![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro delle comunicazioni, onorevole Cardinale, per fornire le precisazioni richieste. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore. Presidente Biondi, per cortesia. Onorevole Boccia, per cortesia. Colleghi, stiamo da dodici ore in quest'aula: non credo sia necessario restarci ancora, se non è indispensabile.
SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, la ringrazio per aver chiarito all'onorevole Caparini e agli onorevoli colleghi che la mia assenza, questa mattina, era determinata dal fatto che la mia partecipazione alla discussione dell'articolo 68 della legge finanziaria era originariamente prevista per il pomeriggio. La ringrazio, altresì, per l'occasione che mi offre di chiarire che non ero impegnato in giri elettorali, ma partecipavo con il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, professor Cheli, ad un'importante riunione
dedicata ai problemi del ribilanciamento delle tariffe Telecom, anche al fine di scongiurare procedimenti sanzionatori contro l'Italia da parte della Comunità europea.
PRESIDENTE. Signor ministro, mi scusi. Onorevole Turroni, per favore: questa è una patologia; siamo stati dodici ore in quest'aula; per cortesia, andate a discutere fuori. È un'affezione grave, quasi irreparabile. Prego, signor ministro.
SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. L'onorevole Caparini, evidentemente, mi considera il dominus dell'intero procedimento di gara. Probabilmente non sa che essa è stata coordinata e gestita da un Comitato dei ministri, che si è avvalso di un gruppo di lavoro interministeriale, ha sentito l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e si è avvalso di un advisor scelto mediante gara europea. Ciò, evidentemente, non mi sottrae alle conseguenti responsabilità, ma mi pone nella condizione di una piena, leale ed evidente condivisione di intenti e convergenze di valutazioni.
Blu, ma anche le altre aziende impegnate nella gara per l'UMTS. È davvero singolare che non ci si ponga il problema di cosa sarebbe potuto accadere se, sulla base di semplici suggerimenti o manifestazioni di preoccupazione o denunce di disagio nelle relazioni interne o indizi di scarsa compattezza nella compagine sociale di Blu, noi avessimo dato luogo al differimento o all'annullamento o al cambiamento delle regole che erano state poste a base di una competizione così rilevante.
PRESIDENTE. Darò la parola, secondo quanto prevede la prassi in questi casi, ad un oratore per gruppo per cinque minuti.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Nessun processo, ministro: ci penserà la magistratura a quelli. A noi spetta il compito di capire cosa sia veramente accaduto.
SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. Infatti, non ha partecipato!
DAVIDE CAPARINI. ...e i cui scopi sociali vanno dalla gestione dei rifiuti all'assistenza amministrativa: una pagina e mezza di scopi sociali, cosa veramente intollerabile.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, dovrebbe concludere.
DAVIDE CAPARINI. Lei, signor ministro, ci deve semplicemente chiarire queste cose.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, deve concludere il suo intervento!
DAVIDE CAPARINI. Dunque vi sono dei punti ancora molto oscuri.
ROBERTO MANZIONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MANZIONE. Ho ascoltato con grande attenzione il collega Caparini che ha replicato alle cose precisate dal ministro Cardinale.
ROBERTO MANZIONE. L'approssimazione però, se fa parte del bagaglio culturale di chi non ha rispetto né del proprio essere né degli altri, non dovrebbe essere utilizzata quando si scagliano accuse politiche di un certo tipo. È evidente che siamo in democrazia ed ognuno può fare le affermazioni che ritiene opportuno, però deve supportarle con dati effettivi. Ma dati di questo genere non sono emersi, come era giusto che non emergessero conoscendo i fatti specifici. Voglio solo dire che si parla quasi di chiaroveggenza, di amici di partito, quando abbiamo visto che l'unico intervento, non addebitabile nemmeno al ministro, ma al comitato dei ministri, è stato l'esclusione di un consorzio che, in qualche modo, poteva essere riconducibile alla Sicilia.
SERGIO ROGNA MANASSERO di COSTIGLIOLE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO ROGNA MANASSERO di COSTIGLIOLE. Ritengo che la gara sull'UMTS sia stata effettivamente circondata da un clima assolutamente sbagliato. Il collega Caparini parlava di vincita, ma non si tratta di una lotteria; lo Stato non doveva vincere proprio niente, ma doveva arrivare a definire con la maggiore serietà
possibile le regole per il prossimo servizio di telefonia mobile avanzata in questo paese. In questo caso, non deve vincere lo Stato, ma il sistema migliore che garantisce all'utente il prezzo più basso.
GIORGIO PANATTONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO PANATTONI. Signor Presidente, ovviamente non vorrei entrare nel merito di una speculazione politica che francamente ritengo scarsamente motivata e, devo dire, anche fuori luogo, perché credo che, a proposito dell'UMTS, si debba svolgere qualche considerazione importante ed interessante.
nuova tecnologia sarà più basso. Questo è un altro vantaggio che il paese si è ritrovato a seguito della gara...
ELENA CIAPUSCI. Abbiamo le tariffe più alte!
GIORGIO PANATTONI. La gara, a mio avviso, ha avuto un iter anch'esso inatteso, ma come al solito, quando si parla di utile per i cittadini, chissà perché è come quando si parla di mercato in casa della destra: va tutto bene fino a che il mercato lo finanzia qualcun altro, ma quando si entra nei diritti e nei doveri del mercato pilotato da quella parte politica, allora chissà perché il liberismo non è più un valore e diventa un elemento di difesa, o di distinguo che francamente è incomprensibile in quest'aula.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, non affronterò il tema degli esiti della gara sul piano politico-finanziario perché, se così fosse, potrei citare il documento di programmazione economico-finanziaria e le scommesse che più di qualche ministro ha accettato dalle pagine di alcuni importanti quotidiani economici. Desidero concentrarmi, invece, sulle questioni per le quali il ministro - e lo ringraziamo per questo - ha deliberatamente risposto alle dichiarazioni dell'onorevole Caparini.
fuori i soldi, il quale dice che lo farà». Quindi, il 25 ottobre 2000, il Presidente del Consiglio fa questa affermazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, signor ministro, non avevamo dubbi che lei ci avrebbe fornito una rappresentazione puntuale della vicenda secondo il punto di vista del Governo.
elementi diversi rispetto all'impostazione data dal Governo dal suo angolo visuale.
SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, intervengo soltanto per dare qualche risposta.
dal giorno in cui il comitato dei ministri riceve l'offerta del piano industriale e la garanzia dei 4 mila miliardi posti a base d'asta. Eravamo a gara iniziata, eravamo in corso di gara, tant'è che tre operatori per ogni società, debitamente e formalmente autorizzati, partecipavano ad essa.
PRESIDENTE. Grazie, ministro Cardinale.
DAVIDE CAPARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Caparini, non posso darle la parola perché il dibattito è concluso e non vi è diritto alla replica. Non siamo in sede di sindacato ispettivo né in fase di dichiarazioni di voto ed il ministro ha diritto di parlare quando lo ritiene opportuno, come conferma anche l'Ufficio per il regolamento.
DAVIDE CAPARINI. Non siamo in sede di sindacato ispettivo!
PRESIDENTE. Appunto, ed infatti solo in quella sede ha l'ultima parola il parlamentare e non il Governo. Siamo in una fase fisiologica ed il Governo - ripeto - ha il diritto di parlare quando vuole senza che questo determini la riapertura del dibattito.
DAVIDE CAPARINI. No, no, riapre il dibattito!
PRESIDENTE. Se permette, non lo riapre! Mi dica sulla base di quale articolo del regolamento lo riaprirebbe.
DANIELE MOLGORA. E sulla base di quale lo chiuderebbe?
PRESIDENTE. Glielo dico io: l'articolo 64, comma 4, della Costituzione dà il diritto al Governo di intervenire ogni volta che lo richieda e l'articolo 50 del regolamento precisa che se i ministri, dopo le dichiarazioni di voto, chiedono di essere sentiti a norma dell'articolo 64 della
Costituzione, si intende riaperta la discussione relativa all'oggetto della deliberazione. Studiatevi il regolamento e poi ripassate!
DANIELE MOLGORA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, lei ha citato l'articolo 64 della Costituzione, ma il riferimento che il nostro regolamento fa alla possibilità di replica da parte dei ministri è riferito alle dichiarazioni di voto. È chiaro, dunque, che quanto si è svolto stasera è assolutamente al di fuori della disciplina del nostro regolamento.
PRESIDENTE. Non ci sono interroganti!
DANIELE MOLGORA. Ma il ministro Cardinale è venuto a rispondere alle richieste dell'onorevole Caparini: il ministro ha aperto così il suo intervento.
PRESIDENTE. Non c'è un atto di sindacato ispettivo!
DANIELE MOLGORA. Non c'è un atto di sindacato ispettivo formale, ma vi è stata una precisa richiesta orale. Visto che la discussione si è svolta in maniera non conforme a quanto stabilito dal regolamento, è prassi consolidata che ad una risposta del ministro vi sia la replica dell'interrogante, tant'è vero che una richiesta in sede di discussione della legge finanziaria c'è stata e vi ha fatto preciso riferimento il ministro stesso.
PRESIDENTE. Onorevole Molgora, la prassi consolidata è esattamente il contrario di quello che lei sta sostenendo. Infatti, tutte le volte che si è aperta una discussione in questi termini è stato applicato l'articolo 37 del regolamento che recita che i ministri «hanno diritto di parlare ogni volta che lo richiedono». Al di fuori delle dichiarazioni di voto, i parlamentari non possono intervenire sulla dichiarazione del ministro ogni volta che un ministro esercita il suo diritto di prendere la parola - ogni volta che lo richiede - ex articolo 37 (e naturalmente il Presidente deve ottemperare).
L'onorevole Caparini ha posto alcuni problemi. Innanzitutto, ha richiamato il contenuto delle lettere che il presidente Valori e il presidente di British Telecom mi hanno inviato alla vigilia della gara per le licenze UMTS e ha chiesto come mai io non avessi deciso di accogliere - come suggeriva British Telecom - la proposta di differimento dell'asta o di decretare la riduzione delle licenze da porre in gara.
L'onorevole Caparini (e con lui quanti hanno in questi giorni nutrito qualche dubbio) avrebbe potuto, e forse dovuto, riservare una maggiore attenzione alla lettera di British Telecom, leggendola per intero. Infatti, ad una lettura appena attenta è facile rilevare che British Telecom avverte e rileva il disagio e le difficoltà interne alla compagine di Blu e registra le sollecitazioni che da alcuni soci pervengono perché British Telecom rilevi l'intero capitale sociale. British Telecom sottolinea che non può accollarsi il rischio finanziario dell'intero progetto; in ogni caso, essa è disposta a trattare su principi di equità, reciprocità e trasparenza con Autostrade e con tutti gli altri soci e conferma la sua intenzione di finanziare la propria quota di costi ed investimenti.
In questo quadro, British Telecom suggerisce l'opportunità di un differimento dell'inizio dell'asta di alcuni giorni e afferma che, in ogni caso, avrà cura di informare il Governo nel caso in cui le attuali difficoltà non dovessero essere risolte. Infine British Telecom, sono parole testuali, conferma nuovamente il suo impegno nel trovare una soluzione che permetterà a Blu di partecipare alla gara. Si tratta dello stesso impegno che poi sarebbe stato ribadito nell'incontro del 17 ottobre 2000, alle ore 20, che ho avuto modo di avere con i rappresentanti dell'azienda. D'altra parte, dai concreti comportamenti assunti dalla società non era lecito desumere il contrario.
Infatti i tre rappresentanti formalmente designati da Blu, a cui erano stati delegati per procura notarile tutti poteri sulla gara, operavano sin dal 17 ottobre in maniera tale da convalidare la determinazione di partecipare alla competizione, adempiendo l'obbligo, formalmente previsto dal disciplinare, di partecipare all'addestramento. A togliere ogni dubbio, che avrebbe potuto ingenerarsi nel sottoscritto nonché in ciascuno dei componenti del comitato dei ministri, sono arrivati gli atti formalmente assunti dagli organi di gestione di Blu prima dell'avvio dei miglioramenti competitivi.
Sarebbe istruttivo rileggere oggi le dichiarazioni rese alle agenzie il 19 ottobre, a conclusione del consiglio di amministrazione di Blu: «Accordo unanime tra i soci, alla gara per vincere»; «La lunga notte di Blu che ha portato consiglio»; «Valori, la notte ha portato consiglio»; ancora «Blu, Valori, combattiamo per vincere». Questi i fatti.
Se avessimo assunto una posizione non rispettosa delle determinazioni formali e coerente peraltro con le assicurazioni che c'erano state date, è facile desumere che avremmo scatenato un contenzioso che avrebbe visto come controparti non solo
D'altra parte, la partecipazione di sei concorrenti per cinque licenze non autorizza nessuno a parlare di truffe, buffonate o prese per i fondelli, a meno che non si voglia avere un'idea assai singolare dello Stato di diritto e delle norme dell'ordinamento.
Si sottolinea che in questa vicenda sarebbero stati «presi in giro» il Parlamento e il paese e che i cittadini ne avrebbero pagato le conseguenze. Non si considera, evidentemente, che in relazione all'obiettivo di realizzare il migliore introito finanziario per il paese, il Comitato dei ministri aveva posto a base della gara il versamento di 4 mila miliardi per ogni partecipante e che, a differenza che in Germania, nel nostro paese sono state poste in gara cinque licenze e per una durata di quindici anni (contro le sei licenze e i venti anni della Germania). Si consideri, inoltre, che la gara in Italia ha coinciso con il declinare dell'euforia dei mercati finanziari che sta rivelandosi alla base anche dei risultati che, pur nella loro ridotta dimensione, sono stati conseguiti in Olanda ed in Austria e si stanno conseguendo in Svizzera.
L'onorevole Caparini infine si chiede quali collegamenti il ministro abbia con uno dei consorzi partecipanti, Tu mobile, sostenuto da operatori siciliani. Ho già avuto modo di chiarire che non ho dimestichezza con gli imprenditori interessati al consorzio, e tuttavia mi chiedo se io debba rispondere per il delitto di averli danneggiati o per quello di averli favoriti. Come è noto, Tu mobile non ha partecipato alla gara in quanto esclusa dal Comitato dei ministri per la mancata presentazione della fideiussione bancaria a garanzia dell'offerta irrevocabile di 4 mila miliardi prevista sia dal bando che dal disciplinare di gara. Questo fatto non mi ha risparmiato attacchi in Sicilia, onorevole Caparini, dove si diceva che il ministro delle comunicazioni, tagliando le ali a quel consorzio, chiudeva le porte a tantissimi posti di lavoro, di cui duemila nella sola Caltanissetta, che è il mio collegio elettorale.
La domanda che mi pongo è se io debba essere processato per aver escluso o per aver favorito e per quanto verifiche io faccia non riesco a capire in cosa io possa aver favorito, se è vero che Tu mobile è stata esclusa in uno dei passaggi inevitabilmente fatali delle procedure di verifica dell'idoneità dei soggetti concorrenti alla gara.
Non replico infine all'affermazione secondo la quale sarebbe stata utilizzata un'asta a scopo personale o per fare campagna elettorale. Tutto ciò appare veramente fuori misura se si considera che i cinque consorzi che si sono collocati utilmente in graduatoria sono formati da tante e salde imprese del paese che, da sole, bastano a spazzare via ogni illazione. Si tratta di imprese che fanno parte della grande catena del valore dell'industria e della finanza italiana, dalle quali il paese attende investimenti, occupazione e sviluppo di una tecnologia che cambierà gli stili di vita, i consumi e le aspettative della società italiana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dell'UDEUR).
Lei non ha risposto a molte delle domande da noi poste. In primo luogo, noi ci chiediamo ancora (ricordo che lei ha affermato che una gara si realizza con una concorrenza vera) dove sia la concorrenza quando ad un'asta per cinque licenze partecipano sei concorrenti e di questi uno non ha palesemente alcuna intenzione di concorrere o comunque di rilanciare in maniera competitiva. Questo non l'ho detto io o i mass media il giorno dopo l'asta, ma il presidente di uno dei consorzi che è stato eliminato dalla gara il 1o settembre: mi riferisco al presidente Caruso del consorzio Anthill, che, al TG3 - fonte autorevole -, ha dichiarato che «sarà un gioco di prestigio a tutto vantaggio delle cinque compagini che si dovranno aggiudicare le licenze. Rialzi non ce ne saranno più e tutto si fermerà a meno di 5 mila miliardi». Mi sembra sia accaduto proprio questo. L'autorevole presidente di un consorzio che partecipa alla gara sapeva, più di 20 giorni prima, come sarebbe finita la gara e a quanto sarebbe ammontata la somma messa sul piatto da parte dei singoli concorrenti: le sembrano queste le condizioni per lo svolgimento di una vera e propria gara?
Le critiche rivolte al Governo da parte degli osservatori internazionali e da parte della stessa persona che ha effettuato la tanta fortunata asta in Inghilterra hanno sottolineato proprio questa incongruenza: c'è gara se ci sono concorrenti. Lo ritengo un concetto basilare. Ciò di cui noi la accusiamo, signor ministro, è di aver prestato il fianco a due concorrenti che non avevano in sé i requisiti necessari. Lei ha affermato di averlo verificato strada facendo: questo è vero, ma quando siamo partiti con la procedura della gara c'erano otto concorrenti per cinque licenze, quindi sembrava vi fossero le condizioni di una vera e propria concorrenza. Nel corso della gara, però, questi consorzi si sono vaporizzati. Su uno di essi, Tu mobile, abbiamo sollevato osservazioni alle quali vogliamo avere risposte: se non ce le darà lei, speriamo ce le dia la magistratura. Com'è possibile che partecipi ad una gara di tale importanza un consorzio nel quale, tra le società partecipanti, ve n'è una con un capitale di 20 milioni, di cui solo 11 interamente versati, con zero dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...
Ha ragione lei, non ha partecipato!
L'altra società è nelle stesse condizioni: nessun dipendente e all'interno della compagine - e questo lo sa meglio di me - nel ruolo di presidenza e comunque nel consiglio di amministrazione ci sono personaggi del suo partito! Questo non lo può nascondere: sono personaggi del suo partito!
Inoltre non mi ha risposto, visto che è possibile conoscere l'elenco dei suoi spostamenti, per quale motivo non sia invece possibile sapere, con riferimento alla sua visita in Canada, quali imprese abbia incontrato e quali appuntamenti abbia avuto. E guarda caso il partner potenziale, il partner tecnologico del consorzio Tu mobile viene dal Canada! Immagino che quel partner, vista la situazione che si presentava con delle società del genere, abbia deciso di tirarsi indietro.
Vorremmo anche capire come sia possibile costruire un'asta di questo tipo e parlare poi di turbativa d'asta quando il Ministero del tesoro, che è quello che dovrebbe - diciamo così - incassare la vincita, «partecipa» a tre dei cinque concorrenti. Semmai la turbativa d'asta, in questo caso, la fa lo stesso Stato.
Infine, signor ministro, lei deve anche rispondere del fatto che il 24 agosto dal suo Ministero vi è stata una fuga di notizie. Anche ciò ha costituito una turbativa d'asta che ha danneggiato il consorzio Anthill, e quella era la prima parte di una vicenda che si è conclusa in maniera indecorosa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania - Congratulazioni).
Mi ha fatto veramente piacere riscontrare che tutte quelle accuse, quella veemenza, quell'aggressività in parte si sono smontate dinanzi ad una serie di dati che il ministro ha offerto. Probabilmente, se ci sarà una richiesta pressante da parte della Lega, il ministro, che è così disponibile, si farà carico di informare i colleghi della Lega sui propri spostamenti.
Quello che però risulta con grande chiarezza è che si tratta di un fatto estemporaneo. Ci troviamo di fronte ai soliti attacchi gratuiti che servono soltanto ad alzare un polverone che poi alla fine non lascia intravedere nulla. Siamo infatti nel nulla rispetto alle cose che sono state dette e rispetto alla ricostruzione specifica, meticolosa del ministro. Ciò è tanto vero che il tiro si è spostato dagli attacchi per favoritismi personali ad un atteggiamento complessivo rispetto alle licenze, ai competitori che vengono chiamati concorrenti, ma questo fa parte di una capacità di approssimazione complessiva sulle cose che si vogliono dire.
Ci sembrerebbe un'assurdità dover rispondere anche di atteggiamenti che indeboliscono i riferimenti con il proprio territorio locale.
Detto questo, non posso che riconoscermi nelle cose che il ministro ha detto e lo ringrazio per l'esposizione come sempre chiara e precisa resa in Assemblea. Per quanto possa servire, chiedo scusa a coloro i quali si sono intrattenuti su questa vicenda a nome anche dei colleghi della Lega, perché abbiamo soltanto perso tempo dopo 14 ore di lavoro (Commenti del deputato Ciapusci).
Evidentemente vi sono state alcune eccessive aspettative, assolutamente estranee alla possibilità di realizzare veramente sistemi competitivi, derivanti da due gare, quelle della Germania e del Regno Unito, dove, a parere di tutti gli esperti - o, perlomeno, di chi capisce qualcosa di questo settore -, lo Stato ha realizzato guadagni assolutamente fuori mercato che stanno compromettendo la possibilità di dare al servizio di questi paesi una reale competitività economica con i vecchi sistemi che hanno il vantaggio, invece, di non partire con il pesante fardello di un affitto così alto da pagare per la parte radioelettrica.
In Italia è successo semplicemente quello che era prevedibile; si è realizzato, grossomodo, un po' di più rispetto alle previsioni; vi saranno cinque licenze che sono molte per il mercato di questo paese, non dimentichiamo questo particolare; le cinque licenze sono effettivamente la garanzia di un'alta possibilità di concorrenza. Ritengo, quindi, che lo scopo sia stato assolutamente raggiunto. Sappiamo che, da questo momento in poi, vi sarà la possibilità di avere, anche in Italia, un sistema di comunicazione mobile avanzato, che non è così taumaturgico come si sta da qualche parte vagheggiando e che non è la risoluzione dei mali dei bilanci di tutti gli Stati, perché ciò non sarebbe possibile. Pensate che in altri paesi europei queste gare o hanno avuto modalità molto diverse o semplicemente il mercato non arriva a fornire le cifre che qualcuno sembrava aspettarsi.
Ritengo che questa situazione sia semplicemente quella che ci si poteva attendere. Il Governo ha gestito una questione che ha presentato l'aspetto molto spiacevole della crisi della società Blu, coincisa con alcune difficoltà della British Telecom che, per problemi suoi, non era in grado di mantenere le condizioni di partenza, ma questo è ancora un altro discorso e andrà diversamente analizzato. La verità è che, per quanto riguarda lo Stato, ciò che si introiterà è assolutamente congruo per l'utilizzo delle frequenze; per quanto riguarda, invece, chi potrà utilizzare questo servizio, i prezzi di partenza non saranno viziati da un eccesso di investimento in questa fase.
La prima considerazione è che questa gara porta 30 mila miliardi, che sono tanti, 3 mila da dedicare allo sviluppo, 30-40 mila miliardi di investimenti aggiuntivi da parte delle compagnie, sviluppo dell'occupazione. I dati sono molto significativi, ma quello che è molto importante è che solo sei mesi fa questi dati erano totalmente inattesi: abbiamo quindi realizzato un passo importante per la riduzione del debito del nostro paese, abbiamo finanziato uno sviluppo rilevante dal punto di vista sia dell'innovazione, sia economico-finanziario, abbiamo dato una risposta importante ad alcuni problemi che avevamo sul tappeto.
La seconda considerazione è altrettanto positiva: le aziende che hanno vinto la gara hanno speso probabilmente meno di quanto avrebbero potuto spendere in condizioni di grande competitività. Da questo punto di vista, vorrei vedere il bicchiere mezzo pieno: questo significa che il costo dell'operazione è più basso, che quindi si possono destinare più soldi agli investimenti, che si possono fare più cose a parità di disponibilità finanziarie ed infine che sull'utente la ricaduta sarà più positiva, perché il costo dell'uso della
Un esito imprevedibile, devo dire, ed anche irritazione per il comportamento di un consorzio: irritazione che trovo estremamente giustificata, perché in quel momento si pensava che nell'interesse del paese un comportamento diverso avrebbe comportato risultati migliori; punto e a capo. Mi piace invece porre qui un altro problema: quello dell'utilizzazione dei 3 mila miliardi, cioè del 10 per cento su cui abbiamo appena finito di discutere nell'ambito della legge finanziaria. Sono ovviamente molto d'accordo sul fatto che questi soldi siano destinati alla lotta all'inquinamento elettromagnetico, allo sviluppo di alcune iniziative innovative, eccetera, però voglio ricordare a voce alta in quest'aula che si è verificata un'alluvione drammatica nel nostro paese, che ha investito tutto il nord e che non vi sono abbastanza risorse per mettere in sicurezza il territorio, nonostante le giuste aspettative dei cittadini.
Chiedo che il Governo valuti con grande attenzione l'utilizzo di queste risorse anche in tale direzione, perché sarebbe un segnale forte, in quanto a fronte di un incasso, diciamo, straordinario, anche l'utilizzazione dei fondi può essere indirizzata ad una gestione dell'emergenza che è comparsa in modo così drammatico in tutto il nord Italia e che ha causato problemi estremamente gravi che devono essere affrontati. In sostanza, posso dire con uno slogan, forse troppo rozzo, ma che può servire come riferimento: rimando all'anno venturo la costruzione di un teatro nuovo, ma faccio un ponte o un argine di più. Di questo la popolazione, ora, ha un grande bisogno e credo sia necessaria una riflessione strategica su come affrontiamo questo stato di grandissimo disagio che è comune a metà dell'Italia perché, per la prima volta, una calamità di simile portata ha interessato tutto il territorio del nord in modo così disastroso.
Signor ministro, vorrei riportarla su quel tema perché vi sono aspetti poco chiari che lei non ha chiarito nemmeno questa sera. Essi derivano dalla risposta data in quest'aula dal Presidente del Consiglio nella seduta del 25 ottobre 2000. In quell'occasione, egli fece riferimento alla lettera ricevuta dal presidente di Blu e affermò di essersi posto il problema di riunire il famoso comitato dei ministri a cui lei ha fatto cenno dicendo ulteriormente, questo è quello che ricavo dalla sua risposta, che ciò non avvenne in quanto immediatamente pervenne poche ore dopo la lettera a cui lei ha fatto riferimento. Così si espresse in relazione a quella lettera: «Infatti poche ore dopo arriva una lettera di British Telecom che era appunto lo zio d'America a cui questa cordata aveva affidato il compito di cacciar
Giovedì 9 novembre, come lei sicuramente sa, un quotidiano economico pubblica integralmente la lettera che lei ha richiamato. Quella lettera è sottoscritta da Bob Warner, presidente di British Telecom Wireless Europe e allora la prima questione doveva essere proprio questa, signor ministro: era legittimato il presidente di questa società a interferire nei confronti della gara e a manifestare la volontà di un soggetto che non ne faceva parte era parte, dal momento che, come lei ha ricordato, legittimato ad esprimere la volontà era il presidente Elia Valori di Blu, che si trovava ovviamente coinvolta nella gara. Egli, stando sempre alle informazioni di cui disponiamo, inviò, datata 14 ottobre, una lettera di diverso tenore rispetto a questa, nella quale, se non abbiamo compreso male, manifestava apertamente la preoccupazione circa il fatto che quel consorzio, o meglio quella società, non fosse in grado di partecipare ai rilanci, cioè alla fase operativa della gara in questione, che si apriva dopo il vaglio dei requisiti di ammissibilità, tra i quali, come lei ha ricordato, la famosa fideiussione. Le rammento che, contrariamente a quanto lei ha cercato di accreditare in questa sede, quella lettera non dice che il problema è risolto, ma dice espressamente: «Al fine di trovare una soluzione, potrebbe essere opportuno un differimento dell'inizio dell'asta di alcuni giorni. Sarà nostra cura informarla per tempo, nel caso in cui le attuali difficoltà non dovessero essere risolte».
Signor ministro, di fronte alla volontà manifestata dal presidente Valori, che metteva in dubbio la possibilità per quella società di partecipare alla gara effettiva con i rilanci e di fronte alla manifestazione di volontà di un presidente di una società che non aveva titolo, le chiedo se siamo legittimati a ritenere che il suo compito, signor ministro, che aveva ricevuto insieme ad altri la lettera riservata, fosse quello di riunire il Comitato dei ministri e valutare se, a fronte di quelle dichiarazioni, persistessero le condizioni relative alla presenza di tutti i concorrenti, condizioni che, a nostro giudizio, non c'erano.
Su questo aspetto, signor ministro, lei non ha risposto. È inutile che si atteggi in quel modo, perché la risposta a questi interrogativi lei non l'ha data e non la darà mai, perché non è in grado di farlo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
La nostra valutazione non mirava e non mira al rispetto puramente formale della questione. Ho sentito qualche collega «derubricare» ad aspettative le previsioni che, al di là di quelle ufficialmente esposte, il Governo ad un certo punto aveva ufficiosamente fatto in maniera chiara, anche attraverso comunicati e notizie provenienti dalla stampa.
Rispetto alla sua rappresentazione dei fatti noi incentriamo questa breve riflessione sul risultato della gara UMTS. Secondo noi è indubbia un'insoddisfazione: questo è l'elemento in base al quale, al di là della puntuale ricostruzione che lei ha fatto, noi riteniamo che nella gestione della vicenda vi sia stata un'inadeguatezza complessiva di partenza e non soltanto rispetto alla tempestività, perché da uno degli elementi forniti si desume che, quando siamo arrivati noi, era passato il tempo buono della raccolta.
Non è questo il problema, ma, come è avvenuto in Inghilterra o in Germania, era necessario fare in modo che vi fosse la possibilità di realizzare una gara anche sulla base di alcuni elementi di partenza, che noi valutiamo sulla base del risultato, pur non avendo prima la competenza per farlo. Sicuramente si potevano considerare
Ad esempio, vi è stata una partenza elevata della base d'asta che sicuramente ha frenato la competizione. Secondo noi la presenza di pochi concorrenti rispetto al numero delle licenze è un dato che non poteva far prevedere di arrivare ad un determinato introito. Poi si può sempre vedere l'altra faccia della medaglia, come ha fatto il collega Panattoni, che ha detto che ciò consentirà successivamente una gestione più puntuale ed efficace.
Noi riteniamo che per ogni stagione, per ogni tempo vi sia una decisione più appropriata da assumere. La nostra valutazione consegue ad una lettura dei fatti da lei esposti, in cui noi non vogliamo inserire il concetto della malafede o della prevaricazione rispetto a determinate procedure e a determinate formalità. Poiché le valutazioni si fanno in base ai risultati, noi diciamo che il risultato è inadeguato e ciò significa che il metodo seguito è inadeguato. Passaggi come la lettera di British Telecom ed una migliore e più attenta verifica delle condizioni con le quali arrivare allo svolgimento della gara credo fossero nella responsabilità del Governo. Noi riteniamo che siano stati applicati criteri disomogenei - lo ribadisco - rispetto a ciò che altri grandi paesi europei hanno fatto; oggi, pertanto, non ci si può consolare come la volpe rispetto all'uva, ossia dicendo che l'uva non è buona né matura e che, quindi, è stato raccolto il massimo di ciò che si poteva raccogliere. Noi riteniamo che così non sia stato e che ciò, naturalmente, ricada complessivamente sulla responsabilità del Governo.
Anzitutto, ribadisco all'onorevole Contento, che ha dato una valutazione sulle lettere di Valori e di British Telecom, che il Governo era tenuto a valutare gli atti formali; penso che se avessimo dato ascolto a chi, come socio o come presidente, rappresentava gli umori dei soci, avremmo certamente operato contro il disciplinare e contro il sistema normativo del nostro paese.
Sul piano formale, lo voglio ribadire, con procura notarile tutti i poteri relativi alla gara erano stati conferiti a tre soggetti che, presso il Ministero delle comunicazioni, facevano il trading per partecipare alla gara. Mi sono e credo anche lei si sia chiesto perché il presidente di una società, anziché inviarmi la copia di una lettera, non abbia riunito il consiglio d'amministrazione per una presa d'atto.
Non voglio svolgere un ragionamento sulle lettere e sul loro valore in quanto rischieremmo di dividerci, anche perché ognuno esprime le proprie opinioni. Voglio però sottolineare che, dopo quelle lettere, a conferma delle opinioni del Presidente Amato, dopo una lunga notte è pervenuta una delibera del consiglio di amministrazione che ribadiva la ferma volontà di Blu di partecipare alla gara per vincere. Siccome, da questo punto di vista, è probabile che io non sia fonte credibile, vi sono note dell'ANSA fornite dal presidente della società al termine del consiglio di amministrazione: posso anche fargliene dono (d'altra parte chiunque può disporne), così lei si renderà conto che, da questo punto di vista, la via del Governo era obbligata.
Dico ciò anche agli altri colleghi che hanno messo in discussione la legittimità di un comportamento e che, se volete, hanno sollevato qualche dubbio sulla possibilità che il Governo, più accortamente, potesse sospendere la gara sulla scorta di un'indicazione del tutto informale. Infatti, la gara era già iniziata; onorevole Caparini, non si trattava di un'asta (all'asta inglese non possiamo ricorrere per il semplice fatto che essa non è contemplata dal nostro ordinamento giuridico), si trattava di una licitazione privata, che comincia
All'onorevole Teresio Delfino devo anzitutto chiedere se considera la Spagna un grande paese o meno, visto che ha parlato solo di Inghilterra e Germania (mi passi la battuta che non vuole essere dispregiativa). La Spagna ha fatto una gara in un tempo in cui il mercato apprezzava le licenze per un valore di 1.000 miliardi, tant'è che, appunto, ha incassato 1.000 miliardi; se non vi fosse stata una crisi di Governo, avremmo rischiato di svolgere la gara contestualmente alla Spagna e, di conseguenza, avremmo incassato 2.500 miliardi, perché questo l'autorità aveva stabilito che fosse il valore delle licenze (il Governo non avrebbe potuto che adeguarsi alle delibere dell'autorità).
Poi ci sono state l'Inghilterra e la Germania ed ora c'è una curva discendente. Non possiamo gonfiare il mercato solo perché questo ci può giovare. Voglio anche ricordare che vi sono atti pubblici - l'onorevole Panattoni credo se ne ricordi - in cui la parte politica nella quale lei egregiamente milita accusava il Governo di pretendere troppo da questa gara, perché avremmo stressato le imprese che non avrebbero potuto fare gli investimenti, che richiedono, come ha detto Panattoni, tutte e cinque circa 40 mila miliardi.
In ordine ai miei rapporti con questa società, debbo dire che, semmai fossero stati amici miei, onorevole Caparini, essi non lo sarebbero più, trovandosi ora fra coloro i quali attaccano il ministro dalla mattina alla sera perché sono state perdute possibilità di lavoro per la Sicilia. Bisogna giudicare i comportamenti, guardare gli atti, valutarli attentamente, dopodiché credo che la verità sarà a portata di mano di ciascuno.
Per quanto riguarda i miei viaggi, so che lei si sta occupando molto di me e la ringrazio: le ho messo a disposizione un consigliere diplomatico che le darà tutte le notizie che lei vuole e da questo punto di vista - mi creda - lei riscontrerà che vi è stato un ministro che è andato in giro ed ha lavorato per cercare di portare al paese, come era suo dovere, nuove tecnologie e nuove imprese che facessero investimenti, e tante ne sono venute.
Lei non può dire che, essendo già intervenuto il ministro, si chiude la discussione: se è prassi che alla risposta del ministro ci sia una replica da parte dell'interrogante...
Chiedo dunque che vi sia una replica da parte di chi ha posto gli interrogativi.
Ci troviamo proprio nella situazione nella quale il ministro può intervenire per una precisazione, senza che questo riapra il dibattito.
Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.