I Commissione - Resoconto di marted́ 20 settembre 2005

TESTO AGGIORNATO AL 3 NOVEMBRE 2005


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COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Martedì 20 settembre 2005. - Presidenza del presidente Pierantonio ZANETTIN.

La seduta comincia alle 11.25.

Disposizioni in materia di inappellabilità delle sentenze di proscioglimento.
C. 4604-A Pecorella.

(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).


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Il Comitato inizia l'esame.

Pierantonio ZANETTIN, presidente e relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 4 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Riordino del Consiglio universitario nazionale.
C. 5835/A Governo, approvato dal Senato, ed abb.

(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Il Comitato inizia l'esame.

Sesa AMICI (DS-U), relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 e l'emendamento 4.100 della Commissione non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Contributo straordinario dell'Unione Italiana dei ciechi per la realizzazione di un Centro Polifunzionale sperimentale di alta specializzazione per l'integrazione sociale dei ciechi pluriminorati.
C. 5198/A, approvata dalla XII Commissione del Senato.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Sesa AMICI (DS-U), relatore, fa presente che l'emendamento 1.3 Valpiana, nel destinare alle regioni un contributo volto a finanziare l'esercizio di attività, in materia di assistenza sociale, la cui disciplina è ad esse riservata ai sensi del quarto comma dell'articolo 117 della Costituzione, presenta profili problematici con riferimento ai criteri di riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni, come definito dall'articolo 117 della Costituzione. Osserva quindi che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, pertanto, una proposta di parere contrario sull'emendamento 1.3 Valpiana ed una proposta di parere di nulla osta sui restanti emendamenti contenuti del fascicolo 1.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Misure per la tutela giudiziaria dei disabili vittime di discriminazioni.
C. 4129/A Governo.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Giulio SCHMIDT (FI), relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Istituzione della retribuzione sociale.
C. 872/A Bertinotti e abb.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Giulio SCHMIDT (FI), relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel


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fascicolo n. 1 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Disposizioni in materia di trasporto pubblico locale.
C. 3053/A Ferro ed abb.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Pierantonio ZANETTIN, presidente e relatore, fa presente che gli emendamenti 6.1 Albonetti e 6.400 Mazzarello presentano profili problematici quanto al rispetto dei criteri di riparto delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni, atteso che, nel disporre la concessione di finanziamenti statali per lo sviluppo del trasporto pubblico locale, non prevedono che, ai fini dell'emanazione del relativo decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sia raggiunta una previa intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281. Osserva quindi che i restanti emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere contrario sugli emendamenti 6.1 Albonetti e 6.400 Mazzarello e una proposta di parere di nulla osta sui restanti emendamenti contenuti nel fascicolo 1.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Modifiche alla legge 157/1992, protezione della fauna selvatica e prelievo venatorio.
C. 27 Stefani e abb./A.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Il Comitato inizia l'esame.

Pierantonio ZANETTIN, presidente, sostituendo il relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Modifica all'articolo 438 del codice di procedura penale concernente i presupposti del giudizio abbreviato.
C. 2901-A Onnis.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione - Parere).

Il Comitato inizia l'esame.

Pierantonio ZANETTIN, presidente e relatore, fa presente che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 3 non presentano profili problematici in ordine alla ripartizione delle competenze legislative tra lo Stato e le regioni di cui all'articolo 117 della Costituzione. Formula, quindi, una proposta di parere di nulla osta.

Nessuno chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 11.45.


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COMITATO DEI NOVE

Martedì 20 settembre 2005.

Semplificazione e riassetto normativo per l'anno 2005.
C. 5864 Governo, approvato dal Senato.

Il Comitato si è riunito dalle 11.45 alle 11.50.

COMITATO DEI NOVE

Martedì 20 settembre 2005.

Disciplina degli istituti di vigilanza privata.
C. 301-A e abb.

Il Comitato si è riunito dalle 11.50 alle 12.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.10 alle 12.30.

SEDE REFERENTE

Martedì 22 settembre 2005. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per la devoluzione e le riforme istituzionali Nuccio Carrara.

La seduta comincia alle 21.35.

Modifiche alle norme per l'elezione della Camera e del Senato.
C. 2620 Soro, C. 2712 Fontana, C. 3304 Soda, C. 3560 Gazzara, C. 5613 Benedetti Valentini, C. 5651 Nespoli, C. 5652 Nespoli, C. 5908 Benedetti Valentini e C. 6052 Benedetti Valentini.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 14 settembre 2005.

Donato BRUNO, presidente e relatore, avverte che sono stati presentati subemendamenti agli emendamenti 1.500 Palma ed altri (vedi allegato 1) e 2.500 Palma ed altri (vedi allegato 2).
In via preliminare, ritiene opportuno dare brevemente conto degli esiti della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, testé conclusa, nel corso della quale i rappresentanti dei gruppi di opposizione hanno manifestato l'assoluta indisponibilità al confronto in materia elettorale, qualora gli emendamenti 1.500 e 2.500 Palma ed altri non dovessero essere ritirati. D'altro lato, è sembrata emergere, in via informale, la disponibilità dei gruppi di maggioranza ad apportare ai predetti emendamenti taluni correttivi. Conclusivamente, fa presente che, pur rientrando tra le prerogative dell'opposizione quella di avversare le tesi sostenute dalla maggioranza, anche attraverso lo strumento dell'ostruzionismo, la maggioranza non può tuttavia rinunciare alle proprie prerogative. La Commissione, pertanto, proseguirà i propri lavori secondo i tempi prestabiliti.

Marco BOATO (Misto-VU), precisando che la convocazione dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo era finalizzata a verificare quale sia l'orientamento complessivo della maggioranza rispetto alla proposta di modifica della legge elettorale e, al contempo, di verificare se vi sia o meno la disponibilità dei gruppi di opposizione a partecipare al confronto parlamentare in materia, fa presente come da tale riunione sia emerso il netto dissenso dei gruppi di opposizione rispetto alla possibilità di ricercare soluzioni comuni. Al riguardo, ricorda che, invece, tale disponibilità era stata manifestata con riferimento alla materia oggetto del testo base adottato dalla Commissione. Quanto agli intendimenti dei gruppi di maggioranza, precisa invece che, a suo avviso, dall'odierna riunione è emerso solo un consenso di massima a procedere nell'esame del provvedimento e


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non un'effettiva condivisione unanime dei suoi contenuti. Da ultimo, stigmatizza la pressoché totale assenza di rappresentanti dei gruppi di maggioranza ai lavori della Commissione, essendo presente solamente il deputato Luciano Dussin.

Alessandro MARAN (DS-U), rilevando come gli emendamenti 1.500 e 2.500 Palma ed altri non si limitino ad apportare specifici correttivi, mantenendo invariato il sistema elettorale vigente, ma introducano invece una modifica di sistema, esprime forte dissenso rispetto ai contenuti dei medesimi, per ragioni sia politiche che di merito. In particolare, ricorda come il sistema elettorale vigente recepisca le risultanze del pronunciamento popolare espresso nelle consultazioni referendarie del 1991 e del 1993, con le quali i cittadini italiani hanno espresso una chiara preferenza per un sistema di tipo maggioritario basato sui collegi uninominali, capace di garantire la trasparenza delle scelte elettorali, la quale era invece posta a repentaglio, nella vigenza del precedente sistema, dalla possibilità di espressione di un voto di preferenza plurimo. Ritenendo che per procedere ad una revisione della normativa elettorale vigente in senso difforme dalla volontà espressa dagli elettori mediante lo strumento referendario, sarebbe necessario ricorrere ad una nuova consultazione popolare o, quanto meno, introdurre disposizioni legislative sorrette da una larghissima maggioranza, reputa opportuno illustrare i fondamentali obiettivi cui si è pervenuti grazie all'attuale sistema elettorale. In primo luogo, ritiene che il sistema elettorale vigente abbia consentito di pervenire alla definizione di un sistema tendenzialmente bipolare, che ha garantito il parziale superamento della precedente frammentazione dei partiti. Inoltre, l'attuale sistema elettorale postula la definizione della coalizioni di governo in un momento preventivo rispetto a quello di espressione del voto e ha assicurato, inoltre, la formazione di maggioranze parlamentari, anche in presenza, nelle competizioni elettorali che si sono succedute dal 1994 ad oggi, di terzi poli, alternativi agli schieramenti di centro-destra e di centro-sinistra. In terzo luogo, a suo avviso, l'attuale legge elettorale ha consentito di raggiungere, grazie alla preventiva indicazione all'elettorato dei candidati alla Presidenza del Consiglio ed alla successiva nomina alla carica di premier del leader della coalizione risultata vincitrice, effetti per certi versi analoghi a quelli che si avrebbero con l'introduzione dell'elezione diretta del Presidente del Consiglio. Alla luce di tali rilievi, ritiene del tutto inopportuno introdurre un cambiamento che investa il sistema elettorale nel suo complesso, soprattutto ove si tengano presenti le ragioni che i gruppi di maggioranza hanno addotto a sostegno delle proposte di modifica in esame. In particolare, da parte di esponenti dei gruppi di maggioranza, si sostiene che una riforma in senso proporzionale, con il correttivo dell'introduzione di una soglia di sbarramento, consentirebbe di superare la frammentazione del sistema partitico che, tuttavia, a suo avviso, precede il sistema elettorale, non essendone l'effetto. L'attuale eterogeneità delle coalizioni di Governo, e la loro conseguente instabilità, dipendono dall'assenza di riconoscimento reciproco tra schieramenti contrapposti e dalla ricerca di intese, talvolta forzate, all'interno del medesimo schieramento piuttosto che dal vigente sistema elettorale. D'altro canto, il sistema proporzionale sembra suscettibile di favorire la formazione di coalizioni di centro, non necessariamente meno rissose o instabili, a discapito tuttavia del bipolarismo e dell'alternanza. A suo avviso pertanto, la ratio effettivamente sottesa alla proposta di riforma in esame è da rinvenire esclusivamente nel fatto che l'attuale maggioranza di Governo ottiene maggiori consensi elettorali nella parte proporzionale, in cui ogni componente si presenta separatamente e minori consensi nel voto uninominale, in cui si presenta come coalizione, mentre le forze del centro-sinistra ottengono maggiori consensi elettorali laddove si presentano come coalizione.


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Conclusivamente, ritiene auspicabile, mantenendo fermo il sistema vigente, agire al fine di porre rimedio alla frammentazione partitica, mediante la revisione di altri istituti della legislazione elettorale di contorno, quali i rimborsi elettorali, le modalità di raccolta delle sottoscrizioni per la presentazione delle candidature, e la disciplina della par condicio. Il sistema proposto, i cui effetti sarebbero ancor più deleteri ove non dovesse essere espunta la prevista soglia di sbarramento, è invece del tutto inadeguato a risolvere le questioni connesse all'efficacia e alla stabilità del nostro sistema istituzionale.

Roberto ZACCARIA (MARGH-U) ritiene innanzitutto utile richiamare alla memoria, come del resto hanno già fatto alcuni dei colleghi intervenuti nel dibattito, i due referendum del 1991 e del 1993, che videro un'altissima partecipazione del corpo elettorale. Al riguardo, sottolinea come al referendum del 1991, che condusse alla preferenza unica, si fossi giunti in esito ad un percorso travagliato ed intenso, caratterizzato da un dibattito estremamente acceso e da un forte coinvolgimento dell'opinione pubblica, che si riflesse poi in una eccezionale partecipazione alla consultazione referendaria, tanto più eccezionale se confrontata con la partecipazione agli ultimi referendum; ricorda infatti, che si recarono a votare il 62 per cento degli aventi diritto, pari a 29 milioni di elettori, e che, di questi, il 95 per cento circa si espresse in favore del quesito referendario, conferendo alla consultazione un carattere quasi plebiscitario.
Ricorda quindi l'ancor più travagliato percorso del referendum del 1993 e come il professor Paolo Barile sia stato in prima linea, con i suoi interventi sulla stampa e davanti alla Corte costituzionale, per sostenere le ragioni dell'ammissibilità del quesito. Rilevato poi come al referendum partecipò il 77 per cento degli aventi diritto, pari ad oltre 36 milioni di elettori, e che il quesito fu approvato con più dell'82 per cento di voti favorevoli, pari, in valore assoluto, a circa 29 milioni di votanti, ritiene che si tratti di cifre che attestano un consenso ben più ampio di quello che, normalmente, sorregge una maggioranza parlamentare. Rievoca quindi il travaglio della dottrina costituzionalistica sul tema dell'ammissibilità del referendum abrogativo in materia elettorale e ricorda che la Corte costituzionale, pur non nascondendosi perplessità riguardo alla normativa di risulta, si pronunciò, alla fine, per l'ammissibilità del quesito e che il professor Elia, allora Ministro per le riforme elettorali ed istituzionali, dichiarò ripetutamente che l'obiettivo del suo dicastero era quello di pervenire all'approvazione di una legge elettorale per la Camera dei deputati pienamente fedele rispetto all'esito della consultazione referendaria. Ricorda, quindi, che anche nel 1999 si tenne un ulteriore referendum, per l'abolizione della quota proporzionale, e che, sebbene la consultazione non risultasse valida, a causa del mancato raggiungimento del quorum, la partecipazione fu nondimeno molto alta, considerato che interessò il 49,6 per cento degli aventi diritto.

Marco BOATO (Misto-VU) ricorda che non si raggiunse il quorum perché ai fini del computo dello stesso furono calcolati anche gli elettori italiani residenti all'estero.

Roberto ZACCARIA (MARGH-U), fatta questa premessa storica sull'origine dell'attuale sistema elettorale, si sofferma sui molti punti anomali della riforma che la maggioranza intenderebbe portare avanti, sottolineando innanzitutto come tale riforma si caratterizzi per il totale capovolgimento del principio stabilito da quelle consultazioni referendarie, vale a dire per la completa rinuncia al principio del bipolarismo e del maggioritario, allora affermatosi come risultato di un impegno e di un consenso pressoché corali. Rileva inoltre che, con la riforma proposta, verrebbero


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rovesciati principi consolidati nella legislazione elettorale italiana che trovano il loro fondamento nella Costituzione. Ritiene, per esempio, che la scelta, rimessa alla decisione di ciascun partito, di articolare le candidature tra lista bloccata e il sistema della preferenza porti a conseguenze lesive dei principi di ragionevolezza e di uguaglianza del voto, di cui, rispettivamente, agli articoli 3 e 48 della Costituzione. In proposito osserva che i vincoli costituzionali posti dalle richiamate norme vengono sostanzialmente elusi quando, consentendo ai partiti la scelta del meccanismo di espressione del voto da utilizzare in ciascuna circoscrizione, non si garantisce l'applicazione di un sistema identico su tutto il territorio nazionale. Parimenti, ritiene che conduca ad una violazione del principio di uguaglianza del voto la combinazione tra la soglia di sbarramento e il premio di maggioranza quando il calcolo sia effettuato con riferimento ai seggi ottenuti anziché ai voti conseguiti; al riguardo, fa presente che la stessa legge n. 148 del 1953, passata alla storia, a torto o a ragione, come «legge truffa», prevedeva un computo del premio riferito ai voti e non ai seggi. Osserva, inoltre, che la lesione costituzionale più grave concerne la proposta di riforma del sistema elettorale del Senato. Ritiene, infatti, che il calcolo della soglia di sbarramento e l'attribuzione del premio di maggioranza in ambito nazionale violi l'articolo 57 della Costituzione, ai sensi del quale il Senato è eletto su base regionale; osserva in proposito come in tal modo possano essere esclusi dalla rappresentanza parlamentare dei gruppi politici che, sebbene forti o molto forti in una singola regione, non raggiungano tuttavia il 4 per cento su base nazionale.
Tutto ciò considerato, ritiene che i problemi sollevati dalla riforma proposta dalla maggioranza non sia unicamente di merito politico, ma di legittimità costituzionale. Aggiunge che il riferimento al sistema elettorale tedesco emerso dal dibattito politico è a suo avviso inopportuno, non tanto perché, come si è visto in questi giorni, lo stesso sistema tedesco non sempre garantisce i risultati di stabilità desiderati, quanto perché il meccanismo semplice proposto dalla maggioranza è incomparabile al sistema tedesco, assai più articolato; si tratta infatti di un sistema proporzionale, che prevede, tuttavia, l'attribuzione della metà dei seggi con metodo maggioritario nell'ambito di collegi uninominali. Fa presente che l'unico termine di confronto con la proposta all'esame della Commissione rinvenibile al momento sul piano del diritto comparato è rappresentato dal sistema elettorale turco, che prevede una soglia di sbarramento del 10 per cento e nessun meccanismo di recupero delle liste minori.
Rileva, infine, una difficoltà sul piano della corretta tecnica normativa, evidenziando come il progetto di riforma costituzionale all'esame dell'Assemblea preveda la sospensione di alcuni istituti fino all'entrata in vigore della nuova legge elettorale. A questo proposito, nel far presente che assai difficilmente la riforma costituzionale potrebbe entrare in vigore prima della legge elettorale, posto che, se approvata, non lo sarà di certo con il quorum che la porrebbe al riparo dal referendum popolare, segnala l'esigenza di un coordinamento tra i due provvedimenti, al fine di evitare fenomeni di «schizofrenia normativa».

Margherita COLUCCINI (DS-U), fa presente che dall'estrema confusione che si continua a registrare nelle prese di posizione della maggioranza sul provvedimento, si evince come lo stesso risponda esclusivamente all'operare di logiche di posizionamento delle diverse forze politiche che la compongono in vista delle prossime consultazioni elettorali. La modifica del sistema elettorale appare, infatti, uno degli elementi, assieme alla riforma costituzionale in itinere, su cui operano i veti incrociati e le reciproche compensazioni da parte dei gruppi di maggioranza. Non di poco conto appare inoltre l'obiettivo di alterare le regole elettorali nella speranza di ribaltare i probabili esiti negativi delle prossime elezioni. Rileva


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quindi come questo dibattito, tutto interno alla maggioranza, si traduca, di fatto, in uno svilimento del ruolo del Parlamento, che dovrebbe essere invece chiamato a discutere, in un clima di confronto sereno e anche con l'apporto delle forze di opposizione, ogni modifica delle disposizioni elettorali. Entrando nel merito della proposta formulata dalla maggioranza, evidenzia forti incongruità, soprattutto con riferimento al mantenimento in capo ai partiti di minori dimensioni di un forte potere di condizionamento rispetto alle coalizioni. Rileva, inoltre, che anche l'obiettivo di una maggiore governabilità, che dovrebbe essere garantito da una maggiore coesione interna della coalizione, non appare conseguibile, atteso che i partiti, nell'ambito di un sistema interamente proporzionale, sarebbero chiamati a competere l'uno contro l'altro in tutte le circoscrizioni elettorali e non più soltanto, come nell'ordinamento vigente, ai fini del riparto di un quarto dei seggi. Da tali considerazioni emerge, peraltro, l'incongruità, rispetto al nuovo sistema elettorale, della previsione del cosiddetto «partito unico», che attualmente anima la maggioranza. Del resto, anche sotto il profilo della stabilità delle coalizioni, il modello proposto non fornisce nessuna garanzia, atteso che i partiti che compongono la coalizione vincente non sono soggetti ad alcun obbligo che li vincoli a rimanere in tale ambito. Non ritiene inoltre che vada sottovalutata l'evidente incoerenza tra la nuova disciplina elettorale proposta e la riforma costituzionale in itinere, atteso che quest'ultima prevede esplicitamente che le leggi elettorali devono favorire l'elezione di una maggioranza collegata al candidato Primo ministro. Conclusivamente, ritiene che l'attacco al bipolarismo, che è indubbiamente sotteso alle proposte emendative presentate dalla maggioranza, oltre a tradire la volontà popolare espressasi in occasione di più consultazioni referendarie, rischia di far compiere passi indietro alla qualità della democrazia in Italia.

Antonello CABRAS (DS-U) ritiene che, nella situazione attuale, più che dibattere delle diverse caratteristiche dei sistemi elettorali, sarebbe più opportuno concentrarsi su ragionamenti di tipo più propriamente politico. In tal caso si evidenzierebbe che, com'è noto, l'esigenza di giungere ad una rivisitazione del sistema elettorale dopo dieci anni di applicazione del vigente sistema misto, con lo scopo di verificare la possibilità di correggerne eventuali malfunzionamenti, era presente nel programma di entrambe le coalizioni. In presenza di un adeguato clima politico, in cui tutte le forze politiche convengono sulla opportunità di un modello elettorale capace di coniugare esigenze di rappresentanza e di stabilità di governo, si potrebbe avviare un confronto sereno sulle differenti ipotesi di sistema elettorale ritenute maggiormente in grado di garantire la stabilità delle coalizioni e la governabilità. La prima di esse, che è quella fatta propria dalle vigenti leggi elettorali di Camera e Senato, vede nell'introduzione di un sistema prevalentemente maggioritario la risposta alle predette esigenze. L'altra tesi, invece, che connota i sistemi elettorali regionale, provinciale e comunale, presuppone che la stabilità possa essere ottenuta anche in presenza di un sistema elettorale di tipo proporzionale, purché accompagnato dalla previsione di un premio di maggioranza e dall'elezione diretta dei vertici degli esecutivi. Ritiene che sia proprio la mancanza di questo ultimo elemento che rende difficile la trasposizione del sistema di voto locale a livello parlamentare. L'avvio di un tale dibattito avrebbe tuttavia richiesto, quale prerequisito, la condivisione, da parte di entrambi gli schieramenti, dei principi del bipolarismo di coalizione e dell'alternanza degli schieramenti. A tale proposito, rileva che gli emendamenti presentati dalla maggioranza, non appaiono affatto sottendere tali principi, ma sono volti esclusivamente a risolvere questioni tutte interne alle singole forze politiche, rendendo inutile ogni discussione sul funzionamento dei diversi sistemi elettorali. Rileva, inoltre, una forte contraddizione tra quanto prevede la riforma costituzionale in tema di coalizioni e i contenuti della nuova disciplina elettorale


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in discussione, che delinea l'eventuale premio di maggioranza quale unico elemento che tiene unita la coalizione vincente. Fa presente in proposito che, in caso di sconfitta elettorale, ogni partito della coalizione perdente tenderebbe a svincolarsi, a differenza di quanto accade nella situazione attuale, in cui i deputati che sono eletti nei collegi uninominali sono stati proposti da una intera coalizione e non sono quindi legati ad una unica lista di partito. Sotto questo profilo, quindi, la modifica elettorale proposta dalla maggioranza tende a ridurre al massimo i legami tra le forze politiche tra loro coalizzate, in evidente contraddizione rispetto all'auspicata volontà di apportare correttivi a taluni elementi di malfunzionamento del sistema. Ricordato che il centrosinistra nella scorsa legislatura rinunciò a portare avanti proposte di modifica delle leggi elettorali, in risposta a sollecitazioni avanzate dall'opposizione, che lamentava l'inopportunità di discutere su tale materia in imminenza delle elezioni, ritiene che l'eventuale approvazione, con i voti della sola maggioranza, di una riforma così radicale delle leggi elettorali di Camera e Senato, creerebbe un precedente molto pericoloso e tale da determinare un'involuzione del sistema istituzionale. Fa presente, infine, che la scelta dei gruppi di opposizione di presentare esclusivamente subemendamenti soppressivi delle diverse partizioni del testo è giustificata dalla constatazione della mancanza delle condizioni politiche per lo svolgimento di una effettiva discussione in materia elettorale.

Marco BOATO (Misto-VU), nel rinnovare la constatazione della mancata partecipazione dei deputati appartenenti ai gruppi di maggioranza ai lavori della Commissione, precisa che essa appare tanto più grave alla luce dell'impegno, assunto in sede di Conferenza dei Presidenti di gruppo, da parte dei rappresentanti dei gruppi di maggioranza a ricercare il confronto con l'opposizione.

Donato BRUNO, presidente e relatore, avverte che, a seguito dell'odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, sono state definite le modalità di organizzazione dei lavori della Commissione per il seguito dell'esame delle proposte di legge in materia elettorale, che risultano iscritte nel calendario dei lavori dell'Assemblea a partire da giovedì 29 settembre 2005. A tale riguardo, fa presente che la Presidenza, tenuto conto degli orientamenti prevalenti dei gruppi, ha stabilito che la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti, iniziata nella seduta odierna, proseguirà nella giornata di domani, mercoledì 21 settembre, al termine delle sedute antimeridiana e pomeridiana dell'Assemblea, per concludersi entro le ore 23.
Per quanto riguarda l'organizzazione dei tempi degli interventi, avverte che la Presidenza, nell'esercizio dei poteri ordinatori ad essa attribuiti dal regolamento, ritiene, sulla base di una specifica richiesta formulata in tal senso, di consentire a ciascun gruppo di regolare i tempi degli interventi a seconda del numero dei deputati del gruppo medesimo iscritti a parlare, entro il limite massimo di 40 minuti per intervento, assicurando comunque il rispetto della decisione assunta in ordine al momento della conclusione della fase di interventi sul complesso degli emendamenti.
Fa infine presente che, al termine della seduta notturna di domani, mercoledì 21 settembre, sarà convocata una riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, al fine di organizzare le ulteriori fasi dell'esame in sede referente, fermo restando, secondo quanto stabilito a seguito della odierna riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che esso si dovrà concludere, con la votazione sul conferimento del mandato al relatore a riferire in Assemblea, entro la mattina di mercoledì 28 settembre, prima della seduta antimeridiana dell'Assemblea.


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Marco BOATO (Misto-VU), con riferimento a quanto testé riportato dal presidente, precisa come, in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, i deputati appartenenti ai gruppi di opposizione abbiano manifestato il loro dissenso rispetto sia alle modalità di organizzazione dei lavori della Commissione, sia alla decisione di procedere all'esame di proposte di modifica del sistema elettorale vigente.

Donato BRUNO, presidente e relatore, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 22.50.