Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse - Martedì 4 novembre 2003


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ALLEGATO

RELAZIONE TERRITORIALE SULLA CALABRIA

1. - PREMESSA

Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 12 settembre 1997 è stato dichiarato lo stato di emergenza nella Regione Calabria, in relazione ad una situazione di crisi determinatasi nel settore dello smaltimento dei rifiuti, non gestibile con poteri di ordinaria amministrazione.
A seguito della predetta dichiarazione di emergenza - decretata ai sensi e per gli effetti dell'articolo 5, comma 1, della legge 24 febbraio 1992, n. 225 - veniva conferito al Presidente della Giunta Regionale l'incarico di Commissario delegato, dotato di poteri straordinari, anche a mezzo di ordinanze in deroga ad ogni disposizione di legge, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico.
Per l'attuazione dei poteri attribuiti al Commissario delegato sono state emesse e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale le seguenti ordinanze della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della Protezione Civile - nn. 2696/97, 2856/98, 2881/98, 2984/99, 3062/00, 3106/01, 3132/01, 3184/01, 3185/02.
Ai sensi e per gli effetti della legge 225/92 alcune competenze e funzioni degli Enti territoriali (Comuni, Province, Assessorato Regionale all'Ambiente) sono state temporaneamente, per la dichiarata emergenza, «commissariate» e conseguentemente tutte le risorse assegnate sono state direttamente canalizzate nella contabilità speciale, intestate all'Ufficio del Commissario e gestite dal funzionario delegato.

1.1 - Compiti del Commissario delegato per l'emergenza rifiuti.

1a Ordinanza Presidenza del Consiglio dei ministri (O.P.C.M. n.2696/ottobre 97):
Relazione di un piano di emergenza per lo smaltimento dei R.S.U.;
Promozione della raccolta differenziata;
Divieto di ingresso di R.S.U. da altre Regioni.

2a Ordinanza Presidenza del Consiglio dei ministri (O.P.C.M. n.2856/ottobre 98):
Attuazione del sistema tecnologico previsto nel piano di emergenza;
Organizzazione della raccolta differenziata.

3a Ordinanza Presidenza del Consiglio dei ministri (O.P.C.M. n.2984/giugno 99):
Bonifica dei siti inquinati;
Redazione del piano di gestione dei rifiuti.

I poteri straordinari sono stati prorogati anche per l'anno 2003, nella consapevolezza però che il percorso, iniziato nel 1997, è ormai nella fase finale perché, in gran parte, risultano già definiti i provvedimenti richiesti e raggiunti quegli obiettivi necessari per ritenere non più differibile il rientro nell'attività ordinaria della gestione del ciclo dei rifiuti.


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1.2 - Le audizioni e le missioni.

Una delegazione della Commissione, guidata dal Presidente Paolo Russo e composta sia da parlamentari (senatori Antonio Crinò, Loredana De Petris, Nicodemo Francesco Filippelli, Renzo Michelini e Gaetano Pascarella e deputati Osvaldo Napoli, Donato Piglionica, Michele Tucci e Michele Vianello) sia da consulenti, si è recata in Calabria nel mese di giugno 2002.
In data 27 giugno, si sono svolte le audizioni presso la Prefettura di Catanzaro. Sono stati ascoltati per le istituzioni pubbliche:
Prefetto di Catanzaro;
Questore di Catanzaro;
Commissario delegato di Governo per l'emergenza rifiuti con i sub-Commissari;
Procuratore distrettuale antimafia di Catanzaro dr. Mariano Lombardi;
Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro, Domenico Pudia Sostituto Procuratore delegato del Procuratore distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Mario Andrigo, Sostituto Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, Alfredo Laudonio, Sostituto Procuratore generale della Repubblica delegato del Procuratore generale di Reggio Calabria, Francesco Neri Procuratore aggiunto della Repubblica del Tribunale di Palmi, Comandante regionale della Guardia di Finanza della Calabria, Bruno Giordano;
Capo di Stato Maggiore dei Carabinieri della Regione Calabria;
Dirigente del Coordinamento regionale del Corpo Forestale dello Stato della Calabria;
Comandanti delle Capitanerie di Porto di Gioia Tauro e di Reggio Calabria;
Dirigente dell'ARPA Calabria;
Rappresentanti della ASL n.7 di Catanzaro e dell'ASL n.11 di Reggio Calabria.

In data 28 giugno 2002, presso la Prefettura di Catanzaro, sono proseguite le audizioni con il Direttore dell'impianto di depurazione di Catanzaro Lido Alli, con Amministratori provinciali e dei Comuni capoluoghi, con i responsabili della Società «Progetto Ecologia ed Ecologia oggi s.r.l.», con i rappresentanti delle Associazioni di categoria di Catanzaro e con i rappresentanti di Associazioni ambientaliste.

In data 11 dicembre 2002 presso la Commissione si è proceduto alla audizione del Commissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti in Calabria, Giuseppe Chiaravalloti, e del responsabile unico del procedimento per l'emergenza rifiuti, Giovan Battista Papello.
La Commissione ha ritenuto necessario procedere in data 9 luglio 2003, presso la prefettura di Crotone, ad ulteriori audizioni del dottor Giuseppe Chiaravalloti, presidente della regione e commissario delegato per l'emergenza rifiuti, e dell'ingegner Giovanbattista Papello, responsabile del procedimento per la struttura commissariale, nonché del presidente della provincia e del sindaco del comune di Crotone, rispettivamente il professor Carmine Talarico ed il professor Pasquale Senatore; del dottor Francesco Tricoli - procuratore della Repubblica presso il tribunale di Crotone - e del dottor Federico Somma - sostituto procuratore; dei rappresentanti dell'ARPA Calabria, e dei dirigenti della società Syndial SpA - attività diversificate - ex Enichem, ex Singea, ex Pertusola Sud - sito di Crotone.
Si è ritenuto opportuno, a conclusione dell'audizione, effettuare anche un sopralluogo presso l'ex sito industriale di Pertusola Sud.
L'audizione ed il sopralluogo hanno consentito alla delegazione della Commissione, presieduta dall'onorevole Paolo Russo, e composta dai senatori Francesco Antonio Crinò, Nicodemo Francesco Filippelli, e dai deputati Egidio Banti, Donato Piglionica, Michele Tucci e Michele Vianello, di acquisire, come auspicato, utili elementi di valutazione e di approfondimento sulle azioni di bonifica del predetto


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sito, informazioni sui nuovi interventi in atto sull'area industriale, notizie e dati aggiornati sul ciclo dei rifiuti in Calabria, in particolare per quanto concerne la raccolta differenziata, gli interventi di bonifiche di discariche e relazioni e documenti della procura di Crotone, concernenti lo stato dell'ambiente, in particolare sull'area ex Pertusola Sud, e l'esito di indagini investigative.

1.3 - Attività della Commissione - Metodologia di valutazione.

La Commissione ha proceduto alla verifica dei livelli di attuazione della legislazione inerente alla gestione del ciclo dei rifiuti, all'acquisizione ed alla valutazione della documentazione relativa alla reale situazione del territorio regionale, ed in particolare di quelle iniziative, finalizzate ad assicurare, nel rispetto delle disposizioni emanate con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, la protezione dell'ambiente, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti.
Particolare attenzione è stata dedicata alle problematiche relative a specifici siti inquinanti, alla consistenza ed utilizzazione delle discariche, alla realizzazione e al funzionamento degli impianti di trattamento dei rifiuti solidi urbani, ai provvedimenti adottati per la concreta riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti attraverso il reimpiego e il riciclaggio, nonché all'accertamento di eventuali interessi e coinvolgimenti della criminalità organizzata nella gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Per la stesura di questa relazione sul ciclo dei rifiuti in Calabria si è proceduto ad acquisire con priorità utili elementi di valutazione sullo stato di attuazione del piano di gestione, approvato dal Commissario delegato, e sulle attività connesse, attraverso l'audizione dello stesso Commissario e dei responsabili della struttura straordinaria, dei rappresentanti dell'autorità giudiziaria, delle Prefetture e delle Questure, delle forze dell'ordine e di esponenti di Enti pubblici e privati, che hanno fornito, per quanto di rispettiva competenza, relazioni, proposte e documentazione sulle più delicate e complesse problematiche, fornendo notizie sul grado di infiltrazione della criminalità organizzata nei vari settori economici, che costituiscono la filiera della gestione del ciclo integrato dei rifiuti.
Nelle attività di indagine la Commissione ha tenuto conto anche delle precedenti relazioni predisposte sul ciclo dei rifiuti, prendendo atto delle considerazioni ed osservazioni già espresse in merito.
Tale metodo ha consentito di acquisire dati ed elementi informativi su una struttura commissariale per l'emergenza rifiuti che ha evidenziato forte determinazione nell'intento di imprimere una svolta ed una accelerazione nel programmare e realizzare quelle iniziative e tutti gli adempimenti previsti dalle vigenti normative in materia, al fine di consentire al territorio della Calabria di uscire dallo stato di precarietà e di emergenza per quanto concerne la gestione dei rifiuti.

2. - LA NORMATIVA REGIONALE, GLI ATTI DI PROGRAMMAZIONE E LA CONGRUITÀ DELL'AZIONE AMMINISTRATIVA.

La Regione Calabria ha operato in stretto collegamento con il Commissariato (pare opportuna in tal senso la scelta di nominare commissario delegato del Governo il presidente della regione), al fine di promuovere, in una prospettiva di estensione della cultura della legalità, attività culturale e di informazione al fine di sensibilizzare l'opinione pubblica, soprattutto nelle scuole, sulle politiche e sui programmi finalizzati alla tutela dell'ambiente ed alle problematiche connesse alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Assume particolare rilievo, al riguardo, l'iniziativa di Legambiente relativa alla distribuzione nelle scuole del CD realizzato con la collaborazione del Comitato permanente regionale antimafia per l'educazione alla legalità. In questo contesto la Regione ha approvato la legge urbanistica, il piano di assetto idrogeologico, il piano


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paesaggistico, in armonia con il piano di gestione dei rifiuti, predisposto dal Commissario delegato.
Come già evidenziato nella relazione della analoga Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti della scorsa legislatura, approvata nella seduta del 19 gennaio 2000 (Doc. XXIII n. 38), l'Ufficio del Commissario delegato ha redatto il «Piano degli interventi di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani» in attuazione dell'O.P.C.M. n. 2696 del 21/10/1997. Provvedimento pubblicato sul B.U.R. della Calabria n.71 del 29 luglio 1998 sul quale il Ministero dell'Ambiente ha espresso l'intesa di propria competenza.
Successivamente il predetto piano ha subito alcune variazioni relativamente alla parte riguardante la raccolta differenziata per la quale è stato redatto uno specifico «Piano generale della raccolta differenziata» - Piano pubblicato sul B.U.R. n. 30 del 26 marzo 1999.
I predetti strumenti di pianificazione hanno avuto lo scopo di individuare, in un quadro di compatibilità con le prescrizioni del decreto legislativo 22/97 e successive modificazioni, ed in linea con l'O.P.C.M. n. 2696/97, tutti gli interventi da realizzare per il superamento dell'emergenza nell'ambito del territorio regionale.

2.1 - Le motivazioni per il rientro della gestione dei rifiuti nell'attività ordinaria.

La Commissione, sulla base dei dati acquisiti nel corso dell'indagine, ritiene indispensabile la predisposizione del piano di rientro nella ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti, al fine di recuperare quanto prima un assetto di competenze e iter procedimentali maggiormente aderenti al principio di legalità nell'esercizio delle funzioni dei diversi livelli del governo del territorio. Le motivazioni che inducono a ritenere ormai conclusa e non più prorogabile l'esperienza del Commissariato straordinario e dei poteri delegati per la gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria sono riconducibili alle seguenti considerazioni:
temporaneità della gestione straordinaria.

Sono state emanate negli ultimi anni una serie di ordinanze che introducono una disciplina speciale per la gestione dei rifiuti nelle regioni commissariate. Queste procedure straordinarie sono motivate da gravi comportamenti omissivi da parte delle competenti amministrazioni locali, dal riscontro di carenze e pericoli per la salute dei cittadini e per la tutela dell'ambiente ed adottate nella prospettiva che tali carenze e disfunzioni possano essere rimosse da una gestione straordinaria, con procedure tempestive ed efficaci e con poteri limitati al periodo strettamente necessario a superare la situazione di emergenza.
Un periodo di gestione straordinaria che non potrà comunque protrarsi se non per obiettive difficoltà. Difficoltà da verificare con doverosa attenzione limitando la proroga dei poteri delegati solo se ritenuti necessari e nell'interesse delle comunità, per problematiche ed ambiti territoriali ben definiti, valutando, prioritariamente, l'opportunità di autorizzare la proroga per una eventuale gestione stralcio o con un Commissario ad acta.

Attuazione deleghe conferite.

La gestione commissariale in Calabria ha definito tutti gli adempimenti amministrativi di competenza, necessari per attivare concretamente sul territorio il ciclo integrato dei rifiuti.
Infatti ha approvato la programmazione degli impianti tecnologici necessari allo smaltimento e realizzato la maggior parte degli interventi, la gestione della raccolta differenziata dei rifiuti e gli interventi


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per attuare un piano di bonifica e di recupero delle discariche e dei siti inquinanti ed il piano regionale di gestione dei rifiuti. Il Commissario delegato si è fatto carico, infine, di promuovere tutti gli adempimenti richiesti dal decreto legislativo 22/97.
In sintesi, si evidenziano i provvedimenti definiti dalla struttura commissariale in attuazione delle predette ordinanze, oggetto di relazioni e documenti:
Ripristino di una situazione di legalità e di rispetto della normativa sanitaria e di smaltimento dei rifiuti solidi urbani;
Organizzazione ed avvio di un sistema regionale di raccolta differenziata;
Programmazione e realizzazione di un sistema tecnologico integrato di smaltimento dei rifiuti solidi urbani che copre il 100 per cento della produzione regionale dei rifiuti solidi urbani per i prossimi 15 anni;
Istituzione di un sistema normativo chiaro, efficace ed in linea con quelli delle regioni nazionali ed europee più avanzati, compatibilmente con le condizioni socioeconomiche della Regione.

Realizzazione del sistema tecnologico di smaltimento.

Il sistema CALABRIA CENTRO è stato già ultimato ed è in funzione. Il sistema CALABRIA SUD è in fase di avanzata realizzazione (due impianti quasi in funzione e gli altri da ultimare entro il 30 settembre 2003). Il sistema CALABRIA NORD sconta il ritardo dovuto alle forti opposizioni relative alla localizzazione degli impianti ma sono state attivate le procedure per l'avvio dei lavori nei siti di Altilia e Castrovillari, per pervenire entro il 2003, al completamento del sistema ed al trattamento tecnologico del 100 per cento dei rifiuti solidi urbani prodotti. Rimane sospesa ogni determinazione sulla localizzazione del termovalorizzatore.
Il Commissario delegato dottor Giuseppe Chiaravalloti, nell'audizione del 9 luglio 2003, ha ribadito le difficoltà che tuttora riscontra per l'individuazione di ulteriori siti dove ubicare il termovalorizzatore, già programmato nella provincia di Cosenza. È questo il più urgente e delicato nodo da sciogliere in Calabria, che se non rapidamente risolto potrebbe trascinare l'intero territorio della regione in condizioni di preoccupante difficoltà. Difficoltà riconducibili alle forti opposizioni delle comunità interessate, nonostante le più ampie garanzie offerte sulla validità tecnica degli impianti e sul relativo funzionamento, che escludono ogni forma di inquinamento.
Si ha motivo di ritenere, ha confermato il Commissario, che con il completamento del raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro, le esigenze di smaltimento dei R.S.U. saranno soddisfatte. Si valuterà con gli enti locali interessati sull'opportunità di procedere alla ricollocazione degli impianti di selezione secco-umido, già programmati nei comuni di Castrovillari ed Altilia, tuttora bloccati dalle opposizioni delle popolazioni ai siti prescelti.
Questi ritardi hanno comportato, inevitabilmente, una politica di distribuzione di rifiuti, provenienti dalla provincia di Cosenza, in discariche allocate nelle provincie di Catanzaro e Crotone, ove risulta già attuato il piano di intervento. Il Commissario delegato - dottor Giuseppe Chiaravalloti - ha ribadito, consegnando alla Commissione una documentata relazione sull'attività svolta, di poter considerare conclusa la sua funzione di Commissario per l'emergenza rifiuti per tutti i capoluoghi di provincia della regione, tranne che nella provincia di Cosenza, per le difficoltà riconducibili alla opposizione delle comunità interessate alla localizzazione degli impianti tecnologici, auspicando che si possa procedere, quanto prima, al trasferimento di tutte le attività e funzioni commissariate alle competenti amministrazioni locali e consentire alla regione di promuovere tutte le complesse e delicate attività, nel rispetto dei ruoli, delle competenze e responsabilità previste dalle vigenti disposizioni di legge.


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Adozione di un sistema normativo regionale in linea con le disposizioni comunitarie.

Il piano regionale di gestione dei rifiuti della regione Calabria è stato valutato favorevolmente dall'Unione Europea e contiene tutte le disposizioni normative circa la gestione dei rifiuti urbani e speciali, gli impianti pubblici e privati, le autorizzazioni e tutte le problematiche della materia. Adottato dalla Giunta regionale e pubblicato sul BUR Calabria consegna alla regione un sistema normativo completo e definito e costituisce la base per poter avviare la chiusura della fase di emergenza. Appare indispensabile in tale ottica l'affermarsi di una responsabilizzazione dei comuni e soprattutto delle province nel recuperare competenze con adeguate capacità.

Investimenti.

La struttura commissariale ha consentito l'attivazione di una massa di finanziamenti, per lo più privati, così distinti, per voci principali:
360 milioni di euro, (di cui 30 milioni pubblici e 330 privati) sul sistema tecnologico di smaltimento rifiuti solidi urbani;
30 milioni di euro, pubblici, sul sistema delle discariche controllate;
78 milioni di euro (di cui 45 pubblici e 33 privati) sulla raccolta differenziata;
22 milioni di euro, pubblici, sulle bonifiche di siti inquinati;
50 milioni di euro circa, tutti privati, per impianti di trattamento rifiuti speciali.

TOTALE INVESTIMENTI
(MIL euro)
540,00
Di cui:
PRIVATI
413,00
 PUBBLICI
127,00

Sono inoltre in corso di attivazione altri 320 milioni di euro tutti privati, per la bonifica del sito di «Pertusola» a Crotone, e circa 92 milioni di euro pubblici sul sistema della raccolta differenziata e dello smaltimento tecnologico dei rifiuti.
Il valore complessivo degli investimenti, espresso in milioni di euro, sarà pertanto pari a:

TOTALE GENERALE INVESTIMENTI 952,00
Di cui:PRIVATI733,00
 PUBBLICI219,00

Coinvolgimento delle amministrazioni locali.

Le spinte di decentramento amministrativo e le riforme del titolo V della Costituzione impongono scelte politiche, a livello nazionale, che privilegino il coinvolgimento propositivo degli Enti locali, in particolare delle relative assemblee consiliari, per evitare uno svuotamento delle sedi di partecipazione istituzionale a vari livelli.
Pertanto, non può trovare giustificazione il prolungarsi di gestioni commissariali con ampi poteri delegati su problematiche, quali quelle relative al ciclo integrato dei rifiuti, che, invece, necessitano della partecipazione, del coinvolgimento e delle determinazioni degli organi di gestione democratica delle istituzioni locali, legittimi rappresentanti delle comunità direttamente interessate.

2.2 - Partecipazione degli Enti locali nella definizione del piano regionale di gestione dei rifiuti.

Il piano regionale di gestione dei rifiuti, che ha trovato il favore anche della Comunità Europea, consente integrazioni e modifiche in quanto trattasi di uno strumento flessibile, non rigido e immodificabile, ma anzi da adeguare in rapporto a nuove esigenze.
La vigente normativa demanda alle amministrazioni provinciali, attraverso i piani provinciali di gestione dei rifiuti, la competenza ad apportare adeguamenti migliorativi che si dovessero rendere necessari in sede locale e provinciale. Aver ricondotto, nel piano regionale della Calabria, gli


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A.T.O. ai territori provinciali consente, certamente, una più agevole ed efficace attività delle amministrazioni locali, che svolgono un ruolo determinante nella gestione dei rifiuti ed in particolare nella raccolta differenziata, che rappresenta la risposta più adeguata alle delicate problematiche connesse allo smaltimento dei rifiuti.
Queste opportunità di integrazione e di adeguamento del piano regionale alle reali esigenze del territorio rendono quanto mai necessario, superata la fase di emergenza, ricondurre la gestione del ciclo integrato dei rifiuti nelle responsabilità degli Enti locali interessati.
Nonostante il superamento dello stato di emergenza e la realizzazione della maggior parte degli adempimenti richiesti per l'attuazione delle disposizioni emanate dal decreto legislativo 22/97 e dalle ordinanze in premessa, si riscontrano tuttora sul territorio della Calabria, per quanto concerne lo smaltimento dei rifiuti, talune carenze, ritardi e disfunzioni riconducibili ad obiettive difficoltà, inevitabili in una regione caratterizzata da tante problematiche ambientali, sociali ed economiche.

3. - PROGRAMMAZIONE ED INTERVENTI SUL TERRITORIO

3.1 - Ambiti territoriali ottimali - A.T.O.

La struttura commissariale ha provveduto a suddividere il territorio regionale in ambiti territoriali ottimali, che costituiscono unità territorialmente omogenee dalle quali si è partiti per il dimensionamento del sistema di raccolta e smaltimento R.S.U.
Gli A.T.O., per motivi anche di natura amministrativa e funzionale, coincidono con il territorio corrispondente alle cinque province.
Ambiti territoriali che per la organizzazione e gestione del servizio della raccolta differenziata sono stati ulteriormente ripartiti in sottoambiti - 14 aree di raccolta:

A.T.O. Piano emergenza A.T.O. Piano rifiuti
1Cosenza1Cosenza
3Paola  
2Crotone3Crotone
4Catanzaro - Vibo Valentia 4Vibo Valentia
2Catanzaro2Catanzaro
5Reggio Calabria 5Reggio Calabria

I sottoambiti regionali

A.T.O. Area Territorio
11Castrovillari
2Cosenza Rende
3Presila Cosentina
4Sibaride
5Alto Tirreno
6Appennino Paolano
21Catanzaro
2Lamezia Terme
3Soverato
3 Crotone
4 Vibo Valentia
51Locride area Gracanica
2Piana di Gioia Tauro
3Reggio Calabria

La raccolta differenziata è stata organizzata sul territorio in 14 aree di raccolta nei 5 A.T.O., così ripartite:

25 comuni
45 comuni
16 comuni
A.T.O. n. 1Prov.Cosenzan. 6 aree per 35 comuni
14 comuni
20 comuni
A.T.O. n. 2Prov. Crotonen. 1 area per27 comuni
A.T.O. n. 3Prov. Vibo Valentia n. 1 area per 50 comuni
A.T.O. n. 4Prov. Catanzaro n. 3 aree per 27 comuni
45 comuni
A.T.O. n. 5Reggio Calabria n. 3 aree per 34 comuni
18 comuni

La ripartizione del territorio ha tenuto conto delle localizzazioni degli impianti


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tecnologici, delle discariche e soprattutto dei percorsi per la raccolta, con ovvii vantaggi gestionali ed economici, anche nella prospettiva di una gestione complessiva della raccolta dei rifiuti affidata alle società miste.

3.2 - Programmazione impianti tecnologici

Il piano dell'emergenza rifiuti ha previsto di dotare ciascun A.T.O. degli impianti tecnologici di selezione secco-umido, per la produzione di compost e C.D.R., e di valorizzazione della raccolta differenziata, finalizzati alla selezione e separazione del rifiuto da riciclare ed alla produzione di compost di qualità da destinare alle attività agricole.
Gli impianti di termovalorizzazione sono stati invece dimensionati su scala regionale, al fine di ottimizzare il rapporto costi-benefici e di minimizzare i costi di gestione. Negli impianti previsti verrà pertanto termovalorizzato anche il C.D.R. prodotto in altri A.T.O.
Questo piano ha costituito il punto di partenza della nuova pianificazione regionale.
Nella predisposizione dei contenuti del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, adottato nel 2001 dal Commissario delegato per l'emergenza rifiuti, è stato fatto particolare riferimento all'articolo 22 del decreto legislativo 22/97, dal cui contenuto si deduce con chiarezza l'accento posto dal legislatore sul concetto di integrazione delle varie fasi del ciclo dei rifiuti costituenti il «Sistema integrato di smaltimento dei rifiuti».
Il nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti affronta in modo esaustivo, nel rispetto della vigente normativa, tutta la problematica connessa allo smaltimento dei rifiuti, considerandoli una risorsa economica da sfruttare compatibilmente con la salvaguardia ed il rispetto dell'ambiente e del territorio, con tecnologie moderne, che offrano le più ampie garanzie di sicurezza a tutela della salute dei cittadini.
Un piano che consente di trasformare tutti i rifiuti prodotti, ritenuti finora solo fonte di inquinamento e di problemi economici per il costo di smaltimento, in energia ed in materiale da riciclare e riutilizzare con molteplici vantaggi occupazionali, ambientali ed economici non trascurabili per una regione con tante problematiche sociali.

Potenzialità impianto di Castrovillari
Selezione secco/umido t/a 50.000
Valorizzazione RD t/a 25.000

Potenzialità impianto di Rende
Selezione secco/umido t/a 0
Valorizzazione RD t/a 40.000

Potenzialità impianto di Rossano
Selezione secco/umido t/a 51.000
Valorizzazione RD t/a 20.000

Potenzialità impianto di Crotone
Selezione secco/umido t/a 40.000
Valorizzazione RD t/a 25.000

Potenzialità impianto di Bisignano
Selezione secco/umido t/a 0
Termovalorizzazione Cdt t/a 120.000

Potenzialità impianto di Acquappesa
Selezione secco/umido t/a 30.000
Valorizzazione RD t/a 50.000

Potenzialità impianto di Catanzaro «Alli»
Selezione secco/umido t/a 74.000
Valorizzazione RD t/a 40.000

Potenzialità impianto di Lametia
Selezione secco/umido t/a 74.000
Valorizzazione RD t/a 40.000


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Potenzialità impianto di Reggio Calabria
Selezione secco/umido t/a 85.000
Valorizzazione RD t/a 45.000

Potenzialità impianto di Siderno
Selezione secco/umido t/a 40.000
Valorizzazione RD t/a 45.000

Potenzialità impianto di Gioia Tauro
Selezione secco/umido t/a 40.000
Termoalorizzazione Cdt t/a 120.000

I soggetti gestori di tali sistemi di impianti sono attualmente rappresentati da società private che, con la procedura del Project Financing, con propri fondi stanno ultimando la realizzazione degli impianti tecnologici programmati. Gli stessi dovranno garantirne la gestione per 15 anni dalla data di avvio all'esercizio.

3.3. - Raccolta differenziata.

Il piano per l'emergenza ha imposto una strategia finalizzata a dare immediatamente un forte impulso alla raccolta differenziata con obiettivi molto ambiziosi. L'avvio del servizio di raccolta differenziata, però, si è rilevato lento, purtroppo, con risultati modesti in termini quantitativi.
La chiave di volta di tutta l'operazione di effettivo avvio della raccolta differenziata, che ha consentito la graduale restituzione agli Enti locali delle competenze in materia di gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti, è da ricondurre alla creazione, da parte dell'ufficio del Commissario, di 14 società miste pubblico/privato, una per ogni sottoambito territoriale.
Ogni società è costituita da un 51 per cento di capitale pubblico (conferito sotto forma di attrezzature e veicoli per la raccolta dei rifiuti) e un 49 per cento di capitale privato.
I Comuni si ritrovano azionisti di maggioranza delle predette società senza sottrarre risorse ai loro bilanci.
Si riportano qui di seguito le società miste operanti in Calabria, con gli ambiti di competenza:

A.T.O. Sottoambito Società Sede
1CastrovillariIl Pollino SpACastrovillari
2Cosenza Rende Valle Crati SpA Rende
3Presila CosentinaPresila Cosentina SpALamezia Terme
4SibaritideSibaritide SpARossano Scalo
5 Alto Tirreno Alto tirreno Cosentino SpA Scalea
6Appennino PaolanoAppennino Paolano SpA Amantea
7 CatanzaroAmbiente e Servizi Catanzaro SpA Catanzaro
8Lamezia TermeLamezia MultiserviziLamezia Terme
9 SoveratoSchillacium SpA Soverato
10CrotoneAkros SpACrotone
11 Vibo ValentiaProserpina SpA Vibo Valentia
12Locride area grecanicaLocride Ambiente SpA Siderno Super.
13Piana di gioia TauroPiana Ambiente SpA Rosarno
14Reggio CalabriaFata Morgana SpAVilla S. Giovanni

Dai dati forniti dal commissariato per l'emergenza rifiuti, relativi alla raccolta differenziata per l'anno 2002, si rileva che la percentuale annua media regionale è dell'8,6 per cento, su detto risultato ha inciso il dato relativo alla provincia di Crotone che è pari al 3.35 per cento, ed anche in considerazione che il servizio di raccolta differenziata è stato avviato con notevole ritardo.
La percentuale dell'ultimo bimestre 2002 è pari circa al 12 per cento, come risulta dalla tabella allegata, fornita dal commissariato. Dai dati acquisiti e dalle difficoltà emerse in quei comuni che continuano a gestire direttamente o con altre ditte private la raccolta dei rifiuti solidi urbani si ha motivo di ritenere, ha confermato il responsabile della struttura commissariale, dottor Papello, che, una volta ricondotta tutta la raccolta di rifiuti alle società miste si potranno riscontrare in Calabria risultati positivi nei prossimi anni, pur se, allo stato, la percentuale raggiunta di raccolta differenziata è di


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gran lunga inferiore al 35 per cento, obiettivo previsto dal decreto legislativo 22/97.
Questo auspicio trova conforto negli ulteriori impegni finanziari deliberati dalla gestione commissariale, finalizzati ad attrezzature per la raccolta differenziata; nella costituzione di una Commissione ispettiva che dovrà verificare la funzionalità delle società miste e fornire utili suggerimenti sulle più opportune iniziative da assumere per migliorare il livello della raccolta differenziata e le verifiche costanti finalizzate a monitorare l'intera situazione afferente la raccolta differenziata, che il commissariato ha già attivato.

3.4. - Modalità per l'espletamento delle gare di appalto.

La struttura commissariale ha completato l'iter per la costituzione delle 14 società miste ed ha affidato il servizio e trasferito le competenze per la raccolta differenziata per i singoli sottoambiti territoriali.
Sono state espletate tutte le gare di appalto per l'aggiudicazione del 49 per cento, quota privata, alle ditte risultanti vincitrici e sono stati trasferiti ai Comuni le quote pubbliche del 51 per cento delle società, consistenti in 80 miliardi di forniture in attrezzature e mezzi di trasporto, già concessi in comodato d'uso alle ditte private per l'avvio del servizio di raccolta.
Le gare sono state indette con la collaborazione di notai, che hanno proceduto al sorteggio delle ditte dall'elenco appositamente predisposto dalla struttura commissariale, e dalle Prefetture, che hanno presieduto la delicata fase di aggiudicazione.
Le gare sono state espletate con una licitazione privata semplificata, procedura che offre valida garanzia di legalità per l'aggiudicazione e tempi rapidi per l'affidamento del servizio.
La struttura commissariale ha ritenuto opportuno adottare queste procedure in considerazione che la Calabria costituisce un territorio delicato per quanto concerne il pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti pubblici.
È stato previsto che alle predette società si potrà trasferire, per iniziativa degli Enti locali competenti, anche la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani. Detto servizio in molte amministrazioni, attualmente, viene gestito direttamente dai Comuni stessi o da altre società private. Questa opportunità avrà ripercussioni positive sia sotto l'aspetto funzionale che economico, con vantaggi sulle utenze.
Le gare in tutte le regioni commissariate possono essere espletate in deroga alla normativa sugli appalti e sulla pubblicità. In Calabria la deroga è stata utilizzata solo per gli interventi sotto la soglia comunitaria.
Le ditte sono state controllate preventivamente dalle Prefetture per verificare eventuali infiltrazioni di tipo mafioso.
Il fenomeno dell'impresa mafiosa, nel sud Italia in particolare, rappresenta una problematica diffusa. L'imprenditore mafioso/camorrista ha avuto la capacità di comprendere come le cospicue risorse finanziarie - di cui la ndrangheta, la mafia e la camorra riuscivano ad appropriarsi illecitamente con i reati di usura, racket ed estorsioni - potessero consentire di compiere un salto di qualità, cioè attrezzarsi come imprenditore dal «colletto bianco».
Molteplici sono i metodi di gestione, da parte della criminalità, delle aziende che si inseriscono nel circuito legale dell'economia, con riflessi negativi sul mercato, con conseguenze devastanti per molte aziende sane; è quindi necessario mantenere vigile e permanente l'attenzione delle competenti autorità investigative sulle società partecipanti alle gare, sugli appalti e sulla gestione degli impianti tecnologici, delle discariche autorizzate e dei servizi di raccolta.
Rimane sempre alto il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata in questi settori, in considerazione del fatto che la criminalità cerca sempre nuovi mercati sui quali investire con profitto la


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liquidità «sporca», frutto dell'attività criminale. Come è noto, i sistemi di riciclaggio di dette risorse sono numerosi e sempre più sofisticati per sfuggire all'azione investigativa, che dispone di procedure complesse per poter ottenere i necessari riscontri, indispensabili per avviare quelle misure di prevenzione patrimoniale che costituiscono il principale mezzo di contrasto alla criminalità economica.
Appare quanto mai necessario richiamare la risoluzione del Consiglio superiore della magistratura approvata dall'assemblea plenaria nella seduta del 24 luglio 2002. Nella predetta risoluzione il C.S.M. denuncia, fra l'altro, che vi sono state negli ultimi cinque anni indagini giudiziarie, nel corso delle quali si è potuto riscontrare l'esistenza di una imprenditoria mafiosa, operante sul territorio di Reggio Calabria e della provincia, ma anche nell'area di Catanzaro, mediante la commissione di reati di estorsione, trasferimento fraudolento di valori e turbative d'asta.
In particolare, nel campo degli appalti pubblici «la 'ndrangheta» ha ormai raggiunto, attraverso le sue diramazioni locali, la capacità di controllare quasi capillarmente le procedure d'asta di gran parte dei comuni, e la sua vulnerabilità è fiaccata dalla sostanziale assenza di collaboratori di giustizia.

3.5 - Rifiuti speciali. Gestione smaltimento.

Il trattamento dei rifiuti speciali rappresenta una problematica di particolare interesse ed il «Piano» ha definito i criteri per il rilascio delle autorizzazioni ai privati ed ha previsto una diversa metodologia tendente ad individuare la specificità delle singole categorie e prospettare le più idonee e possibili soluzioni di smaltimento, al fine di garantire la massima sicurezza.
Sono stati individuati nel piano, per i rifiuti speciali, sia i fabbisogni che l'offerta di smaltimento complessivamente disponibile a livello di bacino regionale e tutte le fasi per la relativa gestione ricondotte all'iniziativa dei privati.
In relazione alle preoccupazioni emerse nelle audizioni è opportuno che la struttura commissariale provveda, nelle more del concreto trasferimento delle relative competenze alle amministrazioni locali, ad attivare più efficaci sistemi di verifiche, controlli e monitoraggio sulla raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali e pericolosi, che consentano non solo di ridurre disfunzioni, speculazioni e sprechi di risorse finanziarie, ma soprattutto contribuiscano ad evitare che i predetti rifiuti possano continuare ad essere smaltiti in discariche non idonee o abusive, vanificando gli obiettivi del decreto legislativo 22/97, che tendono a:
assicurare la protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi;
smaltire senza pericolo per la salute dell'uomo e senza rischi per l'acqua, l'aria, il suolo e per la fauna e la flora, senza causare inconvenienti di rumori e odori e senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse.

Il Commissariato ha proceduto, con notevole impegno finanziario, a recuperare e smaltire, nell'anno 2001, rifiuti sanitari «spiaggiati» per evitare danni all'ambiente ed alle attività turistiche. Le indagini investigative, tempestivamente attivate, non hanno sortito alcun effetto per individuare i responsabili.

4. - ATTUAZIONE DEL PIANO DEI RIFIUTI - PROBLEMATICHE

Alla struttura del Commissariato va riconosciuto il merito di aver dotato la Regione Calabria di un piano per la gestione dei rifiuti, che affronti, efficacemente nel rispetto delle vigenti disposizioni di legge, tutte le complesse e delicate problematiche nell'ambito di un sistema integrato di smaltimento dei rifiuti. Un piano che potrà ulteriormente migliorare, in termini di funzionalità ed efficienza, con il contributo propositivo degli Enti locali nella fase di concreta attuazione.


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Non si possono non tenere nella dovuta considerazione le obiettive difficoltà che impediscono la concreta e rapida attuazione del piano, nei suoi molteplici aspetti. Difficoltà riconducibili ai guasti provocati dai ritardi che si sono accumulati nei decorsi anni in un settore così complesso e delicato, quale è quello dei rifiuti, che richiede i tempi tecnici necessari per raccordare le varie fasi operative del ciclo integrato ed offrire risposte adeguate ed efficaci sul territorio.
Ritardi da attribuire all'inerzia delle amministrazioni locali che hanno consentito e tollerato un dissennato utilizzo del territorio che tuttora, purtroppo, si evidenzia con una miriade di piccole e grandi discariche, che formano commistione di inquinamento del suolo e delle acque oltre che, naturalmente, a concorrere relativamente al degrado del paesaggio, che si riscontra nonostante l'impegno profuso dalla struttura commissariale, tesa a bonificare aree inquinate da discariche abusive.
Una attività dell'amministrazione straordinaria che non ha potuto trasformare con significativi miglioramenti un territorio che presenta un grave stato di inquinamento, che necessita invece di una strategia complessiva per la bonifica ed il recupero ambientale, che va attivata con progetti finalizzati con una proficua collaborazione degli Enti locali e con adeguate risorse finanziarie.

4.1 - Recupero ambientale. Siti inquinanti. Bonifiche.

Il piano dei rifiuti approvato, già restituito dalla Comunità Europea, consente la disponibilità di circa 700 miliardi di fondi strutturali da utilizzare per le bonifiche ambientali, che costituiscono, allo stato, la più pressante emergenza per la Regione Calabria. Emergenza che impone, con ogni urgenza, una strategia d'intervento tesa al recupero ambientale di vaste aree del territorio.
Dai dati acquisiti dal Comando del Corpo Forestale - che ha operato in stretto collegamento con la struttura commissariale - e dalle autorità preposte alla vigilanza e tutela del territorio, emerge uno scenario rappresentato da numerose discariche prive di idonee recinzioni, facilmente accessibili, con il pericolo che detti siti vengano tuttora illegalmente utilizzati.
Per gran parte delle discariche abusive, infatti, non risultano effettuati i prelievi dei rifiuti sversati per procedere ad analisi atte ad accertare l'effettiva pericolosità e lo stato di inquinamento delle falde acquifere, ove interessate.
Nei 409 Comuni calabresi sono stati censiti ben 696 siti potenzialmente inquinati di rifiuti con volumi superiori ai 250 mc.. Le discariche dotate delle opere necessarie a prevenire l'inquinamento sono appena 39 (5,6 per cento) e il 63 per cento delle discariche è ubicato a meno di 150 metri dai corsi d'acqua.
Dati allarmanti soprattutto per il grave inquinamento del suolo e delle acque sotterranee e del concreto pericolo, sotto l'aspetto sanitario, per le comunità interessate.
Si riscontrano nella regione un elevato numero di siti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti, spropositato rispetto alla popolazione residente - una discarica ogni 2974 abitanti - il che induce ad ipotizzare possibili coinvolgimenti, nel passato, di smaltimento di rifiuti pericolosi provenienti anche da altre regioni o dall'estero con l'inserimento della criminalità organizzata, sempre tempestiva nell'utilizzare tutte le opportunità per diversificare i propri illeciti interessi.
Le situazioni di degrado ambientale, riconducibili al disinteresse di molte delle amministrazioni locali, hanno favorito, certamente in passato, ma sussistono tuttora i rischi, le ecomafie e le attività di operatori senza scrupoli, che hanno inquinato terreni e canali con i residui delle proprie attività (settori agroalimentari, frantoi ed edilizia), come è stato ampiamente relazionato dal Corpo Regionale della Forestale e dalla Capitaneria di Porto di Gioia Tauro.


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Non sono da trascurare inoltre i comportamenti incivili di taluni abitanti che hanno disseminato sul territorio materiale di ogni tipo, soprattutto inerti ed amianto, derivanti da demolizioni e dall'attività di ristrutturazione edilizia.
L'utilizzazione di aree non idonee alla localizzazione delle discariche, anche a ridosso di canali, torrenti o ai margini di alvei fluviali, in terreni senza recinzione ed impermeabilizzazione del sottofondo, privi di impianti di canalizzazione delle acque piovane e della raccolta del percolato, hanno provocato gravi ripercussioni sotto l'aspetto ambientale ed igienico-sanitario.
La Calabria, fortemente marcata dal suo assetto strutturale ed orografico, presenta discariche abusive soprattutto sul territorio pianeggiante, e cioè nella ristretta fascia delle pianure costiere e nelle vallate fluviali che separano le catene montuose principali.
Le discariche abusive, con tale particolare ubicazione, ogni qualvolta fenomeni alluvionali colpiscono le fiumare calabre, vengono ad essere coinvolte, con ripercussioni gravissime sui terreni a valle, fino al mare.
È stato evidenziato durante l'audizione del 27 e 28 giugno 2001 che, durante i mesi estivi, nei pressi dei centri turistici, ove si segnala la presenza di centinaia di migliaia di villeggianti - il comune di Scalea d'estate arriva ad oltre 200 mila abitanti e tanti altri comuni costieri ne sono altrettanto interessati - il numero delle discariche abusive aumenta vertiginosamente e pericolosamente dando un'immagine squallida del territorio, che evidenzia un'incapacità delle amministrazioni locali di gestire adeguatamente i servizi di smaltimento dei rifiuti.
Se si escludono 19 comuni, nei rimanenti 390 è stato individuato almeno un sito particolarmente inquinato.
Molti rifiuti vengono scaricati, infatti, anche dalle ditte incaricate allo smaltimento in fiumi e nei valloni, in posti ubicati fuori dai percorsi di transito, se non addirittura a mare, come si è verificato nel 2001, vanificando così gli sforzi della gestione commissariale, dell'amministrazione regionale e l'opera di depurazione delle acque, provocando, altresì, oltre un danno ambientale, un notevole danno economico per le difficoltà di recupero di rifiuti disseminati su un vasto territorio.
Dal Commissariato sono stati attivati molti interventi sia per lo smaltimento dei rifiuti che vengono lasciati sulle spiagge dalle «carrette del mare», abbandonate dopo lo sbarco dei profughi clandestini, sia per la rottamazione delle stesse. Operazioni costose che le amministrazioni locali non sono nelle possibilità di sostenere.

4.2. - Sito industriale di «Pertusola» sud Crotone.

Se il degrado ambientale, ampiamente evidenziato, rappresenta uno scenario drammatico per una regione già interessata da rilevanti problemi economici, occupazionali e di criminalità organizzata, diventa inquietante se prendiamo in considerazione gli effetti dell'inquinamento che provoca l'area industriale di «Pertusola» - sud Crotone - stabilimento per la produzione di zinco.
Trattasi di un'area industriale con un inquinamento da ferriti, altamente pericoloso per la salute degli abitanti, già incluso tra i siti inquinati di rilevanza nazionale.
La struttura del Commissariato ha dato il via ad un'azione di bonifica in danno nei confronti della proprietà ENI-SUD e dei responsabili degli impianti. Si tratta di un intervento che prevede un costo di bonifica valutato intorno ai 200/300 miliardi. Il progetto presentato dalla società ENI-SUD non è stato considerato idoneo dalla struttura del Commissariato sotto l'aspetto tecnico né è stato possibile concordare un nuovo progetto con la collaborazione dei tecnici del Commissariato.
La Commissione, anche in relazione alla documentazione già acquisita nelle precedenti audizioni, ha ritenuto necessario, in data 9 luglio 2003, effettuare un sopralluogo presso lo stabilimento «Pertusola Sud» per una più approfondita


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conoscenza dell'area industriale e dell'intero contesto, ubicato in prossimità dell'area portuale della città di Crotone.
Lo stabilimento si trova infatti sulla strada statale jonica in un'area industriale, a circa 1.5 chilometri da Crotone. Già dal 1999 sono cessate le attività produttive del sito e si è in attesa di provvedimenti che consentano l'avvio delle attività di demolizione degli impianti e delle strutture civili ad essi connesse, nonché delle conseguenti attività di bonifica dei suoli e della falda, fortemente inquinata.
Il processo produttivo pregresso ha riguardato la produzione di zinco nell'ambito del settore minerario-metallurgico. Il sito rientra tra quelli di interesse nazionale, da sottoporre ad interventi di bonifica e ripristino ambientale (decreto ministeriale 468 del 18 settembre 2001), perimetrato con il decreto del 26 novembre 2002. Nel marzo 2000 è stato approvato da parte del commissariato per l'emergenza ambientale della regione Calabria il piano di caratterizzazione delle bonifiche del sito.
Il 1o ottobre 2001 il Ministero dell'interno, delegato per la protezione civile, ha assegnato al commissario delegato il compito di effettuare la bonifica del sito «Pertusola» in danno alla proprietà Syndial SpA, già ex Pertusola Sud.
Sono state fornite dal commissario delegato relazioni sull'attività svolta nell'area industriale di Crotone, in particolare sui vari piani di caratterizzazione stralcio e progetti di bonifica esaminati dal Ministero dell'ambiente e approvati in sede di conferenze di servizi.
Provvedimenti che evidenziano una forte determinazione della struttura commissariale nell'espletamento delle deleghe conferite.
Allo stato risulta appaltata dalla struttura commissariale la gara per la bonifica del sito di Pertusola in danno alla proprietà Syndial, aggiudicata in via provvisoria, che comporta un onere di 230 miliardi.
In data 14 aprile 2003 il commissario delegato ha citato in giudizio la società Syndial innanzi al tribunale di Milano per il risarcimento di danno ambientale per la somma complessiva di euro 379.114.225,77 e la società si è costituita in giudizio chiedendo il rigetto della domanda ed in via convenzionale la condanna del commissario al pagamento della somma di euro 75 milioni per le spese e tutti i costi anteriori e successivi sostenuti dalla società nel corso del procedimento di bonifica fino all'ordinanza ministeriale 3149/2001.
Risultano tra la società ed il commissario delegato attivati ricorsi al TAR e Consiglio di Stato sui vari provvedimenti amministrativi connessi alla bonifica del sito.
Sono in corso tra la società e la struttura commissariale anche incontri atti a pervenire ad un accordo transattivo che consenta alla società di eseguire interventi di bonifica individuati dal commissario mediante la procedura di gara.
Trattandosi di un sito da bonificare, riconosciuto di rilevanza nazionale, si auspica che il Ministero dell'ambiente possa verificare, quanto prima, se sussistano le concrete condizioni per pervenire ad un accordo transattivo delle vertenze, che eviti ulteriori rinvii nell'esecuzione delle opere di bonifica e demolizione e soprattutto dispendiose vertenze giudiziarie. Sarebbe opportuno altresì istituire un apposito fondo di rotazione per rendere maggiormente efficaci le azioni in danno nei confronti dei soggetti inquinatori.
Le esperienze acquisite nei sopralluoghi effettuati su siti industriali dismessi, riconosciuti fortemente inquinanti e di rilevanza nazionale, pertanto da sottoporre a complessi e dispendiosi progetti di bonifica e di riqualificazione ambientale, impongono, per gli aspetti sociali, economici ed ambientali che ne derivano, momenti di riflessione, di approfondimento e di valutazione sulle più adeguate strategie di intervento, che non potranno non coinvolgere, nei modi che si riterranno più adeguati, lo Stato con l'apporto di tecnologie, di risorse umane e finanziarie.


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4.3. - Discariche - Disponibilità dati.

Dal rapporto del «3o censimento delle discariche abusive» predisposto dal Corpo Forestale dello Stato, si rileva che in Italia esistono 1420 discariche autorizzate, comprendendo anche le discariche per i rifiuti pericolosi.
Il Presidente dell'Osservatorio Nazionale dei rifiuti ha evidenziato che il ricorso alla discarica è ancora prevalente ed eccessivo rispetto ai principi sanciti dalla normativa vigente che, invece dello smaltimento, intende, necessariamente, privilegiare il riuso, il riciclo ed il recupero dei rifiuti stessi.
Tale affermazione è ulteriormente rafforzata ed i termini del problema vengono ancora amplificati, se si considera che al dato delle discariche autorizzate si deve aggiungere anche la quantità di rifiuti smaltiti illegalmente attraverso le 4.866 discariche abusive individuate con il precitato censimento, in particolare quelle che risultano tuttora attive.
Il territorio della Calabria ha gravi problemi di inquinamento, riconducibili anche ad una mancata politica di sensibilizzazione, di prevenzione e di repressione.
L'attività amministrativa, di studio, di ricerca, di programmazione e di organizzazione del sistema integrato dei rifiuti, riconducibile alla gestione e responsabilità del Commissario, in attuazione delle deleghe conferite, risulta definita, programmata ed in parte realizzata.
Tuttavia, la concreta attuazione del piano dei rifiuti, in termini di funzionalità ed operatività sul territorio, per molteplici motivi non corrisponde alle potenzialità degli impianti, dei mezzi e delle risorse umane e finanziarie messi in campo. Necessita accelerare la realizzazione di tutti gli impianti programmati, in particolare i termovalorizzatori, per evitare l'utilizzo delle discariche in difformità agli obiettivi del decreto legislativo 22/97.
Si rende indispensabile promuovere un più incisivo coinvolgimento degli Enti locali nella concreta gestione dell'intero sistema, in particolare del servizio per la raccolta differenziata, e, nei limiti delle rispettive competenze, attivare le più idonee iniziative finalizzate a promuovere una sensibilizzazione delle comunità al rispetto e tutela dell'ambiente; a perseguire i principi e gli obiettivi del decreto legislativo 22/97 e soprattutto a diffondere la cultura della legalità.

4.4. - Piano Bonifiche delle discariche - Classificazione.

Il Commissario delegato ha approvato un piano di bonifiche per le discariche, prevedendo una classificazione dei 696 siti censiti per tipologia dei rifiuti smaltiti e per pericolosità.
Delle 696 discariche del piano bonifiche, redatto dalla struttura commissariale, 58 risultano attive, 636 dismesse, 17 in costruzione.

Classificazione siti a rischio
Siti a rischio marginale n. 37
Siti a rischio basso n. 261
Siti a rischio medio n. 261
Siti ad alto rischio n. 40

I siti ad alto rischio sono aree con enormi volumi di rifiuti, costituiti da grosse discariche dismesse, per lo più a ridosso di corsi d'acqua ed a breve distanza dalle foci di fiumi e canali, con danno ambientale in atto ed elevato rischio per la salute delle popolazioni interessate.
N. 240 discariche sono utilizzate solo per R.S.U. (non viene esclusa però la presenza di rifiuti urbani pericolosi).
N. 4 discariche sono costituite da rifiuti speciali pericolosi.
N. 5 discariche sono costituite da rifiuti ingombranti.
N. 4 discariche di inerti e materiale da demolizione.
Il resto è rappresentato da discariche utilizzate per smaltire R.S.U., rifiuti ingombranti, materiale da demolizione. Due


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delle quattro discariche utilizzate per smaltire rifiuti speciali pericolosi sono abusive.
L'amianto è molto diffuso sul territorio ed in forme non molto concentrate; i tempi per un adeguato intervento di bonifica saranno pertanto inevitabilmente lunghi e costosi.

4.5. - Ricognizione, valutazione e bonifica dei siti inquinati.

Il Commissario Straordinario, in accordo con l'Assessorato regionale alla Forestazione ha avviato interventi di bonifica su siti di modesta entità e sta provvedendo attraverso l'ARPA alla istruttoria per la caratterizzazione dei 40 siti a rischio, individuati dal «Piano Bonifiche».
Intanto la struttura commissariale ha eseguito:
messa in sicurezza delle discariche dismesse di Locri-Siderno, ubicate nell'alveo del Torrente Novita (R.C.);
messa in sicurezza dei siti di Cassano allo Ionio e di Cerchiara di Calabria ove sono ammassate centinaia di tonnellate di ferriti di zinco, provenienti dal sito industriale di «Pertusola» sud di Crotone, fortemente inquinato;
bonifica della discarica dismessa di Sambatello (R.C.);
bonifica della discarica di S.Luca (R.C.)
caratterizzazione del sito - impianto di trattamento rifiuti dismesso nel Comune di Rende (CS).

Obiettivi della struttura commissariale in tema di discariche.

L'obiettivo auspicato dalla gestione commissariale, come emerge dal «Piano» e dalle relazioni dei responsabili della struttura, è quello di pervenire ad un sistema informativo che permetta un'accurata conoscenza delle condizioni di inquinamento delle componenti ambientali.
A tal fine, sono state già utilizzate risorse ed attivate azioni ed obiettivi finalizzati alla ricognizione e valutazione dei siti inquinati, alla pianificazione e sviluppo delle tecnologie moderne per la bonifica e per il risanamento delle suddette discariche, alla predisposizione di un censimento e di uno studio, con il contributo scientifico del mondo universitario, sulla diffusione dell'inquinamento da amianto e sul relativo smaltimento, e non sono mancate iniziative atte a sensibilizzare le comunità locali ed i giovani in particolare alla cultura della legalità e della tutela dell'ambiente.

4.6. - Funzionamento dell'ARPA Calabria - Attività.

Nella Regione Calabria l'ARPA, che ha specifiche competenze nella gestione dei dati relativi al catasto rifiuti ed un ruolo incisivo nel promuovere azioni di verifiche sul territorio e di sensibilizzazione della popolazione, è stata messa nelle condizioni di funzionare solo nel 2002, pertanto, non dispone degli elementi necessari per redigere il rapporto annuale sullo stato dell'ambiente.
Strumento indispensabile, anche per gli Enti locali ed i competenti uffici regionali e statali, per definire con ulteriori elementi di valutazione le più adeguate strategie di intervento, non solo volte ad una mera protezione, ma anche valorizzazione e fruizione della risorsa ambiente.
Il rapporto annuale dell'ARPA ed il catasto aggiornato dei rifiuti consentiranno approfondimenti e confronti con le situazioni pregresse e valutazioni sull'evoluzione delle condizioni ambientali, nonché sull'efficacia delle politiche adottate in materia dalle competenti amministrazioni all'interno di un unitario interesse sociale.
Dall'audizione del 9 luglio 2002 i dirigenti dell'ARPA, presenti in rappresentanza del commissario, hanno evidenziato che l'Agenzia è tuttora impegnata nella fase organizzativa, necessita di ulteriore


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personale specializzato e di adeguate risorse finanziare per attivare ulteriori iniziative di competenza.

5. - ATTIVITÀ ILLEGALE - RISULTANZE DELLE INDAGINI INVESTIGATIVE.

5.1. - Informazioni e dati sull'attività investigativa.

Risultano, annualmente, attivate dalle competenti Procure della Repubblica indagini investigative e procedimenti giudiziari afferenti la salvaguardia del patrimonio ambientale e la gestione dei rifiuti, che si concludono con esercizio dell'azione penale.
I reati più ricorrenti consistono nella mancata bonifica dei vecchi siti accoglienti le discariche comunali, gran parte infatti non risultano bonificati, né recintati e, non raramente, utilizzati in modo indiscriminato.
I predetti siti sono di difficile «gestione» perché continuano ad accogliere rifiuti, a volte anche pericolosi, e non è dato conoscere se sotto lo strato superficiale vi siano rifiuti tossici, se non con indagini che richiedono notevoli impegni finanziari e, pertanto, anche difficile da autorizzare se non adeguatamente motivate.
È stato denunciato che all'impianto tecnologico di ALLI di Catanzaro non tutte le categorie di rifiuti possono essere conferite e ne consegue che i rifiuti non accettati in discarica vengono smaltiti da parte dei produttori/detentori in modo indiscriminato e spesso lungo strade, corsi d'acqua, favorendo in tal modo la crescita di ulteriori discariche dalle dimensioni variabili e, a volte, incontrollabili. Nella predetta discarica è stato accertato che alcuni macchinari non erano mai entrati in funzione e la discarica funzionava al 35 per cento del potenziale di utilizzo.
Dalle relazioni dell'autorità giudiziaria emerge la presenza di numerosissimi reati ambientali relativi ad attività agro-alimentari in alcune aree ben circoscritte e all'utilizzo di discariche da parte di una massa consistente di cittadini e di operatori del settore edilizio, riconducibili a comportamenti dovuti ad una scarsa cultura ambientale.
Significativa la relazione del Sostituto Procuratore generale della Repubblica delegato dal Procuratore Generale di Reggio Calabria. Ha evidenziato, fra l'altro:
«La battaglia all'ecomafia e allo smaltimento illecito dei rifiuti si può fare in due fasi: quella preventiva, cioè attuando delle normative che consentano alle autorità pubbliche (Aziende ospedaliere, A.S.L., Prefetture) il controllo della migrazione di rifiuti da un territorio o da una regione all'altra; quella repressiva, cioè individuando i siti, cercando di scoprire i responsabili e mettendoli in galera.
Sia su un piano sia sull'altro la legislazione attuale è un completo fallimento, per il semplice motivo che i reati sono contravvenzionali e, come è noto, si prescrivono in quattro anni e mezzo, per cui, pur se identificato il responsabile, non si riesce nemmeno ad arrivare alla fase dell'udienza preliminare. Il danno è rimasto alla collettività perché quei soggetti non saranno perseguibili penalmente; civilmente non è dato sapere cosa l'Avvocatura dello Stato riuscirà a pignorare. Una cosa è certa: una zona sarà stata devastata e, a seconda del rifiuto che sarà stato trovato, occorrerà bonificare con danni erariali inimmaginabili e ambientali a volte difficili da risolvere».
In questa dichiarazione c'è in sintesi la difficoltà di indagare sul territorio, concetto ribadito da altri autorevoli procuratori e dagli organi investigativi.
Si rende necessaria l'approvazione di una legislazione che consenta le intercettazioni telefoniche ed ambientali e soprattutto la trasformazione del reato ambientale da contravvenzione a delitto.
Sono stati segnalati numerosi procedimenti in atto ed in particolare quelli connessi al sito industriale della «Pertusola» di Crotone, particolarmente inquinato e pericoloso.
Dall'audizione del 9 luglio 2003, effettuata presso la prefettura di Crotone,


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finalizzata, in particolare, ad acquisire dati aggiornati sull'evolversi dei provvedimenti predisposti dal commissario straordinario in attuazione dell'ordinanza del Ministro dell'interno n. 3149 del 1o ottobre 2001, che affidava al predetto commissario - presidente della regione Calabria - il compito di definire ed attuare gli interventi di messa in sicurezza di emergenza, nonché le misure necessarie per la bonifica dell'area industriale «Pertusola Sud» di Crotone, in danno alla società proprietaria, sono stati forniti dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Crotone - dottor Francesco Tricoli . ed il sostituto procuratore - dottor Federico Somma - notizie inerenti reati contro l'ambiente, trattati dalla sezione di polizia giudiziaria «NISA», che risultano in totale 1046 e coprono un arco di tempo che va dal 1998 al 2002.
Le indagini svolte hanno interessato le problematiche di inquinamento ambientale nella provincia di Crotone, che contemplano sia lo smaltimento illecito di rifiuti, l'inquinamento delle acque, dell'aria, l'abusivismo edilizio ed il fenomeno del cosiddetto «elettrosmog».
Dalla documentazione acquisita si rilevano indagini attivate dall'autorità giudiziaria che riguardano gli impianti di Pertusola Sud, che meritano una doverosa attenzione.
Una prima indagine, tuttora in corso, si riferisce all'irregolare utilizzo di un materiale denominato «conglomerato idraulico catalizzato» prodotto dalla società Pertusola Sud di Crotone, che avrebbe consentito alle ditte «Craton Scavi Costruzioni Generali SpA» e «Ciampà Paolo srl», l'approvvigionamento del predetto materiale da utilizzare come sottofondo e/o rilevato per opere pubbliche.
I rifiuti pericolosi prodotti e illecitamente smaltiti «scorie cubilot» sono il frutto di una mescela denominata «cascoril» e «conglomerato idraulico catalizzato», utilizzato per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali di opere pubbliche (scuole - strade - ponti e viadotti) e private, nonché dalla stessa Pertusola Sud utilizzati per la bonifica in discarica a mare sita in località Armeria di Crotone.
Per tale utilizzo la società Pertusola Sud è ricorsa all'applicazione del decreto ministeriale ambiente del 5 febbraio 1998 nella procedura semplificata per lo smaltimento di rifiuti.
Dagli accertamenti effettuati dal consulente tecnico incaricato dall'autorità giudiziaria, tale rifiuto pericoloso non era ammissibile alle procedure semplificate. Per detti reati sono indagati i vertici dello stabilimento ed i titolari delle ditte interessate allo smaltimento illecito.
Dai dati acquisiti risultano smaltiti in cantieri di proprietà «Craton Scavi» «scorie cubilot» per kg 127.890.147 ed in cantieri di proprietà «Ciampà Paolo srl» altri kg 83.387.125. Smaltimento che ha comportato rilevanti utili alle predette società e notevoli danni alle ditte concorrenti, costrette a comprare a costi più alti materiale di cava, mentre per le «scorie cubilot» le ditte venivano addirittura sovvenzionate per il relativo ritiro.
La dirigenza Syndial, ex Pertusola Sud, in merito all'indagine di cui trattasi ha dichiarato di poter documentare l'estraneità della società da comportamenti illegali. Trattasi di un'indagine investigativa, tuttora in corso, e pertanto si rinvia ogni considerazione alle determinazioni conclusive della competente autorità giudiziaria.
Altra indagine che investe lo stabilimento industriale Pertusola Sud trae origine da accertamenti effettuati dal settore ambiente della provincia di Crotone circa la gestione dei rifiuti pericolosi quali «ferriti di zinco». Tali rifiuti sono classificati ai sensi del decreto legislativo 22/97 come rifiuti pericolosi derivanti da processi idrometallurgici dello zinco, con classi di pericolosità identificati come «irritante», «nocivo», «tossico», «corrosivo», «sorgente di sostanze pericolose».
I sopraddetti rifiuti, mediante apposito impianto, subivano un trattamento cosiddetto di «essiccamento» onde permettere il loro trasporto su nave per essere inviati presso l'impianto della società denominata


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«Porto Vesme srl», sita in Portoscuso (CA), per il recupero di metalli presenti nei suddetti rifiuti.
L'autorità giudiziaria ha accertato reati in relazione all'attività di stoccaggio e trasporto, che hanno comportato il sequestro in data 11 febbraio 2002 di parte dello stabilimento e le ferriti di zinco stoccate. Provvedimento che ha comportato indagini anche nei confronti dei vertici dello stabilimento.
Sono tuttora in corso altre indagini inerenti il sequestro di sacchi contenenti rifiuti pericolosi per un totale di circa 350 tonnellate.
Altra indagine in corso, che ha determinato in data 24 marzo 2003 il sequestro di valvole, tubi e connessioni comunque denominate, che collegano il serbatoio e la vasca a setti con i canali n. 1 e 2 dello stabilimento EniChem, in località Punta Alice nel comune di Cirò Marina, è stata portata all'attenzione della Commissione.
La predetta indagine attivata nei confronti dell'ex direttore dello stabilimento EniChem di Cirò Marina e del responsabile della sicurezza EniChem, scaturisce, come si rileva dalla documentazione della procura della Repubblica di Crotone, da procedimenti industriali che deterioravano le acque marine demaniali, antistanti la località Punta Alice nel predetto comune e quelle circostanti alterandone l'equilibrio idro-biologico mediante lo smaltimento diretto, sotto forma di fanghi, di circa 15 tonnellate di solfato di calcio, circa 13 tonnellate di carbonio di calcio e circa 1,3 tonnellate di idrossido di magnesio ogni giorno, ed in tal modo effettuavano immissioni moleste non consentite dalla legge ed alteravano la bellezza naturale di quel mare, sottoposto alla speciale protezione delle autorità di Cirò Marina, con condotta perdurante, accertata il 13 giugno 2002.
Anche su quest'altra indagine si attendono le definitive determinazioni dell'autorità giudiziaria.
È doveroso evidenziare che la Commissione si astiene dall'esprimere valutazioni su problematiche oggetto di indagini dell'autorità giudiziaria, né intende esprimere giudizi relativi ad accuse generiche di connivenza con la criminalità organizzata espresse, e riportate dalla stampa, nei confronti di operatori economici interessati ai settori connessi allo smaltimento di rifiuti se non suffragate da documenti. Si ritiene indispensabile attendere sempre e comunque l'esito delle indagini ed esprimere valutazioni solo sulla base delle motivate determinazioni dell'autorità giudicante.
Dalle audizioni dei Prefetti e dei Questori e dalle relazioni delle autorità preposte all'attività giudiziaria ed investigativa emerge che i reati ambientali sono ancora molto diffusi sul territorio, pur se si esclude il coinvolgimento diretto della criminalità organizzata.
Dal Comando Generale dei Carabinieri emerge uno scenario che conferma quanto già evidenziato dalle Procure. Si richiamano i dati riportati sui prospetti riepilogativi delle attività di contrasto - periodo gennaio 2000 - giugno 2002 -, con le indagini più significative.
Dalle relazioni del Comando Generale e dei Comandi Provinciali si rileva, in sintonia con quanto evidenziato dai Procuratori Generali della Repubblica, la presenza di numerose discariche abusive nella regione, il preoccupante inquinamento ambientale da rifiuti tossico-nocivi, e la maggiore efficacia che potrebbe derivare, sul piano della prevenzione, dalla trasformazione dei reati ambientali da contravvenzioni a delitti, anche in considerazione delle più incisive attività investigative che ne potranno scaturire.
Il Comando Generale dei Carabinieri conferma un graduale ridimensionamento dei reati sul territorio, riconducibile anche alla pressante attività di controllo e contrasto.
Dai Comandi Provinciali dei Carabinieri che con l'intervento del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente e con l'ausilio dell'8o nucleo elicotteri di Vibo Valentia e con il M.P.P. - Presidio Multinazionale di Protezione - Settore Chimico dell'A.S.L. n.11 di Reggio Calabria - hanno operato sul territorio, viene confermato che le forme diffuse di illegalità, tuttora presenti, sono quelle relative allo


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scarico abusivo in terreni o in cave abbandonate di materiale di demolizione, elettrodomestici, carcasse di automobili, residui di industrie agro-alimentari e frantoi con scarico abusivo di acque reflue industriali, senza la prescritta autorizzazione, che dimostra l'incapacità di gestione del territorio da parte delle amministrazioni locali e la precarietà del servizio della raccolta differenziata.
Il Comando Carabinieri di Reggio Calabria ha denunciato una vicenda eclatante. Ha riferito che la società appaltatrice dei lavori per il prolungamento della pista aereoportuale ha utilizzato, per la costruzione del sottofondo dell'area di sicurezza della pista, materiali di risulta provenienti da demolizioni di opere pubbliche cittadine e, pertanto, non idonei a sopportare le sollecitazioni fisiche degli aerei, nelle operazioni di atterraggio e decollo.
È stato, altresì, evidenziato che a Reggio l'ex inceneritore «Castalda S.p.a.», ora «FISIA ITALIMPIANTI S.p.A.» veniva utilizzato quale luogo di smaltimento definitivo di rifiuti ospedalieri trattati, provenienti dalla Sicilia ed in particolare da Palermo. È stato tratto in arresto un imprenditore palermitano - rappresentante della Ditta D.E.A., aggiudicataria dell'appalto di raccolta e smaltimento dei rifiuti ospedalieri provenienti dall'Ospedale Civile «Cervello» di Palermo.
Dal Comando dei Carabinieri si ha un allarmante riscontro per quanto concerne l'inaffidabilità della gestione della raccolta dei rifiuti speciali, già oggetto di approfondimento e di critiche in sede di audizione.
La scarsa presenza sul territorio regionale di idonee discariche contribuisce a mantenere alti i costi di smaltimento, costringendo i piccoli imprenditori e commercianti ad abbandonare in località isolate i rifiuti prodotti con le inevitabili conseguenze per l'ambiente.
Il Comando Carabinieri di Catanzaro ha evidenziato che il 22 marzo 2000, in «Gizzeria Lido» a seguito di controlli effettuati sull'impresa appaltatrice dei lavori di costruzione della terza corsia dell'autostrada SA-RC (corsia nord), tronco Lametia Terme - Falerna, venivano segnalate all'A.G. n.6 persone per concorso in deposito incontrollato di rifiuti e deturpamento di bellezze naturali. Una notizia di reato che impone un'attenzione particolare sui lavori in corso.
Il Comando Carabinieri di Cosenza, oltre a segnalare, come altri comandi provinciali, numerose attività illecite connesse alla gestione dei rifiuti con provvedimento di sequestro di siti adibiti a discariche di rifiuti speciali pericolosi, ha evidenziato che, nel mese di agosto 2001, veniva avviata, ed è tuttora in corso, l'indagine ECONOX, che, ha consentito di:
a) effettuare l'arresto di due persone, rispettivamente, amministratore unico e segretaria della società T.S., corrente in quel centro;
b) segnalare all'autorità giudiziaria n.16 correi;
c) sequestrare l'impianto di depurazione della società T.S., nonché 35 veicoli di trasporto rifiuti nella disponibilità di altre ditte.

Si tratta del primo caso in Italia di applicazione del reato associativo ai sensi dell'articolo 53-bis del decreto legislativo 22/97.
Dalle relazioni trasmesse dal Comando regionale della Guardia di finanza emerge che nel triennio 2000-2002 sono stati effettuati 430 interventi che hanno consentito il sequestro di varie discariche:
160 interventi nel 2000 con 37 discariche sequestrate. Sono state sequestrate aree demaniali ed immobili e sono stati denunciati a vario titolo, prevalentemente a piede libero, vari soggetti responsabili, tra cui amministratori di Enti locali per mancanza di controlli e vigilanza o per altre responsabilità;
184 interventi nel 2001 con 10 sequestri.

Il Comando della Guardia di Finanza non esclude che nelle discariche abusive


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siano presenti rifiuti non trattati e nelle cave rifiuti industriali, né può escludere che imprese autorizzate al trasporto in discarica abbiano invece proceduto in modo illegale depositando i rifiuti in discariche abusive o nei luoghi più diversi.
Non risulta che le discariche abusive siano riconducibili ad organizzazioni criminali. Nel 2000 sono stati accertati, attraverso l'analisi patrimoniale dei soggetti inquisiti, cospicui redditi non dichiarati, sottratti a tassazione. Mancano però i collegamenti con il traffico di rifiuti per l'utilizzazione di discariche abusive.
Il Corpo forestale dello Stato ha svolto controlli sulle discariche chiuse con ordinanze del Commissario per l'emergenza rifiuti e nelle discariche ancora in uso.

Controlli dell'1/1/2001
Provincia di Cosenza n. 251 Processi verbali n. 11
Provincia di
Vibo Valentia
n. 52 Processi verbali n. 42
Provincia di Crotonen. 99 Processi verbalin. -
Provincia di Reggio
Calabria
n. 41 Processi verbali n. 20

La situazione generale è certamente migliorata. Si riscontra un maggior ordine, i siti abusivi sono stati chiusi pur se rappresentano tuttora una minaccia ecologica. Non sono stati infatti bonificati e pertanto sussiste una minaccia di inquinamento delle falde.
I siti abusivi chiusi sono privi di garanzie tecniche. Risultano ubicati in aree a rischio idrogeologico, (burroni, scarpate - in prossimità di fiumi e torrenti). Basterebbe uno smottamento e si potrebbero provocare danni ambientali e di natura economica per i riflessi negativi sul turismo.
Il Corpo Regionale della Forestale sollecita interventi di bonifica ed una legislazione più adeguata per quanto concerne il sistema sanzionatorio, in gran parte, attualmente, depenalizzato.
Il controllo delle Capitanerie di Porto si svolge soprattutto sul mare. Un controllo puntuale anche a seguito di nuovi sistemi di monitoraggio o di obbligo di pilotaggio sullo stretto di Messina e di divieto di transito per le grandi petroliere.
È stato attivato, allo stato, solo a Messina, il sistema V.T.S. (Vessel Traffic System) che consente un controllo effettivo del traffico marino. Il sistema dovrà essere attivato anche a Reggio.
Si procede poi al controllo cartaceo dei traffici marini nei porti e ad ispezioni più insistenti, soprattutto sul traffico sullo stretto di Messina e sulle navi provenienti dai porti della Sicilia, anche a seguito di sollecitazioni di questa Commissione. Tutto ciò per evitare il traffico di materiale diretto a discariche o per impedire scarichi a mare.
La predetta Capitaneria con il Comando Generale di Roma prospettano di installare nei porti dei sistemi di «radiografia» dei carichi, soprattutto quelli dei camion e dei container.
Generalmente i porti non hanno problemi di inquinamento da rifiuti in considerazione che, soprattutto, quello di Gioia Tauro è un porto di transito per altri porti.
Esiste un grave problema per la giurisdizione territoriale del compartimento marittimo di Gioia Tauro. Tutti i materiali provenienti dalla demolizione di fabbricati o da scavi che non possono essere utilizzati vengono abbandonati, in assenza di discariche, con utilizzo improprio di terreni ubicati in valloni, fiumi, torrenti e molto spesso questo materiale viene trasportato a mare con danni rilevanti per la flora e la fauna marina.
Il Comando di Gioia Tauro ha effettuato nell'anno 2001 e nei primi mesi del 2002 una ricognizione di corsi d'acqua (fiumi- Petrace - Budello - e Messina) che dall'entroterra sfociano a mare. Si evidenziano situazioni di grave degrado ambientale e di danneggiamento paesaggistico. Degrado proveniente da insediamenti urbani e dai 325 stabilimenti agro-alimentari, frantoi, industrie agrumarie, censiti nella Piana di Gioia Tauro.
Dal gennaio 2001 al febbraio 2002 sono stati effettuati:
150 controlli presso stabilimenti industriali;


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20 controlli presso scarichi o sbocchi di liquami di natura fognaria a cielo aperto.

Sono scaturiti: 19 comunicazioni di notizie di reato e 17 sequestri di iniziative di attività agroalimentari.
Sono stati riscontrati danni all'ambiente marino anche per inquinamento chimico-batteriologico per lo sversamento nelle fogne dei Comuni, sprovvisti di depuratori. È stato segnalato che molte amministrazioni non si attivano per realizzare gli allacci fognari a depuratori esistenti o funzionanti. Nella Piana di Gioia Tauro è in funzione il depuratore dell'ASI, peraltro raddoppiato, ma non vi sono gli allacci di parte dei comuni - circa 40 - che potrebbero utilizzarlo. Necessita una più incisiva attività di sensibilizzazione e un costante monitoraggio.

5.2. - Considerazioni.

Dalle relazioni acquisite dalla Commissione si registra, per quanto concerne la presenza in Calabria della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti, un decremento dei reati rispetto agli anni precedenti. Si segnalano infatti meno reati specifici connessi al traffico di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da altre regioni e dall'estero, sversati in discariche abusive, ed altrettanto si riscontra per i reati contro l'amministrazione, per l'aggiudicazione di appalti con metodi illegali, non escluso il ricorso a minacce e l'uso delle armi nei confronti di imprese concorrenti.
I poteri delegati al Commissario straordinario hanno consentito infatti di poter interdire l'ingresso nella regione di carichi di rifiuti provenienti da altre regioni o dall'estero e di ridurre i centri decisionali per l'impegno e l'erogazione di risorse finanziarie pubbliche, che hanno sempre rappresentato occasione di forti interessi, di contrasti e di infiltrazione della criminalità organizzata e di corruzione di pubblici dipendenti.
Hanno influito sulla riduzione dei reati le modalità con cui la gestione commissariale ha proceduto nella definizione e realizzazione dei programmi di competenza, relativi agli impianti tecnologici e di servizio ed alla raccolta differenziata.
Sono stati adottati criteri e modalità operative per la gestione integrata dei rifiuti che offrono maggiori garanzie di legalità. La collaborazione delle Prefetture, nella gestione della fase finale del procedimento di gara per l'aggiudicazione e l'affidamento dei lavori, ha consentito di acquisire preventivamente le informazioni necessarie sulle ditte interessate alle gare, contribuendo così ad evitare rischi di infiltrazioni di componenti della criminalità organizzata.
Tutti gli impianti tecnologici sono stati programmati con il sistema del project financing. I raggruppamenti che si sono aggiudicati gli appalti ricevono il ristoro dalle tariffe della gestione per la durata prevista di quindici anni.
Le procedure adottate per l'espletamento delle gare hanno contribuito ad allentare la pressione e gli interessi della criminalità organizzata, pronta ad infiltrarsi in ogni piccola smagliatura della complessa macchina burocratica, per accaparrarsi gli appalti sul territorio ove si ritiene di poter, con ogni mezzo, anche con la violenza, «comandare» e «orientare» i flussi di danaro pubblico.
La determinazione dell'autorità giudiziaria e l'azione pressante degli organi investigativi, finalizzata ad arginare fenomeni di corruzione e l'infiltrazione della criminalità nelle varie fasi del ciclo integrato dei rifiuti, ha consentito e tuttora consente ulteriori approfondimenti ed indagini investigative per accertare possibili connessioni tra la criminalità organizzata e gli appalti, i traffici illeciti di rifiuti tossici e l'utilizzo di discariche abusive.
Sono tuttora in corso indagini tese a far luce sull'andamento di alcune gare d'appalto per lo smaltimento dei rifiuti. Le attività investigative hanno consentito di accertare l'esistenza di un gruppo di società in collegamento che riuscivano a «gestire» l'aggiudicazione delle gare, «scoraggiando» la partecipazione di terzi.


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A tal fine si richiamano le relazioni acquisite agli atti della Commissione e la puntuale risoluzione approvata dal Consiglio Superiore della Magistratura nella seduta del 24 maggio 2002.
Dal predetto documento, come anche dalle relazioni della Commissione di inchiesta sul fenomeno della «mafia», emergono inquietanti le strategie della criminalità organizzata per riciclare i proventi illeciti, rivenienti dalle molteplici attività criminali.
Attraverso il riciclaggio dei proventi illeciti infatti la criminalità organizzata controlla ricchezze ingenti che reimpiega nei circuiti legali, grazie ad una fitta trama di collusioni con professionisti ed intermediari, affaristi compiacenti ed esponenti della pubblica amministrazione, avvalendosi anche del collaudato sistema intimidatorio per entrare nell'attività imprenditoriale. I vari sistemi di riciclaggio del danaro sporco hanno effetti devastanti per l'economia sana e contribuiscono al degrado del contesto socio-politico culturale.
Questo pericolo che investe in modo particolare il Mezzogiorno d'Italia evidentemente è riconducibile anche alle ristrettezze della base produttiva, che fornisce l'impalcatura socio-economica ideale per incrementare e consolidare la presenza della malavita, nelle sue forme più complesse ed articolate, nel mondo imprenditoriale e su vaste aree del territorio regionale.
In questi scenari si rendono indispensabili rigorose ed incessanti attività ispettive e di controllo sulla gestione complessiva dell'attività e sugli operatori del settore, al fine di neutralizzare preventivamente obiettivi diversi da quelli riconducibili alla gestione del sistema integrato dei rifiuti ed alla tutela dell'ambiente.
Sono state avviate da anni e sono tuttora in corso, come relazionato dai Questori e dagli altri organi investigativi, indagini per verificare fenomeni di connessione con la criminalità organizzata. Dal complesso dei dati e degli elementi informativi acquisiti nel corso dell'indagine emerge una situazione di forte pervasività della criminalità organizzata nelle diverse fasi del ciclo integrato dei rifiuti, con la presenza di condizionamenti illeciti non certo marginali sul complessivo circuito della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Va peraltro segnalato che l'ipoteca del condizionamento del crimine organizzato, che incombe pesantemente sull'intera filiera del ciclo dei rifiuti nella regione, assume specifici connotati rispetto alle forme di criminalità organizzata presenti nelle altre regioni del meridione, rendendo complessa e particolarmente gravosa in Calabria l'azione di prevenzione e di repressione del fenomeno associativo malavitoso da parte delle forze dell'ordine.
Per l'intera regione è stata elaborata una mappatura di tutte le discariche, che costituisce un rilevante strumento per le azioni di recupero ambientale e di tutela.
Si continuano a controllare le discariche per evitare ulteriore depositi mentre si ribadisce la necessità di procedere alle bonifiche. Solo dal recupero ambientale è possibile arginare ulteriori inquinamenti, per la vastità delle aree interessate. Non si può escludere che, in dette aree, si occultino rifiuti tossici e pericolosi con l'inevitabile inquinamento da «percolato» delle falde acquifere ed il rischio di danni ambientali di vaste aree a seguito di smottamenti di terreno.
È auspicabile poi imporre, nell'ambito di una strategia tesa alla efficienza della Pubblica Amministrazione, progetti diretti ad una maggiore qualificazione professionale dell'apparato amministrativo e tecnico, così come proposto dal Consiglio superiore della magistratura per l'apparato giudiziario.
Il potenziamento professionale dei pubblici dipendenti deve garantire capacità di valutazione e tempestività nelle decisioni, promuovere comportamenti improntati alla imparzialità, economicità, autonomia, efficienza e semplificazione della gestione complessiva della pubblica amministrazione.
L'obiettivo primario è quello di creare un'amministrazione capace di rispondere sempre più con adeguatezza e fermezza agli interessi da perseguire, nel rispetto dei principi guida che caratterizzano la politica comunitaria e statale in materia ambientale,


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con un riferimento costante ai principi di sensibilità, prevenzione e precauzione, correzione alla fonte dei danni causati all'ambiente «chi inquina paga», della partecipazione e dello sviluppo sostenibile.
Aspetti questi di particolare rilevanza perché lo Stato, le Regioni e gli Enti locali sono, attualmente, responsabili ed artefici di nuovi percorsi legislativi, regolamentari ed amministrativi per armonizzare competenze e responsabilità connesse ai radicali cambiamenti dei rapporti tra i vari enti della pubblica amministrazione e tra questi e le relative comunità. La tutela dell'ambiente, coinvolgendo i più intimi diritti sociali, richiede un'azione dei pubblici poteri forte, responsabile e capace di tutelare con carattere di priorità gli interessi generali.
La complessità dei procedimenti per contrastare i reati ambientali, che richiedono accurate indagini investigative ed analisi anche di esperti esterni all'amministrazione giudiziaria, con costi e tempi tecnici notevoli, non sempre compatibili con i termini di prescrizione dei reati contestati, induce ad immaginare nuovi strumenti legislativi.
Strumenti che siano in grado di assicurare in tempi rapidi, come auspicato sia dall'autorità giudiziaria sia da quella investigativa, una più efficace tutela giuridica a difesa dei reati dell'ambiente per consentire adeguate azioni investigative, idonee a bloccare tempestivamente traffici illegali di rifiuti tossici, evitando, con appropriate azioni di prevenzione, la realizzazione di impegnativi progetti di bonifica, che richiedono peraltro cospicue risorse finanziarie.
In armonia con quanto proposto dall'ENEA, utilizzando le più sofisticate tecnologie moderne, si auspica che, quanto prima, si promuovano campagne di telerilevamento, utilizzando immagini aeree o satellitari da analizzare ed elaborare per ottenere utili informazioni e dati per l'identificazione dei siti inquinati e delle discariche abusive presenti sul territorio nazionale.
La possibilità di procedere con un'attività investigativa appropriata, che utilizzi sistemi tecnologici moderni ed efficaci, con una normativa severa ed adeguata ai danni provocati, senza il pericolo di incorrere nelle prescrizioni che vanificano indagini di anni, come attualmente si verifica, certamente consentirà alle competenti autorità di potenziare le azioni di contrasto e di perseguire, concretamente ed in modo efficace, i responsabili di gravi e continue violazioni che riguardano l'ambiente, un patrimonio di inestimabile valore, che appartiene all'intera comunità e va preservato per le future generazioni.
L'accresciuta sensibilità e la consapevolezza che l'ambiente condiziona la qualità della vita si riscontra nel diffuso interesse dei cittadini ad acquisire sempre maggiori informazioni sullo stato di inquinamento, sugli strumenti e sulle azioni efficaci a garantire elevati livelli di tutela ambientale ed igienico-sanitario.
Esigenze che impongono alle competenti amministrazioni statali, regionali e locali approfondimenti, riflessioni ed obiettive valutazioni su queste delicate problematiche per attivare le più urgenti ed efficaci strategie d'intervento.