![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore.
GIORGIO PANATTONI, Relatore. Presidente, francamente avrei voluto attenermi rigorosamente al tema in discussione ma l'intervento del collega Becchetti mi spinge a fare qualche considerazione di carattere generale perché sono stati introdotti giudizi severi sull'incapacità del Governo a governare, sull'incertezza, sugli errori, su una prospettiva che tutto sommato disegna un paese un po' allo sbando, che aspetta la mano forte che in qualche modo lo prenda con guida sicura per portarlo all'inevitabile successo.
PAOLO BECCHETTI. Quella del Palavobis!
GIORGIO PANATTONI, Relatore. Credo che sia strumentale, come sempre, questo modo di affrontare i problemi ed allora penso sia opportuno fare alcune considerazioni sul tema in oggetto.
esempio nel corso di finanziarie nelle quali sono stati chiesti agli italiani grandi sacrifici, per tenere alto e vivo questo concetto di libertà e di democrazia dell'informazione che è una delle nostre prerogative, aiutando i più deboli senza chiudere alcuna testata, dando gli strumenti perché le associazioni non-profit potessero portare avanti la loro informazione, perché la lega anticancro potesse inviare i propri bollettini in giro per l'Italia a costi contenuti, per finanziare opere importanti, per fare in modo che la piccola editoria potesse sopravvivere senza essere schiacciata da questi grandi colossi che, utilizzando la pubblicità e magari una qualche forma eccessiva di pubblicità, come avviene in Italia per le televisioni commerciali, potrebbero soffocare questo grande regime di libertà che deve contraddistinguere tale settore.
GIACOMO GARRA. Le poste svizzere?
GIORGIO PANATTONI, Relatore. Le poste svizzere hanno una storia diversa ed anche Governi diversi negli ultimi cinquant'anni, caro collega! Cerchiamo di non estromettere dalla storia certi processi perché, altrimenti, non ci capiamo più. Abbiamo fatto un grande cambiamento e l'abbiamo fatto noi, perché gli altri non ne sono stati capaci. Oggi, come cittadini, siamo contenti di questo cambiamento, anche se la strada da compiere è ancora abbastanza lunga.
FILIPPO MANCUSO. Farete una grande gara per i telefonini, venderete ferraglia alle poste!
GIORGIO PANATTONI, Relatore. ...è una forma di propaganda comprensibile, ma se è la stessa che viene applicata ai risultati delle prossime elezioni, a qualcuno dovrebbe venire il dubbio che con quella certezza è stata fatta poca strada. Ci batteremo per vincere perché le nostre
certezze sono ben diverse da quelle perdenti, da quelle che, in qualche modo, non sono state verificate fino ad oggi.
PAOLO BECCHETTI. Siamo al «vincere e vinceremo»!
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Vorrei fare una considerazione generale per rispondere all'onorevole Becchetti e non intervenire più su questo aspetto.
PAOLO BECCHETTI. D'accordo in pieno!
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Gli orientamenti dei cittadini devono essere rispettati: non c'è un destino cinico e baro ed essi sono molto importanti perché sono il sovrano di una democrazia.
può rispondere semplicemente «no», ma neppure mi sento di rispondere «sì» (in seguito spiegherò più esplicitamente cosa intendo dire).
PAOLO BECCHETTI. Molto più a lei che a me!
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Mi riferivo al «mi consenta».
PAOLO BECCHETTI. Sono un civis romanus!
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Allora, è familiare a tutti e due!
PRESIDENTE. «Mi consenta» a tutti e due... È però necessario che il sottosegretario prosegua nella sua replica.
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Penso che nel confronto in quest'aula la polemica corretta sia un po' il sale della democrazia, quando vi è rispetto tra le persone!
suo avviso, sono più agevoli e più efficienti. Mi pare però che il ragionamento fili lo stesso senza caricarlo di altri aspetti.
Infatti, vi sono anche dei risvolti finanziari che dovranno essere approfonditi. Dal punto di vista aziendale delle poste - questo è il vero problema - ci saranno delle necessità di adeguamenti, dato che il 2001, che viene ancora gestito in termini di proroga, quindi di vecchio regime, era stato già previsto in termini di contributo diverso e diretto? È probabile che questo avvenga e cioè che vi sia la necessità di un adeguamento. Tuttavia, per stabilire qual è l'entità di questo adeguamento occorre, come tutti avete sottolineato, una rendicontazione.
PRESIDENTE. Grazie a lei, sottosegretario Chiti.
È chiaro che su questa fotografia non solo non siamo d'accordo ma vogliamo anche dichiarare la falsità di questa interpretazione della situazione italiana, che credo forse da qualche schermo può sembrare anche credibile ma che in quest'aula suona francamente un po' falsa e un po' vuota.
Diciamo che questo Governo ha deciso di introdurre tariffe postali agevolate e le ha attuate anche in momenti difficili, ad
Ma questo Governo ha fatto di più, forse Becchetti non lo sa o non se lo ricorda o non ha ritenuto opportuno di doverlo sottolineare: ha avviato la riforma del settore dell'editoria. Questo è uno degli elementi chiave per il quale noi portiamo avanti questa proroga, perché essa si inserisca nel settore complessivo e riformato dell'editoria e trovi le sue coerenze di sistema. Quella che il Governo ha voluto affrontare è una riforma profonda, importante, seria. E poiché è importante che ciò si concretizzi riteniamo che le due cose debbano andare di pari passo.
Nel frattempo, forse, è bene dire, soprattutto agli italiani, che l'ente Poste si è trasformato in Spa malgrado l'enorme numero di difficoltà, che inizia a funzionare, che la separazione contabile è un processo lungo e delicato che non si inventa overnight.
Starei poi attento a parlare di «pizzo» in quest'aula. È strano che si dica che un intermediario chiede il «pizzo» per applicare una legge dello Stato. Se così fosse, inviterei a qualche azione in sede appropriata, evitando di venire nelle aule del Parlamento a parlare in modo spropositato di «pizzo» e di processi che francamente nulla hanno a che vedere con quanto stiamo discutendo.
È stato detto che vi è una grande incertezza: non c'è mai stata! Vi è stata una difficoltà di attuare un processo di cambiamento difficile e complicato, ma la certezza dei finanziamenti e delle tariffe agevolate c'è sempre stata; sarà stata magari insufficiente o discutibile nell'applicazione, ma non vi è stata un'incertezza nella sostanza. Abbiamo avuto problemi di forma e qualche incertezza di processo ma, per fortuna, abbiamo tenuto ben ferma la barra sulle cose che volevamo fare.
Quanto all'ultima osservazione secondo cui noi creiamo problemi che il prossimo Governo risolverà, credo si tratti di una polemica un po' forzata, ma benevola, dell'onorevole Becchetti, che mette sul tappeto argomenti di discussione e di ciò possiamo essergli grati. Vorrei dire che la certezza che il Polo ha sempre dimostrato dicendoci «non entrerete in Europa, non ridurrete l'inflazione, non aumenterete l'occupazione, non avvierete lo sviluppo» e mi fermo qui...
Mi auguro, onorevole Becchetti - perché la conosco -, che sia possibile da qui a maggio, dato che abbiamo di fronte a noi diversi mesi, intervenire su alcuni problemi concreti - penso al provvedimento al nostro esame, ma anche alla legge sull'editoria e a tante altre - entrando nel merito, confrontandoci e scontrandoci, senza avere costantemente la testa ad una campagna elettorale che ci sarà, che ci impegnerà tutti e i cui esiti non sono scontati. Cercherei anch'io di tenere conto - naturalmente il mio non è un consiglio disinteressato - di alcuni proverbi del nostro paese. Io sono per la non violenza e questo proverbio è un po' forte, ma ci suggerisce che bisogna sempre fare grande attenzione a vendere la pelle dell'orso prima che l'orso sia ucciso.
L'onorevole Panattoni ha ripercorso le ragioni che hanno fatto sì che il Governo emanasse il decreto-legge di cui oggi si discute. Onorevole Becchetti, per quanto riguarda questo Governo ed anche il sottoscritto, niente ci è caduto addosso e ciò vale anche per le categorie interessate, per le Poste e per gruppi politici presenti nelle Commissioni del Parlamento.
Naturalmente, frequento maggiormente la Commissione cultura che discute la legge sull'editoria. In questa Commissione, come risulta dagli atti parlamentari, vi sono stati incontri non soltanto con l'associazione degli editori e con quella dei piccoli e medi editori, ma con tutti i soggetti e le categorie interessate, dai diocesani ai non-profit, dai grandi ai piccoli editori. Con dichiarazioni pubbliche e, quindi, impegnative, rese davanti alla Commissione parlamentare che si occupa di tali problemi e presso le Poste italiane Spa, abbiamo affermato, anzitutto, che un regolamento così importante, innovativo, profondamente modificativo della situazione esistente dovesse essere discusso a fondo con tutti i soggetti interessati; in secondo luogo, abbiamo dichiarato che saremmo riusciti ad approvare e a far entrare in vigore la modifica entro il mese di ottobre, ma ritenevo - l'ho sostenuto in altre sedi e posso farlo anche alla Camera dei deputati - che modificare in maniera così incisiva il regolamento negli ultimi tre mesi dell'anno avrebbe rappresentato un'estrema complicazione sia per la vita delle aziende che operano sul mercato, sia per la vita dei movimenti associativi non-profit. Avremmo creato una complicazione inutile per tutti, mentre secondo me, laddove vi riesca, la politica dovrebbe risolvere i problemi concreti dei cittadini; qualora non ci riesca, la politica dovrebbe almeno evitare di complicare la vita ai cittadini o alle imprese.
Si tratta, pertanto, di una scelta presente da tempo; essa non è affatto «caduta addosso», era stata annunciata.
Come ricordato, veniamo da decisioni successive contenute nella legge finanziaria che indicano una direzione diversa, perché le Poste sono state comunque privatizzate. Si può discutere se alla privatizzazione abbia già corrisposto la liberalizzazione, ossia la presenza sul mercato di più soggetti, ma si tratta di una questione più complessa, alla quale non si
La normativa vigente a livello europeo impone di cambiare regime, con la conseguenza che da una contribuzione diretta alle poste si deve passare, a causa del mutato soggetto postale, all'erogazione diretta di contributi ed agevolazioni ai soggetti beneficiari. È questo il problema al quale ci siamo trovati di fronte.
In questi mesi, da quando ho annunciato che vi sarebbe stata una proroga al 1o gennaio 2001 (poi la Commissione è intervenuta in maniera più incisiva), ho ricevuto diverse lettere - devo prendere sul serio anche queste - di soggetti che mi chiedevano di fare attenzione a non creare di fatto maggiori difficoltà alla liberalizzazione del mercato; tali soggetti sostenevano di operare nel campo delle poste e di non poter competere fino in fondo con Poste italiane Spa perché esisterebbero ancora lacci e lacciuoli.
Credo che la verità non sia proprio quella descritta. Tuttavia, vi sono - le conosco anch'io - realtà regionali in cui sono presenti soggetti che già si affacciano al servizio postale, anche se essi non sono così robusti da dare luogo, come avviene nel settore della telefonia, ad una pluralità di presenze a livello nazionale; ciò deve essere tenuto presente. Dobbiamo sapere, da un lato, che i nostri atti, le nostre scelte devono consentire che la scelta in favore della competizione e del mercato vada avanti anche nel settore postale; dall'altro, dobbiamo evitare che una modifica così profonda del regolamento, peraltro necessaria, avvenga in modo da penalizzare - mentre vogliamo il contrario - l'editoria presente sul mercato e ancora di più la piccola editoria e l'editoria non-profit, che rappresentano una voce vitale che credo interessi tutti nel nostro paese.
Oggi a che punto siamo? Siamo al punto che il regolamento è stato definito dopo un confronto serrato, che ha impegnato tutti i mesi da maggio fino alla fine di luglio, con un sostanziale consenso. Non mi potete dire che sono tutti d'accordo e favorevoli! Ad esempio, non lo sono quei soggetti che realizzano riviste specializzate che si autofinanziano con la pubblicità e che non fanno pagare queste riviste a coloro i quali viene inviata. Quell'associazione non è d'accordo con la soluzione che abbiamo trovato, ma tutti gli altri soggetti si ritrovano nelle soluzioni indicate nel regolamento; e noi abbiamo tenuto conto, modificando il regolamento in vigore nel mese di aprile, delle sollecitazioni che venivano dai soggetti con i quali ci siamo confrontati. Preciso che non è stato un confronto formale.
Per quanto riguarda l'ente erogatore, credo che ognuno possa esprimere dissenso ma, «mi consenta»... Questa espressione, onorevole Becchetti, è più familiare a lei che a me.
Per quanto riguarda l'ente erogatore, come diceva l'onorevole Panattoni, eviterei espressioni che sono di altro tipo. Lei, onorevole Becchetti, può sostenere benissimo le sue posizioni e le sue impostazioni affermando di volere altre soluzioni che, a
Nella soluzione impostata si sono trovati un consenso ed una sollecitazione da parte di molti dei soggetti interessati (ho già detto che il regolamento è stato discusso) che hanno affermato che, passando ad un'impostazione che vede l'erogazione diretta, vi debbano essere un'istruttoria trasparente gestita dagli organi dello Stato (in questo caso, del dipartimento dello Stato centrale e, cioè, il dipartimento dell'editoria) e un'erogazione che, per essere più agevole, incisiva e trasparente, faccia sì che l'ente pagatore si riferisca ad un ente terzo, ad un ente bancario poi da scegliere. Se si rimane a livello di questa impostazione in cui oggi siamo che è data dalla finanziaria e dal regolamento che ne discende, penso che questo possa rappresentare un giusto punto di equilibrio.
Anche alla luce della mia esperienza come presidente di una regione, devo dire che questo è stato sempre un equilibrio (ad esempio, la gestione dei fondi comunitari) che ha consentito il funzionamento: quando vi è chi fa l'istruttoria e il controllo e chi fa l'erogazione di solito dà il massimo di efficienza. Lei, onorevole Becchetti, propone di seguire un'impostazione diversa che oggi, tuttavia, non è possibile rispetto alle scelte che abbiamo fatto e che comunque, se venisse seguita (sistema di agevolazioni fiscali, detrazioni e via dicendo), come farebbe a determinare allo stesso modo quali siano i soggetti che ne sono beneficiari?
In ogni caso, su questo aspetto, poiché i regolamenti si differenziano dalle leggi proprio per il fatto che hanno, dovrebbero o possono avere una conduzione più agile, penso che questo si debba semplicemente verificare nel concreto! Verifichiamo nel concreto che cosa succede con questa modifica profonda; verifichiamo come funziona il meccanismo che adottiamo e, se si renderanno più agevoli le soluzioni che lei indica (vi sia o non vi sia il Governo che a lei piace, ma su questi temi vi è un confronto tra persone intelligenti e tra esperienze concrete), chiunque governerà (speriamo di continuare a governare noi, ma - come le dicevo - sono i cittadini che poi decidono), si verificherà sul campo. Si tratta di un valore strumentale dell'ente pagatore: cerchiamo di verificarlo nel concreto e poi scegliamo la soluzione che sarà più efficace!
Vengo all'ultimo punto. Come è stato ricordato dal relatore e come hanno sottolineato l'onorevole Risari e anche l'onorevole Becchetti, il decreto-legge che il Governo aveva approvato (e sul quale mi ero impegnato fin da maggio negli incontri con le categorie) era diverso dalla versione che oggi giunge in quest'aula. Avevamo stabilito di redigere il nuovo regolamento e di farlo entrare in vigore entro l'anno (e entrerà in vigore entro l'anno), quindi sarà un po' in anticipo rispetto al settembre del 2001 e ognuno potrà adeguarvisi meglio o verificarne meglio i suoi vari aspetti; in secondo luogo, si era deciso di prorogare di tre mesi (per non complicare la vita).
La Commissione, come è stato detto, ha invece richiesto - e poi approvato - che il decreto di proroga avesse una durata più ampia di un anno oltre i tre mesi, cioè di un anno e tre mesi, fino al 1o gennaio 2002. La motivazione addotta per questo cambiamento è quella che occorre un tempo per una gestione più graduale per prepararvisi e occorrono certezze: sarebbe stato deleterio dire che fra tre mesi vi sarebbe stata una nuova proroga, tanto più a regolamento approvato.
Ho condiviso questo aspetto, cioè il fatto che sia meglio avere una certezza - il gennaio 2002 - che intervenire in corso d'opera con altre proroghe parziali. Ho condiviso anche il fatto che un cambiamento così profondo è positivo per tutti se ha un elemento di preparazione più attenta e di gradualità. Questo è stato l'aspetto che mi ha convinto. Naturalmente, il Governo si è rimesso alla volontà della Commissione così come fa oggi e farà domani, quando l'Assemblea voterà.
Sono d'accordo con le considerazioni che l'onorevole Panattoni ha svolto all'inizio, nella sua relazione, sull'autorità di vigilanza. Sarà dunque necessaria una rendicontazione e il decreto lo dice. Dopo quattro mesi avremo il quadro di quello che avviene. Oltre a questo, io conto anche su un altro aspetto che potrà richiedere un adeguamento da parte dello Stato, e cioè che si possa aprire un confronto positivo con le categorie e con i soggetti interessati per verificare, d'intesa con loro, anche un adeguamento e un contributo maggiore da parte loro.
Negli incontri che ho avuto in maggio, giugno, luglio e ancora di recente, mi è stato detto che, poiché si discute di tariffe ferme dal 1996 per tutti questi soggetti, tanto che - per darvi un'idea - per il non-profit vi è una tariffa media attorno alle 108 lire e per l'editoria di mercato vi è una tariffa media intorno alle 247 lire, vi può essere lo spazio per un'intesa che possa prevedere un anche adeguamento del contributo di queste categorie. Quindi, insieme alla rendicontazione, essa potrebbe suggerirci con più esattezza quale sarà l'entità della cifra che può essere necessaria.
Per quanto detto credo che questo provvedimento possa essere approvato, signor Presidente, poiché stante l'approvato regolamento, rispetto al nostro paese e anche all'Europa, siamo di fronte ad una proroga e non ad un tentativo surrettizio per far permanere una situazione che non si giustificherebbe più in diverso regime.
Infine, come è stato opportunamente sottolineato e come è stato anche richiesto da tutti i gruppi presenti in Commissione cultura, bisogna aggiungere che la stessa legge sull'editoria - e mi auguro che la si possa approvare (visto che vi è una convergenza costruttiva molto ampia) in questo spazio di legislatura che ancora ci rimane - necessita che si conosca come si configurano questi provvedimenti in modo non precario, perché il contributo che lo Stato dà ai soggetti che operano in Italia nel campo dell'editoria e dell'informazione è uno strumento importante. Grazie.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.