VI Commissione - Resoconto di marted́ 22 novembre 2005


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SEDE CONSULTIVA

Martedì 22 novembre 2005. - Presidenza del presidente Renzo PATRIA. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Maria Teresa Armosino.

La seduta comincia alle 10.

Legge finanziaria 2006.
C. 6177 Governo, approvato dal Senato.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008.
C. 6178, e relative note di variazione C. 6178-bis e C. 6178-ter Governo, approvato dal Senato.

Tabella n. 1: Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2006.

Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2006 (limitatamente alle parti di competenza).
(Parere alla V Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti.

Renzo PATRIA, presidente, avverte che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai sensi dell'articolo 120, comma 3 del regolamento, il disegno di legge C. 6177, legge finanziaria 2006, ed il disegno di legge C. 6178, recante il Bilancio dello stato per il 2006 ed il Bilancio triennale 2006-2008 e relative note di variazione C. 6178-bis e C. 6178-ter.
L'esame si concluderà con la trasmissione alla Commissione bilancio di una relazione e con la nomina di un relatore, il quale potrà partecipare alle sedute di quella Commissione. La Commissione procederà altresì all'esame di eventuali emendamenti afferenti agli stati di competenza della Commissione ed ordini del giorno riferiti agli specifici ambiti materiali di competenza.
In particolare, per quanto riguarda il disegno di legge di bilancio, la Commissione esaminerà lo stato di previsione dell'entrata (Tabella n. 1) e lo stato di


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previsione della spesa del Ministero del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella n. 2), limitatamente alle parti di competenza.
La Commissione, oltre ad essere chiamata a trasmettere una relazione alla V Commissione, esaminerà anche gli eventuali emendamenti riferiti alle parti di sua competenza del disegno di legge di bilancio.
A tale proposito ricorda che, ai sensi dell'articolo 121, comma 1, del regolamento, gli emendamenti proponenti variazioni compensative all'interno dei singoli stati di previsione devono essere presentati presso le Commissioni in sede consultiva. Peraltro, in considerazione della riforma della struttura del bilancio conseguente alla riforma dell'organizzazione del Governo, non è sempre possibile definire con esattezza le unità previsionali di base rientranti nella competenza della Commissione; in tali casi non appare possibile applicare rigidamente la previsione regolamentare e pertanto è da ritenersi comunque ammissibile la presentazione di emendamenti recanti variazioni compensative all'interno dei singoli stati di previsione anche direttamente in Commissione bilancio. Gli emendamenti approvati saranno inseriti nella relazione approvata dalla Commissione, mentre gli emendamenti respinti potranno essere successivamente ripresentati, ai sensi dell'articolo 121, comma 4, del regolamento, nel corso dell'esame in Assemblea.
Inoltre, potranno essere presentati e votati in Commissione anche emendamenti concernenti variazioni non compensative ovvero variazioni compensate non all'interno del medesimo stato di previsione. Anche tali emendamenti, ove approvati, saranno inseriti nella relazione della Commissione. Nel caso in cui tali ultimi emendamenti fossero respinti è invece necessario che gli stessi vengano ripresentati alla Commissione bilancio, anche al solo fine di consentire a quest'ultima di respingerli ai fini della ripresentazione in Assemblea.
Le medesime regole disciplinano anche gli eventuali emendamenti riferiti alle parti di competenza della Commissione del disegno di legge finanziaria per l'anno 2006. Peraltro, anche in questo caso, in considerazione delle difficoltà che deriverebbero da un'applicazione rigida di tale meccanismo anche all'articolato della finanziaria, dei tempi ristretti disponibili per la presentazione degli emendamenti nelle commissioni di merito, nonché - considerato l'ampliamento del contenuto proprio della legge finanziaria operato dalla legge n. 208 del 1999 - della difficoltà di individuare con esattezza le parti dell'articolato di competenza di ciascuna Commissione, è comunque ammissibile la presentazione degli emendamenti all'articolato della finanziaria direttamente in Commissione bilancio.
Nelle Commissioni in sede consultiva potranno comunque essere presentati e votati emendamenti per le parti del disegno di legge finanziaria di rispettiva competenza. Tali emendamenti, ove approvati, saranno inseriti nella relazione della Commissione; ove respinti è invece necessario che gli stessi vengano ripresentati alla Commissione bilancio.
Gli emendamenti presentati presso le commissioni in sede consultiva sono naturalmente soggetti alle regole di ammissibilità proprie dell'esame dei documenti di bilancio, con riferimento ai limiti di contenuto proprio e di compensatività degli effetti finanziari.
Con riferimento al contenuto proprio del disegno di legge finanziaria, come definito dall'articolo 11 della legge n. 468 del 1978, non saranno ritenuti ammissibili: emendamenti recanti deleghe legislative; emendamenti recanti disposizioni di carattere ordinamentale o organizzatorio prive di effetti finanziari o che non abbiano un rilevante contenuto di miglioramento dei saldi; emendamenti che rechino aumenti di spesa o diminuzioni di entrata, anche se provvisti di idonea compensazione, che non siano finalizzati al sostegno dell'economia; emendamenti recanti norme onerose che abbiano carattere localistico o microsettoriale; emendamenti recanti norme onerose i cui effetti finanziari


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non decorrano dal 2005, primo anno considerato dalla manovra di finanza pubblica.
Con riferimento al vincolo di compensatività, le modalità di copertura della legge finanziaria sono indicate ai commi 5 e 6 dell'articolo 11 della legge n. 468 del 1978, come modificato dalla legge n. 362 del 1988. In particolare, il comma 5, con riferimento alle sole spese correnti, prescrive il divieto per la legge finanziaria di peggiorare il risultato corrente dell'anno precedente, mentre il comma 6 vincola la legge finanziaria al rispetto dei saldi di finanza pubblica indicati, per il periodo di riferimento, nelle risoluzioni con le quali le Camere hanno approvato il DPEF e che la legge finanziaria espone all'articolo 1.
Alla luce di tali criteri, saranno ammessi solo emendamenti compensativi, che cioè garantiscano effetti finanziari equivalenti a quelli del testo che si intende modificare.
La presidenza, nel valutare la compensatività degli emendamenti che tendano a sostituire misure di contenimento previste nel testo, si limiterà a considerare inammissibili solo gli emendamenti evidentemente privi di compensazione o con compensazioni manifestamente inidonee sul piano formale.
La valutazione circa l'ammissibilità degli emendamenti presentati nell'ambito dell'esame in sede consultiva sarà effettuata dai presidenti delle medesime commissioni prima che gli stessi vengano esaminati e votati. Peraltro, in considerazione della necessità di valutare l'ammissibilità degli emendamenti sulla base di criteri omogenei ed obiettivi, la valutazione compiuta nelle commissioni in sede consultiva si limiterà ai profili generali, mentre la valutazione puntuale di ammissibilità sarà compiuta nel corso dell'esame presso la Commissione bilancio. Per questi motivi sottolinea come il giudizio circa l'ammissibilità di un emendamento pronunciata nel corso dell'esame in sede consultiva non pregiudichi in alcun modo la successiva valutazione di ammissibilità.
Con riferimento alla presentazione degli ordini del giorno ricorda che presso le Commissioni di settore devono essere presentati tutti gli ordini del giorno riferiti alle parti di rispettiva competenza del disegno di legge di bilancio e del disegno di legge finanziaria. Gli ordini del giorno concernenti l'indirizzo globale della politica economica generale devono invece essere presentati direttamente in Assemblea; gli ordini del giorno respinti dalle Commissioni di settore o non accolti dal Governo possono essere ripresentati in Assemblea. In ordine ai criteri di ammissibilità segnala altresì che non sono ammissibili gli ordini del giorno volti ad impegnare il Governo ad utilizzare accantonamenti dei Fondi speciali di parte corrente e di conto capitale per determinate finalità.
Da ultimo, per quanto attiene all'organizzazione dei lavori, ricorda che, secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo, la Commissione dovrà concludere il proprio esame dei documenti di bilancio entro la giornata di giovedì 24 novembre 2005.

Giovanni MAURO (FI), relatore, rileva come la Commissione sia chiamata ad esaminare, ai sensi dell'articolo 120, comma 3 del regolamento, il disegno di legge C. 6177, legge finanziaria 2006, ed il disegno di legge C. 6178, recante il Bilancio dello stato per il 2006 ed il Bilancio triennale 2006-2008 e relative note di variazione C. 6178-bis e C. 6178-ter.
Per quanto riguarda il quadro macroeconomico nel quale si inscrive la manovra di finanza pubblica per il 2006 evidenzia come, per il 2006, il Documento di programmazione economico-finanziaria 2006-2009 preveda una crescita del prodotto interno lordo (PIL) in termini reali pari all'1,5 per cento ed anche le stime più recenti fornite dalla Commissione europea nelle Autumn forecasts del novembre 2005 coincidono con l'obiettivo di crescita del PIL indicato dal Governo per il 2006.
Per quanto concerne gli obiettivi di finanza pubblica e le dimensioni della manovra, sottoliena come le previsioni contenute nella Relazione previsionale e programmatica risultino in linea con il


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quadro programmatico delineato nel DPEF, confermando in particolare, per il 2006, l'obiettivo di indebitamento netto del conto economico delle amministrazioni pubbliche fissato al 3,8 per cento del PIL.
Al riguardo ricorda che, in data 28 luglio 2005, il Consiglio dell'Unione europea ha approvato la decisione sull'esistenza di un disavanzo eccessivo in Italia, in conformità dell'articolo 104, paragrafo 6, del Trattato istitutivo della Comunità europea.
Nell'ambito della procedura per disavanzo eccessivo nei confronti dell'Italia, il Consiglio ha altresì approvato la raccomandazione, ai sensi dell'articolo 104, paragrafo 7 del Trattato, sulle misure da prendere per porre fine alla situazione di disavanzo eccessivo in Italia.
In tale contesto il Consiglio ha richiesto all'Italia una riduzione cumulativa del disavanzo strutturale di almeno l'1,6 per cento del PIL nel periodo 2006-2007, di cui la metà (0,8 per cento) da conseguire nel 2006.
La manovra di finanza pubblica per il 2006 originariamente concepita dal Governo comportava un intervento correttivo netto corrispondente a 0,8 punti percentuali di PIL, come richiesto dalla raccomandazione del Consiglio UE intesa a far cessare la situazione di disavanzo pubblico eccessivo in Italia. In valori assoluti l'intervento correttivo avrebbe dovuto comportare un miglioramento dell'indebitamento netto pari a circa 12 miliardi di euro.
Il Consiglio dei ministri del 28 ottobre 2005 ha peraltro deliberato la presentazione di una serie di emendamenti correttivi della manovra, finalizzati a rimodulare gli strumenti di acquisizione di una quota delle entrate rispetto a quelli previsti in sede di predisposizione del DPEF.
Il quadro tendenziale 2006 considerato dal DPEF prevedeva infatti entrate derivanti da dismissioni immobiliari per un importo pari a 6 miliardi di euro. Alla luce dell'attuale andamento delle dismissioni, il Governo ha deciso di mantenere nel quadro tendenziale 2006 solo 1 miliardo derivante da dismissioni immobiliari, mentre i restanti 5 miliardi sono stati recuperati attraverso gli emendamenti correttivi, che hanno comportato riduzioni di trasferimenti in conto capitale ad imprese controllate dallo Stato pari a circa 1,5 miliardi di euro (1,2 miliardi di riduzioni riferiti alle Ferrovie dello Stato e 300 milioni riferiti all'ANAS) e aumenti di entrate pari a circa 2,5 miliardi di euro (relativi ad interventi relativi alla durata dell'ammortamento dell'avviamento e dei contratti di leasing immobiliare, alle perdite su minusvalenze da concambio e al cosiddetto dividend washing) e attraverso i proventi da dividendi dovuti dalle società per azioni derivate dalla trasformazione degli enti pubblici per un importo pari ad 1 miliardo, non incluso nel tendenziale.
L'adozione di tale misura dovrebbe comportare un ulteriore intervento correttivo pari a circa 0,3 punti percentuali di PIL.
L'intervento correttivo netto della manovra dovrebbe risultare quindi, pari a circa 1,1 punti percentuali di PIL, e, in termini assoluti, a circa 16,2 miliardi di euro.
Sono inoltre previsti interventi volti a fronteggiare alcuni oneri inderogabili, quali le eccedenze di spesa e altri oneri che il Governo considera ineludibili, nonché a prorogare una serie agevolazioni fiscali in scadenza, per un importo complessivo pari a circa 3,2 miliardi di euro.
Sono altresì contemplati gli interventi a sostegno dello sviluppo, relativi principalmente alla riduzione del costo del lavoro, all'istituzione di un Fondo per la famiglia e la solidarietà, all'avvio della previdenza complementare, alla riforma del sistema di totalizzazione dei periodi assicurativi, per un importo pari a circa 3,6 miliardi di euro.
A questi interventi si aggiunge l'istituzione di un Fondo per l'innovazione, la crescita e l'occupazione, destinato agli interventi per l'attuazione della Strategia di Lisbona. Tale fondo è finanziato dagli eventuali maggiori proventi rispetto alle previsioni del bilancio per il 2006 derivanti


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dalle operazioni di dismissione di beni dello Stato, nel limite massimo di 3 miliardi di euro.
Passando ad illustrare brevemente il contenuto dei disegni di legge in esame, rileva come il disegno di legge finanziaria, a seguito dell'approvazione, da parte del Senato dell'emendamento governativo che ha apportato numerose modifiche al testo originario del disegno di legge, si componga di un solo articolo, suddiviso in 387 commi.
Con riferimento agli aspetti del provvedimento rientranti negli ambiti di competenza della Commissione,segnala in primo luogo i commi 49-55, i quali intervengono su modalità e criteri di finanziamento di talune autorità indipendenti, prevedendo in primo luogo, la cessazione dei trasferimenti erariali - per CONSOB, Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici, Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Commissione di vigilanza sui fondi pensione - a decorrere dal 2007, e introducendo correlativamente la previsione del finanziamento integrale da parte del «mercato di competenza». Il comma 50 demanda la fissazione delle quote di contribuzione a carico degli utenti ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro il mese di gennaio 2006, di concerto con i Ministri interessati.
I commi 56-61 introducono nuovi criteri e modalità per il finanziamento delle Agenzie delle entrate, delle dogane, del territorio, correlandolo ai risultati dell'azione amministrativa, come si rilevano dagli andamenti annuali delle entrate tributarie e di altre entrate determinate.
Il comma 63 dell'articolo 1 autorizza l'erogazione di contributi per complessivi 40 milioni di euro annui in favore del Corpo della Guardia di Finanza; i contributi verranno erogati per 15 anni a decorrere dal 2006.
Il comma 71 dispone l'abrogazione, in coerenza con la sentenza n. 133 del 6 aprile 2005, dei commi 38, 39, 40 e 41 della legge 24 dicembre 2003, n. 350. I citati commi 38-41 della legge n. 350 prevedono che le Regioni attribuiscono alle province composte per almeno il 95 per cento da comuni classificati come montani ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 gennaio 1994, n. 97, le funzioni di cui all'articolo 89, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 11, cioè la gestione del demanio idrico, ivi comprese tutte le funzioni amministrative relative alle derivazioni di acqua pubblica, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, alla tutela del sistema idrico sotterraneo nonché alla determinazione dei canoni di concessione e all'introito dei relativi proventi.
Il comma 76 dispone la proroga, per l'anno 2006, di alcune agevolazioni in materia di accise applicabili a determinati prodotti energetici.
In particolare, la lettera a) del comma 76 prevede il rinnovo della riduzione delle aliquote di accisa sulle emulsioni stabilizzate di olî da gas ovvero di olio combustibile denso con acqua, contenuta in misura variabile dal 12 al 15 per cento in peso, idonee all'impiego nella carburazione e nella combustione, prevista dall'articolo 24, comma 1, lettera d), della legge n. 388 del 2000 (finanziaria 2001) e più volte prorogata; sulle medesime emulsioni stabilizzate autoprodotte e utilizzate, dai medesimi soggetti, per usi di trazione e di combustione, e limitatamente ai quantitativi necessari al fabbisogno dei soggetti stessi, ai sensi del comma 1-bis dell'articolo 1 del decreto-legge n. 452 del 2001, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 16 del 2002.
La lettera a) fissa inoltre per l'anno 2006 l'accisa per le emulsioni stabilizzate di olî da gas usate come carburante nella misura di 256,70 euro per mille litri.
La lettera b) ripropone per l'anno 2006 le disposizioni in materia di riduzione dell'accisa sul gas metano, nella misura del 40 per cento, per gli utilizzatori industriali, termoelettrici esclusi, con consumi superiori a 1.200.000 metri cubi annui. In base alla disposizione, la misura dell'aliquota è pari a 0,007 euro (14,52 lire) al metro cubo anziché a 0,012 euro (lire 24,2).


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La lettera c) dispone l'ulteriore proroga, sino al 31 dicembre 2006, dell'incremento dell'agevolazione a favore dei soggetti che utilizzano il gasolio e il GPL per uso di riscaldamento nelle zone geografiche individuate dall'articolo 8, comma 10, lettera c), della legge n. 448 del 1998. Pertanto, sino al 31 dicembre 2006 troverà applicazione una riduzione complessiva pari a 0,129 euro (lire 250) per litro di gasolio usato come combustibile (rispetto all'accisa ordinaria di 0,403 euro) e a 0,159 euro (lire 308) per chilogrammo di GPL (rispetto all'accisa ordinaria di 0,190 euro).
La lettera d) rinnova sino al 31 dicembre 2006, le disposizioni in materia di agevolazione per il calore fornito dalle reti di teleriscaldamento alimentate da biomassa ovvero con energia geotermica.
In particolare, si dispone l'applicazione dell'aumento di 0,015 euro (30 lire), per ogni chilowattora di calore fornito, della misura del credito d'imposta previsto a favore dei soggetti che utilizzano, quale fonte di energia alternativa, le reti di riscaldamento alimentate con biomasse o con energia geotermica, di cui all'articolo 8, comma 10, lettera f), della legge n. 448 del 1998.
La lettera e) prevede il rinnovo di agevolazioni in materia di accisa sul gas metano per usi civili. In particolare, il comma in esame dispone che sia applicata fino al 31 dicembre 2006 la riduzione dell'aliquota d'accisa per i consumi di gas metano disposta, per gli anni 2001 e 2002, dall'articolo 27, comma 4, della legge n. 388 del 2000 (legge finanziaria 2001).
L'agevolazione consiste nella applicazione dell'aliquota nella misura di 0,0407 euro (78,79 lire) per metro cubo, per il gas metano utilizzato per uso riscaldamento individuale a tariffa T2 fino a 250 metri cubi annui (rispetto ad un'aliquota ordinaria di 0,079 euro, pari a 152,68 lire) e ad euro 0,1351 (lire 261,68) per metro cubo per il gas metano utilizzato per gli altri usi civili (rispetto ad un'aliquota ordinaria di 0,173 euro, pari a 335,57 lire).
La lettera f) proroga sino al 31 dicembre 2006 l'estensione della riduzione di costo del gasolio e del GPL, usati come combustibile per riscaldamento, alle frazioni parzialmente non metanizzate di comuni facenti parte della fascia climatica E.
La lettera g) proroga al 31 dicembre 2006 il regime agevolato di cui all'articolo 7, comma 1-ter, del decreto-legge n. 417 del 1991, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 66 del 1992, concernente il gasolio destinato al fabbisogno della provincia di Trieste e dei comuni della provincia di Udine individuati dal decreto ministeriale 30 luglio 1993.
La lettera h) proroga, per l'anno 2006, l'esenzione da accisa in favore del gasolio usato per le coltivazioni sotto serra.
Il comma 77 proroga al 31 dicembre 2006 il termine relativo alla fruizione della detrazione IRPEF per gli interventi di manutenzione e salvaguardia dei boschi a fine di tutela ambientale e difesa del territorio e del suolo da rischi di dissesto idrogeologico.
Il comma 78 fissa all'1,9 per cento l'aliquota dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per il 2005, relativamente ai soggetti operanti nel settore agricolo e della pesca. La medesima disposizione stabilisce che, per il periodo d'imposta 2006, l'aliquota è pari al 3,75 per cento.
Il comma 79 dell'articolo 1 proroga, per l'anno 2006, i benefici fiscali e previdenziali per le imprese che esercitano la pesca costiera, nonché alle imprese che esercitano la pesca nelle acque interne e lagunari, di cui all'articolo 11 della legge 23 dicembre 2000, n. 388.
Il comma 80 proroga al 31 dicembre 2006 l'efficacia delle agevolazioni fiscali previste per la formazione e l'arrotondamento della proprietà contadina dalla legge 6 agosto 1954, n. 604.
Il comma 81, alla lettera a), proroga, per l'anno 2006, la detraibilità delle spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio. La lettera b) proroga, per l'anno 2006, la detraibilità delle spese per il recupero del patrimonio edilizio effettuate da imprese di costruzione e cooperative edilizie e relative ad immobili alienati o


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assegnati entro il 30 giugno 2007. Entrambe le disposizioni elevano la percentuale di spesa ammessa in detrazione dal 36 al 41 per cento.
Il comma 82 modifica il comma 11 dell'articolo 2 della legge 27 dicembre 2002, n. 289 (legge finanziaria per il 2003), al fine di estendere anche al 2006 i benefìci fiscali relativi ai redditi di lavoro dipendente conseguiti dai lavoratori frontalieri. Ricorda che il comma 11 del richiamato articolo 2 della legge n. 289 del 2002 ha disposto l'esenzione dall'IRPEF per una quota (fino a euro 8.000) dei redditi derivanti da lavoro dipendente prestato all'estero in zone di frontiera.
Il comma 83 fissa in 3.615,20 euro, il limite entro il quale possono essere dedotti dal reddito di lavoro dipendente i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad enti o casse aventi esclusivamente fine assistenziale, in conformità a disposizioni di contratto o di accordo o di regolamento aziendale. In mancanza di questa norma, i suddetti contributi sarebbero stati deducibili, per l'anno 2006, entro il limite di 2.324,06 euro.
Il comma 84 conferma l'applicazione della clausola di salvaguardia relativamente alla dichiarazione dei redditi per l'anno 2006. Viene pertanto stabilito che, in sede di dichiarazione dei redditi, per il solo anno 2006, i contribuenti potranno applicare le disposizioni del testo unico delle imposte sui redditi (TUIR), approvato con decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 in vigore al 31 dicembre 2002, ovvero quelle in vigore al 31 dicembre 2004, se più favorevoli.
Il comma 85 proroga al 31 dicembre 2006 il regime di parziale indetraibilità dell'IVA relativa agli acquisti di ciclomotori, motocicli, autovetture e autoveicoli, aumentando al 15 per cento la misura della parte detraibile e accrescendo corrispondentemente al 15 per cento la quota che costituisce base imponibile in caso di successiva cessione.
Il comma 86 proroga al 31 dicembre 2006 il termine per l'esenzione dalle imposte di bollo, registro, ipotecarie e catastali nonché dalle tasse di concessione governativa stabilita in favore degli atti, contratti, documenti e formalità occorrenti per la ricostruzione o la riparazione degli immobili distrutti o danneggiati nei comuni della valle del Belice, colpiti dagli eventi sismici del gennaio 1968.
Il comma 87 proroga al 31 dicembre 2006 il termine per l'applicazione del regime di esenzione fiscale sugli atti relativi al riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza (IPAB).
Il comma 88 proroga, per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2006, l'applicazione della riduzione, a titolo di deduzione forfetaria, del reddito d'impresa prevista in favore degli esercenti impianti di distribuzione di carburante.
Il comma 89 prolunga a sette anni la durata massima della fase di transizione entro la quale sia i comuni che abbiano raggiunto nell'anno 1999 un grado di copertura dei costi superiore all'85 per cento, sia quelli che abbiano raggiunto un grado di copertura dei costi tra il 55 e l'85 per cento sono tenuti a raggiungere la piena copertura dei costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani attraverso la relativa tariffa.
Il comma 92 determina in 12 euro l'importo minimo al di sotto del quale, in sede di dichiarazione dei redditi, non va effettuato il versamento del debito o il rimborso del credito d'imposta con riferimento alla singola imposta o addizionale. In tale ipotesi, per le dichiarazioni presentate con il modello 730, ai soggetti che prestano assistenza fiscale o al sostituto d'imposta non è dovuto compenso a carico dello Stato.
Il comma 105 conferma, anche per l'anno 2006, la compartecipazione dei comuni e delle province al gettito dell'IRPEF, fissata nella misura del 6,5 per cento per i comuni e dell'1 per cento per le province del riscosso in conto competenza affluito al bilancio dello Stato con riferimento all'esercizio finanziario 2002.
Il comma 109 modifica la disciplina dell'imposta sostitutiva sui proventi dei titoli obbligazionari emessi dagli enti territoriali, disponendo che sia versata agli


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enti territoriali emittenti l'imposta effettivamente pagata dai sottoscrittori, in luogo della retrocessione del 50 per cento del gettito dell'imposta che si renderebbe applicabile sull'intero ammontare degli interessi passivi, come attualmente previsto.
I commi da 228 a 231 recano modifiche alla disciplina fiscale degli ammortamenti relativa ai soggetti che esercitano attività di trasporto e distribuzione del gas, di gestione della rete elettrica nazionale, nonché di distribuzione di energia elettrica. In particolare, il comma 228 introduce nel testo unico delle imposte sui redditi un nuovo articolo 102-bis, contenente questa nuova disciplina speciale degli ammortamenti.
In tale contesto, il comma 2 del nuovo articolo 102-bis interviene sulle modalità di determinazione della vita utile dei beni materiali strumentali relativi alle attività individuate al comma 1, prevedendo, in luogo dell'applicazione dei coefficienti stabiliti con decreto ministeriale a fini fiscali, il riferimento alla vita utile determinata dall'autorità di regolazione del settore energetico a fini tariffari, riducendo, di conseguenza, la quota di ammortamento annuo deducibile fiscalmente.
Il comma 229 modifica conseguentemente il terzo comma dell'articolo 16 del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, specificando le modalità d'iscrizione dei dati, relativi ai beni soggetti alla nuova disciplina, nel registro dei beni ammortizzabili tenuto dalle imprese. Il comma 230 stabilisce la data di entrata in vigore delle disposizioni contenute nell'articolo 102-bis del TUIR, introdotto dal comma 228. Il comma 231 abroga il secondo periodo del comma 10 dell'articolo 2 del decreto legge n. 211 del 2005, al fine di coordinare le disposizioni relative al calcolo degli acconti, disciplinate in via transitoria dal richiamato articolo 2, con quanto previsto, a regime, dal comma 228.
Si segnala come analoghe disposizioni siano contenute nel decreto-legge n. 203 del 2005, attualmente all'esame in sede referente delle Commissioni riunite V e VI.
Il comma 239 prevede una detrazione d'imposta per le spese sostenute dai genitori di bambini che frequentano asili nido.
I commi da 244 a 246 istituiscono nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo per l'indennizzo dei risparmiatori che, investendo sul mercato finanziario, sono rimasti vittime di frodi finanziarie e che hanno sofferto un danno ingiusto non altrimenti risarcito. L'indennizzo è esteso ai risparmiatori danneggiati a seguito dell'insolvenza della Repubblica argentina. Il fondo è alimentato dall'importo dei conti correnti e dei rapporti bancari definiti come dormienti all'interno del sistema bancario e finanziario. La nozione di «conto o rapporto dormiente» e le modalità della rilevazione dei conti e rapporti così definiti dovranno essere determinate con regolamento governativo.
I commi 250 e 251 prevedono, rispettivamente, la soppressione della tassa sui brevetti e l'esenzione dall'imposta di bollo per istanze, atti e provvedimenti relativi al riconoscimento in Italia di brevetti per invenzioni industriali, per modelli di utilità e per modelli e disegni ornamentali.
I commi da 252 a 254 consentono l'integrale deducibilità dal reddito del soggetto erogante relativamente ai fondi trasferiti per il finanziamento della ricerca, a titolo di contributo o liberalità, dalle società e dagli altri soggetti passivi dell'imposta sul reddito delle società (IRES), ridisciplinando parte della materia trattata nel vigente articolo 100 del TUIR, dal quale sono espunte le corrispondenti disposizioni.
I commi 255-258 istituiscono, a decorrere dall'anno 2006, il Fondo per l'innovazione, la crescita e l'occupazione, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, finalizzato a finanziare i progetti individuati dal Piano per l'innovazione, la crescita e l'occupazione, nonché gli interventi di adeguamento tecnologico nel settore sanitario, proposti dal Ministro della salute. Le erogazioni del fondo sono subordinate all'introito di proventi da operazioni di dismissione o alienazione di beni


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dello Stato ulteriori rispetto a quelle previsti dal bilancio per il 2006, nel limite massimo di 3 miliardi di euro.
I commi da 263 a 268 recano disposizioni concernenti la riorganizzazione dei distretti produttivi. In particolare, il comma 263 prefigura un intervento di riorganizzazione, mediante una nuova definizione delle caratteristiche dei distretti e delle relative modalità di individuazione da parte del Ministro dell'economia, con la loro articolazione sul duplice piano territoriale e funzionale. L'adesione ai distretti è libera (comma 264).
Il comma 265 determina le disposizioni tributarie, amministrative, finanziarie e di promozione della ricerca e dello sviluppo, applicabili ai distretti produttivi. Con esse viene prevista, in sintesi, la possibilità, per le imprese appartenenti a distretti produttivi, di dare vita a un ambito comune per la fiscalità, gli adempimenti amministrativi e la finanza.
Il comma 266 estende l'applicazione delle precedenti disposizioni ai distretti rurali e agroalimentari, ai sistemi produttivi, ai sistemi produttivi locali, ai distretti industriali, ai consorzi di sviluppo industriale e ai consorzi per il commercio estero.
Il comma 267 prevede una prima applicazione delle suddette disposizioni in via sperimentale, limitatamente a uno o più distretti da individuarsi con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze.
I commi da 269 a 271 prevedono la costituzione della «Banca del Mezzogiorno», al cui capitale lo Stato partecipa quale soggetto fondatore.
Il comma 272 prevede che le società di interesse nazionale che ricorrono al mercato dei capitali di rischio nelle quali lo Stato abbia ancora una partecipazione azionaria qualificata, possono: a) emettere strumenti finanziari partecipativi con diritti patrimoniali o amministrativi definiti a norma dell'articolo 2346, comma 6, del codice civile; b) creare, anche a seguito di conversione di parte delle azioni esistenti, categorie di azioni con diritti diversi, sulla base dell'articolo 2348 del codice civile, che attribuiscano all'assemblea speciale dei relativi titolari il diritto di sottoscrivere aumenti di capitale riservati. L'emissione può essere a titolo gratuito ovvero a pagamento, qualora sia riservata a particolari azionisti.
Il comma 273 prevede che i diritti amministrativi legati alle azioni e agli strumenti previsti al comma 272 si estinguono in caso di trasferimento degli stessi, perdita della qualità di azionista o adesione ad un'offerta pubblica di acquisto; in tal caso vengono meno, inoltre, le limitazioni al godimento dei diritti patrimoniali.
Il comma 274 stabilisce che le deliberazioni assembleari relative alla creazione delle azioni o degli strumenti finanziari indicati al comma 272 e quelle previste al comma 276 non attribuiscono diritto al recesso.
Il comma 275 sottolinea come le clausole inserite nello statuto in virtù dei commi precedenti debbano essere modificate con le maggioranze previste per le modifiche statutarie.
Il comma 276 consente allo statuto delle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio di subordinare all'approvazione da parte dell'assemblea speciale dei titolari delle azioni o degli strumenti indicati ai commi precedenti l'efficacia delle deliberazioni di modifica delle clausole introdotte ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge n. 332 del 1994 (con le quali si pongono limiti al possesso azionario da parte di singoli soci o categorie di soci) dopo il primo triennio di efficacia.
Il comma 277 concerne infine la compatibilità di tali disposizioni con quanto dettato in sede comunitaria in materia di offerte pubbliche, le cui disposizioni di recepimento nell'ordinamento interno vengono fatte salve.
Il comma 282 prolunga a cinque anni (decorrenti dal 1o ottobre 2003) la durata del periodo transitorio nel quale i consorzi per la garanzia collettiva dei fidi (Confidi), già costituiti alla predetta data, possono continuare a gestire fondi pubblici di incentivazione e prestare garanzia a favore


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dell'amministrazione finanziaria al fine dell'esecuzione dei rimborsi di imposte alle imprese consorziate o socie.
Il comma 295 reca disposizioni in tema di credito di imposta per gli investimenti e per le nuove assunzioni nel Mezzogiorno.
La lettera a) del comma interviene circa il credito d'imposta per investimenti, introducendo un nuovo comma 1-bis nell'articolo 62 della legge n. 289 del 2002.
Esso dispone che le risorse derivanti da rinunzie o da revoche dei contributi di cui al comma 1, lettera c), del suddetto articolo 62 sono utilizzate dall'Agenzia delle entrate per accogliere le richieste di ammissione all'agevolazione, non accolte per insufficienza di disponibilità, secondo l'ordine cronologico di presentazione.
La lettera b) riguarda il credito d'imposta per assunzioni, aggiungendo un periodo al comma 3 dell'articolo 63 della legge n. 289 del 2002.
Il periodo aggiunto interviene nell'ambito della procedura - prevista dal comma 3 dell'articolo 63 citato - necessaria per maturare il diritto al credito d'imposta per le nuove assunzioni, stabilendo che se il datore di lavoro presenta l'istanza di accesso alle agevolazioni prima di aver disposto le relative assunzioni di personale, queste devono essere effettuate entro trenta giorni dalla comunicazione dell'accoglimento dell'istanza da parte dell'Agenzia delle entrate.
Il comma 297 estende ad altre fattispecie, espressamente indicate la nozione di concentrazione, rilevante per l'attribuzione del relativo premio previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 35 del 2005.
Il comma 298 estende anche agli imprenditori agricoli il credito d'imposta previsto dall'articolo 9 del decreto-legge n. 35 del 2005 per le microimprese, le piccole e medie imprese che si impegnano in processi di concentrazione.
Il comma 300 demanda ad un decreto del Ministro dell'economia, di concerto con il Ministro delle politiche agricole, l'individuazione delle percentuali di produzione di biocombustibili, oggetto di appositi contratti di coltivazione o accordi di filiera, da inserire in un apposito programma il quale, avviato il 1o gennaio 2005 e della durata di 6 anni, comporta l'esenzione dall'accisa del biodiesel nei limiti di un contingente annuo di 200.000 tonnellate.
Il comma 302 ha lo scopo di fare rientrare nell'ambito del reddito agrario, con il conseguente trattamento fiscale, l'attività svolta dalle aziende agricole diretta alla produzione di energia elettrica mediante l'utilizzo di biocombustibili agroforestali.
I commi da 332 a 339 dispongono la riapertura dei termini per la rivalutazione dei beni e delle partecipazioni d'impresa e delle aree edificabili delle imprese, estendendo, in quest'ultimo caso, la facoltà di rivalutazione anche ai beni alla cui produzione o scambio è diretta l'attività dell'impresa (cosiddetti beni-merce). Viene altresì consentito l'affrancamento del saldo di rivalutazione mediante pagamento di un'imposta sostitutiva delle imposte sui redditi e dell'IRAP.
Ai sensi del comma 332 è possibile eseguire la rivalutazione dei beni materiali e immateriali (con l'eccezione delle aree fabbricabili, per le quali è prevista una disciplina specifica dai commi 336-338). Detta rivalutazione può essere eseguita con riferimento ai beni risultanti dal bilancio relativo all'esercizio chiuso entro il 31 dicembre 2004.
La rivalutazione deve risultare nel bilancio dell'esercizio successivo il cui termine dì approvazione scade successivamente al 1o gennaio 2006.
Il comma 334 stabilisce che, sul maggior valore iscritto in bilancio, è dovuta una imposta sostitutiva nella misura del 12 per cento relativamente ai beni ammortizzabili e del 6 per cento relativamente ai beni non ammortizzabili.
I commi da 336 a 338 dettano norme specifiche per la rivalutazione delle aree fabbricabili non ancora edificate possedute da imprese e iscritte nel bilancio chiuso entro il 31 dicembre 2004.
Il comma 341 riguarda gli ambiti d'intervento della Commissione per la verifica di congruità delle valutazioni tecnico-economico-estimativa


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operante nell'ambito dell'Agenzia del demanio. L'attività della Commissione si esplica con riferimento a vendite, permute, locazioni e concessioni di immobili di proprietà dello Stato; acquisti di immobili per soddisfare le esigenze di amministrazioni pubbliche; rilascio del nulla osta per locazioni passive riguardanti pubbliche amministrazioni.
I commi da 342 a 351 dell'articolo 1 modificano alcuni aspetti della vigente disciplina relativa agli apparecchi da giuoco lecito con vincite in denaro e alla rete telematica per il loro controllo. In particolare, il comma 342 introduce una nuova tipologia di apparecchi, le cui caratteristiche saranno successivamente definite con regolamento del Ministro dell'economi e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'interno. I commi 343, 344 e 348 ridisciplinano il prelievo erariale unico su tali apparecchi. Il comma 351 estende i tipi di licenza per la loro installazione in esercizio commerciali o pubblici.
Il comma 352 prevede che il Ministero dell'economia e finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato segnali ai fornitori di connettività alla rete internet, ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazione o agli operatori che mediante esse forniscono servizi telematici, i casi di offerta, attraverso dette reti, di giuochi, scommesse o concorsi pronostici con vincite in denaro che siano illegali, mancando delle concessioni, autorizzazioni, licenze o altri titoli previsti dalla legge.
Ai sensi del comma 353, i destinatari delle segnalazioni sono obbligati ad adottare misure tecniche, che verranno stabilite con uno o più provvedimenti del Ministero dell'economia e delle finanze- AAMS, atte a impedire l'utilizzazione delle reti di cui sono gestori, o in relazione alle quali forniscono servizi, per lo svolgimento di giuochi, scommesse o concorsi pronostici illeciti.
In caso di violazione dell'obbligo predetto è prevista dal comma 354 una sanzione amministrative pecuniaria da 30.000 a 180.000 euro per ogni violazione accertata. L'autorità competente è l'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato.
Per l'applicazione delle disposizioni testé esaminate, il comma 355 prescrive la collaborazione tra il Ministero dell'economia e finanze-AAMS, la Polizia postale e delle telecomunicazioni e il Corpo della Guardia di finanza.
Il comma 356 interviene modificando il comma 4-ter dell'articolo 4 della legge n. 401 del 1989, specificando che l'organo competente a rilasciare l'autorizzazione all'esercizio di attività di giuoco o di scommessa è il Ministero delle Finanze- Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato.
I commi da 357 a 364 modificano l'articolo 110 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (TULPS), al fine del recupero dell'evasione fiscale nel settore dei giuochi attraverso una vasta revisione dell'apparato sanzionatorio, anche attraverso la sostituzione delle sanzioni penali con sanzioni amministrative. In particolare, il comma 358 amplia le tipologie di macchine per il giuoco installabili negli esercizi autorizzati ai sensi degli articoli 86 e 88 dello stesso testo unico. Il comma 359 fissa le sanzioni per i gestori che permettono ai minori di 18 anni l'uso di apparecchi e congegni automatici, semiautomatici ed elettronici da trattenimento o da giuoco di abilità (non di azzardo). Il comma 361 prescrive la confisca e la distruzione degli apparecchi non rispondenti alle norme vigenti; individua i destinatari dell'invio dei rapporti per diversi tipi di violazioni (il prefetto o l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato); dispone, infine, circa la ripartizione delle somme riscosse per le pene pecuniarie. Il comma 362 disciplina la sospensione (riducendone la durata) o la revoca della licenza o dell'autorizzazione per gli autori degli illeciti. Il comma 363 porta analoghe modifiche alla disposizione che attribuisce al questore la facoltà di sospendere la licenza in caso di illecito. La durata di tale sospensione è ridotta a quindici giorni e la facoltà del questore di sospendere la licenza è esercitabile solo quando sono riscontrate violazioni di rilevante gravità


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in relazione al numero degli apparecchi installati ed alla reiterazione delle violazioni. Il comma 364 precisa che, in caso di violazioni delle disposizioni del comma 9 dell'articolo 110 del TULPS antecedenti alla data di entrata in vigore del presente provvedimento, si applicano le disposizioni vigenti al momento delle violazioni.
Il comma 365 modifica il decreto del Presidente della Repubblica n. 640 del 1972, recante la disciplina dell'imposta sugli spettacoli, specificando la disciplina fiscale degli apparecchi e congegni da intrattenimento.
Il comma 366 proroga fino al 31 dicembre 2007 la disciplina fiscale relativa al prelievo erariale e alla cauzione per i concessionari del gioco del Bingo.
Ricorda che l'articolo 5 del regolamento sul gioco del Bingo, recato dal decreto del Ministero delle finanze n. 29 del 2000, prevede un prelievo erariale, in misura pari al 20 per cento del prezzo di vendita delle cartelle, da versarsi a cura del concessionario all'affidatario del controllo centralizzato che provvede al successivo riversamento alla Tesoreria provinciale dello Stato.
L'articolo 8 del decreto-legge n. 147 ha introdotto un'agevolazione per i concessionari del Bingo stabilendo che il prelievo erariale sulle cartelle dovuto da questi ultimi può essere effettuato entro novanta giorni dal ritiro delle stesse cartelle, a condizione che siano corrisposti gli interessi per i giorni di dilazione e previa maggiorazione del 3 per cento della cauzione prevista.
Il comma 367 vieta agli affidatari delle concessioni per scommesse ippiche o concorsi pronostici di esercitare l'attività mediante l'apertura di sportelli distaccati presso sedi diverse dai locali nei quali si effettua già la raccolta delle scommesse.
Il comma 368 stabilisce che la rilevazione della classe di prezzo più richiesta delle sigarette, che ha effetto sulla determinazione della relativa imposta di consumo, dev'essere effettuata trimestralmente, anziché semestralmente, come attualmente previsto.
Il comma 369 prevede che, con provvedimento direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, possa essere aumentata l'accisa sui tabacchi lavorati al fine di assicurare il mantenimento del gettito per l'anno 2006 e per i successivi.
Nel determinare l'aumento dell'aliquota sarà necessario tenere conto anche dei provvedimenti di variazione delle tariffe dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi lavorati, eventualmente intervenuti ai sensi dell'articolo 2 della legge n. 825 del 1965, recante norme in tema di regime di imposizione fiscale sui prodotti oggetto di monopolio di Stato.
Per quanto riguarda disegno di legge di bilancio a legislazione vigente per il 2006, esso prevede, in termini di competenza e al netto delle regolazioni contabili e debitorie e dei rimborsi IVA, prevede entrate finali per 384 miliardi e spese finali per 435 miliardi di euro.
Il saldo netto da finanziare, corrispondente alla differenza tra le entrate finali e le spese finali, risulta, in termini di competenza e al netto delle regolazioni debitorie e contabili e dei rimborsi IVA, pari a 51.092 milioni di euro.
Le previsioni del bilancio a legislazione vigente per il 2006 registrano una sostanziale stabilità del saldo netto da finanziare rispetto al disegno di legge di assestamento per il 2005, nell'importo di 51,1 miliardi di euro, esse evidenziano tuttavia, rispetto al bilancio assestato 2005, una riduzione sia delle entrate finali che delle spese finali di circa 6,8 miliardi di euro.
In particolare, per le entrate finali, la riduzione di 6.837 milioni di euro rispetto alle previsioni assestate per il 2005 è determinata da riduzioni di 3.729 milioni di euro delle entrate tributarie e di 1.040 milioni delle entrate extratributarie. Le entrate del Titolo III, relative all'alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e rimborso di crediti si riducono anch'esse di 2.069 milioni.
Si segnala che il Governo ha presentato, nel corso dell'esame al Senato, due Note di variazioni:


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La I Nota di variazioni (C. 6178-bis) provvede a trasporre nel bilancio a legislazione vigente per il 2006 gli effetti contabili del decreto-legge n. 203 del 2005, recante «Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria», dichiarato collegato alla manovra di finanza pubblica per il 2006 ed attualmente all'esame delle Commissioni Bilancio e Finanze.
Tali effetti interessano gli stati di previsione dell'entrata (Tabella 1), del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella 2), del Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Tabella 4), del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca (Tabella 7); del Ministero dell'interno (Tabella 8); del Ministero dell'ambiente (Tabella 9); del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (Tabella 10), del Ministero delle politiche agricole e forestali (Tabella 13), e del Ministero della salute (Tabella 15).
La II Nota di variazioni (C. 6178-ter) trasferisce nel bilancio a legislazione vigente come modificato dalla I Nota gli effetti del disegno di legge finanziaria come approvato dal Senato e degli emendamenti approvati dal Senato direttamente al disegno di legge di bilancio.
Con riferimento agli aspetti del disegno di legge di bilancio rientranti negli ambiti di competenza della Commissione, nell'ambito dello Stato di previsione dell'entrata (Tabella 1) le entrate finali previste per il 2006, al lordo dei rimborsi IVA e delle regolazioni contabili, a seguito degli effetti determinati sul bilancio dello Stato a legislazione vigente per il 2006 dal decreto-legge n. 203 del 2005 e dai disegni di legge finanziaria 2006 e di bilancio, come approvati dal Senato, sono determinate in 415.922 milioni di euro, cosi ripartiti: 385,4 miliardi per entrate tributarie; 28,7 miliardi per entrate extra-tributarie; 1,9 miliardi per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione crediti.
In tale contesto segnala gli effetti sulle entrate del decreto-legge n. 203 del 2005, come modificato dal Senato, registrati sul bilancio dello Stato dalla I Nota di variazioni, che determina maggiori entrate tributarie per 7,1 miliardi di euro.
In particolare, per quanto riguarda le entrate relative all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF-IRE) viene indicato un incremento per 1.691,3 milioni di euro, di cui 581,3 milioni riferiti all'attività ordinaria di gestione e 1.110 milioni all'attività di controllo.
Analogamente, per l'IRES vengono stimate maggiori entrate per 3.503 milioni di euro, di cui 3.113 milioni riferiti all'attività ordinaria di gestione e 390 milioni all'attività di controllo.
Per l'IVA sugli scambi interni e intracomunitari sono indicate maggiori entrate per 1,5 miliardi dall'attività di accertamento e controllo, a fronte di una riduzione di 60 milioni riferiti all'attività di gestione, mentre l'IVA sulle importazioni dovrebbe generare maggiori entrate per 350 milioni.
Dal lotto, lotterie e giochi sono stimate maggiori entrate per 102 milioni, mentre ulteriore gettito è previsto dalle imposte sostitutive (12 milioni), da altri tributi diretti (3,5 milioni) e indiretti (2,5 milioni).
Per quanto riguarda invece gli effetti in materia di entrate determinati sul bilancio dal disegno di legge finanziaria, come approvato dal Senato, la II Nota di variazioni indica variazioni delle principali voci delle entrate tributarie (+1.765 milioni), riferite a maggiori entrate per il gettito delle imposte sostitutive (+740 milioni), dell'IRES (740 milioni), del lotto, lotterie e giochi (300 milioni), sui generi di monopolio (90 milioni), da altri introiti diretti (+131 milioni) e indiretti (43,6 milioni), nonché all'IRPEF-IRE (+3,8 milioni).
Sono altresì indicate minori entrate per l'IVA sugli scambi interni e intracomunitari (-185 milioni), sull'accisa e imposta erariale sugli olî minerali (-105 milioni) e su altri prodotti (-107 milioni), nonché sulle tasse e imposte sugli affari (-14,4).
Per quanto riguarda le entrate extratributarie, la II Nota ìndica un incremento di 3.639 milioni così ripartiti: 125 milioni relativi all'attività di controllo e repressione delle irregolarità e degli illeciti;


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1.415,9 milioni da redditi di capitale (di cui 1 miliardo a seguito di un emendamento approvato dal Senato al disegno di legge di bilancio); 2.060 milioni a seguito di prelevamenti da conti di tesoreria; 30 milioni da restituzioni e recuperi vari.
Una riduzione di 5 miliardi di euro è riportata al titolo III relativamente ai proventi dalla vendita di immobili, a seguito di un emendamento approvato dal Senato al disegno di legge di bilancio.
Per quanto riguarda lo Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze (Tabella 2) il bilancio a legislazione vigente per il 2006 prevede spese correnti pari a 250,6 miliardi in competenza e a 260,6 miliardi di autorizzazioni di cassa.
La spesa in conto capitale viene indicata in 23,6 miliardi in competenza e in 23,4 in cassa, il rimborso passività finanziarie ammonta a 188,9 miliardi in competenza e in cassa, mentre le risorse complessive ammontano a 463 miliardi in competenza e a 472,9 miliardi per le autorizzazioni di cassa.
Con l'approvazione del disegno di legge finanziaria 2006 e del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 203 del 2005 da parte del Senato, il Governo ha presentato, come già ricordato, due Note di variazioni, nelle quali vengono considerati gli effetti contabili determinati dall'approvazione dei due provvedimenti.
Conseguentemente, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze le spese correnti ammontano 255,2 miliardi in competenza e a 265,3 miliardi di autorizzazioni di cassa. La spesa in conto capitale è determinata in 72 miliardi in competenza e in cassa, mentre il rimborso di passività finanziarie rimane fissato a 188,9 miliardi in competenza e in cassa.
Per quanto riguarda le variazioni di bilancio delle unità previsionali di base ricomprese nei diversi centri di responsabilità dello Stato di previsione, segnala la significativa variazione della dotazione del centro di responsabilità «Gabinetto del Ministro», le cui risorse risultano ridotte di 203 milioni nel bilancio a legislazione vigente 2006 rispetto al dato assestato 2004.
Per quanto riguarda il Centro di responsabilità 6 - Politiche fiscali, rispetto al dato assestato 2005, esso registra un decremento della spesa, in termini di competenza, pari a 5.261 milioni, passando da 50.235 milioni delle previsioni assestate 2005 a 44.974 milioni delle previsioni 2006, come determinate dalla seconda Nota di variazioni.
Tale variazione in diminuzione è in gran parte riferibile all'Unità revisionale di base 6.1.2.12, capitolo 3932, relativo alle somme da versare all'entrata del bilancio in relazione all'eventuale recupero da parte delle banche dell'ammontare dei versamenti effettuati nell'anno precedente a titolo dell'1 per cento delle riscossioni tramite versamenti unitari, ai sensi del decreto-legge n. 341 del 2003.
Per quanto attiene al Centro di responsabilità 7 - Guardia di Finanza, rispetto al dato assestato 2005 esso registra una riduzione di 65 milioni della spesa complessiva, in termini di competenza, in quanto passa da 3.480 milioni delle previsioni assestate 2005 a 3.415 milioni della seconda Nota di variazioni. La riduzione di 105 milioni tra previsioni assestate 2005 e legislazione vigente 2006 deriva da minori spese per il personale (-130 milioni), a fronte di un incremento (+25 milioni) dello stanziamento relativo ai trattamenti provvisori di pensione e altri assegni fissi (cap. 4370, UPB 7.1.6.2), che torna alla dotazione di 80 milioni già prevista dalla legge di bilancio 2005.
Per quanto concerne lo Stato di previsione dell'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, allegato alla Tabella 2, esso indica per il 2006 una riduzione delle entrate e delle spese pari a 1.073 milioni rispetto al dato assestato 2005.
In particolare, le entrate totali sono previste in 10.527 milioni, analogamente alle spese totali.
Quanto ai residui attivi si evidenzia una consistenza al 1o gennaio 2006 di 206,6


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milioni, di cui 33 per la parte corrente. La consistenza dei residui passivi presunti è valutata in 583,3 milioni di euro.

Giorgio BENVENUTO (DS-U) rileva come l'originaria impostazione di politica fiscale del Governo di centro destra fosse fondata sull'equazione in base alla quale a meno tasse avrebbe dovuto corrispondere una maggiore libertà, dalla quale sarebbe dovuto derivare una straordinaria espansione della produttività e della produzione e un nuovo miracolo economico.
Il cardine di quella proposta consisteva in una incisiva riduzione della pressione fiscale sulle persone fisiche con due sole aliquote, che tuttavia non garantiva la progressività, prevista dall'articolo 53 della Costituzione, la quale era affidata esclusivamente dal sistema delle deduzioni.
Già in occasione della discussione parlamentare della delega fiscale si evidenziavano tuttavia i primi segnali dell'incapacità del Governo di tenere sotto controllo la finanza pubblica. In particolare la previsione, contenuta nella relazione tecnica alla legge di delega, di un onere complessivo di 20 miliardi di euro, da reperire nei successivi esercizi era stata fin fortemente criticata dall'opposizione, per l'evidente sproporzione con i costi impliciti derivante dalla sola semplificazione delle aliquote e degli scaglioni.
Tali dubbi sono stati confermati dall'andamento del prelievo IRPEF negli anni compresi tra il 2001 ed il 2005. Sulla base di tale dato si evidenzia come la ripartizione del reddito nazionale tra le diverse categorie di reddito sia rimasta sostanzialmente invariata, ma come il prelievo sul lavoro dipendente e sulle pensioni sia cresciuto nel periodo del 12,75 per cento, laddove la pressione fiscale sugli altri redditi si è ridotto dell'1,36 per cento. Ancor più significativo è il dato relativo prelievo derivante dall'attività di contrasto dell'evasione e da condoni, per il quale si segnala una riduzione, rispetto al 2001, superiore al 50 per cento. In conseguenza di tale dinamica, il prelievo complessivo sui redditi diversi dal lavoro dipendente e dalle pensioni si è ridotto nel periodo del 13,63 per cento, e l'applicazione, in occasione dell'autotassazione del maggio prossimo, del secondo modulo della riforma comporterà una riduzione di circa 250 milioni di euro in valore nominale del prelievo su tali redditi. Per i redditi da lavoro dipendente e da pensione è invece prevedibile un incremento del prelievo di oltre 5 miliardi di euro (+5,25 per cento).
Nello stesso periodo si è fortemente ridotto l'incidenza sul PIL del prelievo IRPEG (dal 2,7 a circa il 2 per cento) ed è crollato il contrasto all'evasione (dal 2,66 sul PIL all'1,62 per cento del 2004).
Le entrate ordinarie IVA che nel triennio precedente erano cresciute ad una percentuale superiore del 50 per cento a quella del PIL, grazie all'emersione spontanea derivante dell'efficace contrasto dell'evasione, crescono, nel periodo, quanto il PIL, mentre solo le entrate derivanti dalla tassazione su tabacchi, alcolici e giochi crescono a ritmi superiori.
La finanziaria per il 2006 non modifica le tendenze di fondo della fallimentare politica fiscale del Governo. Per mancanza di risorse non si interviene sull'IRPEF, neanche con la restituzione del fiscal drag, mentre si compensa il venir meno delle entrate da condono con cosmesi contabili sui conti di tesoreria, con improbabili introiti da privatizzazioni, e con il ricorso ad improbabili maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione.
Le maggiori entrate derivano quindi da una molteplicità di microinterventi in materia di imposizione indiretta i cui effetti si faranno sentire maggiormente sulle famiglie a reddito fisso.
Sul terreno cruciale della riduzione del cuneo fiscale e del costo del lavoro il Governo rinuncia al pur annunciato intervento sull'IRAP, non interviene sull'IRPEF e si limita ad un modesto intervento sui contributi sociali.
Con l'ulteriore correzione dei conti pubblici di 5 miliardi, operata con l'emendamento governativo al disegno di legge finanziaria approvato dal Senato, che fa seguito a quella di 2 miliardi già realizzata con il decreto-legge n. 203, l'impianto complessivo della manovra appare formulato


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in termini tali da impedire all'opposizione, alle autonomie locali e alle parti sociali un effettivo confronto sul merito.
Il disegno di legge finanziaria rappresenta comunque l'atto conclusivo di un processo che in 5 anni ha dilapidato l'equilibrio del bilancio faticosamente riconquistato nella legislatura precedente.
Già nelle previsioni ufficiali per il 2005 tutto ciò è evidente: il deficit è infatti pari al 4,3 per cento in rapporto al PIL, il saldo primario è pressoché azzerato ed il debito pubblico risulta in crescita, attestandosi al 108,2.
Tali previsioni appaiono in realtà addirittura ottimistiche, in quanto il deficit si avvia, nonostante la recente manovra, verso il 4,8 per cento e ci si potrà avvicinare all'obiettivo del 4,3 per cento solo grazie allo slittamento al 2006 dei contratti del pubblico impiego. Analogamente, lo stock del debito, in base alle informazioni disponibili, appare più elevato (oltre il 109 per cento), mentre risulta ancora più negativo l'andamento del surplus primario (0,1 per cento).
La stessa manovra 2006 appare poco credibile, ed i dati indicati dal Governo appaiono poco chiari, come ha rilevato il Fondo monetario internazionale: l'indebitamento netto tendenziale, secondo il DPEF, risulta pari al 4,7 per cento, mentre quello obiettivo concordato in sede europea è fissato al 3,8 per cento.
Anche in questo caso si tratta di cifre ottimistiche, in quanto, in base a valutazioni più corrette, il disavanzo tendenziale risulta del 5,7 per cento e la correzione necessaria per realizzare l'obiettivo del 3,8 per cento dovrebbe essere pari a 27,2 miliardi.
In tale contesto sottolinea come negli ultimi quattro anni siano peggiorati tutti gli indicatori economici; in particolare, la crescita del PIL è stata debolissima, pari allo 0,5 per cento in media, fino ad arrestarsi del tutto nel 2005. Mentre l'economia mondiale ha conosciuto una ripresa negli ultimi due anni, l'Italia continua infatti a perdere competitività, la quota delle nostre esportazioni sul commercio mondiale si è ridotta di circa un punto rispetto ad un decennio fa, e la crescita dell'occupazione sembra entrare in una fase di decelerazione.
Il Mezzogiorno è inoltre tornato dopo 7 anni a crescere meno del resto del Paese, anche a causa della forte riduzione del tasso di crescita dei consumi interni dovuta al decremento dei redditi delle classi popolari.
Nel complesso la politica fiscale del centro destra ha fortemente penalizzato le imprese (abolizione della DIT, eliminazione della possibilità di dedurre le svalutazioni, eliminazione retroattiva dei crediti di imposta per investimenti e occupazione, aumento delle imposte su banche, assicurazioni); nonostante le riduzioni delle aliquote e l'aumento delle deduzioni, la mancata restituzione del fiscal drag non ha compensato l'effetto per le famiglie più povere, concentrando i vantaggi sui ceti medio-alti, che hanno anche beneficiato del rientro dei capitali, della eliminazione della imposta di successione, dei condoni, dell'evasione fiscale.
Segnala altresì come negli ultimi cinque anni in Italia la produttività sia diminuita di quasi un punto e mezzo mentre in Germania è aumentata del 10 per cento ed in Francia del 12 per cento; inoltre fra il 1996 e il 2004, la quota delle esportazioni italiane nel commercio mondiale è passata dal 4,8 per cento al 3,8 per cento, a fronte della sostanziale invarianza della quota delle esportazioni francesi e di un incremento di circa mezzo punto percentuale di quelle tedesche.
Nella classifica della competitività dei diversi sistemi-paese, l'Italia, in un solo anno, ha perso due posizioni slittando al 53o posto, e negli ultimi 4 anni la competitività delle merci italiane è peggiorata del 25 per cento in termini di costi dei lavoro relativi, a fronte di una riduzione inferiore al 10 per cento subita dalla Germania e dalla Francia.
Da ciò si evidenzia come l'introduzione dell'euro non sia la ragione del declino economico del Paese, ma abbia al contrario eliminato alcuni fattori distorti di crescita, come le svalutazioni o i trasferimenti pubblici alle imprese, e come le ragioni di


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tale declino siano piuttosto dovuti all'incapacità di modificare la struttura dell'economia nazionale.
Sotto il profilo della finanza pubblica sottolinea come il Governo abbia perso il controllo della spesa corrente primaria, che è passata, dal 2001 ad oggi, dal 37,9 per cento del PIL al 40,2 per cento, con un incremento di 2,3 per cento del PIL, evidenziando come l'incapacità dell'Esecutivo a controllare tale variabile, mantenendola allo stesso livello al quale l'avevano lasciata i Governi di Centrosinistra, renda oggi necessario il ricorso a manovre correttive.
In tale contesto evidenzia come, nonostante lo scudo protettivo costituito dall'appartenenza all'euro, la revisione del rating del debito pubblico italiano costituisca un grave rischio per il Paese, che come è noto, comporterà un aumento degli interessi ed un appesantimento notevole del bilancio, rendendo l'Italia un vero e proprio sorvegliato speciale della Comunità finanziaria internazionale.
Sotto un altro profilo evidenzia come la stagnazione del PIL comporti un impoverimento del Paese, aggravato da un effetto redistributivo che colpisce particolarmente le classi medie. La percezione di perdita di ruolo e di sicurezza da parte di tali ceti è infatti una componente molto forte del disagio sociale attuale, dovuto soprattutto alla precarietà ed alla vulnerabilità percepite dai cittadini ed all'aumento dei costi incomprimibili, nonché agli eccessi nella flessibilità del lavoro ed alla precarizzazione generalizzata delle condizioni di lavoro.
In tale contesto ritiene inoltre necessario sottolineare il peso del cuneo fiscale e contributivo, che contribuisce a mantenere nel Paese un tasso di occupazione globale del 57,6 per cento, lontanissimo dal traguardo, fissato dalla Strategia di Lisbona, del 67 per cento, nonché dai risultati già raggiunti da altri Paesi europei: in questa situazione sarebbe necessario perseguire una politica fiscale anticiclica atta a stimolare l'economia.
Evidenzia quindi la pericolosa erosione del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, dovuta anche alla scelta del Governo di fissare i tassi di inflazione programmata al disotto dell'inflazione reale e di ritardare il rinnovo di una parte dei contratti del pubblico impiego, a fronte della corrispondente crescita della quota di ricchezza nazionale accaparrata dalle posizioni di rendita, nel settore immobiliare e nei servizi, anche in seguito all'assenza di una vera politica di liberalizzazione dei servizi privatizzati, rilevando a tale riguardo le gravi conseguenze derivanti dalla connessione tra i due fenomeni.
Per quanto riguarda i temi della riduzione dei trasferimenti agli enti territoriali e per la sanità, evidenzia come il taglio degli stanziamenti per gli enti locali non sarà, come afferma il Governo, del 6,7 per cento ma almeno dell'11-12 per cento, pari ad una riduzione di 3-3,5 miliardi per i comuni e di 2,5 miliardi a carico di regioni e province.
Per quanto concerne il settore sanitario, secondo il Documento di programmazione economica e finanziaria per il triennio 2006-2008, la spesa tendenziale dei Servizio sanitario nazionale potrebbe raggiungere 95 miliardi nel 2006; in tale contesto il disegno di legge finanziaria stanzia 90,96 miliardi, cui si aggiungono 2 miliardi a ripiano dei disavanzi 2002-2004, i quali saranno erogati a condizione che le regioni riducano in modo drastico le liste d'attesa negli ospedali e in tutte le strutture pubbliche, realizzando di fatto un taglio delle risorse effettivamente disponibili.
Rileva inoltre come la finanziaria riduca la spesa delle amministrazioni locali per 1,4 miliardi di euro, imponendo un vincolo all'incremento delle spese correnti e in conto capitale degli enti territoriali.
In particolare, per i comuni e le province con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nonché per le comunità montane con popolazione superiore a 50.000 abitanti, il disegno di legge finanziaria prevede che il complesso delle spese correnti non possa essere superiore al totale del 2004 diminuito del 6,7, realizzando pertanto tagli rilevanti su talune categorie di spesa importantissime, quali il territorio


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e l'ambiente (-686 milioni di euro), la viabilità e i trasporti (-525 milioni di euro), la scuola materna e l'istruzione (-300 milioni di euro), la cultura e i beni culturali (-120 milioni di euro), la polizia locale (-117 milioni di euro), lo sport e le attività ricreative (-25 milioni di euro).
A tale proposito rileva come l'incidenza effettiva dei tagli sui bilanci dei singoli comuni sia molto diversa, ed inversamente proporzionale alla dimensione dell'ente, penalizzando soprattutto i piccoli comuni, che hanno bilanci molto esigui.
Per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, il limite all'incremento delle spese correnti comporta una riduzione molto severa delle risorse, comportando un taglio effettivo alla spesa corrente pari al 5,8 per cento rispetto a quanto previsto nel 2005, sebbene vi siano più ampi margini per la spesa in conto capitale, la quale potrà crescere del 6,9 per cento.
Considera altresì significativi i limiti imposti alle spese correnti degli enti decentrati, soprattutto se si tiene conto che essi agiscono su risorse già decurtate dalle passate leggi finanziarie e dalle numerose manovre varate in corso d'anno, evidenziando in particolare come tutti i contributi e le provvidenze in favore degli enti locali siano fissate nella stessa misura del 2005, senza alcun incremento che tenga conto dell'inflazione programmata.
Per quanto riguarda i tagli al personale della pubblica amministrazione, rileva come essi comporteranno l'espulsione di circa 100.000 sui circa 250.000 precari attualmente occupati nel settore pubblico, mentre le ipotetiche 7.000 assunzioni presso le Amministrazioni centrali e gli Enti pubblici non economici non potranno avvenire prima del 2008.
Particolarmente grave è la stretta sugli organici nel settore della formazione e della ricerca; in particolare nel settore della scuola si è proceduto ad un turn over parziale, che non copre tutti i posti disponibili, mentre il blocco delle assunzioni per gli enti di ricerca e le università mette in crisi interi filoni della conoscenza, blocca il ricambio generazionale e rischia di inaridire importanti tradizioni scientifiche nazionali.
Per quanto riguarda le politiche per lo sviluppo sottolinea come il Governo abbia riconosciuto gli errori sui quali si è fondata la politica economica seguita nell'ultimo quadriennio, prendendo finalmente atto dei problemi strutturali sui quali, inascoltata, l'opposizione ha da tempo cercato di puntare l'attenzione.
Non considera dunque casuale che la legge finanziaria contenga alcune proposte avanzate per prima dall'opposizione, quali gli interventi per la riduzione del costo del lavoro mediante la riduzione dei contributi sociali, la valorizzazione del ruolo dei distretti, la concessione di agevolazioni fiscali nazionali e locali e la cartolarizzazione di particolari crediti bancari.
In altre parole, abbandonando la promessa, più volte reiterata, di riduzione dell'IRAP, il centrodestra ha imboccato la strada da tempo indicata dall'opposizione, dimostrando tuttavia, anche in questo caso, la pochezza della sua cultura di Governo.
Evidenzia a tale riguardo come lo stesso intervento sui distretti appaia in buona misura simbolico, sia per l'esiguità delle risorse, sia perché si tratta di interventi a carattere sperimentale riservati a pochissime situazioni specifiche, sia per la complicata struttura burocratica prevista per l'individuazione dei distretti, sia per la limitata natura degli interventi.
Analoga dimostrazione del disinteresse del Governo per i temi dello sviluppo è l'istituzione di un Fondo per l'innovazione volto a realizzare gli obiettivi di Lisbona, la cui dotazione finanziaria, subordinata alla effettiva dismissione di beni dello Stato, risulta, alla luce degli scarsi introiti realizzati nell'anno in corso, assolutamente aleatoria.
L'insieme delle misure contenute nel disegno di legge finanziaria per il 2006 ignora inoltre le esigenze specifiche dell'economia meridionale. In particolare, per quanto riguarda le sole società di capitali di natura non creditizia, il provvedimento prevede stanziamenti pari a 1 miliardo e


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95 milioni di euro, dei quali due terzi destinati alle regioni del Nord e solo il 10 per cento a quelle del Sud, introducendo un meccanismo di selezione territoriale inversa rispetto alle esigenze del Sud. Al contrario, occorre prevedere in favore dell'economia meridionale uno sgravio degli oneri gravanti sul costo del lavoro, non solo dal lato delle imprese, ma anche per la parte a carico dei lavoratori.
Rileva inoltre come le rimodulazioni degli stanziamenti operate nelle tabelle D ed E del disegno di legge finanziaria interessino, fra le altre voci, il contributo dello Stato ai progetti del quadro comunitario di sostegno 2000-2006, operando una riduzione di circa 2,2 miliardi di euro nel 2006, di 4 miliardi nel 2007 e di 5 miliardi nel 2008. In totale più di 11 miliardi sono spostati sull'esercizio 2009 e seguenti, con la conseguenza che nel 2006 saranno destinati ai progetti in cofinanziamento solo 2 miliardi, nel 2007 200 milioni e nel 2008 600 milioni.
La rimodulazione in questione non tocca investimenti autonomi dello Stato, ma gli impegni di investimento assunti con l'Unione europea, la quale ha condizionato la propria quota di finanziamento al completamento delle opere ed alla loro rendicontazione entro il 31 dicembre 2008.
Pertanto, le regioni che hanno attivato questi investimenti potranno usufruire della quota di cofinanziamento a carico dell'Unione Europea solo completando le opere e saldando i pagamenti entro la fine del 2008, e saranno quindi costrette ad indebitarsi per la parte non erogata dallo Stato, pena il rischio di perdere anche la quota di finanziamenti europea, laddove occorrerebbe al contrario conservare al Mezzogiorno le risorse finanziarie su cui le Amministrazioni locali hanno già fatto affidamento.
Per quanto riguarda l'istituzione della Banca del Sud, rileva come la finalità di tale istituto sia definita in modo molto generico, mentre la composizione del capitale sociale sembra ispirata all'esigenza di assicurare la presenza di tutti i protagonisti pubblici, evidenziando come tale iniziativa possa avere senso solo se non finalizzata a monopolizzare le iniziative per lo sviluppo, auspicandone pertanto l'accantonamento.
Per quanto riguarda le problematiche relative alle infrastrutture nel settore dei trasporti, il disegno di legge finanziaria si caratterizza per un drastico ridimensionamento delle risorse per i programmi di investimento, sia per quanto attiene la spesa corrente per la gestione dei servizi di mobilità, sia per quanto attiene alla spesa per gli investimenti in conto capitale.
In particolare, è prevista una drastica riduzione dei trasferimenti in favore delle Ferrovie dello Stato, per un importo di 1.200 milioni di euro, che si ripercuoterà inevitabilmente in un peggioramento del servizio ferroviario, già oggetto di pesanti contestazioni da parte degli utenti, nonché un probabile aumento delle tariffe, nonché un brusco ridimensionamento dei programmi di realizzazione dell'alta velocità, relativi ad esempio al terzo valico Genova - Milano ed alla tratta Milano - Verona.
Per quanto riguarda gli interventi sulla rete stradale, sono più che dimezzati i fondi all'ANAS, per un importo di 1.200 milioni di euro, penalizzando i cantieri aperti ed i lavori di manutenzione dei 22.000 chilometri di rete stradale gestiti dall'ANAS stessa.
In merito settore dei porti non si prevede nessun finanziamento al sistema portuale nazionale, mantenendo inoltre la previsione relativa al limite di spesa imposto alle Autorità Portuali anche quando ricorrono a risorse proprie.
Sono stati inoltre ridotti i trasferimenti per il trasporto locale, con il rischio di dissestare ulteriormente i conti economici delle aziende pubbliche di trasporto e di aumentare le tariffe a carico dei pendolari.
Sottolinea quindi come il taglio agli stanziamenti per i beni e le attività culturali previsto per il 2006, pari ad oltre 400 milioni di euro, renda impossibile il finanziamento dello spettacolo, del cinema e dello spettacolo dal vivo, impedendo di fatto all'amministrazione centrale di esercitare le proprie funzioni istituzionali in materia di beni culturali; in tale settore


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occorre invece proporre il ripristino dei fondi per realizzare politiche di sistema nelle quali il finanziamento pubblico, al di fuori di una logica assistenziale, promuova sinergie virtuose tra la creatività e l'industria culturale.
Per quanto riguarda l'innovazione tecnologica della pubblica amministrazione, il disegno di legge finanziaria non prevede, per la prima volta da molti anni, alcuno stanziamento per la modernizzazione informatica e telematica della P.A., disponendo al contrario tagli agli investimenti per l'informatica nei Ministeri, pari a circa 680 milioni di euro per i prossimi tre anni, di cui 223.000 solo per il 2006, ed affossando definitivamente il progetto della Carta di Identità elettronica (CIE), su cui sono stati compiuti investimenti notevoli da parte dello Stato e degli Enti locali, peraltro accompagnati da sprechi considerevoli dovuti ai contrasti fra i diversi ministeri interessati.
Per quanto riguarda le politiche per l'agricoltura, cinque anni di sostanziale assenza di politica agricola da parte del Governo stanno facendo sentire i loro effetti sul settore, che subirà, secondo l'ISTAT, una flessione del 3,5 per cento in termini di valore aggiunto al PIL, rilevando come anche in questo caso l'impostazione del disegno di legge risulti assolutamente insufficiente a garantire le esigenze delle imprese che operano nel mercato agroalimentare.
Ritiene invece necessario dare nuovo impulso ai distretti rurali ed agroalimentari, non solo con agevolazioni fiscali, ma esaltandone il ruolo istituzionale di governance, attraverso una politica nazionale di sostegno alle Regioni, istituendo l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare, attivando politiche per l'inserimento dei giovani in agricoltura, e definendo una politica per la pesca capace di esaltare il moderno ruolo svolto dall'impresa ittica, soprattutto relativamente alla pesca costiera.
Nell'ambito di un più vasto quadro di misure per il sostegno allo sviluppo ed alla competitività, appare opportuno realizzare una maggiore riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, del resto a lungo invocata dalle forze di opposizione, che dovrebbe passare da 1 a 1,5 punti percentuali, equamente ripartita fra i lavoratori e le imprese. Tale misura, oltre a favorire il recupero di competitività dei prodotti italiani, consentirebbe infatti di affrontare la questione salariale, ed in particolare il problema dell'esiguità dei salari percepiti dai lavoratori nei settori a bassa produttività, sull'esempio di quanto realizzato in Francia.
Inoltre, occorre procedere, in ottemperanza alla normativa vigente, alla restituzione del drenaggio fiscale, al fine di tener conto del tasso di inflazione, sistematicamente superiore al 2 per cento, rilevando come dopo l'introduzione, nel 2002, del primo modulo dell'imposta sui redditi delle persone fisiche, che aveva determinato taluni benefici per i contribuenti, non siano stati adottati provvedimenti di restituzione del drenaggio fiscale per gli anni successivi.
Ulteriori interventi sono altresì necessari per la riforma degli ammortizzatori sociali, innalzando l'indennità di disoccupazione dal 50 al 60 per cento dell'ultima retribuzione, estendendola a tutti i prestatori di lavoro subordinato, prorogando i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, confermando i contratti di solidarietà per le imprese artigiane e l'iscrizione alla lista di mobilità senza indennità per i licenziati dalle imprese con meno di 15 dipendenti, mantenendo gli stanziamenti per la copertura delle convenzioni in essere relative ai lavoratori socialmente utili per il 2006, prevedendo misure per favorire la stabilizzazione degli LSU presso i comuni e gli enti locali con popolazione inferiore a 15.000 abitanti, e mantenendo i finanziamenti alle regioni per la formazione degli ultradiciottenni.
Sottolinea altresì l'esigenza di ripristinare i fondi per la ricerca, la cultura ed il diritto allo studio, al fine di combattere l'evasione scolastica e garantire l'accesso agli studenti meno abbienti all'alta formazione, procedendo all'assunzione di giovani


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professori universitari e ricercatori che possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona.
Per quanto riguarda il settore del turismo, appare opportuno realizzare una riduzione dell'aliquota IVA che favorisca il rilancio del settore, nonché procedere all'istituzione del Fondo per la riqualificazione e il recupero dei centri storici urbani e delle aree metropolitane del Mezzogiorno.
Sulle tematiche relative all'equità sociale, alla solidarietà ed al sostegno della famiglia occorre innanzitutto incrementare le risorse del Fondo nazionale per gli affitti, superando l'indifferenza fin qui mostrata dal Governo per i problemi dell'emergenza abitativa, assegnando alle regioni le risorse necessarie per esercitare le competenze statali ad esse trasferite in materia.
Considera inoltre necessario costituire il Fondo per i non autosufficienti, al fine di affrontare una problematica che concerne un numero sempre maggiore di famiglie italiane, integrando le risorse del Fondo stesso con il gettito dell'imposta di scopo deliberata nel corso dell'esame alla Camera del provvedimento in materia ma mai attuata dal Governo.
Nel medesimo contesto appare opportuno istituire, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, un Fondo nazionale per gli asili nido, al fine di promuovere la realizzazione su tutto il territorio nazionale di almeno 3.000 nuovi asili nido entro l'anno 2007, nonché la riqualificazione e la messa a norma di quelli già esistenti.
Sul piano del sostegno alla famiglia suggerisce quindi l'opportunità di istituire una «Dote» per ogni nuovo nato, la quale dovrebbe essere erogata, al compimento del diciottesimo anno di età, sulla base del reddito familiare da un Fondo alimentato da risorse pubbliche e private.
Le risorse occorrenti per finanziare tali proposte potrebbero essere individuate ripristinando dell'imposta di successione sui grandi patrimoni, sopprimendo il secondo modulo della riforma dell'IRPEF, che ha avvantaggiato solo i contribuenti più abbienti riducendo di circa 6 miliardi il gettito complessivo dell'imposta, nonché uniformando al 19 per cento le aliquote relative alle rendite di capitale, in armonia con il livello di tassazione medio a livello europeo.

Mario LETTIERI (MARGH-U) ritiene che, dinanzi alla grave situazione economica del paese il Governo avrebbe dovuto impostare una diversa manovra finanziaria, evidenziando la scarsa credibilità delle proposte del Governo, ampiamente dimostrata dai successivi aggiustamenti che l'esecutivo a dovuto compiere del giro di circa 20 giorni. In particolare, i dati indicati nei documenti di bilancio appaiono poco credibili, soprattutto per quanto riguarda le maggiori entrate attese dalla lotta all'evasione e dalla dismissione degli immobili pubblici. Sottolinea quindi la necessità che il Governo faccia chiarezza sullo stato reale della finanza pubblica, prendendo atto della caduta verticale del settore industriale e del complessivo impoverimento del paese, testimoniato anche dalle indicazioni contenute nel Bollettino della Banca d'Italia, il quale segnala una riduzione della produzione industriale nell'ultimo trimestre che rischia di pregiudicare la stessa debole ripresa economica attesa.
L'unico strumento contenuto nella legge finanziaria per il sostegno del settore produttivo è costituito dalla limitata riduzione del carico contributivo, il quale tuttavia appare contraddetto dalla riduzione della deducibilità dell'ammortamento dell'avviamento, che colpisce le imprese.
Occorre, al contrario, una chiara linea di politica industriale, che sostenga il sistema produttivo nell'attuale, difficile contesto competitivo, superando le distorsioni determinate dalla progressiva finanziarizzazione selvaggia dell'economia nazionale.
Stigmatizza inoltre l'assoluta carenza di misure concrete per il sostegno della famiglia, evidenziando a tale riguardo l'assoluta insufficienza del bonus per i nuovi nati contenuto nel disegno di legge finanziaria, il quale non può certamente contribuire


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a risolvere il problema del declino della natalità, che dovrebbe invece essere affrontato potenziando il sistema dei servizi sociali, al fine di difendere il ruolo insostituibile svolto dalle famiglie italiane. Sottolinea infatti come la famiglia costituisca il vero nerbo morale del Paese, che sola appare in grado di contrastare la progressiva decadenza di larga parte della classe dirigente ed il progressivo appiattimento verso il basso dei ceti medi.
In tale contesto considera strumentale la ricorrente polemica sull'euro, il quale ha invece costituito un elemento di forza che ha permesso al Paese di non essere travolto dalla crisi economica.
Sottolinea quindi il fallimento del Governo nel settore delle opere pubbliche, evidenziando come la legge obiettivo, che, nelle intenzioni dell'Esecutivo, avrebbe dovuto costituire uno strumento decisivo per favorire l'infrastrutturazione del Paese, non abbia invece realizzato i propri obiettivi, contribuendo esclusivamente a ridurre i poteri in materia degli enti locali. Ritiene che il deficit infrastrutturale risulti particolarmente grave nel Mezzogiorno, soprattutto per quanto riguardo il settore ferroviario, sottolineando l'inutilità sotto questo profilo del faraonico progetto della costruzione del Ponte sullo Stretto, il quale in realtà non comporterà alcun effetto positivo per le regioni meridionali.
Lamenta quindi l'eliminazione, da parte del Governo, di taluni utili strumenti di sostegno delle imprese meridionali, quali gli incentivi automatici della legge n. 488 ed il credito d'imposta per le nuove assunzioni e gli investimenti produttivi nelle regioni meridionali, evidenziando come il rilancio di tali aree costituisca una condizione indispensabile per evitare un inarrestabile declino del Paese nel suo complesso.
In tale ambito richiama le responsabilità ascrivibili anche al mondo imprenditoriale, riferendosi in particolare al diffondersi del fenomeno della delocalizzazione delle attività produttive ed agli atteggiamenti disinvolti seguiti da taluni imprenditori, soprattutto settentrionali, in occasione della ricostruzione delle aree meridionali colpite dal sisma del novembre 1980, stigmatizzando l'inerzia del Governo rispetto ai controlli che devono essere posti in essere in tali situazioni e le gravi conseguenze determinate dall'approvazione della legge che abbrevia i termini di prescrizione di molti illeciti penali.
Considera al contrario necessario assicurare al Mezzogiorno un sufficiente livello di legalità e di sicurezza, migliorando inoltre la funzionalità amministrativa degli enti locali e dello Stato, stigmatizzando a tale riguardo l'azione del Governo, che ha sostanzialmente omesso di intervenire in modo deciso, pur avendo promesso, nel corso della campagna elettorale politica del 2001, iniziative risolutive che invece non hanno avuto alcun seguito concreto.
Esprime quindi una valutazione assolutamente negativa sul provvedimento, che non affronta i nodi essenziali dello sviluppo del Paese e non assicura maggiore equità ai cittadini.

Antonio PEPE (AN) dissente dalle considerazioni del deputato Lettieri, sottolineando la validità della politica finanziaria del Governo. Ritiene infatti che il disegno di legge finanziaria e il decreto-legge n. 203 del 2005, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria, realizzino una manovra volta principalmente a ridurre il rapporto tra disavanzo di bilancio e il prodotto interno lordo, così come richiesto in sede comunitaria, senza operare incrementi della pressione fiscale, che si è invece complessivamente ridotta nel corso degli ultimi cinque anni, passando dal 44,5 per cento al 41 per cento.
Sottolinea inoltre l'importanza della proroga di taluni interventi rivolti ai settori importanti e delicati dell'economia nazionale, quali ad esempio quelli a favore della piccola proprietà contadina, gli interventi a favore della ricerca scientifica, nonché gli stanziamenti previsti per il rafforzamento dell'azione della pubblica amministrazione.
Ricorda altresì il giudizio positivo espresso da autorevoli esponenti del mondo scientifico, quali il professor Veronesi


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ed il Premio Nobel Levi Montalcini, sulla disposizione che prevede la destinazione del 5 per mille dell'IRPEF alla ricerca e sulla previsione che consente l'integrale deducibilità fiscali delle donazioni finalizzate a tale scopo.
Evidenzia quindi l'attenzione rivolta dal provvedimento alla tutela dei risparmiatori coinvolti negli scandali finanziari relativi a obbligazioni e a titoli di Stato verificatisi negli ultimi anni, attraverso la creazione di un Fondo che ritenga possa venire incontro alle esigenze di tali soggetti.
Considera altresì rilevanti gli interventi a favore del Mezzogiorno, a partire dalla creazione di una Banca per il Sud, evidenziando le difficoltà per le piccole e medie imprese meridionali derivanti dalla carenza di imprese creditizie radicate nel territorio. Rimarca inoltre la presenza di strumenti tesi a facilitare la fusione di piccole e medie aziende agricole, per superare l'eccessiva frammentazione delle strutture produttive che caratterizza l'economia italiana, specie nel Mezzogiorno, nonché di agevolazioni per sostenere il reddito degli agricoltori e per potenziare le filiere agroalimentari.
Giudica inoltre infondata l'affermazione, formulata da taluni esponenti dell'opposizione, circa l'insufficienza degli interventi a favore della famiglia, rilevando come, oltre al bonus per i nuovi nati già previsto nel testo, siano allo studio ulteriori interventi che potranno trovare collocazione nel provvedimento, e che dovranno privilegiare il sostegno alla famiglia fondata sul matrimonio.
Ritiene quindi pienamente condivisibile l'impostazione complessiva della manovra, che si connota, a suo avviso, per sobrietà, rigore e attenzione allo sviluppo economico, ricordando al contrario il carattere spiccatamente elettoralistico dell'ultima legge finanziaria approvata nella scorsa legislatura dalla maggioranza di centrosinistra.

Gianpietro SCHERINI (FI) concorda con le considerazioni del deputato Antonio Pepe, sottolineando come l'impianto del provvedimento sia ampiamente condivisibile, anche in considerazione dei significativi vincoli all'azione finanziaria del Governo posti dalla difficile situazione macroeconomica internazionale, nonché dalle particolari condizioni della finanza pubblica italiana ereditata dai precedenti Governi, che impongono di destinare oltre 11 miliardi alla riduzione del rapporto tra deficit e PIL.
Sottolinea inoltre, quale parlamentare eletto in una regione del Nord Italia, l'attenzione dedicata dal Governo alle aree di montagna, ricordando al riguardo la proroga al 31 dicembre 2006, prevista dal disegno di legge, delle agevolazioni in materia di accise sul gasolio e sul GPL, in favore delle zone E e F del territorio nazionale, caratterizzate da un clima più rigido.
Considera altresì importante la proroga delle agevolazioni previste per la produzione di energia mediante l'utilizzo delle biomasse, anche in una prospettiva di tutela dell'ambiente e di rispetto dei parametri stabiliti dal protocollo di Kyoto.
Esprime invece perplessità circa l'attuale formulazione del comma 71, inserita nel corso dell'esame al Senato, che sopprime i commi 38, 39, 40 e 41 dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004, ritenendo in particolare improprio il riferimento, ivi contenuto, alla sentenza n. 133 della Corte costituzionale, ed evidenziando a tale riguardo la grande importanza, ai fini dello sviluppo delle aree montane, delle risorse derivanti dallo sfruttamento idraulico dei corsi d'acqua.
Ritiene quindi che i provvedimenti in esame consentano di garantire il rispetto dei parametri comunitari e di favorire lo sviluppo economico del Paese, auspicando che sia possibile, nel corso dell'esame alla Camera, apportare ulteriori miglioramenti al testo.

Sergio ROSSI (LNFP) sottolinea l'eliminazione, senza alcuna fondata motivazione, nell'ambito del disegno di legge finanziaria, degli stanziamenti in favore del Fondo nazionale per la montagna, evidenziando pertanto la necessità di ripristinare


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tale utile strumento di sostegno per molte aree del Paese.
Per quanto riguarda invece le norme relative al contenimento delle spese correnti degli enti locali, sottolinea la necessità di precisare che tali tagli debbano essere operati su una base di calcolo omogenea, ricordando, a tale proposito, come, nel corso del 2005, talune regioni abbiano trasferito a province e comuni numerose competenze, comportando pertanto il rischio che i predetti tagli, ove operati senza tenere conto di tali trasferimenti, possano pregiudicare l'effettivo svolgimento delle funzioni trasferite.

Giovanni MAURO (FI), relatore, ringrazia i deputati intervenuti, considerando particolarmente utili le indicazioni emerse nel corso del dibattito.
Con riferimento alle considerazioni svolte dal deputato Lettieri, concorda circa il fatto che molto spesso gli strumenti di sostegno in favore delle regioni meridionali non abbiano realizzato i propri obiettivi, evidenziando, al contrario, come le misure contenute nel disegno di legge finanziaria appaiano in grado di fornire un contributo concreto alla soluzione dei problemi del Mezzogiorno. Considera in particolare positiva la valorizzazione della figura dei distretti produttivi, i quali, nell'attuale contesto economico, che rende sempre più necessaria la specializzazione produttiva del territorio, possono svolgere un ruolo particolarmente utile, inquadrandosi nell'ambito di una complessiva strategia di sostegno allo sviluppo basata sulla fiscalità di vantaggio e sulla semplificazione degli adempimenti burocratici e fiscali per le imprese.
Rileva inoltre l'opportunità di prevedere la possibilità che l'imposta di registro sui trasferimenti di immobili sia assolta prendendo a base la rendita catastatale, sottolineando come tale innovazione possa favorire l'indicazione negli atti di trasferimento del valore reale dei beni, contrastando in tal modo i fenomeni di evasione ed elusione fiscale registratesi in tale campo, nonché il riciclaggio dei capitali di provenienza illecita.
Sottolinea quindi l'opportunità di introdurre una forma di concordato preventivo per i tributi locali, estendendo a tali imposte le previsioni relative ai tributi erariali, rilevando come tale istituto possa rappresentare un vantaggio sia per i contribuenti sia per gli enti locali interessati.
Si riserva quindi di formulare compiute proposte di relazione all'esito del dibattito.

Renzo PATRIA, presidente, ringrazia il relatore e i deputati intervenuti, proponendo di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti e degli ordini del giorno alle ore 18 di domani.

La Commissione concorda.

Renzo PATRIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 11.