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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2000, n. 266, recante disposizioni urgenti in materia di contributi alle imprese del settore dell'editoria per le spedizioni postali.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
GIORGIO PANATTONI, Relatore. Signor Presidente, sarà una relazione breve, perché il testo proposto all'Assemblea trova un consenso unanime. Il decreto-legge che ci apprestiamo a convertire in legge dispone la proroga del termine di applicazione delle agevolazioni tariffarie, e i conseguenti rimborsi, a favore della società Poste italiane Spa, che hanno per oggetto i libri, i giornali e le altre stampe inviate da soggetti iscritti al registro nazionale della stampa e da enti, enti locali, associazioni ed altre organizzazioni senza fini di lucro. Tali agevolazioni sono volte a favorire la diffusione di informazioni di enti non-profit o di editori di giornali, in particolare dei più deboli, attraverso l'invio delle informazioni a tutti gli utenti. Il termine previsto era il 1o ottobre 2000 ed era subordinato alla definizione e all'emanazione dei decreti del Presidente del Consiglio che avrebbero dovuto stabilire i requisiti dei soggetti fruitori del regime di contribuzione diretta per le spedizioni postali sostitutivo del regime di agevolazione tariffaria. In altri termini, era previsto che si passasse dal regime di agevolazione tariffaria, e conseguente rimborso alle Poste, ad una sovvenzione diretta dei soggetti interessati.
È previsto per legge un rendiconto quadrimestrale dei costi sostenuti da parte della società Poste italiane Spa indirizzato al Ministero delle comunicazioni, che in questo caso opera in qualità di autorità di vigilanza e di controllo sul sistema postale. Sarà compito di questa autorità certificare i dati e definire i rimborsi necessari.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VANNINO CHITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Becchetti. Ne ha facoltà.
PAOLO BECCHETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sulla sussistenza dei requisiti di necessità e di urgenza mi
sembra che non vi sia materia del contendere: esse sono in re ipsa, nel fatto stesso che il Governo si è lasciato «scadere addosso» sia i termini per l'adozione dei decreti sia i termini per il passaggio a regime del rimborso diretto.
Commissione tanto che, alla fine, il Governo ha emanato un decreto ministeriale che era esattamente all'opposto delle risultanze e dei pareri della IX Commissione, cosa di cui si sono lamentati tutti i commissari, anche di area governativa.
signori (mi riferisco agli intermediari) è come se percepissero il «pizzo»! Sarà pure un corrispettivo per il lavoro da loro svolto, ma per noi è un «pizzo».
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Risari. Ne ha facoltà.
GIANNI RISARI. Signor Presidente, con il provvedimento al nostro esame il Governo propone una proroga delle agevolazioni tariffarie per le spedizioni postali in attesa del passaggio al sistema dei contributi diretti alle imprese editoriali. Una nuova modalità che trova molte giustificazioni ma che rischia, se non accompagnata, anzi, preceduta da altre riforme, di produrre con effetto negativo la forte penalizzazione e, in certi casi, la scomparsa di giornali e di pubblicazioni della cosiddetta editoria minore, che è, invece, così diffusa ed apprezzata in ambito locale e da categorie specifiche di cittadini.
proroga e ad un'altra proroga ancora in questo caso significa saggezza.
PAOLO BECCHETTI. Io la considero incapacità, collega!
GIANNI RISARI. Voglio ricordare, ad esempio, giornali come i settimanali diocesani, molti dei quali sono testate storiche che hanno compiuto i cent'anni o che si apprestano a compierli; settimanali di informazione e di cultura della comunità locale, per un totale di oltre un milione di copie settimanali, con circa 1.200 persone occupate, senza contare i tantissimi volontari; giornali che offrono garanzie di informazione in territori spesso disagiati e dove il disagio sociale è particolarmente sentito e più si fa pressante l'esigenza di un'informazione mirata e di qualità che soltanto chi vive ed opera nel territorio ha la possibilità e la credibilità di offrire. Ebbene, questi settimanali editi da piccole aziende editoriali, ma anche altri giornali come i fogli delle associazioni del volontariato, delle organizzazioni non lucrative, delle associazioni culturali non possono sopportare l'onere finanziario che deriverebbe da un'impennata dei costi della spedizione postale.
inoltre, se vengono denunciati disguidi e ritardi nella distribuzione, lo si deve accettare comunque. L'attuale gestione sta migliorando questa situazione, ma la fase di transizione non può essere fatta pagare agli editori.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Panattoni, ha facoltà di svolgere la relazione.
I decreti avrebbero dovuto essere emanati entro il 1o aprile 2000, ma tutto ciò non è avvenuto; ecco la necessità, con i relativi requisiti di urgenza, del decreto che stiamo esaminando. Si noti, ovviamente, che la scadenza del 1o ottobre è ampiamente superata.
Il Governo ha proposto la proroga del regime attuale fino al 1o gennaio 2001 e l'emanazione dei decreti entro il 1o novembre del 2000. Questi ultimi sono pronti, ma un esame condotto con molto approfondimento e nel dettaglio sulla situazione attuale e sull'applicabilità del nuovo regime ha suggerito di prorogare il regime attuale fino al 1o dicembre del 2002. In tal senso, su proposta del relatore, si è espressa all'unanimità la IX Commissione. Il testo che sottoponiamo all'approvazione dell'Assemblea porta dunque questa nuova scadenza.
Dal punto di vista dei finanziamenti, gli stanziamenti a copertura sono previsti dall'articolo 27, comma 7, della legge del 23 dicembre 1999, n. 488, cioè l'ultima legge finanziaria.
Occorrerà naturalmente verificare in corso d'opera la loro congruità in relazione alla proroga del regime attuale, anziché all'introduzione di quello nuovo.
Per far fronte a questa necessità, su proposta del relatore, approvata anch'essa all'unanimità dalla IX Commissione, è stata introdotta nel testo che proponiamo una procedura di controllo delle spese sostenute dalla società Poste italiane Spa per questa specifica attività.
Credo che, a questo punto, parte di questi costi saranno sicuramente coperti; ovviamente, saranno i consuntivi a definire quanta parte delle spese sostenute sia state sufficientemente e adeguatamente coperta da quanto previsto dalla legge e, quindi, bisognerà poi ricorrere ai necessari conguagli.
A questo proposito mi sia consentita un'osservazione di carattere generale. L'istituzione dell'autorità di vigilanza e di controllo, a mio avviso, dovrebbe rendere automatico per il settore postale il rimborso delle spese sostenute da parte di Poste Spa per attività decise e regolamentate da leggi dello Stato.
Sembra abbastanza curioso che, da una parte, lo Stato decida per legge un certo tipo di agevolazione postale e, dall'altra, non copra i costi che la struttura postale sostiene per fare quello che la legge impone di fare. Mi sembra una contraddizione abbastanza incomprensibile. Mi riferisco al servizio universale: è noto, e credo che oramai tutti gli operatori siano d'accordo nel sostenere che la copertura finanziaria del servizio universale è insufficiente. Mi riferisco alle agevolazioni per l'editoria, che è l'oggetto del decreto-legge che stiamo discutendo; mi riferisco alle agevolazioni per le consultazioni elettorali, anch'esse decise volta per volta e di solito finanziate con importi insufficienti a coprire i costi sostenuti.
In tutti questi casi, a mio avviso, non si dovrebbe ricorrere a poco comprensibili stime da inserire via via in leggi specifiche o nella legge finanziaria, ma dovrebbe essere compito di questa autorità che abbiamo istituito, e che casualmente coincide con il Ministero delle comunicazioni - ricordo, ad esempio, che per le telecomunicazioni autorità e Ministero sono due entità diverse e, in particolare, l'autorità copre proprio questo settore di attività -, certificare i costi ed indicare la misura del rimborso.
Sembrerebbe logico, quindi, pensare ed attuare una procedura - che qui noi proponiamo per i rimborsi delle spese postali per l'editoria -, estendendola a tutti i costi previsti da leggi dello Stato ed attuare automaticamente, anziché caso per caso, il rimborso relativo ai costi sostenuti, a seguito della certificazione che questi costi siano corretti.
D'altra parte, per i costi di interconnessione, per i prossimi costi del local loop o dell'«ultimo miglio», per il regime tariffario legato alla comunicazione fisso-fisso o fisso-mobile, l'autorità per le comunicazioni si comporta in questa maniera, credo con relativa soddisfazione degli utenti, nel senso che traduce il concetto, che abbiamo introdotto per legge, di rimborsi o, comunque, di tariffe legati ai costi, in modo tale da avere una base certa sulla quale calcolare quanto dovuto a chi offre un servizio di carattere universale.
Non resta, quindi, che augurarsi che, sulla base di quanto indicato dal decreto-legge in discussione, la procedura proposta venga estesa a tutte le voci di spesa sulle quali incidono decisioni dello Stato. Questo semplificherebbe molto il sistema e renderebbe automatica una procedura che oggi, viceversa, presenta scollegamenti e scoperture sia in termini temporali, sia in termini di contenuto.
Tutta questa vicenda delle agevolazioni tariffarie postali per l'editoria si sgrana nel tempo secondo un andamento schizofrenico, con incertezze, adempimenti e consequenziali rinvii, i quali tutti - sia singolarmente sia nel loro complesso - sono davvero emblematici del modo di governare dell'Ulivo; sono soprattutto emblematici di uno strabismo con il quale il Governo approccia i problemi e ne propone le soluzioni allorché sono diverse le esigenze da contemperare e diversi i soggetti e gli attori della vicenda da regolamentare, com'è appunto nel caso di cui ci occupiamo.
Il Governo si mostra incapace di contemperare le esigenze degli editori e quindi le superiori ragioni della cultura e dell'informazione. Le necessità delle Poste Spa e quindi le superiori ragioni dell'equilibrio finanziario di un soggetto che cerca faticosamente e tenacemente la strada del risanamento e - last, but not least - la tutela del cittadino lettore che vuole e deve essere informato a costo di vero ed irrinunciabile servizio di eccezionale rilevanza pubblicistica. Mi riferisco a quel diritto ad essere informati come l'altra faccia della libertà di manifestazione del pensiero, ex articolo 21 della Costituzione, che non può essere invocato ed avocato quando fa comodo a questo Governo in materia di informazione televisiva. Quel principio è sacrosanto sempre! Dunque, la vicenda delle agevolazioni postali all'editoria si attaglia perfettamente al clima di schizofrenia gestionale e decisionale del Governo dell'Ulivo, e lo dimostrerò.
Con la legge n. 662 del 1996, articolo 2 comma 20, si fissano criteri per la determinazione delle tariffe postali agevolate (siamo ancora in regime tariffario) per la spedizione di libri, giornali, pubblicazioni informative di enti, enti locali, associazioni e ONLUS; viene anche istituito un fondo di 300 miliardi per il 1997 presso il dipartimento dell'editoria e vengono definite le ipotesi di inammissibilità (pornografia, rapporti fra pubblicità e contenuto della stampa). Passa esattamente un anno quando, il 23 dicembre 1997, con il collegato alla finanziaria per il 1999, cioè con la legge n. 448 del 1998, all'articolo 41 le agevolazioni postali sono soppresse. Vi era un problema delle Poste.
Si introduce il contributo diretto e si stabilisce la decorrenza dal 1o gennaio 2000, cioè all'inizio di quest'anno; viene inoltre fissato il termine del 1o ottobre 1999 per emanare i decreti che dovevano concernere e disciplinare i requisiti soggettivi, i prodotti editoriali che erano assoggettabili a beneficio, l'entità del contributo, le modalità per fruirne. Si determina anche la spesa: 400 miliardi per il 2000 e 350 miliardi per il 2001, riferiti a libri e giornali; 100 miliardi per il 2000 e 80 miliardi per il 2001 per enti, enti locali, associazioni e ONLUS. Viene indicato anche uno strumento, la dichiarazione sostitutiva di atto notorio da parte delle Poste, per avere notizie delle riduzioni ed un altro strumento, sempre secondo la relazione analitica delle Poste da presentare entro il 31 maggio 1999, per conoscere l'ammontare dei rimborsi e i soggetti beneficiari per il primo trimestre 1999.
Signor sottosegretario, poiché come dice un antico brocardo, nemo ad impossibilia tenetur, le Poste non ce la fanno, il Governo non ce la fa - 'ngna fa, come dice un noto comico - ma non succede nulla per tutto l'anno 1999. Ancora un anno dopo, sempre il 23 dicembre - Natale si avvicina e il panettone ed il torrone piacciono a tutti - con la legge finanziaria 2000, la n. 488 del 1999, il termine del 1o gennaio 2000 è spostato al 1o ottobre 2000, cioè venti giorni fa, mentre il termine per i decreti è spostato dal 1o ottobre 1999 al 1o aprile 2000 e la spesa per il 2001 viene confermata in 350 e 80 miliardi.
Nel frattempo, con il decreto legislativo n. 261 del 22 luglio 1999 è stata data attuazione alla direttiva comunitaria n. 97/67; si tratta della direttiva che ha dato luogo ad ampio dibattito in IX
È stato emanato, dunque, il decreto ministeriale, che ha disciplinato il mercato interno dei servizi postali ed in particolare il servizio universale. Tale decreto, all'articolo 16, afferma che con il comma 3 sono abrogate tutte le forme di franchigia, esenzione e riduzione, escluse quelle nascenti da convenzioni internazionali, per il servizio universale e la propaganda elettorale. A metà del 1999, dunque, il quadro sembrerebbe chiaro, ma dopo un cambiamento di rotta (ovvero, con la finanziaria per il 2000, con la quale si è passati da un regime di tariffe agevolate al contributo diretto) ed un rinvio, tutto è di nuovo fermo al punto di partenza.
Pertanto, con il decreto-legge n. 266 del 2000, si è disposto un ulteriore breve rinvio dell'entrata in vigore dei regimi di contribuzione diretta dal 1o ottobre 2000 al 1o gennaio 2001 (appena 3 mesi dopo); inoltre, per l'emanazione dei decreti di cui all'articolo 41, comma 2, della legge n. 448 del 1998, viene disposto un ulteriore rinvio dal 1o aprile 2000 al 1o novembre 2000. Grazie al cielo, in IX Commissione siamo riusciti a porre riparo, proponendo il termine del 1o settembre 2001.
Nel frattempo, a giugno 2000, il sottosegretario Chiti ha presentato la bozza di decreto ministeriale all'USPPI e alla Confapi; a maggio, il presidente della società Poste italiane Spa, dottor Cardi, ha espresso in IX Commissione l'esigenza che si instauri un rapporto diretto tra le imprese editoriali e il servizio postale, con riduzione della platea degli agevolandi, mentre permane il monopolio postale e l'incertezza regna sovrana; signor Presidente, non so che interesse abbia la società Poste italiane Spa a che la platea dei beneficiari delle agevolazioni sia ridotta: perché si intromette su una questione del genere? Ciò è oscuro.
Qual è, dunque, la soluzione? Esiste un larghissimo consenso in Parlamento, evidenziato da molte interrogazioni ed interpellanze di ogni area politica, da mozioni e da emendamenti presentati in Commissione e per il fatto che siano in discussione diversi disegni di legge in materia di editoria, nonché il famoso atto Camera n. 1138 nel quale, tra l'altro, è prevista la riforma del codice postale.
La soluzione, dunque, non può essere che quella proposta dai deputati di Forza Italia: mi riferisco alla proroga del termine agevolato. Signor sottosegretario, mi scusi, le chiedo di ascoltarmi, altrimenti fino a questo punto ho abbaiato alla luna. La ringrazio, sottosegretario, se vorrà prestarmi attenzione. Dunque, la soluzione non può che essere la proroga del termine agevolato fino all'effettiva apertura del mercato postale e fino alla cessazione del monopolio, nonché la copertura completa dei costi del servizio, su presentazione di un rendiconto da parte della società Poste italiane Spa, con cadenza periodica (trimestrale o quadrimestrale, non ha importanza) e con la previsione - a favore della società Poste italiane Spa - di recuperare il contributo mediante detrazione diretta dai tributi dovuti all'erario (IVA, IRPEG e IRAP).
Signor sottosegretario, le soluzioni prospettate dai deputati del gruppo di Forza Italia consentirebbero di risolvere la questione senza giri di denaro e senza intermediari, come ad esempio il misterioso soggetto previsto nella bozza di decreto ministeriale da lei presentato. No, signor sottosegretario, qui non vi è alcun bisogno di intermediari; per un servizio del genere, non vi è bisogno di banche amiche degli amici, per far loro gestire i 400 miliardi dell'editoria: basta prevedere che la società Poste italiane Spa presenti un rendiconto e detragga a consuntivo, dai tributi dovuti all'erario, quanto di loro spettanza, per il servizio reso. Che bisogno c'è, dunque, di un intermediario? Ogni volta ve ne inventate uno per regalare denaro pubblico! Altro che evidenza pubblica! Le conosciamo le evidenze pubbliche dei Governi dell'Ulivo! Alla fine, quei
Infine, chiediamo la sollecita emanazione da parte della società Poste italiane Spa di un tariffario che consenta una precisa valutazione degli oneri a carico dell'editoria e l'inserimento dei prodotti editoriali nella previsione dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 261 del 1999 (che ha regolamentato il servizio universale) tenuto conto che, attualmente, sembrerebbe (ma nessuno di noi ne è certo) che le compensazioni riconosciute alla società Poste italiane Spa siano inferiori di 100 miliardi rispetto ai costi effettivi. Ciò è inaccettabile! La società Poste italiane Spa deve documentare quello scarto e il Ministero deve certificarlo. Signor Presidente, si parla di uno scarto che non viene coperto: la società Poste italiane Spa non lo documenta e il Ministero non lo certifica, né può certificarlo.
Si tratta di pure inadempienze: in questa situazione nebulosa il denaro gira, non si sa come, l'editoria è in difficoltà ed i cittadini subiscono un tale stato di cose.
Infine, chiediamo la sollecita emanazione del regolamento cui ho fatto cenno poco fa, previsto dall'articolo 41 della legge n. 488, con definizione e contenuti chiari e concertati sia con le Poste Spa che con le associazioni di categoria degli editori, senza intermediari - signor sottosegretario, glielo ricordo ancora - i quali dovrebbero gestire i miliardi del fondo per l'editoria. Non c'è bisogno di intermediari, lo ripeto: non c'è bisogno di intermediari! Fatela finita! Avete già cominciato di recente con la cartolarizzazione dei crediti INPS e questa vicenda rischia di assomigliarle moltissimo.
Con questi impegni da parte del Governo il gruppo di Forza Italia potrà votare a favore del disegno di legge di conversione in esame, purché la proroga sia prevista già nel testo del decreto-legge medesimo. Per quanto riguarda la proroga dell'entrata in vigore del regime a contributo diretto al 1o gennaio 2002, in sostanza tra un anno e tre mesi, e la proroga al 1o settembre 2001 per emanare i decreti, riteniamo che entrambe le proroghe siano, per un verso, l'ennesimo segnale di inettitudine del Governo a gestire i problemi, perché quando si chiede una proroga, vuol dire che qualcosa non ha funzionato, per altro verso, una moratoria che consentirà di esaminare bene le soluzioni da adottare in attesa dell'apertura completa del mercato postale, per ultimo e risolutivo verso, la consapevolezza che fra i tanti problemi insoluti lascerete al Polo e alla Casa delle libertà anche l'onere di risolvere questo. Noi non ci sottrarremo, per ora attendiamo il dibattito per decidere il comportamento che terremo in aula su questo decreto-legge.
All'onorevole Becchetti faccio presente che qui non si tratta di schizofrenia, di strabismo del Governo - opinioni rispettabilissime - ma bisogna tener conto anche del fatto che, nel momento in cui le Poste diventano una società per azioni, è chiaro che il sistema delle agevolazioni deve trasformarsi in sistema dei rimborsi; da un punto di vista teorico questo ragionamento non fa una grinza, ma da un punto di vista pratico questo comporterebbe gravissimi oneri per gli editori, specialmente per i piccoli editori. Quindi, il ricorso ad una proroga, ad un'altra
La gran parte di questa stampa viene spedita via posta, non è venduta in edicola ed è facile comprendere perché non sia affatto una drammatizzazione del problema affermare, come noi Popolari abbiamo fatto in queste settimane nel dibattito in Commissione trasporti ed in Commissione cultura, che non prorogare le agevolazioni tariffarie equivarrebbe a determinare la chiusura di tante testate giornalistiche locali e di piccole aziende editoriali. «Ben venga lo sfoltimento» afferma chi, però, anche per quest'ambito della vita sociale, predica una sorta di azione purificatrice del mercato. Tuttavia, affinché non si tratti del solito slogan, che nasconde un'azione protezionistica di chi è più forte ai danni di chi è più debole dal punto di vista finanziario e tecnologico, occorre che tali scelte vengano accompagnate da un sostegno reale all'editoria minore.
Noi Popolari, che siamo favorevoli alla libertà di impresa, di tutte le imprese, grandi e piccole, e, quindi, al libero mercato che la promuova davvero, partendo dall'impedire il crearsi di posizioni monopolistiche, diciamo che i mezzi di comunicazione delle comunità locali, delle associazioni, delle cooperative, delle ONLUS e delle fondazioni vanno tutelati, favorendo le condizioni che ne permettano la sopravvivenza e lo sviluppo. Constatare che non ci sono le condizioni per togliere le agevolazioni tariffarie senza penalizzare in modo probabilmente irreparabile l'editoria minore e, quindi, scegliere, come ha fatto il Governo, la proroga di tre mesi e poi accettare, come mi auguro, la proposta avanzata da noi Popolari, fatta propria dal relatore, condivisa dal centrosinistra e, quindi, dalle altre forze del centrodestra fino ad arrivare - me lo auguro - ad un voto unanime del Parlamento o comunque di larghissima convergenza, ci porta a fare una scelta politica che garantisce davvero il pluralismo dell'informazione e, quindi, la realizzazione di una più compiuta e consolidata democrazia.
Certamente, non tutti i problemi vengono risolti da questo provvedimento. Tanti ne rimangono e ha fatto bene il Governo a dichiarare la volontà di emanare un regolamento per la disciplina del settore. Non è negabile, infatti, la necessità di fare chiarezza nell'ambito del panorama editoriale al fine di eliminare abusi ed impedire che finanziamenti a sostegno dell'editoria vadano a favore anche di giornali fantasma o di quanti hanno sovrabbondanza di introiti specialmente di natura pubblicitaria e, in particolare, di pubblicità istituzionale.
Allo stesso modo, la privatizzazione dell'ente Poste non ha ancora creato una situazione di concorrenza reale, per cui gli editori si trovano di fronte ad un monopolio del servizio non per colpa delle Poste Spa, ma per un dato di fatto, vale a dire per una transizione che non si è ancora compiuta: l'editore, quindi, non può che scegliere le tariffe imposte dalle Poste, anche se giudicate troppo onerose;
Abbiamo votato volentieri la riforma che ha portato alle Poste Spa e prendiamo atto dei grandi passi in avanti compiuti, ma riteniamo che la situazione meriti ancora gradualità. Recuperare risorse e destinarle alle agevolazioni tariffarie, in modo che le Poste possano far fronte agli impegni che assumiamo, è quindi giusto e necessario ed è inoltre già previsto. Si tratta soltanto di scegliere ancora una diversa modalità, non di spendere soldi in più.
Altri problemi ancora troveranno soluzione con la riforma dell'editoria allo studio, in questi giorni, presso la Commissione cultura della Camera e mi auguro che le forze politiche diano il loro contributo, come hanno fatto con questo provvedimento, al di là del momento elettorale che stiamo vivendo.
Tutto ciò ci fa ragionevolmente concludere che la decisione che stiamo per assumere è saggia e, pur se ancora in parte discordante con la metodologia adottata dall'Unione europea, possiamo dimostrare che il nostro sistema editoriale si sta riformando in quella direzione. Lo fa con la preoccupazione primaria di non comprimere ma di dilatare la libertà di stampa e il pluralismo, specialmente in ambito locale, e per quella editoria detta minore, ma che minore non è nella qualità e nel servizio. Questa e quella formano la rete fitta che fa comunicare e dibattere all'interno della comunità locale, dando voce alla democrazia nel territorio, allo strumento importante della sussidiarietà o, se vogliamo dire, del nuovo sistema federale che intendiamo istituire e che noi popolari troviamo più convincente definire come la Repubblica delle varie comunità locali, delle varie autonomie locali.
Sarebbe ben strano che proprio oggi mentre scegliamo il federalismo e la sussidiarietà, noi soffocassimo le voci dei territori che vorremmo rendere sempre più protagonisti. Per tali motivi i Popolari - così come ha già proposto di fare il relatore - voteranno con convinzione a favore di questo disegno di legge del Governo, perché recepisce le nostre proposte.