Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 793 del 18/10/2000
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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 7342 (ore 17,35).

(Ripresa esame articoli - A.C. 7342)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge n. 7342, concernente il completamento dei programmi italiani a sostegno delle forze di polizia albanesi. Prego i colleghi del Comitato dei nove della Commissione affari esteri e comunitari di prendere posto.
Dobbiamo proseguire negli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

SANDRA FEI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANDRA FEI. Signor Presidente, volevo soltanto verificare se vi fosse la possibilità di discutere, o comunque di annunciare alla Camera, il problema che si è verificato con il corrispondente RAI in Palestina...

PRESIDENTE. Onorevole Fei, ne parleremo in seguito: come lei sa, queste questioni si pongono a fine seduta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Armaroli. Ne ha facoltà.
Onorevole Menia, onorevole Trantino, onorevole Furio Colombo, per cortesia!

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, questa mattina il ministro Bianco è venuto qui in aula, ha letto le sue «cartuccelle» e poi, per usare una famosa frase di Palmiro Togliatti, per la gioia dei colleghi di sinistra, «e poi se n'è gghiuto e soli ci ha lasciati». Per la verità, proprio soli non ci ha lasciati, perché ci ha lasciato il sottosegretario Brutti - che in questo momento non vedo - il quale, come il rancio militare, è ottimo e abbondante.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Armaroli.
Colleghi, per piacere. Onorevole Garra, le dispiace? Onorevole Bolognesi, per piacere, si accomodi oppure esca dall'aula, decida lei. Onorevole Bicocchi! Insomma, colleghi, devo chiamarvi uno per uno?
Onorevole Bergamo, la richiamo all'ordine per la prima volta. Onorevole Garra, la richiamo all'ordine per la prima volta.
Prego, onorevole Armaroli: abbiamo lavorato anche per lei.

PAOLO ARMAROLI. Grazie.
Il ministro Bianco ha una caratteristica particolare: magari si spezza, ma non si spiega. Il ministro Bianco è pieno di effetti annuncio, ma dopo gli annunci non arriva niente.
Signor Presidente, noi ci troviamo qui a parlare di un decreto-legge che stanzia altri fondi per impedire che criminali scafisti possano importare nelle nostre terre degli immigrati, chiaramente irregolari. Siamo ormai alla terza edizione (per la serie «non c'è due senza tre»), perché in questi anni abbiamo avuto altri provvedimenti al riguardo. Ricordo il decreto-legge 27 ottobre 1997, n. 362, di finanziamento della missione italiana in Albania per riorganizzare le forze di polizia albanesi e l'assistenza ai profughi dell'ex Iugoslavia, che ha autorizzato una spesa di 5 miliardi di lire per l'attuazione del protocollo d'intesa italo-albanese del 17 settembre 1997, volto a consentire l'invio di una missione italiana per la riorganizzazione delle forze di polizia albanesi. Quel decreto-legge è stato convertito, poi abbiamo avuto un secondo decreto-legge, il 7 gennaio 2000, n. 1, recante disposizioni urgenti per prorogare la partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, che ha autorizzato la spesa di 18 miliardi di lire per il completamento degli interventi italiani a sostegno delle forze di polizia albanesi fino al 30 giugno 2000. Anche questo decreto-legge, grazie anche alla responsabilità dell'opposizione, è stato convertito in legge. Siamo, signor Presidente, al terzo decreto-legge, che stanzia altri 21 miliardi e 784 milioni quale ulteriore finanziamento per lo sviluppo ed il completamento


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dei programmi italiani a sostegno delle forze di polizia albanesi.
Come è stato detto dalla relatrice, onorevole Bartolich, che fra l'altro non vedo in questo momento in aula...

ROSANNA MORONI. È lì!

PAOLO ARMAROLI. Eccola lì: si è cambiata di vestito e quindi non la riconoscevo.
Stavo dicendo che l'onorevole Bartolich ha detto una cosa sensata quando ha affermato che, in fin dei conti, questi tre decreti-legge, convertiti in legge, al postutto non rovinano le finanze dello Stato, perché si tratta di una manciata di miliardi. È un'affermazione che personalmente condivido. Tuttavia, signor Presidente, signor sottosegretario Brutti, qui si tratta di accertare che fine abbiano fatto o stiano per fare questi miliardi. Ho la netta impressione, signor sottosegretario Brutti - non sono il solo ad averla -, che questa ulteriore manciata di miliardi rischi di essere gettata dalla finestra e che sia da considerare a fondo perduto.
Dico questo, perché, se l'intenzione, fin dal lontano 1997, era quella di impedire agli scafisti la loro opera criminale, signor sottosegretario, questi miliardi non sono serviti assolutamente a nulla, perché gli immigrati clandestini continuano ad arrivare come prima, più di prima. Se qualche giorno non arrivano è perché abbiamo l'Adriatico in tempesta. Tuttavia, noi non possiamo fare affidamento sul bollettino meteorologico o su quello dei naviganti per immaginare se il giorno dopo ci sarà o meno un altro sbarco di immigrati clandestini.
Devo ricordare che gli accordi che sono stati stipulati con altri paesi, quali quelli del nord Africa - riconosco che abbiamo speso molti soldi -, hanno raggiunto la finalità prefissa, perché oggi arrivano meno clandestini tunisini o algerini, mentre non cessano gli sbarchi in ogni parte d'Italia, ma soprattutto in Puglia, dei clandestini partiti dalle coste albanesi.
Debbo fra l'altro far notare che, se ciò rientra nella responsabilità primaria dello Stato albanese, che è uscito a pezzi dopo cinquant'anni di comunismo e che è in condizioni precarie, va detto che anche lo Stato italiano ha le sue brave responsabilità.
Signor sottosegretario Brutti, lei sa probabilmente più di me che nessuno scafista, che io sappia, si trova nelle patrie galere. Nessuno scafista è nostro prigioniero: sono tutti a piede libero. Le cronache dei giornale dimostrano ogni giorno che le regolarizzazioni sono state fatte alla sans-façon.
Ricordo - ma tutti noi lo ricordiamo - che circa un anno fa un albanese regolare, con una macchina pirata, e con un pilota pirata (una macchina fuoriserie che né io né il sottosegretario Brutti che siamo professori universitari e abbiamo lo stipendio che tutti conoscono, potremmo permetterci), uccise un bambino alla periferia di Roma. Sapete come viveva questo albanese regolare? Viveva con i guadagni di una squadra di prostitute, di donne dell'est che faceva prostituire.
Signor sottosegretario Brutti, mi chiedo e soprattutto le chiedo: queste quote di ingresso e permessi di soggiorno vengono dati a cuor leggero oppure c'è un'istruttoria? Il mio sospetto, signor sottosegretario Brutti, è che, poiché le quote d'ingresso con le due sanatorie che lei, io e tutto il Parlamento italiano conosciamo, si sono dilatate a dismisura, le autorità preposte non riescono a effettuare controlli che sarebbero doverosi.
Oggi, in Italia, ci troviamo di fronte a clandestini o a regolari albanesi che sono degli autentici delinquenti e mettono a rischio, ogni giorno, l'ordine pubblico in tutta la nazione italiana.
Inoltre, poiché sono un ingenuo, signor sottosegretario Brutti, mi faccio e le faccio una domanda: se noi con la nostra macchinuccia non ci fermiamo ad un posto di blocco, non potremmo per caso passare qualche guaio? Una pallottola delle forze dell'ordine non potrebbe per caso non colpire una delle quattro ruote della nostra macchina ma conficcarsi invece in un posto che possa farci del male? Questo può accadere perché già è accaduto. Mi


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chiedo se la stessa cosa non la si possa applicare agli scafisti, ovviamente dopo che hanno depositato il loro «carico» umano dolente sulle nostre coste. Invece questo non avviene, e addirittura, in un caso recente, vi è stato lo scandalo di uno scafista che non solo ha sparato una sventagliata di mitra alla corvetta, all'imbarcazione delle nostre forze dell'ordine, ma ha anche tirato delle bombe a mano contro i nostri militari. E mi pare che anche in questo caso lo scafista l'abbia fatta franca.
Concludo, signor Presidente. L'opposizione non vuole la non conversione di questo decreto. Anche in questo caso, infatti, vogliamo dimostrare la nostra responsabilità ma vogliamo parlare a nuora perché suocera intenda; la nuora è il Governo, la suocera è lo Stato albanese.
Signor sottosegretario Brutti, parecchi Presidenti del Consiglio, parecchi ministri degli esteri si sono recati in Albania e sa come sono tornati? Con un pugno di mosche! È l'ora di finirla, è l'ora della serietà, è l'ora della responsabilità e noi, con i nostri interventi, intendiamo richiamare il Governo italiano e il Governo dell'Albania alle loro precipue responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Quello della criminalità organizzata è un cancro da estirpare e su questo siamo tutti d'accordo, perché ormai sta distruggendo quei pochi presidi di legalità che si affacciano sul mare Adriatico. Siamo tutti d'accordo su quanto deve essere fatto, ma non su come deve essere fatto.
Ravvisiamo in questo provvedimento - come in molti altri che si sono susseguiti all'attenzione di quest'Assemblea - una mancanza di volontà nell'intervenire alla radice del problema. Cerco di spiegarlo, magari utilizzando le numerose informazioni a disposizione di questo Parlamento, quali la relazione della DIA che nelle procure antimafia di Brindisi e di Lecce ha scoperto collegamenti diretti tra i vertici della mafia albanese, del narcotraffico e del traffico d'armi e i vertici della pubblica amministrazione albanese.
Le indagini, quindi, mostrano una collusione e, addirittura, una spartizione dei dividendi tra la politica e la criminalità organizzata. È questo il punto cruciale sul quale la Lega nord Padania a più riprese ha cercato di focalizzare l'attenzione.
È incredibile ed assurdo che un Governo come il nostro, a distanza di anni, con la mole di prove portate all'attenzione di quest'Assemblea, intrattenga un rapporto privilegiato, addirittura sospetto, con gli omologhi rappresentanti del Governo albanese.
È incredibile che si arrivi ad instaurare una serie di interventi come quelli che sono stati fatti che, a parole, hanno promesso sostegno ma, nella realtà, hanno contribuito a rafforzare posizioni interne all'Albania modificandone il corso democratico.
Leggiamo ricerche, quali, ad esempio, quelle dell'Organization for economic cooperation and development che confermano che il problema più urgente di questa nazione è proprio quello della collusione con la criminalità organizzata e della corruzione che è descritta, addirittura, come un sistema sociale accettato a tutti i livelli, intorno al quale ruota la vita di quel paese.
Con questo provvedimento, come con altri approvati in quest'aula sicuramente non dalla Lega nord Padania, abbiamo contribuito a questo stato di cose. Prima la relatrice apostrofava i toni utilizzati da alcuni colleghi nei confronti del Governo albanese e di coloro che hanno istituzionalizzato, all'interno di quella nazione, il rapporto con la criminalità organizzata. Direi che questi toni sono più che legittimi in quanto stiamo vivendo nei rapporti con quel paese una vera e propria guerra. Siamo soggetti ad una costante invasione, siamo stati trasformati nella loro piattaforma per lo spaccio di stupefacenti e per la tratta di persone. Sono cose che dovrebbero far rabbrividire e che, invece, lasciano insensibile - almeno nei fatti -


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questo Governo. Lo dimostra la cronaca di tutti i giorni: ieri a Milano sono stati scoperti 150 chili di cocaina e ciò significa che questa città è una delle centrali dello spaccio di droga in gran parte dell'Europa.
Del resto, come risulta dalle cronache, la legge Turco-Napolitano, altra pietra miliare della demenza dell'attività della maggioranza, ha fallito a tutti i livelli. Questa legge ha dimostrato di non saper attuare lo strumento che, già al momento della sua approvazione in quest'aula, avevamo segnalato come insufficiente e ha dimostrato la sua incapacità ad arginare il fenomeno in questione; anzi, essa si è trasformata in un perfetto grimaldello utilizzato proprio dalle organizzazioni criminali per far arrivare nel nostro paese migliaia di persone e per utilizzare il nostro paese come ponte per l'intera Europa.
Sicuramente, ciò denota un'incapacità del Governo in politica estera, un'incapacità o una mancanza assoluta di volontà (lo abbiamo segnalato più volte) di intervento su tali problematiche; anzi, in alcuni settori della maggioranza emerge la voglia, la bramosia di realizzare il progetto di globalizzazione, di massificazione, attraverso l'immigrazione. Si cerca di abbattere, quindi, a tutti i livelli qualsiasi ostacolo, qualsiasi impedimento per la realizzazione del folle progetto immigratorio.
Si palesa e si dimostra ogni giorno, pertanto, una carenza in materia di politica estera. Siamo giunti addirittura al paradosso, come si legge da una nota di agenzia, di un giornalista della RAI che traccia, che detta la politica estera del nostro paese. Avrete avuto modo di verificare dalle agenzie di stampa, infatti, ciò che è successo oggi in Palestina, un fatto assolutamente grave che, per l'ennesima volta, dimostra come nel nostro paese non vi sia una politica estera, non vi sia più la possibilità di controllare e di imputare responsabilità. Ormai siamo di fronte ad una serie di individui che operano in completa ed assoluta autonomia, come il giornalista della RAI, tale Cristiano, inviato in Palestina, che ha scritto una lettera pubblicata da un quotidiano arabo. Tale giornalista ha scritto: «Miei cari amici in Palestina, ci congratuliamo con voi e pensiamo che sia nostro dovere di farvi un quadro degli eventi di quanto è accaduto lo scorso 12 ottobre in Ramallah. Una delle emittenti private italiane che è in concorrenza con noi (...)» - già il riferimento ad una emittente televisiva privata è assurdo - «ha ripreso gli eventi. In seguito, la televisione israeliana ha trasmesso le immagini (...) creando così l'impressione nel pubblico che si trattasse della RAI. Vogliamo sottolineare a tutti voi che le cose non sono andate così, perché noi abbiamo sempre rispettato (...) le procedure giornalistiche dell'autorità nazionale palestinese per il lavoro (giornalistico) in Palestina (...). Vi ringraziamo per la fiducia e potete essere sicuri che questo non è il nostro modo di agire. Non facciamo (...) una cosa del genere. Vi prego di accettare le nostre care benedizioni».
Voi potete capire, colleghi, quale impatto possa avere questo tipo di comportamento, una missiva di questo genere - che poi è stata pubblicata questa mattina su alcuni giornali arabi non ufficiali - in una zona così difficile, nella quale - come abbiamo visto dalle immagini scioccanti del massacro di Ramallah, al quale ha fatto riferimento questo sciagurato giornalista - abbiamo visto anche che vi sono degli operatori, dei cittadini italiani in questo momento che stanno lavorando e che sono presenti in quei territori per portare l'informazione nelle nostre case, per far sì che un sacrosanto diritto all'informazione venga mantenuto. La vita di queste persone viene messa a repentaglio dalla follia di un singolo individuo, che si permette - in assoluta autonomia - addirittura di trattare e di prendere una posizione ufficiale (perché stiamo parlando di un giornalista inviato in quelle zone dalla RAI e quindi del servizio pubblico)! È ufficiale per il Governo italiano perché, ad oggi, alle 17,30, non è intervenuto ancora un solo rappresentante del nostro esecutivo che abbia preso


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posizione smentendo quelle dichiarazioni che, pertanto, fino a questo momento, sono le posizioni ufficiali del nostro Governo! Visto che siamo tutti membri di un Parlamento che immagino che su questo argomento debba avere voce in capitolo, la nostra posizione ad oggi è filopalestinese ed è assolutamente accondiscendente a questa linea; siamo quindi tra coloro che dicono ai palestinesi: «Vi preghiamo di accettare le nostre care benedizioni».
Spero che tutto ciò serva da monito e per far capire quanto questo Governo sia incapace in politica estera, come del resto ha dimostrato la sua completa e assoluta incapacità - il riferimento va rivolto anche al Parlamento - nel sapere intervenire nella gestione di questo affare, che rappresenta il secondo gravissimo incidente, per quanto riguarda la RAI servizio pubblico di Stato, nel giro di due settimane! In entrambi i casi, abbiamo assistito al pietoso e penoso spettacolo dello scaricabarile prima e, poi, del «colpo di spugna» successivo. Un «colpo di spugna» che questa volta non ci può essere: questa volta non possiamo permettere ad una persona di mettere a repentaglio la vita dei suoi colleghi - e sono tanti - che sono presenti in quelle zone per garantire il rispetto di un nostro diritto fondamentale, di un nostro diritto costituzionale. Non possiamo permettere a persone di questa bassa levatura di mettere in pericolo la vita di alcuni inviati; in questo caso, purtroppo, è stato fatto un riferimento personale e diretto alla giornalista di Rete 4 Anna Migotto che, comunque, ha deciso coraggiosamente di rimanere sul posto!
È una situazione veramente paradossale, assurda e per la quale si chiede a questo Governo, per quanto riguarda la politica estera, di smentire la posizione assunta ufficialmente da parte di quel giornalista del servizio pubblico e, per quanto riguarda il Parlamento, di intervenire immediatamente con l'apposita Commissione di vigilanza sulla RAI perché venga fatta chiarezza su ciò che è accaduto e venga punita una volta per tutte, per la prima volta (perché, da quando è stata istituita questa Commissione, abbiamo assistito soltanto a tante parole e a pochi fatti), una persona e che non si ripetano più accadimenti così gravi come quello che è accaduto oggi in Palestina (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Presidente, voglio annunciarle che il mio non sarà un intervento polemico o fazioso, in quanto, proprio in apertura, voglio sottolineare ciò che questa mattina in quest'aula ci ha detto il ministro dell'interno, con fare a dir poco irresponsabile, riguardo a quanto fino ad oggi è stato fatto in Albania.
Ci ha parlato di corsi del codice della strada? Le cose sono due: o crede che siamo dei bambinelli da prendere per il naso oppure non aveva altri argomenti da esporre.
Probabilmente, l'Albania non è niente altro che il vicino di casa, il dirimpettaio, quando invece, stando a quanto è riportato, ad esempio, da un organo importantissimo come la direzione investigativa antimafia, l'Albania non è nient'altro che il Sud America dei Balcani, dove tutto è possibile. È noto a tutti che il livello di corruzione è altissimo; sappiamo benissimo che tipo di persone dall'Albania scelgano le coste italiane; sappiamo benissimo a quale genere di attività queste persone siano inclini, quindi noi ci ritroviamo qui oggi a dover decidere se elargire o meno una ventina di miliardi che vanno a sommarsi alle precedenti decine e centinaia di miliardi. In sostanza, noi spendiamo dei denari pubblici per foraggiare e sostenere coloro i quali, in cambio, riversano sulle nostre coste migliaia e migliaia di disgraziati (quali sono quei clandestini che devono pagare per riuscire poi a scappare a destra e a manca quando giungono in Europa) e portano armi, prostituzione e, fatto ancora più grave - checché ne dica il ministro Bianco che stamattina ci parlava di droghe leggere -, una grande quantità di stupefacenti pesanti


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(parliamo di eroina e di droghe sintetiche, cioè di veleno puro), stando a quanto riportato nel rapporto della direzione investigativa antimafia. Questo veleno va a inondare le nostre città e viene consumato purtroppo dai nostri ragazzi.
Ora mi domando con quale spirito di buonsenso noi dovremmo sprecare dei denari per soggetti che peraltro da decenni continuano a percorrere la strada della malavita e altro non conoscono. Se poi andiamo a vedere le voci e quindi dove dovrebbero finire questi soldi, vediamo che è prevista addirittura la costruzione di un carcere. Mi vorrei soffermare proprio su questo argomento.
Pensiamo un momento alla mancata fornitura dei nominativi, che dovevano essere comunicati all'Italia, di quei soggetti che in un momento di grande confusione e di fuggi fuggi da Tirana sono evasi dal carcere. Ebbene, a tutt'oggi non è mai pervenuto in Italia l'elenco di quei detenuti che sono fuggiti! Quindi, noi abbiamo dovuto combattere praticamente a mani nude una schiera di detenuti in fuga che hanno distrutto l'ex carcere di Tirana e hanno scelto come meta le coste italiane.
Mi domando allora con quale buonsenso noi dovremmo, ancora una volta, elargire i soldi della nostra comunità, che provengono da tasse e da imposte, a coloro che svaligiano le nostre abitazioni nottetempo e trafugano gli aiuti umanitari. Ricordo, una per tutte, l'operazione Arcobaleno e con quanta indifferenza, davanti alle telecamere, furono saccheggiati gli aiuti mentre tutti ci ridevano in faccia, alla luce del sole, in una terra di nessuno, in una terra nella quale tutto si può, tanto comanda solo la corruzione. In qualsiasi ufficio pubblico si vada, o si conosce qualcuno oppure non si ottiene nulla.
Se questo è l'impegno e lo sforzo che è stato profuso e se questi sono i risultati, perché dobbiamo ancora dissipare inutilmente altre risorse? Sono risorse, peraltro, ormai molto scarse anche nel nostro paese, dove abbiamo tanti problemi che ci attanagliano: nessuno nega un aiuto umanitario, ma nessuno a mio avviso, almeno sulla base del buonsenso, dovrebbe essere disposto a cedere risorse preziose a soggetti che abbiamo visto che tipo di utilizzo ne abbiano fatto fino ad oggi.
Voglio citare ancora un altro esempio: in un ampio servizio di un autorevole settimanale, con relativa documentazione fotografica, è stato riferito quale sia il commercio di autovetture rubate, ovviamente in Italia. Si tratta di autovetture di lusso, che costano decine di milioni: ebbene, sfrontatamente, non viene nemmeno più tolta la targa! In Albania, il libero commercio del bottino italiano è alla luce del sole! Capisco che tutto non si possa imperniare su questo tipo di episodi, ma anche questo è un elemento della riflessione, che dovrebbe far capire, far ponderare, far ragionare! Avendo personalmente svolto una ricerca, mi domando come sia possibile che in Albania vi sia la più alta percentuale di Mercedes in tutta Europa: vogliamo domandarcelo o no? Quando non sono rubate, sono comprate e, se sono comprate, non credo lo siano da parte di disperati, bensì da coloro che gestiscono i traffici della malavita. Perché di questo si tratta: l'attività primaria di quel paese è quella della malavita, il commercio di prostitute, quindi di esseri umani, il commercio di armi e di droga, checché ne dica il ministro Bianco!
Esistono coltivazioni a cielo aperto di oppio, che serve ovviamente per produrre eroina, o può trattarsi anche di altri tipi di droga, che comunque rappresentano il primo gradino per droghe più pesanti. La stessa Guardia di finanza, quando perquisisce gli scafi che trasportano gli immigrati clandestini, trova a bordo non solo poveri esseri umani, ma anche armi e stupefacenti: ecco allora che si verifica l'espansione di un mercato! Mi permetto allora di affermare con certezza, senza usare eufemismi, che vi è una netta connivenza delle forze politiche albanesi con la malavita locale. Infatti, signor Presidente, i rapporti della direzione investigativa antimafia italiana sottolineano la presenza in Albania di appartenenti alla malavita italiana che hanno scelto


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quel paese in quanto possono lì operare tranquillamente, senza essere disturbati.
Ebbene, noi, in Parlamento, dovremmo ancora una volta elargire denari che, come abbiamo visto, sono stati sprecati! Mi domando con quale buonsenso si possa dare ancora una volta sbocco positivo a questo genere di iniziative: è vero piuttosto che, se vogliamo dare una mano, dobbiamo darla in un'altra maniera, usando il buonsenso.
Smettiamola di dare pesce, diamo piuttosto canne da pesca, perché imparino a procurarselo, altrimenti, questa situazione non troverà fine né oggi né domani; anzi, probabilmente, potremo divenire oggetto di ricatti e di ritorsioni, magari di non controllare più nessuno. Perché, fino ad oggi, cosa hanno fatto? Hanno semplicemente incoraggiato tutti coloro che intendevano lasciare quel paese. Pertanto, ribadisco con fermezza la nostra contrarietà a questo tipo di provvedimento e rimetto il tutto al buonsenso di coloro che la pensano in maniera diversa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, una disgrazia geografica per questo nostro paese è sicuramente rappresentata, nell'attuale periodo storico, dal fatto di avere come dirimpettaio, a poche miglia dai nostri confini, oltre il mare Adriatico, un paese altrettanto disgraziato che si chiama Albania.
Questo sventurato paese ha avuto la malasorte di conoscere - purtroppo per esso - una delle più feroci e spietate dittature comuniste del pianeta del secolo scorso. Una dittatura che è durata ben cinquant'anni ed è stata eguagliata e superata soltanto dalla Corea del Nord e da Cuba. L'Albania rappresenta, purtroppo, una disgrazia anche per noi perché è troppo vicina alle nostre coste. Con la caduta del regime di Hoxha, con la fine della tirannide, tutte le magagne, le calamità, l'arretratezza, la disorganizzazione sociale dell'Albania, purtroppo, ci sono naufragate addosso.
Sicuramente non potevamo esimerci dall'intervenire ed approntare un primo soccorso; forse non potevamo neppure tirarci indietro in uno sforzo umanitario per aiutare gli albanesi, anche perché fa parte della nostra cultura dare una mano, soccorrere. Probabilmente non potevamo blindare le nostre frontiere marittime o controllarle meglio; sicuramente potevamo intervenire in maniera più intelligente ed efficace e con risultati migliori. Ribadisco che sicuramente potevamo riconoscere alcuni nostri limiti organizzativi per quanto riguarda le forze di polizia e potevamo chiedere umilmente, in questi anni, un aiuto a chi in questo campo, nell'organizzazione delle forze di polizia è meglio preparato degli italiani. Perché negli ultimi anni questo Governo non ha chiesto una collaborazione in sede europea e l'intervento delle polizie dei paesi europei organizzati meglio del nostro? Mi riferisco alla Francia, all'Olanda, all'Inghilterra e alla stessa Germania, paesi che in fatto di organizzazione della repressione del crimine non sono certamente inferiori al nostro. Perché non abbiamo chiesto un solidale contributo, appunto, alle polizie dei paesi europei? Il nostro voler fare da soli, in questo campo, sta dimostrando limiti impressionanti.
Questa sera siamo chiamati a votare, siete chiamati a votare, signori della maggioranza, un ulteriore stanziamento finalizzato alla riorganizzazione della polizia albanese. Da anni spendiamo centinaia di miliardi, da anni inviamo personale italiano, da anni inviamo mezzi e uomini: quali sono i risultati? I dati che il ministro Bianco ha snocciolato questa mattina in maniera un po' trionfalista non mi soddisfano per niente.
In realtà, l'opinione pubblica italiana constata giornalmente altri avvenimenti e altri accadimenti: gli sbarchi dei clandestini continuano, il business dei trafficanti di carne umana si incrementa ogni giorno di più - il ministro parlava di 3 mila schiavi liberati prima di essere trasferiti in Italia -, il traffico di droga dall'Albania


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è in crescita, il contrabbando di sigarette è sempre più forte, le mafie albanesi, e purtroppo anche quelle italiane, si arricchiscono e sono sempre più potenti.
Signor ministro, anzi, signor sottosegretario - visto che il ministro non c'è -, questi sono, a nostro parere e secondo l'opinione pubblica, i veri risultati e sono difficilmente smentibili. Ciò sta a significare che i nostri aiuti e la nostra missione in tale ambito può definirsi fallimentare. Il dramma albanese è un dramma europeo, anche su tale versante si doveva e si poteva chiedere più solidarietà e più collaborazione ai paesi comunitari. Ma, tant'è, questo Governo orgogliosamente ha cercato di fare da solo e i risultati sono questi.
Signor sottosegretario, lei deve conoscere, e mi farà la cortesia di informare il ministro, quale sia la situazione delle tre regioni del nord-est - anch'io provengo da quei territori -, esattamente del Veneto, del Friuli e del Trentino-Alto Adige, per quanto riguarda la dotazione di elicotteri alla Polizia di Stato. Le fornisco dati difficilmente confutabili. Presso l'aeroporto di Tessera, in quel di Venezia, ci sono ben tre elicotteri. Con questi soli tre mezzi alla polizia è richiesto di controllare un territorio vastissimo - le tre Venezie -, territorio di confine e montuoso. Non ci sono neppure gli hangar per parcheggiare gli elicotteri che, come tutti sappiamo, sono mezzi piuttosto delicati che abbisognano di cure e premure particolari. Gli hangar in realtà a Tessera sono delle baracche prefabbricate in dotazione alla protezione civile, che le ha cedute alla polizia. Dal 1987 - tredici anni fa -, data di nascita del reparto volo della polizia nel Triveneto, non si è ancora provveduto a costruire hangar seri e funzionali.
Onorevoli colleghi della maggioranza, che sosterrete questo provvedimento, dovete sapere che la polizia di Stato del nordest ha in dotazione solamente tre elicotteri. Fossero almeno funzionanti! Invece no: un elicottero è da mesi in riparazione presso le officine della Agusta di Frosinone e dei due rimanenti uno deve essere sempre a disposizione per le urgenze, cioè a terra, mentre l'altro ha bisogno di manutenzione ordinaria, poiché un elicottero ogni cento ore di volo deve essere sottoposto a controlli e revisioni.
Vi posso assicurare che oggi, 18 ottobre 2000 - il sottosegretario mi smentisca, se mi segue un attimo, ma lo vedo intento a leggere -, la polizia in tutto il Triveneto non dispone di alcun elicottero in grado di alzarsi in volo da Tessera, neppure per le richieste urgenti, perché sono tutti e tre fuori uso. Il fatto è gravissimo e drammatico. I tre elicotteri in dotazione sono del tipo AB206, cioè del tipo leggero, e nessuno dei tre è abilitato al volo notturno, nessuno dei tre è munito di verricello per eventuali soccorsi montani, nessuno dei tre può portare soccorso o caricare persone.
Dovete sapere che i compiti istituzionali della polizia, che richiedono l'utilizzo di questi mezzi importanti, sono previsti e richiesti dalla polizia stradale, oltre che dalle questure del Triveneto. Con il traffico e la viabilità che abbiamo, questi sono i mezzi che il buon Governo ulivista ha messo a disposizione del nordest, che però contribuisce in maniera rilevantissima al fabbisogno di entrate dell'intero paese.
Come è possibile che la polizia di Stato con questi pochi mezzi - parlo di elicotteri - controlli un territorio così vasto, di confine e montagnoso? Come è pensabile controllare un territorio come il nostro che ha visto crescere la criminalità in maniera esponenziale? È una criminalità attirata anche dal benessere crescente, che ci siamo guadagnato e conquistato sudando e con fatica; una criminalità alimentata anche dalla delinquenza proveniente dall'Albania, ironia e beffa della storia.
Nella sola provincia di Treviso nell'ultimo anno vi sono state ben trentamila denunce per fatti criminosi, senza contare che molti cittadini non denunciano neppure certi reati per totale sfiducia nei confronti dello Stato. Le rapine in banca, con la tecnica del taglierino, sono decuplicate. Come si possono arginare, se la polizia non può intervenire controllando il


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territorio dall'alto con gli elicotteri, che sono sicuramente un mezzo efficace per inseguire e coordinare gli inseguimenti da terra? Come si può pensare di porre un freno ed un argine a questo fenomeno delinquenziale? Questa è davvero la preoccupazione maggiore delle nostre genti.
Signor sottosegretario, dove è finito, a proposito, l'elicottero A109 - prenda nota, per cortesia - per ricognizione frontaliera, che è stato destinato al nordest e che la polizia attende da mesi senza che esso sia arrivato? Sarebbe auspicabile che non fosse finito anch'esso in Albania.
Signor sottosegretario, sa quanti clandestini entrano dalle frontiere orientali italiane tutti i giorni e tutte le notti? Signor sottosegretario, sa che gli elicotteristi impiegati nel Veneto hanno l'ordine di risparmiare i mezzi e le ore di volo per poterli avere funzionanti in caso di emergenza?
Questa è la situazione che ho cercato di denunciare, sia pure sinteticamente; ed io dovrei votare a favore di un provvedimento che stanzia miliardi per la polizia albanese? Ma in quali condizioni avete lasciato la nostra polizia in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati del gruppo di Forza Italia)? Di quali mezzi l'aveva dotata per fronteggiare la criminalità crescente in tutto il paese, in modo particolare nelle aree del benessere, aree che attirano inevitabilmente i malintenzionati anche albanesi?
Onorevoli colleghi della sinistra assenti in questo momento...

LUIGINO VASCON. Assenti per non sentire!

GIUSEPPE COVRE. ...ho denunciato la mancanza di elicotteri, che sicuramente ostacola, limita e vanifica il lavoro meritorio della nostra polizia. Non è certo questo l'unico elemento che rallenta il lavoro ma è sicuramente importante nel caos della nostra viabilità. Se ci fossero più elicotteri, sicuramente la nostra polizia potrebbe lavorare meglio.
Non voglio insistere con la situazione altrettanto drammatica in cui si trovano le altre forze dell'ordine, in cui si trovano i carabinieri e la Guardia di finanza, perché ci saranno altre occasioni per farlo; vi posso assicurare però che per queste due armi le lagnanze non mancano.
La dotazione degli elicotteri sul territorio nazionale a disposizione delle forze di polizia è discutibile. Mi risulta, per esempio, che in Sardegna ve ne siano sei del tipo pesante. Per quanto importante il controllo della Sardegna, sicuramente è più limitato di tutto il nord-est. A Milano, dove si controlla il nord-ovest, ce ne sono altri sei, ma la Sardegna ed il nord-ovest non hanno frontiere orientali pericolosamente sguarnite come il nord-est. Sarebbe interessante sapere qualcosa di più su questa distribuzione di mezzi. Ovviamente, da parte nostra non c'è nessuna invidia nei confronti di chi ha ricevuto maggiori dotazioni, anche perché sei elicotteri non sono una grande cosa.
Concludo il mio intervento preannunciando il voto contrario, perché ancora una volta si sprecano risorse dei contribuenti italiani senza la certezza di alcun risultato, senza alcuna sicurezza sull'utilità e l'efficacia dell'intervento stesso (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frattini. Ne ha facoltà.

FRANCO FRATTINI. Le considerazioni che molti colleghi dell'opposizione - dal gruppo della Lega ai gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia - stanno svolgendo su questo provvedimento...

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Chiamiamole considerazioni!

FRANCO FRATTINI. ... non sono il frutto di una sterile ed inutile azione di ostruzionismo parlamentare. Lo voglio dire perché è evidente anche ai colleghi della sinistra che le cose che noi stiamo


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dicendo le diciamo con una sintonia d'intenti tra tutti i gruppi della Casa delle libertà. Mi sembra importante sottolineare che hanno un presupposto...

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Spero per lei che la sintonia non sia vera!

FRANCO FRATTINI. ... su cui voglio richiamare l'attenzione dei colleghi in apertura di questo mio intervento. Siamo profondamente convinti che la solidarietà verso paesi che stanno riconquistando difficoltosamente la legalità democratica sia necessaria da parte dell'Italia. Sono convinto che l'Italia debba, semmai assai più attivamente di quanto non abbia fatto finora, partecipare ad un processo internazionale che vede i paesi della penisola balcanica faticosamente uscire da una situazione di guerra, da una situazione di diffusa, larga e devastante criminalità. Non posso però nascondermi dietro questa affermazione di principio che è purtroppo la sola con cui i colleghi della maggioranza sostengono la necessità di questo provvedimento dimenticando che vi è un problema di sicurezza del nostro paese accanto a quello di solidarietà verso lo Stato albanese. Vi è un problema di sicurezza per i riflessi che tuttora la situazione albanese rischia di produrre alla sicurezza del nostro paese, come risulta da quanto affermano organi giurisdizionali (mi riferisco a quanto è stato dichiarato da alcune procure distrettuali antimafia).
Voglio ricordare quel che risulta non soltanto da ciò che affermano gli organi giurisdizionali, ma anche gli organi che producono relazioni governative; mi riferisco, dunque, a relazioni prodotte dallo stesso organo (il Governo) che oggi ci chiede di approvare la conversione del decreto-legge. Ebbene, le relazioni periodiche che tutti i colleghi conoscono descrivono la situazione albanese come una di quelle che influenzano più direttamente le condizioni della sicurezza nel nostro paese (siamo ai vertici del livello di rischio) e, in particolare, delle coste dell'Adriatico, ovvero, dell'area che va dalla Puglia, all'Abruzzo, alle Marche.
Credo che quei dati non possano essere dimenticati quando chiediamo - come chiediamo - una considerazione globale del problema sicurezza nell'area mediterranea ed in particolare nel mare Adriatico; è una questione globale di sicurezza, che non può porsi solo nei termini della solidarietà verso il popolo e lo Stato albanese, ma che richiede alcune iniziative di fondo. Dirò ora quali.
Oggi, abbiamo ascoltato dal ministro dell'interno alcuni dati che credo siano imprecisi su almeno due punti. Innanzitutto, essi non offrono al Parlamento una garanzia, né la delineano relativamente al comportamento dello Stato albanese e circa la sua intenzione e volontà di far rispettare davvero quell'obbligo che dovrebbe condizionare gli interventi di cooperazione: mi riferisco all'obbligo a porre un freno definitivo al dilagare dei traffici criminali che continuano a partire dall'Albania. Su quella garanzia il ministro dell'interno oggi non ha detto nulla.
Sappiamo perfettamente che vi sono elementi di collegamento tra la criminalità organizzata albanese e la criminalità ormai radicata sul territorio nazionale, dalla sacra corona unita alle mafie provenienti da paesi extracomunitari come l'Albania (ma aggiungerei anche l'Ucraina, la Russia e quant'altro); ebbene, quei collegamenti ormai radicati sul territorio nazionale sono stati oggetto di un cenno sicuramente troppo rapido e fuggevole nella relazione che il ministro dell'interno, stamattina, ha delineato.
Signor Presidente, ritengo indispensabile (poiché si tratta di un elemento mancante) introdurre un sistema di monitoraggio costante sulle attività di cooperazione avviate. Non ci possono bastare episodiche relazioni contenenti dati numerici che rappresentano un richiamo enfatico a qualche risultato raggiunto, se manca uno strumento ordinamentale - che può essere raggiunto solamente con accordi seri di politica internazionale - che garantisca un monitoraggio permanente sull'utilità di destinazione delle


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somme che l'Italia vorrebbe continuare ad impiegare a favore dell'Albania. Se manca tale monitoraggio, se non viene istituita una periodicità ordinamentale del rapporto tra il Governo e il Parlamento e tra i Governi italiano ed albanese, non possiamo immaginare una delega in bianco al Governo italiano, senza avere gli strumenti per controllare in corso d'opera che cosa è stato fatto e si farà con quei finanziamenti. Vogliamo una prova tangibile dei risultati: non può trattarsi soltanto dell'aver fermato qualche scafista in più! Il Parlamento deve poter controllare la linea di tendenza a medio termine, per dare il via ad un programma che, nelle linee annunciate, è troppo ambizioso per poter trovare rispondenza in quello che realmente viene illustrato e documentato, malgrado la buona volontà del Governo che ha cercato di mettere assieme qualche dato; sono dati, infatti, che non riusciamo a ritenere ancora persuasivi.
C'è un altro aspetto, ancora più delicato, che voglio ricordare: non siamo riusciti a convincere l'Albania ad accettare quella sia pur parziale limitazione della sua sovranità che avrebbe permesso un controllo nello spazio antistante alle coste albanesi che il Presidente del Consiglio qualche mese fa aveva trionfalmente annunciato, dopo un incontro in Albania, venendo smentito il giorno dopo dal Presidente della Repubblica albanese, il quale affermò che l'Albania non poteva tollerare nessuna limitazione di nazionalità, perché lo spazio marino antistante lo controllavano loro, con le loro polizie. Se quelle polizie, secondo le prove esistenti in atti ufficiali, sono in parte ancora colluse con la criminalità organizzata, come possiamo pensare di finanziare degli interventi senza chiedere quella parziale limitazione di sovranità che il Capo del Governo italiano voleva ottenere e non ha ottenuto? È una prova in atti del risultato negativo di un passo diplomatico che in questo momento dobbiamo necessariamente ricordare come una pietra che ostacola il corso di questo provvedimento.
C'è ancora un altro argomento che ritengo di affrontare. Ieri in quest'aula abbiamo esaminato il disegno di legge di conversione del decreto-legge che dà il via alla conferenza di Palermo. Abbiamo parlato dei protocolli aggiuntivi in corso di definizione rispetto alla convenzione ONU sul crimine transnazionale: ebbene, uno di quei protocolli è dedicato proprio al contrasto al traffico di esseri umani effettuato anche mediante l'immigrazione clandestina. Nel momento in cui ancora in sede ONU si sta discutendo di un'azione globale di contrasto al traffico di esseri umani, mi chiedo come possiamo pensare di condurre in modo unilaterale questa azione di finanziamento, senza inquadrarla in quella negoziazione che dovrà portare ad un protocollo vincolante. Fino a quando quel protocollo non ci sarà, vorrà dire che gli attori, cioè gli Stati da cui provengono i flussi criminali, non avranno aderito al programma mondiale di contrasto al crimine.
Mi chiedo allora come possiamo noi oggi ragionevolmente confidare, con un'azione di finanziamento unilaterale, senza nulla pretendere - perché l'Albania ci ha detto che nulla ci darà - e ancor prima che quel protocollo ONU sia definito, che i miliardi italiani saranno ben spesi. Non possiamo farlo, ecco perché richiamo ancora la necessità di inquadrare questa azione, che nelle finalità è condivisibile, in un piano più globale e assai meglio articolato, di contrasto davvero forte al crimine transnazionale.
Tutto questo ha un ultimo corollario, che ci porta a guardare in casa nostra, ci porta a guardare a un'azione di politica per la sicurezza che in casa nostra ancora dimentica quanto sia importante porre un argine serio alle organizzazioni criminali, anche albanesi, che si radicano nel nostro territorio, come sia importante non disgiungere - mentre qui lo stiamo facendo - l'azione verso l'Albania e gli altri Stati a rischio dall'azione nel nostro territorio, per una politica di sicurezza e di controllo.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato quanto carente sia ancora la visione di quello che qualcuno aveva improvvidamente chiamato pacchetto


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sicurezza, ma che non ha portato alla discussione in questo Parlamento di alcun provvedimento sulla sicurezza. Andrebbe elaborato un piano organico di controllo del territorio per evitare che il traffico di esseri umani si scarichi sulle nostre coste ed abbia ancora davanti forze di polizia più o meno impotenti, perché male equipaggiate e male organizzate.
Le chiedo, signor sottosegretario: non sarebbe meglio, cogliendo l'occasione dell'esame della legge finanziaria, introdurre una gamma articolata di finanziamenti dedicata al contrasto, dentro il territorio nazionale e verso i paesi a rischio, di tutte le forme di criminalità organizzata? In quel caso potremmo fare una politica di stanziamenti indirizzati seriamente al contrasto del crimine su tutte e due le sponde del mare, non solo in modo unilaterale, come oggi, verso l'Albania, ma tenendo conto, in questo Parlamento, di una visione complessiva dei fondi che occorrono per arrestare finalmente il traffico ignobile che, a parole, tutti vogliamo contrastare, ma che poi disperdiamo in interventi inutili e poco produttivi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Annuncio anch'io il voto contrario su questo disegno di legge di conversione e cercherò di spiegarne i motivi.
Innanzitutto, questo decreto-legge è del 28 agosto 2000 e gli effetti degli aiuti in favore della polizia albanese dovrebbero terminare entro il 31 dicembre 2000: si tratta, quindi, di cinque mesi. Pertanto, lo Stato Italia per cinque mesi dovrebbe intervenire in aiuto della polizia albanese al fine di sconfiggere la criminalità. Ritengo ciò una presa in giro, perché, al di là dei 20-21 miliardi e dell'impiego di 100 unità, penso che in cinque mesi si possa fare ben poco per risolvere i gravissimi problemi della criminalità e della corruzione in Albania.
Secondo uno studio ufficiale fatto da un'organizzazione economica a livello mondiale in Albania, risulta che in questo paese la corruzione sia lo strumento più efficace per risolvere i problemi personali. Tra le categorie considerate corrotte, in ordine di graduatoria, ci sono i medici, i dipendenti comunali, gli esattori delle tasse e poi la polizia. Quindi, la polizia albanese è considerata la quarta categoria più soggetta alla corruzione.
Si capisce il motivo di tutte queste fughe e di tutti questi arrivi dall'Albania. Ed allora mi chiedo se un Governo serio, al di là di tutte le motivazioni, possa pensare in queste condizioni, che riguardano tutto il sistema albanese e addirittura la polizia albanese che, come risulta dai documenti ufficiali in Albania è la quarta categoria per corruzione, con una spesa di 20 miliardi e un aiuto straordinario di 100 uomini di risolvere in cinque mesi - sottolineo: cinque mesi - il problema della corruzione e della criminalità in Albania.
Dati alla mano, è evidente che questi non sono soltanto soldi ed impegni buttati via ma anche una presa in giro non solo per i cittadini italiani ma, tutto sommato, anche per i cittadini onesti dell'Albania. È questa la prima importante riflessione da fare a tale riguardo.
Mi pare, come del resto ha detto poc'anzi il collega Frattini, che il nostro Governo abbia cercato, ma se lo ha fatto, sicuramente in maniera assai limitata, di trovare qualche accordo serio in ordine a tutta questa trasmigrazione dall'Albania che avviene quotidianamente o quasi. Tutti sanno, tutti dicono però che siamo di fronte ad operazioni di mafia, a delle organizzazioni criminali, efficienti, capaci, organizzate, dotate di strumenti e via dicendo (come purtroppo possiamo constatare tutti i giorni); siamo dunque dinanzi ad un comportamento dell'Albania che non vorrei definire di indifferenza ma quasi, e comunque di non aiuto a risolvere i problemi esistenti in casa nostra, ossia i problemi di questa trasmigrazione. Sembra quasi che dall'altra parte ci sia


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forse l'esplicita volontà di liberarsi di una parte di questa criminalità, di una parte di queste persone.
Non basteranno sicuramente questi cinque mesi a risolvere i problemi della corruzione e della criminalità in Albania; sarebbe stato meglio dunque utilizzare in questo tempo strutture, uomini e i 20 miliardi previsti per controllare e per monitorare meglio non solo l'Adriatico ma anche la nuova frontiera del nord-est, che sembra essere l'ultima via di un arrivo tranquillo in Italia.
Si dovrebbe pensare a questo non solo in base alle conoscenze tecniche e comunque relative all'ordine pubblico, ma anche in base ad un minimo di buon senso. Se si voleva veramente fare qualcosa, si doveva, da una parte, impiegare soldi e attrezzature per questo delicatissimo tempo per monitorare meglio il nostro territorio e le acque internazionali, dall'altra, ottenere, diciamo così una accondiscendenza da parte dell'Albania. Però questa garanzia di controllo non è stata né fortemente richiesta da parte di questa maggioranza e di questo Governo di centrosinistra né minimamente sostenuta da parte del Governo albanese.
È evidente che a monte vi sia una mancanza di volontà del Governo e di questa maggioranza di centrosinistra di affrontare la questione, così come vi è una mancanza di volontà da parte dell'Albania. Ciò potrebbe essere comprensibile, quando si accettano limitazioni sul proprio territorio e sulle proprie acque ai confini con l'Albania. Tali limitazioni comporterebbero, soprattutto per l'Italia, qualche controllo in più e impedirebbero a molti clandestini albanesi l'accesso al nostro territorio.
Se è comprensibile che lo Stato albanese non si muova, è vergognoso - sottolineo la parola «vergognoso» - che questo Governo spenda soldi in Albania non pretendendo fortissimamente alcune contropartite o, quanto meno, la possibilità di controllare in maniera ferma il territorio. Purtroppo - è bene che tutti i cittadini italiani conoscano la situazione -, le nostre forze dell'ordine possono controllare solo una parte del territorio e non possono arrivare sulle coste albanesi per questioni di diritto internazionale o di garanzie pretese dall'Albania. Le nostre forze dell'ordine, pur avendo strutture e volontà, non sono in grado di garantire che dall'altra parte possano partire albanesi con regolare permesso.
Se ci si limita ad intervenire solo quando gli albanesi o, meglio, queste organizzazioni criminali - come più volte anche voi le avete chiamate - sono arrivate vicino alla costa italiana o, comunque, sulle acque territoriali di competenza dello Stato italiano, mi pare si arrivi troppo tardi.
Sarebbe stato sicuramente meglio impiegare questi soldi e questi uomini nei prossimi cinque mesi per cercare di ridurre qualche ingresso. Forse per cinque mesi si sarebbe potuto evitare l'ingresso di qualunque clandestino albanese o, almeno, si sarebbe potuto fare un esperimento: il ministro dell'interno avrebbe potuto stabilire per cinque mesi una completa «blindatura» del sistema adriatico per constatare se con questo provvedimento si potesse bloccare qualcosa. Ebbene, quest'esperimento che, del resto, era stato richiesto anche dalla polizia, non ha avuto riscontro nel Governo. Non è un problema di ordine tecnico, ma politico perché il Governo italiano e questa maggioranza non hanno permesso alle forze di polizia di fare tutto il possibile, neanche a titolo sperimentale, per vedere se, almeno negli ultimi cinque mesi del 2000, si potesse trovare il sistema di bloccare una parte, se non tutti i clandestini.
È evidente che, se questi 20 miliardi fossero stati impiegati in maggiori attrezzature e in un maggiore controllo di questo tratto di mare Adriatico, sicuramente si sarebbe potuto ottenere un risultato maggiore e sarebbe stato anche un esperimento interessante.
Si deve anche considerare che l'Italia spende tutti questi soldi: 20 miliardi nel bilancio statale non è che siano chissà quanti, ma sono pur sempre 20 miliardi che per cinque mesi non sono briciole. Sarebbe, peraltro, interessantissimo quantificare


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tutti i soldi che lo Stato ha speso finora, invito, pertanto, signor sottosegretario, a presentare una stima al Parlamento perché attualmente mi risulta che ciò non avvenga. Abbiamo tutta una serie di interventi con l'Unione europea, cui ovviamente partecipa anche l'Italia; vi sono i costi del pattugliamento delle coste, i costi di allestimento e di funzionamento dei campi di accoglienza che per la maggior parte, soprattutto nelle zone adriatiche, sono albanesi; abbiamo tutto il materiale che serve ai centri di accoglienza; abbiamo i soldi per il rimpatrio dei profughi albanesi, perché è evidente che, quando questi sono giunti nelle nostre coste, ormai è tardi ed il problema che si pone è solo quello del rimpatrio, con i relativi costi; abbiamo, ovviamente, una serie di costi relativi ai processi ed alla custodia, a volte in carcere, degli albanesi.
Tutto ciò per sottolineare che, oltre agli ulteriori 20 miliardi, che assolutamente non servono a nulla (né ai cittadini italiani, men che meno ai cittadini onesti albanesi), abbiamo già una serie di spese che non si sa a quanto ammontino perché nessuno ha mai fornito le cifre in Parlamento, e chiedo che ciò avvenga.
Effettivamente, se queste somme venissero impiegate in una logica di fortissimo rigore, esse darebbero senz'altro risultati molto maggiori. È giusto, poi, spendere soldi che non produrranno alcun risultato per la nostra polizia e per le nostre attrezzature impiegate in Albania? Ciò anche in considerazione del fatto che le nostre forze dell'ordine, per risparmiare la benzina...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fontan. (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pittino. Ne ha facoltà.

DOMENICO PITTINO. Signor Presidente, penso si sia capito che per la Lega questo provvedimento è un po' indigesto...

FRANCESCO GIORDANO. Ce lo spieghi bene!

DOMENICO PITTINO. ...e le motivazioni sono molteplici.
Ciò che non risulta chiaro è perché, pur parlandosi di Albania già da qualche anno, siamo sempre all'inizio: ogni provvedimento ha le stesse motivazioni e risultati non se ne vedono. Ciò è dovuto, probabilmente, al fatto che l'approccio nei confronti di questo paese è partito con il piede sbagliato. Evidentemente, il Governo ha fatto lo stesso errore che ha compiuto Mussolini 60 anni fa quando ha invaso l'Albania e mal gliene incolse, perché da allora gli è capitata una serie di disgrazie che hanno trascinato il paese in una serie di sventure sulle quali penso che molti abbiano ancora da dire.
Dopo 60 anni, il Governo dell'Ulivo ha fatto lo stesso errore: ha sbagliato l'approccio con l'Albania. Molti soldi sono giunti in questo paese, miliardi su miliardi; penso che, se sommassimo i miliardi arrivati in Albania, si supererebbe abbondantemente il migliaio. Ciò nonostante, nulla è stato fatto perché, probabilmente (l'onorevole Frattini ha centrato l'argomento), anche agli albanesi la presente situazione va bene; nella loro vita, probabilmente, essi non hanno mai guadagnato così tanto come adesso con i traffici illeciti, ai quali si aggiungono i finanziamenti italiani che fomentano gli stessi traffici.
Un paio di anni fa mi trovavo a Torre Canne, una località tra Bari e Brindisi, e, mentre passeggiavo con mia moglie sulla spiaggia (erano le 18), ho sentito un rumore assordante venire dal mare. Guardavo in aria perché immaginavo fosse un velivolo, ma non riuscivo a distinguerlo, finché, ad un certo punto, una trentina di metri davanti a me, un elicottero grigio si è alzato improvvisamente, è passato sopra le nostre teste e ha lanciato un pacco di cartone che è stato immediatamente raccolto da due persone in motorino che si sono poi dileguate; il tutto si è verificato nell'arco di 30-45 secondi. Questo elicottero poi è tornato sopra al mare ed è sparito. Dieci minuti dopo è passato un elicottero dei carabinieri, che «veleggiava»


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tranquillamente su e giù sopra alla spiaggia, ma evidentemente non si è accorto di nulla.
Mi sono poi recato ad Alberobello - dove ho acquistato l'olio, come fanno tutti - ed ho chiesto ad un lavoratore del frantoio come vivessero questa invasione albanese. Quel lavoratore mi ha risposto che in quelle zone gli albanesi sono solo in transito: sbarcano e non si fermano in quelle località perché, altrimenti, verrebbero picchiati e vanno tutti su al nord! Questo è un motivo per il quale noi, parlamentari della Lega eletti al nord, dobbiamo stigmatizzare questi interventi: perché questi interventi in Albania sono tutti sbagliati! Credo che basterebbe poco per bloccare questa situazione.
Come diceva prima un collega, l'Albania ha un tratto di coste che in elicottero, dalla parte albanese, si può percorrere in non più di mezz'ora. Queste sono le ragioni per le quali è importante e doveroso, a questo punto, invece di inviare soldi al Governo albanese, negoziare con esso una trattativa sulla sovranità. Non è possibile che noi mandiamo continuamente miliardi all'Albania e dopo le nostre forze dell'ordine sono senza soldi, non hanno neanche la possibilità di avere delle divise di ricambio, sono mal distribuite e non si sa dove siano.
L'altro giorno ho partecipato ad un intervento della Life nei confronti di una caserma di un comando della Guardia di finanza a Cervignano del Friuli. I rappresentanti della Life, che non erano più di una trentina, stavano manifestando pacificamente davanti alla caserma. All'interno di quest'ultima erano presenti almeno 30 finanzieri e di fronte ad essa vi erano 12 carabinieri e 14 poliziotti in tenuta antisommossa. Successivamente, recandomi dietro alla caserma, abbiamo scoperto anche la presenza di 36 celerini. Nella sostanza, quindi, a fronte di una trentina di manifestanti pacifici, vi era uno spiegamento di forze dell'ordine di oltre 60 persone! Venti minuti prima - di questo fatto hanno parlato tutti i giornali - a dieci chilometri di distanza sulla pontebbana stavano tranquillamente passeggiando 24 clandestini immigrati, di etnia curda, che avevano tranquillamente superato il confine terrestre, passando per la strada. Questi clandestini sono stati fermati dai vigili urbani perché camminavano su questa statale in maniera pericolosa e avrebbero potuto anche essere messi sotto. Ecco che dei vigili urbani hanno scoperto, a circa 20 minuti di distanza da dove si stava svolgendo quella manifestazione, una ventina di extracomunitari che sono entrati in Italia passando tranquillamente il confine terrestre perché non vi era nessuno a pattugliarlo!
Noi deputati friuliani abbiamo chiesto più volte di poter usufruire nella zona di un «modesto» elicottero, perché quello del Friuli è l'unico confine terrestre di tutto il paese con gli Stati dell'est. Abbiamo chiesto di poter usufruire di un «modesto» elicottero che faccia ogni tanto qualche giro nella zona, almeno come deterrente, visto che credo che non possa essere controllato tutto il confine terrestre. Ebbene, questo elicottero non si sa ancora dove sia finito: probabilmente, è nelle stesse condizioni degli elicotteri che sono a Tessera che sono fermi per manutenzione o forse perché sono rimasti senza benzina, non essendovi i soldi per comprarla. Si trovano, invece, migliaia di miliardi da dare all'Albania! Questo è ipocrita e non è consequenziale; non vi è nulla che spieghi le motivazioni di questo atteggiamento e di questo modo di procedere.
Sembra che il Governo vada a caso, si muova qua e là a seconda delle condizioni quotidiane, a caso, senza un obiettivo. Ecco perché dobbiamo stigmatizzare questi interventi e perché, ogni volta che esaminiamo un provvedimento sull'Albania, dobbiamo intervenire: perché è un dovere morale dei parlamentari eletti dal popolo segnalare queste disfunzioni.
Cari colleghi, non possiamo fare finta di niente di fronte a tutta questa confusione e incertezza nei provvedimenti che riguardano l'Albania. Ciò è accaduto perché l'approccio iniziale è stato sbagliato, ma si continua a sbagliare. Una cosa che non ho mai capito è quando, di


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fronte all'evidenza dell'errore, si continua a perseverare nell'errore. Credo che sbagliare sia umano, ma perseverare, a questo punto, è veramente diabolico. Noi dobbiamo trattare con il Governo albanese e dobbiamo metterlo di fronte alle proprie responsabilità: non possiamo far finta di nulla, anche perché i dati sono quelli forniti dalla DIA, dai comandi della finanza e dei carabinieri. Evidentemente ormai il Governo albanese è in gran parte colluso con la mafia. Traggono guadagni spaventosi!
Ci vuole poco a fare i conti (facciamo i conti della serva). Sembra che un traghettatore chieda 500 mila lire ad ogni clandestino che porta in Italia. Un gommone trasporta mediamente, da quello che si vede, una trentina di persone. Quindi, trenta per cinquecentomila vuol dire quindici milioni, cioè ogni viaggio rende ad un albanese quindici milioni. Perciò noi dobbiamo intervenire e portare ordine in questo paese. Infatti, anche costruendo delle fabbriche e supponendo di pagare lo stesso stipendio che diamo ad un operaio italiano, cioè un milione e seicentomila lire al mese per lavorare otto ore al giorno, lei capirà - signor Presidente - che, di fronte a un caso di questo genere, colui che con un viaggio incassa quindici milioni e, magari, proprio perché lavora tanto, compie tre viaggi al mese e quindi 45 milioni al mese, non andrà mai a lavorare in una fabbrica. Quindi, tutti gli approcci che noi portiamo avanti nei confronti dell'Albania sono tutti sbagliati perché non si vuole raggiungere la radice del male, che è rappresentata dalla collusione esistente tra Governo, forze dell'ordine albanesi e mafia. Evidentemente, i flussi finanziari sono veramente enormi. Credo che se la ridano beatamente alle nostre spalle perché dicono: questa Italia evidentemente non ci ha mai capito e noi la freghiamo continuamente. Ecco quindi che questi albanesi sbarcano in forze, si insinuano nella nostra cultura e nella nostra società e sono dediti a questi traffici.
Certe volte, io mi chiedo come possiamo comprendere noi il loro modo di essere. Il loro modo di essere li porta al naturale sfruttamento della donna. La donna viene stuprata a quattordici o quindici anni, perché questo è un loro modo di possedere la donna, e dopo viene messa sui marciapiedi a prostituirsi. Certe volte mi chiedo come possano esistere una mente e un modo di pensare che possa far tollerare queste cose. Evidentemente, noi che abbiamo una cultura cattolica, una cultura di pace e di tranquillità, non riusciamo a capirli e loro, chiaramente, si fanno beffe di noi perché il risultato è chiaro: se la ridono di tutte le nostre richieste. Noi mandiamo lettere al di là dell'Adriatico, inviamo telegrammi, firmiamo protocolli d'intesa, ma evidentemente questi protocolli d'intesa devono essere così divertenti per loro perché essi li firmano e li ricevono tutti. Credo proprio che si divertano con tutti i documenti e tutti i protocolli d'intesa che noi mandiamo. Evidentemente, per loro si tratta di carta straccia. Pensano che gli italiani sono contenti così: ci firmano tutti i protocolli che noi gli sottoponiamo, ci chiedono anche dei soldi, visto che glieli mandiamo sempre, e continuano come prima.
Sono sicuro che, se non cambia il Governo attuale, fra qualche anno continueremo a parlare nuovamente di questi problemi e non cambierà assolutamente nulla. Continueremo a discutere sulle ragioni per cui le cose non funzionano ed anche noi ci riempiremo di carte e rapporti, che poi divengono l'uno uguale all'altro. Ho letto, per esempio, tre rapporti della DIA di anni diversi ma, per quanto riguarda l'Albania, sono esattamente tutti uguali: denunciano infatti i collegamenti malavitosi tra le due sponde dell'Adriatico, le collusioni a livello governativo e a livello di alti funzionari, riferiscono che, per risolvere un problema, bisogna necessariamente corrompere. Quando i diplomatici vengono fermati, hanno nelle loro valige soldi da riciclare: usano i canali diplomatici per riciclare finanziamenti illeciti e noi non facciamo nulla, anzi facciamo finta che queste cose non esistano.


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Vogliamo far finta che tutto si stia normalizzando, mentre, effettivamente, si stanno normalizzando, ma non nel senso che noi intendiamo, bensì nel senso che intendono gli albanesi; ormai, noi italiani siamo rassegnati alla realtà della mafia albanese, che aiuta anche le altre mafie, per esempio quella cinese, secondo quanto risulta, ad impiantarsi in Italia. Evidentemente, un giardino così fiorente e pacifico non l'hanno mai trovato: chiaramente, negli altri paesi europei, non trovano la stessa realtà; infatti, gli stessi paesi europei ci richiamano all'esigenza di una maggiore capacità di controllo delle nostre coste. D'altronde, lo stesso vale per i confini terrestri, che sembrano dimenticati ma che vengono attraversati per far passare scorie radioattive, armi, manovalanza criminale, carri armati...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pittino.
Constato l'assenza dell'onorevole Guido Dussin, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, ritengo che con questi interventi, ancora una volta, si dia la possibilità di fare politica dando argomenti a quelli che voglio simpaticamente chiamare il gatto e la volpe, Mussi e Veltroni, che domani diranno che la Lega fa ostruzionismo, è razzista e tutto ciò che hanno sempre detto, facendo politica sulle spalle della Lega, che comunque ha gli argomenti che loro non hanno. Tuttavia, il mio intervento verte sul fatto che siamo di fronte ad un provvedimento attraverso il quale s'intende dare altri 21 miliardi a sostegno delle forze di polizia albanesi. Credo che gli albanesi delinquenti che vivono in Italia siano così prepotenti perché si sono resi conto che ci possono prendere in giro, visto che il loro Governo fa esattamente lo stesso.
Hanno quindi cominciato a capire che più ce ne fanno, più mandiamo soldi: è quasi incredibile, siamo arrivati al paradosso! Siamo partiti forse bene, ci siamo proposti di andare ad aiutarli e poi ci siamo trovati, invece, con una forma, anziché di aiuto, di assistenzialismo alla criminalità in Italia. Questa è la realtà, inconfutabile! Non facciamo, allora, una girandola di numeri, come quella di questa mattina del ministro Bianco, che ha addirittura parlato del codice della strada come una delle grandi conquiste delle nostre forze di polizia e dei nostri consulenti in Albania; non parliamo, poi, dell'archivio dei criminali, che serve per sapere se uno è criminale e quindi mandarlo in Italia a delinquere, perché lì non lo vogliono. Siamo di fronte, invece, mi sembra lo abbiano capito ormai tutti, all'esigenza di difendere la nostra gente, non ad una presa in giro e ad una ridicolizzazione della nostra gente.
Lo avete fatto drammaticamente con il famoso commissario Forleo, quando combatteva la mafia e gli scafisti in Puglia; lo avete fatto perché lo avete messo anche in galera. Avete ridicolizzato la marina italiana quando avete preso come comandante di lungo corso quel delinquente che guidava la carretta che si è scontrata con la nostra nave e non siamo stati noi che l'abbiamo mandata a picco. Si è scontrata perché stava facendo un'azione illegale, ma soprattutto, da buon comandante, non avrebbe dovuto mettere 120 persone su una barca che ne poteva portare al limite 50.
Abbiamo la facilità di regolarizzare e di digerire tutto, allora ci domandiamo come possiamo digerire il fatto che gli albanesi in Italia siano tre volte tanto i 100 mila regolari. Gli irregolari, perché di questo si parla sempre, nel nostro paese - a parte tutti gli altri - in questo caso sono della peggiore specie, perché sono funzionali alla criminalità, al traffico di droghe, alla prostituzione. Si tratta di gente che ha il coraggio - lo ha affermato il questore di Genova - di violentare per settimane una bambina di quattordici anni e di immetterla nel circuito della prostituzione. Queste sono le persone che abbiamo in Italia, che ti guardano ormai sfrontatamente e che alle forze di polizia


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di Mondovì dicono di andare via, altrimenti finisce a coltellate. Siamo di fronte a gradassi che pensano di fare tutto ciò che vogliono nel nostro paese; allora, caro Mussi, difendiamo la nostra gente, difendiamo la Puglia e i pugliesi che hanno le scatole piene di ricevere tutti i giorni questa gente che si immette in circuiti che coinvolgono tutto il paese.

FRANCESCO GIORDANO. Parla per te!

GIACOMO CHIAPPORI. Mi domando come la Puglia non dica: basta, come regione di frontiera, non vogliamo più questo Stato, vogliamo l'autonomia vera, perché ci vogliamo difendere da qualcosa che non ci appartiene.
A meno che in tutto questo non vi siano complicità, a meno che non vi siano paure vere perché queste complicità sono ad alto livello. Allora forse noi paghiamo per questo, perché qualcuno un domani si svegliasse e ci raccontasse la storia che forse qualcuno dei nostri è coinvolto in un circuito strano. Ci domandiamo, quindi, come mai ministri albanesi girino con vetture rubate in Italia, lo sappiamo tutti perché lo hanno detto le forze di polizia, e noi li lasciamo fare. Sappiamo esattamente che le macchine rubate sul territorio italiano finiscono in Albania - e oggi non si cambiano nemmeno più le targhe - ed io mi domando quanto possiamo sopportare, quanto voi potrete sopportare tutto ciò.
Mi chiedo quanto tutto ciò significhi solidarietà o non l'arginare un problema che è diventato impossibile. È qualcosa che non ha niente a che vedere con la solidarietà, non si può ricondurre a niente se non al fatto che bisogna assolutamente bloccare l'invasione di criminali - caro Mussi, dì pure domani che sono razzista, tanto non me ne frega niente - che vengono a delinquere in Italia. Non dobbiamo più finanziare quello Stato che per anni abbiamo finanziato. Non siamo stati gli unici a farlo perché si è cominciato con il pattugliamento delle coste, poi vi sono stati i contributi dell'Unione europea, l'allestimento dei campi di accoglienza, la sostituzione del materiale danneggiato nei centri di accoglienza, il rimpatrio di un centinaio di albanesi (questo è poco), la cessione di beni e quant'altro.
A mio avviso, questa è una delle peggiori vergogne perché quello Stato non ha dimostrato minimamente - e ciò è incontestabile - di voler modificare qualcosa. Dal 1997 sono state fornite consulenze per un totale di 40 miliardi; abbiamo finanziato gente che non è riuscita nello scopo: o sono mongoloidi oppure, per rispetto verso questa categoria, non è possibile che un Governo non abbia fatto un muro nei confronti di quella delinquenza che ha in casa. Di più: attraverso l'Albania non passa solo il povero kosovaro, come ho sentito dire tante volte - che poi magari è di quel Kosovo albanese in cui si trova il centro e lo smistamento europeo della prostituzione -, ma si fanno transitare curdi - forse questi davvero poveri disgraziati -, rumeni e quant'altro che poi possano su quei famosi gommoni che vengono costruiti ad hoc e, quindi, non possono essere acquistati in commercio da tutte le parti. Sappiamo anche dove sono state costruite queste imbarcazioni e, quando le sequestriamo, non le tagliamo a metà o spariamo sul motore, ad esempio, affinché non possano più usarle, ma addirittura è successo che sono stati riacquistati all'asta, dove erano stati portati.
Non so se state scherzando, quando dite che noi prendiamo di punta certi argomenti. Non so se state scherzando, quando dite che state difendendo la nostra gente, dal nord al sud, perché immagino come si possa vivere in Puglia con gente che dispone di mezzi con rostri e ti ammazza se non ti levi (mi riferisco a quelli che finora hanno fatto contrabbando). Non so se state scherzando, quando dite che bisogna chiudere un occhio, perché quella comunque è economia e bisogna far sopravvivere il sud: secondo me sono altri i mezzi per far sopravvivere il sud. Sfido chiunque - qui ogni tanto si ridacchia - a ritornare sul territorio e a verificare se quello che ho detto qui non sia vero.


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Ci troviamo di fronte a realtà spaventose e voi continuate con un falso senso di solidarietà, qualcosa che voi «appioppate» solo alla sinistra e non alla destra, ma forse io non sono né di destra né di sinistra: sono esattamente della Lega e da anni difendo i diritti dei cittadini, come dite di fare voi, ma poi nei fatti mi pare che ciò non risulti, perché comunque certe cose succedono e non si mette un freno, anzi si pagano i consulenti che da tre o quattro anni sono là e non hanno insegnato niente a nessuno. O mandiamo consulenti che non sono capaci di insegnare, o quelli non sono capaci di ascoltare, o forse ormai si sono resi conto con che tipo di gente hanno a che fare e pensano: se ci hanno assistiti una volta, ci assisteranno due, tre o quattro volte; prendiamo i miliardi e li prenderemo in giro e intanto scarichiamogli tutto quello che di peggio abbiamo nel nostro territorio.
È impossibile, è quasi incredibile. Ne abbiamo quasi centomila regolari - e nessuno ha da dire niente, ripeto -, ma ne abbiamo altrettanti che sono dediti a tutto quello che non si dovrebbe fare. Ci sono certe regole, ci sono anche certi valori che abbiamo dentro tutti, perché non sono propri dei cattolici, della destra o della sinistra, ma certamente non bisogna sempre e comunque porgere l'altra guancia, non bisogna comunque - è una regola fondamentale - che gli altri facciano a noi quello che noi non vogliamo fare loro.
Quindi, gli albanesi, i delinquenti se ne stiano a casa, a casa loro, perché noi non ne abbiamo bisogno. È una manodopera che non serve a niente, serve esattamente alla delinquenza, serve esattamente a sostituire quella piccola criminalità che è diventata grande e che rende invivibile tutto il territorio, dal sud al nord.
È impossibile vedersi svuotare le case e non avere alcuna difesa. È incredibile come questo Stato non paghi, ad esempio, la gente che ancora oggi in Umbria vive nei container e si immagini di pagare una forza che deve insegnare a chi non vuol sentire e continua a fare le stesse cose.
Ci fosse stato almeno un minimo di resistenza a quello che sta accadendo ma il nostro è uno Stato che lascia andare le briglie perché, nel traffico dei Caronte della situazione, guadagna così come guadagna con le famose piantagioni di papavero. Lamentatevi pure ma io prego che non vi accada mai quello che è successo ad alcuni amici dalle mie parti perché, se vi accadesse, capireste cosa vuol dire avere una figlia violentata, capireste cosa significa avere una bambina morta. Anche voi provereste così qualcosa che non riuscireste a descrivere, la stessa cosa di chi, tornando a casa, ha trovato uno che gli ha detto: sono qui a rubare e se non ti va bene ti «legno»! È davvero incredibile ed è per questo che siamo contro questi finanziamenti e lo saremo fino a quando lo Stato non dimostrerà di essere serio e di fermare all'origine quella che per noi è ormai una piaga infinita. Ridete pure ma ride bene chi ride ultimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MARTINELLI. Signor Presidente, mi risulta sempre difficile intervenire quando sono in discussione decreti-legge che prorogano e stanziano nuovi flussi finanziari con la motivazione di rinnovare obiettivi mai raggiunti.
Sottosegretario, non si metta la mano alla fronte perché è talmente chiaro! A casa mia, quando si delibera di raggiungere un obiettivo - nel caso in cui non lo si raggiunga e si debbano reperire nuovi finanziamenti - per formare una classe di polizia o di nuovi dirigenti in uno Stato estero, lei mi insegna che bisognerebbe anche presentare un rendiconto. Ma il rendiconto presentato dal suo ministro Bianco in quest'aula è un rendiconto da guerra perché solo fra due Stati in guerra si possono giustificare quelle cifre. Il ministro Bianco ha parlato di 460 motoscafi sequestrati, che non si sa dove siano. O andiamo in Albania ad insegnare come si forma una classe criminosa ovvero questi aiuti avrebbero dovuto essere già interrotti!


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Capisco che lo Stato albanese non riesca a fermare i profughi che si fermano sulle sue sponde per essere traghettati verso l'Italia ma lei mi insegna che o noi abbiamo formato in quel paese una polizia in grado di interrompere questi fatti criminosi ovvero tutte le proposte che vengono fatte in quest'aula non sono altro che flussi finanziari che foraggiano (non so da dove sia partito questo disegno criminoso) personaggi loschi, altrimenti non si sa come giustificarli. Dovete giustificare i flussi finanziari previsti al secondo comma dell'articolo 1 del decreto-legge destinati a pagare gli stipendi degli italiani che sono in Albania per preparare la polizia albanese. Ma questa polizia, che dovrebbe essere già formata, non riesce a fermare il 90 per cento degli automezzi che circolano in territorio albanese e che sono stati rubati in Italia. Come si fa a non vedere tutto questo?
Nel corso dell'ultimo fine settimana ho attraversato diverse frontiere in Europa dove si accorgono se hai anche un piccolo temperino in tasca ma come mai la polizia italiana e quella albanese, formata da dirigenti italiani, non vedono centinaia di automezzi che arrivano nel loro Stato? Vorrei capire tutto questo perché sono orgoglioso di finanziare progetti destinati all'estero purché gli obiettivi vengano raggiunti. Sono più che orgoglioso, ma se ci troviamo di fronte a fatti del genere, non posso che essere preoccupato. Vedo che il sottosegretario non mi ascolta, ma evidentemente il Governo ne ha sentite tante, che può anche fare a meno di ascoltarmi.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Sto ascoltando anche lei, non tema.

PIERGIORGIO MARTINELLI. Signor sottosegretario, lei sarà a conoscenza - come del resto tutta l'Assemblea - dei fatti accaduti nella provincia di Bergamo questa settimana: alcune famiglie sono state svegliate alle 2, 3 di notte (sono dichiarazioni rese alla polizia locale) da gruppi di albanesi che le hanno rapinate, taglieggiate e maltrattate. Vorrei vedere che non ci sentissimo offesi da fatti del genere! Poco fa, signor sottosegretario, lei si metteva le mani sulla testa: vorrei sapere quali siano le sue argomentazioni per porre fine a tale malcostume. Vogliamo la tutela dei nostri cittadini e delle nostre famiglie! È ora di smetterla con la falsa solidarietà e con il far entrare nel nostro Stato flussi migratori fuori controllo!
La polizia dichiara di non poter fare nulla, malgrado i rastrellamenti effettuati. Signor sottosegretario, a lei il compito di fornire valide motivazioni affinché i deputati del gruppo della Lega nord Padania consentano che si continuino a disperdere flussi finanziari che, al contrario, potrebbero essere impiegati sul nostro territorio per la prevenzione ed il controllo dell'ordine pubblico (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Borghezio, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, durante la discussione mi sono posto una domanda, che non so se il Governo si sia posto: perché gli albanesi non vanno in Grecia o in Turchia? Perché vengono nel nostro paese?

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Michielon, in quale paese non vanno?

MAURO MICHIELON. In Grecia.

PRESIDENTE. No, ci vanno.

MAURO MICHIELON. Ma non così tanti come quelli che vengono nel nostro paese: glielo dico io, signor Presidente. Meglio sarebbe inviare le nostre forze dell'ordine, non tanto ad addestrare la polizia albanese, bensì in Grecia e in


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Turchia per comprendere quali deterrenti migliori abbiano nei confronti degli albanesi.
Il ministro dell'interno, nella sua relazione, ci ha raccontato quanto sia brava la nostra polizia nel respingere i clandestini e nelle espulsioni. Non ci ha detto nulla, però, su quanto sia brava la polizia albanese. Visto che stiamo discutendo su un decreto-legge per finanziare i nostri poliziotti affinché vadano ad addestrare la polizia albanese, avremmo dovuto avere un bel resoconto dei progressi compiuti da quelle forze dell'ordine. Ciò non è avvenuto, perché la polizia albanese non compie alcun progresso. Fin tanto che gli scafisti arriveranno indisturbati sulle nostre coste, con carichi umani - purtroppo - di disperazione, ma anche con armi e droga, partendo indisturbati da vari porti, vorrà dire che la polizia albanese non chiude solo un occhio, ma tutti e due.
Come ha affermato il mio collega Martinelli, il sottosegretario farebbe meglio a fornirci dati - che saranno sicuramente eclatanti - affinché possiamo convincerci che quei 21 miliardi saranno spesi bene; comunque, ho seri dubbi al riguardo.
Inoltre, il Governo continua a raccontarci che la polizia italiana è importante in Albania perché va ad addestrare la polizia albanese; ho, invece, l'impressione che i nostri poliziotti rischino di diventare ostaggi, come è già avvenuto una volta. Signor sottosegretario, forse lei lo ricorderà meglio di me: mi riferisco a quando i nostri poliziotti hanno cercato di sequestrare due motoscafi ma sono stati accerchiati dagli scafisti; tra l'altro, i poliziotti italiani non possono fare uso delle armi; ebbene, gli scafisti sono andati a prelevare il comandante delle Forze di polizia di Valona e hanno chiesto che fossero restituiti loro i motoscafi, altrimenti gli avrebbero fatto fare una brutta fine. Questa è la realtà.
Nella relazione del ministro Bianco non ho colto che la polizia albanese nel frattempo abbia arrestato le persone che hanno compiuto questo fatto estremamente grave. Ritengo, infatti, che andare a prelevare il comandante della polizia di Valona e poi dire agli italiani «guardate che questo è in mani nostre» la dica lunga sull'efficienza della polizia albanese. Forse qualcuno potrebbe pensare che la polizia albanese sia nel libro paga degli scafisti: in effetti, visto il loro tenore di vita, probabilmente incassano molti più soldi dagli scafisti per non far nulla che dallo Stato.
Vorrei chiedere una cosa al sottosegretario. Noi mandiamo il nostro esercito in giro per il mondo e spesso si è fatto onore, anche in missioni importanti e delicate, come quella nel Kosovo. Non ho ancora capito, allora, perché non possiamo mandare i nostri incursori della marina a fare una verifica di tutti gli scafi che si trovano, ad esempio, a Valona, per affondare tutti quelli di cui non si conosce il proprietario o si ha la certezza che appartengano agli scafisti. Sarebbe un'operazione indolore, che non metterebbe a repentaglio la vita di nessuno, ma potrebbe risolvere il problema alla radice. Speravo di leggere in questo disegno di legge che in qualche modo si tenta di effettuare un controllo sulla vendita di scafi, perché sappiamo che, purtroppo, li produciamo noi e sicuramente qualche nostro imprenditore ha un bell'indotto dalla vendita di questi scafi.
Credo, insomma, che sia veramente difficile giustificare la destinazione di 21 miliardi (che poi non sono molti, anzi, in teoria sarebbero pochi, considerato quanti soldi si gettano via).
È intollerabile che il presidente della provincia di Treviso sia costretto a stanziare 1 miliardo 500 milioni per assumere poliziotti privati che di notte pattuglino le strade della provincia: credo sia un sintomo grave. Ancor più grave è che il prefetto, i carabinieri e la polizia si sentano offesi, perché si considerano scavalcati: sono grandi discorsi di principio, ma di fatto non solo la provincia ha già stanziato questi fondi e tra un mese inizierà l'attività di questa polizia privata, ma tantissimi comuni - e non solo con sindaci leghisti - hanno aderito con entusiasmo a questa iniziativa.


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LORENZO ACQUARONE (ore 19,40)

MAURO MICHIELON. Ricordo al sottosegretario Brutti che il sindaco del comune di Villorba ha dotato i suoi vigili urbani di giubbotti antiproiettile per i pattugliamenti di notte. La criminalità albanese legata alla prostituzione è talmente sfacciata che ormai, in media ogni quindici giorni, compie regolamenti di conti di notte: ormai, cioè, si sparano come fanno a casa loro. Per questo il sindaco è stato costretto a dotare, ripeto, i vigili urbani di giubbotti antiproiettile.
Voglio poi far notare un'altra cosa al sottosegretario. Ritengo che il nostro Stato stia agendo in maniera molto blanda nei confronti dell'Albania e non mi interessa nulla aver appreso dal ministro che consulenti italiani sono andati in Albania per contribuire alla stesura di una legge. Praticamente, il Governo albanese si avvale della consulenza italiana per fare le leggi per combattere gli scafisti. So già che questa legge non verrà applicata.
Forse qualcuno ricorda la drammatica vicenda del motoscafo della finanza che è stato speronato deliberatamente e che ha causato la morte di un finanziere. Dopo questa vicenda, il Governo italiano sembrava avesse deciso a voltare pagina. Per una settimana, gli scafisti non si sono più fatti vedere sulle nostre coste, perché Amato aveva minacciato azioni eclatanti, ma subito dopo sono tornati come prima e più di prima, tanto non vi è stata alcuna reazione.
Stiamo parlando di persone per le quali la vita umana non ha alcun valore. Mi chiedo infatti come sia possibile trattare con persone che non esitano a gettare in acqua minori, donne e persone che non sanno nuotare. Nei loro confronti noi usiamo lo strumento della legge, continuando a porgere l'altra guancia. Ritengo che di fronte a queste persone senza scrupoli noi dovremmo usare maniere forti, quelle che hanno sempre conosciuto, perché l'Albania è stata perfetta fino a che vi è stato un certo tipo di polizia e un certo tipo di regime. Probabilmente, attuare la politica non del bastone della carota, ma solo della carota, come sta facendo l'Italia, non porta ad alcun risultato.
Signor sottosegretario, lei sa meglio di me che inviamo in Albania la nostra polizia per addestrare quella albanese la quale, poi, non farà nulla, perché i poliziotti albanesi si trovano davanti a bande organizzate e spietate che non esiterebbero ad uccidere i familiari dei poliziotti. Per questo dico che stiamo perdendo tempo e denaro. Sarebbe forse meglio valutare quali siano le intenzioni del popolo albanese. Questo Parlamento, che continua a darci lezioni di democrazia, non ha ancora ben chiaro quello che vuole il popolo albanese.
La popolazione albanese vive con questa gente e probabilmente lo fa anche meglio di prima, a conti fatti.
Signor sottosegretario, lei sa meglio di me che moltissimi albanesi sono andati in Kosovo ed hanno occupato le case dei kosovari. Noi ci troviamo di fronte a questo tipo di persone e la nostra risposta è quella di porgere l'altra guancia. Non so come sia andata a finire la questione di quel vecchio cacciatorpediniere che, purtroppo, con una manovra spericolata, si è scontrato con un nostro incrociatore ed è affondato, ma so per certo che la prima cosa che hanno richiesto i familiari delle vittime è stato un risarcimento. Ma allora le chiedo cosa abbia domandato il nostro Stato quando il nostro finanziere è stato assassinato in maniera deliberata. Ritengo quindi impossibile e inaccettabile continuare a stanziare fondi, ad inviare aiuti e a porgere l'altra guancia dopo quanto è accaduto.
Vorrei ricordarvi altresì lo scandalo degli aiuti per il popolo kosovaro, con il saccheggio del campo dove erano assemblati i viveri che poi venivano rivenduti al mercato nero. Rispetto a questo scandalo, che non si è ancora concluso, ritengo che uno Stato civile debba prima chiarire il pregresso e poi iniziare un nuovo capitolo. Ho l'impressione che questo Stato sia connivente (e non saprei dire per quale ragione, il che mi preoccupa) con questo


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modo di agire. Forse la sinistra avrà dei sensi di colpa nei confronti dell'Albania e comunque non saprei dire cosa abbia combinato o cosa sia avvenuto con la politica estera! Sta di fatto che noi siamo conniventi con le bande criminali, perché se non le contrastiamo in maniera efficace e dura, le sosteniamo.
Vorrei terminare il mio intervento disegnando uno scenario che potrebbe determinarsi tra un paio d'anni. Se la delinquenza albanese si radica nel nostro territorio come sta facendo adesso, se la delinquenza albanese continua a tenere in pugno l'Albania, c'è solo un rischio: che qualsiasi azione seria che inizieremo nei confronti dell'Albania, comporterà risposte sotto forma di attentati. Questo è ciò che avverrà.

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Una specie di quinta colonna! Uno scenario apocalittico!

MAURO MICHIELON. Lo ripeto, quando noi non riusciremo più ad arginare la delinquenza albanese ed inizieremo ad attuare misure forti e concrete nei confronti dell'Albania, avremo gli attentati in Italia, e saremo ricattati da questi soggetti. Questa sarà la loro politica e voi lo sapete!
Stranamente ho assistito ad una azione a Napoli nei confronti degli integralisti islamici, né saprei dire come ciò sia avvenuto, perché nel frattempo i DS accusano la Lega di mistificare l'integralismo islamico. Nel frattempo vedo che la rete degli integralisti islamici funziona molto bene in Italia, perciò stiamo attenti e guardiamo cosa accade in Francia e in Algeria! Poniamoci questi problemi, ma poniamoceli prima, perché non vorrei che tra un paio d'anni qualcuno dicesse: è successo, nessuno lo poteva immaginare!
Mi auguro che il dibattito non termini nella giornata di domani ma in quella di martedì, perché spero che i colleghi del Polo continuino a sostenerci così come hanno fatto oggi poiché questa è una battaglia di civiltà. Noi non diciamo che non vogliamo mandare denaro in Albania per formare la polizia, vogliamo però sapere cosa voglia fare di se stesso il popolo albanese. Ho l'impressione che il popolo albanese non lo sappia, o addirittura che viva meglio così com'è, e che la democrazia non gli passi ancora per l'anticamera del cervello (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Dalla Rosa, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santandrea. Ne ha facoltà.

DANIELA SANTANDREA. Debbo dire la verità: l'intervento di stamane del ministro mi ha sorpreso, perché in effetti si è degnato di venire in aula a relazionare, pur sapendo benissimo quali problemi deve affrontare. Però avrebbe dovuto rimanere un po' più a lungo in quest'aula per ascoltare le cose che in fin dei conti dovrebbe sapere, anche se sembra che non le conosca, anzi sono convinta che le ignori.
Non riesco davvero a capire che cosa sia stato fatto di positivo finora in Albania con i soldi degli italiani. Sappiamo benissimo, e probabilmente lo sa bene anche il sottosegretario, ciò che avviene in Italia per merito degli albanesi.
In ogni caso, mi pare che il ministro ci ha fatto una relazione descrivendoci una situazione in Albania che oserei definire idilliaca. Ascoltando le sue parole sembra che tutto vada bene, che tutto vada a meraviglia. Non ha detto una parola sugli sbarchi continui che avvengono tutti i giorni sulle coste italiane.
Per quanto riguarda la sicurezza, sappiamo bene che è instabile in quel paese, che ha un tasso di criminalità elevato. Ricordo che, in occasione della crisi economica e politica del 1997, molte armi furono sottratte dai depositi governativi che ora sono in mano ai civili.
Furti a mano armata, furti di autovetture, lancio di granate non sono situazioni occasionali; la criminalità armata è diffusa in molte città del nord ovest; le bande criminali organizzate sono ormai endemiche


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in tutto il territorio; uccisioni e risse per le strade possono accadere senza alcun preavviso; non è inusuale sentire spari sporadici a Tirana e nelle altre città; viaggiare di notte è tuttora sconsigliabile a causa delle bande criminali; numerosi sono i corrieri della criminalità organizzata albanese che introducono armi automatiche in Puglia, molte di fabbricazione cinese. A partire dal 1997 centinaia di passaporti albanesi in bianco sono stati rubati e utilizzati anche da soggetti di gruppi di fondamentalisti islamici.
Come riportato nella quarantacinquesima relazione sulla politica informativa e sulla sicurezza della Presidenza del Consiglio dei ministri relativa al primo semestre 2000, sul piano della minaccia estera, la regione balcanica è una delle aree di primaria rilevanza sotto il profilo dei rischi della sicurezza in Italia.
I clan albanesi hanno poi dimostrato di aggiungere un livello di particolare efferatezza nel crimine; la gestione dei passaggi illegali in direzione delle coste italiane, pugliesi, del medio e alto Adriatico e calabresi ha costituito la base espansiva dei clan albanesi divenuti una terribile realtà nel panorama delinquenziale. Essi hanno ormai stabilmente impiantato proprie articolazioni nel territorio nazionale, dove mantengono posizioni di largo predominio nello sfruttamento della prostituzione; vi sono poi bande albanesi dedite al traffico di clandestini, al contrabbando, a sequestri lampo, al riciclaggio del denaro, al narcotraffico; vi sono produttori e raffinatori di cannabis e intermediari per la distribuzione di eroina e di cocaina provenienti dall'Asia e dalla Colombia. Si rilevano anche rapporti stretti tra la malavita organizzata ed estremisti islamici che proseguono nel loro fine dichiarato di lotta all'occidente.
Allora, sottosegretario, come pensa che noi possiamo approvare questo provvedimento che finanzia e attribuisce ulteriori miliardi a questo paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)? Come pensa che i cittadini italiani possano essere soddisfatti di questo provvedimento? Lei crede davvero che il popolo padano sia d'accordo? Io penso assolutamente di no, anche perché i cittadini padani sono stanchi di tutte le malefatte compiute in questa parte del paese.
Lei sa cosa avviene al nord: vi sono furti nelle case e negli appartamenti, prevalentemente la notte. Non so se lei sia informato di come avvengono questi furti e di come si comportino gli albanesi in queste situazioni. Usano spray narcotizzanti per avere la possibilità di fare tutto ciò che vogliono in queste case; mangiano, lasciano i loro escrementi sulle tavole, rubano quello che c'è da rubare (soldi, gioielli, magari anche poche cose), nella migliore delle ipotesi rubano le chiavi delle auto e le auto. Quando va male, succede anche che non utilizzano gli spray e abusino delle persone: tagliano i peli del pube - non so, signor sottosegretario se lei sia mai venuto a conoscenza di queste cose -; a volte, addirittura, legano il marito e violentano la moglie o abusano anche del marito. Questo non compare sulla stampa perché le persone si vergognano di denunciare queste violenze, ma voi sapete benissimo che è vero e che non è una mia invenzione: l'ho saputo dai poliziotti e da gente inorridita da questi fatti. Gli stessi poliziotti sono esterrefatti dei comportamenti di tali extracomunitari.
Signor sottosegretario, le voglio ricordare un ultimo fatto che oggi non le è stato ancora raccontato da nessuno. Sabato è stata violentata da un albanese una ragazzina italiana di quattordici anni: credo che qualcuno in quest'aula, soprattutto da quella parte, si sarebbe potuto alzare e avrebbe potuto dire qualcosa (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia). Sono un po' emozionata perché ho una figlia e penso che quanto accaduto sia estremamente grave; al riguardo, mi rivolgo alla relatrice, che ha anche lei una figlia, invitandola a pensare cosa possa provare una famiglia in tali situazioni. Che cosa ha stabilito, che cosa stabilirà lo Stato italiano a titolo di risarcimento del danno subito da questa ragazzina di quattordici anni, che è stata violentata, stuprata da un albanese? Leggete i resoconti dell'avvenimento, sono stati pubblicati


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su tutti i giornali o, quantomeno, sul giornale locale della mia regione, l'Emilia-Romagna (per me la regione di appartenenza è la Romagna ma, in questo momento, è l'Emilia-Romagna).
Signor sottosegretario, racconti questo episodio al suo ministro, che si preoccupa sempre di essere presente alle maggiori manifestazioni e di essere sotto i riflettori, glielo racconti. Non credo che i cittadini padani siano soddisfatti di queste cose, né credo che lo siano i cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Copercini, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.

GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, colleghi, la lunga discussione di oggi attiene ad un provvedimento, ad un tema che tanto ci appassiona come movimento politico, come gruppo politico, perché noi siamo coerenti e le nostre idee, la nostra capacità di vedere la società ed il mondo le portiamo coerentemente non solo nelle piazze, ma anche e soprattutto nelle aule parlamentari, nelle aule istituzionali.
Ho ascoltato oggi un rimprovero rivolto da un collega della maggioranza al nostro collega Fongaro, il quale, nel corso del suo intervento, si era permesso di usare il termine «razza albanese», ovviamente come sinonimo di etnia, popolazione, popolo, al di là del fatto che la Costituzione italiana vieta discriminazioni sulla base della razza, della religione e via dicendo. Questo piccolo sbaglio lessicale è stato subito utilizzato per un attacco politico a ciò che diciamo ed alla linea politica che portiamo avanti.
Noi non ci stiamo, perché su questi temi non vi è il monopolio del bene per una parte politica ed il monopolio del male, dell'abiezione politica, per l'altra. Su tali temi deve esservi serietà ed obiettività e se molti cittadini, centinaia di cittadini, migliaia di cittadini, uno Stato, che ha la legittimità di esistere in Europa e nel mondo, compiono sistematicamente reati all'interno di un altro Stato, non è soltanto un diritto, ma è anche un dovere delle autorità politiche denunciare questi fatti; non si può essere tacciati di razzismo, di intolleranza, di xenofobia quando si denunciano questi episodi (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia). A questa demonizzazione non ci stiamo, non ci siamo mai stati e non ci staremo.
In linea generale, potrebbe essere condivisibile l'utilizzazione di fondi per aiutare le strutture di polizia di uno Stato che è uscito da un periodo storico buio, dal peggiore comunismo esistente in quei decenni non solo in Europa, ma anche nel mondo; in linea teorica, quindi, potremmo essere d'accordo su tali interventi, che mirano a ricostruire il tessuto sociale, istituzionale ed organizzativo di uno Stato. Il problema è però rappresentato dalla totale mancanza di risultati! Se l'obiettivo può essere condivisibile, sicuramente i mezzi e le modalità con i quali raggiungerlo non sono condivisibili perché non ottengono i risultati sperati.
Aiutiamo la polizia e le organizzazioni statali dell'Albania, cioè di un paese che non fa assolutamente nulla per impedire l'arrivo in Italia di suoi cittadini clandestini e - spesso e volentieri - clandestini e delinquenti. Se vi fosse soltanto un'immigrazione clandestina di persone perbene, la cosa potrebbe essere non dico condivisibile ma, quanto meno, potrebbe avere un impatto sociale minore. Non sarà colpa loro; sarà colpa della società, del differente livello di sviluppo esistente tra l'Italia e i paesi dell'est europeo, che escono da una tragedia politica come quella del comunismo, ma è un dato oggettivo che la percentuale più elevata di criminali presenti nelle carceri dello Stato italiano - non è colpa nostra, non è colpa dei cittadini italiani e dei cittadini padani - appartiene al popolo albanese o è di nazionalità albanese!
Il primo elemento su cui vogliamo mettere l'accento è quindi quello della mancanza dei risultati di questa politica.


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Il secondo elemento che intendiamo sottolineare è rappresentato dalla quasi normalità di questo tipo di interventi, che diventano una sorta di assistenzialismo dovuto e ordinario che viene dato all'Albania: non si sa perché sia iniziato, ma eroghiamo 20 miliardi una volta, 18 miliardi un'altra volta, 40 miliardi un'altra volta ancora e via dicendo. Di conseguenza, le somme erogate iniziano a diventare importanti. Sono somme importanti che vengono ovviamente tolte, sulla base di leggi economiche di rispetto dei vincoli di bilancio, ad altre esigenze e alla soluzione di altri problemi.
Non per fare del populismo o della demagogia, ma le esigenze delle popolazioni alluvionate delle nostre province, delle nostre comunità montane e delle nostre vallate - dove fare gli amministratori e vivere tutti i giorni è molto difficile - non vengono rispettate perché, se utilizziamo quelle risorse da una parte, non potranno essere utilizzate in quei settori. Se fare politica vuol dire fare delle scelte allora noi, come Lega nord, scegliamo molto chiaramente: vogliamo dare questi soldi agli alluvionati (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale) e per quelle situazioni in cui la realtà delle amministrazioni è difficile; non li vogliamo dare ad un progetto che non dà dei risultati! Ripeto: sto parlando dei risultati e delle manifestazioni concrete e non in linea di principio perché, da questo punto di vista, potrebbe essere anche condivisibile attuare un processo di cooperazione con degli Stati che sono in difficoltà.
Ancora una volta la Lega è all'avanguardia ed è lucida nelle proprie analisi: quando, durante la guerra del Kosovo, avevamo denunciato tutta una serie di conseguenze che prevedevamo già come nefaste e negative, queste conseguenze si sono puntualmente avverate! Anche in quel caso ci accusavano di essere quelli che andavano da Milosevic, e poi i risultati si sono visti.
Rispetto ad uno Stato come l'Albania, che sta diventando la Colombia dell'Europa, se non lo è già diventata (con tutto il rispetto per la Colombia e per i colombiani), l'Italia - che è la quinta, la sesta, la settima o l'ottava potenza mondiale in campo economico - non ha nemmeno la capacità geopolitica e strategica di tutelare i nostri interessi in maniera diretta e precisa e non chiede nemmeno ai governanti albanesi - visto che li aiutiamo e che eroghiamo loro finanziamenti - di farci il piacere di essere un po' seri e coerenti e di tenersi i delinquenti nelle proprie prigioni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale). Teneteli in quelle carceri che vi paghiamo e vi manteniamo; però, fateci questo favore!
Per tutta questa serie di considerazioni, voteremo contro questo provvedimento. Ripeto: lo faremo non in un'ottica di sterile contrapposizione, bensì per una logica e razionale conseguenza di tutto un certo tipo di ragionamento.
Noi siamo favorevoli agli aiuti e alla cooperazione, ma la cooperazione deve dare risultati e non deve diventare assistenzialismo e diventare una possibilità per i soliti ignoti in Albania, e magari anche in Italia, di guadagnare e di arrotondare lo stipendio (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formenti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORMENTI. Signor Presidente, dal lontano 1997 si sono succeduti molti provvedimenti legislativi a favore della cooperazione con l'Albania. Questo documento è una ulteriore prosecuzione di questi aiuti che noi improvvidamente dal lontano 1997 stiamo dando a questa nazione dirimpettaia del mare Adriatico. Devo dire che il titolo del disegno di legge che dovremmo approvare (disposizioni urgenti in materia di finanziamenti per lo sviluppo e il completamento dei programmi italiani a sostegno delle forze di polizia albanesi) hanno dato pochi risultati. La legge n. 300 del 1998 parlava di finanziamenti per progetti per la prosecuzione del


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processo di ricostruzione; un'altra legge, la n. 270 del 1998 parlava di cooperazione e assistenza per la riorganizzazione delle forze di polizia; un decreto-legge del gennaio 1998 parlava di cooperazione tra Italia e Albania nel settore della difesa. Abbiamo mandato un contingente per aiutare questi nostri vicini di casa un po' rumorosi e per riorganizzarsi dopo le note vicende che quella nazione ha dovuto sopportare.
Devo dire che i nostri poliziotti e i nostri funzionari sono cattivi insegnanti se il risultato di tutti questi aiuti economici e umani è quello che a tutt'oggi noi vediamo. Proprio oggi un articolo apparso su tutti i quotidiani nazionali parla di una holding albanese che è stata scoperta a Milano e che si dedicava al traffico della droga in modo particolare, ma soprattutto si occupava di traffico di clandestini, di persone dedite alla prostituzione, di tratta delle bianche e di altro. Addirittura, le forze di polizia che dal territorio albanese dovrebbero controllare un piccolo territorio facilmente controllabile e ciò che avviene sullo stesso in realtà non controllano nulla se, come dice il giornale di oggi, il capo di questa organizzazione è stato arrestato a Milano, all'aeroporto della Malpensa, dove transitava sotto falso nome, in compagnia di una delegazione albanese che si stava recando a Strasburgo, essendo stato invitato come consulente ad un convegno sulla criminalità organizzata. Sicuramente il personaggio era adatto a parlare della criminalità organizzata perché era il capofila di tutto questo settore economico-commerciale che andava dalla tratta delle bianche al passaggio dei clandestini e al traffico della cocaina, di armi e di altro. Le basi di questi personaggi si trovano in Puglia, in Calabria e adesso pare che ve ne siano anche nel nord Italia.
Riallacciandomi a quello che hanno detto i miei compagni di partito, devo dire che non condividiamo l'atteggiamento del Governo, soprattutto in una situazione di gravità come quella che stiamo vivendo in questi giorni in cui una parte del paese - in modo specifico le regioni produttive del nord - si trova in una situazione di disagio dovuta alle alluvioni che noi tutti conosciamo. Noi stanziamo una somma che, seppure piccola, è di alcune decine di miliardi, per aiutare le forze di polizia albanesi a controllare il loro territorio quando noi non siamo in grado di prevenire i disastri ambientali sul nostro territorio.
Sarebbe più opportuno, in questa situazione, che il Governo lasciasse perdere questo provvedimento, sicuramente osteggiato da una parte del Parlamento perché i risultati di tutti i provvedimenti succedutisi negli anni passati sono stati piuttosto negativi. Ho l'impressione che le centinaia di miliardi che abbiamo speso per mantenere un contingente di controllo in Albania siano servite a migliorare non tanto la qualità dei servizi delle forze dell'ordine albanesi, quanto piuttosto la capacità delinquenziale delle bande che imperversano sul territorio. La sicurezza locale, che in questi anni doveva migliorare, è sicuramente peggiorata: abbiamo un far west nel centro dell'Europa, di cui questo Governo è complice, perché non è stato capace, nonostante gli sforzi economici, i mezzi e gli uomini, di dare una svolta risolutiva alla situazione albanese.
Per tali ragioni, manifestiamo la nostra contrarietà al provvedimento in esame, sul quale, peraltro, da più parti si sono levate voci contrarie: ribadisco pertanto, in conclusione, la contrarietà mia personale e quella del gruppo della Lega nord Padania al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Giancarlo Giorgetti, Parolo, Buontempo, Armani e Gramazio, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Proietti. Ne ha facoltà.

LIVIO PROIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, nella fase della discussione sugli articoli e sul complesso degli emendamenti, ritengo vi debba essere una


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valutazione complessiva sul decreto-legge 28 agosto 2000, n. 239, per poter poi giungere a riflettere sulle motivazioni che hanno guidato i presentatori degli emendamenti, che sono, per la quasi totalità, rappresentanti del gruppo a cui mi onoro di appartenere. Gli emendamenti stessi, ad una prima lettura, possono sembrare di natura dilatoria, interdittiva o comunque ostruzionistica: non vi era altro modo, però, per poter intervenire da un punto di vista strettamente tecnico, con l'obiettivo di fermare l'iter del disegno di legge di conversione in esame, considerata la natura tecnica e stringata del provvedimento governativo, peraltro gravido di conseguenze dal punto di vista sostanziale.
Si tratta, in realtà, dell'erogazione di un ulteriore contributo di 21 miliardi 784 milioni per lo sviluppo ed il completamento dei programmi italiani a sostegno delle forze di polizia albanesi. Il decreto-legge origina da un protocollo d'intesa, stipulato il 5 luglio 2000, tra l'Italia e l'Albania, al fine di completare i programmi di assistenza e consulenza nei confronti delle forze di polizia albanesi.
Innanzitutto si dovrebbe osservare l'assoluta atipicità della procedura adottata dal Governo, in quanto ci si trovava di fronte ad un provvedimento che scadeva il 30 giugno 2000, con il quale erano stati dettati tempi, modi, finanziamenti per l'ausilio organizzativo alle forze di polizia albanesi e, quindi, da tempo si era a conoscenza che il 30 giugno si sarebbe conclusa quella fase. Ne analizzeremo la validità successivamente sia per quanto riguarda gli scopi sia, soprattutto, i risultati. Non si comprende perché il Governo abbia atteso fino al 5 luglio 2000, una data addirittura successiva a quella di scadenza della fase precedente per rinnovare un protocollo d'intesa con l'Albania. Ci si trova di fronte, quindi, ad una prima contestazione nei confronti dell'esecutivo.
In ogni caso, quand'anche i programmi fossero positivi nei risultati e nell'espletamento, si è operata una brusca interruzione. Infatti, non si è provveduto per tempo a rinnovarli. Dovremmo presumere che o il Governo si era dimenticato della scadenza, e quindi non ha ritenuto di provvedere prima che la stessa maturasse ad inoltrare un'apposita proposta legislativa al Parlamento, oppure il Governo, per motivazioni che ignoriamo, non aveva ritenuto in una prima fase di prorogare questo intervento e vi è addivenuto in una fase successiva, a due mesi di distanza dalla fine della prima fase.
Non si capisce perché vi sia stata un'azione così farraginosa ed incerta del Governo. Comunque, oggi ci troviamo di fronte ad un'erogazione di 21 miliardi 784 milioni; ebbene, in carenza di qualsiasi documentazione su quello che è stato fatto fino ad oggi per portare avanti tali programmi, sui risultati dell'azione dei nostri rappresentanti e agenti militari e non in Albania, è impossibile stabilire se si tratti di una somma congrua che serve allo scopo o di un'elargizione che tende a conservare un nostro impegno nella regione, senza che a quest'ultimo faccia seguito un risultato. Perché 21 miliardi 784 milioni e non 21 miliardi e 785 milioni? Qual è il motivo per cui si arriva a questa elargizione? Devo dire che probabilmente o le nostre risorse destinate alla bisogna sono del tutto insufficienti oppure, se sono sufficienti, evidentemente vengono mal spese. Nell'uno e nell'altro caso dovremmo arrivare ad un giudizio negativo nei confronti di questo atto. Dico questo perché fino ad oggi, in tutta onestà, devo dire che non è solo una sensazione dei rappresentanti della Lega nord che la nostra azione nei confronti delle forze di polizia albanese sia stata del tutto inefficace, ma è una sensazione di tutta la popolazione italiana, signor rappresentante del Governo. Tale azione non poteva che essere inefficace, perché innanzitutto ci troviamo in una regione in cui non è assolutamente bastevole provvedere ad una riorganizzazione, se mai ciò sia possibile, delle forze di polizia albanesi, se, ad esempio, non si adotti alcun provvedimento nei confronti del Montenegro. È molto semplice per chi vuole delinquere, per gli scafisti, per gli spacciatori di droga e di armi, per chi fa la tratta di persone, per chi sfrutta la prostituzione andare


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dall'Albania in Montenegro e traghettare di là, ammesso che le forze di polizia albanesi, con il nostro decisivo contributo, riescano ad arginare questi fenomeni.
Ci troviamo in una regione in cui non si può provvedere con le «pezze a colori», ma si deve fare un discorso globale. Noi siamo affacciati sull'Adriatico, così come lo è l'Albania, ma non solo: sono affacciati sull'Adriatico anche il Montenegro e le regioni della Serbia. Provvedendo soltanto alle forze di polizia albanesi non si raggiunge lo scopo. E poi come provvediamo? Dando questa elargizione per la nostra missione in Albania, che probabilmente servirà a mala pena per tenere in piedi i nostri presidi colà e, ad esempio, dando i beni che vengono dismessi dalle nostre forze armate.
Signor rappresentante del Governo, a questo proposito la invito a venire con me - che, per la professione che svolgo, debbo quasi quotidianamente recarmi, ad esempio, al tribunale di Roma - a vedere in che condizioni sono, ad esempio, i mezzi usati dai carabinieri e dagli agenti di polizia penitenziaria: alcuni cadono letteralmente a pezzi. Ebbene, quei mezzi circolano e non vengono dismessi; figuriamoci che cosa viene dismesso, che rottami dovremmo dare alle forze di polizia albanesi, con i quali queste forze di polizia dovrebbero contrastare, ad esempio, gli scafisti o i contrabbandieri che, come abbiamo visto, dispongono di mezzi notevolissimi, che derivano loro dai grandi utili che traggono dalla loro attività delittuosa e che chiaramente non si arrestano né di fronte alla fragilissima e purtroppo ancora inefficiente e corrotta polizia albanese né tampoco agli asfittici e fumiganti mezzi che eventualmente le forze armate e le forze di polizia italiane possono fornire agli scalcinati colleghi albanesi.
Questo decreto-legge, adottato con grave ritardo rispetto al termine della fase precedente, è del tutto insufficiente nei mezzi di dotazione. Se vogliamo effettivamente provvedere ad un addestramento serio, ad un'assistenza e ad un ausilio seri alle forze di polizia albanesi, dobbiamo considerare il numero veramente notevole di delinquenti, non solo albanesi, ma anche di nazionalità albanese, che transitano attraverso l'Albania per svolgere i loro traffici illeciti con l'Italia.
Quindi è un decreto che possiamo definire «norma manifesto»: si vuole far vedere che si prosegue con il nostro impegno nella regione, ma in realtà lo si fa con mezzi scarsissimi, dotazioni insufficienti e per scopi che fino ad oggi non sono stati credibilmente né raggiunti né tanto meno avvicinati.
Bene hanno fatto i colleghi di Alleanza nazionale componenti della Commissione che si sono impegnati nel formulare gli emendamenti per tentare di arrestare l'iter di questo provvedimento perché vi era la necessità di fare chiarezza sulla missione italiana in Albania, soprattutto con riferimento al nostro impegno nel riordino e nell'addestramento nelle forze di polizia di quel paese.
Avviandomi alla conclusione, mi associo a tutti i colleghi che hanno manifestato grande preoccupazione per lo stato dell'ordine pubblico nel nostro paese. È ovvio che non è colpa solo dei delinquenti albanesi se oggi il cittadino italiano prova grande insicurezza a vivere nelle nostre città più grandi e in quelle più piccole, ma è colpa anche dei delinquenti albanesi e purtroppo la politica del Governo fino ad oggi non ha dimostrato alcuna efficacia nel risolvere questo gravissimo problema.
Esprimo una valutazione complessivamente negativa sul provvedimento, mentre con le premesse preannuncio un atteggiamento favorevole agli emendamenti presentati dal gruppo di Alleanza nazionale.

PRESIDENTE. Onorevole Proietti, ella ha detto ad un certo punto che per la sua professione purtroppo qualche volta, o quasi tutti i giorni, va in tribunale, ma io mi permetterei di fare una piccola modifica: meno male che ci mandano in tribunale, altrimenti di cosa vivremmo (Commenti del deputato Vito)?
Ha chiesto di parlare l'onorevole Frau. Anche lei fa parte della congrega degli avvocati? Ne ha facoltà.


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AVENTINO FRAU. Signor Presidente, il lungo dibattito che potrebbe apparire eccessivo o addirittura ostruzionistico (ma non credo che sia questo il problema) è stato determinato da tutta la materia che cova sotto la cenere di un provvedimento che è l'ennesimo di una serie riguardanti i rapporti dell'Italia con l'Albania, i rapporti di cooperazione, i rapporti di aiuto, di intervento militare e quant'altro. Sono stato tra coloro i quali hanno votato (lo ha fatto tutto il mio gruppo) a favore degli interventi e della politica internazionale dell'Italia anche quando la maggioranza non era sufficiente per approvarli. Avevo anche ritenuto che fosse utile un forte intervento umanitario di tutela anche militare, di interventi che in sostanza cercassero di essere presenti in una realtà assai ampia, come quella dell'Albania e di tutta l'area balcanica, e che ci consentisse forse anche di farci perdonare qualche colpa.
Man mano che passa il tempo, però, i termini del problema diventano più chiari ai nostri occhi, non tanto per le volontà, buone o cattive che siano, del nostro Governo (credo che siano ovviamente buone) ma per il fatto che, con il passare del tempo - e di tempo ne sta passando moltissimo -, il nostro paese sta pagando atteggiamenti, buone volontà, una politica che sostanzialmente parte con buoni auspici e arriva a drammatici risultati. Quali sono i termini del problema? Una parte riguarda la politica estera ed una parte la politica interna (non a caso è qui presente il sottosegretario Brutti). Per quanto riguarda la politica estera, potremmo dire che siamo ancora alla ricerca di una posizione del Governo relativa non solo all'Albania, ma a tutta l'area. Ci chiediamo quale sia la posizione del Governo in un processo di stabilizzazione dell'area (e di riflesso, della sicurezza in Albania) per frenare certe ambizioni filokosovare e per cercare di stabilizzare i rapporti con i paesi vicini. Vi è anche un problema di sicurezza militare, perché riteniamo che tale aspetto non debba essere sottovalutato. Si pone, infine, un problema di collaborazione civile: il provvedimento in esame propone una collaborazione civile nel quadro di una consulenza di tipo amministrativo.
In realtà, quando mai il Governo ci ha detto cosa intende fare nella prospettiva di una soluzione della questione del Kosovo, ancora oggi assai viva? Mi riferisco ad una politica relativa ad un'intera area da stabilizzare, non solo da parte degli italiani, ma da tutto un sistema di alleanze che non deve essere valido solo per gli interventi militari, ma anche e soprattutto in un quadro politico più generale, specialmente ora che la Serbia ha iniziato (solo iniziato) un cammino di pacificazione e di democrazia.
Nel quadro generale dei Balcani, ci ha mai detto il Governo quale sia la posizione dell'Albania, rispetto al nostro paese e al sistema delle relazioni internazionali nell'area? Chiediamo, in sostanza, quale politica a lungo respiro si voglia realizzare con ogni singolo provvedimento; diversamente, ciascun provvedimento resterebbe un fatto a sé, che non risolverebbe né il problema specifico, né la problematica generale.
Signor Presidente, abbiamo ascoltato gli interventi di molti colleghi su un problema che possiamo definire di politica interna: il riferimento non era, infatti, al ministro agli affari esteri (che è assente, anche se aveva preso l'impegno di riferire alla Camera dei deputati sulla politica che si vuol realizzare in quella sede), bensì ai responsabili della politica interna: cosa sta provocando nei nostri confronti l'Albania? Tutti i colleghi che ho avuto modo di ascoltare si sono chiesti in che misura i nostri aiuti riescano a determinare un abbassamento dell'elevato livello di criminalità indotta, importata ed esportata nel nostro paese.
Certo, non dobbiamo pensare che gli albanesi siano tutti delinquenti (sarebbe un fatto gravissimo), ma è certo che ci è stata fornita una buona dose di importazione - visto che non siamo riusciti a realizzare filtri sufficienti - di delinquenza, prostituzione, schiavitù, droga e, soprattutto, di violenza. Ebbene, dobbiamo partire dal presupposto che di contrabbando, delinquenza, prostituzione e droga abbiamo già la nostra parte in


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Italia, prodotta dagli italiani. In realtà, stiamo assistendo ad un'alleanza tra il peggio dell'Albania ed il peggio dell'Italia, tra le organizzazioni mafiose albanesi e quelle italiane per diventare un canale, non solo di importazione, ma anche di transito dall'Albania.
Potremmo parlare anche di alcuni paesi vicini come il Montenegro, ma qui ci stiamo occupando dell'Albania. Insomma, c'è l'ipotesi che il nostro paese sia anche utilizzato come ponte di una serie di traffici verso il resto d'Europa. In sostanza, cioè, l'Albania sta diventando questo, per scarsa volontà politica del Governo. La volontà politica è difficile da definire, perché se guardiamo alle dichiarazioni sembra molta, ma se guardiamo ai comportamenti è senz'altro meno. Poi, si potrà dire che, certo, non è il ministro che va a contrastare con il motoscafo l'azione dei contrabbandieri, ma resta il fatto che assistiamo ad una sorta di tolleranza nei riguardi di ciò che avviene, quasi che vi fosse un senso di ineluttabilità.
Qualcuno oggi ha detto che abbiamo la disgrazia di essere vicini all'Albania, ma questa valutazione non mi pare opportuna: abbiamo la disgrazia di non essere capaci di affrontare i problemi che nascono da qualunque situazione, compresa quella dell'Albania. La nostra mafia, la nostra camorra, la nostra delinquenza organizzata (insisto sul «nostra» proprio per fare una distinzione) vanno combattute pesantemente e duramente, così come dovremmo combattere quelle straniere. Non possiamo avere due tipi di lotta, nei confronti del mafioso siciliano o del camorrista napoletano - con tutto il rispetto per Sicilia e Campania, naturalmente, ma sappiamo che là si trovano le centrali - o del criminale albanese. La verità è che noi non poniamo in essere sufficienti azioni di contrasto e che queste azioni comunque si verificano sempre a nostro danno: il contrasto in mare, il contrasto in terra, dove chi ci rimette sono sempre le nostre forze dell'ordine, con il ridicolo sequestro dei mezzi, che poi, come sappiamo, vengono rimessi all'asta e comprati da chi ha i soldi, cioè dai contrabbandieri. Non si capisce perché non si proceda, per esempio, alla distruzione immediata di quei motoscafi, oppure al loro trasferimento alla polizia, se è vero che sono mezzi così buoni. Io non so valutare, ma i colleghi dicono che i mezzi della polizia sono dei catorci, mentre quelli dei contrabbandieri sono ottimi, come è anche logico, visto che arrivano da altre fonti.
Il formalismo giuridico, insomma, non può essere una giustificazione per l'inefficienza delle forze di polizia o per il mancato successivo passaggio agli aspetti più strettamente giudiziari. Dobbiamo modificare la legislazione, dobbiamo essere più duri, dobbiamo approvare norme più adeguate: ebbene, perché il Governo non ce le propone? Avrebbe anche un'occasione per ricevere il nostro consenso, visto che si dice spesso che il nostro consenso sarebbe gradito, ma non viene presentato facilmente.
Io ho un timore, e lo dico da persona che ha forte senso dello Stato e non vuole lanciare accuse nel vuoto. Partendo dal presupposto dell'involontarietà, allora, il nostro Governo involontariamente, per una forma di accettazione, di lassismo, è in realtà complice di quello che avviene, perché se non si contrasta si finisce indirettamente per accettare ciò che avviene. Non contrastando in modo idoneo, allora, noi non possiamo che ripetere il rito del dibattito in quest'aula, quando trasformiamo ordini del giorno in raccomandazioni, quando chiediamo al Governo di riferire (cosa che avviene assai raramente, per la verità), per cui ci troviamo in una situazione di disagio e di imbarazzo. Ecco, noi ci poniamo il problema del rapporto tra Governo e Parlamento: dove sono i seguiti delle azioni parlamentari, delle raccomandazioni, degli impegni assunti con l'Assemblea? Dopo il dibattito sulla missione Arcobaleno abbiamo assistito alla promozione o comunque al trasferimento del sottosegretario responsabile delle questioni relative all'Albania, ma dopo il rinnovo delle missioni e dopo le ulteriori promesse non si è fatto più nulla.
Se questa nostra politica così costosa è così poco apprezzata che anche in sede di


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Nazioni Unite non siamo riusciti ad entrate tra i membri temporanei del Consiglio di sicurezza e non è considerata valida dal punto di vista dei risultati, perché altrimenti saremmo i primi a dire che le cose vanno meglio, è inutile criminalizzare chi contrasta i criminali, perché se qualcuno fa affermazioni, magari anche eccessive, contro tali criminali viene criminalizzato egli stesso. Ritengo che la relatrice di questo disegno di legge, l'onorevole Bartolich, che so essere persona sensibile e attenta, sia in difficoltà a difendere un provvedimento che, in fondo, dentro di sé, sa essere pressoché inutile.
Non vorrei quindi che una cultura un po' lassista e ferma su posizioni di principio che caratterizza ogni forza politica - in questo caso la sinistra - ci porti a dire che, comunque sia, noi dobbiamo essere presenti e non dobbiamo lanciare messaggi duri. Dopo il dibattito dell'altra volta il Presidente Amato è andato in Albania, ha firmato l'ennesimo protocollo e, alla fine, tutto è rimasto come prima.
Concludo affermando, non per fare un'opposizione puramente di facciata e obbligatoria, ma essendo convinto del bisogno di cambiare metodo, che non è possibile accettare, anche sull'onda della solita urgenza - urgenza che è sempre tale, perché non riusciamo mai ad approvare qualcosa che non sia urgente -, che si possa convertire in legge - anche se senza il nostro voto - un decreto-legge che rischia di peggiorare la situazione, dando ai nostri interlocutori la sensazione di un paese che comunque continua a fornire aiuti indipendentemente dal risultato che essi raggiungono (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

ADRIA BARTOLICH, Relatore. La Commissione invita i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti, altrimenti il parere è contrario, escluso, ovviamente, l'emendamento Morselli 1.28, nel testo riformulato, sul quale il parere è favorevole e a cui propongo di aggiungere le seguenti parole: «nonché del presente decreto», altrimenti sembrerebbe che il Governo sia tenuto a relazionare su tutto tranne che sul decreto-legge che stiamo convertendo in legge.

PRESIDENTE. Onorevole Bartolich, ai fini del coordinamento formale vorrei chiederle se sia possibile sostituire le parole: «Entro il 1o gennaio» con le seguenti: «Entro il 31 dicembre», oppure sostituire le parole: «e il 30 giugno» con le seguenti: «e il 1o luglio». Cosa preferisce?

ADRIA BARTOLICH, Relatore. Preferisco la seconda ipotesi.

PRESIDENTE. Sta bene, quindi la modifica è la seguente: «Entro il 1o gennaio e il 1o luglio».
Il Governo?

MASSIMO BRUTTI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo concorda con il parere espresso dalla Commissione.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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