Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 796 del 23/10/2000
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(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 168-D)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore - anche se non ha più tempo, ma credo che lo possa fare succintamente - onorevole Di Bisceglie.

ANTONIO DI BISCEGLIE, Relatore. Grazie, signor Presidente. Intervengo solo per dire che dalla discussione generale, dagli interventi che vi sono stati, in particolare degli esponenti della minoranza, sono emersi accenti - a me pare - positivi, aspetti di chiarimento e soprattutto elementi di consapevolezza del passaggio delicato ancorché rilevante per le comunità delle regioni speciali e delle province autonome che abbiamo di fronte.
Mi pare, quindi, di poter cogliere aspetti positivi, in particolare sul piano del dialogo: questo mi conforta nell'auspicio che il provvedimento, con il suo sostanziale obiettivo di trasferire le competenze in tema di forma di governo, legge elettorale, referendum, rappresentanza delle minoranze, venga approvato con una maggioranza assoluta che ne possa permettere la successiva promulgazione.
Per tali ragioni, in queste condizioni di dialogo, rinnovo il mio appello affinché quest'Assemblea possa consentire il raggiungimento degli obiettivi che il provvedimento si prefigge, sulla cui natura mi pare che tutti possano concordare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.

DARIO FRANCESCHINI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, desidero ringraziare il relatore per il complicato lavoro di questi mesi e sottolineare che, soffermandoci nel dibattito, come è naturale, sugli aspetti che hanno visto elementi di divisione, o di approfondimento, in


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qualche modo rischiamo di non evidenziare fino in fondo il profondo carattere innovatore del provvedimento in esame, che porta a compimento una riforma che altrimenti non sarebbe stata completa. Oggi, infatti, adeguiamo le regioni a statuto speciale a quanto è già avvenuto per le regioni ordinarie, prevedendo l'elezione diretta del presidente ma soprattutto trasferendo le competenze in materia di scelta della forma di governo e di legge elettorale, poiché le norme transitorie, sulle quali tanto abbiamo discusso (è bene ricordarlo) verranno utilizzate soltanto nel caso in cui le regioni non approvino leggi elettorali proprie, secondo le regole che esse stesse vorranno.
Il provvedimento in esame, quindi, completa un disegno che riguarda tutto l'ordinamento delle regioni, intrinsecamente legato con il provvedimento sul federalismo in corso di approvazione in Parlamento. Se non approvassimo questa riforma costituzionale, ci troveremmo nella situazione assurda di avere le regioni ordinarie, questa volta, un passo, peraltro molto lungo, più avanti delle regioni a statuto speciale; analogamente, se la maggioranza avesse accettato (la richiesta è venuta molte volte nel corso dei lavori) l'idea di dividere in più testi il provvedimento, ci troveremmo nella probabile situazione di non vedere approvato per nessuna delle cinque regioni il nuovo testo dello statuto, o nella situazione paradossale, che considero ancora peggiore, di avere alcune regioni con nuove norme, appunto, sulla forma di governo, sulle possibilità di scegliere una nuova legge elettorale, sull'elezione diretta del presidente, ed invece altre regioni a statuto speciale, rimaste indietro nell'ambito dei lavori parlamentari, prive di queste profonde novità istituzionali.
Complessivamente, quindi, come è stato sottolineato, quello in esame è un provvedimento equilibrato, che di fatto recepisce la volontà e le richieste delle stesse regioni a statuto speciale: naturalmente, come capita normalmente, non recepisce nel dettaglio tutte le richieste ma, da questo punto di vista, il Parlamento nella sua sovranità, evidentemente, ha compiuto valutazioni di merito. Per questo, diventa difficile capire come l'onorevole Migliori possa, allo stesso tempo, accusare la maggioranza di avere ascoltato le richieste della Valle d'Aosta e contemporaneamente di non aver ascoltato quelle della provincia di Trento, peraltro inserite in un ordine del giorno in contrasto con numerose deliberazioni precedenti ed adottato con una maggioranza occasionale. Proprio per il Trentino, vale la pena di sottolineare che questa normativa è equilibrata e, soprattutto, è coerente con il disegno che è stato introdotto nel nuovo progetto di legge sul federalismo, che prevede appunto, nel nuovo articolo 116, che la regione Trentino-Alto Adige sia costituita dalle province di Trento e di Bolzano. Mi pare, quindi, che vi sia la condivisione di un disegno, che, per carità, si può non condividere, ma che è collegato ad un progetto organico condiviso da tutta la maggioranza.
Il provvedimento, quindi, giunge in aula per il voto finale e sarebbe importante - come è stato sottolineato nei precedenti interventi - che vi fosse il più ampio consenso possibile, anche se non servirà ad evitare il prolungamento dei tempi perché il provvedimento è già stato approvato al Senato a maggioranza assoluta e non a maggioranza dei due terzi. Tuttavia, ciò assumerebbe un significato politico ben preciso; del resto, il dibattito è stato aperto e approfondito e le posizioni delle singole forze politiche sono già note. Pertanto, ritengo che un voto favorevole sarebbe conciliabile con le legittime differenze di posizione espresse su alcuni aspetti del testo (in sostanza è quanto ha dichiarato di voler fare l'onorevole Garra nel suo intervento). Del resto, la materia costituzionale per eccellenza è così: si deve cercare l'intesa, e ciò significa per forza rinunciare ad una parte delle proprie idee, quindi sostenere le proprie posizioni, ma poi esprimere un voto sulla base di un bilancio complessivo sul provvedimento. Mi pare che, da qualsiasi punto di vista si voglia guardare quello in


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esame, non si possa che giudicare fortemente positivo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Minoranze linguistiche).

PRESIDENTE. Il seguito del dibatto è rinviato ad altra seduta.

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