Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 796 del 23/10/2000
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CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ANTONIO DI BISCEGLIE SULLA PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE N. 168-226-1359-1605-2003-2951-3057-3327-3644-3932-4601-5406-5468-5469-5470-5471-5472-5561-5615-5710-5892-D

ANTONIO DI BISCEGLIE, Relatore. Vengo però direttamente alle questioni relative relative alla regione Trentino-Alto Adige e alle province autonome. È sicuramente la più vistosa delle discipline differenti che adottiamo insieme alla riforma degli altri statuti speciali.
Il progressivo, costante, direi pervicace abbandono della regione non è una invenzione di questo Parlamento o una perversa volontà delle forze di maggioranza. Le forze locali, gli amministratori che si sono susseguiti nella provincia di Trento come in quella di Bolzano a partire dallo statuto del 1971, anche senza voler trovare in questo una volontà negativa, hanno posto in secondo piano, hanno da tempo sterilizzato la regione, sul piano politico come su quello amministrativo. Non sono state conservate alla regione nemmeno quelle competenze di carattere istituzionale e ordinamentale conservate dagli articoli 4 e 5 dello statuto del 1971, nemmeno il catasto e la tenuta dei libri fondiari. Tutto delegato alle due province, tutto rimesso ad esse, salvo quanto serve alla mera autoconservazione dell'ente. Il consiglio regionale è rimasto come un nobile ed importante organo politico che svolge - faticosamente - poche funzioni politiche.
Il tutto è reso evidente dalle cifre dei rispettivi bilanci: le previsioni dell'anno 2000, al netto di contabilità speciali e partite di giro, ammontano per la regione a 510 miliardi di competenza. A questi si aggiunge un consistente avanzo di amministrazione: 107 miliardi. La provincia autonoma di Trento ha un bilancio di 5.950 miliardi, dei quali 99,5 costituiti da trasferimenti dal bilancio della regione. La provincia di Bolzano, ha un bilancio di 6.443 miliardi, dei quali 51 provenienti dalla regione. Ciascuna provincia amministra risorse e funzioni dodici volte maggiori di quelle della regione. Che cosa è attualmente la regione? È saggio conservare questo simulacro o bisogna tentare di ritrovare la via di un ente che rappresenti veramente la sintesi e gli interessi comuni di quelle due province? I cittadini di lingua italiana residenti nella provincia autonoma di Bolzano debbano essere o sono protetti dalla esistenza di questa regione più di quanto non lo siano dallo Stato che dirime e decide dei diritti di tutti i suoi cittadini, sia che parlino l'italiano o il tedesco? E pensiamo veramente che l'attuale finzione di eleggere il


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consiglio regionale in luogo dei due consigli provinciali risolva la situazione?
Se si rimuove questa situazione, oltre a razionalizzare il sistema politico di quella regione, sarà possibile trovare, con un nuovo statuto - il terzo - la nuova funzione della regione. Quello che mi riesce difficile da capire è in che cosa l'attuale regione e l'immobilismo potranno giovare ai cittadini di tutta la regione; in particolare, in che cosa l'attuale blocco favorisca i cittadini di lingua italiana residenti nella provincia di Bolzano rispetto a quanto è previsto dalla riforma che abbiamo definito.
Sciolto questo punto, le altre questioni e contestazioni si dipanano più facilmente. Alla provincia autonoma di Bolzano la nuova legge costituzionale riconosce - e non potrebbe altrimenti - le medesime prerogative che sono riconosciute alle altre regioni a statuto speciale e alla provincia autonoma di Trento, con le numerose e forti limitazioni rese necessarie dalla specialità, a partire da quella singolare e straordinaria specialità consistente nella legge elettorale, comunque approvata a maggioranza assoluta, deve conservare il sistema proporzionale per l'elezione dei consigli. Qualora preveda l'elezione diretta del presidente della provincia, la legge deve essere approvata con la maggioranza dei due terzi; la composizione della giunta provinciale deve rispettare le attuali norme sulla rappresentanza dei gruppi linguistici; se vengono chiamati a farne parte componenti «laici», questi non possono essere nominati dal presidente, ma soltanto eletti dal consiglio, con la maggioranza dei due terzi, previo consenso della maggioranza del rispettivo gruppo linguistico.
Forse si poteva escogitare ancora qualcosa di più vincolante e limitativo per l'autonomia della giunta e della maggioranza, ma non ci siamo riusciti.
Non è stato possibile risolvere, in questo contesto, il problema delle limitazioni che l'articolo 25 pone all'esercizio del diritto di elettorato attivo. La legge costituzionale avrebbe forse, in punta di diritto, potuto travolgere anche l'elemento pattizio - questo sì - dell'accordo De Gasperi-Gruber, quanto, per esso si è trasferito nel pacchetto. Avremmo potuto denunciare quell'accordo e sopportare eventualmente la riapertura della contesa magari davanti al tribunale de L'Aja. È questo quello che vogliono gli oppositori di questa legge? Riaprire un confronto e una contesa con i cittadini di lingua tedesca e con la forza politica che li raccoglie e rappresenta?
Abbiamo chiesto, ufficialmente e solennemente alla popolazione di lingua tedesca della provincia di Bolzano e alla maggiore rappresentanza politica, la Südtiroler Volkspartei, di farsi carico di questo forte stato di sofferenza, di far sì che la sensibilità e la fiducia nella convivenza sia più forte della loro paura, dei loro timori, suffragati come siamo da circa trenta anni di convivenza e rispetto.
Poiché quel risultato ottimale non si potrà ottenere immediatamente, è meglio fermare tutto e non fare nulla? E questo sarebbe più conveniente per i cittadini di lingua italiana e per la regione intera? Non dirò altro in difesa di questa legge e per convincere i contrari ad assicurare la maggioranza richiesta.

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