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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Dussin n. 3-06823 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
GUIDO DUSSIN. Signor ministro, vi è sempre più preoccupazione per il caso dell'uranio impoverito e del plutonio inserito nel munizionamento usato nelle guerre del Golfo, della Somalia, della Serbia, della Bosnia e del Kosovo, ma anche nei poligoni del Friuli, della Sardegna e di altre località. Quello che vogliamo conoscere è se non ritenga di dover prevedere un esame sulla radioattività esistente in tali poligoni, possibilmente affidandosi a ricercatori dell'ENEA, dell'ARPA o di altre strutture esterne con strumentazioni specifiche più idonee di quelle militari.
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente ha facoltà di rispondere.
WILLER BORDON, Ministro dell'ambiente. Il Ministero dell'ambiente si è occupato più volte, come voi sapete (e come avete detto nell'interrogazione), della questione dell'uranio impoverito presente in alcuni tipi di proiettile usati dagli aerei NATO nelle operazioni militari nei Balcani. È opportuno oltretutto sottolineare che il Ministero dell'ambiente (tra l'altro stamattina stessa ho ricevuto il presidente, coordinatore della task force) ha chiesto e ottenuto - è l'unico paese insieme alla Svizzera - di far parte della task force dell'UNEP che, come sapete, è il programma delle Nazioni Unite per la protezione dell'ambiente che studia le conseguenze sull'ambiente e sulla salute umana proprio dell'utilizzo dei proiettili. Il gruppo di esperti dell'UNEP, ai quali ancora stamattina ho assicurato il massimo e continuato appoggio del Governo italiano, ha già effettuato una serie di prelievi sul campo di materiali di vario tipo (acqua superficiale di falda, terreno, vegetali e latte).
si precisa che nei poligoni dell'aeronautica è autorizzato solo l'uso di armamento inerte per esercitazione ed in quelli dell'esercito viene assicurata l'osservanza scrupolosa del regolamento di utilizzo degli stessi, che non prevede l'uso di munizioni. Per quanto sopra e tenuto conto dei controlli effettuati, si può escludere l'impiego del munizionamento in questione nei poligoni italiani, incluso quello di Maniaco, espressamente citato nell'interrogazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Ballaman, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
EDOUARD BALLAMAN. Signor ministro, ci siamo rivolti a lei principalmente per un fatto: non ci fidiamo assolutamente del Ministero della difesa (non parlo del ministro, ma del Ministero). Tenga presente che non potremmo fidarci di un Ministero che sostiene che i nostri soldati sono stati informati fin dall'inizio, mentre purtroppo i primi elementi sono stati forniti ai militari il 22 novembre 1999; tenga presente che, fino al settembre-ottobre 2000, il Ministero ha affermato che non sono stati utilizzati proiettili ad uranio impoverito in tutta la Bosnia, salvo poi smentirsi drasticamente il 21 dicembre 2000.
L'onorevole Guido Dussin ha facoltà di illustrarla.
Come vengono trattati i rifiuti che si vengono così a produrre? Qual è il rischio di tossicità nel munizionamento usato in questi poligoni? Qual è il rischio di radioattività se si usano munizioni radioattive nei nostri poligoni?
Prima delle guerre, le truppe alleate sopra elencate hanno utilizzato infatti i poligoni di tiro italiani. Le forze militari britanniche hanno dichiarato di non considerare pericolose tali armi e hanno proposto di utilizzare anche i loro poligoni nazionali. Come mai nessun dosimetro è stato dato ai militari italiani in guerra per stabilire la radioattività di queste armi?
Il Ministero dell'ambiente, che è presente con un proprio esperto, ha partecipato anche al prelievo di 384 campioni. L'Italia ne sta analizzando 80 presso i propri laboratori. La durata del lavoro della Commissione dovrebbe essere di 4 mesi, al termine dei quali sarà presentata una dettagliata relazione scientifica.
La presenza di plutonio, insieme all'uranio impoverito, è oggetto oltretutto di ulteriori e particolari attenzioni da parte del Governo italiano che intende svolgere ulteriori accertamenti.
Per quanto riguarda - questa è forse la cosa più importante della sua interrogazione, della quale la ringrazio - l'affermazione che i proiettili all'uranio impoverito sono stati sparati anche in poligoni italiani e che pertanto potrebbe essersi sviluppata una contaminazione locale, già nella seduta del 18 gennaio il ministro della difesa, proprio in quest'aula, ha dichiarato che le Forze armate italiane non impiegano né hanno mai impiegato tale tipo di munizionamento.
Per quanto attiene all'ipotesi di utilizzo dell'uranio impoverito nei poligoni italiani,
Inoltre, per completezza d'informazione, si precisa che nei poligoni del Triveneto le uniche unità di addestramento sono quelle di fanteria leggera, che hanno in dotazione armi di piccolo e medio calibro, ovviamente tecnicamente inidonee all'uso dell'uranio impoverito. Ciò premesso, il Governo non intravede alcun elemento ostativo (dico ancora di più: siamo favorevoli) all'ipotesi di condurre verifiche o misure della radioattività nei poligoni militari, come prospettato nell'interrogazione. Anche l'amministrazione della difesa, non solo quella dell'ambiente, è interessata più di chiunque altro a ricercare la verità scientifica: a tale scopo, come è noto, è stata istituita una specifica commissione medico-scientifica presieduta dal professor Mandelli, che ha il compito di darci un rapporto dettagliato. Fra l'altro (non occorre che lo sottolinei), la commissione ha totale libertà d'indagine e, comunque, voglio assicurare che anche il Ministero dell'ambiente, ovviamente ferma restando la competenza del Ministero della difesa, svolgerà attraverso l'agenzia nazionale attività di controllo, in particolare iniziando dal poligono Dandolo di Maniaco.
Signor ministro, la prego, quindi, di fare attenzione a tutte le possibili dichiarazioni del Ministero della difesa, anche perché, purtroppo, si fa ricordo ad una serie di mezze verità e di mezze bugie. Credo che gli italiani non abbiano mai usato proiettili ad uranio impoverito, ma che le forze NATO abbiano utilizzato l'uranio impoverito, come è avvenuto normalmente in Inghilterra ed in tanti poligoni d'Europa. Proprio per tale ragione vi è preoccupazione da parte nostra: se a tale preoccupazione aggiungiamo che i militari che hanno prestato servizio solo in certi poligoni sono sottoposti a chemioterapia, la morte del Pintus, le traiettorie di proiettili che, essendo ad uranio impoverito, quindi con un peso specifico molto diverso dagli altri, sono molto diverse da quelle dei proiettili normali, risulta evidente che anche nei poligoni italiani, purtroppo, si è utilizzato (non vorrei dirlo, ma per quanto ci riguarda si continua a ritenere ciò possibile) questo tipo di proiettili.
La invito, quindi, davvero, a proseguire in quest'attività conoscitiva e a non fermarsi ai famosi PGU-14 da 30 millimetri, perché anche i carri armati e i cannoncini anticarro con proiettili da 105 e 120 millimetri possono utilizzare proiettili ad uranio impoverito. La invito formalmente, inoltre, a non utilizzare per le ricerche strutture militari che, purtroppo, non sono adeguatamene attrezzate: in proposito, le chiedo di rafforzare, per quanto possibile, le strutture dell'ENEA e magari quelle dell'università di Roma 3 e dell'università di Urbino, che sono le uniche che hanno effettivamente la possibilità di eseguire le indagini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).