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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7, nel testo unificato della Commissione, e del complesso degli emendamenti e subemendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 4462 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario sugli emendamenti Peretti 7.110, Nardini 7.47, Calderisi 7.49 e 7.90, Tremonti 7.37, Fontan 7.106 e 7.11. Si invita l'onorevole Garra a ritirare il suo emendamento 7.4. Sull'emendamento Moroni 7.92...
PRESIDENTE. È stato ritirato.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Il parere della Commissione è altresì contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 7.97, Pagliarini 7.26, Pisanu 7.111, Pagliarini 7.20 e 7.21, Fontan 7.13, Guarino 7.105 e Fontan 7.12, nonché sui subemendamenti Guarino
0.7.115.1 e Tassone 0.7.115.2, mentre è ovviamente favorevole sull'emendamento 7.115 della Commissione.
PRESIDENTE. Comunque risulterebbe assorbito qualora venisse approvato l'emendamento 7.115 della Commissione.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Analogo discorso vale per l'emendamento Moroni 7.94.
PRESIDENTE. È stato ritirato.
VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Si invita l'onorevole Pace a ritirare il suo emendamento 7.1.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme istituzionali. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Peretti 7.110.
GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, desidero intervenire sul complesso degli emendamenti e dei subemendamenti presentati all'articolo 7...
PRESIDENTE. Non è più possibile, onorevole Pagliarini, perché è stato già dato il parere della Commissione sui singoli emendamenti. Se vuole può intervenire sull'emendamento in votazione.
GIANCARLO PAGLIARINI. Mi riservo allora di intervenire successivamente sui singoli emendamenti.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardini 7.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calderisi 7.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Collega, mi deve spiegare come fa a far funzionare tre postazioni contemporaneamente: lei è un artista (Applausi)! Lo dico con un senso di ammirazione...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. È la sussidiarietà!
PRESIDENTE. Altro che sussidiarietà!
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tremonti 7.37.
UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, con l'emendamento Tremonti 7.37 si cerca di mettere ordine o, meglio, di dare una parvenza di federalismo ad una norma che, altrimenti, rischierebbe di dare ad oltre 8 mila soggetti l'autonomia finanziaria, sia di entrata che di spesa, con il risultato che tale autonomia, in realtà, non sarà esercitata da nessuno o, meglio, solo dallo Stato centralista.
la situazione? Come mai passiamo da una Costituzione vigente, in cui le regioni vengono distinte rispetto agli altri enti in quanto sono costituite in enti autonomi (si veda l'articolo 115), ad una in cui si dà praticamente parità di diritti per quanto riguarda la parte più importante dell'autonomia, quella finanziaria?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza nazionale voterà a favore dell'emendamento 7.37 presentato dai colleghi Tremonti, Urbani e Garra perché con essi si rende più chiara e strutturata in modo razionale la distribuzione della potestà tributaria tra i diversi livelli di governo.
MARCO BOATO. Le città metropolitane si sostituiscono alle province!
PIETRO ARMANI. Questo articolo ha creato tutta una serie di livelli di governo, un meccanismo per cui, di fatto, rischiamo di portare a carico del cittadino oneri che a cascata, sulla stessa base imponibile, aumentano quanto più ogni livello di governo autonomamente aumenta la propria competenza fiscale, le aliquote o il meccanismo di pressione fiscale.
Dobbiamo esprimere voto favorevole su questo emendamento - e la firma di Tremonti è una garanzia di serietà e di professionalità (Commenti dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo) - per l'esigenza di aggiustare questo meccanismo; in caso contrario creeremo un sistema mostruoso per il quale, ad esempio, su un immobile potrebbero gravare l'IRPEF, l'ICI ed anche l'IRAP, qualora esso non fosse strumentale all'attività produttiva. È un meccanismo mostruoso che - lo ripeto - non farebbe altro che aumentare la pressione fiscale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.
DANIELE MOLGORA. Dichiaro il voto favorevole del gruppo della Lega nord Padania su questo emendamento, che ha il pregio di stabilire, contrariamente al sistema tributario attuale, due livelli di tassazione: quello federale per il finanziamento delle funzioni dello Stato centrale e quello locale per tutti gli altri enti che devono trovare le risorse finanziarie per attuare le loro funzioni. L'emendamento Tremonti 7.37 ha il pregio di stabilire un sistema di tassazione in cui le imposte locali sono sostitutive rispetto a quelle federali proprio perché devono finanziare diverse funzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.
ELIO VELTRI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che voterò a favore dell'emendamento Tremonti 7.37, perché mi sembra coerente con una suddivisione di compiti e poteri nell'ambito di una riforma federale dello Stato. Preoccupazioni non ve ne sono, perché il testo definisce la destinazione delle entrate e prevede che «la legge stabilisce i criteri generali di ripartizione e la misura annuale delle varie quote»; da questo punto di vista, quindi, si può stare tranquilli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò brevissimo, anche se la materia è delicata; sarebbe piacevole poterne discutere insieme con Tremonti, Urbani e Garra, ma nessuno dei tre presentatori è in aula, pur essendo così importante il federalismo fiscale.
Il collega del gruppo della Lega nord Padania che è appena intervenuto ha affermato che nel testo della Commissione non vi è mai un riferimento al territorio. Il collega può criticare il testo, ma almeno dovrebbe leggerlo. Infatti, il secondo comma recita: «I comuni, le province, le città metropolitane e le regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio» (Commenti del deputato Molgora). Nei tre periodi del secondo comma, quindi, vi è un riferimento alla realtà territoriale. Si può criticare, ma almeno bisognerebbe conoscere il testo di cui si parla (Commenti del deputato Molgora).
PRESIDENTE. Onorevole Molgora, siamo qui perché abbiamo opinioni diverse; ognuno esprime la sua opinione, altrimenti non saremmo qui tutti insieme, ne basterebbe uno.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, come tutti i colleghi ricorderanno, il principio stabilito dall'emendamento Tremonti 7.37 deriva dall'impostazione data al sistema fiscale italiano nel libro bianco presentato dallo stesso Tremonti, che partiva dal presupposto che tale sistema dovesse essere semplificato. Infatti, i tre principi fondamentali erano rappresentati dal passaggio dal complesso al semplice, dalle imposte dirette a quelle indirette, dal centro alla periferia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 7.106, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 7.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 7.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Avverto che l'emendamento Moroni 7.92 è stato ritirato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 7.26.
GIANCARLO PAGLIARINI. In questo emendamento vi sono alcuni principi che ritengo abbastanza importanti.
mettono in comune per la solidarietà. Noi vogliamo quindi la perequazione, ma vorremmo anche che fosse trasparente!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.
ELIO VELTRI. Signor Presidente, prendo la parola per porre una domanda all'onorevole Pagliarini. Ho votato l'emendamento precedente, quindi questa impostazione mi trova largamente d'accordo, però non voterò questo emendamento, onorevole Pagliarini, per due ragioni. La prima è che non capisco perché i trasferimenti non possano superare il 10 per cento del gettito complessivo; la seconda: come si fa a chiedere ai comuni che beneficiano del fondo comune (perché i cittadini hanno un reddito inferiore a quello delle altre aree del paese) di applicare, nell'ambito della loro autonomia finanziaria di entrata, aliquote superiori a quelle degli altri comuni, cioè di quelli che stanno meglio? Mi sembra che vi sia una contraddizione di fondo. Queste sono le due ragioni per cui non voterò questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Vorrei aggiungere alle argomentazioni del collega Pagliarini un'altra considerazione riguardante l'esigenza di prevedere anche per lo Stato il limite dell'indebitamento «solo per finanziare le spese di investimento», accanto ai comuni, alle province, alle città metropolitane e alle regioni.
Signor Presidente, noi abbiamo ceduto una parte della nostra sovranità all'Unione europea, soprattutto con l'introduzione della moneta unica e con la firma dei trattati di Maastricht e di Amsterdam. Ebbene, in questi trattati si pone il vincolo del limite dell'indebitamento in una certa dimensione e, soprattutto, nelle ultime interpretazioni, si pone il vincolo del raggiungimento del pareggio del bilancio entro un determinato periodo. A questo punto è chiaro che il raggiungimento del pareggio impone che anche la destinazione dell'indebitamento statale sia vincolato, cioè che esso sia utilizzato per finanziare spese di investimento. Dunque, credo che vincolare la destinazione dell'indebitamento anche dello Stato, accanto a tutti gli altri livelli di governo, solo al finanziamento delle spese di investimento sia un'esigenza fondamentale in relazione al rispetto dei trattati di Maastricht e di Amsterdam.
GIANCARLO PAGLIARINI. Chiedo di parlare per proporre la votazione per parti separate del mio emendamento 7.26.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.
GIANCARLO PAGLIARINI. Sulla base di quello che ha detto il collega, propongo che il mio emendamento 7.26 sia votato per parti separate, nel senso di votare tutto l'emendamento ad esclusione dell'ultimo comma e poi, distintamente, l'ultimo comma.
PRESIDENTE. Sta bene.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda parte dell'emendamento Pagliarini 7.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisanu 7.111.
ROLANDO FONTAN. Dopo che è stato bocciato l'emendamento sulla sussidiarietà, presentato dalla Lega e dal Polo, dopo che è stato bocciato l'emendamento sulle competenze, dobbiamo ora esaminare il terzo caposaldo: l'emendamento relativo al cosiddetto federalismo fiscale, presentato dalla Lega e dal Polo.
sono i capisaldi semplici, basilari di quello che potrebbe essere un sistema di vero federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, in coerenza con gli altri emendamenti presentati dalla Casa delle libertà, con l'emendamento in esame cerchiamo di recuperare determinati principi federalisti: la Casa delle libertà è infatti la casa del federalismo e, malgrado in quanto stiamo discutendo non vi sia più federalismo (se mai vi è stato), non possiamo fare altro che mantenere chiari i nostri principi. Continuiamo, allora, ad agitare la bandiera del federalismo, quella della dualità dei soggetti: un soggetto federale ed un certo numero di soggetti federati. Nel caso dell'Italia, generalmente, si considerano le regioni, o comunità regionali allargate, i possibili soggetti del federalismo.
tendenza verso l'egualitarismo che lo Stato deve garantire, ma in questo provvedimento e in tutta l'impostazione della maggioranza non c'è alcun rispetto per la grande domanda di identità regionale e quindi di federalismo esistente in Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, questo emendamento dei capigruppo della Casa della libertà esprime in modo ancora più evidente e chiaro quanto già evidenziato nell'emendamento Tremonti 7.37. L'emendamento Pisanu 7.111 recita: «Per l'esercizio delle funzioni legislative e amministrative nelle materie di sua esclusiva competenza, lo Stato stabilisce ed applica tributi propri. Per l'esercizio delle funzioni legislative e amministrative nelle materie di loro esclusiva competenza, le regioni stabiliscono ed applicano tributi propri. Le spese per l'esercizio delle funzioni derivanti dalla legislazione concorrente sono ripartite in proporzione tra lo Stato e le regioni. La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo senza vincoli di perequazione per aree svantaggiate».
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Leone, per il suo gruppo ha già parlato l'onorevole Giovine. Ha facoltà di parlare per due minuti.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, l'emendamento della Casa delle libertà in discussione, presentato dall'onorevole Pisanu ed altri, è un po' la cartina di tornasole di ciò che si vuole e di ciò che non si vuole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti di tempo. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, sarò più breve. Intervengo solo per dire che abbiamo sottoscritto questo emendamento come Casa delle libertà e come CDU perché riteniamo che nel settore dei tributi una chiara allocazione delle risorse sia un presupposto essenziale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 7.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 7.21.
GIANCARLO PAGLIARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Pagliarini, dovete chiederlo un po' prima. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. Lei, quando ci si mette, è un treno!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 7.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 7.105, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 7.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Guarino 0.7.115.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Tassone 0.7.115.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.115 della Commissione.
GIANCARLO PAGLIARINI. Voglio spiegare il motivo del nostro voto contrario. L'emendamento della Commissione è «ermafrodita» e voi sapete bene cosa siano gli ermafroditi (Commenti). Qui c'è un articolo della Costituzione che fa riferimento alla Costituzione cioè all'interno della Costituzione vi è un testo che dice: io sono in armonia con me stesso. È una norma ermafrodita, ritiratela!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
A seguito della precedente votazione risultano assorbiti gli emendamenti Moroni 7.93 e 7.94.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 7.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molgora 7.36.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, con l'articolo 7 stiamo affrontando una delle materie più importanti e che sono alla base di un vero federalismo. Mi dispiace constatare che tutto ciò avvenga nella disattenzione generale, forse dovuta a stanchezza.
MARCO BOATO. Siamo attentissimi!
DANIELE MOLGORA. Ritengo che questa sia una delle occasioni che abbiamo per dare al nostro Stato una forma federale. Come ho già detto in precedenza, i due fondamenti di uno Stato federale sono le funzioni che vengono attribuite ai vari livelli di governo e le risorse conferite per attuare e svolgere queste funzioni. La prima funzione è stata già decisa in modo per noi insoddisfacente, mentre la seconda è quella di cui ci stiamo occupando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Signor Presidente, i deputati del mio gruppo non voteranno a favore dell'emendamento in esame, che non mi pare sia coerente con l'emendamento Pisanu 7.11 che la Casa delle libertà al completo (compreso l'onorevole Pagliarini) ha approvato. Infatti, l'emendamento Pisanu 7.111 prevede che ogni livello di governo abbia propri tributi. Qui, invece, il discorso è rovesciato.
Tuttavia, vorrei ricordare alla maggioranza che ha votato contro l'emendamento Teresio Delfino 7.99, che era contrario alla possibilità di doppia imposizione da parte dello Stato e di altri enti territoriali. In campagna elettorale «cavalcheremo» questo fatto, perché volete che sulla stessa base imponibile cada una valanga di imposte: ecco il vostro statalismo (Dai banchi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si grida: «Bravo! Bravo!»)!
MARCO BOATO. Non fatelo, per carità! Non fatelo!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molgora 7.34.
GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, colleghi, il testo che abbiamo esaminato in precedenza era molto più sofisticato; qui, invece, si va giù più decisi: si afferma, infatti, che su 100 lire di tasse pagate da un cittadino della Puglia, della Toscana o della Lombardia, 70 rimangono sul territorio. Ecco, dunque, che si responsabilizzano gli enti locali: regioni, comuni, province e città metropolitane hanno le loro risorse finanziarie; secondo i principi dello Stato, ai sensi del nuovo articolo 117 della Costituzione, tali enti svolgeranno a casa loro i compiti che gli spettano, con la sicurezza delle risorse finanziarie, senza dover aspettare che arrivino i finanziamenti.
PRESIDENTE. Le piramidi sono extraterritoriali!
UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, quando si parla di finanza derivata e dei poteri dei comuni e delle province, oltre che delle regioni, che a nostro avviso sono gli unici soggetti che, in una prospettiva federalista, possono condividere con lo Stato centrale questi poteri, solitamente si obietta - su una base localistica non del tutto illegittima - che in Italia c'è una forte identità, oltre che delle regioni, anche dei comuni e delle province. Ebbene, questo emendamento,
come si dice comunemente, taglia la testa al toro, perché stabilisce la percentuale di ciò che viene destinato allo Stato centrale e di ciò che è diretto al territorio di competenza, stabilendo un principio che non penalizza né i comuni né le province, anche se naturalmente, è ovvio, la gestione spetta alle regioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Molgora 7.35.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, questo emendamento è simile al precedente, cambia soltanto la percentuale che viene indicata. In ogni caso, con la sua approvazione lo Stato disporrebbe comunque di una cifra vicina ai 200 mila miliardi, dato che le entrate fiscali assommano a oltre 600 mila miliardi. Non si tratterebbe, quindi, di poca cosa. L'approvazione dell'emendamento, però, significherebbe affermare il principio che una parte delle entrate è legata al territorio, cosa che manca nell'articolo 7, caro Boato. Se, infatti, inserisci la previsione che i comuni, le province e le città metropolitane possono avere entrate proprie, questo non significa che le entrate siano legate al territorio. Se tu fossi attento e conoscessi, ad esempio, l'andamento dell'IRAP, che è un'entrata delle regioni, sapresti che buona parte del gettito di quell'imposta finisce ancora allo Stato centrale. Quindi, il fatto che vi siano entrate proprie non significa che rimangano poi sul territorio. Questo è un principio fondamentale che si trova alla base di tutti gli Stati federali. Se non si accetta questo principio - al di là delle percentuali che possono essere stabilite -, non si è di fronte ad uno Stato federale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, con un precedente emendamento, che la maggioranza ha respinto senza neanche discuterlo, il quale era primo firmatario onorevole Pisanu, avevamo richiesto una suddivisione tra Stato centrale e regioni per quanto riguarda la potestà legislativa e amministrativa. Naturalmente, è prevista una perequazione -
quella che io ho definito, in due diversi interventi, l'importanza del diritto egualitario - fra lo Stato e le regioni. Questo emendamento, che fa riferimento al gettito tributario, non fa altro che tradurre nella pratica finanziaria quanto detto in precedenza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Risulta pertanto precluso l'emendamento Fontan 7.107.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 7.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Michielon 7.42.
MAURO MICHIELON. Signor Presidente, con questo emendamento si chiede che la compartecipazione degli enti locali
al gettito dei tributi erariali sia direttamente proporzionale a quanto hanno versato i cittadini. Non sono state indicate cifre o percentuali, al fine di evitare che qualcuno obietti la possibilità di inserire in Costituzione cifre che sono suscettibili di essere modificate.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 7.19.
PIETRO ARMANI. Presidente, sono sicuro che la maggioranza, avendo votato contro l'emendamento Teresio Delfino 7.99 che prevedeva la possibilità per le regioni, le province e i comuni di tassare, evitando quindi una doppia imposizione da parte dello Stato e di altri enti territoriali, voterà contro anche questo emendamento che sostiene che: «Lo stesso bene non può essere assoggettato contemporaneamente a tributi delle Regioni o dei loro enti locali ed a tributi erariali».
perfettamente conto che ciò va contro la logica del ministro Visco perché questi ha allargato gli incassi tributari onde poter locupletare il cosiddetto bonus fiscale tassando ancora una volta - lo ripeto - come redditi quelli che per il contribuente sono costi. Mi rendo conto - lo ripeto - che ciò va contro la logica del ministro Visco ma penso che, se si vuole seriamente costruire il federalismo fiscale, questo principio debba essere introdotto in Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. Voi sapete che, per capire il contenuto dell'emendamento, è sempre utile avere presente un sottotitolo. Prima avete approvato l'emendamento «ermafrodito», pazienza! Ebbene il sottotitolo dell'emendamento in esame è: le tasse sulla casa!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, per essere conseguenti anche al discorso di Pagliarini credo che ormai dal Manzanarre al Reno, compresi i ministri delle finanze che si sono succeduti durante questo Governo, prima Visco poi Del Turco, abbiano compreso la necessità di una riduzione delle imposte. Si è arrivati a parlare di otto imposte - discorso che noi avevamo affrontato nella passata legislatura - e della necessità di abolire l'IRPEF sulla prima casa. Tali argomenti - chiariamoci - vengono dalla sinistra e questo ci lascia pensare che l'emendamento al nostro esame, così come è formulato, andrebbe esattamente nella direzione di non aggiungere imposta ad imposta su particolari beni. È un problema che i cittadini avvertono con forza; si procede verso una semplificazione e credo che, una volta stabilito il principio che nessun bene possa essere soggetto a più tributi contemporaneamente, si vada incontro alle aspettative dei contribuenti e ad un comune sentire che si è ormai formato in quest'aula.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cutrufo 7.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
L'emendamento Moroni 7.93 credo sia stato ritirato...
Il parere della Commissione è contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 7.98 e 7.99, Molgora 7.36, 7.34 e 7.35, Fontan 7.107 e 7.108, Michielon 7.43 e 7.42, Pagliarini 7.19 e Cutrufo 7.100. L'emendamento Crema 7.9...
Il parere è contrario sugli emendamenti Michielon 7.44, Fontan 7.14, Pagliarini 7.25 e 7.23, mentre si invita l'onorevole Pace a ritirare il suo emendamento 7.2.
Il parere è altresì contrario sull'emendamento Pagliarini 7.22. Si invita l'onorevole Pace a ritirare il suo emendamento 7.3 e si esprime parere contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 7.101, Molgora 7.38, Pagliarini 7.24, Teresio Delfino 7.102 e Pagliarini 7.27.
Invito l'onorevole Giovanardi a ritirare il suo emendamento 7.112.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamento Fontan 7.15, Covre 7.46, Molgora 7.39, Pagliarini 7.28 e 7.30, Giovanardi 7.113, mentre invita l'onorevole Garra a ritirare il suo emendamento 7.5, perché il testo della Commissione tiene già conto dei problemi delle zone meno sviluppate. L'emendamento Moroni 7.95 è da considerarsi assorbito, perché l'emendamento 7.116 della Commissione, con il subemendamento presentato dal Governo 0.7.116.1 - sul quale la Commissione esprime parere favorevole -, intervengono sulla questione posta dall'onorevole Moroni.
Per quanto riguarda i restanti emendamenti Michielon 7.45, Fontan 7.16, Pagliarini 7.29, Molgora 7.40 e 7.41, Fontan 7.17, Pagliarini 7.32 e 7.31, Teresio Delfino 7.103, Zeller 7.48, Crema 7.10, Teresio Delfino 7.104, Giovanardi 7.114, Pagliarini 7.33 e Garra 7.6, 7.7, 7.96 e 7.8, invitiamo i presentatori a ritirarli, altrimenti il parere della Commissione è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 7.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 365
Astenuti 2
Maggioranza 183
Hanno votato sì 137
Hanno votato no 228).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 380
Votanti 378
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 9
Hanno votato no 369).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 389
Votanti 383
Astenuti 6
Maggioranza 192
Hanno votato sì 135
Hanno votato no 248).
Comunque, la prego di non ripetersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calderisi 7.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 341
Astenuti 5
Maggioranza 171
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 225).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
Nelle 20 o poco più Costituzioni federali esistenti al mondo - colleghi, non dobbiamo inventare noi il federalismo, anche se in questo caso non si tratta di federalismo - non ve ne è una che dia titolarità di questo tipo ad una somma di soggetti come questa. Questa norma include la totalità dei comuni, delle province e delle città metropolitane, praticamente equiparandole, come abbiamo visto in altre parti di questo provvedimento, alle regioni che in tutte le Costituzioni federali, si chiamino Làdander, province o Stati, sono i soggetti del patto federale.
Mi rendo conto che intervenire su questo emendamento può essere superfluo dal momento che abbiamo chiarito che non si tratta di federalismo. Allora perché peggiorare
Colleghi, questo articolo peggiora l'attuale situazione che è soffocante per le autonomie e mira in realtà, come è stato rilevato anche nel parere (peraltro favorevole) espresso dalla Commissione per le questioni regionali, a perpetuare una tradizione tipicamente italiana, quella per cui lo Stato comanda dividendo, gratificando i comuni e punendo le altre autonomie, soprattutto quelle regionali.
Per tale motivo voteremo a favore di questo emendamento anche per dare un significato alla nostra contrarietà all'intero impianto di questa riforma nella quale, come abbiamo detto più volte, assolutamente non crediamo.
Con la riforma Visco abbiamo assistito all'introduzione di un meccanismo che da un lato ha allargato la base imponibile trasformando i costi in redditi (mi limito a ricordare che la detrazione per spese mediche è stata ridotta dal 27 al 19 per cento, trasformando così in reddito una parte dei costi che il privato sopporta per la sanità, perché evidentemente la detrazione è stata limitata), mentre dall'altro questo meccanismo ha creato una serie di tributi (o li ha trovati e non li ha modificati: nel primo caso ha creato l'IRAP, nel secondo caso ha trovato l'ICI e non ne ha modificato la struttura) che a cascata si riversano sulla stessa base imponibile, generando una grande confusione. Non si capisce infatti quali siano i tributi che fanno capo allo Stato e che servono a finanziare i servizi pubblici di competenza statale e quali i tributi che devono far capo alle regioni o ai comuni e che servono a finanziare servizi pubblici di carattere regionale o locale.
Questo accade perché in realtà non c'è la deduzione del tributo del livello di governo sottostante rispetto all'imponibile del tributo sovrastante, ossia del tributo statale. Ad esempio, l'IRAP non è deducibile dall'IRPEF-IRPEG e l'ICI non è deducibile dall'IRPEF-IRPEG.
Noi inseriamo nella Costituzione tutta una serie di livelli di governo, cioè non solo le regioni, i comuni, le province che già esistono, ma anche le città metropolitane. A tale riguardo si pone il problema se si debba parlare di aree o di città metropolitane. Le aree metropolitane potrebbero sostituirsi alle province, con ciò riducendo i livelli di governo, mentre le città metropolitane certamente si aggiungono alle province.
Credo che l'emendamento Tremonti 7.37 renda più chiara la struttura dei livelli di governo e attribuisca a ciascuno di essi le sue funzioni; naturalmente attribuisce allo Stato il compito di finanziare con le proprie imposte i servizi pubblici di competenza statale e di restituire alle regioni una parte di quello che è stato prelevato dal loro territorio, costituendo ovviamente il fondo di solidarietà.
L'attuale testo dell'articolo 7, prevedendo che i comuni, le province, le città metropolitane e le regioni dispongono di compartecipazione al gettito dei tributi erariali e, nel contempo, hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, specifica sostanzialmente il sistema attuale: le imposte locali negli ultimi anni si sono aggiunte e non sostituite alle imposte erariali. Quello che voi prevedete non è un sistema federale proprio perché prevedete l'autonomia finanziaria per far fronte ai mancati trasferimenti che, nel tempo, si sono verificati da parte dello Stato centrale per sistemare la finanza pubblica.
L'emendamento Tremonti 3.37 stabilisce, invece, che vi siano due livelli di tassazione e che i tributi federali debbano fare capo, per una certa parte, alla produzione del territorio. Questo riferimento al territorio manca nella maniera più assoluta nel vostro testo, in cui non compare mai un collegamento tra chi produce reddito, cioè tra chi paga le imposte, e il ritorno sul territorio delle stesse. Chiedo allora: che federalismo è? Il federalismo si attua con un duplice intervento: lo spostamento delle funzioni agli enti locali e l'attribuzione delle risorse che servono a finanziare tali funzioni; in caso contrario, non siamo di fronte al federalismo, ma ad un pasticcio.
Mi sembra che l'emendamento sia in linea con un'impostazione di tipo federale.
Il collega Armani ha posto un problema riguardo alla superfetazione istituzionale, dicendo che le città metropolitane si aggiungeranno alle province: è chiarissimo in tutto il testo che, laddove verranno istituite, le città metropolitane sostituiranno le province. Desideravo che ciò fosse chiaro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.
Un timido tentativo da parte del Governo attuale di trasferire alle realtà locali parte delle entrate è stato compiuto con la compartecipazione regionale; si è trattato, però, di un timido tentativo che, sostanzialmente, ha sostituito trasferimenti che venivano effettuati a favore delle regioni.
Credo che occorra insistere su questa strada, anche perché paesi molto più avanti di noi nella legislazione fiscale l'hanno già percorsa; ricordo il sistema americano, dove sono previste le country tax e, naturalmente, le tasse federali. Se qualcuno crede veramente nei principi del federalismo, deve guardare con attenzione a questo emendamento perché, sostanzialmente, noi vorremmo realizzare un sistema equo, nel quale le autorità locali possano determinare autonomamente, nel rispetto della legge, le tasse necessarie al funzionamento degli enti locali. Noi vorremmo un sistema federale nel quale si trovino le risorse non solo per far funzionare lo Stato, ma anche per garantire la perequazione e, quindi, aiutare le zone più svantaggiate.
Penso che, a questo punto, capiremo quali siano le reali intenzioni della maggioranza: se vuole veramente approdare al federalismo, che non si può realizzare senza partire da quello fiscale, o se stiamo ragionando di nulla.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tremonti 7.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 352
Astenuti 6
Maggioranza 177
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 225).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 330
Votanti 329
Astenuti 1
Maggioranza 165
Hanno votato sì 117
Hanno votato no 212).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 344
Votanti 342
Astenuti 2
Maggioranza 172
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 221).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 350
Votanti 346
Astenuti 4
Maggioranza 174
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 224).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 7.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 343
Votanti 340
Astenuti 3
Maggioranza 171
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 219).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
Questo è un emendamento proposto dalla Lega; nel successivo emendamento Pisanu ed altri 7.111, che è proposto dalla Casa delle libertà, sono contenuti alcuni principi «minori». Lo dico perché poi magari Soda dice che sono un «Arlecchino»: no, io ora intervengo su un emendamento proposto dalla Lega e poi interverrò sul successivo, proposto assieme ai colleghi della Casa delle libertà.
Con l'emendamento in esame cerchiamo di eliminare il principio della compartecipazione. A nostro avviso, infatti, non è giusto questo «balletto» di finanza derivata; ma credo che su questo siate d'accordo anche voi della maggioranza.
Perché un cittadino di Siracusa o di Abbiategrasso deve mandare le tasse a Roma che poi gliele rimanda indietro? Noi avanziamo invece la seguente proposta: lo Stato incassa i soldi che servono per svolgere le sue funzioni, senza incassare anche quelli degli altri, e poi li rimanda. Si tratta quindi di eliminare la finanza derivata.
Noi siamo d'accordo sul fondo perequativo in questo articolo nel quale si parla di finanza pubblica; solo che, avendolo voi inserito in Costituzione anche nell'articolo 117, vuol dire che lo avete inserito lì non per la finanza pubblica, ma per altri motivi che sinceramente ci sfuggono. Sul fondo perequativo (sul quale siamo d'accordo: quindi, non accusateci di essere razzisti, egoisti eccetera) chiediamo solo che vi sia trasparenza. A me va bene tutto, dall'1 al 99 per cento, ma sarebbe bello se vi fosse il principio per cui la perequazione ha un tetto (quello indicato), per cui i cittadini saprebbero quanto
Con l'emendamento 7.26 chiediamo che sia fissato un paletto importante. Nel testo che ci proponete si parla di minor capacità fiscale per abitante. Ora, la minore capacità fiscale si ha in due casi: o quando si è più poveri, o quando si evade di più! Non è bello che la Costituzione voglia aiutare quelli che evadono di più. Chiediamo soltanto di fissare dei paletti: si dà della solidarietà a chi ha minore capacità fiscale per abitante, a condizione che si dimostri che è stato fatto tutto ciò che è necessario per combattere l'evasione fiscale e l'evasione contributiva e che si siano raggiunti dei risultati. Altrimenti, correremmo veramente il pericolo - se quella parte della legge rimanesse così, senza paletti - di non aiutare chi è più povero, ma chi evade di più! Questa mi sembra una cosa sulla quale non è possibile non essere d'accordo.
Per lo stesso motivo, è chiaro che non sarebbe giusto se le imposte locali di chi chiede aiuto fossero inferiori a quelle di chi non chiede aiuto: debbono essere uguali o superiori.
Vi è poi il punto della tutela delle generazioni future che, pur essendo stato recepito nel testo che ci proponete (di questo sono contento), avete introdotto in una maniera che purtroppo non condividiamo: voi, infatti, sostenete che ci si può indebitare solo se si fanno investimenti (e questo è giusto); solo che nel vostro testo questo principio (che è giusto e che tra l'altro era incluso in un disegno di legge proposto dal nostro compianto collega Roberto Ronchi in una legge intitolata «Aiuti alle generazioni future. Equità economica verso le generazioni future») viene configurato in maniera diversa. Noi diciamo che si possono prendere a prestito dei soldi solo per fare degli investimenti non solo per comuni, province e regioni, ma anche e soprattutto per lo Stato. È infatti evidente che, se prendiamo a prestito dei soldi e facciamo degli investimenti, i nostri figli, che dovranno restituirli, saranno arrabbiati perché dovranno appunto restituirli ma si troveranno in presenza di un investimento «uno a uno». Se invece usiamo quei soldi non come Stato per fare delle spese correnti, i nostri figli dovranno restituirli e non si troveranno nulla in mano. In questo caso quindi mancherebbe l'equità economica verso le generazioni future.
Queste sono le ragioni per le quali vi chiediamo di inserire, oltre ai comuni, alle province e alle regioni, anche la parola Stato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Avverto i colleghi che porrò in votazione l'emendamento Pagliarini 7.26 per parti separate: prima voteremo il testo fino al penultimo comma compreso, e poi voteremo l'ultimo comma.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Pagliarini 7.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 372
Astenuti 3
Maggioranza 187
Hanno votato sì 132
Hanno votato no 240).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 365
Astenuti 5
Maggioranza 183
Hanno votato sì 134
Hanno votato no 231).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.
Mi pare che l'emendamento presentato sia non solo letteralmente ma anche sostanzialmente chiarissimo: lo Stato, per le poche funzioni che dovrebbe esercitare, applica e gestisce i tributi; le regioni, per le competenze che dovranno esercitare, applicano e gestiscono i tributi. Questi
La maggioranza si ostina non soltanto a non voler discutere (di fatto, non abbiamo minimamente discusso neanche su questo aspetto) ma anche a sostenere le sue posizioni. In primo luogo, nel testo della maggioranza verrebbe riconosciuta la grande possibilità di comuni, province e regioni di stabilire ed applicare tributi ed entrate proprie: ci mancherebbe altro che non lo potessero fare! Tuttavia, vede, onorevole D'Alema, non è che vogliamo che le regioni e gli enti locali aumentino il peso delle tasse sui cittadini, perché nel contempo lo Stato si tiene quello che preleva dai cittadini, spendendolo spesso (checché lei ne dica con riferimento al principio di sussidiarietà) in malo modo; vorremmo invece che non solo le regioni e gli enti locali avessero rispetto alle proprie competenze e alle proprie funzioni una propria capacità di prelievo, ma che nel contempo i soldi che lo Stato e l'erario prelevano dai cittadini fossero definiti, su binari separati. In tal modo, i cittadini dovrebbero sapere dove vanno a finire i loro soldi e lo Stato non dovrebbe essere una sanguisuga che poi non offre quei servizi che lei ha sottolineato essere necessari, anche a fini di equità. Purtroppo, infatti, lo Stato assorbe risorse ma non dà servizi, soprattutto non li dà ai più poveri, in barba all'esigenza di equità che lei ha precedentemente proclamato in aula.
Mi sembra che questa sia la sostanza del problema; inoltre, voi parlate di compartecipazione, principio che svilisce sul nascere l'esigenza che ad ogni ente si colleghi una spesa ed una entrata. Insomma, il nostro è un modo di pensare completamente diverso da quello che voi volete continuare a sostenere, che non darà chiarezza, farà aumentare le tasse, non comporterà l'equità e i servizi efficienti che l'onorevole D'Alema ha richiamato in aula.
Quindi, con l'emendamento in esame, cerchiamo di rimettere le cose a posto, laddove la maggioranza, la sinistra ha fatto grande confusione, nell'ambito di un disegno che noi non condividiamo, in quanto non è federalista. Prima, infatti, ha rinunciato al suo originario proposito di equiparare in modo totale tutti gli enti territoriali, poi ha recuperato questa equiparazione in contrasto con gli articoli vigenti della Costituzione quando si trattava di fare riferimento alla cosa più importante, la finanza. Come mai insistiamo a parlare di federalismo contro ogni evidenza di intenzione da parte della maggioranza? Perché per primi abbiamo verificato che nella democrazia moderna e in Italia, accanto al diritto egualitario, che è un diritto spontaneo riconosciuto da tutti, quello per il quale lo Stato deve cercare, come si afferma anche nel nostro emendamento, di perequare, equilibrare le situazioni dei vari cittadini, esiste sempre più sentito, quindi sempre più importante, un diritto territoriale. Il diritto territoriale, che è alla base del federalismo, si basa sull'identità. Occorre, quindi, la partecipazione e il comune sentire di un'identità. Come è possibile un'identità regionale nella dualità fra centro e federati laddove si spezzetta la parte fiscale in quattro, cinque, sei diversi livelli di soggetti? Questo non è federalismo, questo è esattamente l'opposto. È giusto mantenere la
Ciò che ho cercato di spiegare all'Assemblea, in particolare alla maggioranza, è la seguente preoccupazione: dobbiamo fare in modo che ogni livello di governo abbia una propria autonomia tributaria per evitare - come ha affermato il collega Pagliarini - la finanza derivata, che ha portato praticamente all'irresponsabilità degli enti locali e delle regioni in quanto lo Stato copriva sempre i buchi a piè di lista. Occorre, quindi, fare in modo che ogni livello di governo abbia una propria autonomia tributaria a fronte dei servizi forniti al cittadino sul territorio. Lo Stato si preoccupa della difesa, dell'ordine pubblico, della giustizia e quant'altro e quindi favorisce il cittadino sul territorio per questi servizi ed il finanziamento avviene attraverso i tributi propri. Lo stesso vale per le regioni e per i comuni. Pertanto, occorre evitare la sovrapposizione a cascata - concetto che verrà espresso in modo molto chiaro nell'emendamento Teresio Delfino 7.49 - che non vi sia cioè la possibilità di doppia imposizione da parte dello Stato e degli altri enti impositori, altrimenti con grande confusione, a cascata, ogni livello di governo introduce le sue imposte sapendo, magari, che i livelli superiori e quelli inferiori penseranno a loro volta a finanziarsi; di conseguenza il povero cittadino invece di veder ridotta la pressione fiscale, si vede travolto da una valanga di tributi. L'esempio palmare è quello degli immobili, sui quali appunto gravano tanti livelli di governo con le loro imposte. Gravano sulle spalle dei cittadini oneri tributari che non hanno un corrispettivo perché il cittadino deve poter valutare se lo Stato offre efficientemente il servizio giustizia e, a fronte di esso, preleva - ad esempio - l'imposta generale sul reddito. Esso deve poter verificare se la regione fornisce servizi efficienti nel campo della sanità, a fronte dei quali viene introdotto il tributo dell'IRAP o qualunque altro tributo o ancora le addizionali sull'imposta statale.
Proprio per evitare che vi sia confusione, occorre che ogni cittadino, che è tassato ai diversi livelli di governo, sia tassato separatamente per ogni servizio che viene fornito dai diversi livelli di Governo e non vi siano sovrapposizioni. Occorre, quindi, eliminare, ad esempio, come ho detto prima, la cattiva abitudine di non dedurre le imposte dei livelli sottostanti di governo dall'imposta statale. In tal modo si arriva praticamente a gonfiare la base imponibile del tributo statale per il semplice fatto che, ad esempio, un comune, invece di applicare un'aliquota ICI del sei per mille, introduce un'aliquota del nove per mille e, quindi, evidentemente aumenta l'onere dell'ICI che, non essendo deducibile dall'imposta statale, si aggiunge all'imponibile dell'imposta statale. Quindi, per colpa di una decisione comunale, che non è verificabile ai fini dei servizi pubblici forniti dal comune, si è gravati da una maggiore imposta statale che non corrisponde ai servizi forniti dallo Stato.
Da parte della Commissione bicamerale è stato svolto un lavoro in materia di federalismo fiscale, i cui risultati sono stati completamente disattesi in questa sede, perché non si vuole operare in direzione di un federalismo istituzionale che passi attraverso un vero federalismo fiscale.
Non vogliamo che accada in Italia ciò che è accaduto in Canada e in Germania. Nel momento in cui l'emendamento che è sottoposto all'attenzione dell'Assemblea è di una chiarezza unica e non fa altro che riportare nella giusta dimensione un passaggio necessario per arrivare ad un federalismo istituzionale compiuto, ritengo che non ci si debba nascondere dietro un dito.
Nel momento in cui si parla di federalismo istituzionale sganciato da un federalismo fiscale, così come viene proposto nell'emendamento di cui oggi chiediamo l'approvazione, mi sembra che le carte siano oramai scoperte. Per questo ritengo sia necessaria una maggiore attenzione nei confronti di quello che è il passaggio necessario per raggiungere definitivamente tale obiettivo, anche se le condizioni della nostra terra - di questo si potrà parlare in un altro momento - sono sicuramente diverse rispetto a quelle dei paesi in cui vi è già un federalismo compiuto, poiché vi è un'economia diversa e vi è la necessità di non arrivare ad una contraddizione socio-economica all'interno dello stesso paese.
Ma almeno si faccia chiarezza sulle destinazioni, sulle entrate delle regioni e su quelle dello Stato, non per arrivare alla tassa «di scopo», ma ad un federalismo fiscale, che è un passaggio necessario per la compiutezza del federalismo istituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Riteniamo che l'emendamento, così come è formulato, rispetto al testo della Commissione esprima un'autonomia tributaria ed una chiarezza di impostazione superiori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisanu 7.111, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 369
Votanti 364
Astenuti 5
Maggioranza 183
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 234).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 358
Astenuti 3
Maggioranza 180
Hanno votato sì 130
Hanno votato no 228).
Indìco...
Questo è il principio già discusso in aula alla presenza di D'Alema il 7 luglio 1999, quando abbiamo parlato di federalismo. Con questo testo le regioni otterrebbero il 70 per cento delle risorse finanziarie e lo Stato avrebbe per le spese generali e per il fondo di solidarietà circa il 30 per cento. È una precisazione che ritengo opportuna perché ricordo che in quell'occasione il Governo, attraverso il Presidente D'Alema, fece sapere che accettava una quota significativa di risorse finanziarie sul territorio e io risposi che a me andava bene tutto ma che occorreva comunque quantificare, perché era importante che in Costituzione vi fossero numeri precisi perché altrimenti non vi è certezza di nulla e si attribuisce troppo potere ai politici togliendolo ai cittadini. Questo non sembra un principio tale da essere inserito nella Costituzione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 7.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 351
Astenuti 6
Maggioranza 176
Hanno votato sì 124
Hanno votato no 227).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 355
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 228).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 361
Astenuti 1
Maggioranza 181
Hanno votato sì 133
Hanno votato no 228).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 354
Votanti 352
Astenuti 2
Maggioranza 177
Hanno votato sì 127
Hanno votato no 225).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 358
Astenuti 1
Maggioranza 180
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 229).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 352
Astenuti 1
Maggioranza 177
Hanno votato sì 128
Hanno votato no 224).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.115 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 367
Astenuti 1
Maggioranza 184
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 139).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 7.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 358
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato sì 129
Hanno votato no 229).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 346
Votanti 345
Astenuti 1
Maggioranza 173
Hanno votato sì 116
Hanno votato no 229).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.
Con il mio emendamento chiedo che lo Stato non abbia entrate erariali proprie ma che la raccolta dei fondi delle risorse avvenga esclusivamente attraverso le regioni che destinano una quota delle loro entrate allo Stato centrale.
Questo sistema eviterebbe alla radice che la tassazione - come accade oggi - sia effettuata in maniera aggiuntiva da parte dello Stato centrale e degli enti locali. Se facessimo in modo che lo Stato abbia tra le proprie entrate soltanto i trasferimenti, invertendo completamente l'attuale logica del finanziamento e dei flussi finanziari, eviteremmo che uno stesso reddito o cespite sia sottoposto a doppia imposizione, sia locale che centrale. Si tratterebbe di un grande passo avanti, in quanto realizzeremmo una modifica della finanza locale e della finanza pubblica.
Oggi gli enti locali sono in gran parte finanziati con i trasferimenti da parte dello Stato; con il mio emendamento si avrebbe l'esatto contrario. Oggi vengono pagate le imposte su tutto il territorio; le imposte poi vengono raccolte a livello centrale e Roma ne restituisce una parte redistribuendole tra i vari territori. Con il mio emendamento avverrebbe il contrario: le regioni raccoglierebbero le imposte sul loro territorio, destinando una parte al finanziamento delle funzioni che lo Stato centrale esercita. Ciò sarebbe in armonia con l'idea di uno Stato veramente federale e lo Stato centrale dovrebbe fare i conti con le varie regioni. Tale sistema potrebbe riequilibrare i poteri all'interno dello Stato federale: le regioni, in tal modo, avrebbero pari dignità con lo Stato centrale. Così si realizzerebbe uno Stato federale, come avviene in molte altre parti del mondo.
Signor Presidente, mi rendo conto che si tratterebbe di una grande innovazione nel nostro paese: rispetto ad uno Stato che è centralista fino all'eccesso e che accentra tutto (i denari, le decisioni e le risorse raccolte tra i vari territori) vi sarebbe una rivoluzione: lo Stato centrale vivrebbe dei trasferimenti da parte delle regioni. Si tratta, credo, di un elemento di grande innovazione e di grande modernità.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 7.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 355
Astenuti 4
Maggioranza 178
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 313).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
L'altro elemento importante è che, in questo modo, a Roma si saprebbe che arriva il 30 per cento dei tributi e delle risorse finanziarie. A questo punto, magari, dovremo ridurci gli stipendi o eliminare un bel po' di deputati e senatori. La gente chiede questo. Tanto siamo quasi mille, Dio buono!
Insomma, se si rendono certe e limitate le risorse a disposizione dello Stato, questo deve smettere di spendere e spandere, tira un po' la cinghia e si mette a fare quello che la gente vuole. Non c'è mica bisogno di un referendum per sapere che la gente vuole questo, no? Lo Stato deve dimagrire, deve fare delle leggi e basta. A questo punto, se non ci arriviamo per altra via, tagliamogli i quattrini: se «ghé minga i danè», lo Stato non può mica più spendere e spandere, deve tirare la cinghia! Io credo che tutti, dalle Alpi alle piramidi, chiedono uno Stato più magro: allora, tagliamogli i quattrini, così dimagrisce per forza. Quindi vi chiedo di approvare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
Si capisce che noi della Casa delle libertà affermiamo principi, come questo, fortemente inerenti alla dottrina federalista: non ci aspettiamo che la maggioranza possa capirli, ma siamo sicuri che qualcuno può condividerli, almeno in linea di massima, ed una dichiarazione di principio in tal senso sarebbe molto importante, indicherebbe comunque un'inversione di tendenza da parte della Camera. Per questi motivi invitiamo i colleghi a votare a favore di questi emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 7.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 349
Votanti 345
Astenuti 4
Maggioranza 173
Hanno votato sì 42
Hanno votato no 303).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.
Mi piacerebbe ricordare quanto è stato detto a suo tempo dall'allora Presidente del Consiglio D'Alema e quanto è stato detto dai colleghi membri della Commissione bicamerale in materia fiscale, quando al Senato si è svolto il convegno riguardante il federalismo fiscale. Allora erano stati fatti molti grandi proclami sugli Stati federali: poi, però, quando ci si trova a votare gli emendamenti, tutti quei proclami vengono rinnegati. Vi inviterei allora a rileggere quanto avevate detto circa due anni fa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Con esso non si prevede che lo Stato e le regioni debbano disinteressarsi della perequazione o di quello che io chiamo diritto egualitario, a vantaggio esclusivo del diritto di identità territoriale, ma che debba essere suddiviso con una proporzione uguale a quella attualmente rivendicata dai più importanti Länder della Bundesrepublik (mi rivolgo ai colleghi della maggioranza che hanno citato più volte la Costituzione della Repubblica federale tedesca). I Länder stanno adesso richiedendo quanto è previsto dall'emendamento Molgora 7.35. Per quale motivo, quindi, opporsi a tale emendamento, quando, in altri momenti, è stata presa a modello la Repubblica federale tedesca solo perché, non essendo esattamente vicina, fa comodo, perché si presume che la gente non sappia di cosa si stia parlando? In questo momento si tende al totale rovesciamento del sistema fiscale della Repubblica federale tedesca proprio nella misura e nella proporzione indicata da questo emendamento, richiesta avanzata in particolar modo dalla Baviera e dal Baden-Wüdurttemberg che, oltre ad essere i Länder più vicini all'Italia, sono anche quelli che rappresentano, insieme alle regioni del nord Italia, i cosiddetti motori dell'Europa.
Per questo motivo esprimiamo voteremo a favore dell'emendamento Molgora 7.35.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molgora 7.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 354
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato sì 55
Hanno votato no 299).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 7.108, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 352
Votanti 350
Astenuti 2
Maggioranza 176
Hanno votato sì 45
Hanno votato no 305).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 355
Astenuti 1
Maggioranza 178
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 318).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.
Considerato che nella nostra nazione si pensa sia più furbo e bravo colui il quale evade le tasse rispetto a chi le paga, se disponiamo che gli enti locali possono trarre un vantaggio diretto dagli introiti erariali, essi saranno incentivati a fare in modo che non ci siano evasori. Ad esempio, in alcune regioni vi è un ampio sommerso, perché gli enti locali non hanno alcun interesse a denunciarlo e a farlo emergere. Così facendo, invece, vale a dire nel caso in cui si stabilisce un ritorno percentuale dei tributi erariali versati, vi è un maggior incentivo a perseguire chi elude o evade le imposte.
Visto che la sinistra, da quando è al Governo, afferma di essere contro gli evasori e di voler far pagare le tasse a tutti, ritengo che approvare questo emendamento rappresenti, oltre ad un criterio di giustizia nei confronti dei cittadini che da sempre pagano le tasse, un modo per far diminuire l'evasione fiscale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 7.42, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 345
Astenuti 8
Maggioranza 173
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 233).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.
Il collega Teresio Delfino, che peraltro non ha illustrato il suo emendamento, aveva giustamente sostenuto con il suo emendamento 7.98 che sugli immobili l'autonomia impositiva era riservata ai comuni.
Ebbene, sugli immobili gravano l'imposta statale e quella comunale; inoltre quando si tratta di attività produttive per immobili non strumentali grava anche l'IRAP. Vi è poi l'imposta sui rifiuti, che adesso è diventata una tariffa; abbiamo anche le tasse catastali ed ipotecarie nonché un'altra serie di tributi di carattere particolare. A tale riguardo ricordo che la maggioranza ha trasformato l'imposta di successione da progressiva a proporzionale e l'imposta di successione, per affermazione della stessa maggioranza, grava prevalentemente sulle successioni immobiliari; quindi anche «l'imposta sul morto» grava sugli immobili.
Dunque con l'emendamento Pagliarini 7.19 si vuole evitare proprio questo, ossia che a cascata sullo stesso cespite gravino imposte nei vari livelli di governo. Si decida una volta per sempre, ad esempio, che tutta la tassazione immobiliare, come avviene negli Stati Uniti, grava sulle municipalità e quindi sui comuni, e si faccia in modo che questa tassazione sugli immobili venga espunta dai livelli di tassazione degli altri governi (Stato, regioni e province).
Questo sarebbe un modo per razionalizzare il sistema tributario. Mi rendo
Sapete che oggi sulla casa gravano 200 o 300 tasse. Dico questo per ottenere il consenso di Alleanza nazionale, visto che tale gruppo purtroppo sta votando in maniera un po' differente da noi.
Se questo principio fosse in Costituzione, tu, Fini, pagheresti la tassa sulla casa o al comune o alla provincia o alla regione o allo Stato e non a tutti: sembra che almeno su questo Alleanza nazionale potrebbe votare insieme a noi. Ma anche voi della maggioranza potreste votare insieme a noi! Inserendo tale principio in Costituzione, su un bene si pagherebbe una sola tassa. Che poi la si paghi al comune, alla provincia, alla città metropolitana, alla regione o allo Stato, lo si vedrà successivamente.
Noi facciamo riferimento sempre alla gente. Ieri ho detto che noi della Lega abbiamo il cuore che ride. Ebbene abbiamo il cuore che ride perché ci rendiamo conto che veniamo qui a dar voce ai pensieri, ai desideri e ai sogni della gente.
La gente vorrebbe pagare sui propri beni non 10, 20 o 40 tasse ma una soltanto! Approvate almeno questo principio! Un «muro» così infatti è incredibile.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 7.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 347
Votanti 345
Astenuti 2
Maggioranza 173
Hanno votato sì 115
Hanno votato no 230).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 340
Votanti 339
Astenuti 1
Maggioranza 170
Hanno votato sì 108
Hanno votato no 231).


