XIII Commissione - Giovedì 20 giugno 2002


Pag. 115

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00886 Molinari: Sul pagamento delle spettanze ai dipendenti dell'Ente irrigazione Puglia e Basilicata addetti alla diga di monte Cotugno.

Interrogazione n. 5-00993 Molinari: Sul pagamento delle spettanze ai lavoratori dell'Ente irrigazione Puglia e Basilicata.

TESTO DELLA RISPOSTA

In premessa, si ricorda l'evoluzione storica dell'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia nel corso degli anni.
L'Ente nasce con il decreto legislativo del 13 marzo 1947, n. 241 come strumento tecnico esecutivo dello Stato nelle regioni Puglia e Basilicata e, successivamente, in parte della Campania.
Posto sotto la vigilanza del Ministero dell'agricoltura e delle foreste con decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 281/47, viene riconosciuto soggetto giuridico di diritto pubblico e gli sono affidati compiti statutari, da effettuare sulla base delle direttive e delle richieste formulate dal Ministero, di seguito indicati:
a) studi e ricerche, anche sperimentali, per il reperimento, la raccolta e l'utilizzazione di risorse idriche;
b) elaborazioni di interventi organici a carattere interregionale finalizzati anche alla conservazione dell'equilibrio idrogeologico;
c) progettazione ed esecuzione di opere irrigue a carattere interregionale, compresi i serbatoi e gli invasi artificiali nonché a provvedere al loro esercizio ed alla loro manutenzione.

L'Ente, pur avendo caratteristiche di rilevanza nazionale, risulta però privo della capacità impositiva nei confronti della proprietà, capacità che è invece riconosciuta ai Consorzi di bonifica dal regio decreto n. 215 del 1933.
Nel 1976 si ritenne di poter sopperire alle derivanti difficoltà finanziarie inserendo nell'articolato della legge n. 386 del 1976, riguardante gli Enti di Sviluppo, una specifica disposizione che autorizzava la concessione di contributi, in favore dell'Opera Nazionale Combattenti, dell'Ente Irrigazione di Bari e dell'Ente Irriguo di Arezzo, nella misura annua di lire 3 miliardi.
Negli anni successivi e dopo la scomparsa dell'Opera Combattenti, la contribuzione annua dello Stato per i due Enti irrigui ha subìto una riduzione finanziaria inversamente proporzionale alle reali esigenze dei tempi, alla progressiva svalutazione monetaria, nonché ai delicati e più incisivi interventi richiesti dalle attività agricole territorialmente più rappresentate.
Infatti, nel 1982 il contributo annuo era già ridotto a 1 miliardo e 100 milioni (650 milioni a Bari e 450 ad Arezzo); tale importo, rimasto inalterato fino al 1994, dal 1995 è stato ridotto ulteriormente ad 1 miliardo e 64 milioni.
Nel corso degli anni, sono stati concessi finanziamenti straordinari, finalizzati al ripiano dei deficit accumulati che non hanno però avuto alcuna incisività strutturale


Pag. 116

nella normale gestione finanziaria dell'Ente apportando solo benefici momentanei.
Inoltre, a causa della cessazione dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno, nonché per via della diminuita realizzazione di opere pubbliche, l'Ente si è venuto progressivamente a trovare in una situazione di ingente disavanzo finanziario e patrimoniale.
A tutto ciò si aggiunga che la mancata capacità impositiva dell'Ente ha aggravato tale situazione ed ha innescato una serie di interminabili contenziosi legali che hanno peggiorato la situazione finanziaria complessiva.
Il Ministero del tesoro ha cercato di affrontare il problema del ripiano del disavanzo con contributi una tantum.
Premesso tutto ciò, l'Amministrazione, al fine di assicurare l'apporto di funzioni indispensabili che l'Ente, opportunamente riordinato e sufficientemente finanziato, può garantire, è impegnata ad individuare nella prossima legge di bilancio la copertura finanziaria che consenta almeno di elevare la disponibilità all'apposito capitolo di bilancio n. 8119 a lire 3 miliardi rispetto al miliardo e 67 milioni previsti nel bilancio 2002.
Infine, si fa presente che la situazione finanziaria in cui versa l'Ente è stata considerata anche nel contesto delle disposizioni recate dall'articolo 141, comma 1, della legge 388 del 2000 (finanziaria 2001), in cui è stata prevista per il solo Ente Irrigazione di Bari l'autorizzazione a contrarre mutui nei limiti di un impegno quindicennale di lire 4,5 miliardi per ciascuno degli anni 2002 e 2003, pari ad una disponibilità complessiva, a tasso corrente, di circa lire cento miliardi.
A tal riguardo, di recente, è stato interessato il Ministro dell'economia e delle finanze, affinché possa preordinare iniziative idonee, eventualmente interpretando la misura «risanamento delle gestioni» come riferita all'aspetto gestionale dell'Ente, al fine di autorizzare lo stesso a contrarre un mutuo diretto a risanare le esposizioni di bilancio.
In conclusione, si assicura l'impegno dell'Amministrazione alla soluzione delle problematiche evidenziate nell'interrogazione.


Pag. 117

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00949 Iannuzzi: Sul destino dell'ufficio di Salerno dell'ispettorato centrale repressione frodi.

TESTO DELLA RISPOSTA

In merito alla questione evidenziata nell'interrogazione in oggetto, in premessa, si precisa che la proposta di razionalizzazione dell'Ispettorato centrale repressione frodi si fonda su alcuni punti essenziali per un più efficiente ed efficace svolgimento dell'attività istituzionale della struttura.
Tali punti essenziali possono ricondursi principalmente:
alla necessità di assicurare una più diffusa presenza dell'I.C.R.F. sul territorio a livello ispettivo, contestualmente ad una migliore collaborazione con le strutture regionali, titolari delle competenze in agricoltura a livello di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli;
alla necessità di poter disporre all'interno dell'Ispettorato di laboratori, separati funzionalmente dagli uffici ispettivi per garantirne la terzietà, con adeguate dotazioni organiche e strumentali, qualificati scientificamente e quindi capaci da un lato di conseguire le necessarie specializzazioni nei diversi settori merceologici e dall'altro lato di mettere in atto studi volti alla messa a punto di metodi di analisi utili per individuare le sempre più sofisticate frodi nel settore agroalimentare e dei mezzi tecnici di produzione;
alla necessità di garantire più efficaci azioni di programmazione e di coordinamento delle attività ispettive e di laboratorio in concorso con le altre forze di polizia operanti nel settore delle frodi agroalimentari;
alla necessità di assicurare una più incisiva gestione, formazione ed aggiornamento del personale nonché più adeguate relazioni sindacali;

È da evidenziare, inoltre, che la predetta legge n. 3 del 2001 obbliga il Ministro delle politiche agricole e forestali ad effettuare la riorganizzazione dell'Ispettorato senza oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato, il che costituisce un grande limite soprattutto per quel che riguarda la possibilità di adeguare le dotazioni organiche del personale alle effettive necessità del settore.
Su tali presupposti è stato originariamente impostato lo schema di regolamento.
Tuttavia, anche a seguito delle osservazioni formulate dalle organizzazioni sindacali in sede di consultazione, l'Amministrazione ha rivisto tale schema originario e ne ha predisposto uno nuovo, che individua:
undici uffici ispettivi di livello dirigenziale con 16 sezioni distaccate, assicurando in tal modo circoscrizioni omogenee e una presenza dell'ispettorato in tutte le regioni;
cinque laboratori di livello dirigenziale con 7 sezioni distaccate, distribuiti su tutto l'arco della penisola con aree di servizio pluriregionali, in considerazione del fatto che le analisi di laboratorio possono essere «delocalizzate» senza minimamente inficiare la loro attendibilità;
sei uffici centrali di livello dirigenziale per la programmazione, il coordinamento


Pag. 118

delle attività ispettive e di laboratorio, la gestione e la formazione del personale, l'attività sanzionatoria.

Con tale proposta di riorganizzazione vengono di fatto mantenute tutte le attuali 22 sedi periferiche dell'ispettorato, anche se ne vengono diversificate le funzioni.
Gli onorevoli interroganti pongono il problema delle sedi di Modena e Salerno, che non sono più destinatarie di uffici con funzioni ispettive, ma solo di laboratori.
Al riguardo, nel rilevare che l'assenza in Modena e Salerno di uffici ispettivi non avrebbe affatto significato una mancanza di copertura ispettiva in quelle province, in quanto essa sarebbe stata comunque assicurata dai rispettivi uffici dirigenziali di Bologna e Napoli, si evidenzia che nel nuovo schema di regolamento proposto è stata espressamente prevista a Salerno una sede distaccata dell'ufficio di Napoli con funzioni ispettive.