CAMERA DEI DEPUTATI - XIV LEGISLATURA
Resoconto della Commissione parlamentare di inchiesta sull'affare Telekom-Serbia


Commissione parlamentare di inchiesta sull'affare Telekom-Serbia

SOMMARIO

Mercoledì 8 ottobre 2003


UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

COMMISSIONE PLENARIA:

Comunicazioni del Presidente e conseguente dibattito ... 124

Sull'ordine dei lavori ... 127

Sull'ordine dei lavori ... 131


Commissione parlamentare di inchiesta sull'affare Telekom-Serbia - Resoconto di mercoledì 8 ottobre 2003


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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 8 ottobre 2003.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.20 alle 14.50.

COMMISSIONE PLENARIA

Mercoledì 8 ottobre 2003. - Presidenza del presidente Enzo TRANTINO.

La seduta comincia alle 14.55.

Comunicazioni del presidente e conseguente dibattito.

Enzo TRANTINO, presidente, avverte che l'onorevole Giorgio Benvenuto è stato sostituito, per il gruppo Democratici di sinistra-l'Ulivo, dall'onorevole Marco Minniti, cui rivolge il proprio benvenuto anche a nome della Commissione. Rinnova, altresì, il benvenuto all'onorevole Fanfani nella sua doppia veste di segretario e nuovo componente della Commissione.

La Commissione prende atto.

Enzo TRANTINO, presidente, comunica che la Commissione ha acquisito i seguenti atti segreti:
una lettera del signor Antonio Volpe, con allegata documentazione, acquisita agli atti in data 7 ottobre 2003;
una lettera del dottor Enrico Di Nicola, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, acquisita agli atti in data 7 ottobre 2003, di trasmissione in copia della denuncia-querela presentata nei confronti dell'on. Piero Fassino dall'on. Silvio Berlusconi e nella quale si richiedono alla Commissione copie di atti ed informazioni;
una lettera del signor Gianfranco Drusiani, acquisita agli atti in data 7 ottobre 2003;
documentazione, contenuta in n. 1 CD Rom, trasmessa, con lettera pervenuta


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in data 7 ottobre 2003, dal dottor Marcello Maddalena, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino; in tale lettera il Procuratore Maddalena formula, inoltre, una richiesta di atti alla Commissione.

La Commissione prende atto.

Enzo TRANTINO, presidente, comunica che la Commissione ha altresì acquisito i seguenti atti riservati:
i verbali sommari, redatti dalle Autorità serbe, delle audizioni testimoniali svoltesi a Belgrado dal 26 settembre al 2 ottobre 2003 in esecuzione della rogatoria della Commissione, ed altri atti prodotti dall'Autorità serba in occasione delle predette audizioni;
i resoconti stenografici delle audizioni di Borka Vucic, Boris Tadic, Radmila Andjelkovic, Marija Raseta-Vukosavljevic e Danko Djunic, svoltesi a Belgrado nei giorni 26, 29 e 30 settembre 2003 in esecuzione della rogatoria della Commissione.

La Commissione prende atto.

Enzo TRANTINO, presidente, comunica che la Commissione ha altresì acquisito i seguenti atti liberi:
una lettera degli onorevoli Kessler, Lusetti e Russo Spena e del senatore Zancan, con allegato documento recante osservazioni, acquisita agli atti in data 3 ottobre 2003;
una dichiarazione della segreteria dell'on. Taormina, acquisita agli atti in data 8 ottobre 2003, redatta per incarico dell'on. Taormina ed inviata al Presidente della Commissione;
un telegramma dell'avvocato Giorgio Nicoletti, difensore di Curio Pintus, acquisito agli atti in data 8 ottobre 2003, in cui il predetto avvocato comunica che il suo assistito, presa visione delle dichiarazioni rese da Domenico Mastropasqua, Luciano Serra e Donatella Dini, chiede di essere nuovamente sentito dalla Commissione «per approfondire alcune questioni che il 16 settembre aveva ritenuto opportuno non riferire»;
una lettera del dottor Dario Razzi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, acquisita agli atti in data 25 settembre 2003, nella quale il dottor Razzi informa che sta procedendo, a seguito di denuncia-querela presentata dalla dottoressa Barborini, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, ad indagini preliminari nei confronti di Marini Igor per il reato di calunnia e nei confronti di altri in relazione alla divulgazione e alla pubblicazione delle dichiarazioni rese dal Marini, e chiede di acquisire atti dalla Commissione;
una lettera del dottor Dario Razzi, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia, indirizzata, oltre che a lui stesso, ai Presidenti della Camera e del Senato, acquisita agli atti in data 1o ottobre 2003, con la quale il dottor Razzi comunica - sempre in relazione al procedimento di cui alla precedente lettera - che il suo ufficio «ha necessità di ascoltare come persone informate sui fatti i consulenti ed il personale, parlamentare o esterno, addetti alla Commissione stessa».

La Commissione prende atto.

Enzo TRANTINO, presidente, comunica che il Presidente della Camera, con lettera del 3 ottobre 2003, gli ha trasmesso la lettera da lui inviata, in pari data, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Perugia. In tale lettera, il Presidente della Camera risponde alla richiesta di ascoltare come persone informate sui fatti, in relazione ad indagini in corso presso la Procura di Perugia, i consulenti ed il personale, parlamentare o esterno, addetti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia, richiamando l'articolo 62, comma 4, del Regolamento della Camera dei deputati e l'articolo 4 della legge n. 99 del


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2002, istitutiva della Commissione. Al riguardo, il Presidente della Camera sottolinea come, ove vengano richieste dall'Autorità giudiziaria informazioni su documenti e attività propri di un organo parlamentare, sulla scorta dei precedenti in materia «un corretto e leale rapporto tra i poteri dello Stato imponga di considerare interlocutore dell'Autorità giudiziaria medesima l'organo parlamentare in quanto tale e non il personale addetto». Il Presidente della Camera ritiene che la Commissione «sarà certamente disponibile a valutare, in spirito di leale cooperazione istituzionale, le specifiche richieste che saranno formulate dall'Autorità giudiziaria e, ove ne ravvisi i presupposti, a fornire ogni collaborazione nelle forme che riterrà opportune».

La Commissione prende atto.

Il deputato Carlo TAORMINA (FI) informa che, oltre a quello citato dal presidente, ha fatto pervenire ieri sera alla Commissione un ulteriore fax in cui si dà atto di alcune telefonate pervenute al suo studio dal signor Antonio Volpe, il quale ha chiesto di parlargli.

Enzo TRANTINO, presidente, propone che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

(Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito).

Enzo TRANTINO, presidente, avverte che, per una migliore organizzazione dei lavori, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha concordato che la seduta odierna si concluda alle ore 18 circa e che gli interventi non possano eccedere il limite di dieci minuti.

La Commissione prende atto.

Enzo TRANTINO, presidente, dando inizio alla propria relazione, desidera innanzi tutto sottolineare di non avere intenzione di difendersi, ma solo di provare alla luce degli atti il proprio comportamento. Ovviamente quanto dirà potrà risultare inutile se chi ascolta sarà preda di riserve mentali, se ciò servirà ad innescare nuove polemiche o se si dimostrerà una volontà distruttiva di questa Commissione, cosa alla quale peraltro non crede, essendo convinto che sia comune la volontà di collaborare.
Il primo punto su cui intende soffermarsi riguarda l'uso non corretto dei servizi segreti, in forza del quale si è affermato che per sette mesi egli avrebbe tenuto nel cassetto una comunicazione degli stessi servizi. Si tratta di un addebito molto grave ma, una volta chiarita l'infondatezza dell'accusa, nessuno ha dato atto del cambiamento intervenuto. In proposito ricorda che il tema oggetto di quel documento è un reato di sovrafatturazione, che riguarda alcuni dirigenti della Telecom di allora e non riguarda in alcun modo uomini politici. Se vi fosse stato un piano, come è stato affermato, questa indicazione si sarebbe risolta in una deviazione da quel piano.
Quanto ai consulenti, che sono stati rappresentati come pretoriani agli ordini del presidente, ed all'uso più o meno legale che di essi è stato fatto, ricorda che l'ordinamento penale prevede il principio del libero esercizio dei poteri investigativi, per cui oggetto di prova e verifica è non la domanda che viene posta, ma la risposta fornita. Peraltro, in base all'articolo 22, comma 2, del regolamento interno, il ricorso alle fonti al fine di acquisire conoscenze è libero. In un solo caso, quello della controversa missione a Lugano, si è fatto un uso improprio dei consulenti da parte di un commissario, circostanza a seguito della quale quel consulente ha sentito il dovere di rassegnare le dimissioni. Peraltro, nessuno dei componenti la Commissione si è mai rivolto ad un consulente della stessa senza ottenere collaborazione, come è giusto che sia. In 15 mesi di attività vi sono stati solo tre casi di rigetto, a seguito di votazione e non per decisione del presidente, di istanze dell'opposizione. Inoltre, vi è stata una continua


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collaborazione dei vicepresidenti nella gestione dei lavori della Commissione, in primo luogo per quanto riguarda le attività rogatoriali, né è mai stata avanzata da alcuno una proposta tendente a modificare l'organizzazione dei lavori della Commissione.
Quanto al tema del ritardo dell'anonimo, effettivamente esso era pervenuto il 5 dicembre 2002, ma gli è stato consegnato solo l'8 gennaio 2003; di tale ritardo non può dare alcuna spiegazione, se non quella consistente nel fatto che il periodo natalizio è normalmente contrassegnato da disfunzioni nella consegna della corrispondenza. Tuttavia, non crede che tale circostanza possa essere interpretata come è stato fatto in quanto, non potendosi occultare la data dell'anonimo, ciò avrebbe agevolato la scoperta del «piano» di cui si è parlato, ma allora per sistemare le cose sarebbe stato sufficiente chiedere all'anonimo di reiterarlo in data successiva.
Passando ora al Marini, precisa che il suo nome è solo uno di quelli contenuti nella lista di cui si chiede conto all'avvocato Paoletti, che lo indica come autore dell'anonimo. Il 7 maggio 2003 incontra per la prima volta il signor Marini davanti alla Commissione. Dopo di lui vengono ascoltati numerosi altri soggetti ma solo il maresciallo Quaresima è riconducibile ad Igor Marini, gli altri sono del tutto estranei. Invita i colleghi a indicare una sola occasione in cui si sia fatto fideiussore dell'attendibilità del Marini ed anzi ricorda di aver sempre operato in senso contrario. Quanto alla regolarità del terzo interrogatorio del signor Marini effettuato a Torino, ricorda che ad esso erano presenti esponenti della maggioranza, magistrati consulenti della Commissione ed un rappresentante delle minoranze linguistiche.
In relazione alla cosiddetta corte dei miracoli, cioè al plotone di soggetti che avrebbero trovato udienza presso la Commissione, ricorda che, a partire da Zagami, tali seduzioni sono state sempre respinte dalla Commissione e che nessuno di essi è mai stato convocato. Quanto al fatto che tra loro vi siano piduisti, massoni e personaggi comunque equivoci, non crede che lo si possa contestare al presidente. Il problema si sarebbe posto se ad alcuno di essi fosse stato dato seguito nei lavori della Commissione, ma ciò non è avvenuto. Poiché in questa sede sono stati ascoltati 62 soggetti, evidentemente, se vi fosse stato un piano in tal senso, sarebbe stato facile inserire anche qualcuno proveniente dalla cosiddetta corte dei miracoli, ma ciò non è avvenuto.
Quanto al signor Antonio Volpe, precisa che egli è arrivato nel suo studio nel primo pomeriggio del 31 luglio scorso accompagnato dall'onorevole Vito e vi si è trattenuto per pochissimi minuti, il tempo di consegnare un pacco di documenti dei quali si è offerto di illustrare il contenuto, offerta che egli respinge inviando immediatamente tale documentazione alla segreteria della Commissione che per questo rilascia una ricevuta. Osserva, inoltre, che quei documenti non sono mai stati utilizzati.
In conclusione, ritiene che, se si provasse che è stata posta in essere una manipolazione, la Commissione sarebbe certamente parte offesa e potrebbe per questo costituirsi parte civile essendo stata ingiustamente coinvolta da chi a sua insaputa ha tentato di usarla. Auspica, quindi, che si possa riprendere il lavoro e sgombrare il campo dalle polemiche per procedere con prudenza, operatività ed efficacia.

Sull'ordine dei lavori.

Il senatore Michele LAURIA (Margh-DL-U), in considerazione delle dichiarazioni testé rese dal presidente, chiede una breve sospensione dei lavori.

Il senatore Guido CALVI (DS-U) e l'onorevole Carlo TAORMINA (FI) dichiarano di non concordare sulla richiesta di sospensione formulata dal senatore Lauria.

Il senatore Maurizio EUFEMI (UDC) propone che, per la delicatezza dei temi


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trattati, i lavori della Commissione proseguano senza la presenza dei consulenti e disattivando il circuito chiuso.

Il deputato Giovanni KESSLER (DS-U) non concorda su tale proposta.

Il senatore Giampiero CANTONI (FI) dichiara di concordare sull'opportunità di una breve sospensione dei lavori, nonché sulla proposta del senatore Eufemi.

Il senatore Guido CALVI (DS-U) ritiene che il circuito chiuso possa essere disattivato nel momento in cui si dovesse far riferimento ad atti coperti da segreto. Ritiene, altresì, che non sia opportuno allontanare i consulenti.

Il senatore Giuseppe CONSOLO (AN) ritiene che la proposta avanzata dal collega Eufemi abbia un fondamento e che essa non sia assolutamente un atto contrario ai consulenti, di cui apprezza il contributo per l'accertamento della verità. È favorevole anche ad una breve sospensione dei lavori ed auspica che si possa pervenire ad una posizione unitaria tra tutti i capigruppo.

Enzo TRANTINO, presidente, sospende brevemente la seduta.

La seduta sospesa alle 16, è ripresa alle 16.10.

Enzo TRANTINO, presidente, dichiara di non concordare sulla richiesta di procedere disattivando il circuito chiuso perché ciò consentirebbe solo al presidente di comunicare all'esterno le proprie valutazioni, mentre ai colleghi verrebbe negato tale diritto. Chiede inoltre ai componenti la Commissione come a loro giudizio si debba procedere nell'organizzazione del dibattito.

Dopo che l'onorevole Giovanni KESSLER (DS-U) ed il senatore Giuseppe CONSOLO (AN) hanno proposto di proseguire i lavori della Commissione fino alle ore 18 e di riprenderli e concluderli in serata, i deputati Carlo TAORMINA (FI) e Marco MINNITI (DS-U) suggeriscono di far intervenire innanzi tutto i capigruppo e poi fare il punto della situazione.

Enzo TRANTINO, presidente, non essendovi obiezioni rispetto a quest'ultima proposta, dà senz'altro la parola al primo dei capigruppo iscritti a parlare, l'onorevole Kessler.

Il deputato Giovanni KESSLER (DS-U) si dichiara molto preoccupato per il fatto che in questa Commissione si è posto in essere il tentativo, poi riuscito, di inquinarne i lavori sulla base delle dichiarazioni del Marini allo scopo di colpire con la calunnia alcuni tra i principali leader politici del centrosinistra. Il fatto è tanto più grave in quanto Igor Marini è un personaggio equivoco, un faccendiere, un soggetto vicino ai servizi deviati, una persona esperta in falsificazione di fatti a causa del quale questa Commissione ed il mondo politico italiano per mesi si sono dovuti occupare di un caso di calunnia. La preoccupazione è ancor più grave alla luce del fatto che tale tentativo ha trovato una sponda nella Commissione, nel senso che qualcuno ha fatto da ponte tra essa e la struttura esterna. Quest'ultima si è avvalsa della complicità, consapevole o meno, di qualcuno per riversare all'interno veleni preparati altrove. Per tale motivo gli esponenti dell'opposizione si sono rivolti al presidente, chiedendo che facesse chiarezza, ma le risposte che sono venute confermano la preoccupazione.
Si sofferma quindi sui vari interrogativi contenuti nella lettera inviata al presidente, in particolare per quanto riguarda Igor Marini, il dottor Longo ed il signor Antonio Volpe, chiedendo ulteriori chiarimenti e contestando una serie di circostanze, per precisare infine di non ritenere che contestazioni vadano fatte solo al presidente, ma anche all'onorevole Vito.

Il senatore Giuseppe CONSOLO (AN) non intende fare alcuna dichiarazione in difesa del presidente, in quanto egli non deve difendersi da nulla, visto che la


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Commissione ha sempre proceduto in modo corretto ed all'unanimità: in 15 mesi di lavoro e 62 audizioni nessuno dei commissari ha mai eccepito alcunché in ordine alle domande che il presidente poneva ai soggetti convocati. In questa sede si deve tener conto soltanto dell'articolo 82 della Costituzione e dei compiti che la legge istitutiva assegna alla Commissione, e questi essa intende svolgere fino in fondo. Il punto è di comprendere il motivo per il quale sia stato acquisito il 29 per cento di Telekom-Serbia, per un valore che accertamenti puntualmente eseguiti hanno dichiarato essere superiore a quello effettivo, cioè 900 miliardi di pubblico denaro e perché la stessa quota sia stata rivenduta lo scorso marzo per 300 miliardi. Ritiene, insomma, che la ricerca della verità debba prevalere su tutto, anche sulla passione politica, e per questo auspica che si possa proseguire negli accertamenti per giungere alla verità.

Il senatore Michele LAURIA (Margh-DL-U) ritiene che questa Commissione sia stata oggetto di un grave inquinamento e che attorno ad essa si siano mossi faccendieri, pregiudicati e personaggi ambigui, insomma, che sia stato posto in essere un tentativo di depistaggio. Per quanto riguarda il capitolo Marini, per l'opposizione esso si sarebbe potuto chiudere già nella prima pagina ed è positivo aver poc'anzi appreso che anche il signor Volpe prende le distanze da Marini. Giudica positivo il fatto che il presidente abbia respinto e respinga questi tentativi di inquinamento e che, stando a ciò che si apprende dalla stampa, la procura della Repubblica di Torino stia avviando un ulteriore filone di indagine per risalire ad eventuali suggeritori. Comunque, per quanto riguarda l'opposizione il capitolo Marini è chiuso, nel senso che si tratta di un personaggio inaffidabile ed inattendibile e certamente sarà possibile entro alcuni giorni soddisfare la curiosità di sapere da chi è stato manovrato.
Quanto alla valutazione politica della vicenda ed ai rapporti con la Serbia, certamente si tratta di un tema che andrà affrontato e nell'ambito del quale è prevedibile che verranno smentite alcune ricostruzioni ambigue e mistificatorie. Apprezza la buonafede del presidente nella ricostruzione della vicenda e crede che, se si vuole proseguire nel lavoro, sia necessario ricondurre il confronto nell'alveo della legge istitutiva della Commissione, che non avrebbe certo dovuto trasformarsi in un randello politico da usare contro gli avversari.

Il senatore Giampiero CANTONI (FI), dopo aver rilevato come a suo avviso un certo grado di inquinamento sia fisiologico nei lavori di una Commissione di inchiesta, si sofferma su aspetti tecnici dell'acquisizione di Telekom-Serbia che debbono ancora essere chiariti. A nome del gruppo di Forza Italia, riconosce inoltre al presidente Trantino di aver agito con trasparenza, correttezza ed estremo rigore morale. D'altronde, nessuno dei componenti di questa Commissione ha mai parlato di tangenti e personalmente ha sempre definito Marini come un teste da valutare. Conclude rilevando come, a suo avviso, la Commissione abbia agito nel modo più corretto: essa, pertanto, ha il dovere di dare le risposte opportune su un affare che presenta aspetti di malavitosità.

Il deputato Giovanni RUSSO SPENA (RC) ritiene che la seduta odierna debba segnare la fine di un ciclo e l'apertura di un nuovo periodo nei lavori della Commissione. Quella odierna è una seduta altamente politica e per questo crede che si debba rispondere con argomentazioni politiche alla relazione, politica anch'essa, del presidente. Personalmente ritiene che abbia operato una sorta di commissione parallela; così dicendo, non intende mettere in dubbio l'onorabilità personale del presidente, che per quanto lo riguarda non è in discussione. Il problema è piuttosto quello del ruolo grave che è venuta assumendo la Commissione, rispetto al quale la misura è a questo punto davvero colma. Ricorda di essere stato tra coloro che hanno votato contro l'istituzione di questa Commissione, ritenendo che essa fosse


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segnata da un vizio di origine, nel senso che, essendo scaturita dalla chiara volontà ricattatoria di alcune forze di maggioranza, non avrebbe potuto che diventare un verminaio, tanto è vero che si è trasformata in una mazza calata sulla testa di importanti leader dell'opposizione e addirittura in una spada di Damocle sospesa sulla testa del Capo dello Stato. Tutto ciò rappresenta un grave squilibrio dello stesso ordinamento parlamentare, nell'ambito del quale una Commissione di inchiesta, proprio perché rappresenta il punto più alto della funzione ispettiva, deve mantenere sobrietà ed equilibrio, anche nei rapporti molto delicati con la magistratura. Purtroppo bisogna prendere atto che attorno alla Commissione si sono accumulati i peggiori detriti di ciò che sta ai margini della democrazia e, quel che è più grave, sono diventati agenti attivi nei lavori della Commissione. Fin da giugno ha denunciato un malessere istituzionale e un disagio crescente e proprio per questo, insieme con i colleghi dell'opposizione, si è avvertita la necessità di fare una controinchiesta rispetto a ciò che la Commissione faceva. È dell'avviso che, in base all'articolo 1 della legge istitutiva, la Commissione abbia ora il dovere di indagare su chi ha depistato e depista i suoi lavori. Si tratta di una attività pregiudiziale per continuare con trasparenza e correttezza democratica i propri lavori. Vi è la necessità di sapere se la Commissione sia stata usata e coinvolta in tutto ciò e, se qualcosa al riguardo si dovesse appurare, i responsabili andrebbero denunciati alla magistratura. Infine, ritiene che bisognerebbe chiedere l'aiuto dei Presidenti di Camera e Senato, i quali possono sovrintendere con il loro ruolo di garanzia ad un più trasparente e democratico andamento dei lavori.

Il senatore Maurizio EUFEMI (UDC) si riconosce nella ricostruzione dei fatti così come è stata rappresentata dal presidente Trantino, una ricostruzione impeccabile e limpida che fa chiarezza dell'azione di disinformazione portata avanti in questi giorni. Auspica che prevalga la saggezza e che non si usino più toni aspri in Commissione. Peraltro, non è vero che alcuni dei componenti di quest'organo abbiano preso le distanze da Marini semplicemente perché non vi è una sola dichiarazione in cui le dichiarazioni da questi rese vengano enfatizzate, ne si è strumentalizzato il materiale pervenuto con gli anonimi per fini di parte. Respinge, altresì, le affermazioni in merito all'esistenza di una struttura ombra che avrebbe avuto rapporti con criminali e con i servizi deviati. Ricorda, altresì, che mai, né in ufficio di presidenza né in Commissione, esponenti dell'opposizione hanno mosso obiezioni sulle audizioni proposte o sui consulenti. La Commissione ha seguito la strada limpida dell'accertamento della verità rispetto ad operazioni che presentavano anomalie e sulle quali oggi è stata fatta chiarezza, cosa di cui prende atto con soddisfazione.

Il senatore Giampaolo ZANCAN (Verdi-U) sottolinea che, stando alla relazione del presidente ed agli interventi degli esponenti della maggioranza, sembra che non sia successo nulla ed invece è accaduto che, a partire dal 9 gennaio scorso e fino a pochi giorni fa, si è dato credito ad una calunnia nei confronti di alcuni dei più importanti esponenti dell'opposizione. Ritiene che si debbano ricercare le responsabilità di ciò che è avvenuto, a partire dalle fughe di notizie che si verificano nel mese di gennaio scorso. Di fronte ad esse, il presidente, in base all'articolo 17 del regolamento della Commissione, avrebbe avuto il dovere di denunciarle all'autorità giudiziaria.
Certamente non si può non segnalare che tutti i giochi cominciano a muovere tra il 9 e il 10 gennaio scorso.

Il senatore Roberto CALDEROLI (LNP), nel dichiarare di riconoscersi nelle considerazioni svolte dai capigruppo della maggioranza, fa presente di credere nella ricostruzione dell'intera vicenda fatta dal presidente non perché egli appartenga alla maggioranza, ma perché teme un inquinamento dell'attività della Commissione, inquinamento volto a distogliere l'attenzione


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dalle responsabilità politiche di chi ha condotto l'acquisizione di Telekom-Serbia. Auspica, quindi, che la Commissione possa proseguire nei propri lavori.

Il deputato Italo BOCCHINO (AN) ritiene che sia necessario tornare ad una correttezza dei rapporti e che vadano evitati toni come quelli usati dal collega Kessler, cui ricorda che nessuno all'interno della Commissione ha mai voluto speculare su determinati fatti. Quanto al presidente, ritiene che la sua storia parlamentare, politica e professionale non possa far dubitare della sua correttezza istituzionale. In relazione al problema dei consulenti, ricorda che essi sono stati nominati all'unanimità ed invita a non colpire chi in futuro dovrà ancora servire le istituzioni. Conclude invitando ad andare avanti, ad abbassare i toni ed a tenere sempre distinte le questioni politiche da quelle di competenza della magistratura.

Il senatore Accursio MONTALBANO (DS-U), rilevato che il presidente ha concluso il proprio intervento iniziale auspicando una ripresa nell'attività della Commissione e che i colleghi della maggioranza hanno reso oggi dichiarazioni del tutto difformi da quelle degli ultimi mesi, rileva come ci si sia crogiolati sul tema delle tangenti indicate da Marini senza forse comprendere a cosa tutto ciò poteva portare la Commissione. Da questa situazione non si esce dichiarando buone intenzioni, ma solo tornando indietro ed esercitando il diritto-dovere di scoprire chi c'è dietro il Marini e quindi deve essere fatta la massima chiarezza. Ciò vale anche per il ruolo avuto in questa vicenda dal collega Vito. Conclude affermando che nessuno ha assunto posizioni pretestuose ma, a fronte della richiesta di arresto di tre esponenti politici dell'opposizione, non si può pensare di mettere punto ed andare a capo.

Il deputato Alfredo VITO (FI) condivide pienamente la relazione del presidente che ha fatto un'onesta e puntuale ricostruzione dei lavori della Commissione. In merito alle questioni su cui è stato chiamato in causa dall'onorevole Kessler, chiarisce di non essere la fonte confidenziale dei servizi segreti, ma di aver solo fatto un'opera di investigazione basata sugli atti in possesso della Commissione. Quanto al signor Volpe, sfida chiunque a dimostrare che egli lo avesse mai incontrato prima del 31 luglio scorso e precisa che, quando gli manifestò l'intenzione di consegnargli un plico, disse subito che esso andava consegnato alla Commissione, cosa che è avvenuta.

Il senatore Paolo BRUTTI (DS-U) relativamente alla vicenda legata all'anonimo, ritiene che o il presidente è stato distratto oppure non si è reso conto dell'esca contenuta nel boccone che gli veniva presentato e che era molto interessante. È necessario fare chiarezza su questo punto e comunque pensa che il presidente dovrebbe riflettere sull'opportunità di proseguire nel proprio incarico.

Il senatore Guido ZICCONE (FI) non ritiene giusto che questa seduta si sia trasformata in un processo al presidente ed a qualche membro della Commissione. Dichiara di concordare con i colleghi dell'opposizione i quali hanno detto che si deve discutere di cosa la Commissione dovrà fare nel prosieguo dei propri lavori e con il senatore Calderoli, il quale ha auspicato che tutto questo non comporti di essere distolti dalle indagini.

Sull'ordine dei lavori.

Il senatore Giuseppe CONSOLO (AN), visto l'approssimarsi del termine delle ore 18, chiede come si intenda organizzare la restante parte del dibattito.

Il deputato Marco MINNITI (DS-U), ritenendo che sia interesse della Commissione concludere oggi questo dibattito, pensa che si possa sospendere la seduta attorno alle 18.30 per riprenderla in serata oppure proseguire fino al termine.


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Enzo TRANTINO, presidente, ritiene opportuno che la seduta prosegua ed il dibattito si concluda oggi.

La Commissione concorda.

Il deputato Giuseppe FANFANI (Margh-DL-U) giudica pacifico il fatto che questa Commissione sia stata oggetto di inquinamento, come è stato riconosciuto da tutti, non solo da esponenti della minoranza. Ha apprezzato le parole conclusive del presidente il quale ha detto che, nel caso in cui si scoprisse una manipolazione, la Commissione sarebbe parte lesa; ha apprezzato anche le parole del capogruppo di Forza Italia Cantoni e dell'onorevole Bocchino, che ha riconosciuto non esservi prove di tangenti. Tuttavia, se manipolazioni vi sono state, vanno ad ogni costo individuate ed espunte, perché non è pensabile continuare a lavorare in un contesto in cui è ormai pacifico che vi sono gravi elementi di inquinamento. Per lo stesso motivo per il quale il presidente vuole salvaguardare le propria dignità, anche i componenti della Commissione hanno il dovere di salvaguardare la dignità di quegli esponenti politici che sono stati oggetto di accuse e calunnie e pensa che, finché non si sarà scoperto da chi tutto ciò è stato posto in essere, non si arriverà alla verità. Ritiene, inoltre, che sia opportuno che la Commissione ascolti sia Volpe sia eventualmente gli onorevoli Vito e Taormina. In conclusione, chiede al presidente se non ritenga opportuno riabilitare l'onorabilità delle persone offese, sempre che tutti si sia d'accordo sul fatto che vi è stato un inquinamento dei lavori.

Il deputato Carlo TAORMINA (FI) precisa che, di fronte alle accuse pubblicate da un quotidiano, le sue risposte sono state tutte racchiuse nei comunicati dei giorni successivi e non ha niente altro da dire al riguardo. Per quanto riguarda la seduta in corso, ritiene che essa non avrebbe dovuto aver luogo in quanto nei confronti dell'operato del presidente non vi è da attrezzare alcuna difesa né dare risposte. Peraltro, nel dibattito odierno non si è mai parlato della sostanza delle cose, ma sempre e soltanto dei presunti intralci esterni al lavoro della Commissione. Personalmente non ha alcun interesse a conoscere l'origine delle informazioni sulle quali si basano le domande che vengono rivolte ai vari soggetti auditi; piuttosto, gli interessa ciò che può condurre all'accertamento della verità e tradursi in atti della Commissione. Inoltre, per molto tempo sull'operato di questa Commissione da parte dell'opposizione non si è detta una sola parola né è venuta alcuna contestazione: ciò fino al momento in cui ci si è accorti che quanto si andava conoscendo aveva un valore devastante. Si riferisce al fatto che si è accertato ormai senza ombra di dubbio che Telekom-Serbia valeva zero e che l'operazione di acquisizione si è tradotta nel finanziamento di un soggetto come Milosevic.
Per quanto riguarda Marini, è personalmente convinto che egli dica la verità, tanto più che nessuno lo ha ancora incriminato per calunnia ed essendo i relativi accertamenti ancora in corso. Per quanto riguarda la prosecuzione dei lavori, pensa che dalla ricostruzione dei fatti non si debba eliminare alcun frammento; in particolare, essendo all'epoca il Ministero del tesoro proprietario con una quota di maggioranza della società, la Commissione ha il dovere di capire cosa sia accaduto anche sotto questo profilo. Conclude auspicando che la Commissione possa portare a termine il compito che le è stato assegnato.

Il senatore Pierluigi PETRINI (Marg-DL-U) ritiene che il problema di cui si discute non investa la persona del presidente, cui rinnova la propria stima, ma la figura istituzionale di presidente di una Commissione che per questo ruolo porta su di sé responsabilità aggiuntive. Va anche oltre rispetto a questo ragionamento: infatti, se anche si riuscisse a dare compiute spiegazioni delle discrepanze rilevate da alcuni colleghi, il problema rimarrebbe intatto, dal momento che la Commissione è tragicamente deragliata dai suoi compiti e da essa sono uscite accuse infamanti nei confronti di Prodi, Fassino e Dini. Sarebbe


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un grave errore pensare che tutto questo possa essere agevolmente superato; piuttosto, bisogna chiedersi come sia potuto accadere un simile fenomeno di inquinamento. A suo avviso, la causa prima sta nella natura stessa della Commissione, la cui istituzione è stata voluta dalla maggioranza per indagare sulle azioni dei governi dell'epoca, una Commissione voluta nel pregiudizio che vi fosse un reato penale da accertare, ciò che stava già facendo la magistratura. In un certo senso, il presidente è stato vittima di questa situazione, mentre più opportunamente avrebbe dovuto limitasi a svolgere una funzione di garanzia astenendosi dalle indagini, in analogia con quanto fanno i Presidenti di Camera e Senato che non votano, non presentano emendamenti né interrogazioni anche se nessuna norma regolamentare glielo vieta. Purtroppo per mesi la Commissione si è arrovellata su Marini ed è uscita da questa palude solo perché la magistratura ed alcuni organi di informazione hanno fatto luce sulla vicenda. Ritiene, infine, che non sarà possibile arrivare ad una verità accettabile, ma si continuerà in una disputa politica dai toni sempre più barbari: per questo giudica che sarebbe un grave errore continuare come se nulla fosse accaduto.

Il deputato Marco MINNITI (DS-U) ritiene che nella discussione in corso vada ristabilito il principio, fondamentale nell'ambito politico, della responsabilità. Il succo della questione è che per mesi, a seguito delle dichiarazioni di Marini, vi è stata una campagna di informazione su quella che è stata definita la più grande storia di corruzione italiana. Risulta oggi con tutta evidenza che si era di fronte alla più grande operazione di disinformazione e di inquinamento della storia repubblicana, operazione che oggettivamente ha trovato in questa Commissione il suo principale palcoscenico. Peraltro, non è credibile che tutto ciò sia avvenuto per iniziativa di alcuni loschi personaggi tra loro slegati, ma appare evidente l'esistenza di un filo che li tiene insieme. Tutto ciò rappresenta un vero e proprio attentato alla credibilità dell'intero Parlamento. Ha apprezzato le prudenti parole del collega Bocchino e tuttavia ritiene che non vi sia bisogno di aspettare l'esito delle indagini della magistratura per sapere chi è Marini. Auspica, quindi, che con tempestività politica si dica chiaramente che la Commissione è stata oggetto di un'azione di disinformazione. Conclude osservando che l'auspicio del presidente, secondo cui bisogna procedere con prudenza, operatività ed efficacia, non potrà avere seguito se non si farà luce su quanto è accaduto, se non si scriverà la parola fine sulla più grande calunnia politica mai costruita in Italia.

Il deputato Angelino ALFANO (FI), dopo aver dichiarato che la Commissione a suo avviso ha lavorato seriamente, ricorda che l'attività della stessa si muove nel solco delle numerose Commissioni di inchiesta cui si è dato vita negli ultimi venti anni, alcune delle quali si sono risolte in un fallimento, altre hanno dato contributi importantissimi, altre ancora hanno rappresentato la base per lo svolgimento di processi penali. Essa, pertanto, non può che muoversi sulla base delle finalità che la legge istitutiva le assegna.

L'onorevole Renzo LUSETTI (MARGH-U), dopo aver precisato che questo non è un processo al presidente, al quale rinnova il proprio apprezzamento, ritiene che il dibattito odierno serva a chiarire un equivoco e chiede che la Commissione prenda atto formalmente che il filone Marini si è esaurito dal punto di vista politico e giudiziario.
Chiede, quindi, ai sensi dell'articolo 19, comma 2, del regolamento, che si presenti una relazione di medio termine che chiuda il caso Marini riconoscendo che questi è inattendibile e inaffidabile. Sarebbe sufficiente anche una dichiarazione in tal senso del presidente a nome della Commissione. In secondo luogo, desidera che si appuri se Marini è stato un infortunio o il frutto di un complotto. Chiede, inoltre, che, dopo aver presentato le scuse a Prodi e a tutti gli altri che sono stati calunniati,


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si dia un segno di discontinuità nei lavori della Commissione. Quanto al tema della collegialità, chiede che essa venga maggiormente applicata nella gestione della Commissione ed anche nel rapporto con i consulenti; a proposito di questi ultimi, giudica opportuno un incontro riservato tra i membri della Commissione per discutere l'impostazione di tale rapporto.

Il deputato Katia ZANOTTI (DS-U) dichiara di concordare con l'onorevole Russo Spena sul fatto che quello odierno è un delicatissimo passaggio politico che condiziona il futuro della Commissione. Quanto è accaduto pone un problema di credibilità dello stesso Parlamento, su cui non sa per quanto ancora potranno tacere i Presidenti Pera e Casini.

Il senatore Luigi BOBBIO (AN) crede che il presidente ed anche la Commissione abbiano rischiato oggi di cadere nella trappola di chi vuole la fine della Commissione e non accetta che l'opposizione abbia la bontà di ammettere la buonafede del presidente e di offrire ramoscelli d'ulivo purché Marini venga «sepolto». Marini resta solo un incidente di percorso, vero o falso che sia. Piuttosto, si deve continuare ad indagare sulla compravendita di Telekom-Serbia, che è stata disastrosa.

Enzo TRANTINO, presidente, precisa innanzitutto che replicherà solo agli interventi dei commissari attualmente presenti.
All'onorevole Kessler desidera sottolineare che quanto da lui affermato è solo veleno svaporato, odio ideologico e non ricerca della verità.
Quanto alle argomentazioni dell'onorevole Russo Spena, il quale ha affermato che vi sarebbe stata una controinchiesta rispetto a quella della Commissione, desidera raccogliere questa come una sfida e proseguire nell'accertamento della verità.
Al senatore Montalbano assicura che la cosiddetta corte dei miracoli è sempre stata tenuta lontana, in quanto tra la Commissione e questi personaggi vi è sempre stato il rispetto delle regole e soprattutto delle persone perbene.
Al senatore Brutti fa presente che le dichiarazioni rese da Marini sono tutte da verificare e d'altronde questo è un paese in cui sulla base delle dichiarazioni di pentiti si condanna all'ergastolo.
Quanto alle considerazioni del senatore Petrini, ricorda che la Procura di Torino sta ancora vagliando l'attendibilità di Marini.
In relazione alle considerazioni svolte dall'onorevole Lusetti, precisa che la relazione di medio termine si può presentare se l'ufficio di presidenza ne ravvisa l'opportunità e la Commissione l'approva. Quanto alla scuse da porgere ai personaggi politici coinvolti, ritiene che, per quanto riguarda Mastella, Rutelli e Veltroni, ci si debba rivolgere alla Procura della Repubblica di Torino, mentre Prodi, Fassino e Dini potranno argomentare sul punto nel momento in cui verranno sentiti dalla Commissione. Infine, concorda sull'esigenza di maggiore collegialità e sull'opportunità di un incontro a porte chiuse sul tema dei consulenti.
All'onorevole Zanotti fa presente la possibilità di utilizzare tutte le fonti di approvvigionamento di notizie di cui si dispone ed auspica che Garau sul tema delle sovrafatturazioni fornisca come testimone notizie più attendibili rispetto a quanto dichiarato in libera audizione.
Infine, fa presente al senatore Zancan che si è posto il problema della fuga di notizie, chiedendo ad un magistrato consulente della Commissione di studiare questo tema ed ha scritto in proposito anche una lettera ai presidenti delle Camere.
Conclude rilevando di uscire a testa alta da questo dibattito e per questo chiede ai colleghi di assecondarlo nello sforzo di far sì che questa sia la casa di tutti e non il luogo dove si svolgono trame che la demolirebbero senza rimedio.
Dà lettura di due dichiarazioni predisposte da commissari della maggioranza del seguente tenore: «I sottoscritti capigruppo, udita la relazione del presidente,


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la approvano.»; «La Commissione, udita l'ampia e documentata relazione del presidente Trantino: respinge le insinuazioni diffuse dagli organi di stampa e riecheggiate in Commissione circa un suo presunto coinvolgimento nella "Grande Trappola" come "mazza da usare contro esponenti del centro-sinistra"; riconferma la piena fiducia nell'operato dell'onorevole Trantino che ha guidato i lavori con alto senso di responsabilità istituzionale e lo impegna a proseguire il suo compito definito dalla legge istitutiva della Commissione».
Dichiara quindi conclusa la seduta.

La seduta termina alle 20.30.

N.B.: Il resoconto stenografico è pubblicato in un fascicolo a parte.