Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di mercoledì 9 luglio 2003


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Mercoledì 9 luglio 2003. - Presidenza del presidente PETRUCCIOLI.

La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

Il presidente, senatore PETRUCCIOLI, avverte che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.
Avverte altresì che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.

PROCEDURE INFORMATIVE

Audizione del Direttore del TG3.

Il presidente PETRUCCIOLI, nel dare la parola al dottor Di Bella, direttore del TG3, comunica che, fatta salva la verifica della sua disponibilità per quella particolare data, sarà convocato in audizione per mercoledì 16 luglio, al fine di completare le audizioni dei responsabili dell'informazione della RAI, anche il direttore di RAINEWS 24, in conformità e in particolare a quanto richiesto dal deputato Butti.

Prende la parola il dottor DI BELLA il quale fa presente che i risultati editoriali del TG3 devono essere valutati tenendo conto della specifica funzione che questa testata assolve all'interno dell'offerta della RAI, apparendo orientata ad un particolare segmento della platea degli ascoltatori e caratterizzata da una particolare attenzione alle problematiche sociali e ai soggetti più deboli. In questo senso quindi rappresenta un prodotto informativo diverso e complementare rispetto agli altri telegiornali della RAI; ne sono testimonianza, ad esempio, le rubriche del TG3 che - così come il TG2 produce delle pregevoli rubriche orientate alla descrizione e all'analisi dei fenomeni di costume - si caratterizzano in particolare per essere orientate verso particolari settori del pubblico e per la promozione di conoscenze di interesse collettivo. Vi sono così la rubrica diretta agli immigrati, quella per le donne, e quella per l'educazione alimentare, tutte oltretutto operanti in collaborazione, rispettivamente, con il Ministero dell'Interno, con le Pari Opportunità e con il Ministero della Salute.
Il prodotto del TG3 incontra sicuramente il gradimento del pubblico, laddove


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si pensi che l'obiettivo di ascolto fissato per la Rete Tre è del 9 per cento, mentre il TG3 delle 19 raggiunge stabilmente uno share del 16 per cento con punte oltre il 18.
Anche le altre edizioni hanno successi lusinghieri, in particolare quella delle 12 da Milano, orientata verso le problematiche regionali, che è passata da quando egli ha assunto la direzione del TG3 da uno share del 7 per cento al 12 per cento.
Anche la rubrica di approfondimento «Primo Piano» gode di un progressivo consolidamento di ascolto.
Questi risultati sono da ascrivere a suo parere soprattutto all'elevata professionalità dei giornalisti della testata, che si è manifestata in particolare nel corso della guerra in Iraq; in questa circostanza - in particolare per lui che ha a lungo lavorato negli Stati Uniti e ha sempre visto nel giornalismo televisivo americano un modello difficilmente superabile - è stato motivo di grande orgoglio vedere Giovanna Botteri annunciare per prima al mondo l'inizio delle ostilità e la conquista di Bagdad e vedere i servizi degli inviati del TG3 utilizzati come fonte privilegiata dalle televisioni straniere, anche americane.

Si apre il dibattito.

Il deputato MERLO nell'esprimere apprezzamento per il lavoro del dottor Di Bella e del TG3, chiede al direttore di conoscere una sua valutazione sullo stato dei rapporti fra la testata e le redazioni regionali.
L'oratore chiede quindi al dottor Di Bella un suo parere sui criteri che possono consentire un ottimale equilibrio fra completezza e pluralismo nell'informazione.

Il deputato GIULIETTI si riallaccia alle considerazioni svolte nella seduta di ieri dal deputato Sterpa e dal senatore Pessina, di cui condivide lo spirito, circa l'inopportunità di interventi di qualsiasi genere sulla libertà editoriale dei giornalisti e dei direttori di testata. Peraltro, come già osservato ieri, queste garanzie devono valere per tutti e non è certamente un buon segno in questo senso l'ostinazione con cui la RAI rifiuta di dare esecuzione alle decisioni giurisprudenziali che, ormai per la quarta volta, la obbligano al reintegro di Michele Santoro.
L'espulsione di Biagi e Santoro dalla RAI è tanto più deprecabile in quanto appare in palese contrasto con il criterio dell'audience come misura della qualità del lavoro che pure viene apertamente sostenuto quando si ritiene faccia comodo.
In proposito egli rileva che non solo il TG3 è in crescita, ma anche RAITRE nel suo complesso, e questo è un dato fortemente in controtendenza rispetto al declino generale della RAI. In particolare se i telegiornali in onda sulla prima e la seconda rete vanno bene, non altrettanto avviene per i programmi di rete: l'ascolto di RAIUNO declina, ancor più quello di RAIDUE, quello della radio crolla.
Egli chiede quindi al direttore Di Bella di sapere se questo successo della rete e della testata sia stato premiato dall'azienda in termini di assegnazione di risorse, se è poi stato chiarito a chi siano state dovute le ispezioni che hanno umiliato la redazione del TG3, se il direttore generale Cattaneo abbia sentito il dovere, quale capo dell'azienda, di manifestare pubblicamente il proprio sostegno e apprezzamento alla redazione del TG3 ingiustamente accusata all'epoca dei servizi sulle contestazioni del Presidente del Consiglio in occasione delle dichiarazioni spontanee da lui rese il 5 maggio al Tribunale di Milano.

Il senatore PESSINA conferma le valutazioni espresse nel corso dell'audizione di ieri circa la possibilità di lavorare serenamente e liberamente che deve essere riconosciuta ai direttori di testate, e circa il fatto che gli unici criteri di valutazione devono essere gli ascolti e la professionalità che li ha resi possibili.
Queste considerazioni sono ovviamente valide anche per Michele Santoro, tuttavia bisogna riconoscere che la RAI ha una oggettiva difficoltà a ricollocarlo in azienda nei termini così puntigliosi e dettagliati recati dalla nota ordinanza del Giudice del lavoro.


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Il senatore Pessina ritiene quindi di doversi sottrarre al gioco delle parti - in qualche misura implicito nelle audizioni di questa settimana - che vede esprimere critiche da parte dell'opposizione nei confronti del TG1 e della maggioranza nei confronti del TG3, forse indubbiamente talune scelte editoriali di questa testata giustificano un legittimo sconcerto, come è stato in occasione della ricordata vicenda delle contestazioni rivolte a Silvio Berlusconi lo scorso 5 maggio a Milano.
Il senatore Pessina infine chiede al direttore Di Bella se egli sia in grado di chiarire quali siano le motivazioni tecniche o anche organizzative, delle difficoltà che incontra la ricezione dei telegiornali regionali in molte aree del paese, in particolare nell'arco alpino dove in alcune zone si riceve il telegiornale regionale del Lazio.

Il deputato CARRA osserva che dalla relazione introduttiva del direttore Di Bella emerge un quadro non conforme all'immagine stereotipata di un TG3 alternativo e politicamente anomalo rispetto al TG1 e al TG2, ma piuttosto quella di una testata che opera sinergicamente con le altre due al fine di interessare tendenzialmente tutti i settori culturali e sociali del pubblico.
Egli chiede quindi al direttore Di Bella il suo parere circa le modalità con le quali, in questo quadro, si può realizzare il pluralismo nell'ambito di un sistema bipolare.

Il deputato BUTTI esprime in primo luogo un certo imbarazzo per il tono irenico che sta assumendo questa audizione, complice il verificarsi di una serie di impegni, anche di gruppo, che hanno sfoltito le file della maggioranza.
Eppure è ben noto come in diverse occasioni i partiti della coalizione centro-destra hanno avuto giustificati motivi per lamentarsi di iniziative di questa testata tutt'altro che imparziale e pluralista. A questo proposito egli osserva come la particolare vocazione sociale e l'interesse spiccato verso i soggetti più deboli che il direttore Di Bella ha affermato rappresentino l'identità specifica della testata, dovrebbero consigliare una particolare cura nell'evitare messaggi propagandistici e politicamente orientati.
Il deputato Butti si sofferma quindi sul trattamento riservato dal TG3 alle contestazioni ricevute dal presidente Berlusconi in occasione della deposizione spontanea del 5 maggio, e sui servizi dedicati il 3 luglio dalla testata all'incidente di Strasburgo, che hanno indotto qualcuno a parlare ironicamente di «teleSchulz».
A tale ultimo proposito il deputato Butti osserva come nell'audizione di ieri ci si sia a lungo soffermati sul presunto «attutimento» della notizia derivante dalla decisione del TG1 di non trasmettere in viva voce le frasi pronunciate dal Presidente del Consiglio. Sarebbe il caso di valutare con altrettanta puntualità l'impatto della scelta delle immagini e della loro capacità di orientare l'opinione pubblica.
Il TG3, i cui montatori hanno peraltro una consumata perizia nell'uso tendenzioso delle immagini, ha realizzato un servizio dove le ripetute inquadrature di un Romano Prodi corrucciato ed altri simili artifici finivano per trasmettere una valutazione fortemente negativa del Presidente del Consiglio in quella circostanza.
L'oratore chiede quindi al dottor Di Bella chiarimenti sulla presenza del dottor Badaloni, apparentemente al seguito di Romano Prodi, all'incontro di Villa Madama.

Il senatore FALOMI ribadisce quanto da lui già affermato ieri circa il fatto che compito della Commissione non è quello di distribuire pagelle positive o negative, ma di valutare la corrispondenza dell'informazione del servizio pubblico ai principi di imparzialità, completezza e pluralismo richiesti dalla legge.
In proposito quindi egli invita i colleghi della maggioranza ad esprimere tale valutazione con obiettività e senza ricorrere a due pesi e a due misure, come si fa esprimendo giudizi sul montaggio delle immagini del TG3 immediatamente dopo


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aver dichiarato tecnicalità insindacabili le scelte del TG1 in materia di fonica delle notizie.
Egli si sofferma quindi sui dati dell'Osservatorio di Pavia rilevando come da questi si evinca un sostanziale rispetto della regola non scritta che vuole l'attribuzione di un terzo del tempo all'opposizione e dei due terzi alla maggioranza e al Governo. In particolare poi nel periodo elettorale - che la legge e i regolamenti della Commissione disciplinano in modo da garantire una particolare imparzialità ed equidistanza dell'informazione - mentre il TG1 ha attribuito alla maggioranza o al Governo il 59 per cento circa del tempo contro il 23 per cento circa alle opposizioni, il TG3 - lungi dallo svolgere un ruolo di riequilibrio che pure sarebbe legittimo a fronte dello squilibrio riscontrato sul telegiornale maggiore e del fatto che la concorrenza privata è di proprietà del Presidente del Consiglio - ha invece assegnato una eguale quota di tempo, poco più del 40 per cento, alla maggioranza e all'opposizione.

Il deputato LAINATI nell'esprimere il proprio personale apprezzamento professionale per il direttore Di Bella, rileva peraltro che il telegiornale da lui diretto incorre frequentemente in violazioni dei principi di imparzialità, equità e pluralismo delle quali la sua parte politica e tutte le forze della maggioranza hanno avuto spesso occasione di dolersi.
In particolare egli si sofferma sulla vicenda, sulla quale ha avuto già modo di confrontarsi ieri con la deputata Buffo, del trattamento riservato dalla testata alle contestazioni ricevute dal presidente Berlusconi in occasione delle dichiarazioni spontanee rese il 5 maggio davanti al Tribunale di Milano, vicenda che ha rappresentato un caso esemplare di cattivo giornalismo, come può essere facilmente chiarito dal confronto con la copertura della notizia effettuata dal TG5.
Il telegiornale della concorrenza, infatti, ha dato compiutamente conto dell'incidente nell'ambito però del servizio sulle dichiarazioni spontanee, e collocando questa notizia dopo quelle, che erano ben più significative dal punto di vista giornalistico, relative al contenuto delle dichiarazioni del Presidente del Consiglio. Il TG3 invece ha operato una totale ingiustificabile inversione di ruolo fra le notizie, ponendo al primo posto quella relativa alla contestazione, e con ciò amplificando le critiche formulate da un soggetto fino a quel momento sconosciuto e in più pericolose e aggressive, come dimostra l'augurio a Berlusconi da parte del contestatore di fare la stessa fine del tiranno rumeno Ceausescu, fucilato dopo un golpe militare.
Questa vicenda d'altra parte non è che la manifestazione più clamorosa del pregiudizio ideologico che spesso caratterizza le trasmissioni del TG3.

Il senatore D'ANDREA esprime in primo luogo una valutazione fortemente positiva sulle audizioni in corso. In proposito egli osserva che la Commissione appare spesso priva di concreti elementi di valutazione delle trasmissioni e in particolare dei notiziari. Ad esempio le notizie relative alla quota d'ascolto dei telegiornali servono a poco in mancanza di un piano editoriale dal quale si possono evincere con chiarezza le missioni che sono affidate a ciascuna testata, e allo stesso modo anche la valutazione del rapporto fra risorse e risultati appare impossibile in assenza di un piano industriale.
È così che la Commissione finisce per concentrare la sua attenzione esclusivamente sul problema del pluralismo, visto peraltro essenzialmente nell'ottica dei dati sulla distribuzione delle presenze fra i soggetti politici che si possono ricavare dai grafici dell'Osservatorio di Pavia e che, in realtà, costituiscono solo una parte del problema.
L'oratore chiede quindi al direttore Di Bella se a suo parere l'attuale politica aziendale sia idonea, in termini ad esempio di impiego delle risorse e ottimizzazione degli organici e degli spazi, a difendere e promuovere il primato delle testate giornalistiche della RAI.

Il deputato Giuseppe GIANNI ritiene che discutere di faziosità o mancato rispetto


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del pluralismo in termini di analisi puntigliosa dell'utilizzazione del sonoro o delle immagini sia al tempo stesso dannoso per il servizio pubblico, che rischia di morire di tali polemiche, e assolutamente improprio quando le vere lesioni dei principi di completezza e pluralismo avvengono sul piano dei contenuti dell'informazione.
In questo senso una delle manifestazioni più clamorose di mancanza di pluralismo è l'oscuramento delle posizioni e delle iniziative politiche dei partiti minori. Se è vero cioè che l'indipendenza e l'imparzialità di una televisione pubblica si manifestano nell'assicurare una adeguata visibilità all'opposizione e nel non farsi strumento di propaganda da parte del Governo, è tanto più vero che ben difficilmente si può pensare di raggiungere tale risultato di obiettività quando l'informazione radiotelevisiva non si fa scrupolo di negare la dovuta informazione sulle opinioni e le attività di forze che fanno parte addirittura della maggioranza.
Ciò premesso bisogna riconoscere che il TG3 rappresenta in questo momento la testata meno faziosa e squilibrata dell'informazione pubblica, l'unica cioè che sembra qualche volta ricordare l'esistenza anche di movimenti politici al momento minori ma che rappresentano importanti settori dell'opinione pubblica e bisogni ed interessi diffusi.
L'oratore invita quindi il direttore Di Bella ad un ulteriore sforzo in questa direzione inteso a produrre una informazione più corretta ed equilibrata.

Il deputato GENTILONI SILVERI osserva come dall'audizione di oggi siano emersi significativi riconoscimenti alla qualità del prodotto fornito dal TG3.
In proposito egli si interroga sul motivo per cui la maggioranza, presente in forze all'audizione di ieri, sia invece intervenuta a ranghi ridotti alla seduta odierna.
Una spiegazione va sicuramente cercata nel fatto che l'audizione di ieri era quella più interessante dal punto di vista della cronaca politica; tuttavia egli ritiene che in parte questa assenza sia da ascrivere alla consapevolezza dell'oggettiva difficoltà della maggioranza di polemizzare con un telegiornale di cui spesso pure si lamenta.
In realtà si può affermare che se il TG3 non esistesse la maggioranza dovrebbe inventarlo: è evidente infatti che se questa voce mancasse nel panorama dell'informazione televisiva italiana l'immagine interna e internazionale di quest'ultima sarebbe veramente impresentabile, nel senso che risulterebbe evidente l'incompatibilità con i principi democratici di una situazione in cui il Presidente del Consiglio è proprietario della parte privata del sistema televisivo e influenza, in quanto capo del Governo, un'informazione radiotelevisiva pubblica spesso ossequiosa fino alla reticenza.
A questo proposito l'oratore si sofferma sulle considerazioni del deputato Lainati circa il trattamento giornalistico delle contestazioni rivolte il 5 maggio a Berlusconi al Tribunale di Milano osservando come in realtà la questione non è se la scelta di montaggio e di rilievo data dal TG3 sia stata politicamente più corretta rispetto al modo in cui la stessa notizia è stata data dal TG5; la questione vera è che mentre il TG5 ha dato questa notizia in maniera puntuale, in assenza del TG3 essa sarebbe risultata sostanzialmente oscurata sui telegiornali della RAI.
Pochi giorni fa su un telegiornale della RAI si è assistito ad una scena piuttosto surreale: il Presidente del Consiglio che, ripreso in voce durante il suo discorso di Olbia, accusava di comportamento illiberale qualcuno che non si capiva chi fosse, dal momento che il telegiornale non mostrava i suoi contestatori né dava notizia della contestazione.

Il senatore SCALERA esprime vive perplessità per i rischi insiti nello sviluppo della tendenza che si sta manifestando all'interno della Commissione di esaminare puntigliosamente le modalità di realizzazione dei servizi giornalistici. Egli si chiede quindi se non sia opportuna una riflessione sulla opportunità di elaborare una sorta di codice di comportamento che


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dia almeno un criterio di riferimento oggettivo.
Peraltro il problema vero non è quello delle scelte estetiche o comunicative degli autori dei servizi, quanto piuttosto quello di salvaguardare la libertà dei singoli giornalisti, problema la cui attualità è testimoniata dalla vicenda della redazione regionale di Napoli.

La deputata BUFFO osserva in primo luogo che la vera garanzia del pluralismo dell'informazione radiotelevisiva consiste nella possibilità di avere una pluralità di voci, di punti di vista, di approcci culturali. Ciò premesso è indubbiamente vero che anche all'interno dei singoli telegiornali o delle singole trasmissioni informative bisognerebbe cercare di realizzare il massimo di equilibrio e pluralismo, anche se questo va valutato nel medio periodo e non si può pretendere che in una singola puntata siano riportate ad esempio le posizioni di tutti i possibili soggetti politici anche a discapito delle ragioni della cronaca e del giornalismo.
Ciò premesso, ella ritiene che nei confronti del TG3 si possano esprimere una serie di considerazioni positive proprio dal punto di vista del pluralismo e della completezza dell'informazione.
In primo luogo, infatti, il TG3 si distingue per uno sforzo di interpretazione del principio del pluralismo più ampi di quello di semplice rappresentazione delle posizioni di tutti i partiti e per il tentativo di dare un certo spazio ai movimenti civili culturali e sociali presenti nella comunità nazionale.
In secondo luogo si deve a suo parere riconoscere che il TG3 fa un onesto tentativo, magari non sempre riuscito, di non indulgere, pur rispettando il principio della completezza dell'informazione, ad un trattamento sensazionalistico delle notizie di cronaca al quale spesso altre testate non sono capaci di sottrarsi.
Infine un altro primato che si deve riconoscere al TG3, ma non tanto per suo merito quanto per demerito altrui, è quello della completezza dell'informazione, in altre testate spesso ostacolata da un atteggiamento di prudente ossequio nei confronti del potere non solo politico.
Ne è un esempio la reticenza che altre testate manifestarono in occasione delle contestazioni a Berlusconi del 5 maggio; in proposito ella osserva che tra le critiche formulate dal deputato Lainati al modo in cui il TG3 aveva trattato quella vicenda vi era quella di aver dato spazio alle critiche di uno sconosciuto. A parte il fatto che non sembra molto giustificabile una gerarchia del diritto di critica basata sulla fama, è singolare che in questa occasione l'invito alla reticenza sia giustificato con la scarsa notorietà del protagonista di una vicenda e in altre occasioni si è invece giustificata con la notorietà di un personaggio che, ad esempio, ha rilasciato dichiarazioni imbarazzanti e la conseguente necessità di tutelarne il ruolo istituzionale.

Il presidente PETRUCCIOLI svolge alcune considerazioni sul ruolo della Commissione rilevando come la sola capacità di svolgere una effettiva vigilanza sia limitata da un lato dalla vaghezza dei suoi strumenti di intervento e dall'altro dall'oggettiva scarsezza dei suoi strumenti conoscitivi e di valutazione.
In proposito egli fa presente di aver presentato nel corso dell'esame in Commissione al Senato del disegno di legge sul riordino del sistema radiotelevisivo una proposta, accolta nel testo proposto dalla Commissione, diretta a conferire poteri più puntuali alla Commissione di vigilanza con la possibilità di approvare avvisi e richiami motivati nei confronti di singole trasmissioni radiotelevisive.
Sull'altro versante egli esprime l'auspicio che entro il prossimo autunno la Commissione possa dotarsi di uno strumento più puntuale di analisi delle trasmissioni in particolare di informazione rispetto a quanto non siano i dati forniti dall'Osservatorio di Pavia.
Dalla relazione del dottor Di Bella è emerso un quadro interessante dell'identità del TG3 e delle rubriche ad esso collegate, che si inserisce peraltro in una


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specifica vocazione di servizio pubblico di RAITRE che trova il suo fondamento nel contratto di servizio.
Giustamente peraltro il dottor Di Bella ha chiarito come questa identità del TG3 debba operare sinergicamente con quella degli altri telegiornali. È pertanto fuorviante valutare come spesso si fa, sia da parte degli estimatori sia da parte dei detrattori, il TG3 sotto la categoria dell'extraterritorialità e della sua alternatività al resto dell'informazione televisiva.

Il direttore DI BELLA replica agli interventi dei Commissari soffermandosi in primo luogo sulla questione posta dal deputato Merlo relativa ai rapporti con le redazioni regionali.
In proposito egli osserva che la collaborazione delle redazioni regionali con le testate giornalistiche nazionali assume una valenza particolare nel caso del TG3, sia per l'insistenza dell'informazione regionale e del TG3 sulla stessa rete, sia perché in particolare l'edizione milanese delle 12 del TG3 è realizzata essenzialmente con i contributi delle redazioni regionali.
Come è noto nel corso degli anni si sono succeduti a più riprese due diversi modelli organizzativi basati sulla separazione tra il TG3 e il TGR ovvero sul lavoro di unificazione in una sola testata. Avendo vissuto come direttore entrambe le esperienze egli ritiene di poter dire che il modello unitario era preferibile, anche se il modello attuale riesce a funzionare al meglio delle sue possibilità soprattutto grazie alla grande professionalità di Angela Buttiglione.
Proprio in considerazione del fatto che il TGR ha una gestione separata dal TG3 peraltro, egli non è in grado di rispondere alla richiesta di chiarimenti del senatore Pessina circa il problema di ricezione di alcuni telegiornali regionali, anche se la questione della ricezione del TG Lazio in talune zone dell'arco alpino è probabilmente legata al fatto che attualmente quel telegiornale è l'unico ad avere anche una collocazione satellitare.
Riferendosi alla richiesta del deputato Giulietti il direttore Di Bella conferma che negli ultimi quattordici mesi tutte le edizioni del TG3 hanno avuto incrementi notevoli, ma in particolare quella delle 12.
A questi risultati non sono corrisposte gratificazioni in termini di risorse, ma questo è avvenuto perché attualmente tutta la RAI è impegnata in un tentativo di razionalizzazione dei costi e di riduzione delle spese.
Per quanto riguarda la questione delle ispezioni, egli fa presente che il direttore generale Cattaneo, dopo aver deciso di sospendere le ispezioni stesse lo ha pregato di manifestare il suo apprezzamento all'intera redazione.
Il direttore Di Bella si sofferma quindi sulla questione del pluralismo e delle modalità con le quali è stata data la copertura ad alcune notizie, e in particolare all'incidente tra il Presidente del Consiglio e il deputato Schulz e alle contestazioni rivolte allo stesso Silvio Berlusconi il 5 maggio a Milano.
In proposito egli fa presente, per quanto riguarda la vicenda di Strasburgo, che il TG3 ha dato una informazione completa senza per questo indulgere in un trattamento eccessivamente sovraesposto della vicenda, come dimostrano proprio quei servizi sulla collaborazione tra il Presidente della Commissione europea e il Presidente del Consiglio a cui faceva riferimento il deputato Butti.
L'unico rammarico che egli può esprimere, rammarico determinato dalla sua convinzione che il primo obiettivo debba essere la completezza dell'informazione, è semmai quello di non essere riuscito, come ha invece fatto il TG5, a dare l'integrale dell'intervento al Parlamento Europeo di Martin Schulz.
Anche nel caso delle contestazioni al Presidente del Consiglio al Tribunale di Milano egli ritiene che il TG3 abbia dato una copertura corretta e completa. In proposito egli fa presente che è stato il TG5 non il TG3 a dare in tutte le sue edizioni la viva voce integrale del contestatore del Presidente del Consiglio. Per quanto riguarda il TG3 dopo la prima edizione egli stesso aveva ritenuto inopportuno insistere nelle edizioni successive


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sul termine «buffone»; a dimostrazione di come sia difficile elaborare un criterio certo per l'equità e l'imparzialità va detto che anche questa scelta, dettata dal rispetto verso la Presidenza del Consiglio, potrebbe essere stata sbagliata nel senso di non rendere chiari i motivi della dura reazione del presidente Berlusconi.
In ogni caso a suo parere la strada maestra del pluralismo è sempre quella della completezza.
Per quanto riguarda i chiarimenti richiesti dal deputato Butti sulla posizione del dottor Badaloni, il dottor Di Bella chiarisce che quest'ultimo è corrispondente da Berlino ma ha anche l'incarico, parallelo a quello di Giovanni Masotti al TG1, di seguire l'attività della Presidenza della Commissione europea fino alla cessazione del mandato di Romano Prodi.
Per quanto riguarda le questioni relative alle prospettive del telegiornale e allo sforzo produttivo da parte dell'azienda egli fa presente di dover trovare, così come gli altri direttori, un equilibrio tra le proprie aspirazioni e gli stringenti vincoli di spesa imposti dal piano di risparmio dell'azienda.
Egli peraltro spera di poter acquisire rapidamente una serie di risorse umane, in particolare un telecineoperatore; per quanto riguarda gli spazi è noto come periodicamente venga riproposta l'idea di sopprimere l'edizione di mezza sera ritenendo che vi sia una sovrapposizione di telegiornali RAI intorno alle 22,30; egli ritiene che questa idea sia sbagliata dal momento che, fatta salva la possibilità di un migliore coordinamento fra i tre telegiornali, mantenere una pluralità di voci aiuta a raggiungere un pubblico più vasto, una scelta questa che è fondamentale in un momento in cui l'informazione della RAI non è più l'unica alla quale lo spettatore può attingere. Del resto è riconosciuto da tutti che la contemporaneità, magari sugli stessi temi, di «Porta a Porta» e «Primo Piano» non danneggia nessuna delle due trasmissioni, che hanno materie essenzialmente diverse.
Il direttore Di Bella conclude esprimendo l'auspicio che il TG3 possa in futuro svilupparsi ulteriormente, realizzando nuove rubriche, ad esempio una rubrica sulle guerre dimenticate, che potrebbero essere prodotte con costi contenuti e insisterebbero su nicchie informative attualmente non coperte.

Il presidente PETRUCCIOLI ringrazia il dottor Di Bella e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.10.