);
2. Pietraperzia, c/da Comune (Piano di Caratterizzazione);
3. Villarosa, c/da Giurf o (Piano di Caratterizzazione);

PALERMO.

Progetti presentati dai Comuni:
1. Piano della caratterizzazione per il «Recupero aree costiere ed opere di salvaguardia e consolidamento della ex discarica di Acqua dei Corsari» di Palermo presentato dai Comune di Palermo.
2. Piano della caratterizzazione della discarica comunale sita in contrada «Ottosalme» nel comune di Collesano.
3. Piano della caratterizzazione della ex discarica provvisoria sita in contrada «Scarpa» nel comune di Viilafrati.
4. Piano della caratterizzazione della ex discarica comunale sita in contrada «Sercia» nel comune di Baucina.
5. Piano della caratterizzazione della ex discarica comunale sita in contrada «Boageri - Torcicuda» nel comune di Petralia Sottana.
6. Progetto per la messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada «Pizzo Aquila» nel comune di Belmonte Mezzagno.
7. Progetto per lo messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada «Portello della paglia» nei comune di Belmonte Mezzagno.
8. Progetto per la messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada «Magione» nel comune di Gangi.
9. Progetto per fa messa in sicurezza d'emergenza e bonifica della discarica sita in contrada «Cippi» nel comune di Monreale.
10. Progetto per la messa in sicurezza d'emergenza della ex discarica sita in contrada «Fagiano» nel comune di Ciminna.
11. Progetto per il disinquinamento della strada denominata «Inserra» limitrofa alla discarica di Belloiampo di Palermo.
12. Intervento di bonifica e messa in sicurezza del canale denominato «Ferro di cavallo» di Palermo, località Mondello.
13. Messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada Torretta nel comune di Bolognetta (PA).
14. Messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada Santa Lucia nel comune di Castelbuono (PA).
15. Messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada Torre di Papa nel comune di Chiusa Sciafani (PA).
16. Messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada S. Rosalia nel comune di Contessa Entellina (PA).


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17. Messa in sicurezza d'emergenza della discarica sita in contrada Cozzo Pennuti nel comune di Geraci Siculo (PA).
18. Messa in sicurezza di emergenza delle discariche site nel Comune di Ustica in c/da Monte Guardia dei Turchi e in c/da Falconiera.

MESSINA.

Piano di Caratterizzazione:
Comune di Messina; interventi di bonifica e ripristino ambientale delle aree pubbliche ricadenti nella zona Falcata di Messina: approvazione piano di caratterizzazione;

Messa in sicurezza d'emergenza.
Discarica Comune di S. Piero Patti decreto di finanziamento n. 875 del 29 luglio 03;
Disponibilità al finanziamento della Messa in sicurezza d'emergenza per i seguenti interventi:
Discariche di:
Novara di Sicilia;
Fondachelli Fantina;
Piraino;
S. Angelo di Brolo;
Brolo;
Raccuja;
Ficarra;
Roccella Valdemone;
Fiumedinisi;
Manforte S. Giorgio;
Roccalumera;
Lipari;
Barcellona Pozzo di Gotto;
Saponara;
Caronia;
Nizza di Sicilia;
Sinagra;
S. Agata Militello;
Rodi Milici;
Letojanni;
Gioiosa Marea.

Messa in sicurezza d'emergenza:
Discariche di:
Comune di Valdina; (c/da portello Arena);
Comune di Messina (c/da Vallone Guidara);
Comune di S. Maria Salina;
Comune di Leni;
Comune di Malfa;
Comune di Lipari (Filicudi);
Sito ex Smeb Cantieri Navali di Messina;
Affidamento incarico per progettazione MISE ordinanza n. 921 del 12 luglio 2004;
Affidamento incarico per Attività di campionamento ed analisi ordinanza n. 1249 del 28 settembre 2004
Affidamento incarico per messa in sicurezza d'emergenza, attività preliminari stralcio piano operativo ordinanza n. 1256 del 29 settembre 2004; Ecologica Sud Comune di Agata; Sito industriale Giammoro Comune Pace dei Mela;

CATANIA.
1. Giarre (Ct), ex discarica comunale: messa in sicurezza di emergenza
2. Palagonia (Ct), ex discarica comunale: messa in sicurezza di emergenza
3. San Michele Ganzarla (Ct), ex discarica comunale: messa in sicurezza di emergenza.


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TRAPANI.
1. Trapani; c/da Borranea (Progetto di Mise finanziato).
2. Alcamo; c/da Vallone Monaco (Mise in istruttoria).

RAGUSA.
1. Ispica, incarico a Sviluppo Italia per predisposizione di MISE c/da Graffetta

SIRACUSA.
1. Carlentini, discarica di Monte Pancali, discarica di c/da Bosco, discarica località Pedagaggi: piani di MISE predisposti dal Comune.

7. ILLECITI AMBIENTALI: CARATTERISTICHE E CONNESSIONI CON LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA DI TIPO MAFIOSO.

La criminalità ambientale in Sicilia presenta una caratteristica peculiare, quella di non essere tuttora conosciuta in tutta la sua ampiezza e, soprattutto, nei suoi legami con la criminalità «tradizionale» di stampo mafioso.
Quanto riferito nel corso dell'audizione tenuta in Commissione dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Catania, dottor Vincenzo Serpotta, e cioè che «nel territorio (siciliano) la criminalità organizzata, anche quella di stampo mafioso, si è sempre poco interessata al problema concernente le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti», è emblematico di tale condizione di evanescenza carsica in cui versa la delinquenza ambientale; evanescenza interrotta da sporadiche riemersioni, non sempre captate dagli investigatori e, soprattutto, non sempre ricondotte ad un percorso unitario.
Sicché, accanto alla affermazione sopra riportata circa il presunto disinteresse mafioso per lo sfruttamento illecito delle risorse ambientali, va sottolineato che dalla medesima fonte si è appreso che «nella materia ambientale, i due fenomeni che hanno da sempre costituito i tradizionali modi attraverso cui è stato aggredito e, in buona parte, saccheggiato il nostro territorio sono l'abusivismo edilizio e la lottizzazione abusiva dei terreni a scopo edificatorio. In questi ambiti si sono stretti dei legami con le organizzazioni malavitose, anche quelle di stampo mafioso».
Di tal che, se non è dato dubitare delle connessioni esistenti - ed accertate - fra abusivismo edilizio e organizzazioni mafiose, non sembra che si possa escludere l'attualità di un collegamento fra tali ultime compagini criminali e l'intero panorama dello sfruttamento ambientale, del quale il versante urbanistico non è profilo secondario.
Si tratta, piuttosto, di affinare gli strumenti investigativi e renderli capaci di captare tutti quei segnali che, ricondotti ad unitarietà, sono in grado di ricostruire e far emergere questo fiume di illegalità, ancora in gran parte nascosto tra le pieghe di un territorio oggetto di contesa tra le istituzioni e i sodalizi mafiosi.
Si tratta, in sintesi, di individuare ed esaltare tutti quegli elementi carichi di significato sintomatico dell'esistenza di un più ampio contesto affaristico-criminale.
In tale prospettiva, un primo indizio rivelatore va senz'altro individuato nella disponibilità riconducibile ai capi mafiosi di cave e terreni, attribuiti, in guisa di dote, a colui che viene investito della reggenza del mandamento ovvero a colui che risulta vincitore di un conflitto fra opposti sodalizi (è il caso, ad esempio, della discarica di Palma di Montechiaro); controllo del territorio significa, quindi, innanzitutto, capacità di disporre dei luoghi che maggiormente si prestano, per le caratteristiche morfologiche o antropiche, ad essere utilizzati per ospitare attività che devono rimanere celate agli occhi degli investigatori. E non si può dubitare del fatto che tali siti finiscano per coniugare entrambi gli aspetti richiesti per un sicuro smaltimento illecito dei rifiuti: la inaccessibilità naturale dei luoghi e l'impermeabilità rispetto ad interventi imprevisti e non dominabili.


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Altro elemento significativo è costituito dalla migrazione di massa delle imprese dedite al movimento terra - settore tradizionalmente ricadente nel cono di interesse delle organizzazioni mafiose - verso l'albo dei trasportatori di rifiuti, con una repentina riconversione imprenditoriale giustificabile solo se rapportata al volume d'affari, evidentemente superiore a quello del movimento-terra.
Né può trascurarsi un dato eminentemente oggettivo, rappresentato dalla sproporzione fra la quantità dei rifiuti, soprattutto pericolosi, prodotti e quello dei rifiuti smaltiti, indice del fatto che una buona parte di questi prendono strade diverse, si inabissano, utilizzando quel percorso carsico caro alle compagini criminali, soprattutto mafiose.
Venendo, poi, al modus operandi, va rilevato che, anche il settore degli appalti relativi al ciclo dei rifiuti, va registrando le medesime criticità riscontrate per la materia degli appalti in generale.
Si assiste alla costituzione di associazione temporanee di imprese, con capigruppo di importanti dimensioni, per struttura e capitale, e, quindi, in grado di aggiudicarsi gli appalti, che si associano a piccole imprese del luogo, solitamente vicine alla compagine mafiosa locale e, ancor più solitamente, provenienti dal settore del movimento-terra.
Del pari indicativo è il fatto che progressivamente, anche in questo settore, si assiste alla formazione di un vero e proprio monopolio, tipico di altri campi interessati dall'egemonia dei sodalizi mafiosi, quali il già citato settore del movimento-terra e il mercato del cemento.
L'intreccio fra reati ambientali e dinamiche criminali mafiose è, peraltro, emerso in modo evidente dalle principali attività di indagine compiute dalla Procura palermitana.
Il tradizionale controllo del territorio esercitato capillarmente dalle organizzazioni mafiose, con la disponibilità, in particolare, di cave, terreni nonché di manodopera a bassissimo costo, unitamente al collaudato know how criminale, fondato sui meccanismi della protezione interessata e sulla violenza dissuasiva, hanno costituito le naturali premesse dell'inserimento dei sodalizi mafiosi in tale mercato illegale, ponendosi come interlocutore imprenditoriale capace di gestire, in regime di incontrastato monopolio, gran parte delle attività proprie del ciclo dei rifiuti.
Se a ciò si aggiunge il notevole margine dei profitti connessi allo smaltimento illecito dei rifiuti, pari addirittura alle tradizionali fonti di arricchimento mafioso (quali il traffico di stupefacenti), diviene evidente il carattere centrale che progressivamente viene ad assumere il circuito illecito dei rifiuti nell'economia mafiosa, se, ancor più, si pone mente al fatto che la Sicilia - come ribadito dal Procuratore Grasso - «si conferma da vari anni, a primo posto per gli illeciti accertati nel ciclo del trattamento dei rifiuti».
Del resto, di icastica quanto indiscutibile evidenza è il commento - intercettato dagli investigatori - di un boss mafioso sulla redditività del traffico dei rifiuti («entra immondizia ed esce oro»).
Il percorso compiuto dalle organizzazioni mafiose nel campo dello sfruttamento delle risorse ambientali è, per altro, ben delineato in uno dei primi procedimenti nei quali è emersa la strategia, elaborata in corso d'opera, di una delle principali cosche mafiose, quella trapanese capeggiata da Vincenzo Virga.
Il procedimento in questione, denominato «Rino 3», abbraccia una lunga attività investigativa che va dal 1998 fino al 2001; in tale contesto, si è avuto modo di accertare dapprima il compimento da parte del sodalizio in questione di una pluralità di atti a finalità estorsiva (in particolare, l'incendio dell'impianto di riciclaggio di Contrada Bonea e degli autocompattatori della società mista «Trapani Servizi»), poi, alla costituzione di una pluralità di imprese, sempre riconducibili alla medesima famiglia mafiosa, tutte a vario titolo inserite nel ciclo di smaltimento dei rifiuti; nel medesimo contesto investigativo, si è proceduto, peraltro, all'arresto dell'assessore all'ambiente del comune di Trapani, accusato di concussione nei confronti di taluni imprenditori.


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Il percorso seguito dalla cosca trapanese è per molti aspetti emblematico di quello che è accaduto - e verosimilmente accade - nel territorio siciliano; come per altri settori divenuti parte dell'oggetto sociale delle associazioni di stampo mafioso, anche quello relativo ai rifiuti è finito nel corredo degli interessi della mafia, in un primo momento, quale attività svolta sul territorio, ed in quanto tale da sottoporre all'egemonia mafiosa, soprattutto per il connubio, non occasionale ma tendenzialmente sistematico, tra imprese e governo locale (egemonia che si manifesta attraverso l'imposizione di servizi di guardianìa, di assunzioni fittizie, di noli a freddo); del resto, l'origine «territoriale» dell'attenzione della mafia ai rifiuti, è confermata anche dal fatto che non si registrano, allo stato, traffici di rifiuti provenienti da altre regioni verso la Sicilia, a dimostrazione della tradizionale impermeabilità del territorio siciliano rispetto ad attività esterne, non gestite o controllate dalle organizzazioni mafiose.
Successivamente, realizzata la portata del movimento di capitali, i rifiuti divengono oggetto di intervento imprenditoriale della mafia, secondo le tradizionali direttrici di azione, tutte univocamente dirette a dominare il mercato, i suoi soggetti, le se dinamiche, pubbliche e private.
La capacità del circuito mafioso di porsi come gestore monopolistico dell'offerta nel mercato dei rifiuti fa sì che buona parte dei soggetti interessati alla gestione del ciclo dei rifiuti finisca con l'avere rapporti con la struttura mafiosa; si tratta di imprenditori, uomini d'affari, funzionari pubblici, i quali, pur non inseriti stabilmente nella compagine criminale, utilizzano - talora ricercano - le condizioni di mercato e, prima ancora, quelle socio-politiche, poste e governate dai sodalizi mafiosi.
Sicché «l'impressione generale - osserva il Procuratore Grasso - suggerisce che il grosso affare dell'emergenza rifiuti non sia semplicemente il frutto di un'attività criminale occasionale, ma sia legato ad un preciso orientamento di alcuni settori del mondo produttivo, sia locale sia nazionale, desiderosi, come può essere logico per un'impresa, di ridurre i costi attraverso una costante violazione delle regole del gioco e, di conseguenza, di aumentare i propri profitti».
Di particolare rilievo, in tale prospettiva, è il caso della società «L'Altecoen» (L'Alternativa Ecologica Ennese), oggetto di approfondita attività investigativa condotta dalla Procura della Repubblica di Messina.
Il procedimento penale nasce dalla constatazione della situazione di degrado ambientale in cui versava - e versa (secondo quanto riferito in Commissione dal Procuratore della Repubblica, dottor Luigi Croce) - la città di Messina.
Le investigazioni, sollecitate anche dal fatto che i costi del servizio di rimozione e smaltimento dei rifiuti solidi urbani lievitavano in maniera esponenziale, hanno consentito di ricostruire l'intera vicenda relativa all'aggiudicazione ed alle fasi di esecuzione dell'appalto.
In particolare, si è accertato che il servizio era gestito da una società, la «MessinAmbiente», a capitale misto, formata dal Comune di Messina per il 51 per cento e da L'Altecoen per il rimanente 49 per cento. Seguendo il percorso attraverso cui L'Altecoen si era introdotta nel settore dei rifiuti, si aveva modo di individuare i collegamenti fra la stessa e il clan mafioso facente capo a Benedetto Santapaola; cointeressenze testimoniate anche dalle successive assunzioni di persone legate ai vari gruppi delinquenziali messinesi e catanesi.
È interessante notare come gli investigatori messinesi pongano in evidenza il fatto che alla procedura concorsuale relativa alla scelta del contraente privato del comune di Messina abbiano partecipato tutte società di fatto riconducibili a famiglie mafiose e che la decisione circa l'aggiudicazione sia stata il frutto di accordi intervenuti fra le cosche mafiose ed i rispettivi referenti politici; tanto è vero che L'Altecoen, esclusa in un primo momento dalla procedura, viene riammessa a seguito del parere favorevole espresso dal direttore tecnico del servizio N.U. del comune di Messina, professionista, quest'ultimo,


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che successivamente entrerà a far parte dell'organico della «MessinAmbiente».
La lievitazione del personale - tra cui figurano molti pregiudicati anche per reati di criminalità organizzata - e la devoluzione di parte dei profitti alle organizzazioni mafiose di riferimento determinavano una crescita dei costi del servizio che induceva gli amministratori a valutare la risoluzione del rapporto con L'Altecoen, risoluzione, tuttavia, impedita manu militari dai mafiosi della zona che non esitavano a presentarsi al consiglio comunale riunito per deliberare al riguardo.
L'intervento della criminalità organizzata si manifestava anche nella risoluzione delle controversie contrattuali tra L'Altecoen e il Comune di Messina, impedendo la raccolta dei rifiuti e utilizzando l'emergenza sanitaria come forma di pressione per ottenere sollecitamente il pagamento di quanto reclamato da L'Altecoen.
La cifra economica della vicenda indica, peraltro, chiaramente la totale sottomissione della parte pubblica rispetto a quella privata: nella convenzione, infatti, viene previsto che l'agio da riconoscere al partner privato è pari a 95 per cento del corrispettivo previsto per le prestazioni, cui va aggiunto un altro 23 per cento per le spese generali; sicchè, a L'Altecoen viene attribuito il 116 per cento di quello che è previsto nel finanziamento, con la conseguenza che il Comune non solo non ricava utili, ma addirittura è costretto a sostenere costi aggiuntivi.
La vicenda de L'Altecoen è interessante anche per altri profili, che esorbitano dai confini della provincia messinese.
In particolare, vanno segnalati i seguenti aspetti:
a) l'inserimento de L'Altecoen in una vera e propria holding;
b) la sua partecipazione agli appalti più importanti concernenti il settore dei rifiuti in Sicilia, e non solo;
c) la sua capacità di aggirare la normativa antimafia.

In relazione al primo aspetto, va segnalato che, sulla base di documentazione fornita dagli inquirenti messinesi e proveniente dalla medesima società, si è accertato che L'Altecoen appartiene ad un gruppo di società (oltre quaranta), denominato «Gulino Group» ( sul cui collegamento con Cosa Nostra - secondo quanto acquisito a seguito delle audizioni dei magistrati messesi - risultano intervenute numerose dichiarazioni di collaboratori di giustizia); si tratta, in particolare, di società operanti in diverse regioni italiane (in particolare, in Lazio ed in Umbria) ed all'estero (in Sud America, soprattutto), non solo nel settore dei rifiuti, ma anche in quello delle costruzioni, dei trasporti e del trattamento delle acque.
Altro aspetto emerso con nettezza dalle investigazioni è la fitta rete di rapporti che taluni soggetti dell'Altecoen intrattenevano con esponenti delle istituzioni e dei mezzi di informazione (utilizzati soprattutto per dosare, secondo opportunità, l'allarme connesso all'emergenza rifiuti); rapporti che spiegano, per un verso, i repentini mutamenti di indirizzo degli amministratori locali intenzionati dapprima a risolvere il rapporto e poi decisi a mantenerlo in vita, e, per altro, la capacità di partecipare ai più importanti appalti di servizi ed opere pubbliche relative al ciclo dei rifiuti (fra queste spiccano gli appalti per il sistema di termovalorizzazione di Paternò e di Augusta).
Infine, si tratta di società, che, proprio attraverso la complessa struttura societaria, non sempre agevolmente ricostruibile quanto all'effettiva titolarità dei capitali impegnati, non ha trovato nell'attuale sistema di certificazione antimafia un serio ostacolo all'ottenimento dell'aggiudicazione di appalti pubblici.
Infine, un capitolo a parte è occupato dalla criminalità ambientale collegata alla violazione o all'aggiramento della normativa da parte di imprese preoccupate di ridurre i costi ovvero dotate di strutture produttive obsolete.
Di particolare interesse è il caso degli insediamenti petrolchimici dell'area di Priolo.
L'attività di indagine ha consentito di accertare fenomeni di allarmante inquinamento


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che hanno interessato sia le falde acquifere, che il tratto di mare che bagna le coste prossime all'insediamento (in particolare Augusta e Priolo), che la stessa atmosfera; fenomeni di inquinamento in gran parte riconducibili alla mancata adozione da parte dello stabilimento «Enichem» di idonei presidi a tutela dell'ambiente e della salute della popolazione residente.
A ciò devono aggiungersi le numerose discariche di rifiuti speciali e pericolosi dirottati illecitamente verso Augusta, Priolo e Melilli da imprenditori e trasportatori, verosimilmente, se non proprio incoraggiati, certamente non dissuasi dalla qualità ambientale complessiva ormai deteriorata e dall'evanescenza dei controlli.
Sotto tale ultimo profilo, risalta il dato acquisito dalla Commissione in occasione dell'audizione dei magistrati della Procura della Repubblica di Siracusa; in particolare, si è appreso che gli accertamenti relativi alla presenza di idrocarburi, in misura superiore a quella consentita, nella falda superficiale sottostante il comune di Priolo venivano svolti da una società cui gli inquirenti affidavano l'incarico di consulenza tecnica, dopo che gli analoghi accertamenti svolti dal LIP di Siracusa non avevano evidenziato anomalie. Ciò senza considerare il fatto che il procedimento in questione nasceva a seguito di denunzia di un proprietario di un fondo, vicino il centro abitato di Priolo, che riferiva della fuoriuscita di benzina dal rubinetto dell'acqua.
Solo recentemente, infine, si registra il progressivo abbandono da parte delle pubbliche amministrazioni locali del sistematico utilizzo di discariche private, spesso non a norma, per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani; emblematico, in tale prospettiva, è il caso di Caltanissetta, dove ben quindici discariche, utilizzate dal Comune, sono state chiuse dal 1996 al 2002.

8. IL CONTRASTO AGLI ILLECITI AMBIENTALI E L'ATTIVITÀ DI ACCERTAMENTO GIURISDIZIONALE.

Va segnalata, innanzitutto, la centralità assunta dagli illeciti in materia ambientale nella strutturazione della maggior parte degli uffici inquirenti siciliani, con esiti tuttavia diversi quanto ai risultati investigativi e di accertamento giurisdizionale, nonché relativamente al grado di coinvolgimento delle forze dell'ordine impegnate nel contrasto agli illeciti ambientali.
Accanto, infatti, a situazioni complessivamente soddisfacenti, devono essere registrate altre in cui, ad una modulazione organizzativa improntata alla specializzazione non ha fatto riscontro un'adeguata attività di repressione. Non potendosi ritenere - per quanto riferito dagli stessi magistrati e per quanto sopra esposo - che il circuito degli illeciti ambientali sia estraneo al panorama criminale siciliano, anche per la constatata presenza di molteplici indicatori di tali attività criminose (fra i quali, soprattutto la circostanza relativa ai terreni e alle cave utilizzati come discariche, nonché il significativo scarto fra l'ammontare dei rifiuti prodotti e quello relativo ai rifiuti smaltiti regolarmente), deve riconoscersi che la carenza è da individuarsi soprattutto negli strumenti di accertamento.
In tale prospettiva, deve essere oggetto di speciale attenzione la situazione segnalata per il distretto di Catania.
Ed infatti, a fronte dell'adozione da parte dell'ufficio inquirente catanese di un modulo organizzativo basato sulla specializzazione, e, quindi, sull'istituzione di una sezione dedicata alla materia ambientale, non sono stati conseguiti, finora, significativi risultati sotto il profilo del contrasto e dell'accertamento degli illeciti ambientali.
Le cause di tale insoddisfacente bilancio, prospettate nel corso delle audizioni, sono da individuarsi: in una sottovalutazione dei reati in materia ambientale da parte delle tradizionali forze di polizia e, conseguentemente, nella destinazione a tale settore investigativo di personale non numeroso e di modesta preparazione, pur se sorretti da encomiabile entusiasmo e quotidiano impegno; nella dubbia qualificazione professionale dei nuclei investigativi di recente istituzione (nell'ambito dei corpi dei vigili urbani e della polizia municipale); nell'assenza di qualsivoglia


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iniziativa proveniente dagli organi amministrativi deputati alle attività di controllo (quale, in primo luogo, l'ARPA); nella «scarsa professionalità» degli stessi magistrati addetti alla sezione specializzata, «in buona parte uditori giudiziari».
Se a ciò si aggiunge che, per quanto emerso nel corso delle missioni e delle audizioni svolte dalla Commissione, il territorio è soggetto all'intenso sfruttamento criminale delle organizzazioni mafiose (fenomeno che ha una sua conclamata evidenza nell'abusivismo edilizio e nella lottizzazione abusiva), il quadro che viene fuori è di notevole allarme, giacché deve constatarsi la sostanziale assenza di qualsivoglia significativa attività investigativa diretta ad ottenere, sia pure in forma embrionale, l'emersione dei fenomeni criminali che interessano il territorio anche sul versante dei rifiuti.
Di segno diverso risulta la situazione per il distretto palermitano.
Risulta, infatti, costituito presso la Procura di Palermo un pool di magistrati specializzati nella tutela dell'ambiente, che operano in stretto collegamento con le altre sezioni dell'ufficio, ed in modo particolare con la direzione distrettuale antimafia, così da favorire lo scambio non solo delle emergenze investigative, ma anche delle reciproche professionalità, ponendo le condizioni per una crescita complessiva della capacità di individuazione e di contrasto dei fenomeni criminali. Dato tanto più importante se si considera che, come riferito dal Procuratore Distrettuale Antimafia, Pietro Grasso, «il fenomeno delle ecomafie rappresenta il modo con cui, pur nella continuità degli obiettivi tradizionali e del controllo del territorio, le strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso si sono adeguate alle nuove frontiere delle più moderne attività imprenditoriali. Già da qualche tempo, infatti, la presenza delle organizzazioni criminali non si manifesta più unicamente attraverso il compimento di delitti di sangue. I delitti strutturali di queste organizzazioni, oggi, sono quelli silenziosi e invisibili delle penetrazione nell'economia e nel mercato».
Occorre, pertanto, che cresca la capacità di individuare questi nuovi percorsi criminali, innanzitutto puntando alla loro esaltazione. Quest'opera di disvelamento richiede negli investigatori capacità di misurarsi con situazioni nuove, disponibilità all'aggiornamento del tradizionale strumentario investigativo, duttilità e versatilità. Se, infatti, è indubbiamente utile un elevato grado di specializzazione nella materia ambientale, è altresì indispensabile evitare che la specializzazione si traduca in un approccio rutinario alle indagini, fondato su sterili stereotipi cognitivi. Favorire il continuo scambio delle esperienze professionali all'interno degli uffici inquirenti è, da questo punto di vista, sicuramente utile e può costituire anche valido impulso per un efficace coordinamento fra le forze dell'ordine impegnate nel contrasto agli illeciti ambientali e quelle attive nel contrasto alle organizzazioni mafiose.
Da più parti, infine, è stata segnalata la necessità di procedere ad un costante e attento addestramento delle forze di polizia da impegnare sul fronte del contrasto alla criminalità ambientale; l'esigenza di un'elevata specializzazione, infatti, si presenta, ancor più della - pur indispensabile - adeguata dotazione degli organici, come dato ineludibile, in considerazione della stretta connessione fra dinamiche imprenditoriali deviate e criminalità organizzata, propria di tali forme di delinquenza.

3. Lo sfruttamento illecito delle risorse ambientali ed il contrasto sul versante amministrativo.

Il territorio siciliano è stato esposto, in questi anni, ad un diffuso, quanto variegato, oltraggio ambientale.
In ciò, come si è visto, parte importante hanno giocato e, verosimilmente, giocano le organizzazioni criminali di stampo mafioso; ma si incorrerebbe in un grosso errore descrittivo - e quindi valutativo - se si ritenesse l'intero fenomeno ascrivibile nella categoria della cosiddetta ecomafia.
Si deve, infatti, tener conto degli attentati portati all'ambiente dalle imprese


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preoccupate semplicemente, ma altrettanto gravemente, di liberarsi dei propri rifiuti in modo rapido e privo di costi (si pensi, ad esempio, alle numerosissime discariche di residui di demolizione); così come dell'abbandono incontrollato di rifiuti di qualsivoglia specie ad opera di cittadini, artigiani o commercianti.
Tutto ciò impone alle istituzioni di ripartire dal territorio, come condizione per far attecchire e maturare una cultura di attenzione all'ambiente come parte integrante di un rapporto riequilibrato fra corpo sociale e territorio.
In tale quadro, innanzitutto, appare indispensabile avviare un'articolata opera di bonifica dei siti già utilizzati dai comuni per le discariche e recuperare le aree interessate da insediamenti industriali dimessi.
Vi sono, in tale prospettiva, da registrare positive iniziative da parte delle istituzioni locali (di cui si è dato conto nella parte della presente relazione dedicata alle bonifiche), nella direzione, appunto, di una decisa valorizzazione dei beni ambientali.
La cura da parte della pubblica amministrazione dell'ambiente costituisce una delle condizioni affinché si producano comportamenti virtuosi anche nei cittadini, sempre più attenti alle esigenze di tutela delle risorse ambientali, se è vero che - come riferito, fra gli altri, dal Procuratore della Repubblica di Palermo - sono in significativo aumento le denunzie per illeciti ambientali; indice quest'ultimo significativo del riappropriarsi del territorio da parte della popolazione.
Il recupero del territorio, partendo dalla sua riqualificazione per giungere al suo controllo, costituisce la sfida per eccellenza che le pubbliche istituzioni non possono perdere nel contrasto all'invadenza tendenzialmente egemonica delle organizzazioni mafiose.
In questa prospettiva, pertanto, desta perplessità la delega alle imprese aggiudicatarie dell'individuazione dei siti per la realizzazione dell'impiantistica connessa al ciclo dei rifiuti, aumentando tale delega il rischio dell'inquinamento mafioso, a causa del conclamato radicamento territoriale delle compagini criminali.
Per altro verso, deve essere sollecitata - ed adeguatamente supportata - la circolarità delle informazioni, in ambito regionale e nazionale, tra forze di polizia e organi dell'amministrazione centrale e periferica, al fine di porre in condizione le stazioni appaltanti di individuare ed escludere ogni compagine societaria che presenti collegamenti con organizzazioni mafiose: condizione, questa, indispensabile per riattribuire significato alla certificazione antimafia, dimostratasi di agevole aggiramento.
Sembra essenziale, in definitiva, anche ai fini del contrasto alle organizzazioni mafiose e alla loro capacità di occupare i vuoti lasciati dalle istituzioni pubbliche e private, far recuperare ai cittadini il rapporto con il territorio; ricomporre questa frattura significa porre le premesse perché vengano espunti dal territorio tutti quegli incistamenti cancerogeni, tra i quali soprattutto le cosche mafiose, che dallo sfruttamento del territorio traggono risorse, a detrimento del futuro naturale e civile della regione siciliana.