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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
GIANNICOLA SINISI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di legge n. 6620, già approvata al Senato nella stessa versione con la quale viene oggi presentata in quest'aula, propone l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta ai sensi dell'articolo 82 della Costituzione. L'oggetto della proposta di legge è ben definito all'articolo 1, comma 1, che così recita: «È disposta ...una inchiesta parlamentare per accertare i fatti ed eventuali responsabilità di ordine politico ed amministrativo inerenti al dossier Mitrokhin e ai suoi contenuti».
stati respinti o ritirati i pochi emendamenti presentati. Sono stati acquisiti i pareri favorevoli delle Commissioni III, IV e V. Residua una sola questione che ritengo doveroso sottoporre all'attenzione dell'Assemblea ovvero la compatibilità dei tempi necessari per l'istituzione della Commissione d'inchiesta e per lo svolgimento dei suoi lavori, che sono fissati dall'articolo 2, comma 2, della proposta in esame in «sei mesi dal suo insediamento e comunque non oltre sette mesi dalla entrata in vigore della presente legge», con i limiti temporali oggettivi di questa legislatura.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.
GIACOMO GARRA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel prendere parte per il gruppo parlamentare di Forza Italia alla discussione generale sulla proposta di legge n. 6620 ed abbinate, desidero prendere l'avvio da alcuni dati cronologici. In ordine alla rete spionistica sovietica in occidente, risale al 1992 la consegna del cosiddetto archivio o dossier Mitrokhin al Governo della Gran Bretagna. L'autore del dossier è l'ex archivista del KGB Vasili Mitrokhin, che lo preparò nell'arco di dieci anni. Il relativo archivio consiste in una serie di documenti all'epoca copiati dallo stesso Mitrokhin, nel quale sono menzionati i nomi di presunti collaboratori di occidentali del KGB, citati con nomi di copertura. Dopo averne valutato il contenuto, i servizi segreti inglesi hanno trasmesso ai servizi segreti dei paesi alleati la documentazione di pertinenza; la prima spedizione al Governo italiano risale al marzo del 1995 allorché era Presidente del Consiglio l'attuale ministro degli esteri Dini; seguirono altre 25 spedizioni, l'ultima delle quali è relativamente recente, essendo datata 18 maggio 1999. Nessuno dei Governi, né quello a presidenza Dini, né quello a presidenza Prodi, né quello a presidenza D'Alema hanno informato il Parlamento dell'esistenza del dossier Mitrokhin. A scoperchiare il pentolone giunse in Italia un articolo apparso sul Times londinese dell'11 settembre 1999, recante l'anticipazione di un libro curato dal professore inglese Christopher Andrew pubblicato in Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
venne concluso il 30 novembre 1999, in appena sette giorni. Il testo presentato per l'Assemblea al Senato fu il frutto di una paziente opera di mediazione perseguita dal senatore Manzella. I lavori d'aula si svolsero in un clima di collaborazione tra le forze politiche in due sole sedute: quella antimeridiana e quella pomeridiana del 2 dicembre 1999.
Né ha senso fare un parallelismo tra il KGB e la CIA. Non dimentichiamo che la creazione della NATO è successiva al calare sull'Europa dell'est della cortina di ferro e all'avanzare minaccioso dell'imperialismo sovietico, che dai paesi baltici al mar Nero annetté al comunismo Lettonia, Lituania, Estonia, Polonia, Germania orientale, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Bulgaria e Romania.
limiti dell'inchiesta, confidiamo che la Camera non approvi emendamenti giacché siffatta evenienza richiederebbe un'ulteriore lettura da parte del Senato. Ove emendamenti dovessero passare in aula, ci riserveremo la definitiva valutazione di Forza Italia in sede di dichiarazione di voto finale.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.
ROSANNA MORONI. Signor Presidente, vorrei chiarire subito quale giudizio diamo della proposta di legge al nostro esame. Non è un caso che l'opposizione solleciti la via del dibattito in Assemblea in questa fase perché si ricomincia, anzi, è già ricominciata la campagna elettorale e questa proposta è uno dei suoi frutti avvelenati, già usato peraltro come strumento di polemica politica anche quando la Presidenza del Consiglio era l'ex comunista D'Alema.
di parte, ma dati oggettivi che nessuno può negare: i comunisti hanno avuto, infatti, un peso fondamentale, prima nella battaglia contro la dittatura e l'occupazione nazifascista, poi nella stesura di quella Carta costituzionale che ancora oggi è tra le più avanzate in tema di principi e che reca la firma di Umberto Terracini, comunista e Presidente dell'Assemblea costituente. I comunisti, poi, hanno avuto un peso fondamentale nell'impegno costante per tradurre quegli stessi principi in acquisizioni concrete dell'intero corpo sociale.
GIACOMO GARRA. Tra diversi imperialismi, semmai!
ROSANNA MORONI. È stata una contrapposizione che ha coinvolto molti paesi ed ha naturalmente determinato rapporti e legami tra partiti uniti da analoghe visioni della società e della politica; parlo di rapporti e legami politici, che non hanno mai diminuito - come provano le vicende storiche dei comunisti italiani - l'autonomia delle scelte del PCI. Il PCI - a quanto affermava anche prima l'onorevole Garra - non è mai stato asservito ad alcuno, se non agli interessi delle categorie sociali più deboli.
GIACOMO GARRA. Servo di Stalin no, mai?
ROSANNA MORONI. Ho tenuto a porre queste premesse, così come tengo a dire che non abbiamo esitazione ad affrontare, come del resto abbiamo già fatto autonomamente e non da ora, una rilettura critica del nostro passato. Quello che invece non possiamo accettare è la falsificazione di quel passato, il rovesciamento artificioso del ruolo politico e sociale svolto in questo paese, la rivisitazione di un periodo storico ad uso e consumo di una becera propaganda di parte.
obiettività storica - a tollerare intenti di denigrazione del PCI o di suoi esponenti, che equivarrebbero ad offendere ed a screditare la stessa storia democratica della Repubblica italiana.
GIACOMO GARRA. Questo con i soldi non c'entra!
ROSANNA MORONI. ...per riavere una patria libera e democratica e che alla difesa e alla crescita della libertà, della democrazia e della giustizia sociale hanno dedicato l'impegno politico di una vita a differenza dei loro denigratori.
GIACOMO GARRA. Non ci crede nemmeno Del Turco!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Vendola, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, l'intervento della cortese collega Moroni, di perfetto stile cominformista, mi vieta di ritenermi destinatario delle invettive che esso contiene e lo devio, con tutte le sue asprezze meschine, verso i Popolari italiani, coinvolti da questo intervento penoso in una responsabilità ancora peggiore di quella che si indirizza verso di noi. Non tengo in conto, neppure polemico, questo tipo di perorazione, nella quale la signora Moroni non difende il passato, ma difende la permanente essenza della devianza politica costituita dal comunismo: difende il suo passato e quello del suo gruppo. Il passato le sta a cuore in quanto sostegno di questo presente: in questa ideologia ha confuso l'uno e l'altro come fasi del decadimento dell'etica della politica e del giudizio storico.
che poi i capi dei servizi hanno avuto ripagata con promozioni ed onori.
ROSANNA MORONI. Non è il mio segretario, Veltroni!
FILIPPO MANCUSO. Lo ha detto lui! Io lo sottoscrivo. Quindi bastava dire qualcosa di più ragionevole e di più sensato, sostenendo qualcosa che può essere accettabile anche da parte vostra, dal momento che noi non diamo per scontato nulla, neppure i «dolorosi» nomi vostri che sono chiusi qui! Neppure questo diamo per scontato! Però volere porre ciò sotto il tallone dell'inventiva, come lei ha fatto - in questo caso, non gentile signora - conferma che voi non avete perduto ciò che ha infamato la vostra storia politica in tutto il mondo.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Sinisi.
Come è stato già riferito in Senato, le finalità dell'inchiesta sono quelle di accertare il significato reale delle schede contenute nel dossier, la loro attendibilità e le responsabilità politiche ed amministrative connesse alle attività di spionaggio espletate dal KGB in Italia e l'efficacia delle misure di contrasto poste in essere dai nostri apparati di sicurezza. A questa proposta erano abbinate altre proposte di legge volte essenzialmente al medesimo fine, ma con un oggetto ed un contenuto talvolta più ampio, in altri casi più limitato. La Commissione ha ritenuto unanimemente di dover convergere sul testo già approvato dal Senato sul quale si è sviluppato l'ulteriore iter procedurale.
Hanno militato a favore di questa scelta ragioni eminentemente di celerità nel prosieguo dei lavori, in ciò favoriti anche dall'approfondita discussione già svolta nell'altro ramo del Parlamento. È stato quindi agevole l'ulteriore corso, che ha consentito di licenziare rapidamente il testo che oggi viene sottoposto all'esame dell'Assemblea. Quanto al merito del provvedimento, rinvio alla relazione svolta in Commissione, posto che il testo non ha subìto alcuna modifica emendativa, essendo
Questa è la sintesi del lavoro svolto, che mi ha consentito di ricevere il mandato della Commissione a riferire favorevolmente in quest'aula.
Occhio alla cronologia: ad appena nove giorni dalla pubblicazione del libro in argomento, Forza Italia presentava al Senato l'atto n. 4243, comunicato alla Presidenza il 30 settembre del 1999, con la proposta di istituzione di una Commissione bicamerale d'inchiesta sui finanziamenti a personalità e partiti politici italiani, non solo ad opera del KGB, ma anche dei paesi già appartenenti al Patto di Varsavia. Primo firmatario della proposta era il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia al Senato Enrico La Loggia, alla cui firma seguivano quelle dei senatori dello stesso gruppo; successivamente presentavano proposte similari il senatore Cossiga, in data 12 ottobre 1999, nonché alcuni senatori socialisti, tra i quali l'attuale ministro delle finanze Del Turco, in data 14 ottobre 1999 (uno dei più solleciti) e il popolare Andreolli (con due «l» e non due «t») in data 19 ottobre 1999. Ulteriori proposte seguivano in data 20 ottobre 1999, primo firmatario il senatore Semenzato; in data 21 ottobre 1999, primo firmatario il senatore Di Pietro; in data 26 ottobre 1999, primo firmatario il senatore Stiffoni. Da ultimo, in data 19 novembre 1999, tutti i gruppi parlamentari del Polo delle libertà presentavano un nuovo disegno di legge, comunicato alla Presidenza il 19 novembre 1999 e contraddistinto dal numero 5350. In Commissione affari costituzionali l'iter ebbe l'avvio il 23 novembre 1999 e
Torno alla cronologia: alla Camera dei deputati il testo votato dal Senato giunse il 7 dicembre 1999 ed è contraddistinto dal numero 6620. Ad oggi, 23 ottobre 2000, data di avvio della discussione generale sono decorsi 10 mesi e 16 giorni per un cammino che al Senato della Repubblica aveva comportato appena 2 mesi e 2 giorni per l'esame in Commissione e per quello in aula.
La cronologia non voleva essere un'analisi pignolesca dei tempi e delle date, da essa si desume quanto la maggioranza abbia indugiato per far giungere il testo all'approvazione definitiva ben oltre la zona Cesarini, quindi è giusta la preoccupazione indicata dal relatore in conclusione della sua relazione. Ammesso che oggi stesso l'Assemblea potesse procedere all'approvazione definitiva, prima per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, poi per gli adempimenti dei Presidenti delle Camere, poi per l'insediamento della Commissione d'inchiesta e l'elezione dell'ufficio di presidenza, infine per l'approvazione del regolamento dei lavori della Commissione stessa, è probabile che si arriverebbe all'inizio del nuovo anno, ossia a dopo le vacanze di Natale.
Dubito che al momento dell'indizione dei comizi elettorali per il rinnovo del Parlamento la Commissione potrà avere concluso i propri lavori. Certo il termine è quello finale e potrebbe anche esserci un esame molto rapido: non lo vogliamo escludere, ma facciamo davvero uno sforzo per non creare nuove remore nei confronti dell'entrata in vigore della legge che stiamo per approvare.
Ricordo ai componenti del Comitato dei nove che, dopo le tante sedute della Commissione affari costituzionali tra il maggio e il luglio 2000, a settembre fu chi vi parla a sollecitare, in una seduta dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti di gruppo, la conclusione dell'esame in sede referente, che ebbe poi luogo nella seduta del 4 ottobre 2000.
Al Senato tra la conclusione dell'iter in Commissione e l'inizio dei lavori in Assemblea intercorsero appena due giorni; alla Camera dei deputati tutto è avvenuto al rallentatore e tra la conclusione della sede referente e l'avvio dell'odierna discussione generale di giorni ne sono decorsi diciannove.
A prescindere dai tempi lunghissimi intercorsi tra la data di trasmissione alla Camera, risalente al 7 dicembre 1999, e la data di avvio dei lavori in Commissione affari costituzionali, avvenuta il 10 maggio 2000, non va sottaciuto il tentativo a suo tempo operato dalla sinistra di far svolgere l'esame del dossier Mitrokhin dall'amica Commissione bicamerale stragi, presieduta dal senatore Pellegrino.
Passiamo al merito della proposta. Il PCI, poi diventato PDS e da ultimo DS, nella lunga e attiva presenza nella politica italiana indubbiamente ha sempre assecondato i disegni strategici dell'Unione sovietica. Ricorderete che l'Armata rossa fino al 1948, cioè prima della rottura dell'Unione sovietica con la Jugoslavia di Tito, arrivava ai confini italiani di Gorizia e Trieste. Né è un segreto che l'ex PCI si sia avvalso di una complessa struttura economica e commerciale per ricavare cospicui finanziamenti da una potenza straniera, l'Unione sovietica, e più in generale dai paesi del disciolto Patto di Varsavia.
In un ipotetico scenario di conflitti tra i paesi della NATO e i paesi del Patto di Varsavia non c'è dubbio che l'Unione sovietica sarebbe stata il nemico più potente dello Stato italiano. L'intelligenza con il nemico, ossia con lo Stato sovietico e con il suo partito comunista, egemone sul piano mondiale, era per il PCI, come per tutti i partiti comunisti del mondo, una precisa vocazione; dico di più: una irrinunciabile missione.
Le operazioni del KGB alle quali fa riferimento il dossier Mitrokhin asservirono o no l'allora PCI agli interessi dell'Unione sovietica e dei paesi del Patto di Varsavia? Credo che sia nell'interesse di tutti accertarlo.
Quale ruolo ha avuto nel secondo dopoguerra l'istituto che ha sede a Trieste, denominato Kreditna Banka? Nell'aula del Senato è stata fatta una precisa denuncia ad opera del senatore triestino Camber, che afferma essere stata detta banca, per quasi mezzo secolo, il tramite di Belgrado nei confronti dei partiti della sinistra italiana. La Kreditna Banka ha chiuso nel 1995 con un crac perché erano venuti meno i fondi neri precedenti? Credo che sia utile che gli italiani sappiano la verità anche su questo versante, ove elementi possano essere desunti dall'archivio Mitrokhin.
Il presidente del gruppo diessino al Senato, senatore Angius, ha affermato che il dossier Mitrokhin, dopo l'esame in Francia e in Gran Bretagna, è stato cestinato e che detto dossier - uso le sue parole - suscita più di un interrogativo sulla sua effettiva validità ed autenticità. Potrebbe anche darsi. Lo si potrà accertare a seguito dell'inchiesta che la Commissione parlamentare avrebbe già potuto ultimare se tra l'approvazione della proposta di legge da parte del Senato e l'avvio della discussione in quest'aula non fossero inutilmente decorsi ben dieci mesi e sedici giorni. Credo che abbia visto giusto la senatrice Dentamaro allorché ha affermato nel suo intervento nell'aula di palazzo Madama che le vicende e i coinvolgimenti di persone e gruppi ad opera del KGB non possono essere cancellati nella memoria e nelle coscienze e che solo facendo chiarezza su dette vicende è possibile che il passato diventi tale e che detto passato cessi finalmente di inquinare il presente e di pregiudicare il futuro.
Non è accettabile - lo dico convintamente - che, mentre si enfatizza al massimo la questione dei finanziamenti illeciti ai partiti e si è demonizzato il ruolo di politici, come il vivente Andreotti ed il defunto Craxi, si vorrebbe relegare nell'oblio la responsabilità di chi ha ricevuto soldi non da imprese o personalità italiane ma da un organismo come il KGB o da Stati stranieri che, in base ad un'alleanza che lo Stato italiano ha a suo tempo stipulato con l'occidente, erano da considerare nemici e nei confronti dei quali bisognava davvero essere prudenti a non prendere soldi. C'è anche da supplire alla compiacenza dei Governi da Dini a D'Alema 2 per il silenzio osservato sulla vicenda dal 1995 in poi. E poi, come mai mancano 34 dei 261 file, quanti ne prevedeva il verbale dei servizi segreti militari redatto l'8 ottobre 1999? Per caso sono stati ritrovati i file mancanti? Come mai 40 dei veri o presunti agenti del KGB restano segreti? È o non è vera l'accusa fatta all'onorevole Cossutta dal senatore Servello nel corso della discussione generale al Senato, secondo la quale il presidente del partito - che fa parte del Governo Amato e che aveva fatto parte dei Governi D'Alema 1 e D'Alema 2 - avrebbe ricevuto solo tra il 1985 e il 1987 ben due milioni di dollari? È vera o falsa l'accusa fatta da Christopher Andrew nell'intervista al Corriere della Sera del 18 settembre 1999 secondo la quale il KGB riuscì ad inserire sue spie negli apparati statali allorché il PCI fece parte del Governo del CLN e, cioè, dal 1945 fino al 1947?
Stante il tempo quasi scaduto per lo svolgimento dell'inchiesta, diventa arduo pensare che tanti interrogativi possano trovare risposta, anche se ciò è sperabile; oltretutto il testo al nostro esame, pur con tutta la buona volontà, ha ridotto al minimo l'ambito dell'inchiesta. Malgrado le strettoie che attengono ai tempi e ai
È una colpa grave nel nostro paese essere comunisti o anche solo esserlo stati; colpa grave per la destra, naturalmente, perché grandissima parte della popolazione il comunismo ha coinciso invece nelle aspirazioni e nei fatti con la conquista dei diritti di cittadinanza, con l'emancipazione civile, culturale e sociale. Tutto questo non è piaciuto e non piace tuttora a coloro che alimentano un progetto revisionista mirato a negare o addirittura ad infangare la ricostruzione storica della genesi della nostra Repubblica, a quanti aspirano a modificare principi e valori del sistema democratico attuale per riaffermare l'intangibilità del privilegio dei forti e ridurre i diritti sociali a benevola, discrezionale concessione anziché a dovuto riconoscimento.
Si vuole con questa legge - ma anche con altri mezzi di analogo livello etico - demolire, agli occhi dei cittadini, quello che è stato per l'intero paese un grande patrimonio di principi e riferimenti ideali, di passioni e di lotte; un patrimonio riconosciuto anche da soggetti politici collocati su un altro fronte e ispirati da una diversa visione dei rapporti economico-sociali. Del resto, anche se suona ridicolo, il continuo e caricaturale refrain berlusconiano a proposito di PCI, PDS e DS spiega bene l'uso strumentale e forzato che si vuole fare della tematica collegata all'esperienza comunista nel nostro e in altri paesi. Neppure, ne sono certa, negli Stati che hanno sperimentato e visto fallire il progetto di costruzione di una società socialista si fa una propaganda dal sapore tanto antiquato ed antistorico.
La destra dovrebbe, invece, interrogarsi sui pericoli di devastazione civile e sociale derivanti da quel miscuglio di razzismo e xenofobia che alimenta slogan martellanti, rivolti sempre e inevitabilmente contro qualcuno o qualcosa, sia esso lo straniero o il diverso, il comunismo o l'islamismo. È davvero paradossale che ad evocare il pericolo di dittature, o a lanciare accuse di tradimento della patria, siano proprio coloro che affondano le proprie radici e trovano i propri riferimenti culturali nell'esperienza più tragica affrontata dal nostro paese in questo secolo. Se l'Italia ha vissuto un lungo, doloroso periodo di privazione delle libertà e delle più elementari regole democratiche, non è accaduto certo ad opera dei comunisti che, semmai, di quella dittatura sono stati tra i principali antagonisti ed hanno pagato il prezzo più alto, per contrastarla e restituire al nostro paese la democrazia, la libertà e la dignità di nazione.
Parto da lontano, come vedete, ma non è una forzatura; riconduco il ragionamento a quello che, al di là delle apparenze, è e vuole essere il merito vero. Non si tratta, infatti, di scoprire responsabilità e di punire persone che hanno danneggiato il nostro paese o che lo hanno - come qualcuno sostiene - tradito, perché non ve ne sono, almeno non nella parte che viene indicata e che per il paese ha dato passione e partecipazione, ha sperimentato galera e confino, ha speso (e a volte perso) la vita. Si tratta, invece, di screditare un'esperienza storica, politica e sociale che ha contribuito, nel senso più pieno del termine, alla crescita della nostra società e alla sua evoluzione democratica. Le mie non sono considerazioni
I cittadini, ma soprattutto i lavoratori e le classi popolari, hanno conosciuto e verificato nei fatti, le intenzioni e le azioni dei comunisti durante la Resistenza, durante la ricostruzione, durante gli anni delle lotte per la rivendicazione dei diritti civili e sociali e per la difesa della democrazia, durante gli anni delle stragi - queste sì, devastanti per il paese e ancora oggi impunite - nonché del terrorismo di destra e di sinistra.
Questo è stato il Partito comunista italiano, questa è la storia alla quale oggi ci richiamiamo; ci sembra perciò francamente intollerabile che personaggi dalla dubbia statura morale, dall'incerta reputazione, scesi in campo - come amano dire - tradendo la scarsa considerazione che hanno della politica, esclusivamente per tutelare i propri interessi economici e per difendersi dalle proprie disavventure giudiziarie, abbiano addirittura la pretesa di impartire lezioni di democrazia, di libertà e di etica. Ci vuole davvero coraggio ad indicare i comunisti presenti e passati come coloro che hanno danneggiato o minacciato il paese, quando si fa parte di un'aggregazione che riunisce in sé uno spregevole intreccio di intolleranza e razzismo, malcelate tendenze autoritarie e populistiche, un'idea di società mercantile fondata sull'esaltazione dell'egoismo e dell'individualismo. Da questa congrega non accetteremo lezioni, anzi, rivendichiamo con orgoglio la nostra storia! La nostra è la storia di un partito che è stato strumento di crescita culturale e civile, di acquisizione e di coscienza critica, di contrasto alle ingiustizie e alle diseguaglianze. Di questa storia fanno parte, certo, anche i rapporti (generalmente noti e mai negati) di esponenti del PCI con l'Unione Sovietica, così come di altre storie facevano parte i rapporti, più o meno ufficiali, con gli Stati Uniti d'America e con la CIA in un periodo storico segnato da una dura contrapposizione tra diversi modelli economico-sociali.
Facciamo pure la Commissione d'inchiesta sia pure soltanto - e personalmente continuo a credere che sia comunque sbagliato - al fine di non offrire alla destra ulteriori strumentali appigli per insinuare l'esistenza di nostri presunti timori, ma non prestiamoci - lo dico a tutta la maggioranza e anche a chi dall'altra parte ha a cuore un minimo di
Non entro ora, lo farò semmai nel prosieguo dei lavori, nel merito dei contenuti; rilevo soltanto che questo dossier, agitato ossessivamente dalla destra con i suoi media, è stato praticamente ignorato in Francia, in Spagna, in Gran Bretagna, in Germania. Autorevoli osservatori politici ed esperti della materia hanno giudicato il suo contenuto dubbio, privo di riscontri; non riporta novità eclatanti o elementi rilevatori, semmai ha suscitato interrogativi sulla sua validità, sull'attendibilità, sulla serietà. Contiene, mi pare per ormai unanime ammissione, affermazioni irrilevanti ai fini della sicurezza dello Stato, notizie in larga parte relative a fatti già conosciuti e a volte perfino già giudicati dalla magistratura. Qualcuno in quest'aula, ed anche fuori da qui, ha usato a tale proposito il termine «patacche», ha parlato di «vecchie patacche». Non ci sono state - ormai anche questo è emerso chiaramente - colpevoli omissioni nei servizi, omertà o negligenze nel Governo, come invece l'opposizione sosteneva a gran voce all'inizio della vicenda.
Si è molto gridato anche dei finanziamenti giunti dall'Unione Sovietica, finanziamenti anche questi già conosciuti, peraltro non decisivi per l'esistenza di un partito che si fondava sulle quote degli iscritti e soprattutto su uno straordinario lavoro dei militanti; finanziamenti comunque paralleli a quelli che venivano ad altri partiti dall'America.
Si è detto di soggetti, di persone al servizio di interessi antinazionali - cito Garra -, si è parlato di fatti che hanno minacciato la stessa esistenza del sistema democratico con riferimento al Partito comunista ed ai suoi esponenti: si vada a vedere nell'azione concreta del PCI e nella condotta dei suoi dirigenti e dei suoi militanti cosa e quanto c'è stato di antinazionale e di antidemocratico. Abbiamo sentito persino l'accusa «traditore della patria»; un'accusa che non solo è strumentale e priva di qualsivoglia fondamento, ma che sento personalmente come un'offesa, come un'offesa umana e politica insopportabile, indecente perché recata spudoratamente proprio dagli epigoni del fascismo ad uomini che hanno lottato da partigiani contro il fascismo...
La storia dei comunisti in Italia è fatta di pagine limpide in difesa degli interessi dei lavoratori e del paese e non ha niente da temere dalla verità. Ma qui, insisto e mi ripeto, lo scopo vero è un altro: è quello di dare una lettura funzionale alla polemica politica contingente, di delegittimare e screditare i partiti avversari, di condizionare il quadro politico attuale nell'illusione che l'argomento possa aiutare una vittoria elettorale.
Con tutta la buona volontà, è impossibile ravvisare in questo atteggiamento un desiderio disinteressato ed imparziale di verità storica. È facile invece rintracciarvi, da un lato, la voglia di comode quanto basse speculazioni e, dall'altro, un anacronistico rimpianto del clima di guerra fredda, un desiderio di antichi steccati, atti, magari, a nascondere la pochezza delle proposte politiche. Davvero non ci sembra che questi presupposti possano fornire strumenti adeguati per una lettura seria e approfondita dei complessi avvenimenti di questo secolo.
Comunque, faccia pure la destra. Faccia pure campagna elettorale, utilizzando simili squallidi e inconsistenti argomenti: dubito che cittadini maturi e consapevoli siano disposti a credere e a farsi blandire dalla storiella, così stancamente abusata, ma ancora così divertente, evidentemente, per il cavaliere di Arcore, secondo la quale i comunisti sono voraci mangiatori di bambini.
È iscritto a parlare l'onorevole Mancuso. Ne ha facoltà.
È il tempo, signora, che ci fa colpevoli o innocenti con il suo trascorrere. Lei non è autorizzata a dare un giudizio che solo al tempo è dato di concludere. Quel che si vorrebbe con questa Commissione - o meglio, che si sarebbe voluto, giacché essa è stata bruciata verde dal vostro temporeggiare - non è consegnare alla storia un giudizio definitivo. Sarebbe stata un occhio interno, e non l'occhio stesso della storia, di questa fase che si collega al recente passato della politica: sapere che cosa è avvenuto, tanto più che c'era stato fornito - non voglio dire di più - un indizio, vale a dire il carteggio Mitrokhin, sul quale non esprimo quel giudizio ironico e degradato che lei vi ha posto sopra come una pietra tombale. Questo vi accusa, oltre al temporeggiare che avete introdotto in questa procedura, più che il documento Mitrokhin. Siete voi a voler nascondere quel che è stato, nel quale vi potrebbe essere anche un momento vantaggioso, glorioso, meritorio, di buona fede o di necessità. Voi, conculcandolo insieme all'inchiesta, lo nascondete a vostro danno, perché tale è la furia con la quale difendete l'essenza che in voi permane tuttora, che vi acceca della possibilità di far valere anche un'eventuale merito. Tale è la forza della menzogna; tale è la forza dell'odio, perché voi difendete il diritto all'odio, essendo la verità l'opposto dell'odio.
Noi sappiamo benissimo che, con i suoi sei o sette mesi di vita, questa Commissione non approderà a nulla. Le sole risultanze italiane inerenti al dossier Mitrokhin - e parziali per giunta! - sono contenute in un tomo come questo, il cui esame necessiterebbe forse qualche anno e non qualche mese!
Sappiamo quindi benissimo che la Commissione muore nel momento in cui nasce, ma non muore il nostro desiderio di avvantaggiarci del giudizio che può essere nelle nostre mani. Senza voler prevedere vittorie o sconfitte, penso che sarà la futura legislatura, insieme alla futura legislazione, a far chiarezza su queste cose, a beneficio di quel vero relativo che appartiene non alla storia ma alla politica, perché qui, al contrario dei suoi intendimenti, noi facciamo non storia ma politica! Ed è politica quella che ci consegnano tre Governi: Dini, Prodi e D'Alema, complici dei funzionari dei servizi segreti (Battelli e Siracusa), traditori non della patria, ma dei loro doveri, i quali hanno trescato in un carteggio e in un vocabolario equivoco di silenzi e di trame continue tra il dire e il non dire, onde il Parlamento ed il paese rimanessero all'oscuro di questa che è una verità interrogativa e non così definitiva come lei presume che noi la volessimo. Questo lo arguisce, lo pretende lei! Il nostro atteggiamento è dialettico, è critico. Però abbiamo letto queste pagine e sappiamo che Siracusa e Battelli le hanno nascoste persino ai Presidenti del Consiglio, ovvero, io credo, sono stati i Presidenti del Consiglio Dini, Prodi e D'Alema a rimanere deliberatamente all'oscuro in questa complicità
Questo vorremmo! Questa Commissione non ci darà ciò che vogliamo. Ma se lei non accetta la verità, noi non accettiamo le sue menzogne e quelle del suo movimento politico del quale lo stesso attuale segretario Veltroni ha detto essere l'esatto opposto della democrazia e della dignità politica.
Ed allora voteremo - lo si capisce - con la speranza di farla rivivere altrove, questa Commissione, eventualmente anche in caso di vostra vittoria, se sarà mutato in voi quel che oggi vi fa perversi rispetto alla verità dei vostri doveri. E non ascrivo alcun presagio di vittoria o di sconfitta da parte di alcuno! C'è bisogno di mutare prima di giudicare; c'è bisogno di comprendere prima di condannare (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!