Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 810 del 14/11/2000
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(Replica del Governo A.C. 7395)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore rinuncia alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ALFIERO GRANDI, Sottosegretario di Stato per le finanze. Signor Presidente, la relazione dell'onorevole Benvenuto è sufficiente e tale da essere interamente condivisa da me.
Ritengo che nel corso della discussione siano state espresse osservazioni poco comprensibili o quanto meno contraddittorie. Non c'è nulla di male ad avere opinioni diverse ma esse dovrebbero essere dello stesso tipo perché è difficile comprendere come si possa contemporaneamente dichiarare che questo decreto-legge non avrebbe fonti di copertura e poi sostenere, non solo in quest'aula ma nella polemica politica che si alimenta nel paese, che si potrebbe fare molto di più. Intanto bisognerebbe cominciare col dire


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che queste fonti di copertura sono vere, ed è questa la ragione per cui il decreto è stato finanziato nei modi e nelle forme indicati.
Passiamo ad esaminare le osservazioni che sono state svolte. È stato chiesto da dove provengano le maggiori entrate. Ricordo che nella modifica del DPEF e nell'assestamento di bilancio è stata individuata con chiarezza una possibilità di copertura della misura di circa 10.800 miliardi, altrimenti questo decreto non avrebbe avuto possibilità di esistere dal punto di vista tecnico. La ragione per cui il DPEF, prima, e l'assestamento di bilancio poi hanno potuto individuare questa differenza sta nel fatto che dall'inizio dell'anno le entrate dello Stato hanno continuato a crescere con una progressione sostanzialmente lineare.
Sapete molto bene che questa linearità di incremento è data non solo dai dati del Ministero delle finanze, confermati anche dagli ultimi che sono stati resi pubblici, ma anche dalla controprova dei dati della Banca d'Italia. La previsione che oggi è possibile fare con maggiore precisione rispetto a quando il decreto è stato approvato è che a fine anno avremo risorse non minori di quelle individuate come possibili per finanziare il decreto.
Passo alla seconda questione, e cioè se il Governo non avesse adottato il decreto-legge. È in atto una campagna politica che individua e rivendica una diminuzione della pressione fiscale. Anche noi riteniamo che un paese che per raggiungere l'obiettivo del risanamento ha dovuto stringere la cinghia (in particolare negli anni 1997 e 1998, ma i trascinamenti si sentono ancora oggi) abbia bisogno anche di allentare la pressione fiscale. È una cosa possibile perché il risanamento dei conti pubblici è sotto controllo e la finanziaria attualmente in discussione valuta nello 0,8 per cento senza prelievi la possibilità di disavanzo per l'anno 2001. Quindi i conti pubblici sono perfettamente in grado di sostenere il risultato e contemporaneamente ci sono anche condizioni di copertura effettive date dalle misure adottate in questo periodo e che oggi rendono possibile arrivare ad una diminuzione del prelievo fiscale. Quest'ultimo è un impegno contenuto nel DPEF, già presente nella legge finanziaria 2000 in vigore. Se per una strana eterogeneità dei fini non venisse approvato il decreto in discussione, verrebbe aumentata la pressione fiscale.
È difficile comprendere l'osservazione di chi ritiene questo un decreto inventato perché esso è necessario per realizzare quell'obiettivo; del resto esso più o meno vale lo 0,6 per cento del prodotto interno lordo. È del tutto evidente che è molto importante ed è inutile dire che va bene perché l'opposizione dovrebbe semplicemente approvarlo per essere coerente con le affermazioni fatte fino a questo momento.
Quanto alla struttura delle entrate, le ragioni che ci inducono a dire che il provvedimento è perfettamente coerente con le ragioni indicate dall'onorevole Possa, che ha fatto riferimento alla legge finanziaria, dove era previsto che saremmo arrivati a questo punto, sono quelle che ci consentono di dire che il risultato derivante dall'emersione del reddito è aumentato e che non ci sono state nuove misure che abbiano causato incremento del prelievo. Non ci sono state nuove misure di natura fiscale, anzi - come ha ricordato l'onorevole Benvenuto - la tendenza alla riduzione e all'allentamento era già in atto. Sono state le normative esistenti a produrre tale risultato. Ciò non è solo intuitivo, ma è dimostrato anche da risultati concreti: anche voi avrete avuto occasione di ricevere gli avvisi di pagamento; sapete benissimo che per le compensazioni è necessario dichiarare per poter detrarre; sapete che vi sono gli studi di settore, normative semplificate ed un diverso funzionamento della macchina fiscale e che gli strumenti di repressione funzionano meglio. Sarebbe però una banalità attribuire agli strumenti di repressione i risultati di reddito emerso che prima non vi erano. Tale reddito emerso, che di conseguenza produce entrate per lo Stato in presenza di conti in ordine, rende possibile


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il conseguimento degli obiettivi: garantire che in corso d'anno vi sia la ridistribuzione (nei limiti e nelle forme ricordati dall'onorevole Benvenuto) e gettare le premesse perché anche il prossimo anno, in parte con i risultati che verranno dall'applicazione della normativa in esame, soprattutto in materia di nuovi giochi, si crei in termini strutturali un incremento delle entrate.
Vi sarebbe da aspettarsi un atteggiamento diverso dall'opposizione, un'opposizione che riconosca tali risultati si dovrebbe proporre nuovi obiettivi e nuovi traguardi, non la negazione di un risultato che sarà utile a chiunque, domani, sarà chiamato a governare (mi auguro che sia il centrosinistra, ma potrebbe paradossalmente essere utile anche agli altri).
Ritengo vi siano risultati anche per ciò che concerne prime iniziative in rapporto a problematiche non prevedibili. L'onorevole Leone ha affermato che l'aumento del petrolio era largamente prevedibile: se tale notizia fosse stata resa pubblica, ognuno di noi avrebbe potuto fare affari di un certo valore e avremmo potuto avvertire lo Stato di una tale possibilità. In realtà, quando è stata immaginata la carbon tax, il petrolio era tra 10 e 13 dollari; oggi è intorno ai 32 dollari; l'esplosione di natura speculativa che è intervenuta non era affatto prevedibile. In realtà, di fronte ad un evento eccezionale che il nostro paese - grazie al risanamento e all'entrata nell'euro - sopporta in termini diversi dal passato, anche con riferimento all'inflazione, è stato possibile affrontare le nuove condizioni con minori preoccupazioni e gli interventi contenuti nel provvedimento al nostro esame rappresentano una soluzione di grande peso.
Colgo l'occasione per dire ai parlamentari (che immagino attenti agli interessi del paese) che poiché la norma prevede un decreto del Presidente della Repubblica per attuare gli sgravi previsti per le zone montane, il dipartimento delle dogane (su richiesta di molti parlamentari e su sollecitazione del Governo) ha già emanato una circolare in cui chiede ai comuni di deliberare rapidamente e ai cittadini di conservare le ricevute, in modo da creare un ponte tra l'efficacia di diversi strumenti normativi: una legge che fornisce garanzie (ma non è immediatamente in vigore) e un decreto del Presidente della Repubblica che deve intervenire per assicurare l'operatività delle misure. Dico questo per confermare che l'intenzione di andare in questa direzione è seria e vuole arrivare a questi risultati.
Desidero inoltre ricordare la genesi dell'articolo 0.1 introdotto dal Senato. Potrei convenire con l'onorevole Benvenuto sul fatto che questo articolo poteva non essere necessario: anch'io ad un'attenta osservazione effettuata insieme al coordinamento legislativo, anche dopo l'approvazione da parte del Senato ed analizzando attentamente questo provvedimento, sinceramente non vedo l'esigenza cogente di una norma di quel tipo. È stato però il senatore D'Alì di Forza Italia a chiederlo. Egli ha ritenuto che in questo provvedimento potessero esservi elementi contraddittori rispetto allo statuto dei diritti del contribuente ed io credo che il Governo, accedendo ad una richiesta del relatore, non abbia fatto male ad accogliere l'idea che qualche elemento potesse essere sfuggito in sede di redazione del decreto, indicando una norma generale che, ove fossimo caduti in errore - ancorché non convinti che l'errore ci fosse - giustificasse tale errore in nome dell'emanazione di un decreto che recepiva l'esigenza di intervenire a modificare le prescrizioni della normativa. Anche qui, naturalmente, è difficile accettare che, se il Governo dimostra un atteggiamento di disponibilità accogliendo un argomento - magari sbagliando -, venga poi rimproverato di aver ascoltato un esponente autorevole di Forza Italia al Senato.
L'emendamento che riguarda le figure che vengono definite (con un'espressione che anch'io ritengo non corrisponda ad una descrizione della reale condizione di quelle fasce sociali) «incapienti» non è nato da una sollecitazione parlamentare, ma semplicemente dalla possibilità per il Governo di intervenire in un ambito che non era interamente esaurito, dal punto di


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vista delle fonti di finanziamento, della precedente stesura del decreto. Quest'ultimo lasciava ancora 650 miliardi di disponibilità che non a caso troviamo nella legge finanziaria, ma che nell'assestamento di bilancio venivano rese disponibili.
Il Governo a quel punto ha scelto di intervenire in una direzione che richiede un intervento forte ed ha scelto in particolare la fascia di 3 milioni 240 mila persone che sono i pensionati al minimo. Questa è una scelta che ha fatto il Governo, l'ha proposta con un emendamento al Senato e di quell'emendamento io rivendico la totale paternità al Governo. Naturalmente, che il Senato l'abbia accolto va ad onore del dibattito lì svoltosi e che perfino settori dell'opposizione abbiano detto che condividevano l'emendamento del Governo non mi dispiace, sono pronto a condividere la consapevolezza dell'importanza di quel provvedimento: ce n'è per tutti quando vi sono cose positive, è più difficile quando le cose non vanno bene.
Se vi è un unico cruccio è che, naturalmente, si dovrebbe fare ancora di più per chi ha maggiori difficoltà, ma qui rientriamo, per ciò che riguarda il decreto, nella particolarità degli strumenti di cui parliamo. Rivendico una linea complessiva del Governo fatta di politiche di risanamento, di espansione, di occupazione e di attenzione agli strati sociali più deboli, però questo è un decreto-legge ed è un decreto-legge che interviene nell'ambito della vigenza della finanziaria 2000, che ha vincoli dal punto di vista della natura delle risorse e del modo in cui vengono impiegate. Nel modo di impiegare tali risorse è inevitabile che vi sia un intervento di natura fiscale: del resto, in caso contrario non sarebbe il sottosegretario di Stato alle finanze a parlare in questa sede.
La natura fiscale del provvedimento obbligava ad individuare, per ciò che riguarda i redditi particolarmente bassi, forme di redistribuzione delle maggiori entrate in grado di avere una motivazione fondamentalmente fiscale ed io ritengo che, per ciò che riguarda in particolare i pensionati al minimo, questa formulazione sia stata trovata e sia importante. Per dirla in una battuta, è del tutto naturale che quando si interviene sui redditi lo si fa su quelli che esistono, mentre sui redditi particolarmente bassi occorre fare manovre di altra natura. Tali manovre di altra natura sono state compiute e mi sembra che questo provvedimento sia in tale senso interessante ed importante.
Infine, vorrei sottolineare l'esigenza di una rapida approvazione da parte del Parlamento di questo disegno di legge di conversione, perché esso interviene nella certezza delle risorse e nasce dal bisogno di fare in modo che, già nel 2000, i cittadini italiani possano usufruire di una reale riduzione del prelievo fiscale, con alcune correzioni a favore dei redditi più bassi. Ciò non vuol dire aver risolto il problema, ma vuol dire avere intrapreso una strada importante. Per questo motivo, se tutti i gruppi politici, non solo quelli della maggioranza, hanno piena consapevolezza del valore di questo decreto-legge, mi aspetto un voto a favore della sua conversione in legge. Infatti, si può discutere del fatto che tali misure non siano sufficienti e si può anche scommettere su quanto di più si sarebbe potuto fare, ma, nel momento in cui si interviene con la certezza delle risorse e si è consapevoli che, qualora non si intervenisse, potrebbe aversi un aumento della pressione fiscale - si verificherebbe quindi l'esatto contrario di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2000 e dal DPEF approvato nel 1999 -, sarebbe quanto meno strano l'atteggiamento negativo di altre forze politiche.
Ognuno si assumerà la sua responsabilità: per quanto ci riguarda, chiediamo di convertire al più presto in legge questo decreto-legge e annuncio fin da adesso che, a tal fine, il Governo esprimerà parere contrario su emendamenti che intendano stravolgerne il testo, perché vorrebbe dire allungare i tempi della sua conversione in legge.


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PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Grandi.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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