Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 830 del 20/12/2000
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La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 18.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 5808)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento, con ripresa diretta televisiva. A ciascun gruppo vengono assegnati dieci minuti, più un tempo aggiuntivo per il gruppo misto. Per le dichiarazioni di voto a titolo personale sono assegnati complessivamente 30 minuti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash, che ha a disposizione tre minuti. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, stiamo per approvare la nuova legge sull'immigrazione clandestina, ma forse la domanda che dobbiamo porci è se serva davvero una legge o se il problema del nostro paese sia l'incapacità di organizzare le istituzioni in modo da far funzionare le leggi. Certo, quando le leggi sono sbagliate a priori bisogna modificarle; il problema è se, poi, troviamo i mezzi e le capacità per farlo.
A me sembra che l'ampia discussione che si è svolta in quest'aula tra immigrazione clandestina reato oppure no non sia fondamentale, perché oggi avremmo la possibilità, se il Governo, se l'amministrazione pubblica fosse in grado di eseguire i provvedimenti di espulsione su base ed iniziativa amministrativa e di polizia, di ottenere buoni risultati. Abbiamo lager, che con il linguaggio buonista della sinistra vengono chiamati centri di accoglienza, eppure non è stato raggiunto alcun risultato, perché le espulsioni non si fanno ed i freni non vengono posti.
Mi domando, allora, se il problema di fondo non sia riorganizzare la nostra società per mettere un freno ed integrare coloro che vogliono lavorare e non delinquere. Siamo tutti d'accordo che immigrazione non è delinquenza, che neppure immigrazione clandestina è delinquenza. Allora, cerchiamo di organizzare le forze dell'ordine in modo tale che siano effettivamente capaci di combattere la delinquenza italiana o internazionale; abbiamo invece principi, come l'obbligatorietà dell'azione penale, che impongono ai procuratori della Repubblica di perseguire ufficialmente qualsiasi reato senza poter stabilire - nessuna fonte di responsabilità può farlo - quale reato andrebbe colpito e quale, eventualmente, potrebbe essere lasciato in secondo piano, come succede oggi di fatto, ma senza che vi sia assunzione di responsabilità.
La nostra politica dei flussi è assolutamente sbagliata e limitata. In realtà, sono le rigidità del mercato del lavoro italiano che non riescono a far lavorare alla luce del sole anche gli immigrati, anche i nostri concittadini, che vorrebbero lavorare. Vi è stato l'esempio del patto per il lavoro di un'amministrazione di centrodestra, quella di Milano, che ha offerto possibilità concrete di inserimento a livello


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contrattuale; questo patto è stato boicottato dalla CGIL e, fino a questo momento, non ha avuto alcun esito.
Ci vuole flessibilità nel mercato del lavoro; serve la possibilità per tutti, italiani e non italiani, di superare le rigidità che oggi «chiamano» una repressione che, in realtà, tutti sono incapaci di esercitare (Applausi del deputato Frau).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino, che ha a disposizione tre minuti. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il fenomeno dell'immigrazione ha raggiunto nel nostro paese dimensioni preoccupanti. La profonda inquietudine che si è diffusa tra i cittadini è ampiamente giustificata dall'incapacità del Governo di affrontare in modo credibile i problemi gravi ed urgenti che l'immigrazione porta inevitabilmente con sé.
La tolleranza e il buonismo pseudosolidaristico del Governo hanno fatto crescere l'immigrazione clandestina, hanno contribuito ad aumentare l'area dell'illegalità, hanno diffuso una larga sfiducia degli italiani verso lo Stato, con una forte richiesta di maggiore sicurezza da parte degli italiani.
Con la crescita del numero dei clandestini in Italia, si è anche ampliato il ricorso al lavoro nero.
Il provvedimento in approvazione avrebbe potuto perseguire nuove vie e dare risposte concrete e rassicuranti ad un'opinione pubblica sempre più disorientata. Siamo davanti ad una nuova occasione mancata: il Governo e la sua maggioranza parlamentare hanno eluso la responsabilità di approvare norme legislative severe e chiare che consentissero alle forze dell'ordine di governare efficacemente l'immigrazione clandestina, di affrontare in termini positivi la posizione degli immigrati irregolari che hanno già un lavoro.
Il CDU ritiene che questo provvedimento non renda possibile una vera e rigorosa azione di contrasto dell'immigrazione clandestina, che noi avremmo voluto combattere anche con l'introduzione del reato di permanenza clandestina. Siamo in una situazione di vera emergenza che richiedeva e richiede misure straordinarie per ricondurre il fenomeno dell'immigrazione ad una condizione ordinaria e normale.
La sfida dell'immigrazione è cruciale per il futuro del nostro paese.
Il CDU ha sostenuto, sostiene e sosterrà l'immigrazione regolare; ritiene indispensabile sconfiggere la migrazione clandestina perché alimenta la criminalità organizzata! Il CDU vuole coniugare il diritto di migrare con il diritto di salvaguardare l'identità culturale del nostro popolo! Un'azione ampia, severa e concreta con la quale affermare per i paesi di origine degli immigrati il loro diritto allo sviluppo e per il nostro paese la sicurezza della difesa della nostra organizzazione sociale e della nostra identità culturale.
Annuncio pertanto il voto contrario del CDU su questo provvedimento, che stravolge l'iniziativa di correggere incisivamente la legge Turco-Napolitano, che si dimostra largamente inadeguata. Un voto contrario perché questo provvedimento non dà alcuna nuova vera risposta ai problemi di sicurezza dei cittadini; non rafforza il contrasto alla criminalità organizzata e non offre risposte credibili rispetto alle nostre responsabilità verso i paesi europei (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU, di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bastianoni, al quale ricordo che dispone tre minuti di tempo. Ne ha facoltà.

STEFANO BASTIANONI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi, l'Italia si è rapidamente trasformata da paese di emigrazione a paese di immigrazione: nel volgere di pochi decenni i nostri connazionali, che andavano all'estero a cercare fortuna, sono stati oggi rimpiazzati da moltitudini di persone che,


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provenienti da paesi lontani, fuggendo dalle guerre, dalla miseria, da situazioni ambientali invivibili, oggi cercano un destino migliore nei paesi ricchi, quindi nell'Europa, negli Stati Uniti e anche in Italia.
Dobbiamo dire che per gli anni ottanta e anche per buona parte degli anni novanta il nostro, come altri paesi, non era attrezzato dal punto di vista culturale, sociale e normativo ad affrontare questa emergenza. L'attuale legislazione, così come il testo unico delle norme sull'immigrazione, certamente alla prova dei fatti e dell'esperienza necessita di essere rafforzata e migliorata nella parte che riguarda il contrasto e la prevenzione dell'immigrazione clandestina. Non dimentichiamo, tuttavia, che questo è un problema che ha due facce: da una parte, noi abbiamo lavoratori extracomunitari nei cantieri, nelle fabbriche, nei campi e nelle famiglie dove assistono i malati e soprattutto gli anziani (esiste quindi un'immigrazione positiva di chi viene a migliorare le condizioni di vita degli italiani); detto questo, dobbiamo con forza ribadire che esiste anche, dall'altra parte, un'immigrazione che viene in questo paese in forme clandestine, magari attraverso organizzazioni criminali, che debbono essere combattute duramente e con efficacia dallo Stato e dalle forze dell'ordine. Soprattutto vi sono anche coloro che vengono qui a delinquere e la risposta deve essere altrettanto ferma e certa!
Noi crediamo pertanto che il provvedimento che andiamo oggi ad approvare sia un provvedimento che serve a migliorare le misure che sono state poste in essere e a migliorare una situazione che altrimenti non sarebbe più sostenibile da parte dell'opinione pubblica e dello Stato. Noi crediamo che, con riferimento ad alcuni aspetti che riguardano le espulsioni per via amministrativa, poiché la nostra giurisprudenza prevede tre gradi di giudizio (primo grado, appello e Cassazione), per non ingolfare il livello giurisprudenziale, forse la via amministrativa è la più rapida, poiché garantisce una immediata espulsione degli immigrati clandestini.
Se poi l'immigrato clandestino delinque, deve essere penalmente perseguito in maniera dura, decisa e forte da parte dello Stato. Questo è il segnale che noi dobbiamo mandare all'opinione pubblica.
La ringrazio, signor Presidente. I deputati di Rinnovamento italiano voteranno a favore del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rinnovamento italiano, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parenti, che ha tre minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

TIZIANA PARENTI. Signor Presidente, credo che la discussione che abbiamo svolto in questi giorni abbia chiarito le due concezioni assolutamente diverse su quello che è il compito del Parlamento e su quella che è la visione del mondo da parte di questo Parlamento.
Innanzitutto, il compito del Parlamento è quello di regolare i cambiamenti sociali ed economici: non è quello di reprimerli, ma è quello di disciplinarli, dando adeguate risposte in termini di sicurezza e evitando che si verifichino crisi di nervi irrazionali come quelle di cui è stato vittima il centrodestra. È stato proposto di sparare a vista sugli scafisti, ivi compresi tutti coloro che erano trasportati negli scafi; di arrestare in modo indiscriminato e quindi di affidare alla magistratura la politica dell'immigrazione; di riempire le carceri (non si sa quante ce ne dovrebbero essere nel nostro paese); di compiere insomma una repressione totale, eccetto che nei confronti degli immigrati la cui presenza ci fa comodo per mantenere il nostro livello di benessere. È emersa la nostra totale chiusura culturale, la nostra paura soprattutto di confrontarci con culture, con religioni, con esperienze diverse e soprattutto di lasciarci trasformare dal destino della storia, qual è sempre stato perché la storia è una storia di grandi immigrazioni: fin dai primordi le immigrazioni hanno trasformato i popoli, hanno creato nuove culture; a questo noi non possiamo sottrarci.


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La legge Turco-Napolitano ha solo un anno e mezzo di vita, o poco più, e noi non possiamo cambiare le leggi ogni anno, come spesso ci viene rimproverato, perché questo genera confusione, non genera certezza. La Commissione ha integrato la legge Turco-Napolitano comprimendo le condotte di reato e reprimendole e sanzionandole adeguatamente, talvolta forse anche più del necessario, ma creando in questo modo una distinzione precisa e netta tra ciò che costituisce reato e ciò che costituisce una violazione del concetto astratto di ordine pubblico che è affidato alle leggi di pubblica sicurezza.
Se noi non mantenessimo questa divisione, criminalizzeremmo un'infinità di persone solo perché vogliamo esclusivamente i braccianti che ci fanno comodo. Allora fissiamo un numero chiuso che non può essere rispettato: solamente per questo li releghiamo alla clandestinità.
Allora, queste due visioni del mondo che si sono scontrate denotano, da una parte, una paura e una chiusura irrazionale del centrodestra, che rischia la crisi di nervi, e dall'altra, una volontà di affrontare e disciplinare progressivamente un flusso migratorio a cui noi comunque non ci potremo sottrarre (Applausi dei deputati del gruppo misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini, che dispone di cinque minuti. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, credo che in quest'ultimo periodo della vita parlamentare ci siano stati diversi colleghi distratti, come l'onorevole Parenti. Infatti, penso sia difficile per tutti noi percepire dove la collega abbia potuto cogliere l'isteria del centrodestra rispetto ai temi dell'emigrazione.
Noi siamo i grandi sconfitti di questa seduta parlamentare: lo siamo noi del CCD che abbiamo cercato di far avanzare in questa seduta, su questo argomento così importante per gli italiani, un concetto semplice e chiaro. In primo luogo, distinguere non in base al colore della pelle ma in base alla serietà e all'onestà delle persone: la vera distinzione è tra delinquenti e persone perbene; la seconda distinzione, in riferimento ai clandestini, è tra il clandestino cui magari è scaduto il permesso di soggiorno (cosa che può capitare, per esempio, ad una colf che lavora nelle nostre case, il che può rientrare nell'esperienza di ciascuno di noi) ed il delinquente che vive nell'illegalità. Per quest'ultimo, evidentemente, il problema è ben diverso da quello del permesso scaduto.
Vi è stata una proposta emendativa dell'onorevole Giovanardi, che io voglio ringraziare, perché l'ha portata avanti in questi giorni: vi è stata una difficile opera di mediazione per vedere se fosse possibile, anche in un momento di precampagna elettorale, individuare in aula un comune senso delle istituzioni, raccogliendo l'appello che il Capo dello Stato ha più volte reiterato sul tema. Abbiamo discusso e ragionato: la proposta Giovanardi è sembrare diventare nella giornata di ieri il minimo comune denominatore tra maggioranza e opposizione; altro che isterismo dell'opposizione di centrodestra! Laboriosità e serietà dell'opposizione di centrodestra!
Dove è finito l'emendamento Giovanardi? Si è infranto sul veto di Rifondazione comunista e del gruppo Comunista, che impediscono al centrosinistra di avere linee di serietà sul tema dell'immigrazione e lo condannano alla demagogia e al pressappochismo (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Dico, allora, che abbiamo perso una grande occasione: lo voglio dire al ministro dell'interno, che sa quanta correttezza istituzionale vi sia in noi. Perché non si è individuato un punto d'intesa?
Il punto d'intesa, lo voglio ripetere per gli italiani che dovessero seguire il nostro dibattito, è molto semplice: la gradualità della pena deve essere in base alla recidiva del reato. La prima volta il clandestino si respinge alla frontiera e si riaccompagna al paese d'origine, con provvedimento


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amministrativo immediato; la seconda volta, si sottopone il clandestino ad un processo per un reato contravvenzionale e, nel caso sia inadempiente rispetto alle nostre leggi, viene riaccompagnato alla frontiera e al paese d'origine. La terza volta si viene arrestati e tenuti in carcere. Questa gradualità, che risponde ad un principio di umanità ma anche di fermezza nel rispetto delle leggi, poteva e doveva essere un minimo comune denominatore nelle Camere, se non si fosse voluta fare sulla pelle dei clandestini e di questo fenomeno, che colpisce indirettamente anche tanti italiani una campagna elettorale anticipata.
È una grande occasione perduta, voglio dirlo agli esponenti della maggioranza. Oggi Rutelli è ancora in giro per l'Italia, ma non si capisce cosa giri a fare, perché dica cose, ne ha dette alcune anche oggi, che poi vengono costantemente smentite dalla sua base parlamentare. La politica si fa qui, la prossima campagna elettorale si farà sulle scelte che sono maturate in questi cinque anni in quest'aula, non sulla base degli slogan che non potete permettervi di inseguire, perché oggi avete il compito di governare il paese (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
Voglio dire anche al ministro dell'interno che non basta stabilire che vi debbono essere i centri di accoglienza, ma bisogna farli. Abbiamo due centri di accoglienza nel nord, Milano e Torino, anche rispetto all'emergenza friulana che è devastante, con 400 ingressi probabilmente in una sola giornata. Anche in riferimento alle impronte digitali, non mi vergogno come italiano di averle sotto la mia carta d'identità: è razzista proporre le impronte digitali solo per gli immigrati; impronte digitali per tutti, quindi, per identificare tutti i cittadini, a partire da noi che siamo qui in Parlamento. Altro che isterismo e demagogia: questa è serietà e questa è politica (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi deputati dell'opposizione e della maggioranza, il fenomeno dell'immigrazione non è né una contingenza italiana né un'emergenza momentanea, ma una questione di rilevanza mondiale, che oggi interessa tutte le società sviluppate, ed in particolare tutti gli Stati appartenenti all'Unione europea. Non esiste solo la globalizzazione dei mercati, ma anche quella delle persone.
Nelle varie epoche storiche l'Italia è stata attraversata sia da flussi migratori in entrata sia da flussi di emigrazione verso l'estero, sia da gigantesche emigrazioni da sud a nord. Quasi tutte le famiglie italiane, anche quelle che ci ascoltano, nella loro storia, sia nell'ottocento che nel novecento, annoverano vicende personali e familiari di emigrazione, con costi umani e sociali enormi, vicende legate all'arretratezza economica ed agli squilibri sociali.
Negli ultimi decenni i fenomeni di immigrazione si sono accentuati in relazione all'aggravarsi sia degli squilibri tra nord e sud del mondo sia degli squilibri tra est ed ovest in un quadro geopolitico profondamente mutato per la fine della guerra fredda e la caduta del muro di Berlino. D'altra parte nelle società industriali avanzate il sistema socio-economico si è sempre più avvalso di lavoratori immigrati per la propria crescita ed il proprio sviluppo. Rispetto ad altri Stati europei di analoghe dimensioni come la Francia, la Germania ed il Regno Unito, l'Italia è stata attraversata da flussi migratori di dimensioni assai inferiori e più recenti nel tempo.
Il fenomeno dell'immigrazione è sempre più un fenomeno complesso, con dimensioni economiche, sociali, linguistiche, culturali, religiose ed istituzionali. La complessità del fenomeno richiede sia una nuova consapevolezza politica e culturale, sia una capacità di governo che coinvolga


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tanto il Governo nazionale quanto i governi delle regioni e degli enti locali, in un quadro di necessaria unitarietà e corresponsabilità, con capacità di coordinamento e di applicazione delle rispettive competenze del principio di sussidiarietà, sia verticale che orizzontale.
Il governo dei flussi migratori richiede anche una forte collaborazione sul piano internazionale, sia nei rapporti bilaterali e multilaterali, sia nel quadro dell'Unione europea. Questa consapevolezza fa capire quanto sia sbagliato affrontare la questione dell'immigrazione esclusivamente sotto il profilo dell'ordine pubblico e sotto la spinta di ondate emotive o addirittura di pulsioni razziste e xenofobe, alimentate dalla Lega e da altri settori del centrodestra (Proteste di deputati della Lega nord Padania).
Bisogna saper distinguere tra l'immigrazione regolare, l'immigrazione irregolare ma non legata a fenomeni di criminalità, le richieste di asilo tutelate dall'articolo 10 della Costituzione e dalle convenzioni internazionali ed infine l'immigrazione irregolare clandestina connessa a fenomeni di criminalità anche organizzata. La reazione negativa dei cittadini è collegata giustamente ai fenomeni di immigrazione clandestina finalizzata ad attività criminali o ad esse connessa. È giusto combattere con rigore e determinazione tutti i fenomeni di criminalità, sia di matrice endogena - e sappiamo quanto forte sia la criminalità di matrice italiana, talora italianissima - sia collegati all'immigrazione clandestina. Ed è ciò che si sta facendo e si dovrà fare sempre di più con tutti gli strumenti dello Stato di diritto, ma è gravemente ingiusto, sbagliato e fuorviante confondere i fatti di criminalità da combattere con i flussi migratori, che vanno governati e regolati sul piano economico, politico, sociale, culturale ed anche religioso.
Tutte le società avanzate sono già e saranno sempre più società multiculturali, multietniche ed anche multireligiose e tutto ciò rappresenta un arricchimento ed una risorsa per il nostro futuro. Se dovessimo sintetizzare il pensiero dei Verdi e dell'Ulivo in poche parole, potremmo dire «convivenza nella solidarietà e nella sicurezza». Se non c'è sicurezza, si scatena la paura, l'angoscia, l'incertezza e trovano spazio meccanismi di rifiuto razzista e xenofobo. La sicurezza, quindi, è una dimensione irrinunciabile di uno Stato democratico e di diritto; ma, garantita la sicurezza secondo le regole democratiche e certe, la Repubblica in tutte le sue articolazioni, dal livello statuale a quello degli enti locali e del privato sociale, deve saper costruire la convivenza nella solidarietà. Nessuna solidarietà per chi mette in opera attività criminali, ma capacità di realizzare una piena e solidale convivenza con chi vive ed opera nella legalità o nella legalità vuole rientrare.
L'Ulivo e il centrosinistra hanno accettato la sfida che ci è stata proposta. Abbiamo affrontato con serietà i problemi reali ed abbiamo proposto norme adeguate...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, deve concludere.

MARCO BOATO. ...per rendere la legge più rigorosa, ma anche più efficace. Lo abbiamo fatto nella logica di governare questo fenomeno nella sua complessità e secondo l'etica della responsabilità.
Per questi motivi, i Verdi voteranno a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, in apertura del mio intervento vorrei chiedere scusa al popolo berbero, perché in questa sede è stato offeso da un collega, quindi l'offesa viene dalla Camera dei deputati. Infatti, l'aggettivo «berberi» è stato usato in maniera negativa, quindi chiedo davvero scusa.
Signor Presidente, ho partecipato a questa discussione con un grande senso di amarezza e di rabbia, perché ho avvertito


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drammaticamente il danno che il paese ricava da chi usa quella che oggi è una delle grandi questioni, il movimento e lo spostamento dei popoli, per farsi gratuita propaganda, nonché sollecitare ed inculcare nel paese paura, odi ed intolleranza, di cui si colgono già i segnali. È qui la destra, è in questa cultura diffusa, che non è stata contrastata in questi anni dal centrosinistra, almeno non a sufficienza.
Vi sono i danni, sì, perché la solidarietà vera è il tratto significativo di una società civile. Noi, invece, assistiamo ad un imbarbarimento dei costumi, ad un vuoto dei valori di cui non ci accorgiamo quasi ed inseguiamo qua e là fatuità, come è successo per le stupide storie delle discoteche o per non so quali altri accorgimenti per limitare i danni del sabato sera.
No, va detto che tutto questo - ahimé - è il prodotto della società che state costruendo con la vostra globalizzazione, che è fatta di mercati, di mercanti, di merci e di guerre. Infatti, oggi è del tutto chiaro che in Kosovo la partita era un'altra, l'affermazione di una nuova identità della NATO, che in Kosovo non esistono condizioni di pace e da lì continuano a giungere uomini, donne e bambini.
Avete continuato a parlare di lotta al clandestino. Ma chi è costui? È davvero quel Cristo nero che dipingete? Chi sono gli extracomunitari? Cambiate linguaggio, perché «extra» vuol dire «fuori». Ma fuori da quale comunità? Dall'Europa di oggi, che cerca di allargarsi ai paesi dell'est e, quindi, vuole sottrarre agli altri più che aggiungere a sé? Di quale Europa si tratta? Quella che vuole allargarsi alla Turchia? Chi sono gli albanesi, i kosovari, i serbi, i curdi, i marocchini, i cingalesi? Non fanno parte della comunità, di questa comunità umana?
La gente deve sapere che questi uomini e queste donne, che certamente vivono il loro sradicamento, l'abbandono delle loro terre e vengono qui per finire tra pareti di solitudine - molte volte sono davvero le scatole di cartone -, sono costretti a migrare anche e soprattutto per le conseguenze delle vostre politiche liberiste, della vostra politica internazionale, vostra e dei vostri alleati internazionali, degli americani, degli inglesi e quant'altro.
Vi è forse qualcuno che, ad esempio, possa dubitare del fatto che l'Africa è sempre stata una terra sfruttata e depredata? Ma allora che senso ha, Giovanardi - e tutti quelli che lo hanno sostenuto -, sparare sullo scafista? Richiamatevi almeno, se ne siete capaci, a quello che dovrebbe essere uno dei dieci comandamenti: non uccidere.
E poi perché scambiare l'oggetto con il soggetto, le cause con le conseguenze? Sono la mafia, nazionale ed internazionale, e la criminalità che devono essere perseguite. Lo si sta facendo, forse non a sufficienza, ma allora è lì che bisogna colpire. Le politiche di accoglienza vanno invece rafforzate perché, se saremo veramente accoglienti e non come negli attuali centri di accoglienza - ma l'accoglienza è una pratica difficile e seria -, allora saremo accoglienti anche con i nostri bambini svantaggiati, con quelle che chiamate baby gang. Lo saremo con gli anziani e i bambini forse non saranno più gettati nei cassonetti. Invece l'accoglienza è tenere con sé, stare insieme. Questo è per noi il rapporto con gli immigranti e le immigranti perché le cause delle loro sofferenze sono le cause della sofferenza di quegli uomini e di quelle donne che ugualmente nel nostro paese non hanno lavoro, non hanno la casa, non hanno niente. La lotta allora deve essere contro le guerre e per la ridistribuzione delle ricchezze che sono nelle mani di pochi. Questo però richiede una politica diversa che metta al centro l'uomo e le sue relazioni e non le merci. Dunque, la politica delle destre è tra i mandanti delle tante sofferenze degli immigranti e il centrosinistra non ha contrastato tale politica, tanto che oggi ha fatto anche uno scivolone perché con l'accettazione dell'emendamento Di Luca sulle impronte digitali ha introdotto un mutamento culturale...

PRESIDENTE. Deve concludere.


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MARIA CELESTE NARDINI. ...profondo che sicuramente non appartiene ad un pensiero di sinistra ma ad un pensiero sinistro. Noi siamo sempre stati dalla parte dei deboli e forse gli immigranti sono fra questi (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha dieci minuti.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, la storia dell'umanità ci insegna che da sempre l'uomo, sia singolarmente che in gruppo, costretto da guerra e da carestie o dall'impossibilità di sopravvivere nella propria terra di origine, emigra alla ricerca di condizioni di vita migliori e neanche la sofferenza di chi deve lasciare il proprio habitat per affrontare l'ignoto e neanche le difficoltà ed il dolore che accompagnano l'emigrante sono sufficienti a fermarlo perché le necessità che lo determinano al viaggio della speranza sono più forti e più urgenti di ogni altra considerazione.
Tutto ciò può riassumersi nei versi di un poeta arabo: «Se l'albero potesse muoversi, avesse piedi ed ali, non gemerebbe segato né soffrirebbe ferite d'accetta».
Sottacendo e sottovalutando questa ineludibile legge naturale si è creato all'interno del Parlamento un dibattito che ha percorso strade confuse e contraddittorie ma soprattutto ispirate all'emotività del momento; si è insomma ingenerato quel fenomeno della nevrosi da immigrazione che la sociologia ha più volte messo in rilievo e classificato. E sul vento emotivo della nevrosi alcuni schieramenti politici hanno assunto posizioni opportunistiche, alterando i termini del problema e fomentando la pubblica opinione verso giudizi irrazionali ed approssimativi. Ciò purtroppo non ha contribuito a determinare uno svolgimento sereno ed equilibrato dei lavori tale da consentire un esame costruttivo e realistico del problema.
È allora indispensabile ricondurre il problema stesso nell'alveo della realtà giuridica ed economica, partendo da talune premesse fondamentali. In primo luogo, non va dimenticato che il nostro paese ha aderito a quelle convenzioni internazionali che fanno della solidarietà umana un obbligo di civiltà, di umanità e di democrazia. E proprio la nostra Carta costituzionale ha proclamato il dovere dell'ordinamento giuridico italiano di conformarsi alle norme del diritto internazionale riconosciuto. In secondo luogo, la stessa Carta costituzionale ha imposto il dovere di porgere asilo allo straniero al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche, e in esse non può non ricomprendersi anche la libertà di vivere e di sostenere le proprie famiglie. In terzo luogo, la storia del passato deve farci considerare un altro fattore di non poco conto: tutte le immigrazioni, nonostante i disagi provocati alle collettività ospitanti, hanno pur sempre loro apportato, anche se non in termini brevi, vantaggi sul piano del lavoro e quindi dell'economia interna.
Direi che è proprio questo il fattore che deve maggiormente far riflettere chi vorrebbe adottare una politica di chiusura totale: alcuni settori della nostra economia, senza l'ausilio degli immigrati, sarebbero da tempo falliti, tenuto conto che alcuni tipi di lavoro sono ritenuti non confacenti al proprio status o troppo usuranti o troppo logoranti. Poiché in economia non esistono compartimenti stagni, il fallimento di alcuni settori avrebbe provocato conseguenze negative su tutti gli altri, con un danno generalizzato di difficile risanamento.
Certo, pur tenendo conto di tali considerazioni, non si deve tuttavia attuare una strategia aperta all'immigrazione in maniera indiscriminata; ma, partendo dal presupposto che non tutta l'immigrazione va identificata con la delinquenza, è necessario separare ciò che in essa c'è di buono e di utilizzabile da ciò che, invece, porta al disordine, alla violenza e all'abuso. Non è un compito agevole, ma è un compito che è necessario svolgere.


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Dovendo dettare regole uguali e precise destinate al variegato mondo dell'immigrazione, non si può non tener conto del caleidoscopio di razze, religioni, usi, credenze ed abitudini di cui sono portatrici le varie etnie interessate al fenomeno. Indubbiamente, ciò comporta la difficoltà di trovare un punto di equilibrio che, da una parte, tuteli i diritti civili ed umani degli immigrati e, dall'altra, tuteli e garantisca la società italiana. I temi, per la loro delicatezza, avrebbero dovuto comportare una costruttiva sinergia tra tutti gli schieramenti e non contrapposizioni o interminabili discussioni sul regolamento interno della Camera, che non prevede certo che le proposte di legge - da qualsiasi parte vengano - siano approvate così come poste all'ordine del giorno.
Entrando nel merito delle varie proposte di legge presentate, va detto subito che non può essere accettato il principio che vuole considerare l'immigrazione clandestina come reato tout court, in quanto ciò comporterebbe un'equiparazione falsa: clandestino uguale delinquente. Né è pensabile che si possa sparare indiscriminatamente sui gommoni. Del resto, anche alcune forze dell'opposizione hanno mostrato perplessità su tali punti ed alcuni deputati si sono dichiarati contrari.
La legge in vigore (la legge n. 40 del 1998), che regolamenta i flussi immigratori, è complessivamente una buona legge ed ha dato apprezzabili risultati, sia per quanto riguarda i respingimenti, sia per quanto riguarda le espulsioni. Ma proprio per migliorarne la portata, la maggioranza ritiene di apportare delle modifiche che la rendano più incisiva e rigorosa, ma che certamente non ne snaturino la filosofia di fondo. In quest'ottica, alcune proposte contenute nella proposta di legge di iniziativa dell'onorevole Fini sono state condivise e recepite dalla maggioranza della Commissione e dell'Assemblea con il comma 1 dell'articolo 3 e con gli articoli 4, 8 e 9. I punti più qualificanti dell'articolato che stiamo per votare - del quale è relatore l'onorevole Sinisi - e sui quali il mio gruppo concorda sono rappresentati, innanzitutto, dall'istituzione di una commissione per realizzare un coordinamento interministeriale, al quale partecipino le regioni, gli enti locali, le parti sociali e le associazioni maggiormente impegnate in materia.
Il documento di programmazione dei flussi - oggi previsto per una durata triennale - è stato ridotto ad una durata biennale, affinché sia via via aggiornato ed adattato alle evoluzioni del fenomeno. Sono previste, poi, misure di coordinamento - nei controlli di frontiera - tra il Ministero della difesa ed il Ministero dell'interno, nonché accordi di coordinamento con le altre autorità europee nell'ambito di Schengen. Per rinforzare la lotta contro la prostituzione e il suo sfruttamento, si è prevista una ipotesi autonoma di reato per il traffico di esseri umani a fini di prostituzione. Si è voluta rafforzare maggiormente anche la lotta all'immigrazione clandestina prevedendo, tra l'altro, la possibilità che consente alla polizia giudiziaria di infiltrarsi nelle organizzazioni criminali dei trafficanti di esseri umani, escludendone la punibilità in caso di operazione simulata. Nella stessa direzione va la norma che consente alla polizia giudiziaria ed al pubblico ministero di procrastinare i provvedimenti di arresto, fermo e sequestro per fini investigativi.
Un'ultima considerazione va necessariamente svolta: le identità non sono costanti; un immigrato, infatti, non è uguale a se stesso dopo cinque o dieci anni che vive a Roma, a Parigi o a Londra. La società pluralistica insegna dal guardarsi dall'intolleranza, ma la vera forza della democrazia sta sempre nel saper assorbire - nella dialettica del dissentire - anche quei cittadini più refrattari al dialogo.
La rivoluzione francese chiedeva libertà, uguaglianza e fratellanza. Oggi possiamo inserire anche la diversità tra quelle magiche parole. In ogni caso, il testo della maggioranza propone correttivi per contrastare più efficacemente ogni forma di pericolosità e di delinquenza dell'immigrazione e per regolare con più


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puntualità gli interessi, da un lato, dei soggetti che arrivano nel nostro paese e, dall'altro, quelli dei cittadini italiani, armonizzando e dirigendo le varie forze di lavoro.
Forse occorreranno, da qui a poco, anche altri correttivi, ma al momento, tutto ciò che era regolabile è stato regolato in modo e in misura convenienti, distinguendo tra immigrati clandestini che vengono per lavorare e coloro che commettono reati, per i quali si sono inasprite le pene anche più di quanto ha richiesto l'opposizione.
Sono auspicabili, anzi indispensabili, una sempre maggiore collaborazione e coordinamento sia con i paesi europei, sia con i paesi di origine degli immigrati per la migliore garanzia di trasparenza del fenomeno. Non dobbiamo dimenticare che se vi sono tra gli immigrati anche persone che delinquono, vi sono anche cittadini italiani che, a loro volta, sfruttano e utilizzano gli extracomunitari.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 18,40)

MARETTA SCOCA. Il nostro paese non ha mai difettato del senso dell'accoglienza e del senso del diritto, che ci vengono anche dall'insegnamento della Roma classica e dal cristianesimo. Dobbiamo proseguire su questa strada e fuggire qualsiasi tentazione xenofoba.
Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole dei deputati del gruppo dell'UDEUR (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDEUR, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monaco. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, colleghi, ci apprestiamo ad esprimere il nostro voto favorevole su una legge che ha conosciuto un iter travagliato. Una proposta in tema di immigrazione originariamente avanzata dall'onorevole Fini con palesi intenti propagandistici, grazie all'impegno della maggioranza, alle divisioni dell'opposizione, al lavoro del relatore, della Commissione e dell'Assemblea, è stata riconvertita in un provvedimento limitato che non stravolge - era questo l'intento dell'onorevole Fini - la legge vigente ma, più semplicemente, la perfeziona, la migliora, ne rende più agevole l'applicazione.
La maggioranza ha accettato il confronto, come era suo interesse e suo dovere, ma ha respinto le proposte, avanzate nel testo originario, inaccettabili, impraticabili, in qualche caso persino in contrasto con l'intenzione dichiarata, cioè quella di un giro di vite verso l'immigrazione clandestina. Penso, per esempio, alla proposta, puramente demagogica, di fare dell'immigrazione clandestina un reato da affidare ai magistrati, con l'effetto sicuro di intasare carceri e tribunali con i loro tempi infiniti, anziché procedere a solleciti e immediati rimpatri dei clandestini. Penso all'idea bizzarra, e anche un po' incivile, delle quote etniche, quasi che sia lecito e utile selezionare e dosare le persone su base etnica, come fossero merci. Penso all'istituzione di un autonomo ministero per l'immigrazione, in contrasto sia con la già deliberata riduzione del numero dei ministeri a 12 (lo abbiamo deciso qui), sia con la manifesta esigenza di un'azione coordinata, interministeriale, integrata, quale è richiesta dalla complessità della materia.
Ma, ripeto, non ci siamo limitati a respingere proposte inutili o nocive. Abbiamo approfittato per introdurre talune positive novità. Esemplifico: il coordinamento a più alto livello ministeriale; la consultazione di regioni, enti locali, parti sociali, associazioni impegnate prima del varo del decreto flussi. Penso a norme che agevolino l'ingresso nel mercato del lavoro degli immigrati regolari e, per converso, a norme che contrastino il ricorso al lavoro nero degli immigrati clandestini. Penso a misure ulteriori che agevolino l'azione di contrasto della polizia giudiziaria verso le organizzazione criminali dei trafficanti di esseri umani. Penso a un'ipotesi autonoma


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di reato per il traffico di esseri umani per fini di prostituzione, nonché a disposizioni tese a favorire l'accertamento dell'identità personale, compresa, quando fosse necessario, la rilevazione delle impronte e della nazionalità dei soggetti. Penso ad altre norme ancora. Infine e soprattutto all'inasprimento delle sanzioni per chi, condannato ed espulso, dovesse rimettere piede in Italia.
Dunque, il vaglio critico della proposta originaria e l'impegno propositivo hanno prodotto il risultato di far esplodere le contraddizioni dell'opposizione. Essa si è vistosamente divisa sui punti qualificanti dell'originaria proposta Fini, tutta protesa ad agitare la clava della penalizzazione a fini meramente dimostrativi. Sono risuonate qui le parole di aperto dissenso dei settori moderati o le voci liberali interne al Polo: penso agli onorevoli Martino, Taradash, Casini e Giovanardi. L'onorevole Casini, che oggi sembra essersene scordato, non più tardi di ieri ha bollato come «un'assoluta sciocchezza» il cuore della proposta Fini, vale a dire l'introduzione del reato di immigrazione clandestina. Leggo che Margherita Boniver, responsabile del dipartimento immigrazione di Forza Italia, così si è espressa: «Per i clandestini sono favorevole ad un approccio severo, graduale e dissuasivo, con espulsioni immediate, ammende ed interdizioni per i recidivi, ma non il carcere: il nostro sistema penitenziario è già abbastanza collassato». Lo stesso onorevole Buontempo, che non ha fama di essere né liberale né moderato, si è dissociato dalla proposta originaria nel suo punto qualificante.
Per parte nostra ci siamo ispirati a convinzioni e principi che qui telegraficamente richiamo. L'immigrazione è una questione di portata epocale e su scala mondiale, forse l'espressione più vistosa della cosiddetta globalizzazione; una sfida ineludibile che interroga la coscienza umana e civile e che mette alla prova la nostra capacità di regolazione, di governo. A noi compete dominare i problemi, grandi e difficili, portati dall'immigrazione e di mettere anche a frutto le opportunità che essa ci offre. Immaginare di sottrarsi a questa sfida o di venirne a capo con i soli strumenti, deboli ed inadeguati, del diritto penale è miope, velleitario e demagogico.
La legge vigente, approvata solo due anni or sono, è una buona legge, una legge finalmente organica e volta a realizzare due obiettivi. Il primo è quello delle quote da programmare sulla base di un accurato calcolo della misura degli immigrati che siamo realisticamente in condizione di accogliere, senza che si producano sconvolgimenti insostenibili, ma alla cui integrazione siamo interessati, visto il loro prezioso contributo alle nostre imprese, ai servizi alle persone - penso ai malati e agli anziani, spesso assistiti da immigrati - allo stesso sistema previdenziale. Il secondo obiettivo è quello del respingimento e del rimpatrio, il più sollecito possibile, degli immigrati clandestini. Si tratta dunque di una legge saggiamente ispirata alla distinzione tra immigrazione regolare, da governare e da integrare, e immigrazione clandestina, da contrastare risolutamente e senza alcuna indulgenza.
Proprio ora tale legge comincia a dare i suoi frutti anche sul fronte che preme all'onorevole Fini e, sotto questo profilo, anche a noi. Bastino tre dati straordinariamente eloquenti. Dal 1o gennaio al 30 novembre di quest'anno sono stati allontanati dal territorio nazionale oltre 60 mila stranieri: un numero senza precedenti. Di essi circa la metà sono stati respinti alla frontiera. Nei primi dieci mesi dell'anno abbiamo registrato il 50 per cento in meno di clandestini sbarcati sulle nostre coste. Infine, l'Italia è uno dei paesi d'Europa con più alta percentuale di immigrati con occupazione stabile e certa sul totale degli extracomunitari presenti sul territorio nazionale con regolare permesso di soggiorno: ciò dimostra che l'integrazione è possibile ed è concretamente in atto.
In ogni caso, su questioni di tale portata una cosa è certa: la sfida si gioca soprattutto sul versante dell'applicazione delle leggi e la più insensata, la più irresponsabile delle idee è quella di cambiare


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la legge ogni stagione. Anche ai fini del rigore e dell'efficacia repressiva, non c'è nulla di peggio della schizofrenia. È piuttosto la coerenza e la costanza della legge e della sua severa e puntuale applicazione che danno alla legge stessa modo di dispiegare gli effetti voluti.
I risultati già si vedono: le cifre che ho menzionato parlano chiaro. Ecco perché nel corso dell'esame del provvedimento, che oggi termina con il voto, ci siamo regolati nel seguente modo: confronto con l'opposizione, sì; cedimento alla sua propaganda, no. Qui ne facciamo anche un problema di buona cultura istituzionale.
Il Parlamento, onorevole Fini, è luogo nel quale si discute ma in vista del varo di leggi giuste, utili ed efficaci; esso non può essere ridotto a mero palcoscenico di cui profittare per fare propaganda, magari grazie anche alla diretta televisiva, senza interesse alcuno per l'obiettivo concreto di fare buone ed efficaci leggi.
A ben riflettere lei, onorevole Fini, per chi ha seguito l'iter parlamentare di questo provvedimento, oggi incassa due sconfitte tutte insieme. La prima le è stata inferta dalla maggioranza, che ha accettato il confronto, ha lavorato sul testo ed oggi ottiene non solo la convalida della legge vigente, ma un suo miglioramento. La seconda sconfitta le è stata procurata dai colleghi del Polo, che hanno votato contro i punti qualificanti della sua proposta, denunciandone i profili demagogici e persino controproducenti rispetto allo scopo dichiarato (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

GUSTAVO SELVA. Non è vero!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Ma dove!

MAURIZIO GASPARRI. Bugiardo!

CESARE RIZZI. Smettila!

PRESIDENTE. Colleghi, grazie per la precisazione ma basta così. Onorevole Monaco, continui pure.

FRANCESCO MONACO. Ci riflettano gli italiani, perché altro discorso è la propaganda e la demagogia ove si può alzare la voce e ci si può distribuire anche le parti: uno fa la faccia feroce, l'altro fa il buono; uno fa il verso al Papa e l'altro gli fa gli sberleffi; uno fa il liberale e l'altro fa il clericale; un altro ancora fa il forcaiolo!
Su una materia quale è quella dell'immigrazione, che esige serietà, equilibrio e rigore, Presidente, colleghi, si decide della nostra civiltà e della nostra credibilità internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.

OLIVIERO DILIBERTO. Presidente, non molti anni fa in alcuni paesi dell'Unione europea nei bar e nei locali pubblici si trovava la scritta «Vietato l'ingresso ai cani e agli italiani». E gli italiani in Svizzera, in Germania, in Belgio e in Francia svolgevano i lavori più umili e pericolosi. Penso alle miniere del Belgio, dove hanno trovato la morte centinaia di nostri connazionali. Lavori che i cittadini di quei paesi non volevano più fare.
Non è storia antica ma è storia della Repubblica italiana, storia di ieri! I nostri connazionali, ormai di seconda e terza generazione, hanno portato benessere in quei paesi; hanno contribuito alla loro crescita economica, civile e culturale. Siamo stati un popolo di emigranti. Oggi noi siamo divenuti paese, come tutti i paesi più sviluppati, di immigrazione e di accoglienza. Per motivi analoghi a quelli che portarono i nostri connazionali all'estero milioni di donne e di uomini, spesso con le loro famiglie, e i carichi di disperazione e di speranza, vengono da noi e svolgono proprio quelle mansioni e quei lavori che gli italiani in larga parte non vogliono più svolgere. Sono fenomeni presenti in tutti i paesi sviluppati; migrazioni derivate da uno sviluppo capitalistico


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distorto che ha ridotto alla miseria e allo sfruttamento i due terzi del mondo. Ma così è, il fenomeno è irreversibile, può e deve essere governato ma non può essere eliminato.
Chi propone di sparare sui gommoni della disperazione o di militarizzare le coste non va solo contro i principi della civiltà giuridica del nostro popolo ma dice anche cose senza senso, insieme criminali e non attuabili. Chi alimenta la paura del diverso, del differente colore della pelle, chi teme e proclama la necessità di mantenere intatta la presunta purezza della nostra razza, fecondata viceversa proprio da millenni di intrecci, di scambi, di presenze in Italia di razze e popoli diversi, compie un'operazione politica irresponsabile ed afferma anche autentiche sciocchezze. Chi invoca una presunta razza italiana, come faceva Mussolini, che verrebbe contaminata da popoli diversi o chi arringa le folle anche da illustri pulpiti e non solo dalle tribune comiziali di Bossi, paventando il sovvertimento dei sentimenti religiosi italiani che verrebbero inquinati dagli islamici, ebbene tutti costoro ancora una volta irresponsabilmente alimentano una cultura dell'odio, dell'intolleranza, del razzismo che disonora il nostro paese.
Le marce contro le moschee, i divieti per gli immigrati - tutti gli immigrati, anche quelli non clandestini! - di sedersi sulle panchine dei parchi pubblici, le ronde padane o la proposta di tatuare con un marchio a fuoco, come gli animali, gli extracomunitari, tutto ciò appartiene ad una subcultura che ogni democratico respinge con la massima determinazione. I nazisti, prima dello sterminio degli ebrei, iniziarono ad uccidere con le parole, con la campagna dell'odio. Sbaglierebbero molto la sinistra o il centrosinistra, se pensassero di dover inseguire su questo terreno le destre. È una logica sbagliata e perdente, che servirebbe soltanto ad alimentare nel nostro popolo, quello democratico, delusione, sfiducia, astensionismo.
Noi Comunisti italiani affrontiamo questo tema con equilibrio. Il fenomeno va governato, nel senso che occorre distinguere tra chi delinque e chi viene in Italia, magari anche irregolarmente, ma solo spinto dalla disperazione, alla ricerca di una spesso precaria sopravvivenza.
Se uno straniero delinque, deve essere punito come se si trattasse di un italiano perché, altrimenti, l'opinione pubblica farà di tutta un'erba un fascio e penserà che quell'esigua minoranza di immigrati che delinquono rappresenti tutti gli immigrati. Ciò alimenterebbe ancora di più il razzismo e la paura del diverso. Quelli che delinquono vanno perseguiti con severità e chi vi parla è stato il primo, da ministro della giustizia, ad applicare l'articolo 41-bis, quello del carcere duro per i mafiosi, alla malavita organizzata di provenienza straniera. Ma occorre punire, cari colleghi, senza mettere in discussione i principi dello Stato di diritto. Il garantismo non vale soltanto per i ricchi e per i potenti, altrimenti continueremo ad avere in carcere soltanto altri poveracci e i nostri istituti di pena già ospitano largamente immigrati, tossicodipendenti e marginalità sociale.
Le garanzie, cari colleghi della destra, valgono per tutti o, altrimenti, non valgono per nessuno perché, in questo caso, non si chiamano garanzie, ma privilegi. La legge che stiamo per approvare è equilibrata, è un impegno per la regolarizzazione, può agevolare l'integrazione, ma anche controllare il fenomeno: frontiere più sicure, coordinamento e monitoraggio, misure contro i documenti falsi, banche dati e così via. I mercanti di schiavi del 2000 devono essere colpiti duramente, non gli schiavi, non le vittime di questo orrendo mercato. Dobbiamo insieme impegnarci tutti quanti anche per approvare rapidamente una legge sull'asilo.
La vicenda complessiva dell'immigrazione, dunque, non può e non deve essere affrontata semplicemente come un problema di polizia, di ordine pubblico. In questo modo, esso non verrebbe mai risolto; viceversa, più favoriremo l'integrazione, più i nostri connazionali si sentiranno sicuri. Sarà solo una battaglia di civiltà e di accoglienza che ci renderà più sicuri. La libertà, quella parola che a


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sproposito, riempie la bocca del popolo, o è di tutti è non è di nessuno e, purtroppo, in un paese ove si vogliono bruciare anche i libri - e sono gli stessi che propongono di sparare sugli immigrati - prima o poi si vorranno bruciare anche gli uomini (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
Occorre reagire, occorre mobilitarsi. Noi Comunisti italiani saremo in prima fila in questa battaglia di civiltà contro l'oscurantismo che avanza, ma dobbiamo svegliarci tutti, cari colleghi del centrosinistra, perché il sonno della ragione genera mostri. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Socialisti e misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossi. Ne ha facoltà.

UMBERTO BOSSI. Forse ci sono due sinistre, una che ha perso ogni riferimento ideologico, per la quale i valori della sinistra vengono giocati all'interno del partito, forse per lotte personali, al punto che la sinistra, a volte, sembra ridotta ad un pezzo della Democrazia cristiana la quale, almeno, aveva conservato qualche riferimento al cristianesimo; vi è poi una seconda sinistra fatta da antimondialisti, che vuole bloccare le multinazionali, che contrasta la logica del profitto, della produzione e del commercio globale. Una sinistra che, per chi non fa attenzione, può essere scambiata per sostenitrice delle economie locali. Ciò che riunisce, in verità, le due sinistre è proprio il problema dell'immigrazione, cioè la globalizzazione vista come idea globale e azione locale. Una globalizzazione che rastrella tutti i problemi del mondo e cerca di risolverli qui: questo non è possibile. L'unico risultato sarebbe distruggere casa nostra. Noi sappiamo che i problemi sono mondiali e che l'azione per risolvere i problemi del terzo mondo deve essere globale, ma l'agorà deve essere locale.
In definitiva, non immigrazione, ma aiuto ai popoli a casa loro. Di tutte le forze presenti in Parlamento, la Lega è l'unica a finanziare direttamente, a costruire scuole e asili nei paesi poveri. Per tale ragione, possiamo dire di conoscervi bene; conosciamo bene i chiacchieroni, quelli che cercano il voto, forse, ma che non trovi mai in giro ad aiutare la gente, i poveri del terzo mondo.
Da sempre la Lega è contro l'invasione di clandestini, che scardinano l'identità della nostra società, le identità culturali e religiose, quella cattolica. Siamo contrari all'intera «catena di montaggio» che prima attira e facilita l'ingresso dei clandestini e poi, attraverso le sanatorie, li regolarizza. È un sistema che ha prodotto 1 milione 200 mila immigrati regolarizzati, vale a dire in possesso di permesso di soggiorno; ma la catena di montaggio continua senza sosta per la volontà del Governo, contrario alla volontà del popolo, che vuole essere padrone e libero a casa sua (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Ora, che per i tiranni giacobini i cittadini non contassero niente ce ne eravamo già accorti quando la Corte costituzionale ha respinto pretestuosamente il nostro referendum contro la legge Turco-Napolitano, ma adesso la sinistra si sta addirittura spingendo verso una terza fase, utilizzando i suoi pubblici ministeri per perfezionare ed accelerare la «catena di montaggio» dei clandestini. Alcuni magistrati di sinistra, infatti, hanno deciso di andare oltre la legge Turco-Napolitano, di non attendere neppure le sanatorie e di liberare direttamente i clandestini fermati dalla polizia e raccolti negli appositi centri di accoglienza prima di essere espulsi. Questi pubblici ministeri, appellandosi all'articolo 13 della Costituzione italiana, che difende la libertà individuale, violano però l'articolo 5 della Convenzione dei diritti dell'uomo del 1950, che prevede la perdita della libertà per il clandestino. Contro tali magistrati si potrà addirittura ricorrere alla Corte di Strasburgo per i diritti dell'uomo, se la Corte costituzionale italiana non dichiarerà


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illegittimi i loro provvedimenti. Di fatto, le procure si stanno «mettendo di mezzo» sul problema dell'immigrazione, sostenendo che è competenza del giudice ordinario sia il fermo sia il provvedimento di espulsione, in quanto provvedimenti che restringono la libertà personale.
A questo punto c'è da chiedersi perché, per tre anni, la legge Turco-Napolitano sia andata bene anche ai magistrati di sinistra mentre adesso, a pochi mesi dall'inizio della nuova legislatura, che vedrà la sinistra soccombere, non va più bene neppure a loro, naturalmente per motivi opposti ai nostri e a quelli dei cittadini, che vogliono l'espulsione concreta, vera, dei clandestini, che vogliono la legalità nel paese, che non vogliono nessuno con tre patenti e tre carte d'identità perché fa comodo alla sinistra (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
È evidente che dietro l'intervento della magistratura c'è una regia politica che mira ad impedire che il paese si possa difendere dalle ondate immigratorie. La sinistra teme per il suo bottino elettorale futuro; la certezza che le elezioni le vinceranno le forze politiche della Casa delle libertà, che sono contrarie all'immigrazione clandestina, è il vero motivo per il quale la sinistra si agita e chiama a difesa dei clandestini anche la magistratura.
La questione della magistratura non va sottovalutata, amici alleati: è un segnale di cui dobbiamo tenere conto. Un giornalista famoso della sinistra francese, che si firma con lo pseudonimo di sottocomandante Marcos, sostiene in Francia che la sinistra deve salvare la sua forza - elettorale dico io - affidandosi ai magistrati per il reato di clandestinità; naturalmente, egli sostiene che la magistratura - non i prefetti - può agire contro i clandestini, perché fermo ed espulsione non possono essere provvedimenti amministrativi ma devono essere provvedimenti giurisdizionali. La sinistra fa questo ragionamento: se anche il magistrato, ora, con queste leggi, decidesse di espellere un clandestino, questo potrebbe sempre ricorrere ai vari gradi di giudizio, fino al tribunale della libertà. Si creerebbe quindi una «palude», con l'impossibilità pratica dell'espulsione.
Dopo la pronuncia di questi magistrati contro la legge Turco-Napolitano qualcuno ha esultato; lo stesso ministro Livia Turco si è scagliato contro i magistrati, ma questo solo perché lei non capisce, o finge di non capire. Napolitano, che capisce di più, ha sostenuto invece la non sottraibilità del clandestino al giudice, fatto che comunque è oggettivamente un passo in avanti per rendere i clandestini simili ai cittadini italiani. È per questo che oggi è impossibile fermare ed espellere l'immigrazione clandestina. Oggi la sinistra ha svuotato in quest'aula questa legge, che rappresentava un nostro tentativo per rispondere a questo problema, facendolo diventare un semplice ritocco alla legge Turco-Napolitano, non un monito alla «mafia di carne umana», non un monito per dire che da oggi non si scherza più, che da oggi non si può più passare dalla finestra, ma si passa dalla porta principale del nostro paese, che è nostro, fatto, lavorato, costruito e combattuto da noi; non è una radura senza storia e senza civiltà!
Con questa legge dovevamo lanciare un monito nel mondo, affermando che pretendiamo la legalità e non la violenza, la delinquenza della droga, la prostituzione; ma una sola legalità e non due o tre legalità, come fa comodo alla sinistra (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Voglio dire al Governo, che chiede di far entrare nuovi immigrati regolari, com'è la situazione. Il Governo dimentica che siamo pieni di clandestini; che solo il 31 per cento degli stessi immigrati regolarizzati lavora e versa un qualche contributo allo Stato, mentre ben il 69 per cento non lavora, riempie le liste di collocamento e vive a spese dello Stato.
Quelli che sostengono che gli immigrati sono necessari per pagarci le pensioni future dicono il falso; è solo un tentativo


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della sinistra di nascondere la vera natura del suo progetto sull'immigrazione! È falso sostenere, come fa la sinistra, che, visti i bassi tassi di natalità e il costante invecchiamento della popolazione, è necessario favorire nuovi flussi immigratori di gente giovane che, pagando i contributi sociali, mantengono in equilibrio il nostro sistema pensionistico a ripartizione! È falso perché il sistema pensionistico sta diventando a capitalizzazione, per cui un lavoratore riceverà una pensione sulla base di quanto ha versato; per pagare la pensione alle generazioni subentranti basterà quindi cambiare il sistema pensionistico ed è quello che si sta facendo.
Non sta scritto da nessuna parte, amici della sinistra, che la popolazione italiana debba aumentare all'infinito, visto che la densità degli abitanti per chilometro quadrato è già di 376 in Lombardia e di 200 in tutto il paese, calcolando logicamente i laghi, i mari, i fiumi e i tetti delle case. Semmai, in merito, la sinistra deve spiegarci allora perché per decenni ha sostenuto che bisognava smettere di fare i figli, ha ridotto gli assegni familiari, ha sostenuto e sostiene non la famiglia naturale, ma la famiglia senza aggettivi, cioè la famiglia omosessuale che di certo non risolve il calo demografico (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Alleanza nazionale).
Se invece il problema che si vuole affrontare con l'immigrazione è quello di aumentare la base produttiva del paese e la capacità d'intrapresa, allora sempre la sinistra ci deve spiegare perché abbia posto dei vincoli pesanti sia al lavoro straordinario sia al lavoro «finché uno se la sente di lavorare» per creare nuovi posti di lavoro, visto che poi ci dite che la mano d'opera non c'è. È da cambiare tutta la politica sull'immigrazione fatta dalla sinistra: questa è la verità! Ma questo lo faremo noi dopo le prossime elezioni.
Intanto, le entrate contributive dell'INPS di un milione e 200 mila immigrati regolarizzati (sono dati ricavati dagli archivi dell'INPS e dal casellario pensionistico sempre dell'INPS) assommano ad un totale di 1.807 miliardi. Le varie uscite sono ben più alte!
Vi è di più: gli immigrati possono riscattare, dopo cinque anni...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bossi.

UMBERTO BOSSI. ...i contributi versati, capitalizzati al tasso del 5 per cento, per cui, sempre più numerosi sono quelli che se ne andranno e giustamente!
È incredibile come questa agevolazione, però, valga per gli immigrati e non valga per i nostri lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale), i «soggetti silenti». Mi riferisco anche a quelle donne «silenti» che hanno versato per anni i contributi previdenziali da lavoro e che hanno cessato l'attività produttiva spesso per maternità, per stare a casa ad allevare i figli, soprattutto negli anni del boom economico; mi riferisco alle nostre donne, che non hanno raggiunto l'anzianità contributiva minima per il diritto alla pensione (che è di circa vent'anni e mi pare in evoluzione). Ebbene, i loro contributi, a differenza di quelli degli immigrati, sono persi nel calderone dell'INPS.
Noi abbiamo proposto in Commissione, durante questa finanziaria, un emendamento per riconoscere anche ai nostri lavoratori il diritto previsto per gli immigrati, cioè la liquidazione dei contributi versati con l'interesse del 5 per cento. Ebbene, voi, la maggioranza di sinistra, avete votato contro così come oggi, di nascosto, con un gioco di subemendamenti scomparsi al Senato, avete ritardato di ben due anni l'età minima per andare in pensione a chi l'aveva maturata per la legge Dini.
Voi, maggioranza di sinistra, avete creato un clima plumbeo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), una dittatura senza carri armati (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Congratulazioni)!


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, immigrazione, clandestinità e criminalità sono categorie assolutamente distinte, ma nessuno può negare che l'immigrazione, quando è clandestina, diventa terreno di coltura per fenomeni criminali di cui i clandestini sono a volte autori e forse più spesso vittime.
Siamo consapevoli che esiste tra i cittadini del nostro paese un bisogno diffuso di sicurezza, un desiderio crescente di certezze in ordine a questioni che in qualche misura vengono avvertite come pericoli per la serenità delle famiglie e più forte è questo desiderio di risposte da parte del Governo e del Parlamento, di risposte né timide né incerte, più noi dobbiamo avvertire il dovere della chiarezza.
Noi pensiamo che la risposta del Governo contro la criminalità organizzata, o diffusa che sia, debba essere energica, pronta, efficace e rigorosa. Noi pensiamo che l'emersione della clandestinità costituisca un presidio di sicurezza; che la clandestinità possa essere vinta governando con mano ferma il fenomeno dell'immigrazione quand'essa venga considerata come un'opportunità, offrendo un approdo programmatico alla domanda che preme alle nostre frontiere. Governare questa domanda significa usare con intelligenza il decreto annuale dei flussi, finalizzare gli arrivi alle esigenze del nostro sistema produttivo e sociale, dare efficacia alle espulsioni, assicurare un sistema certo di identificazione di tutti gli irregolari presenti nel territorio nazionale, estendere la cooperazione internazionale. Ma nessuna politica di sicurezza può cancellare i fondamenti della nostra civiltà. Nessuna politica di sicurezza può esorcizzare una questione che segna e segnerà sempre di più il nostro tempo.
Le grandi migrazioni sono un aspetto ineliminabile del nostro tempo. Nel mondo globale non si spostano solo informazioni e merci. Esistono uomini e donne che ogni giorno si pongono una domanda sul loro destino, sulla loro possibilità di sopravvivere, o anche semplicemente di approdare ad una esistenza migliore. Inseguono una speranza, piccola o grande; inseguono una notizia che li può riguardare, che può cambiare la loro vita o quella dei loro figli. È stato così per molti nostri connazionali all'inizio del novecento.
Mi chiedo e vi chiedo se ogni uomo non abbia il diritto di seguire una sua speranza, se non abbia il fondamentale diritto di inseguire la sua libertà, il suo sogno di giustizia, la sua possibilità di vivere in un mondo che pensa migliore. Diciamocelo con sincerità: siamo realmente disposti a riconoscere il diritto di cittadinanza alle speranze di quelle donne e di quegli uomini? Lo chiedo ai colleghi della destra, del Polo, della Lega, perché questo è il punto fondamentale, onorevole Casini, rispetto al quale non possiamo cercare scorciatoie, non possiamo sopportare ambiguità o contraddizioni tra parole e fatti.
Lo so, riconoscere questo diritto ed essere disposti ad agire in modo conseguente è difficile, tremendamente difficile, ma qui si gioca fino in fondo la responsabilità della politica.
Esiste un oggettivo problema di sicurezza, che è un diritto di tutti i cittadini e che le istituzioni devono garantire. In alcune aree del paese, questa è vissuta come un'autentica emergenza: ne siamo ben consapevoli. Noi chiediamo al Governo, nella sua collegialità, di attuare per intero le nostre leggi, di accrescere il coordinamento delle forze di polizia, di recuperare il ritardo nella costruzione dei centri di permanenza, ma dobbiamo dire con forza che non siamo all'anno zero.
Il ministro dell'interno ha prodotto cifre e dati che segnalano una chiara, decisa inversione di tendenza: dati e cifre che dimostrano che le leggi che ci siamo dati vanno nella giusta direzione e stanno dando frutti concreti. Il relatore Sinisi, in quest'aula, ha portato dati precisi che dimostrano come il processo di integrazione sociale non sia un'utopia. Così come è giusto sottolineare che stanno funzionando


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i meccanismi di contrasto dell'illegalità: le espulsioni sono raddoppiate rispetto a quelle del 1998. Questa è la strada responsabile, che partendo dal realismo necessario conduce a soluzioni equilibrate che si pongono il problema di coniugare il diritto alla sicurezza con il dovere di giustizia, del rispetto della dignità delle persone; direi di più, il dovere dell'umanità.
È possibile migliorare la legge? Noi abbiamo manifestato la nostra precisa volontà: vogliamo fare di più e meglio, ma la destra ha proposto veri e propri stravolgimenti, dimostrando di volere in realtà cavalcare l'umore della piazza, nella ricerca affannosa di una facile popolarità, di un consenso effimero, destinato a naufragare contro gli scogli della realtà. Ci propongono di militarizzare le frontiere, ignorando che la disperazione di un popolo in fuga sarà sempre più forte di mille radar. Le proposte di Alleanza nazionale svelano tutto il loro intento propagandistico, che noi denunciamo davanti al paese, perché fare campagna elettorale strumentalizzando la disperazione dei più deboli è immorale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Cosa vuol dire proporre l'introduzione di quote etniche, ridistribuire gli immigrati eccedenti sul territorio, come se si trattasse di spostare merci e non persone? La stessa logica traspare dal tentativo di introdurre il reato di immigrazione clandestina, mettendo così sullo stesso piano vittime e carnefici, disperati e trafficanti di uomini. Ma davvero si può ragionevolmente pensare che sia possibile sostituire l'espulsione tempestiva ed efficace con un processo penale, appesantendo il nostro già pesante sistema giudiziario e carcerario (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), revocando i compiti dello Stato e delle regioni per affidarli ai giudici? Sarebbe una soluzione non solo demagogica ma anche inefficace.
Cosa c'è alla base di queste proposte? Il rifiuto di guardare alla modernità nella sua complessità e nelle sue contraddizioni? Questo sarebbe da ingenui; oppure è una cultura razzista intollerante od ancora si tratta di una pericolosa, grave, irresponsabile deriva demagogica? Lei, onorevole Fini, che deve ancora intervenire, ha detto che la politica di centrosinistra alimenta la xenofobia: è un'accusa che con fermezza respingiamo al mittente. Alimentate con i vostri comportamenti e con le vostre parole una pericolosa conflittualità sociale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
La nostra politica ha un altro profilo e un'ambizione più alta: organizzare la convivenza nel segno dell'integrazione possibile, coniugando l'accoglienza con il rispetto delle persone e con il bene comune; combattere senza tregua i criminali che gestiscono il traffico di esseri umani. Ma una cosa deve essere chiara, lo ha detto con autorevolezza il Presidente della Repubblica, Ciampi: non si può e non si deve confondere il fenomeno dell'immigrazione con quello della criminalità. Ed invece questa confusione, sul piano culturale ma anche su quello politico, non solo si ripete, ma viene alimentata dai comportamenti ambigui di chi va predicando di piccole patrie da salvare, di purezza etnica da tutelare, d'identità da contrapporre: parole in maschera, disancorate da ogni vero valore, che servono a nascondere un processo di imbarbarimento e di degrado morale, culturale e politico.
È questo, onorevoli colleghi, che oggi, anche qui in quest'aula, ci divide. Vi è in Italia chi favorisce questa deriva. In questi giorni sono successe cose gravi; Haider sarà anche un piccolo personaggio, ma certo inquietante, e mi chiedo: i leghisti che manifestavano contro gli immigrati e che parlano di crociate per difendere la Padania cristiana, di quale cristianesimo parlano (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)? In quali valori credono se il loro capo, con straordinaria rozzezza e


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volgarità, ironizza, come ha fatto Bossi (Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), quando Giovanni Paolo II fa sentire alta la sua voce a difesa della solidarietà, del dialogo, dell'accoglienza, della dignità umana?
E l'onorevole Berlusconi non può ridurre il problema a una questione di buona educazione. Umberto Bossi non ha studiato a Oxford o a Cambridge, lo sappiamo, ma non è questo il problema (Vivi commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Colleghi, non credo sia questo il modo di reagire.

ANTONELLO SORO. Del resto, sugli studi di Bossi si è discusso a lungo e la materia resta avvolta in qualche fumoso mistero (Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania); tuttavia l'ignoranza non può essere un salvacondotto per insultare il Papa ed il Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo - Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Ci aspettavamo dal capo dell'opposizione ben altro atteggiamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo) - Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania si grida: Scemo! Scemo!).

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Soro.
Colleghi, questo vostro comportamento, del tutto ineducato, è offensivo nei confronti di chi sta ascoltando e non credo che vi giovi, perché dà di voi un'immagine diversa da quello che siete!
Continui, onorevole Soro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo).

MAURA COSSUTTA. Bravo!

ANTONELLO SORO. Giudicheranno gli italiani, che sono più attenti e consapevoli di quanto lei non pensi, onorevole Berlusconi, su queste piccole ed ipocrite furbizie che servono solo a tenere in piedi un traballante patto politico.
Con questi sentimenti e con questi propositi, i Popolari voteranno a favore di questa proposta di legge (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fini. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, colleghi, qualche settimana fa, in quest'aula, presero la parola per la prima volta nella storia repubblicana i deputati ed i senatori di origine italiana eletti nelle varie Assemblee legislative del mondo.
In pratica, si tratta dei discendenti di alcuni tra i milioni di nostri connazionali che tra la metà del 1800 e la metà del 1900 abbandonarono il luogo natio per cercare fortuna e lavoro in tutte le parti del mondo, in America come in Australia. Lo ricordo perché chi come noi ha memoria storica e crede di poter ragionevolmente sostenere di aver avuto a cuore le sorti dei nostri emigranti, nello stesso momento in cui si pone nei confronti del problema dell'immigrazione, non può avere approccio diverso rispetto a quello della solidarietà, dell'accoglienza e del rispetto.
Chi ha conosciuto, anche personalmente, le condizioni di vita degli operai meridionali, ma anche veneti, che per tanti anni hanno lavorato nelle fabbriche automobilistiche tedesche o chi è stato - onorevole Diliberto - anche personalmente a Marcinelle per rendere omaggio alla memoria dei minatori italiani di quelle miniere (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) o chi - sempre per non andare troppo lontano - ha visto per una sola volta la mostra permanente dell'immigrazione a New York, sotto la Statua della libertà, chi ha un minimo di memoria storica, insomma,


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non può avere assolutamente nulla di preconcetto nei confronti delle centinaia di migliaia di asiatici, di nordafricani, che lavorano sul territorio nazionale: ovviamente a condizione che, appunto, lavorino su questo territorio.
Voglio iniziare in questo modo perché è innegabile che, nonostante questa memoria, che è la memoria del nostro popolo (quale che sia - onorevole Soro - il grado di cultura presunto), in Italia vi sia una forte preoccupazione quando si parla degli stranieri; altrimenti non saremmo qui a discuterne oggi. È innegabile che cresce il numero di coloro che mostrano preoccupazione. Recentemente, secondo l'Istat, siamo arrivati ad una percentuale che deve far riflettere: un italiano su due sottoscrive l'equazione straniero uguale malessere sociale, straniero uguale preoccupazione, straniero uguale criminalità (Commenti del deputato Palma). Allora, invece di strillare quando non si hanno idee, è lecito chiedersi perché siamo arrivati a tanto.
Lo dico proprio perché sono convinto quanto tutti gli altri colleghi che sono qui oggi che si tratta di sentimenti pericolosi, che la xenofobia e il razzismo siano dei demoni che vanno scacciati, ma per farlo occorre capire la ragione per la quale vi è attenzione a quello che stiamo dicendo e, come ricordavano alcuni colleghi della maggioranza, vi è addirittura in loro la preoccupazione che una certa posizione della Casa delle libertà determini consenso.
Perché vi è questa preoccupazione? Perché anche voi, onorevoli colleghi del centrosinistra, sapete che in Italia c'è qualcosa che non va nel rapporto tra il cittadino e l'immigrazione. Allora, poniamo il quesito e diamo una risposta. Perché gli italiani oggi guardano al problema dell'immigrazione con preoccupazione crescente? Forse perché c'è la propaganda della destra che soffia sul fuoco? No, molto più semplicemente perché l'incapacità della sinistra ha fatto scoppiare l'incendio.
Infatti, quando si chiede agli italiani qual è il rapporto tra lo Stato e l'immigrazione, gli italiani rispondono che il rapporto non c'è, che l'immigrazione è fuori controllo, che lo Stato dà l'impressione di non sapere che pesci pigliare e questa non è una responsabilità del centrodestra, ma è una responsabilità di un centrosinistra che in questi anni ha legiferato in modo sbagliato.
La legge Turco-Napolitano è stata annullata anche nei suoi pochi commi positivi, perché le sanatorie di 300-350 mila clandestini hanno annullato uno dei pochi aspetti positivi di quella legge, quello dei flussi programmati di ingresso. Se oggi si chiede, non ad un cittadino, ma al ministro dell'interno, quanti sono coloro che risultano in regola in Italia, si ha più o meno una cifra di un milione e 300 mila o un milione e 400 mila persone, ma, se si chiede al ministro dell'interno quanti effettivamente lavorano, pagano le tasse e si sono integrati - quelli, sì, sono una risorsa, quelli che sono integrati, che accettano le nostre regole, che contribuiscono al benessere nazionale -, nessuno è in grado di rispondere.
E se si chiede, non ad un cittadino, ma al ministro dell'interno, quanti sono coloro che vengono espulsi, si ha davvero una serie impressionante di dati. Questo è il risultato ufficiale che il Ministero dell'interno ha comunicato: quest'anno dal 1o gennaio al 31 ottobre risultano espulsi 109.079 stranieri, ma poi bisogna leggere in modo analitico ciò che è scritto non in un bollettino o in un foglio della destra, ma in un atto ufficiale del Ministero dell'interno - ministro Bianco, se è sbagliato, lo ritiri, perché ce lo ha dato il suo Ministero...

ENZO BIANCO, Ministro dell'interno. Non è mio, è suo!

GIANFRANCO FINI. Si scopre così che di questi 109 mila ve ne sono 52.770 che hanno ricevuto l'intimazione ad andarsene. Infatti, gli italiani devono conoscere innanzitutto questo aspetto tutt'altro che irrilevante: quando il ministro dice che ne sono stati espulsi centomila, in realtà ve ne sono 52 mila che hanno ricevuto


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l'intimazione ad andarsene, perché questo significa l'espulsione per via amministrativa: l'invito a lasciare il territorio nazionale.
Di questi 52 mila pochissimi se ne vanno effettivamente, mentre gli altri vanno ad ingrossare le file degli sbandati, di coloro che poi sono le vittime della delinquenza (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania), di coloro che vivono ai margini e in clandestinità. Se non fosse così, onorevoli colleghi, non si spiegherebbe perché su una popolazione carceraria di 52 mila detenuti - dato ufficiale del ministro - vi sono non meno di 16 mila extracomunitari.
Se non fosse drammaticamente così, non si spiegherebbe perché la percentuale di reati commessi a Milano, connessi allo spaccio di stupefacenti (sono dati del tribunale), coinvolge il 70 per cento di extracomunitari. Nessuno può dire che lo straniero è un delinquente, ma, se non si comprende che bisogna garantire la legalità, oltre che solidarietà, si determina quella situazione con la quale oggi si scontra una sinistra che, a nostro modo di vedere, in questo dibattito ha perso una buona occasione per correggere alcune parti della legge Turco-Napolitano che si sono rilevate inadeguate.
Che cosa avevamo proposto? Ad esempio, l'istituzione di un'anagrafe per conoscere il numero degli immigrati e perché ne sia anche garantita l'identità certa. Prendo atto che il sottosegretario Brutti, dopo aver detto che era disponibile, a nome del Governo, a dar corso ad un provvedimento per il rilievo dattiloscopico, cioè quello delle impronte, poi in qualche modo pare aver cambiato opinione. Qualche ora fa non si è dato corso ad un emendamento coerente.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Lo abbiamo approvato!

GIANFRANCO FINI. No, abbiamo approvato l'emendamento relativo a chi delinque. Credo che l'identità certa debba essere una garanzia per tutti perché un cittadino italiano ha il dovere di mostrare una carta d'identità e vorrei capire perché un immigrato questo dovere non lo abbia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). L'anagrafe era ed è indispensabile.

ANTONIO SODA. Informati!

PRESIDENTE. Onorevole Soda, la richiamo all'ordine.

GIANFRANCO FINI. L'anagrafe, onorevole collega, era ed è indispensabile. Mi riferisco all'anagrafe tributaria, perché anche di questo aspetto voglio che i cittadini che ci ascoltano siano informati. Cos'è l'anagrafe tributaria? È l'unico modo serio per capire chi davvero paga le tasse e per capire da dove vengano alcuni capitali. Onorevole Veltroni, lei parlerà dopo di me; lei è eletto in un collegio di Roma, quello dell'Esquilino, dove gli immigrati cinesi hanno (la fonte è la questura di Roma) acquistato il 70 per cento degli esercizi commerciali: è giusto o no sapere se si tratti di proventi leciti o se, al contrario, si tratti di attività illecite (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania)? Per un cittadino italiano è doveroso rendere conto di come guadagna e lo stesso vale per un immigrato. Mi riferivo all'anagrafe tributaria.
Avevamo chiesto che venisse positivizzato il reato di ingresso e di permanenza clandestina sul nostro territorio per evitare la continuazione del balletto fra il ministro che dice che ne sono stati espulsi centomila e l'opposizione che risponde che l'espulsione è stata intimata. Si tratta infatti di cosa diversa perché, se corrispondessero a verità i dati che vengono indicati dal Ministero, non ci sarebbe la preoccupazione sociale che c'è: delle due l'una, se c'è preoccupazione - e voi l'ammettete, colleghi del centrosinistra -, evidentemente è perché non ci si è sufficientemente


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attrezzati né per prevenire gli ingressi né per espellere coloro che entrano clandestinamente.
Avevamo anche chiesto nella nostra proposta di legge l'applicazione dell'articolo 41-bis (onorevole Diliberto, la ringrazio per averlo citato) agli schiavisti. Onorevole Soda, confermo il giudizio politico polemico nei confronti della maggioranza che tanto l'ha fatta arrabbiare; continuo a ritenere che un certo lassismo della sinistra alimenti la xenofobia. Se in Italia ci sono insicurezza e preoccupazione, se gli italiani cominciano a giudicare lo straniero come un pericolo - e questo è grave - è perché c'è una sinistra che non ha ancora compreso che la solidarietà va coniugata con la legalità (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e della Lega nord Padania). Questa è l'occasione che l'opposizione aveva offerto per arrivare alla modifica della legge.
Prendiamo atto che così non è stato. È evidente, come hanno ricordato i colleghi, che non possiamo far rimanere le nostre firme in calce ad una proposta che è stata stravolta; riteniamo in ogni caso di dover continuare in futuro e nella prossima legislatura, se saremo maggioranza, starà a noi l'onere di dar corso a provvedimenti migliorativi della legge. Concludo ricordando che garantire solidarietà e legalità è un dovere non soltanto nei confronti dei cittadini italiani, ma anche nei confronti degli stranieri perbene che sono qui e che lavorano. Dalle comunità straniere in Italia viene chiesto di dar corso finalmente ad una legge che distingua con i fatti e non con le parole l'immigrato onesto, serio e che lavora, e che non è mai un pericolo, dal clandestino, dallo sbandato, dall'illegale troppe volte tollerato, troppe volte sopportato (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia, della Lega nord Padania, misto-CCD - Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tremonti. Ne ha facoltà.

GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, inizio con un esempio: tanto il centrosinistra quanto il centrodestra parlano di flussi o di quote di immigrazione accettabile, ma c'è una differenza fondamentale. Per il centrosinistra i flussi o le quote sono di fatto calcolati per paese e dunque sono flussi o quote di cittadini albanesi o di cittadini tunisini, eccetera. Per noi non sono e non devono essere flussi o quote calcolati per paese, bensì calcolati per mestiere e dunque non cittadini albanesi o tunisini ma infermieri, muratori, falegnami. Questa è la differenza fondamentale.
Del resto, è più in generale evidente che quello dell'immigrazione è il banco di prova su cui con molta precisione si identifica la differenza tra sinistra e destra, non solo in Italia, ma in Europa. Sulla politica dell'immigrazione l'adesione della sinistra europea è stata sintetizzata - da ultimo e con molta forza - nella relazione Ludford (della Commissione per le libertà e i diritti dei cittadini del Parlamento europeo, del febbraio 2000), ritenendo che l'Europa debba ridefinire il concetto di nazione e ritenendo che l'Europa debba liberarsi dell'idea di base di una cultura di razza bianca. È questa, calata nel teatro europeo, la visione postmoderna della società mondialista. È questa la visione di una società che - come si dice ormai in modo meccanico e stereotipato - dovrebbe essere multiculturale e multirazziale. È un tipo di società che non viene visto come un destino storico - al limite fatale e ineluttabile - ma come un preciso obiettivo politico: un obiettivo da centrare con zelo e con impegno costruttivistico, accelerandone il tempo quanto più possibile. Non è questa la nostra visione.
Noi conosciamo la cifra e l'intensità del cambiamento in atto, conosciamo la nuova geopolitica del mondo e sappiamo che non la possiamo bloccare, ma non vogliamo lasciarci fatalmente e passivamente trascinare dalla deriva mondialista né, tantomeno, vogliamo tentare di farci sopra il surf del modernismo. Quella che le avanguardie della sinistra - cito testualmente


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- definiscono come la nuova società meticcia, per noi non è un valore assoluto. La nostra politica è anche una politica di difesa delle identità; è una difesa di identità come antidoto al caos, perché la storia sta ad un paese come la memoria sta ad un individuo e l'uno e l'altro non possono farne a meno.
È dunque su questa base - sulla ricerca sistematica del punto di equilibrio tra globale e locale - che formuliamo la nostra proposta in materia di immigrazione. Innanzitutto, non è una questione di politica interna, bensì di politica estera: il messaggio che il nostro paese trasmette all'esterno è debole, equivoco, di confusa accettazione, sostanzialmente un messaggio terzomondista. Il problema non è quello di reprimere l'immigrazione clandestina che si manifesta nel nostro paese in modo erratico, casuale o ex post, ma è un problema che consiste nel trasmettere all'esterno un messaggio preciso: entra chi è iscritto nei ruoli di immigrazione. Quello dell'immigrazione non è un diritto; è un diritto che si conquista sulla base del lavoro. Vogliamo che le famiglie e le imprese formulino la loro offerta di lavoro...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Prego, onorevole Tremonti.

GIULIO TREMONTI. Vogliamo che l'offerta di lavoro, fatta dalle famiglie e dalle imprese, sia registrata dalle regioni e trasmessa all'esterno, utilizzando la struttura del Ministero degli affari esteri. Vogliamo che entri in Italia chi è iscritto nei ruoli di immigrazione e chi ha la ragionevole e realistica possibilità di avere un lavoro. Per inciso, pensiamo che i costi dell'accettazione debbano essere sostenuti dagli interessati. Non riteniamo giusto che un pensionato paghi con le sue tasse...

VINCENZO BIANCHI. Presidente, guardi là: è inammissibile! Stanno facendo confusione.

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, prenda posto, per cortesia. Lei ha interrotto in modo sgarbato il collega Tremonti, onorevole Bianchi. Colleghi, per cortesia, prendete posto. Prego, onorevole Tremonti.

GIULIO TREMONTI. Signor Presidente, non consideriamo corretto che il costo dell'accoglienza sia sostenuto da un povero vecchio italiano con le sue tasse: chi vuole la cameriera se la paghi. Pensiamo che i ruoli di immigrazione debbano coincidere con il codice fiscale: chi viene, viene per lavorare e deve pagare le tasse. Riteniamo altresì fondamentale l'applicazione dello ius soli: chi viene deve accettare le norme di legge del paese che lo accoglie e deve prestare lealtà incondizionata al nucleo fondamentale dei valori civili che sono alla base del nostro ordinamento e della nostra legge. Ci si dice ... Non siamo al Grande fratello!

PRESIDENTE. Onorevole Vigneri, la richiamo all'ordine.

GIULIO TREMONTI. Ci si dice, sostanzialmente ...

PRESIDENTE. Onorevole Vigneri, la richiamo all'ordine per la seconda volta. La richiamo all'ordine per la terza volta e la prego di allontanarsi dall'aula, onorevole Vigneri.
Prego, onorevole Tremonti.

GIULIO TREMONTI. Ci si dice, sostanzialmente, che l'impianto della legge è giusto e che semmai richiede qualche manutenzione. Ci si dice che non è questione di legislazione ma, fondamentalmente, di amministrazione. Come dire che il Governo fa bene e che è colpa della polizia!
Noi non crediamo che l'impianto della legislazione sia giusto, non crediamo che sia solo questione di amministrazione. Crediamo che sia profondamente sbagliata la legge vigente e che sia profondamente sbagliata la legge che stiamo discutendo. La proposta che abbiamo fatto è conforme allo standard europeo, è una proposta fondamentalmente civile che si


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identifica, nelle conclusioni, con i contenuti della ricerca fatta dalla fondazione Agnelli. Crediamo che la porta principale debba essere aperta ma che le porte di servizio debbano essere davvero e totalmente chiuse.

PRESIDENTE. Onorevole Mammola, onorevole Leone!

GIULIO TREMONTI. La solidarietà è un'altra cosa, per questo vogliamo la deduzione degli aiuti fiscali fatti per le iniziative nei paesi di immigrazione; vogliamo incentivi per la delocalizzazione delle attività produttive, ma aiutiamoli, se ne hanno bisogno, a casa loro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!
Per questo noi votiamo contro questa proposta. Una sola nota finale: se non si controlla ora davvero l'immigrazione, è molto probabile che non si controlli la violenza domani. A volte ci si dice: «Attenti ai fantasmi del passato». E a volte è giusto. Ma se non interveniamo, se non modifichiamo con decisione la legge, molto più dei fantasmi del passato temiamo i fantasmi del futuro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e misto-CCD - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltroni. Ne ha facoltà.

VALTER VELTRONI. Penso, signor Presidente, onorevoli colleghi, alle case degli italiani che stanno ascoltando questo nostro dibattito, penso al modo in cui potranno reagire ad una discussione che affronta un tema che li riguarda direttamente. Tutti noi sappiamo che il problema della sicurezza oggi è nelle case di ogni italiano, nella sua percezione reale, talvolta anche nell'effetto emotivo che si produce da notizia di cronaca che non possono che lasciare tutti sgomenti.
Problemi veri, problemi reali che stanno nelle case di chi ci guarda e che credo li inducano ad attendere che il Parlamento, che si riunisce per discuterne, possa farlo libero da argomenti di propaganda e da demagogie. Penso sia uno di quei temi sui quali la politica ha il dovere di alzare un po' il tono e di cercare di confrontarsi con rigore con questo grande tema della sicurezza. E mi tornano alla memoria le parole che su questo ha usato Papa Giovanni Paolo II (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Mi meraviglia che voi parliate così.

PRESIDENTE. Colleghi, rispettate il Papa almeno!

PAOLO BECCHETTI. Meglio Lenin!

VALTER VELTRONI. Ecco, almeno il Papa. Pochi giorni fa, Giovanni Paolo II...

NICOLA BONO. Lo rispettasse lui!

PRESIDENTE. Allora rispettate voi stessi, se preferite.

VALTER VELTRONI. Pochi giorni fa, Giovanni Paolo II ha esortato a coniugare l'accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originali e per quelli sopraggiunti.

GIACOMO GARRA. Citalo anche quando parla contro l'aborto!

VALTER VELTRONI. Vedete, io credo che noi dobbiamo, almeno secondo le mie intenzioni, dire con chiarezza fin dall'inizio, con la stessa schiettezza con la quale lo ha detto l'onorevole Fini, quale sia la nostra posizione. La nostra posizione è di apertura per chi viene in Italia per lavorare e, al tempo stesso, di «mano dura» per chi viene in Italia per dare vita ad attività criminali.
Credo che tutti noi abbiamo nella memoria le notizie di cronaca di questi giorni e ritengo che tutti quanti dobbiamo riflettere quando, ad esempio, in provincia


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di Pisa, tre giovani donne muoiono perché vengono coinvolte in un inseguimento tra bande di criminali albanesi. Dobbiamo al tempo stesso guardare anche al di là delle frontiere nazionali, onorevole Fini, perché il problema si pone anche fuori dall'Italia. Dobbiamo guardare a quello che succede in paesi come l'Inghilterra dove - è notizia di cronaca dell'altro ieri - due giovani ragazzi di diciassette e di ventuno anni hanno praticamente ucciso a coltellate un bambino di undici anni solo perché aveva il colore della pelle diverso dalla loro.
Bisogna interrogarsi su questa materia, perché si può oscillare da una parte o dall'altra e magari cogliere l'occasione di una diretta televisiva, con l'obiettivo di ottenere un pugno di voti, seminando un veleno che poi è difficile controllare e governare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Socialisti democratici italiani e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani). Equilibrio!
La via giusta è una sola: è la via seria, la via rigorosa, la via alla quale ci ha richiamato il Presidente della Repubblica ancora oggi, è la via non demagogica, la via di chi riconosce che le nostre economie hanno bisogno di lavoratori immigrati ma che al tempo stesso, il diritto alla sicurezza di un pensionato, che deve poter ritirare la pensione senza avere paura dello scippo, il diritto di una donna, che deve poter uscire di casa tranquillamente, il diritto dei bambini, che devono poter giocare tranquillamente, tutti questi diritti devono essere salvaguardati (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani). Queste due cose devono vivere insieme in un paese moderno e in un paese civile.
L'accoglienza e l'apertura fanno parte della nostra storia, della nostra identità. Una storia fatta anche, come hanno ricordato diversi colleghi, da tanti italiani che, un secolo fa e ancora cinquant'anni fa, decidevano di lasciare la loro terra, la loro casa, le loro famiglie.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Non clandestini!

VALTER VELTRONI. Non era una libera scelta: erano costretti a farlo. L'Italia in cui erano nati non è l'Italia di oggi, non offriva lavoro, non conosceva il benessere se non per pochi; spesso non permetteva neanche di avere una vita degna di essere vissuta. Allora attraversavano l'oceano, percorrevano migliaia di chilometri, arrivavano in America o in Australia con le loro valige di cartone, inseguendo le loro speranze fuori dai nostri confini, cercando fortuna, sognando una vita migliore per loro e per i loro figli.
C'è una lettera molto bella che ha scritto uno di loro (mi rivolgo a chi, come l'onorevole Tremaglia, ha combattuto una battaglia su questo tema nel corso di questi anni e sa con forza cosa significhino queste parole). «Se Iddio mi presta vita» scriveva uno di loro dall'Argentina, alla fine dell'ottocento, ai suoi parenti rimasti in Veneto «io spero di ritornare alla patria, ma la mia famiglia per adesso no di certo. Non viene in Italia a tribolare, trovandosi qui che tutti i giorni mangiano carne, minestra e pane come i signori dei nostri paesi».
Oggi, per fortuna, le cose in Italia sono cambiate. Non si deve più partire dall'Italia per trovare di cosa vivere. L'Italia non è più un paese di emigranti. È vero invece il contrario: siamo diventati un paese di immigrazione. Siamo noi l'America per tanti ragazzi, africani e asiatici, sudamericani e dell'Europa dell'est. Siamo un paese forte, in ripresa, come indica anche l'aumento dei consumi alla vigilia di questo Natale del 2000: ma questo è il nostro Natale, in occidente. Altrove, in tante parti del mondo, milioni di persone lottano per la sopravvivenza e arrivano ad affidare tutte le loro speranze ad un viaggio, alla traversata di un mare. Vengono qui perché scappano dalla fame e


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dalla morte; vengono qui perché vogliono studiare e lavorare. Tutti fanno un percorso simile, con un analogo bagaglio di sogni e di aspettative, a quello che hanno fatto, un tempo, i nostri compatrioti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani). Verso di loro, verso questi immigrati deve valere la memoria del nostro passato, devono valere le parole di Ciampi quando ha detto che il nostro è un paese di grande e forte umanità.
Ma con la stessa forza voglio dire che verso l'immigrazione illegale, verso le presenze clandestine che sono il bacino delle organizzazioni criminali e che fanno crescere l'insicurezza dei cittadini occorre davvero adottare con rigore le misure preventive e repressive previste dalla legge ed occorre farlo in modo inflessibile; lo ripeto, occorre farlo con la massima durezza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Socialisti democratici italiani - Applausi polemici del deputato Armaroli). Non ci può essere indulgenza nei confronti di coloro che sfruttano la disperazione e il bisogno dei loro stessi connazionali, delle povere famiglie che sperano di sfuggire alla fame e pagano per imbarcarsi sulle «carrette» del mare. Lo stesso vale per le giovani ragazze, anche minorenni, costrette a prostituirsi nelle strade delle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Si tratta di vere e proprie organizzazioni criminali, di nuove mafie albanesi - e significa appunto immigrazione clandestina e prostituzione - ma anche dell'est, nordafricane, nigeriane, cinesi. Ed allora, visto che lei ha fatto riferimento al quartiere Esquilino, oltre al traffico delle persone c'è, come vi è lì, la barbarie dello sfruttamento del lavoro minorile!
Sono proprio queste attività illegali che danno corpo all'equazione immigrazione uguale criminalità. Un'equazione sbagliata e inaccettabile.

NICOLA BONO. Ergo?

VALTER VELTRONI. Ma è un doloroso dato di fatto che un legame esiste, perché dove c'è disagio sociale - e il disagio tra gli immigrati clandestini è enorme - crescono con più facilità i fenomeni criminali. Per rispondere a tutto questo non servono demagogia e non serve far leva sulla paura, ciò che è più facile.
Mi faccia dire, onorevole Fini, con schiettezza, che ho letto i suoi manifesti, i manifesti del suo partito che dicevano che l'immigrazione clandestina doveva diventare un reato. Poi ho visto in quest'aula che non solo noi, non solo il centrosinistra, ma almeno metà dello schieramento che con lei fa parte della Casa delle libertà la pensa diversamente da lei (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Comunista). L'onorevole Casini l'ha definita una sciocchezza e l'onorevole Berlusconi ha detto che non è questo il problema principale. Mi faccia dire un'ultima cosa a proposito della legge Turco-Napolitano. Lei ha fatto riferimento a dei dati. Intanto mi permetta di dirle che l'hanno informata in maniera errata sulla questione delle impronte digitali, perché l'articolo che è stato appena approvato dice che, non con riferimento ai reati penali ma qualora vi sia motivo di dubitare dell'identità personale dello straniero, questi è sottoposto a rilievi segnaletici (Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PAOLO ARMAROLI. È nostro, l'avete copiato!

VALTER VELTRONI. Mi consenta ancora di dire che le espulsioni, le vere espulsioni sono cresciute nel corso di questi anni. Le vere espulsioni sono 63 mila! Mi permetta di ricordarle solo per


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comodità del nostro ragionamento che nel 1994 furono dichiarate 60 mila espulsioni e ne furono fatte 10 mila. Perché le parole sono una cosa ma i fatti e i comportamenti concreti sono un'altra (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Socialisti democratici italiani).
Il nostro è il paese europeo che ha il maggior numero di lavoratori immigrati che lavorano regolarmente. Siamo un paese che ha diminuito del 50 per cento il numero degli sbarchi clandestini. Tuttavia c'è bisogno di fare di più e questa legge serve a fare di più ed è per queste ragioni che noi la sosteniamo con convinzione e con forza perché è una legge che risponde ai nostri principi: apertura all'immigrazione e mano dura contro la criminalità (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Socialisti democratici italiani e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Veltroni (Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania si grida: «Vergogna! Vergogna!»- Dai banchi dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania si grida: «Elezioni! Elezioni»).
Onorevole Costa, la prego! Sono i suoi soci! Onorevole Costa, la prego di iniziare il suo intervento perché il tempo passa (Dai banchi dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania si continua a gridare reiteratamente: «Elezioni! Elezioni»).
Sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 19,55, è ripresa alle 20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Costa, che ha a disposizione tre minuti. Ne ha facoltà.
Colleghi, per cortesia.
Prego, onorevole Costa.

RAFFAELE COSTA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi, la dialettica politica, sovente frutto di scelte ideologiche, sta facendo sì che su questo provvedimento vi sia il centrosinistra che vota a favore ed il centrodestra, che lo ha proposto, che vota contro. Eppure, il centrodestra ha appunto proposto, con vigore politico, convinzione radicata ed atti formali, la revisione della legge Turco-Napolitano, mentre il centrosinistra è stato indotto o costretto a trattarne, preferendo forse insistere nell'attuale versione.
Nel complesso, il testo attuale (vigente da pochi anni) viene modificato, corretto e rivisto; correzioni, modifiche e revisioni vanno appena nella direzione giusta, anche se appaiono ancora inadeguate. Le modifiche, anche se fossero state più radicali, non sarebbero bastate e non basteranno a superare una situazione oggettivamente difficile, a tratti drammatica, destinata a protrarsi per qualche decennio.
Quello che mi pare sia mancato al dibattito odierno è, da un lato, il realismo, che deve tenerci lontani dai pregiudizi, dai condizionamenti, frutto di scelte di parte, e, dall'altro, la capacità di liberarsi dei luoghi comuni, delle frasi fatte. A me pare impossibile che non ci si possa intendere, se non ci fosse in noi una componente fortemente ideologica, su un tema relativamente al quale diciamo, più sovente di quanto ci appaia, le stesse cose: tutela del principio di legalità, accoglienza attiva per chi viene a lavorare, espulsione per gli irregolari. Sul modo con il quale si deve arrivare a tanto ci si può dividere, non sugli obiettivi, che sono o dovrebbero essere comuni, almeno stando alle dichiarazioni.
Su questo modo avrei molte cose da dire perché, anche se le norme sono chiare (o meno oscure), anche se tutto appare meno confuso, non c'è dubbio che debbano preoccupare gli strumenti destinati


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ad applicare la legge, la macchina amministrativa, burocratica, di polizia, che non è nelle condizioni di applicare adeguatamente la legge, adeguandosi altresì ai richiami dei regolamenti. Ho il timore che l'organizzazione dello Stato, in primo luogo il Ministero dell'interno, non sia in grado, per insufficienti strumenti materiali ed umani, di reggere adeguatamente l'impatto con una realtà che richiede presenza attiva, copertura del territorio, tempestività degli interventi.
Siamo stati in grado di applicare la legge di ieri? No e forse non saremo completamente in grado di applicare la legge di oggi e di domani, che succederà a questa che stiamo votando oggi, che avrà quasi certamente necessità di una revisione dopo che saranno state celebrate le elezioni, chiunque si aggiudichi la vittoria.
La legge è per sua natura - diceva un costituzionalista - un divenire, perché deve adattarsi alla realtà, anche se, in teoria, dovrebbe prevenirla. Ricordo a me stesso che nel 1985 emersero i primi segni dell'immigrazione: non si sapeva quasi che cosa fosse. Dopo soli quindici anni la situazione si è fatta molto difficile e siamo ben lontani dalle presenze di extracomunitari che caratterizzano altri paesi europei.
Quando, pochi anni fa, noi chiedemmo maggiore rigore, fummo accusati di voler blindare le città, di xenofobia; oggi si vota tranquillamente la norma relativa alle impronte digitali che, se richiesta anni fa, ci avrebbe procurato l'accusa di razzismo.
Questo non è, forse, proprio il momento adatto. Credo vada ricordato, però, un aspetto della materia che ritengo fondamentale: nell'applicare la legge dobbiamo far sì che l'Unione europea partecipi di più allo sforzo del nostro paese in materia di immigrazione. La complementarità d'azione si è fatta obbligatoria, sia nell'azione politica sia in quella di prevenzione e repressione.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Costa, deve proprio concludere.

RAFFAELE COSTA. Non mi pare che a questa doverosa funzione l'Europa tenda come dovrebbe e forse potrebbe.
È forse troppo chiedere che il Governo faccia sentire la sua voce? Fino ad oggi o non è stato fatto o è stato fatto in modo troppo flebile (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Per piacere, dovete consentire ai colleghi di poter svolgere i propri interventi. Colleghi, sedetevi, per cortesia!
Onorevole Stajano, per cortesia! Onorevole Paolo Colombo, per piacere!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. Se un osservatore di un altro paese, Presidente, oggi fosse stato qui in aula e avesse ascoltato gli interventi degli onorevoli Fini e Veltroni, alla fine avrebbe detto: votano la stessa proposta di legge! Infatti, entrambi hanno insistito su due valori: la legalità e la sicurezza. Invece, ci si divide, e questo è un errore.
Noi voteremo contro questa proposta di legge innanzitutto perché riteniamo che la legge Turco-Napolitano vada modificata e io indico tre punti essenziali di modifica. In primo luogo, occorre effettuare dei rilievi per tutti coloro i quali vengono in Italia, il che significa fotografie e impronte digitali, per distinguere le persone perbene dai mascalzoni e da chi delinque. In secondo luogo, è necessario prevedere l'aumento delle pene per chi fornisce false generalità, causa prima della libera circolazione dei clandestini e di coloro i quali delinquono. In terzo luogo, bisogna introdurre il reato di permanenza clandestina. Chi è clandestino deve essere condannato e non deve ottenere il permesso per restare nel nostro paese; ed io dico che non deve ritornare nel nostro paese almeno prima di cinque anni!
Queste modifiche sono necessarie, in primo luogo, per evitare l'identificazione inaccettabile, odiosa e da combattere tra immigrato e delinquente. Chi ha partecipato a dibattiti pubblici, soprattutto in


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alcuni quartieri di grandi città (a me è capitato ripetutamente a Torino), sa che questa identificazione è usuale ed è inaccettabile! In secondo luogo, dobbiamo interpretare i sentimenti dei cittadini e rispettare la loro richiesta di sicurezza. Qualsiasi procura della Repubblica vi dice che l'80 per cento dei reati di strada sono commessi da immigrati, cioè da coloro i quali non vogliono stare in questo paese rispettando le leggi, i costumi e gli usi di questo paese. Ed allora bisogna intervenire!
I cittadini vogliono accogliere gli immigrati; vogliono integrarli ed integrarsi perché conoscono la storia di questo paese, ma sono severi e non sopportano più i clandestini e coloro che delinquono, anche perché, signor Presidente, di persone che delinquono ne abbiamo già tante nel nostro paese, e si tratta di italiani (Applausi di deputati del gruppo della Lega nord Padania); non si capisce quindi perché bisognerebbe sopportare anche gli altri.

PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Veltri.

ELIO VELTRI. Concludo sottolineando che gli onorevoli Bossi e Fini hanno detto che la legalità è indivisibile; è indivisibile la legalità dei reati di strada, ma anche dei reati più gravi: corruzione, concussione, truffa ai danni dello Stato, falsificazione dei bilanci, falsificazione delle fatture e associazioni di tipo mafioso!
Io spero che gli onorevoli Bossi e Fini tengano presente sempre e in ogni momento che la legalità è una ed è indivisibile (Applausi del deputato Di Capua).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fronzuti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRONZUTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il poco tempo che ho a disposizione lo utilizzerò per spiegare le ragioni di ordine politico e morale che mi inducono ad astenermi sul provvedimento che nelle buone intenzioni della maggioranza tende a migliorare una legge - la «Turco-Napolitano» - che coglie solo parzialmente gli aspetti drammatici e destabilizzanti del fenomeno dell'immigrazione clandestina che, se non regolamentata e disciplinata con rigore democratico - da qui è nato l'ampio ed approfondito dibattito - rischia di dare luogo a fatti degenerativi e incontrollabili contro la politica di uno Stato e di un Governo troppo incline alla tolleranza verso chi compie ogni sorta di reato pur di conseguire con atti illegittimi illeciti profitti e vantaggi politici.
Cari colleghi, mi chiedo spesso se nell'espletamento della nostra delega parlamentare ci poniamo in perfetta sintonia con le aspettative e le preoccupazioni dei nostri cittadini che oggi vivono talvolta in modo traumatico una realtà che li penalizza e li pone in una sorta di inquietante solitudine. È innegabile che la legge poggia su presupposti condivisibili e si prefigge obiettivi sorretti da forti spinte razionali, ma quello che per me è carente nell'articolato è la mancanza di misure atte a scoraggiare e ad impedire il diffondersi e il perpetuarsi di un fenomeno che procurerà sempre più problemi e tensioni nel nostro paese.
Questo voto deve arrivare all'esterno di quest'aula con un serio messaggio: che l'Italia è un paese civile e solidale verso tutti coloro che vivono nel bisogno e nella disperazione, ma occorre altresì dichiarare con forza e con vigore che da noi non c'è posto per gli sfruttatori, gli spacciatori, i criminali e i malfattori di ogni genere. È contro queste frange ormai troppo numerose che deve puntare l'atto legislativo, ma a me pare troppo inadeguato per garantire la sicurezza e la pace sociale nel nostro paese (Applausi).

MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MAURO GUERRA. Per chiederle di riammettere in aula, per il voto, l'onorevole Adriana Vigneri. Non è certamente


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una disturbatrice abituale dell'aula e probabilmente non aveva sentito i richiami.

PRESIDENTE. Va bene, senz'altro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.

GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questa discussione sui temi dell'immigrazione è una discussione che forse richiederebbe più tempo da parte del Parlamento e forse sarebbe più opportuno che non la si tenesse a pochi mesi dalle elezioni, perché nel clima delle elezioni diventa più difficile un dialogo.
Il provvedimento in questione, eliminate le proposte che lo caratterizzavano (la definizione di reato di immigrazione ed altro), è rimasto come un provvedimento di lievi modifiche alla legge Turco-Napolitano e come tale non si giustifica altro che l'astensione, nel senso che non si tratta di un provvedimento che danneggia il funzionamento della legge, ma che certamente non riuscirà in alcun modo ad attenuare le preoccupazioni molto diffuse nel nostro paese su questo problema.
Se vogliamo affrontare il tema di fondo, ma questa forse non è l'occasione, credo - questo riguarda soprattutto la sinistra nel suo complesso, il mondo cattolico e i partiti di ispirazione socialista - che sul problema dell'immigrazione entrino in conflitto due grandi profili delle società contemporanee: il tema della nazionalità e il tema della solidarietà.
È chiaro che se noi guardiamo, onorevole Soro, il problema dei paesi poveri e dei giovani che cercano il lavoro - di cui parlava l'onorevole Veltroni - non possiamo ritenere che le frontiere geografiche di un paese costituiscano una giustificazione per chiudere gli occhi rispetto alla povertà, ma nel momento stesso in cui noi consideriamo i problemi della nostra società, quella nella quale ci è capitato di nascere, come italiani, come paese, e constatiamo le differenze sociali, le difficoltà e i problemi di questa società, allora forse dobbiamo pensare che c'è un limite al problema della solidarietà che è costituito, almeno nell'Europa di oggi, dai confini nazionali.
Credo allora che, se il problema viene posto in questi termini, la sinistra e la destra non possano che convenire sulla necessità che la solidarietà non possa essere estesa illimitatamente - lo dico ai colleghi di Rifondazione comunista, al collega Diliberto - e debba trovare un limite, per cui in un certo senso va detto con molta chiarezza che noi dobbiamo scoraggiare l'immigrazione nel nostro paese, in tutte le forme, non solo quelle clandestine (e questo è ovvio) ma anche quelle che rendono più difficile e più complessa la soluzione dei nostri problemi sociali. Dobbiamo avere il coraggio di dirlo e di considerare la questione con la serietà e con i limiti che sono necessari (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saraceni. Ne ha facoltà.

LUIGI SARACENI. Signor Presidente, credo che non si possa non riconoscere il meritorio sforzo spiegato dalla maggioranza per respingere questo tentativo di imbarbarimento del nostro ordinamento proposto dalla destra; tuttavia, ritengo che forse qua e là si sia ecceduto cedendo alle suggestioni della destra, inseguendola sul terreno iniquo ed inefficace dell'utopia repressiva. Mi riferisco, in particolare, alle nuove fattispecie penali introdotte con il provvedimento e non solo all'ipotesi speciale di falso in permesso di soggiorno, che non aveva certo bisogno di una previsione speciale perché già nel nostro codice sono presenti gli estremi per punirlo.
Ancora più grave, però, mi pare la nuova ipotesi di delitto costituita dal comportamento di chi rientra dopo l'espulsione per disposizioni del giudice: una previsione criminosa, che a mio avviso resta grave, anche dopo le fondate rettifiche del relatore di cui prendo atto. Resta grave perché credo non esista alcun ordinamento nel quale venga inflitta una


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pena di questa entità per l'inottemperanza ad un ordine dell'autorità: una pena da uno a quattro anni di reclusione. Né vale la giustificazione che in questo caso l'ordine viene dal giudice, perché evidentemente il bene leso dal rientro dopo un'espulsione resta uguale, quale che sia l'autorità che ha disposto l'espulsione, il giudice o il prefetto. E non vale neppure l'obiezione che colui che rientra dopo l'espulsione disposta dal giudice è persona che abbia commesso un reato; anzi, proprio questa obiezione svela l'iniquità della nuova fattispecie, rivela cioè che per quel fatto, il reato per cui è condannato, l'autore in realtà viene punito due volte: per il fatto commesso e per essere rientrato da condannato per quel fatto. Questa è la sostanza di quella previsione.
Senza dire poi dell'interferenza che la nuova previsione crea con il provvedimento licenziato dal Senato ed ora all'esame della Commissione giustizia della Camera: esso prevede infatti che lo straniero espulso, magari anche su sua richiesta, dopo una condanna penale, se rientra, deve scontare la pena inflitta. Cosa accadrà quando sarà in vigore la legge che stiamo per approvare? O sopprimiamo il testo che giunge dal Senato, con ciò rinunciando ad un utile strumento di espulsione in sostituzione del carcere, oppure cumuliamo le due pene: la pena, cioè, per il reato per il quale lo straniero è stato condannato e la pena per il reato di ingresso dopo la condanna. Questo rende assolutamente palese che per lo stesso fatto lo si punisce due volte: perché? Perché è un extracomunitario: è esattamente questa la violazione di un elementare principio di uguaglianza, che ha carattere palesemente discriminatorio (Applausi dei deputati del gruppo misto comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Signor Presidente, colleghi, oggi abbiamo perso un'occasione per tradurre in regole anche soltanto qualcuno dei principi che, solo a parole, l'onorevole Veltroni ci ha raccontato. Voteremo convintamente contro la proposta di legge in esame: la maggioranza si è opposta a prevedere che alle nuove mafie dell'est si applichino le stesse regole che esistono contro la criminalità organizzata di casa nostra. Avete rifiutato di dare ai tanti operatori delle forze di polizia gli strumenti per una rapida e certa identificazione dei clandestini (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). È un'offesa ed una frustrazione a coloro che arrestano e che debbono rilasciare istantaneamente i clandestini.
In terzo luogo, avete rifiutato anche soltanto di ipotizzare un'azione di politica internazionale della sicurezza per convincere o talora indurre alcuni paesi che proteggono la mafia e gli schiavisti a cooperare finalmente contro quei turpi delitti che a parole volete stroncare ma che troppo poco fate per stroncare davvero (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania). Sapete perfettamente che soltanto 7 mila persone, su 109 mila clandestini, tornano nei paesi di provenienza: soltanto 7 mila su 109 mila!
Un ultimo tema. La solidarietà è un valore forte dentro di noi (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista)... La vostra intolleranza vi squalifica, colleghi!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Frattini.
Per cortesia, colleghi, consentite al collega Frattini di parlare.

FRANCO FRATTINI. Grazie, Presidente.
La solidarietà è un valore forte dentro di noi, dicevo, ma lo è anche la tutela delle vittime, di quelli che sono per noi i veri deboli, quelli che vivono nelle periferie delle città, che non hanno le case con le porte blindate che ci sono nei salotti radical chic dove si parla di terzomondismo


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di maniera e non di tutela delle vittime della criminalità (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e misto-CCD - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo)! Quelli sono i veri poveri: noi vogliamo tutelare le vittime! Per queste ragioni non voteremo a favore di questa proposta di legge (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e misto-CCD - Congratulazioni - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo).

MARCELLA LUCIDI. Perché ha parlato?

GIORGIO PANATTONI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Vorrei sapere a che titolo ha parlato l'onorevole Frattini. Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Scemo! Scemo!

PRESIDENTE. Onorevole Panattoni, lei è qui dentro da cinque anni: dovrebbe sapere che in sede di dichiarazione di voto finale ciascun deputato ha diritto di parlare; l'onorevole Frattini ha parlato per dichiarazione di voto a titolo personale per tre minuti. Può farlo anche lei, se vuole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sbarbati. Ne ha facoltà.

LUCIANA SBARBATI. Signor Presidente, colleghi, circa 15 giorni fa il Parlamento europeo ha respinto una direttiva francese che riguardava il problema dei clandestini extracomunitari; una direttiva durissima che si voleva imporre anche agli altri Stati europei e che già aveva avuto antefatti molto gravi in quella sorta di legislazione che permette la costruzione di veri e propri Lager, dove le persone che si trovano in stato di clandestinità e che vengono scoperte sono allocate fino all'espulsione.
Orbene, questi Lager, che purtroppo esistono in Europa e nei quali sono morte anche alcune persone (recentemente è morta una donna di 35 anni proprio in Francia, il che ha causato un grande scandalo) sono sotto gli occhi di tutti e ci dovrebbero indurre a gestire questa modifica legislativa con criteri meno elettoralistici, certamente con senso di responsabilità e forse con toni più adatti alla delicatezza del problema.
Personalmente non credo affatto che i vincoli siano nei confini degli Stati nazionali, anche perché guardo all'Europa come mazziniana e, quindi, non vedo confini degli Stati nazionali, ma vedo una realtà politica che si deve costruire con grande spirito di solidarietà e, soprattutto, puntando ad uno sviluppo che consenta la solidarietà.
Allora, c'è qualcosa che non va nei ragionamenti che ho sentito, perché, se proprio il nordest e gli industriali reclamano forza lavoro e chiedono che venga approvata una legge che programmi i flussi migratori perché manca una certa manodopera, di cui si ha bisogno per consentire lo sviluppo e, soprattutto, per consentire una certa qualità della vita in una certa parte del paese, allora bisogna anche fare in modo di costruire una politica seria per l'immigrazione (Commenti del deputato Santandrea).
Credo si sia operato in questo senso. Non avremo ottenuto tutto, ma questo dipende anche dal momento che stiamo vivendo e dalle logiche elettoralistiche o preelettoralistiche che ci costringono dentro certi confini.
L'Italia da sola non ce la può fare; è inimmaginabile alzare steccati e pensare ad una legge di tipo punitivo, così come da qualche parte è stato proposto, perché non ce la faremo mai da soli e perché chi ha fame, cari signori, prima bussa alle


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porte e poi le sfonda, perché ha diritto di mangiare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti).
Pertanto, l'Europa si deve fare carico di questo problema ed il Governo italiano deve fare la sua parte in Europa perché i flussi migratori vengano «spalmati» in tutti i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quel Mediterraneo che è la porta d'ingresso verso il nord d'Europa che, se vuole attuare una politica solidale, civile e democratica, deve affrontare questo problema in modo ben diverso da come ho sentito proporre in questa sede, con certi toni. Parliamo di solidarietà e non possiamo parlare di carità pelosa, ma non possiamo neanche fingere che queste persone una volta ci fanno comodo, mentre un'altra volta le possiamo buttare a mare. Un conto è la delinquenza, un conto è l'immigrazione di persone...

PRESIDENTE. Onorevole Sbarbati, deve concludere.

LUCIANA SBARBATI. ...che cercano dignità della vita ed hanno diritto come noi ad un futuro (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti).

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