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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 72, nel testo della Commissione, e del complesso degli emendamenti, dei subemendamenti e degli articoli aggiuntivi ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 7328-bis sezione 9).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Stajano, che ha cinque minuti di tempo a disposizione.
ERNESTO STAJANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo 72 ha una particolare importanza perché si ha l'ambizione di porre termine alla lunga e travagliata vicenda nota come «alta velocità», almeno per quel che riguarda gli aspetti contrattuali relativi all'edificazione di questa infrastruttura. Come già sappiamo, nel 1997 terminò la vicenda finanziaria collegata alla TAV, in quanto le banche, che facevano parte del capitale della TAV stessa, riuscirono ad ottenere dallo Stato l'integrale salvaguardia dei loro investimenti. Essi non rientrarono delle somme erogate, perché non avevano erogato alcunché fino a quella data, ma riuscirono ad ottenere la salvaguardia degli impegni assunti, avendo lo Stato riacquistato integralmente la loro partecipazione. Oggi si pensa di regolare il problema delle cosiddette concessioni contratto, ma vedremo che così non è, o almeno non credo che la soluzione adottata possa essere ritenuta soddisfacente rispetto alle finalità che la finanziaria espone.
privata, una determinazione dei prezzi conforme alle regole di mercato. Lo dice espressamente la convenzione-contratto e lo dicono altrettanto chiaramente gli stessi contrasti che si sono avuti nell'applicazione di quelle convenzioni.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Stajano.
ERNESTO STAJANO. Concludo, Presidente. Credo che attraverso tali indicazioni, lacune e deficienze, che produrranno un ampio contenzioso, non riusciremo a conseguire lo scopo principale che questa normativa si propone, vale a dire accelerare la realizzazione di tali infrastrutture. Ancora una volta, caro Presidente, cari colleghi, corriamo il rischio che sull'alta velocità si abbia più carta che calcestruzzo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e dei deputati Rebuffa e Sanza)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Veltri, che ha a disposizione cinque minuti. Ne ha facoltà.
ELIO VELTRI. Signor Presidente, credo che su tale questione il Governo debba fornire all'Assemblea alcuni chiarimenti.
venissero portati a termine i lavori della tratta della quale sto parlando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mammola. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA. Signor Presidente, non vorrei ripetere considerazioni già anticipate dai colleghi intervenuti prima di me, ma è necessario che siano ben chiari ai colleghi il contenuto dell'articolo che ci accingiamo a votare, le conseguenze e le responsabilità che ognuno di noi si deve assumere votando in suo favore.
revoca ipotizzata dal disegno di legge finanziaria in esame si rivela, dunque, clamorosamente in contrasto con i principi costituzionali che garantiscono l'autonomia contrattuale, comportando una macroscopica violazione dei diritti e delle posizioni giuridiche delle parti contraenti, sia private che pubbliche. Resta solo da considerare sul punto che l'azzeramento dei contratti con provvedimenti legislativi è proprio dei regimi autoritari, ed in particolare di quelli collettivisti, mentre nei regimi democratici fondati sull'economia di mercato ipotesi come quella configurata dal disegno di legge finanziaria producono un effetto devastante anche sul piano della sicurezza e dell'affidamento che devono regnare nei rapporti economici».
ricorso sulle concessioni della TAV; non mettete a repentaglio il bilancio dello Stato perché questa è un'azione di cui dovrete assumervi la responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa, che ha cinque minuti. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, questo articolo richiede effettivamente un chiarimento da parte dei rappresentanti del Governo per le ragioni che hanno esposto vari colleghi, in particolare l'onorevole Stajano. Vorrei chiedere al Governo di precisare cinque questioni che emergono dalla formulazione dell'articolo 72.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole La Malfa. Onorevoli colleghi, per cortesia! Onorevole Zagatti! Onorevole Turroni!
GIORGIO LA MALFA. ... dell'alta velocità, è importante che vi sia una dichiarazione chiara e netta del Governo su questo punto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, non è la prima volta che discutiamo di questo argomento. Infatti nel corso della discussione del decreto antinflazione il Governo ci ha presentato la novità dell'intervento sull'alta velocità distinguendo le varie soluzioni a seconda delle diverse tratte. Già sarebbe sufficiente il fatto che ne abbiamo parlato in occasione del decreto antinflazione, e quindi molto prima della sospensione estiva dei lavori parlamentari, per far venire meno i presupposti di urgenza che sono alla base della motivazione più forte che ha spinto il Governo a fare ricorso prima al decreto-legge e, successivamente, alla finanziaria per introdurre nel nostro ordinamento giuridico questa novità.
(non so se qualcuno lo abbia già detto, ma la mia riflessione riguarda i comportamenti del Governo), una revoca immotivata, illogica e penalizzante, innanzitutto perché non vi è univocità di comportamenti. Infatti sono previste tre procedure diverse che si adattano a tratte di diverso tipo. Non so se tale diversità dipenda dai concessionari o da altro tipo di valutazioni (lunghezza delle tratte o collocazione territoriale) ma una proposta articolata su tre soluzioni distinte per uno stesso problema non si presenta bene.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
NICOLA BONO. Non mi davano fastidio!
PRESIDENTE. A me, sì!
NICOLA BONO. Anzi, temevo di dare io fastidio a loro parlando!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione posta al nostro esame è, da un punto di vista giuridico, più delicata di quanto emerso dagli interventi un po' violenti e forse non del tutto - come diremmo noialtri - ex informata conscientia.
PRESIDENTE. Colleghi, desidero informarvi che sono in visita alla Camera studenti del liceo linguistico di Francavilla Fontana, ai quali porgiamo i nostri saluti e che ringraziamo per essere qui (Applausi).
SERGIO ROGNA MANASSERO di COSTIGLIOLE. Signor Presidente, non voglio riprendere le argomentazioni giuridiche che ha già così bene illustrate il Presidente Acquarone, però occorre fare una valutazione complessiva di questa vicenda: il sistema delle concessioni non ha funzionato affatto bene; noi non abbiamo assolutamente ottenuto in questi anni i risultati che ci si attendevano, non abbiamo avuto né velocità di realizzazione, né efficienza, né risparmio. Occorre uscire da questo sistema.
tipo e che gli unici dubbi che possono rimanere - dubbi che abbiamo deciso di accantonare, sostenendo il testo del Governo - sono proprio quelli che si riferiscono alle eccezioni, vale a dire al mantenimento della concessione per la realizzazione della tratta Torino-Milano, assolutamente vitale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Eduardo Bruno. Ne ha facoltà.
EDUARDO BRUNO. Signor Presidente, vorrei dire che non mi interessa molto la questione giuridica posta opportunamente da alcuni colleghi esperti della materia, né mi interessa svolgere un ragionamento sulle caratteristiche dell'alta velocità. Ritengo che il Parlamento, in particolare la Commissione competente, se ne sia occupato per qualche anno proprio in relazione alla concessione del progetto alta velocità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Repetto. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO REPETTO. Presidente, non intervengo sull'aspetto giuridico perché è stato affrontato in maniera eccellente dall'onorevole professor Acquarone; la mia vuole essere un'azione di sensibilizzazione nei confronti del sottosegretario competente in merito alla tratta Genova-Milano, (in particolare la tratta Genova-Arquata Scrivia) che a me risulta essere già in un avanzato stato di progettazione e di contrattazione tra il Ministero dell'ambiente, quello dei lavori pubblici, enti locali ed ente regionale, in ordine all'opportunità di procedere ad una eventuale deroga, così come è avvenuto per la tratta Milano-Torino.
tratta un'importanza strategica per l'economia italiana, vorrei veramente sensibilizzare il sottosegretario e il Ministero su questo punto, avendo anche presente che una quantificazione dei contenziosi nei confronti delle aziende che in questo momento sono interessate al progetto, tra ricorsi ed arbitrati, si aggira intorno ad un migliaio di miliardi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giardiello. Ne ha facoltà.
MICHELE GIARDIELLO. Vorrei ricordare a coloro che se ne fossero dimenticati cos'era agli occhi degli italiani ed anche della magistratura italiana l'affare «alta velocità». Era un sistema che nessuno controllava e in cui decine e decine di migliaia di miliardi di denaro pubblico venivano gestiti a dir poco in modo leggero con un meccanismo - lo hanno detto bene alcune procure italiane - che non garantiva circa i tempi, i costi e la trasparenza degli atti.
quello che è diventato lo scandalo dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manzione. Ne ha facoltà.
ROBERTO MANZIONE. Presidente, mi dispiace di pensarla in maniera diametralmente opposta rispetto al collega Giardiello. Cercherò di tenere conto delle cose che ha detto per evitare che la nostra presenza sia una squallida recita senza capacità di immaginare un contraddittorio reale.
stesso tipo di ragionamento: non solo si interviene in una procedura privatistica, non solo lo si fa arbitrariamente, ma si determina un costo che, secondo relazioni che i signori del Governo dovrebbero conoscere, è quantificato intorno ai 5-6 mila miliardi. Si tratta indubbiamente di un esborso considerevole, tant'è vero che l'articolo 72 in esame si preoccupa, come osservavo, di attenuare le voci collegate al risarcimento del danno, nel senso che si elimina la possibilità, per coloro che risultano danneggiati, di chiedere, oltre al danno emergente, anche il lucro cessante.
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Signor Presidente, ha ragione l'onorevole Bono: solo l'Italia è rimasta indietro nelle grandi opere. Ieri ci veniva ricordato dalla più autorevole magistratura del nostro paese che il ritardo nella realizzazione delle grandi infrastrutture rispetto all'Europa penalizza duramente l'economia, impedisce alle parti più avanzate del nostro paese di progredire ulteriormente, limita e soffoca la possibilità per il Mezzogiorno dell'Italia. La realizzazione del sistema ad alta velocità e del potenziamento del sistema delle ferrovie nel nostro paese è uno dei nodi decisivi, una delle questioni fondamentali che sono al centro del nuovo piano dei trasporti che il CIPE ha approvato nei giorni scorsi e che giungerà all'attenzione del Parlamento nei prossimi giorni.
PAOLO MAMMOLA. Facciamocelo insegnare da Cardinale!
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Onorevole Mammola, la prego di leggere la finanziaria, dedicandovi un po' di attenzione e studiandola. Mammola è un amico e sa che mi rivolgo a lui con amicizia (Commenti del deputato Biondi).
PRESIDENTE. Onorevole Biondi!
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Alla luce di ciò si è determinato un problema.
ILARIO FLORESTA. Poi vedremo chi vincerà!
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Lo apprezziamo o non lo apprezziamo?
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 72 e sul complesso degli emendamenti, subemendamenti ed articoli aggiuntivi ad esso presentati, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
SALVATORE CHERCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mammola 72.1, Malavenda 72.2, Bonato 72.19, 72.17 e 72.18, Bono 72.3, Bonato 72.26 e Baccini 72.23. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Manzione 72.25. Il parere è contrario, poi, sull'emendamento Mammola 72.4 e sui restanti emendamenti pubblicati a pagina 35 del fascicolo.
PRESIDENTE. Il Governo?
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, personalmente avrei bisogno di una ulteriore riflessione sugli emendamenti sui quali il relatore si è rimesso al Governo.
PRESIDENTE. Sta bene. Dobbiamo passare ai voti.
PAOLO MAMMOLA. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Mammola, lei ha già parlato. Chi ha parlato sul complesso degli emendamenti, non può parlare sui propri.
PAOLO GALLETTI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola prima sull'articolo e sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Va bene, parli adesso.
PAOLO GALLETTI. Ci deve essere stato un disguido.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, a questo punto sono in grado di esprimere il parere sugli emendamenti.
PRESIDENTE. Prego, onorevole sottosegretario.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, vorrei rivolgermi in particolare all'onorevole Manzione pregandolo di ritirare il suo emendamento 72.25. Si tratta di una questione molto complessa e credo che il Governo con queste proposte abbia preso delle decisioni molto coraggiose e dovute. Perciò vorrei pregarlo di ritirare il suo emendamento 72.25. Per il resto, concordo con i pareri espressi del relatore per la maggioranza sugli emendamenti contenuti nel fascicolo stampato, mentre per i subemendamenti stampati in un fascicolo a parte, se sono stati fatti dei rinvii al Governo la pregherei di ricordarmeli, se ve ne sono.
PRESIDENTE. Ce ne sono. Il primo è il subemendamento Scalia 0.72.05.11.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Non avrei difficoltà ad accettare la parte relativa al comma 2, mentre per la parte restante invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Scalia, ritira la terza parte del subemendamento?
MASSIMO SCALIA. Se non ho capito male, il Governo non è d'accordo sulla limitazione che il subemendamento pone e, cioè, «senza aumento di tariffe». Ma questo è esattamente il motivo per cui il subemendamento è stato presentato e sopprimere questa parte in pratica significa che, come sempre, quando si tratta di privatizzazioni, le perdite si socializzano e gli utili si privatizzano. È banalissimo, ma mi meraviglia che il sottosegretario Giarda, che sembra uomo di spiriti liberali, accetti un criterio molto antico, ma non per questo valido.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Per approvare la finanziaria bisogna fare anche qualche compromesso con la propria coscienza, onorevole Scalia. Anche lei ne ha fatti!
NICOLA BONO. Questa è una chiamata di correità!
PRESIDENTE. Non ho capito cosa è successo alla fine di questo scambio.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Ribadisco il parere favorevole sulla prima parte e contrario sulla seconda.
MASSIMO SCALIA. Presidente, ci consenta di arrivare alla votazione del subemendamento e a quel punto vedremo se fare un compromesso di coscienza con il sottosegretario Giarda.
PRESIDENTE. Sta bene.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Sul terzo comma lo stesso atteggiamento di prima.
PRESIDENTE. Infine c'è il subemendamento Formenti 0.72.05.4.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Il subemendamento è simile a quelli dell'onorevole Scalia e quindi ho lo stesso orientamento.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'articolo aggiuntivo Cappella 72.04 deve intendersi accantonato e gli emendamenti da Soriero 72.16 a Di Bisceglie 72.35, unitamente all'articolo aggiuntivo Menia 72.03, si intendono riferiti all'articolo 77 del disegno di legge.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione degli emendamenti Malavenda 72.2 e Bonato 72.19, di identico contenuto normativo.
UGO BOGHETTA. Dopo otto anni le belle statuine della maggioranza si accorgono che gli appalti dell'alta velocità non vanno bene ma al comma 1 di questo articolo si sta producendo un altro grave attacco alle ferrovie. In pratica si procede, nell'ambito della legge finanziaria, alla modifica delle direttive europee in materia di liberalizzazione ferroviaria in deroga a quanto stabilito sulle licenze e sulla sicurezza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonato 72.3.
ROBERTO MANZIONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MANZIONE. Signor Presidente, si era concordato di sospendere la seduta alle 18. Tuttavia, visto che ho la necessità di valutare la richiesta di ritiro del mio emendamento 72.25, trattandosi di materia abbastanza complessa riterrei opportuno, se l'Assemblea è d'accordo, di sospendere i nostri lavori adesso.
PRESIDENTE. Onorevole Manzione, vorrei proseguire con le votazioni sino all'emendamento Baccini 72.23, prima del suo emendamento 72.25. Tenete conto, colleghi, che ci troviamo molto indietro con i nostri lavori e rischiamo di non terminare neanche entro domenica prossima. Infatti, molti colleghi sono utilmente intervenuti sul complesso degli emendamenti e, dunque, si è impiegata 1 ora e 30 di tempo. Facendo un po' di conti, abbiamo espletato 156 votazioni e ne mancano ancora mille.
Bono 72.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Baccini 72.23.
SILVIO LIOTTA. Signor Presidente, chiedo che sia accantonato anche l'emendamento in esame, che è simile nel contenuto all'emendamento Manzione 72.25, affinché possano essere votati entrambi alla ripresa dei lavori dopo la pausa.
PRESIDENTE. Sta bene. Non essendovi obiezioni, accantoniamo l'esame dell'emendamento Baccini 72.23, che riprenderemo alle ore 18,30.
La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,35.
PRESIDENTE. Riprendiamo dalla votazione dell'emendamento Baccini 72.23.
Dichiaro chiusa la votazione.
PRESIDENTE. Onorevole Manzione, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 72.25?
ROBERTO MANZIONE. No, signor Presidente, insisto perché venga votato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Possa. Ne ha facoltà.
GUIDO POSSA. Signor Presidente, desidero innanzitutto chiedere un chiarimento al Governo. Si prevede che la revoca delle concessioni rechi un beneficio di 2.300 miliardi, su un complesso di investimenti di circa 18 mila miliardi. Grazie a questo beneficio, naturalmente in carico alla società Ferrovie dello Stato, si creano minori oneri per l'erario pari a 70 miliardi nel 2002 - così si afferma nella relazione tecnica - e 100 miliardi nel 2003. Non riesco veramente a comprendere - e sono supportato da un'eguale incapacità di comprendere da parte del Servizio del Bilancio - come possano verificarsi simili minori spese per l'erario per effetto di questo presunto vantaggio di 2.300 miliardi in capo alla società Ferrovie dello Stato.
di tempo ben superiore a quello del triennio 2001, 2002 e 2003 di cui ci stiamo occupando ai fini del bilancio dello Stato. Mi sembra quindi impossibile che i 2.300 miliardi di vantaggio complessivo dell'operazione si evidenzino già entro il 2003 e possano generare, di rimbalzo sul bilancio dello Stato, una minore spesa di 70 miliardi nel 2002 e 100 miliardi nel 2003. Insomma, vorrei comprendere da dove abbiano origine questi 70 e 100 miliardi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mammola. Ne ha facoltà.
PAOLO MAMMOLA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il mio voto favorevole sull'emendamento Manzione 72.25 ed anche per fare alcune precisazioni che ritengo doverose.
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORDANO ANGELINI, Sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Vorrei rispondere alla domanda rivoltami. Se non ricordo male, il risparmio è pari a 70 miliardi di lire nel 2002, a 100 miliardi di lire nel 2003, sino a raggiungere, negli anni successivi, la cifra di 2.300 miliardi di lire sul monte complessivo, man mano che si procede ad effettuare le gare.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mammola 72.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
ELIO VITO. La non belligeranza, onorevole Giordano!
ANTONIO GUIDI. Alla faccia!
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mammola 72.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 72.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 72.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 72.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 72.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Niccolini, vuol togliere la scheda vicino a lei?
PAOLO MAMMOLA. Signor Presidente, vorrei fare un'ulteriore precisazione sull'emendamento 72.20 presentato dai colleghi di Rifondazione comunista. Il comma 2 dell'articolo 72 stabilisce, all'ultimo periodo, che le Ferrovie dello Stato Spa provvedono, direttamente o a mezzo TAV Spa, all'accertamento ed al rimborso, anche in deroga alla normativa vigente, degli oneri relativi alle attività preliminari, in pratica ai pagamenti dei corrispettivi per i lavori già effettuati, da un punto di vista progettuale. A tale proposito vorrei ricordare ancora una volta al Governo, al fine di esprimere un parere assolutamente negativo sull'emendamento Bonato 72.20, che la sentenza n. 146 del 1991 della Corte costituzionale prevede espressamente che le leggi provvedimento non possano interferire con l'esercizio della funzione giurisdizionale della magistratura ordinaria. Noi stiamo stabilendo con legge che gli eventuali ricorsi non possono essere accettati perché, in deroga alla normativa vigente, lo Stato ha deciso che si paga solo la fase progettuale e non si riconosce alcun altro onere nel caso di revoca della concessione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonato 72.22.
UGO BOGHETTA. Presidente, con questo emendamento si propone di cancellare il comma 3 di questo articolo, il cosiddetto comma FIAT.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardiol. Ne ha facoltà.
GIORGIO GARDIOL. Intervengo solo per annunciare il voto favorevole dei deputati Verdi sull'emendamento Bonato 72.22. Qui non si tratta solamente di non accettare la deroga, le cui ragioni sono già state illustrate addirittura dal Presidente Acquarone, ma anche di riconoscere che la progettazione di questo tratto, dopo l'alluvione che ha interessato il Parco del Ticino, il Ticino, l'Orco, la Dora, ha bisogno di profonde modificazioni. In altre parole si tratta di rivedere il progetto e di modificarlo al fine di risparmiare dei soldi (almeno 300 miliardi).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bono 72.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baccini 72.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Ricordo che gli emendamenti da Soriero 72.16 a Di Bisceglie 72.35 sono stati riferiti all'articolo 77.
Dichiaro chiusa la votazione.
Onorevole Turroni, accede all'invito a ritirare il suo subemendamento 0.72.05.5?
SAURO TURRONI. Lo ritiro, Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione degli identici subemendamenti Giancarlo Giorgetti 0.72.05.1 e Tassone 0.72.05.2.
GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, questo subemendamento è soppressivo del secondo comma dell'articolo aggiuntivo 72.05 del Governo in cui si afferma che lo Stato mantiene la propria garanzia sui mutui contratti e sulle obbligazioni emesse dalle società concessionarie delle autostrade, anche nel caso in cui la partecipazione pubblica sia venuta meno perché sono state trasformate in enti o istituti di credito titolari di partecipazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Presidente, anch'io vorrei capire la ratio del secondo comma dell'articolo aggiuntivo 72.05 del Governo. Il regime privatistico in esso previsto è diverso dagli altri; non mi sembra che possa essere assicurata questa garanzia alle società concessionarie delle autostrade, a meno che non si parli di false privatizzazioni e di false società per azioni garantite in modo diverso da altre società per azioni. È un dato molto importante e deve essere tenuto in considerazione, altrimenti tutti i discorsi fatti sull'articolo 72 risultano fuorvianti e nascondono, in fondo, elementi diversi e molto preoccupanti. Infatti, il secondo comma dell'articolo aggiuntivo 72.05 del Governo è veramente preoccupante perché stabilisce un diverso trattamento delle società per azioni. Il Governo dovrebbe spiegare la ratio di questo diverso regime assicurato alla società concessionaria delle autostrade rispetto ad altre società per azioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, il comma 2 dell'articolo aggiuntivo 72.05 proposto dal Governo è veramente impresentabile. Mi meraviglio del fatto che, ogni tanto, ci si trovi a discutere su questioni di tale rilevanza: forse a qualche collega è sfuggito il fatto che da parte del Governo si propone che la garanzia dello Stato sui mutui contratti e le obbligazioni emesse venga riconosciuta anche per periodi nei quali la prevalenza della partecipazione pubblica sia venuta a mancare; quindi, lo Stato garantirebbe le società concessionarie anche quando sono diventate private! Siamo al di fuori della logica economica e di un minimo di deontologia, che pure dovrebbe sempre presiedere a qualunque attività dello Stato.
PRESIDENTE. Il Governo conferma il parere precedentemente espresso sul subemendamento Scalia 0.72.05.10?
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, il Governo conferma il parere precedentemente espresso sul subemendamento Scalia 0.72.05.10: il parere è favorevole sulla prima parte del subemendamento, relativa al comma 2.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, ritiro il nostro subemendamento 0.72.05.1.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritiro il nostro subemendamento 0.72.05.2.
PRESIDENTE. Sta bene. Onorevole Scalia?
MASSIMO SCALIA. Signor Presidente, manteniamo il nostro subemendamento 0.72.05.10 e chiediamo che venga votato per parti separate, nel senso di votare prima il primo comma e poi il secondo comma. Sulla prima parte, vi è il parere favorevole del Governo; sulla seconda parte, relativa al comma 3, condividiamo le critiche che sono state avanzate al tipo di provvedimento che stiamo esaminando.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Scalia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione sulla seconda parte del subemendamento Scalia 0.72.05.10.
FRANCESCO FORMENTI. Signor Presidente, anche noi abbiamo presentato un subemendamento al comma 3 che va nella medesima direzione. Nell'articolo 11 della legge n. 498 del 1992 si fa riferimento ai ritocchi tariffari: si tratta, infatti, dell'articolo che rimodella le tariffe in rapporto alle sopravvenute differenze valutarie. Se non vi sono oneri per lo Stato, sicuramente i concessionari, per rimodulare i debiti contratti dalle società, dovranno ritoccare le tariffe ed allora sarebbe il contribuente a dover pagare due volte. Teniamo presente che alle società autostradali che sono state privatizzate è stata già riconosciuta una rimodulazione, soprattutto quando sono state prorogate le scadenze delle concessioni. Pertanto riteniamo opportuno accettare la proposta di non aumentare le tariffe, dato che abbiamo chiesto la soppressione del comma, e approvare il nostro emendamento che è volto a non prorogare ulteriormente le concessioni originarie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
PAOLO GALLETTI. Signor Presidente, parlo anche a nome del collega Scalia affetto da raucedine. Invito i colleghi a votare a favore della seconda parte del subemendamento Scalia 0.72.05.10, che esclude l'aumento di tariffe a carico dell'utente delle autostrade per pagare i debiti delle società autostradali risalenti addirittura al 1983. Il collega Scalia ha già detto che non possiamo entrare nella logica di privatizzare i profitti delle società autostradali, che sono tanti, e socializzare le perdite, in questo caso non a carico dello Stato, ma degli utenti. Abbiamo già visto che tutta la vicenda delle concessionarie autostradali presenta più ombre che luci e che a carico del pubblico vi è stata la quasi totalità dei costi per costruire le suddette autostrade. La gestione delle stesse non risponde a criteri di utilità perché i temi della sicurezza, della manutenzione sono i più negletti nella gestione delle concessionarie. Pertanto, chiediamo ai colleghi anche del centrosinistra di votare a favore del subemendamento in esame, al fine di escludere un aumento delle tariffe a carico dei cittadini. Peraltro, ciò avrebbe un effetto inflattivo e quindi non dovrebbe lasciare indifferenti coloro che sono attenti a una politica esclusivamente monetarista. Si tratta, in questo caso, proprio di un errore concettuale e di una vera e propria ingiustizia: pagare debiti pregressi con l'aumento delle tariffe. Li paghino con i lauti profitti.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, dalle dichiarazioni che ho ascoltato in aula, per usare un eufemismo, me la vedo un po' grigia; preferisco chiedere l'accantonamento temporaneo per una riflessione ulteriore prima del voto.
PRESIDENTE. Stiamo votando l'emendamento per parti separate, quindi avendo già votato la prima parte, dobbiamo passare al voto sulla seconda. Avrebbe dovuto chiederlo in precedenza.
Dichiaro chiusa la votazione.
È pertanto assorbito il subemendamento Scalia 0.72.05.11.
PAOLO PALMA. Signor Presidente, ad un certo punto mi si è spenta la luce... (Commenti dei deputati dei gruppi misto-Verdi-l'Ulivo, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 72.05 del Governo nel testo subemendato, accettato dalla Commissione.
Dichiaro chiusa la votazione.
È necessario un chiarimento sul subemendamento Formenti 0.72.06.2 perché nel testo del Governo si dice «gli enti delle società», mentre nel subemendamento «gli enti e le società». Poiché non è un problema puramente formale, vorrei capire se sia chiaro l'impatto dell'emendamento. Prego il sottosegretario Giarda di valutarlo.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, è corretto scrivere «gli enti e le società».
PRESIDENTE. Sta bene.
GUIDO POSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO POSSA. Signor Presidente, per quanto riguarda la copertura dell'articolo aggiuntivo 72.06 del Governo, si afferma che esso «non comporta nessun onere aggiuntivo a carico dell'erario». A mio avviso ciò non è vero, perché, se è consentito a questi enti e a queste società di dedurre interamente i costi per gli interventi di restauro, la deduzione di tali costi determina certamente una minore entrata per l'erario.
GIANCARLO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, nel Comitato dei nove avevamo tutti un dubbio, che ho prospettato anche al sottosegretario D'Amico. Se la norma vuole avere un effetto di incentivo sotto il profilo fiscale, facendo ricorso all'articolo 65 del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, che viene richiamato nel testo, al fine di consentire la deducibilità di tali destinazioni, è evidente che vi è un onere.
PRESIDENTE. Sottosegretario Giarda, intende fornire i chiarimenti richiesti?
Faccio un primo rilievo: dobbiamo ricordare che questa disposizione non riguarda la tratta Milano-Napoli che continua ad essere edificata, con fatica e con gravissimi ritardi, in base alle concessioni-contratto che vengono salvaguardate, direi ovviamente perché non si è potuto immaginare uno strumento diverso dal meccanismo originario delle concessioni-contratto.
Le questioni che sono all'attenzione del Parlamento ed oggetto della disposizione in esame riguardano l'edificazione dell'alta velocità - o alta capacità, come l'abbiamo meglio ridefinita - per le tratte Torino-Venezia e Milano-Genova. Dirò poi che ciò era previsto nell'originaria prospettazione del Governo, ma non lo è nell'attuale indicazione della finanziaria, che ha patito un'eccezione che stravolge l'impianto e il significato di questa disposizione di modifica.
Tale disposizione di modifica contiene la disdetta per legge - con una legge provvedimento, per giunta, retroattiva - del meccanismo con il quale fu introdotta l'aggiudicazione ai general contractor, con apposite convenzioni, dell'edificazione di queste tratte.
Ho richiamato la natura di legge provvedimento, perché credo che tale legge, per come è stata concepita e per le discriminazioni che introduce, sia suscettibile di una valutazione di incostituzionalità, se non pacifica altamente probabile.
L'applicabilità delle leggi provvedimento, la loro validità e costituzionalità, secondo la giurisprudenza della Corte costituzionale, è sottoposta al cosiddetto scrutinio stretto, cioè richiede - come insegnano le sentenze n. 2 del 1997 e n. 364 del 1999 - che sussistano i presupposti indefettibili dello stringente interesse pubblico e della necessità assoluta. Devono cioè sussistere i presupposti per cui non è possibile immaginare una soluzione diversa per garantire l'interesse pubblico, che nella specie può essere tranquillamente identificato nella necessità di ottenere l'infrastruttura nel tempo più breve possibile e al minor costo possibile. Non credo che questi presupposti vi siano o almeno non credo che nella legge se ne dia un'indicazione pacifica ed univoca.
Vi è un'intima contraddizione in questa legge, che poi non mancherò di sottolineare. Quando si parla di convenzione-contratto - una formula che in generale non apprezzo: non l'ho mai apprezzata e non ho motivo di cambiare opinione ora -, si ignora se questa indicazione escluda la possibilità di avere, sia pure a trattativa
Poiché il tempo stringe - il Presidente mi fa segno di concludere -, rilevo immediatamente che tutto l'impianto della legge è contraddetto dal fatto che per la tratta Torino-Milano questa disposizione contenuta nella finanziaria prevede un'espressa deroga a tutto quello che si è detto relativamente alla mancanza di validità delle convenzioni-contratto. Si introduce cioè una petizione di principio, una contraddizione che non potrà non vulnerare la validità di questo testo, anche dal punto di vista costituzionale, conducendo pacificamente ad una dichiarazione di illegittimità costituzionale almeno sotto tale profilo.
Ricordo anche che la limitazione di responsabilità delle Ferrovie al solo rimborso dei danni derivanti dall'esecuzione delle opere progettuali è del pari suscettibile di valutazione di incostituzionalità, perché, in base ad una pacifica giurisprudenza, si nega che una legge provvedimento possa prevedere limitazioni al regime di responsabilità di cui all'articolo 2043 del codice civile. Lo Stato sarà quindi costretto - non sono cattivo profeta, ma buon profeta - a rimborsare anche il lucro cessante e il danno emergente: cifre che è facile stimare nell'ordine di 3-4 mila miliardi, signor Presidente. Stiamo parlando di cose gravi e serie che normalmente non vengono dette e che credo meritino, invece, l'attenzione dell'Assemblea. Ancora...
Mi sembra di aver capito che le tratte in questione siano la Milano-Venezia, la Milano-Genova e la Milano-Torino: per la Milano-Torino, rispetto alle altre tratte, viene adottata una procedura diversa. Nel provvedimento si prevede che si procede direttamente, o da parte delle Ferrovie dello Stato Spa o da parte della TAV Spa, all'accertamento e al rimborso, «anche in deroga alla normativa vigente».
Le mie domande al Governo sono le seguenti. Anzitutto, sono inadempienti le Ferrovie dello Stato Spa o lo sono le imprese alle quali tali lavori sono stati concessi? Se sono inadempienti le Ferrovie dello Stato Spa, naturalmente, i provvedimenti sono di un certo tipo; se, invece, sono inadempienti le imprese, non capisco perché si risarciscano tali lavori e non si pretenda che le imprese concludano i lavori stessi. Forse non ho capito bene: prego il Governo di chiarire la questione.
Chiedo al Governo, poi, un ulteriore chiarimento: siccome le imprese sono sempre le stesse ed i titolari di alcune di esse sono tristemente noti essendo incappati in procedimenti penali riguardanti reati contro la pubblica amministrazione, chiedo se le penali siano state applicate e perché si proceda in questo modo. Dico ciò perché una di tali imprese, probabilmente, ha vinto anche le gare di appalto di una tratta della quale ci siamo occupati a lungo, la ferrovia pontremolese, che ci ha fatto dannare; il «ci» si riferisce ai deputati, al Governo, agli enti locali, che unanimemente si sono battuti affinché
Inoltre, come mai per la Torino-Milano si adotta una procedura diversa? A che cosa serve, signor sottosegretario, il cosiddetto osservatorio?
Infine chi è il general contractor di questa tratta?
Si tratta di domande necessarie che richiedono altrettante risposte, anche perché il Governo sa bene che sulla vicenda dell'alta velocità si sono sprecati interventi, inchieste, articoli e taluno ha scritto anche qualche libro. È bene, pertanto, che vi sia trasparenza e che nel votare un articolo di questo tipo si possa stare tranquilli.
Anzitutto, è doverosa una premessa. Nessuno vuole tutelare gli interessi di questa o di quell'azienda legata a qualche titolo ai lavori di costruzione di tali infrastrutture ferroviarie.
Il gruppo al quale appartengo ritiene che questa decisione del Governo sia improvvida ed ormai troppo ripetitiva: vi fu infatti un tentativo di introdurre queste norme all'interno di un decreto-legge con un emendamento presentato all'ultimo momento in Assemblea, che fortunatamente fu poi ritirato. Il provvedimento è stato riproposto ed è ora all'attenzione delle competenti Commissioni del Senato e della Camera (attualmente giace al Senato), ma siccome evidentemente c'è fretta, e questa fretta non la capiamo o forse la capiamo troppo bene, adesso ci ritroviamo, per la terza volta nel giro di poche settimane, la norma riproposta all'interno della legge finanziaria.
Dicevo che la preoccupazione del mio gruppo è che queste norme possano comportare un ulteriore, se non definitivo, ritardo nella costruzione di queste infrastrutture nel paese. Tutte le forze politiche affermano che è necessario investire nelle ferrovie e potenziare il nostro sistema ferroviario, vecchio ormai di un secolo, ma nel momento in cui bisogna fare opere esiziali per il paese, ci troviamo di fronte ad iniziative del Governo che, anziché favorire ed accelerare questo processo di costruzione e di infrastrutturazione, di fatto lo rallentano.
Tuttavia, quel che è più grave, come è già stato ricordato, è che queste norme comporteranno non, come spera il Governo, alcun esborso finanziario ed un'accelerazione dei tempi, bensì un grave onere per le casse dello Stato. Ne contestiamo inoltre la costituzionalità - mi rivolgo in particolare al sottosegretario competente - poiché, come è stato già ricordato, in questo provvedimento vi sono norme retroattive, una revoca di concessioni con legge-provvedimento ed un risarcimento per il solo danno emergente: tutte queste norme hanno costituzionalmente dei presupposti che all'interno di questa legge non vi sono e non esiste nemmeno la necessità del ricorso alla legge.
Pongo dunque una domanda precisa ai signori del Governo: come è possibile arrivare a revocare per legge una concessione ad un'azienda, per esempio l'IRI, che è al 100 per cento di proprietà del Tesoro, ancorché in liquidazione, ed alle Ferrovie dello Stato, che sono al 100 per cento di proprietà del Tesoro? Abbiamo due soggetti che hanno lo stesso azionista totalitario al 100 per cento della proprietà dei due enti e non è possibile per nessuno dei due enti arrivare ad una risoluzione consensuale del contratto, con rinuncia espressa agli oneri derivanti da una risoluzione forzata dello stesso.
Dico questo non tanto in forza di un buonsenso che dovrebbe essere comune, ma anche in forza di elementi di valutazione che sono già stati espressi da autorevoli personalità. Mi sembra pertanto il caso di leggere alcuni passaggi di un parere: «La legge provvedimento di
Non sono le parole di un pericoloso sovversivo, ma quelle di un eminente esponente della giurisprudenza italiana che ha avuto anche l'onore di presiedere la Consulta di questo paese. E ancora, non bisogna avere una lunga pratica di tribunali civili per fare una previsione catastrofica per le finanze pubbliche in conseguenza della appena indicata prospettiva, cioè quella dell'approvazione di questa legge. Considerato il maggior valore di base delle opere ora in discussione, si può ragionevolmente ipotizzare che il danno nel caso specifico possa essere quantificato in cifre multiple rispetto ai mille miliardi di lire italiane. Che cosa voglio dire con questo?
Onorevoli e cari colleghi, abbiamo davanti un disegno di legge finanziaria di questo paese con un articolo che palesemente comporterà delle azioni di risarcimento del danno da parte dei contraenti che si vedono risolto per legge questo rapporto e un allungamento a dismisura delle procedure di eventuale assegnazione attraverso gara europea delle tratte in questione. Queste opere non verranno realizzate perché ci sarà qualcuno che impugnerà questo provvedimento, le carte scorreranno a fiumi nei tribunali e, come ricordava qualcuno, nei prossimi anni non si costruiranno ferrovie in questo paese. Ma quello che più fa danno è che questa legge finanziaria ha dei presupposti di copertura al suo interno che poggiano su presupposti di incostituzionalità.
Noi siamo preoccupati perché, auspicando di poter sostituire questo Governo nella prossima legislatura, ci troveremo nella condizione di dover affrontare degli oneri nell'ordine di migliaia di miliardi per le casse dello Stato. L'esempio delle ferrovie è uno, ma potrei anche ricordare ai signori del Governo altri casi su problemi che essi stanno trascinando senza che siano date risposte. Faccio un esempio per tutti: il problema dell'autotrasporto. Siamo stati condannati dall'Unione europea e sta per giungere al Governo italiano la condanna di Bruxelles che comporta la restituzione del bonus fiscale. Si tratta di centinaia, se non di migliaia, di miliardi che gli autotrasportatori italiani dovranno restituire alle casse dello Stato. Voi avete preso l'impegno con le associazioni dell'autotrasporto che questi oneri non sarebbero stati a carico delle aziende. Avete preso un impegno, lo avete sottoscritto e puntualmente state tardando nell'affrontare questo problema. Inoltre, la legge finanziaria avrebbe dovuto contenere lo stanziamento dei fondi che saremo costretti ad erogare nell'anno 2001, come previsto negli impegni del Governo con le associazioni dell'autotrasporto, invece - e mi rivolgo ad autorevoli esponenti come il ministro Visco - non c'è traccia di stanziamenti, non c'è traccia di una lira per questi signori!
Allora, signori del Governo, se intendete portare alla prossima legislatura e addossare al prossimo Governo - che non sarà il vostro - l'onere di rispondere di problemi che avete causato con una politica sciagurata all'interno di questo Parlamento e nelle stanze del Governo per cinque anni, noi siamo fortemente contrari! Dunque, un danno l'avete già fatto - mi riferisco a quello che riguarda l'autotrasporto - e ne dovremo pagare i costi. Non mettete il futuro Parlamento e il futuro Governo di questo paese nella condizione di dover rispondere di quattro o di cinquemila miliardi di mancati guadagni da parte dei contraenti che faranno
Per quanto riguarda la prima, è necessario che il Governo dica con chiarezza, prendendo un impegno politico chiaro, se rimanga impegnato al progetto dell'alta velocità. Infatti, in parte questo articolo potrebbe essere interpretato come una via non del tutto esplicita per rinunciare a questo progetto, e siccome vi sono opinioni politiche diverse nel nostro paese sull'opportunità ...
Per quanto riguarda la seconda questione, il Governo dovrebbe chiarire, allorché afferma la proprio convinzione sul progetto dell'alta velocità, per quale motivo le procedure previste dall'articolo 72 assicurerebbero un più spedito corso della costruzione di queste tratte.
In terzo luogo, sarebbe opportuno sapere per quale ragione si adottino ormai tre procedure diverse per le tratte Roma-Milano, Napoli-Milano, Milano-Torino, Genova-Milano e Milano-Venezia. In quarto luogo, bisognerebbe sapere se le possibili cause civili e penali, che sono inevitabili, non bloccheranno tutto. Infine, vogliamo sapere se non vi saranno costi nascosti.
Ricordo ai colleghi che, quando nel 1994 fui eletto al Parlamento europeo, per coprire la tratta ferroviaria tra Bruxelles e Parigi occorrevano tre ore e mezza e che oggi è stato abolito il collegamento aereo tra le due città perché vi è un treno ad alta velocità, costruito in cinque anni, che impiega un ora e un quarto. Noi abbiamo impiegato lo stesso tempo per discutere di questi problemi ma non per costruire l'alta velocità.
Come dicevo, non sussistono più le ragioni di urgenza, quelle ragioni richiamate dal ministro Bersani per limitare - a suo parere - i danni al minimo. Sono ormai trascorsi sei mesi, nel corso dei quali il danno paventato si è manifestato, quindi non capiamo l'insistenza del Governo ad utilizzare la legge finanziaria per introdurre un argomento così controverso, delicato e permeabile ad una serie di riflessioni già fatte e che mi permetto di richiamare.
La prima riflessione di carattere negativo è che ci sembra anomalo avvalersi di una legge per fare una revoca di concessione
Una seconda questione è che, attuando l'articolo che stiamo discutendo, non vi sarebbe alcuna accelerazione nei lavori: al riguardo, non è affatto vero quanto dichiarato dal Governo; semmai (lo dimostrerò tra un attimo) vi sarebbe un effetto esattamente contrario.
Vorrei, però, che l'attenzione dell'Assemblea si appuntasse in modo particolare sull'aspetto dei risparmi che si ritiene si otterrebbero applicando l'articolo in esame. Abbiamo i nostri fondati dubbi che i risparmi previsti nella relazione tecnica siano corrispondenti alla realtà: se, effettivamente, vi è uno sbilanciamento nelle concessioni che verrebbero revocate, la cosa più logica non sarebbe allora quella di ricontrattare le concessioni, prima di intervenire con un intervento così rozzo ed unilaterale? Qual è il motivo che ha impedito al Governo di andare a definire percorsi che consentissero minori aggravi per l'erario? Chiediamo che il Governo ci risponda. A tutt'oggi non è documentato alcun tentativo del Governo in materia.
Vi è poi una perplessità che aleggia su tutto e rende la proposta assolutamente incompatibile con l'interesse del nostro paese a realizzare tali opere: mi riferisco alla durata. Una delle ragioni che il Governo adduce come giustificazione della proposta è che, in tal modo, si accelererebbe l'esecuzione dei lavori. Mi chiedo: qualcuno ha pensato al contenzioso che inivitabilmente scaturirà rispetto ad una norma che revoca le concessioni? Ciò dovrebbe impedire la realizzazione di tali iniziative.
Signor Presidente, non vorremmo essere confusi (come il Governo vorrebbe) tra coloro che intervengono a difesa di chi è titolare in questo momento della concessione. Vorrei, anzi, che il Governo chiarisse che non è stato animato da una tale esigenza. Ad Alleanza nazionale preme soprattutto che le opere vengano eseguite in tempi veloci e che siano efficienti; mentre tutto il mondo viaggia con l'alta velocità, solo l'Italia è rimasta indietro e non è riuscita ancora a realizzare strutture degne del suo ruolo di settima potenza mondiale, che le consentano di avere il posto che le compete nello scenario internazionale, soprattutto in termini di competitività.
Signor Presidente, qualunque norma vada in direzione di porre ostacoli, inibizioni, ritardi o remore alla realizzazione di tali opere rappresenta un atto che contesteremo e condanneremo e nei confronti del quale ci opporremo con tutte le nostre forze. Il Governo deve chiarire l'aspetto chiave della realizzazione dei lavori nei tempi più veloci possibili; esso non ha alcuna legittimità ad avanzare ipotesi di lavoro che portino solo ad aggravi nella realizzazione delle opere stesse: la problematica, dunque, non si pone solo in ordine alla questione finanziaria, ma soprattutto in ordine all'aspetto temporale.
Il problema è questo. Prima della legge Merloni nel nostro ordinamento giuridico erano ammesse le cosiddette concessioni di affidamento dei lavori. In sostanza, cioè, si diceva: poiché l'amministrazione non è in grado di fare determinati lavori, con il sistema americano del general contractor affido la direzione, la progettazione, ma non l'esecuzione dei lavori. È Intervenuta, nel frattempo, una normativa comunitaria in forza della quale le concessioni di sola costruzione, le concessioni di affidamento dei lavori, non sono ammesse, mentre restano in piedi soltanto quelle di costruzione e gestione.
Si pone allora un grosso problema giuridico, che ha dato luogo a tante controversie, tuttora in atto. Si dibatte, cioè, se la normativa comunitaria sopravvenuta sia o meno applicabile anche ai lotti non ancora iniziati. La questione è ancora aperta. Io, a differenza del collega Stajano, penso che con legge-provvedimento si possa anche intervenire nella materia dicendo: preferisco la soluzione nuova della normativa comunitaria, ma ritengo che sia un errore considerarla obbligatoria. È una scelta facoltativa, per cui francamente il riferimento alla vigente normativa comunitaria (che può vincolare non solo questa operazione della TAV, ma anche, per fare un esempio, la metropolitana di Napoli, che è tutta costruita su questo sistema) può portare a sindacare tutta una serie di procedure in corso. Punto primo.
Passiamo al secondo aspetto. Io ritengo che il Parlamento in questa materia abbia il potere di legiferare senza vincoli comunitari né costituzionali, ma dei vincoli fondamentali comunque ci sono e sono quelli del principio di ragionevolezza e di parità delle posizioni giuridiche. Allora, nel momento in cui si stabilisce che il sistema vigente prima della legge Merloni non vale più perché una normativa comunitaria lo rende inapplicabile - ed io penso, ripeto, che questo non sia vero - non si può però poi affermare che comunque è applicabile per la Torino-Milano. Si deve cercare un criterio diverso per poter continuare ad applicare quel sistema. Se, per esempio, stabilisco che la normativa comunitaria non si riferisce a quelle determinate tratte per le quali già si sono svolte le conferenze di servizi (e francamente penso anche alla Genova-Milano), sono stati già avviati i lavori, spesi molti quattrini, e così via, cioè vi è stato un effettivo inizio dei lavori, non prevedo una deroga nominale, che di per sé è illegittima, ma affermo un criterio che è razionale e non crea disparità di trattamento.
Quindi, non mi straccerei le vesti per una generale incostituzionalità. Ritengo che sia errato un riferimento così secco alla normativa comunitaria, per gli influssi che può avere anche su altre opere, ma penso comunque che se una deroga deve essere fatta questa deve essere razionale e legata a criteri obiettivi, per tutte le tratte e non per una, altrimenti si violerebbe il principio di eguaglianza (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rogna Manassero di Costigliole.
A questo punto è chiaro che occorre operare una cesura con la situazione precedente e innovare dal punto di vista giuridico. Ritengo che non si possa ritardare oltre un provvedimento di questo
In questo caso i problemi di velocità sono assolutamente evidenti; lo stato di avanzamento può effettivamente garantire che si rispetti la data di ultimazione dei lavori del 2006: pertanto, sotto questo aspetto, queste norme possono garantire ciò che tutti ci auguriamo, vale a dire che si arrivi anche in Italia a costruire una rete ferroviaria ad alta capacità ed anche ad alta velocità.
Noi abbiamo elaborato un nuovo progetto, definito alta capacità, che ha impegnato per diversi mesi la Commissione trasporti della Camera. Questo progetto è compatibile con il sistema Italia, inteso come sistema complessivo del paese. Il Parlamento ha così modificato un progetto inutile per il paese, quello dell'alta velocità, rendendolo utile e definendolo alta capacità. Tale progetto si integra con il territorio ed è compatibile con il trasporto delle merci: queste sono le caratteristiche che abbiamo dato al nuovo progetto grazie all'opera meritoria svolta dal Governo e dal Parlamento.
Sulla questione specifica relativa al comma 3 dell'articolo 72 del provvedimento al nostro esame, vorrei esprimere le mie perplessità. Ritengo che il Governo, revocando gli appalti per le opere non ancora iniziate ed i cui corrispettivi non sono stati ancora definiti, abbia dimostrato coraggio, perché ha messo in discussione gli appalti viziati dalle vecchie procedure, sulla base di una normativa impostaci dall'Unione europea. Quello che ci lascia perplessi - cosa che i colleghi hanno sottovalutato - è il fatto che, pur seguendo un criterio giusto - la revoca di tali appalti -, siano stati utilizzati due pesi e due misure: mi riferisco alla deroga che si vuole operare in relazione alla tratta Torino-Milano. Ricordo che quando esaminammo il provvedimento antinflazione, gli appalti per la realizzazione della tratta Torino-Milano rientravano tra quelli da revocare. Potrei anche sbagliare, ma vorrei che il Governo chiarisse maggiormente questo aspetto, anche perché non mi convince la giustificazione in base alla quale a Torino si devono svolgere le Olimpiadi del 2006: lo sappiamo tutti, ma fino al 2006 abbiamo tutto il tempo per rivedere quel contratto.
Non sto qui a sottolineare l'importanza della tratta Milano-Genova. Ricordo soltanto il grande interesse che essa riveste non solo per la portualità ligure ma anche per il collegamento con l'asse Marsiglia-Barcellona. Dunque annettendo a questa
Ciò detto auspichiamo che da parte del Governo vi sia un ripensamento, una rimeditazione e mi auguro quindi che la situazione sia rivista nel senso da me illustrato.
In questo Parlamento abbiamo avuto un confronto molto serrato e con la finanziaria del 1999 ci siamo riappropriati di un progetto importante per questo paese. Un progetto in cui vi era un meccanismo secondo il quale alcuni privati italiani avevano, diciamo così, il 40 per cento della proprietà senza mai aver tirato fuori una lira dalle proprie tasche!
Sulla base di drammatiche esperienze maturate in questi anni abbiamo detto che tale meccanismo non andava bene; abbiamo così modificato il progetto e lo ha ricordato poc'anzi l'onorevole Eduardo Bruno (sono molto d'accordo su quanto ha detto); il progetto si chiama ora «alta capacità», perché intendiamo trasportare persone e merci con maggiore velocità e sicurezza.
L'articolo 72 della legge finanziaria in esame modifica il regime degli appalti; vorrei dire che riporta a normalità i rapporti contrattuali tra le imprese. Per i lavori non ancora iniziati - lo prevede il comma 2 di tale articolo - si applica la normativa dalla legge Merloni. Onorevole Acquarone, questo non ce lo impone l'Europa! Ma l'Europa non impedisce al nostro Governo di applicare un meccanismo in base al quale per i lavori non ancora iniziati si deve procedere per gare. E noi diciamo che si deve procedere per gare europee. È stato dimostrato che, se si procede per gare europee, si realizza un risparmio di tempi e di costi nell'ordine del 25-30 per cento. Dovremo spiegare agli italiani perché non applichiamo questo meccanismo ai lavori che dovranno iniziare; tutto ciò è scritto al comma 2 dell'articolo 72.
Vorrei dire ai colleghi della Liguria che il comma 3 non è una deroga, ma rappresenta l'accelerazione del processo di un lavoro già iniziato. Se cominciamo ad introdurre deroghe, si ingenera una modalità per cui tutti riconosciamo che il meccanismo precedente è sbagliato ma, pur di fare l'opera in casa nostra, accettiamo il meccanismo sbagliato perché accelera i tempi (Applausi del deputato Duca). Questo meccanismo non accelera i tempi, ma li prolunga, fa spendere di più alla collettività e dà meno certezze in termini di trasparenza.
Presidente, dobbiamo invece accelerare un'opera fondamentale per lo sviluppo di questo paese. Le ferrovie, all'inizio di questo secolo, sono state, per così dire, lo strumento dell'unità fisica dopo l'unità politica dell'Italia. Dovremmo costruire un'opera che consenta l'unità fisica dell'Italia con l'Europa, dopo la sua unità politica e monetaria.
Per questo motivo, invito i colleghi a fare un atto di coraggio, perché questo articolo rappresenta un atto di coraggio e di trasparenza del Governo. Se procederemo in questo modo, potremo dire agli italiani che stiamo costruendo un'opera più celermente, con minori costi e dando finalmente - come ci richiedono tante procure - una maggiore trasparenza a
Il collega Giardiello ha esordito dicendo che la storia della TAV è scritta nelle procure. Parliamo di un provvedimento del tutto eccezionale - non entrerò nel merito costituzionale del provvedimento perché lo hanno fatto altri - perché interviene in una materia privatistica e, in particolare, contrattuale con effetti e ricadute su soggetti terzi, prevedendo una limitazione delle domande alle quali la magistratura dovrebbe dare una risposta, quasi che ci fosse un'interposizione fittizia di persona e il legislatore si preoccupasse non solo di ribadire alcune scelte che - lo ripeto - sarebbero potute avvenire contrattualmente, ma anche di prevedere e di contenere gli eventuali danni che potrebbero derivare nei confronti di terzi da un comportamento così anomalo e particolare.
Dicevo che si tratta di un provvedimento particolare che i costituzionalisti - è l'unico riferimento che faccio al collega Acquarone - ritengono possa essere approvato con una votazione a scrutinio segreto. Ciò significa che è necessario - proprio perché si interviene, in parte, limitando l'autonomia, in parte, violando il diritto paritario dei contraenti - che si risponda a requisiti precisi: ci si deve riferire ad uno stringente interesse pubblico e vi deve essere una relazione di assoluta necessità nella misura proposta.
Collega Giardiello, nessuna delle cose che lei ha posto alla base di questo intervento sono considerate - lo si evince dalla relazione tecnica - nel vecchio articolo 67, ora articolo 72. Tutto sommato, il Governo ripropone una misura già proposta in passato: mi permetto, infatti, di ricordare ai colleghi che una norma di questo tipo era stata già inserita in un decreto-legge omnibus che si è tentato inutilmente di far passare a cavallo tra il secondo Governo D'Alema e il Governo Amato. Mi sembra, allora, che nessuna delle motivazioni encomiabili che il collega Giardiello indicava venga considerata realmente da parte del Governo, il quale invece tiene presente, lo ribadisco, la necessità da una parte di contenere i costi per risanare le ferrovie, dall'altra di velocizzare l'intervento.
Sfatiamo subito, allora, una leggenda. Per quanto riguarda i costi, molti colleghi hanno tentato di far accettare l'idea che il passare dal vecchio sistema di concessione al nuovo sistema aperto determinerebbe un abbattimento dei costi; molti colleghi, però, non sanno che, in forza del punto 7.2.3 delle convenzioni poste a base dei rapporti concessori, esiste una determinazione generica del corrispettivo che si rifà ai prezzi di mercato. Quindi, non abbiamo un prezzo bloccato, indefinito, indeterminabile, che potrebbe essere sproporzionato rispetto all'opera, ma abbiamo un riferimento preciso ai prezzi di mercato: questi vengono ricavati tenendo conto dell'esperienza dei ribassi negli ultimi anni sulle basi d'asta.
Allora, se il fine era ottenere un risparmio, perché, da una parte, abbiamo una procedura aperta con la concorrenza ed una pluralità di soggetti, dall'altra parte una procedura chiusa con la concessione? Anche questo problema sostanzialmente non esiste, perché il corrispettivo è da determinare secondo le clausole previste in concessione, sulla base di un prezzo aperto che si ricava dalle valutazioni di mercato.
Quindi, che vi sia un risparmio, è non solo teorico ma addirittura improbabile, se non improponibile. Quello che è certo, invece, è che vi è un costo per una procedura di questo tipo. Quando, ad aprile, ci opponemmo alla conversione del decreto-legge omnibus, svolgemmo lo
Sappiamo tutti che il danno emergente può essere configurato come il danno immediato ed effettivo che si è subìto in relazione ai lavori che sono stati già compiuti, all'attività preliminare, alla progettazione e quant'altro; il lucro cessante, invece, è una proiezione, un qualcosa di più, una capacità di valutare quello che gli imprenditori, sulla base di un rapporto contrattuale perfetto, avevano immaginato potesse essere in prospettiva loro lucro. Il legislatore, in questo caso, intervenendo ancora una volta arbitrariamente, si preoccupa di cancellare anche questa ipotesi, che invece deve essere valutata soltanto dalla magistratura.
Allora, vedete, la costruzione complessiva non regge: vi è qualcosa che in qualche modo stona. Per non parlare, poi, della deroga prevista al comma 3, che, a mio avviso, è la chiave di lettura di tutto. Non comprendo, infatti, perché si debba arrivare alla revoca per velocizzare, salvo poi creare un organismo che esegue il monitoraggio al fine di velocizzare. Con il comma 2 si attivano i procedimenti di revoca perché si vuole velocizzare la procedura, con il comma 3 si prevede invece un monitoraggio per l'unica tratta che resterebbe in vigore, per velocizzare e controllare: allora, se la velocizzazione si ottiene attraverso il monitoraggio (è questo il senso dell'emendamento che ho proposto), tanto vale monitorare tutte le tratte che devono ancora essere eseguite.
L'altra assurdità è che nell'articolo 72 si prevede che, comunque, la possibilità di esercitare la revoca venga valutata tranne che per le tratte per le quali siano iniziati i lavori; si fa riferimento, poi, alla tratta Torino-Milano, specificando che il 14 luglio 2000 vi è stata un'approvazione da parte della conferenza di servizi. Si determina un altro percorso viziato perché sappiamo tutti che l'inizio dei lavori non può coincidere con l'approvazione del progetto esecutivo, ma coincide con il momento in cui vi è la consegna del cantiere e l'effettivo inizio dei lavori. Non si comprende la finalità del provvedimento, che non raggiunge alcuno scopo, se non quello di aggravare i costi per la comunità, per lo Stato e, quanto al percorso, risulta viziato in maniera considerevole. Ciò ci induce ad affermare che, complessivamente, non possiamo accettare questa misura, che non possiamo condividerla in quanto tradisce le finalità che si pone. Comunque, per quanto riguarda noi dell'UDEUR, non è compatibile con l'impianto della finanziaria.
Poiché ci auguriamo che il Governo voglia effettivamente velocizzare gli impianti, auspichiamo che il monitoraggio previsto dal terzo comma si estenda a tutte le tratte, altrimenti ci dovranno spiegare, e bisognerà spiegare all'opinione pubblica, come mai tra quelle ancora sospese, tutte nelle stesse condizioni, resti esclusa solo la Milano-Torino. Rispetto a quest'ultima ricordo che è stato approvato il progetto esecutivo da parte della conferenza dei servizi, ma nessuno in quest'aula si chiede come mai a distanza di dieci anni determinate procedure non siano state ancora concluse. Nessuno si chiede chi può convocare la conferenza dei servizi? La parte pubblica, ma, se questa non accelera le procedure e non convoca la conferenza dei servizi, che serve ad approvare i progetti esecutivi, come si fa ad imputare il ritardo alle parti private? È un arcano, un mistero che ci auguriamo il ministro Bersani sappia risolvere, diversamente questo articolo se lo voterà da solo.
Non entrerò nel merito dei dibattiti giuridici, desidero solo dire che si presuppone che, se il Governo presenta una norma, abbia ascoltato qualche parere giuridico, e nemmeno dei più deboli, per così dire. Credo che ci si dia atto di non aver affrontato la situazione in questo modo, tuttavia vorrei partire da un primo ragionamento che ritengo essere il cuore della questione: l'interesse del nostro paese ad avere rapidamente un sistema infrastrutturale e ferroviario degno dell'Europa. Mi riferisco all'interesse pubblico, quindi a tempi certi nella realizzazione delle opere e a costi accertati con metodi trasparenti, ovviamente più bassi possibile.
Intanto, credo che non sarà sfuggito ad alcuno, andando con la memoria indietro nel tempo, il modo in cui è nata la vicenda a cui si è fatto riferimento con tanta passione e tanto calore. La norma in discussione si riferiva ad un sistema per il quale qualcuno realizzava una certa opera e solo successivamente si determinavano le modalità, i tempi e i costi della stessa. Questo è il guasto di fondo del meccanismo e occorre andare indietro di qualche anno - ma è bene non perdere la memoria - alla fine degli anni ottanta, quando in questo paese vi erano le cosiddette prestazioni integrate nel settore delle ferrovie per le quali furono investite risorse senza che venissero realizzate le opere.
Vorrei partire dalla prima questione relativa ai tempi e ai costi, facendo alcuni esempi, forse abbastanza banali, ma che credo sia utile ricordare.
Ad esempio, alla Roma-Napoli si sta lavorando da tanto tempo e non entro nel merito delle procedure pubbliche che sono state richiamate poco fa dall'onorevole Manzione, per le quali la legge di semplificazione, che ora è all'attenzione del Senato, propone un'ulteriore modificazione che mi auguro possa accelerare i tempi che certamente non sono soddisfacenti e coerenti con le esigenze del nostro paese.
Per quanto riguarda la Roma-Napoli, nel 1998 fu rinegoziato e concluso a 700 miliardi un contenzioso che nel 1996 era stato definito per 1.200 miliardi, credendo di aver risolto il problema e che tutto procedesse. Quest'anno vi è stata un'ulteriore richiesta di oltre 2.200 miliardi, con un ulteriore contenzioso che va in trattativa e, come sapete, se non si raggiunge rapidamente l'accordo, i contratti prevedono di ricorrere all'arbitrato. Nessuno è in grado di dire quando si concluderà tale arbitrato né se fra sei mesi vi saranno ulteriori richieste, così come nessuno è in grado di dare certezza sul momento in cui si concluderà la Roma-Napoli.
Possiamo fare un altro esempio: la Milano-Bologna, della quale si è trattato lungamente. Nella trattativa le Ferrovie alla fine, trovando un accordo, sono scese di oltre 2.000 miliardi rispetto alla richiesta iniziale. Ma a qualcuno non può venire il dubbio, chiedendosi se si poteva scendere ancora? Chi stabilisce a che livello si conclude con questo meccanismo?
Se volete, posso continuare: la Padova-Mestre si è svincolata e ancora oggi vi è una trattativa aperta - probabilmente si finirà con un arbitrato - per l'acquisizione dei progetti e per poter andare alla gara pubblica: questo è il tema di fronte al quale ci troviamo.
La prima questione è che non siamo in grado di avere tempi certi né di sapere quando le opere saranno concluse. La seconda questione, che mi pare emerga con chiarezza, è relativa ai costi. Credo che stabilire che per le opere non ancora iniziate e concluse, come prevede l'articolo, si vada alla procedura e alle gare, in base a ciò che stabiliscono le norme europee e quelle del nostro paese, sia la strada maestra per dare trasparenza e tempi certi.
Qualcuno dice che è stata esclusa Torino. Me lo consenta, onorevole Bono: quei motivi di urgenza erano presenti a marzo, allorché venne stralciato l'articolo. Poi il Governo ha presentato un disegno di legge, che è all'esame del Senato, per il quale, sottolineando l'urgenza, ha chiesto la sede legislativa, ma il Polo per le libertà ha negato il suo assenso, in omaggio a quel liberismo che non si sa mai quando si possa applicare secondo il Polo per le libertà. Nel frattempo sono passati i mesi ed è cresciuta l'urgenza, poiché vi è stata la decisione relativa alle Olimpiadi e vi è stata una pressione proveniente dal territorio e dalle istituzioni per chiedere che il nostro paese per le Olimpiadi sia messo in grado di tentare - dico «tentare» - di realizzare le opere fondamentali. Questa è stata la ragione per la quale si è utilizzato tale meccanismo, nel rispetto di una fondamentale esigenza di interesse pubblico, collettivo. Qualcuno non è d'accordo, qualcuno propende per una sua modifica. A suo tempo, dicemmo che, se si avviavano immediatamente le procedure, era possibile procedere anche per la Milano-Torino; lo dicemmo con grande chiarezza, ma qualcuno pensò bene che non fosse opportuno procedere in quel modo.
Alla luce di ciò, perché non si pretende che le imprese concludano i lavori? Onorevole Veltri, per le ragioni che stavo esponendo in precedenza; allo stesso modo, non ho difficoltà ad assicurare all'onorevole La Malfa che il nostro problema è realizzare il sistema ad alta velocità e di farlo in tempo per non perdere il rapporto con l'Europa e per evitare che, per esempio, l'Italia venga attraversata al di là delle Alpi con i grandi corridoi internazionali (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani); questo è il problema che abbiamo nel nostro paese, non un altro.
Onorevole Veltri, l'accordo in quel di Torino si è trovato con il general contractor (il cui nome è General CAV TO-MI, corrispondente a FIAT). Perché si adotta una procedura diversa? Per le ragioni che stavo esponendo.
L'onorevole Mammola sostiene, poi, che vi saranno danni, che si litigherà. Anzitutto, cominciamo con l'affermare che si può risparmiare e che, secondo un conto fatto dagli uffici, tale risparmio ammonterebbe a circa 2.300 miliardi. Cominciamo ad apprezzare che è possibile, con procedure trasparenti ed aperte a tutti, alla luce di quel che è avvenuto in questi anni nelle gare, conseguire un risparmio di circa 2.300 miliardi.
Certo, onorevole Manzione, che si pagano gli oneri sostenuti. Per il futuro, tutte le imprese potranno concorrere, comprese quelle che oggi sono titolari di concessione, naturalmente, e che intervengono proprio in virtù della concessione. Il profitto e gli utili che si conseguiranno, pertanto, sono aperti a tutti: si eliminerà la deroga concessa negli anni passati e tutte le imprese avranno parità di condizioni.
Infine, vorrei ricordare all'amico Mammola che negli articoli del disegno di legge finanziaria non vi è soltanto una serie di norme che riguardano l'autotrasporto. Onorevole Mammola, i 500 miliardi accantonati alla voce Ministero dei trasporti e della navigazione della tabella A della finanziaria riguardano i 400 miliardi relativi all'impegno che abbiamo assunto quest'anno ed i 100 miliardi concernenti l'impegno assunto lo scorso anno e che si riferisce alle accise legate al costo del gasolio. Gli impegni che abbiamo assunto con gli autotrasportatori li stiamo mantenendo ed onorando uno dopo l'altro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani).
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bosco 72.11, Bono 72.12 e Baccini 72.24. Presidente, se non sbaglio, a questo punto dovrebbe essere votato l'articolo 72, perché i successivi emendamenti riguardano il finanziamento della realizzazione di tratte ferroviarie e, a giudizio della Commissione, devono essere riferiti all'articolo 77, concernente le infrastrutture: si tratta degli emendamenti Soriero 72.16, Chincarini 72.13, Copercini 72.14, Rodeghiero 72.15 e Di Bisceglie 72.35.
Relativamente ai successivi articoli aggiuntivi, ritengo che il Frosio Roncalli 72.02 dovrebbe essere ritirato ed inserito nel cosiddetto disegno di legge di semplificazione. Conseguentemente dovrebbe essere assorbito anche l'emendamento Cè 72.01, che è la specificazione di una disposizione di carattere più generale.
Esprimo parere favorevole sugli articoli aggiuntivi 72.05 e 72.06 del Governo. Invito i presentatori a ritirare il subemendamento Turroni 0.72.05.5, mentre per quanto riguarda i subemendamenti Giancarlo Giorgetti 0.72.05.1 e Tassone 0.72.05.2, esprimo parere contrario; sui subemendamenti Scalia 0.72.05.10 e 0.72.05.11 e Formenti 0.72.05.4 mi rimetto al parere del Governo.
L'articolo aggiuntivo Cappella 72.04, che si riferisce, per così dire, al capitolo Sicilia, dovrebbe essere accantonato, mentre l'articolo aggiuntivo Menia 72.03 deve essere riferito all'articolo 77. Esprimo inoltre parere favorevole sul subemendamento Formenti 0.72.06.2 e contrario sui subemendamenti Formenti 0.72.06.3, Giancarlo Giorgetti 0.72.06.1, Formenti 0.72.06.4.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
In estrema sintesi, credo che lo scandalo non sia costituito tanto dalla revoca di queste concessioni, quanto dal fatto che arriviamo tardi e che queste concessioni siano state rilasciate al limite delle normative europee, il che, come è stato spiegato dal sottosegretario Angelini e da altri miei colleghi, ha portato a costi non congrui rispetto a quelli di mercato. È evidente che noi abbiamo bisogno di conseguire normali appalti di livello europeo per le opere pubbliche e non dei sistemi di tipo medievale, che favoriscono alcune imprese senza che queste debbano misurarsi con i veri costi di mercato. Noi non possiamo che essere favorevoli a questa revoca delle concessioni, che arriva tardi anche per l'ostruzionismo del Polo, ma questo secondo noi non giustifica l'eccezione sulla tratta Torino-Milano.
Come è stato già detto - lo sottolineo - questa norma porterà ad un risparmio di oltre duemila miliardi per le casse dello Stato e porterà alla costruzione di opere pubbliche secondo i criteri normali che vigono nel mercato europeo, mentre fino a oggi questo non è avvenuto per le tratte della cosiddetta alta velocità.
I Governi di centrosinistra hanno cercato di modificare lo sciagurato progetto iniziale dell'alta velocità, ma ci sono riusciti solo in parte con l'alta capacità. Oggi però noi non possiamo ritornare indietro ed avere nostalgie per un'epoca nella quale non esisteva la libera concorrenza e nella quale vi era un intreccio tra le scelte politiche e le scelte affaristiche un'epoca in cui vi era un privilegio di alcune imprese che non ha ragione d'essere e che va cancellato. Mi stupisco che il dibattito di oggi abbia visto molti, troppi esponenti riportarci a quella stagione che invece è da archiviare e da dimenticare per scrivere finalmente un nuovo libro delle opere pubbliche in questo paese.
Qual è il parere sul subemendamento Scalia 0.72.05.10?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mammola 72.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 444
Astenuti 12
Maggioranza 223
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 254).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boghetta. Ne ha facoltà.
Le ricordo, onorevole, che ha un minuto di tempo.
Sottosegretario Angelini, mi chiedo se fra otto anni dovremo fare una discussione per rimediare ad una situazione simile a quella dell'Inghilterra, dove il trasporto ferroviario è disastroso. Ritengo che il comma 1 dell'articolo 72 debba essere soppresso ed inserito nel progetto di legge attualmente all'esame del Senato, come normalmente si fa per le direttive europee (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti Malavenda 72.2 e Bonato 72.19 di identico contenuto normativo, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 446
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato sì 113
Hanno votato no 333).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 454
Astenuti 3
Maggioranza 228
Hanno votato sì 20
Hanno votato no 434).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 447
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato sì 16
Hanno votato no 431).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 458
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 255).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato sì 29
Hanno votato no 431).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liotta. Ne ha facoltà.
Sospendo la seduta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Baccini 72.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 300
Votanti 299
Astenuti 1
Maggioranza 150
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 170).
Dico questo perché mi sembra che comunque le spese per 18 mila miliardi che verranno effettuate coprano un arco
Lei ha a disposizione due minuti, onorevole Mammola.
Se nel nostro paese da oltre tre anni a questa parte non si è andati avanti nel progetto relativo all'attraversamento ferroviario della Pianura padana, ciò è dovuto semplicemente al fatto che dal 1996 al 1999 due gruppi che allora appoggiavano la maggioranza di Governo erano decisamente contrari al progetto dell'alta capacità e quindi hanno bloccato con tutti gli strumenti, parlamentari e non, l'attivazione di qualsiasi procedura volta a far procedere i lavori. È noto a tutti che gli ambientalisti e Rifondazione comunista per tre anni si sono opposti a questo progetto (Applausi del deputato Luciano Dussin).
Bisogna anche ricordare che quando la Casa delle libertà ha portato in Parlamento una proposta di legge che doveva semplificare le procedure per le infrastrutture essenziali per il nostro paese siamo stati sbeffeggiati e derisi. La sinistra ha rifiutato un sereno confronto ed ha rifiutato di approvare una legge che avrebbe dato - quella sì - delle risposte ad un paese in cui è sufficiente che un comune di 500 abitanti si opponga ad un progetto essenziale di infrastrutturazione perché non si costruisca più niente. Queste cose dobbiamo ricordarle, devono essere ben chiare a tutti coloro che votano in questo Parlamento.
Per quanto riguarda ciò che ha ricordato il sottosegretario Angelini sul risparmio effettuato dalle Ferrovie dello Stato, va detto che esse hanno applicato alla lettera la convenzione che è alla base contrattuale di questo rapporto. Infatti, l'articolo 7, punti 2 e 3, della convenzione stipulata tra la TAV e le Ferrovie dello Stato stabilisce che i prezzi di mercato siano quelli che si manifestano nell'esperienza delle aggiudicazioni dei lavori pubblici. I prezzi delle opere non sono stabiliti se non in seguito alla conferenza dei servizi, all'interno della quale avviene una trattativa e, a fronte di una richiesta, le Ferrovie trattano e cercano doverosamente di risparmiare. Nessuno vuol far spendere alle Ferrovie una lira di più: tutti siamo per risparmiare e per realizzare le infrastrutture di questo paese. Tuttavia, con la strada che il Governo ci ha indicato si corre il rischio, quando si apriranno le buste e verranno assegnati gli appalti attraverso la procedura europea, della presentazione di ricorsi: in questo caso lo Stato pagherà e le infrastrutture non verranno realizzate. Questa è la facile profezia della quale risponderà questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Manzione 72.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 400
Astenuti 4
Maggioranza 201
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 218).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 387
Astenuti 3
Maggioranza 194
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 213).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 401
Votanti 399
Astenuti 2
Maggioranza 200
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 223).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 212).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 394
Astenuti 2
Maggioranza 198
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 221).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 54
Hanno votato no 356).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato sì 70
Hanno votato no 340).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 409
Maggioranza 205
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 241).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bonato 72.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mammola. Ne ha facoltà.
Questo è un principio che va - lo ripeto - contro precise sentenze della Corte costituzionale. È un altro motivo per ricordare ancora una volta al Governo che sta assumendo la grave responsabilità di cercare di normare per legge ciò che non può esserlo. In altre parole il Governo non si può sostituire alla magistratura ordinaria che è la sola ed unica depositaria della possibilità di sentenziare se sia stato inferto un danno o meno alle imprese e alle loro attività imprenditoriali, a seguito della revoca della concessione.
Per tale motivo non va bene l'emendamento Bonato 72.20 e non va bene - lo ricordo per l'ennesima volta - il comma 2 dell'articolo in questione, che il Governo sta sostenendo con tanta pervicacia. Il danno per le casse dello Stato, derivante da tale disposizione normativa, è quantificabile in alcune migliaia di miliardi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 413
Astenuti 4
Maggioranza 207
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 399).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boghetta, al quale ricordo che ha un minuto di tempo. Darò un minuto di tempo a tutti coloro che chiederanno di parlare per dichiarazione di voto pur avendo esaurito il tempo a loro disposizione. Ne ha facoltà.
Con otto anni di ritardo, da quando il 29 dicembre 1992, due giorni prima dell'entrata in vigore della direttiva europea sulle gare, il Governo Amato concesse (tramite la truffa al pubblico-privato) la trattativa privata per questi contratti, tentiamo adesso di risolvere questo problema. Nel frattempo è accaduto che la TAV, invece di essere sciolta, è diventata, al cento per cento pubblica, attraendo gli oneri che adesso dovremmo compensare. Si è in una qualche maniera legittimato, attraverso un decreto ed una legge, che gli appalti erano delle truffe. L'amministratore delegato delle FS dice che occorre rivedere i nodi; in sostanza tutto il progetto era sbagliato.
Con il precedente comma 2 si risolve una parte del problema attribuendo ad ognuno dei general contractor una tratta. Ma con questa norma, onorevole Angelini, si va a ricreare uno squilibrio per cui la FIAT dovrà costruire due tratte, e questo rischia di mettere in moto ciò che i colleghi stanno denunciando. Se si vuole essere seri e se si vuole raggiungere gli obiettivi di cui lei, onorevole Angelini, ha parlato, occorre abolire questa norma, e ciò per motivi di trasparenza e di correttezza al fine di mettere tutti i general contractor nelle stesse condizioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bonato 72.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 394
Astenuti 32
Maggioranza 198
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 352).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 242).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 241).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 72.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 438
Astenuti 7
Maggioranza 220
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 210).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.
È francamente incomprensibile che lo Stato debba continuare a garantire in modo totale ed illimitato, come in precedenza, debiti di economie terze; in astratto, si rischia di perpetuare forme di garanzia che lo Stato ha dovuto sostenere in occasione di grandi sconquassi finanziari del passato. Di conseguenza, credo che sia veramente immorale che il Governo ci presenti emendamenti di questo tipo e che coloro che, in passato, erano all'opposizione, che hanno combattuto certe battaglie e che ora si trovano nei banchi della maggioranza possano tacere di fronte a questo comportamento. Mi sorprende che i Verdi abbiamo ritirato i subemendamenti in proposito. Credo che il mio subemendamento e quelli successivi meritino un voto favorevole per ripristinare un minimo di giustizia e di equità su questo tema.
Tuttavia, signor Presidente, il Governo aveva espresso sul subemendamento Scalia 0.72.05.10 un parere che potrebbe rappresentare una soluzione sul punto: l'onorevole Scalia, però, non si è ancora pronunciato sul parere espresso dal Governo. Siamo comunque favorevoli alla soppressione del comma 2, ma ciò potrebbe non soddisfare l'obiettivo di consentire il mantenimento delle garanzie in caso di trasformazione o successione di enti o istituti di credito titolari di partecipazioni, laddove però rimangano pur sempre in ambito pubblico. Lo scandalo, infatti, è rappresentato dalla copertura con garanzia pubblica in periodi in cui sia venuta a mancare la pubblicità della gestione. Probabilmente, quindi, signor Presidente, votando il subemendamento Scalia 0. 72.05.10 (a parte il fatto che i presentatori si devono pronunciare sulla richiesta del Governo di rinunciare alla seconda parte), si potrebbe risolvere il problema; altrimenti, confermo il nostro voto favorevole sul subemendamento Giancarlo Giorgetti 0.72.05.1, soppressivo del comma 2.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte del subemendamento Scalia 0.72.05.10, accettata dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato sì 423
Hanno votato no 8).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte del subemendamento Scalia 0.72.05.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 430
Astenuti 6
Maggioranza 216
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 213).
(Applausi dei deputati dei gruppi misto-Verdi-l'Ulivo, di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Formenti 0.72.05.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 243).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 451
Astenuti 11
Maggioranza 226
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 203).
Non riesco assolutamente a comprendere perché sia stata fatta questa affermazione e ritengo che sia necessario prevedere una copertura.
Qualora invece il richiamo all'articolo 65 - che però in tal caso sarebbe improprio - sia fatto solamente al fine di stabilire un tetto massimo entro il quale è consentita tale possibilità, non vi è alcuna deducibilità fiscale dei costi e non vi sono neppure oneri.
Questo aspetto è importante perché l'articolo aggiuntivo, così come formulato, genera sicuramente confusione e nemmeno noi siamo riusciti a discernere se la destinazione a fini culturali in relazione a Restauro Italia, prevista nel comma 1, abbia o meno rilevanza fiscale ai fini della deducibilità.