VI Commissione - Marted́ 21 ottobre 2003


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ALLEGATO

Risoluzione 7-00275 Grandi: Promozione della finanza etica e solidale (Seguito discussione).

INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO VENTUCCI

La risoluzione in esame pone all'attenzione del Governo un argomento di rilievo e senza dubbio molto attuale.
Sempre più, infatti, si sta diffondendo una nuova cultura che mira all'investimento con caratteristiche etiche, dove l'investitore tende non solo alla pura speculazione ma punta su attività che rispondano a certi requisiti di responsabilità sociale ed ambientale.
Fino a ieri la Finanza etica non era che una «nicchia» del mercato finanziario, mentre oggi, grazie ad una maggiore sensibilità sui temi della finanza e dell'economia socialmente orientate, si è arrivati a teorizzare la sinergia tra economia ed etica e lo si deve, soprattutto ad Amartya Sen, economista dei giorni nostri, che, contrapponendosi a numerosi studiosi teorici, sostiene il ruolo sociale altamente positivo che la finanza assolve.
La finanza etica propone un vero e proprio approccio alternativo all'idea di finanza tradizionalmente intesa sebbene non rifiuti i meccanismi di base della finanza, quali l'intermediazione, la raccolta, il prestito, l'efficienza nelle sue diverse accezioni; tuttavia si propone di riformularne i valori di riferimento: la persona sul capitale, il progetto sul patrimonio, l'equa remunerazione sulla speculazione.
È a Voi noto come il dibattito sulla finanza etica sorge nei Paesi anglosassoni nel 1928, con il primo fondo comune eticamente orientato, il Pioneer Fund, ancora attivo oggi e dopo la crisi del 1929 strumenti simili iniziano a moltiplicarsi.
Negli anni Ottanta la finanza etica si sviluppa pressoché in tutta Europa e nascono, altresì, le prime banche etiche europee, le quali perseguono l'obiettivo di sostenere lo sviluppo di imprese responsabili, la tutela ambientale, l'attività culturale, la ricerca e l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
In Gran Bretagna troviamo un fondo comune lanciato nel 1984 dalla Friend Provident, compagnia di mutua assicurazione e l'Eiris - Ethical Investment Research Service - un centro di ricerca specializzato nella finanza etica, il quale pubblica una guida annuale con tutte le informazioni specifiche del campo.
In Italia la finanza etica affonda le proprie radici sul finire degli anni Settanta e la prima forma da essa assunta alla sua nascita è quella del risparmio autogestito, mediante le Mag - Mutue di Auto Gestione, cooperative finanziarie che raccolgono i risparmi dei propri soci e li investono in attività dal forte contenuto etico e sociale.
Altro tipo di istituzione che ha dato una forte spinta verso la diffusione della finanza etica è costituito dalle fondazioni di origine bancaria impegnate, soprattutto, in attività di promozione culturale, affiancate recentemente da banche di microcredito, da fondi comuni d'investimento e da merchant bank etiche.
Attualmente, nel contesto europeo le esperienze di finanza etica si rifanno principalmente a iniziative di alcune Banche alternative, che investono il risparmio in accordo con i propri clienti per finanziare le iniziative dell'economia civile.
Tra queste significative esperienze, possiamo menzionare: l'italiana Banca Etica, la svizzera BAS, l'olandese Triodos Bank.


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È bene, inoltre, ricordare come nella primavera del 2001 sia nato Eurosif (European Sustainable and Responsible Investment Forum), un forum europeo di promozione della finanza socialmente responsabile sostenuto direttamente dalla Commissione Europea. Partner per l'Italia è il Forum per la Finanza Sostenibile, un'associazione senza scopo di lucro costituitasi nell'estate del 2001 che si prefigge gli stessi obiettivi; la partecipazione a questo forum è aperta ed ha già raccolto alcune adesioni importanti nel mondo della finanza, come l'adesione dell'ABI, dell'ANIA, della FEDERCASSE, dell'Unicredito Italiano.
È ovvio che a monte di ogni istituzione deve esistere una normativa che la regolamenta, almeno in linea di massima, tuttavia ciò non vale per la finanza etica, in quanto nessun Paese, Italia compresa, ha provveduto a una legislazione in materia.
Un piccolo passo in avanti è stato intrapreso, nel nostro ordinamento giuridico, grazie al decreto legislativo del 4 dicembre 1997, n. 460, recante «Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali e delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale» che prevede alcune agevolazioni fiscali per chi promuove e per chi finanzia organizzazioni di utilità sociali e all'articolo 29 si riconosce come fiscalmente deducibile dal reddito di impresa la differenza tra il tasso effettivamente praticato e quello di mercato, con riferimento all'emissione di titoli «di solidarietà», purché i fondi raccolti siano destinati al finanziamento delle Onlus.
A tutt'oggi, quindi, anche se la finanza etica è libera e risponde all'idea di libero mercato, non esiste nulla, nel panorama legislativo italiano, che possa almeno inquadrarla e regolamentarne gli aspetti fondamentali.
Al riguardo, la Banca d'Italia, interessata dal Comitato Interministeriale per il Credito ed il Risparmio, ha manifestato la disponibilità, per quanto di competenza, a collaborare sul piano tecnico nella definizione di un quadro normativo di riferimento per le iniziative in questione che sia coerente con i principi della legislazione bancaria vigente.
È opportuno infine rilevare che è la prima volta che il Parlamento italiano si occupa direttamente, con la risoluzione dell'Onorevole Grandi, di questa questione attuale e di rilievo, tra l'altro strettamente collegata alla problematica del commercio equo e solidale, sulla quale nei mesi scorsi si è svolto, nei due rami del Parlamento, un ampio dibattito con approvazione finale di atti di indirizzo.
Il Governo, quindi, concorda con le premesse della risoluzione e ritiene possano essere accettati i singoli punti del dispositivo, volti a dare indirizzi di principio e a richiamare valori importanti all'attenzione di questo Esecutivo.
In particolare, si ritiene condivisibile in linea generale quanto esposto al paragrafo 1 del dispositivo della risoluzione in oggetto - «favorire la diffusione della finanza etica e solidale, come possibile strumento aggiuntivo di sviluppo» - e si segnala che la nostra Cooperazione allo Sviluppo ha in diverse occasioni organizzato incontri con rappresentanti delle Fondazioni Bancarie per confrontarsi sulle possibilità di finanziamenti aggiuntivi all'APS.
Inoltre, molti programmi finanziati dalla Cooperazione italiana, soprattutto attraverso i contributi ad iniziative promosse dalle Organizzazioni Non Governative, hanno componenti mirate specificamente all'accesso al credito da parte delle popolazioni più svantaggiate, con particolare riferimento allo sviluppo del microcredito nell'ambito delle fasce più deboli nei Paesi beneficiari (ad esempio la popolazione femminile).
Ugualmente accettabili gli impegni indicati ai paragrafi 2 e 3 del dispositivo e, per ciò che concerne il paragrafo 4 - «sensibilizzare l'opinione pubblica sulle esperienze di finanza etica e solidale, quale strumento di lotta alla povertà» - si precisa che la Cooperazione italiana già finanzia programmi promossi da Organizzazioni Non Governative specializzate, nel settore dell'educazione e dell'informazione relativa alla cooperazione allo sviluppo ed alla lotta alla povertà.