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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163, recante disposizioni urgenti in materia di proroga della partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 19 giugno 2000, n. 163 (vedi l'allegato A - A.C. 7194 sezione 1), nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 7194 sezione 2).
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un ennesimo provvedimento di proroga della nostre missioni militari all'estero. Abbiamo già avuto modo di trattare questa materia sia in aula sia in Commissione difesa. Ed in ogni occasione abbiamo detto che era necessario fare una valutazione generale sui termini politici di queste missioni, anche perché il confronto parlamentare non si può esaurire semplicemente con una pura ricognizione di carattere soltanto economico e quindi dei costi che comportano tali missioni.
ci ha indicato una data sicura per la permanenza dei nostri militari! Se non ci viene fornita, rischiamo di trovarci in una situazione di grande confusione: come si suol dire, signor Presidente, si naviga a vista e questo non è serio per il Parlamento e non è soddisfacente nemmeno per il Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, signor ministro, riteniamo che possa eventualmente essere considerata una buona iniziativa quella del decreto-legge in esame, emanato per assicurare la prosecuzione di determinate missioni internazionali di pace, che dovrebbero contribuire, come nel caso dell'Albania, a riportare un po' di sicurezza e di ordine pubblico in paesi che, purtroppo, sono soggetti al controllo della criminalità ed in cui non vi è la possibilità delle forze dell'ordine locali di tenere sotto controllo ciò che succede. Tuttavia, prima di poter dichiarare che le intenzioni sono buone, bisogna valutare i fatti e ciò che ha prodotto effettivamente finora l'intervento italiano nei luoghi in cui i nostri uomini stanno operando.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, ci troviamo a discutere il disegno di legge di conversione in legge di un decreto-legge che era stato varato per garantire la partecipazione militare del nostro paese a missioni internazionali di pace. Abbiamo presentato alcuni emendamenti al fine di chiarire alcuni passaggi. Ci aspettavamo un intervento, a correzione del primo, che avesse un altro tenore. Infatti, decreti come questo, che danno alcune garanzie al personale, stanziano alcuni miliardi in infrastrutture d'appoggio al nostro contingente, sono doverosi, ma i problemi sono ben altri e, da tempo, la Lega nord Padania li sta denunciando.
ad esempio, per fare fronte agli scafisti che portano droga nel nostro territorio, che schiavizzano le persone, che comprano e vendono bambine per poi avviarle alla prostituzione sulle nostre strade. I nostri militari dovrebbero imporre un po' di ordine o comunque un po' di rispetto per la giustizia. Seguendo gli indirizzi del Parlamento, il Governo dovrebbe attuare decreti in tal senso, invece, ci troviamo a nasconderci, per l'ennesima volta di fronte ai problemi che ho testé denunciato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.
ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, mi consta che ad oggi vi siano circa 7.000 militari italiani in missione di pace in giro per il mondo; di questi, almeno 1.500 sono in Albania, non, come qualcuno immagina, per tutelare le coste italiane dall'invasione dei profughi, ma per costituire un ponte con il Kosovo e, quindi, per motivi di organizzazione logistica riguardanti l'invio di viveri, medicinali e aiuti alla regione del Kosovo.
Quando un ex Presidente del Consiglio dice che i nostri soldati dovrebbero poter sparare per difendersi, credo che dovremmo cominciare a pensare alla nostra gente, alle coste romagnole e baresi e a tutte le coste che si affacciano sul mare Adriatico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frau. Ne ha facoltà.
AVENTINO FRAU. Signor Presidente, credo che di fronte a questo problema e ad altri di questo genere in ciascuno di noi si faccia strada una sorta di senso di rinuncia: perché intervenire, perché ripetere sempre le stesse cose? Ci sentiamo nella stessa situazione del debitore che riceve la cambiale ogni sei mesi, quando va in scadenza, e si reca in banca per rinnovarla. Questi vengono definiti, anziché cambiali, «decreti di urgenza», quasi che l'urgenza si ripeta in modo automatico ogni sei od otto mesi. Quindi ci troviamo ad esprimere un voto, magari anche favorevole, perché non vogliamo creare troppe difficoltà o danneggiare l'immagine internazionale dell'Italia, ma che non sentiamo come espressione di una volontà politica. Questo accade perché non vi è una politica sulla quale esprimere una volontà. Questo è il vero problema, come ha molto bene osservato il collega Tassone.
Governo albanese su una sua maggior severità; poi ci diciamo che il Governo albanese non è nelle condizioni di garantire l'ordine pubblico in senso lato e, in particolare, per quel che riguarda le conseguenze sul nostro paese; quando arrivano i governanti albanesi si sprecano sorrisi ed abbracci ed altrettanto accade quando i nostri governanti vanno in Albania: tuttavia, vorrei che mentre ci si abbraccia così fraternamente, venga in mente a qualcuno che vi sono uomini che muoiono per difendere non si sa più bene che cosa e che quegli uomini lo difendono in base ad ordini formali del Governo, ma senza una volontà politica effettiva da parte dello stesso. Il Governo ordina loro di difendere le nostre coste, ma in realtà fa in modo che le coste siano difese solo da coloro che si trovano in mare; è un Governo che continua da una parte a mettere in mare i gommoni di resistenza e dall'altra a dare aiuti che sembrano non arrivare sempre nel modo più corretto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.
MAURO MICHIELON. Signor Presidente, dopo il dramma avvenuto alcuni giorni fa, che ha visto morire due militari della Guardia di finanza, dovremmo rivedere attentamente il provvedimento in esame, soprattutto per la parte che riguarda gli impegni in Albania. Non è possibile finanziare ancora l'invio di personale in quel paese, quando il Presidente del Consiglio ha minacciato (non so che effetto abbiano ottenuto tali minacce) di tagliare i fondi se il Governo albanese non comincerà a fermare gli scafisti nei porti.
caso, sì, avrebbe un significato forte, volto ad interrompere i finanziamenti alla nostra missione in Albania, finanziando eventualmente le altre operazioni di pace. Sicuramente, infatti, ha senso che i nostri militari siano in Kosovo, in Macedonia, nella ex Jugoslavia, ma dopo quanto è accaduto è soltanto pericoloso che siano ancora in Albania.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MARIO GATTO, Relatore. Signor Presidente, si invitano i presentatori a ritirare tutti gli emendamenti, esprimendo in caso contrario parere negativo.
PRESIDENTE. Il Governo?
SERGIO MATTARELLA, Ministro della difesa. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 1.1?
CESARE RIZZI. Signor Presidente, come al solito, il relatore e il Governo, quando non sanno cosa fare, invitano a ritirare gli emendamenti. Vorrei allora che mi venisse spiegato il motivo per cui mi si invita a ritirarli. Io non li ritiro e chiedo al relatore di spiegarmi perché dovrei farlo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzi 1.1.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato la parola, ma a questo punto attendo che il relatore risponda all'interrogativo che gli ha rivolto il collega Rizzi.
PRESIDENTE. Onorevole relatore, vuole rispondere alla richiesta di chiarimenti?
MARIO GATTO, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Rizzi 1.1 propone di inserire la previsione del pagamento in euro. Io ritengo utile che il pagamento venga effettuato in lire in quanto l'euro non è ancora correntemente usato. Inoltre, il rapporto tra euro e lira è a tasso fisso, quindi non c'è per il militare alcuna perdita economica.
Forze armate, oltre che degli ufficiali e sottufficiali, anche di volontari e di militari di truppa, richiamandoli dal congedo. La preoccupazione di cui parlavo prima non esiste, perché gli ufficiali, i sottufficiali e i volontari di truppa utilizzati sono tutti soggetti in giovane età, idonei allo scopo ed operativi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, mi chiedo per quale motivo vengano utilizzati, nello specifico, la lira o l'euro, quando, per quanto ricordo, in caso di altre missioni - ad esempio quella in Libano - è stata corrisposta un'indennità di missione in dollari. Al di là della differenza del cambio, mi chiedo per quale motivo ogni volta che si deve corrispondere ai militari in missione all'estero un'indennità si usi una moneta diversa. Nel caso specifico del Libano, lo ripeto, l'indennità fu pagata in dollari, che, in favore di cambio, apportò notevoli vantaggi ai militari.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
DARIO GALLI. Signor Presidente, mi unisco anch'io al dissenso sulle modalità dell'intervento di cui stiamo discutendo, perché non mi sembra che mandare alcuni militari in giro per il mondo e aiutare con un po' di miliardi i paesi in difficoltà sia il modo migliore per affrontare il problema.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galli.
DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, intervengo per ribadire che non si comprendono i motivi per cui si chiede una proroga di questo intervento e quale possa essere il ritorno che potremo trarne, oltre al fatto che i nostri soldati sono costantemente impegnati in quei territori con spese di notevole rilievo. Si parla infatti di oltre 500 miliardi di spesa per l'intervento sino al 31 dicembre: non si vede quale ritorno economico si possa avere dalla continua proroga di partecipazioni a missioni internazionali.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.
FABIO CALZAVARA. Siamo nell'Europa dell'euro da due anni; ingenti capitali e risorse sono stati investiti per informare ed abituare i cittadini europei all'uso dell'euro. Questo emendamento va appunto in tale direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.
DIEGO ALBORGHETTI. Personalmente sono contrario a questo provvedimento di proroga in quanto su questo specifico argomento ritengo necessaria una legge ben precisa e chiara; una legge cioè che non proroghi di sei mesi in sei mesi questi finanziamenti destinati ai militari all'estero. Si tratta di militari che noi inviamo all'estero senza sapere quale sarà la spesa da affrontare per la loro missione.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
DAVIDE CAPARINI. A riprova della inconsistenza e dell'incapacità di questo Governo di gestire una politica estera, ricordo che alcuni mesi fa il presidente di gruppo Mussi aveva tuonato a favore di una possibile riforma, perché non era accettabile che questo Parlamento lavorasse e «perdesse» del tempo per stabilire come e quanto pagare i nostri militari.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Caparini.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Ci troviamo qui a discutere sull'ennesima proroga di un intervento internazionale dell'Italia sulla scena mondiale. Dobbiamo però anche chiederci quale sia l'opinione - chiedo scusa per il gioco di parole - dell'opinione pubblica italiana su questo tipo di interventi. Si tratta di interventi che hanno un costo che viene pagato dai cittadini con tasse e imposizioni fiscali. Se i risultati di tale imposizione fiscale sono il continuo afflusso di immigrati clandestini da quei territori sui quali il nostro esercito svolge un'ipotetica funzione di controllo, è ovvio che qualcosa non funziona. Dal punto di vista dell'emendamento presentato dall'onorevole Rizzi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rossi.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, ascoltando gli interventi che ora si sono susseguiti, mi sono reso conto - come credo tutti i colleghi - che la motivazione profonda di molti di questi discorsi è legata ai recenti avvenimenti che sulle coste adriatiche hanno colpito giovani che servivano il nostro Stato. Penso sia bene tenere in considerazione quanto è successo e credo sia giusto anche questo atteggiamento di particolare cautela nei confronti di uno Stato che, volontariamente o meno - questo è oggetto di dibattito -, sta favorendo il malaffare.
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, ho accennato la questione al sottosegretario Montecchi, che mi ha detto che non sussistono obiezioni, anche in considerazione della visita che il Presidente Amato farà venerdì prossimo in Albania, a rinviare a settembre l'esame del disegno di legge di ratifica ed esecuzione dell'accordo con questo paese. Non so se riusciremo ad approvare gli altri disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno, ma relativamente a quello con l'Albania, il sottosegretario Montecchi, lo ripeto, mi ha detto che non vi sono problemi a posticiparne l'esame e che, anzi, ritiene positivo valutare la questione dopo la visita del Presidente Amato in Albania.
CESARE RIZZI. Chiedo di parlare sul mio emendamento 1.1.
PRESIDENTE. Lei era già intervenuto su questo emendamento.
CESARE RIZZI. No, ero intervenuto sul complesso degli emendamenti!
PRESIDENTE. No, sul complesso degli emendamenti si è già parlato. Le ho dato la parola, dopo che il collega Gatto ha espresso il parere sugli emendamenti. Lei ha posto alcune domande all'onorevole Gatto, che le ha risposto. Potrà intervenire sul suo emendamento successivo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzi 1.2.
CESARE RIZZI. Signor Presidente, l'emendamento propone di sostituire la cifra di 40 mila milioni con 30 mila milioni. Il relatore ha espresso una versione di cui non siamo convinti. In poche parole, sosteniamo che, visto che siamo in un clima di austerità, sarebbe bene diminuire i miliardi che continuiamo a spendere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzi 2.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rizzi 2.2.
CESARE RIZZI. L'emendamento al nostro esame riguarda il richiamo dei riservisti, pudicamente denominati «personale di completamento». È ovvio che le Forze armate, in caso di bisogno, attingerebbero al personale recentemente cessato dal servizio. Perché allora non esplicitarlo? Per ufficiali e sottufficiali di complemento è sembrato opportuno prevedere un termine di ventiquattro mesi dalla cessazione del servizio. Mi chiedo infatti che senso avrebbe richiamare tenenti o sergenti congedati da tre anni. Richiamo pertanto l'attenzione dell'Assemblea su questo emendamento che è molto importante.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzi 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un articolo unico, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del regolamento.
Ricordo che nella seduta del 21 luglio 2000 si è svolta la discussione sulle linee generali ed ha replicato il rappresentante del Governo, avendo il relatore rinunziato alla replica.
Avverto che gli emendamenti presentati sono riferiti agli articoli del decreto-legge, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (vedi l'allegato A - A.C.7194 sezione 3)
Avverto altresì che non sono stati presentati emendamenti all'articolo unico del disegno di legge di conversione.
Passiamo agli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
Ieri sera abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con il ministro delle finanze proprio sui problemi dell'Albania, con riferimento alla tragica vicenda degli scafisti e quindi dei due finanzieri uccisi. Anche in questa occasione abbiamo sottolineato l'importanza e l'urgenza che il Governo venga a dirci quali siano i termini politici dei rapporti tra l'Albania e l'Italia.
Stiamo per prorogare queste missioni senza capire quali siano i risultati politici raggiunti soprattutto in Albania, ma anche in altre parti dell'emisfero, del pianeta, dove abbiamo presenze ben precise e ben puntuali delle nostre Forze armate.
Non c'è dubbio, dunque, che vi è una inadeguata informazione, anche se devo dare atto al relatore Gatto di aver fatto una ricognizione puntuale della problematica esistente, facendo riferimento nella sua relazione al ruolo della NATO, al ruolo dell'Europa e, soprattutto, a quello del nostro paese all'interno dell'Europa e dell'Alleanza atlantica.
I problemi che abbiamo nelle zone nelle quali siamo presenti con le nostre Forze armate per missioni di pace non possono essere risolti semplicemente come fatti burocratici, gestionali ed amministrativi, come abbiamo detto molte volte. Bisogna cogliere queste occasioni per fare una valutazione complessiva.
Non vi è dubbio che, quando parliamo dell'Albania, per esempio, vogliamo comprendere quali siano i nostri rapporti di politica estera con quel paese, quali siano i nostri rapporti diplomatici e, soprattutto, se siano stati raggiunti dei risultati. Questi dati, però, il Governo non ce li ha forniti, così come non ci ha offerto altri elementi di valutazione: abbiamo una situazione di grande confusione, drammatica, che noi abbiamo avuto modo di denunciare ieri sera al ministro Del Turco.
Signor Presidente, ritengo si debba fare una valutazione complessiva. Siamo favorevoli alla proroga, ma ci chiediamo perché essa sia fatta al 31 dicembre 2000 e non, per esempio, al febbraio 2001. Fino a quando dovremo prorogare le missioni? Perché non diciamo per quanto tempo ancora dovremo tenerle in piedi? Ritengo si debba fare un ragionamento molto semplice. Lo dico al ministro della difesa: ogni sei mesi questo Parlamento è chiamato a fare delle proroghe! Nessun Governo
Dobbiamo comunque dare atto alle nostre Forze armate di adempiere il loro dovere, di onorare il nostro paese in tutte le parti del mondo in cui esse sono impiegate. Non vi è dubbio, tuttavia, che molte volte tale impiego avviene al di fuori di una politica complessiva. Voi lo sapete, e lo sa anche il ministro della difesa, che talora, anche da parte di coloro che hanno il comando, la responsabilità delle nostre missioni all'estero, si è levata qualche voce di contestazione, di perplessità o di preoccupazione, perché l'impegno fuori del nostro paese non è supportato da una chiara politica estera.
Noi facciamo dunque un richiamo molto forte. L'intervento del relatore Gatto dovrebbe essere colto nel suo significato politico: egli non appartiene di sicuro all'area della minoranza, alla Casa delle libertà; egli fa parte dello schieramento di maggioranza, eppure credo che nella sua relazione abbia toccato punti - lo dicevo all'inizio del mio intervento - estremamente importanti e significativi. Questo è un fatto politico? Ritengo di sì. Se per il Governo non lo è, vogliamo capire quali siano i fatti politici significativi meritevoli di attenzione e di considerazione.
Il relatore Gatto ha sottolineato l'inadeguatezza di un processo politico e credo che l'accusa non sia rivolta ai suoi colleghi dell'opposizione o della minoranza all'interno della Commissione difesa. Io ritengo che i suoi rilievi siano rivolti al Governo e, soprattutto, che abbiano come riferimento principale i colleghi dell'area della maggioranza.
Signor Presidente, signor ministro della difesa, non è possibile andare avanti in questi termini. Mi auguro che nel corso del dibattito il ministro della difesa vorrà prendere la parola, anche se, certamente, è già intervenuto il sottosegretario Rivera a conclusione della discussione sulle linee generali: ritengo, però, che in questo momento vi sia bisogno di ascoltare il ministro della difesa, affinché ci dica quali sono i nostri impegni ancora da assolvere, le difficoltà, le diverse situazioni ed anche quale tipo di «concerto» ha con il ministro degli affari esteri.
Ritengo che oggi, su questi aspetti, sia necessario fare chiarezza; inoltre, soprattutto, vogliamo conoscere analiticamente i risultati che abbiamo raggiunto nello scacchiere mondiale prima di poter esprimere sicure e conclusive valutazioni. Vogliamo sapere se abbiamo raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefigurati: ritengo che questo sia un modo serio di legiferare e di assumere impegni in sede parlamentare; penso che sia questo il modo per coinvolgere seriamente il Parlamento ed il modo serio di rendere partecipe su questi temi e problemi il Parlamento sovrano. Occorre poi rendere sicuri i nostri soldati, le nostre Forze armate, i nostri carabinieri che sono in missione all'estero.
Signor Presidente, concludo: considero giusta una serie di considerazioni che ho ascoltato dai colleghi in sede di discussione generale, ma attendo ovviamente una risposta da parte del Governo, per cui ci riserviamo di dare un giudizio complessivo e definitivo, in sede di dichiarazioni di voto, sul disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).
In particolare, per quanto riguarda l'Albania, vi sono fortissime perplessità, addirittura sull'utilità di questo tipo di missione, perché, fra gli scopi che si perseguivano quando è stata approvata la missione, vi era sicuramente la necessità di istruire le forze dell'ordine locali e di creare una rete di sicurezza, un qualcosa che consentisse la tutela del territorio in modo certo e concreto. I risultati, però, sono scarsi e scadenti, in sostanza non vi sono: non si è riusciti neanche a creare quella minima rete di controllo territoriale che possa impedire la partenza degli scafi verso le nostre coste e non credo che perseguire questo obiettivo sia davvero difficile se esiste la volontà politica di agire in quella direzione. È vero che non si tratta di combattere gruppuscoli, o clan composti da poche persone, poiché vi sono molti soggetti dediti a queste attività criminali, ma è altrettanto vero che le forze che sono state impiegate sono numericamente importanti.
È quindi necessario riflettere su ciò che si è fatto finora, perché, se sono stati commessi errori, prorogare una gestione con gli stessi criteri adottati in Albania nei prossimi mesi può significare perseverare nell'errore.
Se, invece, si intende modificare la linea di azione, è necessario che il suo Ministero, ma anche tutti gli altri Ministeri interessati, possono effettivamente impartire nuovi ordini, imbastire soprattutto una sorta di rapporto serio, di collaborazione reciproca, ma veramente voluta, con il Governo albanese, non solo a parole. È necessario dimostrare con i fatti di voler operare per ottenere ciò che noi chiediamo e riteniamo giusto chiedere per poter portare un aiuto, che in termini economici costa moltissimo al nostro paese. Occorre ricordare che si tratta di fondi pubblici, di soldi dei cittadini italiani che vengono spesi per aiutare un paese e tutto ciò va benissimo, però gli interessati devono avere la volontà di essere aiutati, di collaborare, devono essere loro i primi a dichiararsi disponibili a combattere i fenomeni criminali.
Purtroppo, signor ministro, a volte sembra di avere la certezza che vi sia una sorta di connivenza, invece, tra le forze governative albanesi e le forze preposte al controllo del territorio con questi clan che compiono atti criminali e controllano il territorio direttamente, come se i veri amministratori dello stesso fossero loro e non le istituzioni democraticamente elette. Quindi, è necessario che il Governo italiano tenga in considerazione tutto ciò prima di decidere la proroga di interventi che potrebbero costituire solo un esborso, un aggravio per i nostri fondi pubblici, non giustificato dai risultati che, in effetti, non ci sono.
Vogliamo sapere, ad esempio, a cosa serva il nostro contingente in Albania. Tutti i cittadini hanno avuto modo di constatare, guardando i telegiornali di pochi mesi fa, che i nostri militari erano costretti dal nostro Governo ad assistere impotenti ai furti dei beni alimentari inviati a sostegno di quei cittadini che ne avevano bisogno. Nessuno può intervenire,
Noi siamo francamente stanchi di vedere i peggiori delinquenti girare per le vie delle nostre città. I più pericolosi arrivano proprio dall'Albania e non lo dico io, ma i questori e i prefetti. Le bande di albanesi partono impunite, senza alcun controllo sui loro territori, e varcano le nostre frontiere per venire a delinquere a casa nostra, senza che nessuno intervenga e, peggio ancora, senza che i Governi intervengano per evitare i disagi che i nostri cittadini stanno subendo. Chiediamo interventi forti, perché uno Stato deve essere forte nei confronti di queste situazioni.
Come dicevo prima, non si effettua alcuna azione di contrasto nei confronti degli scafisti che commerciano con gli esseri umani, portano droga e armi, si affiliano alla nostra malavita, mentre continuiamo a constatare che i nostri contingenti non possono agire a causa di precise responsabilità politiche.
In buona sostanza, nel nostro paese ci sono troppi problemi legati al Governo albanese, che non si impone. Pertanto, pretendiamo che vengano conclusi accordi più seri con il Governo albanese oppure, se non otteniamo risposta, è meglio portare via i nostri contingenti da quel territorio per adoperarli, ad esempio, sulle frontiere e chiudere i loro problemi dentro casa loro, perché a casa nostra di problemi ne abbiamo da vendere.
Basta subire! Se siamo forti e nel giusto, occorre imporre la giustizia a casa nostra e per imporla - ripeto - servono interventi diversi da questi. Questo decreto-legge avrebbe potuto benissimo essere integrato con misure ben più consistenti, che avrebbero dato sicuramente maggiori risposte alle esigenze dei nostri cittadini.
Per i nostri cittadini, che quotidianamente vedono i nostri contingenti che sono là a fare le «belle statuine», è inconcepibile il fatto che dobbiamo mantenere questi reparti militari in una situazione di inerzia totale, che - si badi bene - non è dovuta a incapacità professionale o militare dei contingenti che abbiamo schierato in quei paesi, ma a precise responsabilità politiche.
Evidentemente noi non ci prestiamo a queste cose. Pertanto, il mio intervento è a sostegno degli emendamenti che abbiamo presentato.
Con questo decreto-legge si chiede di dare la possibilità al Governo di continuare ad erogare le somme che servono per rivalutare lo strumento normativo per risarcire il personale soggetto a mobilità. Ciò è giusto: sono perfettamente d'accordo che a questi soldati, che rischiano la vita e sono lontani da casa, siano riconosciuti degli adeguamenti economici, ma, visto che lo stesso rischio che essi corrono in Albania esiste oggi anche sulle coste italiane, portiamo questi soldati sulle coste italiane lasciando loro l'indennità.
Oggi non siamo più in condizione di fare missioni di pace in Albania, perché sulle nostre coste vi è una situazione di guerra. I nostri soldati sono armati e spero non lo siano con pallottole di cartone, come i militari che si trovano fuori da Montecitorio o fuori dalla residenza del Presidente della Repubblica.
Concediamo pure i fondi per finanziare queste missioni ma facciamo in modo che i nostri militari si trasferiscano sul nostro territorio perché ormai gli albanesi verranno tutti da questa parte (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Siamo, infatti, di fronte ad una mancanza di prospettive, non tanto ad una mancanza di strategia; si tratta della mancanza di una visione di quello che può succedere: la strategia presuppone una volontà, una valutazione delle cose, mentre ho la sensazione che di fronte a questo problema ci troviamo semplicemente dinanzi ad un atteggiamento passivo per cui ogni tanto si rinnova una decisione per il semplice motivo che è già stata presa. Con quali valutazioni e prospettive, con quali scadenze, con quali obiettivi con quale accordo con gli alleati? Tutto questo non si sa e allora diventa amaro per un Parlamento decidere sugli interventi cosiddetti umanitari quando ormai le cose sono state fatte: inviamo i nostri soldati in giro per il mondo e il Parlamento lo viene a sapere dopo e ogni tanto ratifica qualche decreto legge per mantenerli lì. Non voglio imputare tutto questo al Governo perché, forse un po' malignamente, penso che noi non sappiamo perché nemmeno il Governo sa e quindi non ha niente da dirci, se non che la conversione di questo nuovo decreto-legge è dettata da motivi d'urgenza. Lo definiamo «nuovo», ma tale non è, è sempre lo stesso!
Vorrei che il Governo ci dicesse qualcosa di più preciso. Vi è l'autorevole presenza del ministro della difesa il quale sarà certamente attento a questo tema che riguarda anche il dicastero degli affari esteri; vorrei quindi che ci dicesse fino a quando si ritiene sia utile la presenza delle nostre truppe, missione per missione. Mi rendo conto che, su 7 o 9 mila soldati che si trovano in missione in varie zone del mondo, la durata dell'impiego varia a seconda delle situazioni, nel senso che alcune missioni sono più lunghe di altre. Chiediamo che il ministro dica una data indicativa (non chiediamo un giorno preciso) per la durata della missione al fine di raggiungere un determinato risultato, altrimenti in questo Parlamento rischiamo di fare un gioco molto brutto, un gioco da bambini che si raccontano delle cose senza averne la consapevolezza. È grave perché si tratta di nostri giovani che si trovano sparsi in diversi paesi del mondo e perché si tratta di soldi di contribuenti italiani e di scelte che coinvolgono fortemente il nostro paese. Vorremmo capire quello che il Governo non dice perché o non vuole dircelo o non lo sa, il che è altrettanto grave.
Voglio citare la questione dell'Albania come un esempio di non governo di vicende del genere. Continuiamo a dirci che abbiamo il dovere di trattare con il
Signor Presidente, la mia tentazione è quella di dare una dimostrazione esprimendo voto contrario sul provvedimento, non tanto perché se ne accorgano gli albanesi (i quali, domani, incontreranno il nostro Presidente del Consiglio, con il quale ripeteranno il rituale dei baci e degli abbracci), ma affinché se ne accorga il nostro Governo, che ha più volte dimostrato di essere indifferente ai comportamenti del Parlamento. Se volessimo dare una valutazione dell'indifferenza, dovremmo guardare al numero di raccomandazioni al Governo e di ordini del giorno approvati ed i risultati che hanno dato.
Tuttavia, a fronte di tale indifferenza, ci troviamo in una situazione che metterebbe in difficoltà anche il parlamentare più leale nei riguardi dello Stato e della comunità internazionale. Ritengo vada dato un segnale forte al Governo affinché il ministro degli esteri non sia soltanto una persona che predica la moderazione senza poi seguire i percorsi che consentano alla stessa di avere spazio e che la nostra difesa non sia soltanto un comitato di viaggi che mantiene all'estero migliaia di giovani militari ed ufficiali in condizioni davvero difficili, ai quali va il nostro pieno riconoscimento ed il nostro apprezzamento, ma che risultano essere uno spreco di energie umane e finanziarie per obiettivi che nemmeno il Governo conosce (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Il rischio reale è che i militari italiani in Albania diventino bersagli ed obiettivi. Non credo che il Governo albanese sia in grado realmente di fermare gli scafisti né credo nella normalizzazione di quel paese ad un livello democratico; sarebbe bene che la risposta del nostro Governo all'Albania consistesse nel ritirare il personale civile e militare, per avere le mani libere di compiere azioni forti nei confronti degli scafisti e, soprattutto, per evitare che i militari italiani siano dei bersagli.
Qualcuno, forse, si è dimenticato che alcuni mesi fa alcune motovedette della polizia sequestrarono alcuni motoscafi di scafisti in Albania. Immediatamente sono stati circondati dagli scafisti ed hanno dovuto restituirli.
Pochi giorni fa, quando è stato sequestrato un motoscafo di albanesi, questi non hanno esitato a sparare in aria per riaverlo indietro. Ecco, questo è il clima - e qui per fortuna è presente anche il ministro della difesa - in cui pretendiamo di tenere i nostri uomini in Albania! Credo che proprio il Governo dovrebbe presentare un emendamento, che in questo
Auspico quindi che il Governo, con un atto di forza, ritiri subito i nostri militari e poliziotti (non si capisce, tra l'altro, perché si faccia sempre riferimento ai militari e mai alle forze di polizia), perché si è ben visto che c'è poco da riorganizzare nella polizia albanese, in quanto gli scafisti partono ogni sera da Valona e dagli altri porti, sotto gli occhi di tutti, ma nessuno agisce.
Per questi motivi siamo critici nei confronti di questo decreto, che però potrebbe essere modificato e trasmesso immediatamente al Senato. Auspichiamo, ripeto, che il nostro Governo compia un atto di forza nei confronti dell'Albania, ritirando i nostri uomini e facendo capire che non siamo più disposti a porgere l'altra guancia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.
Lei ha a disposizione un minuto, onorevole Vascon.
L'emendamento Rizzi 1.2 propone di ridurre la previsione da 40 mila a 30 mila milioni. Ebbene, io ritengo che la stima di 40 mila milioni sia stata fatta in base a dati concreti. Consideriamo anche che negli aeroporti di Dakovica e Pristina occorre non solo adeguare le strutture della pista, ma anche procedere all'acquisto di attrezzature di alta tecnologia che servono a consentire l'atterraggio in condizioni di sicurezza.
Negli emendamenti riferiti all'articolo 2, traspare complessivamente la preoccupazione, da parte della Lega, che si faccia ricorso a personale anziano e non idoneo allo scopo. L'articolo 2, invece, detta norme per l'impiego temporaneo nelle
Per quanto riguarda l'emendamento Rizzi 2.3, ritengo che vi sia prima di tutto un errore, perché nella sua attuale formulazione è sicuramente poco comprensibile. Infatti, invece di parlare di ex militari parte di un rapporto di lavoro subordinato, si sarebbe dovuto parlare di militari in congedo titolari di un rapporto di lavoro. A tale proposito vorrei chiarire che la legislazione vigente tutela già, ai fini della conservazione del posto di lavoro e della progressione giuridica ed economica, coloro i quali vengono temporaneamente richiamati in servizio. Pertanto, l'emendamento concerne norme già vigenti.
Ribadisco, quindi, l'invito rivolto all'onorevole Rizzi e, di fronte ad un eventuale rifiuto, il parere della Commissione è contrario su tutti gli emendamenti.
Onorevole Vascon, le ricordo che ha un minuto a sua disposizione.
Se vogliamo entrare a pieno titolo nell'area dell'euro, non capisco quali possano essere i motivi che ostacolano l'utilizzo di questa moneta, al di là della perdita in termini di cambio. Possiamo porre in essere...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
Onorevole Galli, le ricordo che ha un minuto a sua disposizione.
Per quanto riguarda in particolare l'Albania, non riesco ad immaginare come il Governo italiano, rappresentante di una collettività che non può definirsi certamente piccola e di una potenza economica rilevante, possa accettare di avere questo tipo di rapporto con l'Albania, specialmente in seguito ai fatti accaduti recentemente e, in generale, negli ultimi anni.
Non si può pensare che il Governo albanese sia completamente estraneo alle vicende che accadono. L'Albania non è un paese grandissimo e la costa è abbastanza limitata: non credo che le forze di polizia albanese non siano in grado di controllare i movimenti...
Colleghi, vorrei informarvi che, in relazione all'andamento della seduta, è evidente che si dovrà andare ben oltre le ore 20 fissate per il termine delle votazioni della seduta di questa sera. Valuteremo quali argomenti in calendario non potremo trattare.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.
Onorevole Molgora, le ricordo che ha un minuto a sua disposizione.
Del resto, non si tratta della prima proroga che approviamo per la partecipazione alla missione internazionale su questi territori. Se si discute di missioni di questo tipo e in contropartita si ottiene solo un continuo afflusso di clandestini senza che il Governo albanese faccia nulla, credo che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio suicidio politico.
Non si vede quali siano i risultati dell'impegno che il Governo albanese ha assunto per frenare questa continua emorragia di clandestini. Se tale emorragia continua ad esserci verso il nostro paese, allora sarebbe più opportuno utilizzare le forze dell'esercito per frenare questo fenomeno indegno. È indegno perché sappiamo quanti danni hanno creato i clandestini albanesi che vengono, in larga parte, a costruire organizzazioni per la gestione della prostituzione. Qui dobbiamo porre un freno...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.
Ricordo di aver già proposto molto tempo fa, in seno alla Commissione esteri, emendamenti tesi a far sì che ci si abitui (e il Governo abitui anche noi) a ragionare in termini di euro, anche quando si tratta di provvedimenti di carattere internazionale. Ebbene, non mi è stata data alcuna risposta, ed anzi sono stato invitato a ritirare gli emendamenti.
Colgo quindi questa occasione per invitare i colleghi a votare a favore di questo emendamento perché esso ci dà, per così dire, la possibilità di ragionare in termini di euro anche con provvedimenti legislativi di questa natura, contribuendo nello stesso tempo a rinforzare l'immagine dell'euro, che purtroppo in questi ultimi tempi si è indebolita. Se però questa volontà manca, allora lo si dica in quest'aula!
Ripeto, occorre una legge ben chiara con la quale precisare tutte le modalità di intervento, per evitare - lo ribadisco - proroghe di sei mesi in sei mesi, caricando il bilancio dello Stato di nuove spese. Si tratta poi di spese che a mio avviso sono anche inutili, in quanto...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
Ora ci ritroviamo a discutere di un provvedimento simile, sulla base però di presupposti completamente diversi. Allora, infatti, si trattava di un intervento che seppure discusso atteneva a dei rapporti completamente differenti, mentre oggi ci troviamo dinanzi ad uno Stato, l'Albania, con il quale non ci sono più i presupposti perché vi sia questo reciproco interesse e soprattutto il presupposto per un sostegno dell'economia di quel paese...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
Tuttavia, il provvedimento che ora stiamo discutendo, non è mirato ad un determinato paese; su di esso, in Commissione, si era raggiunto un generale accordo perché prende a cuore e dà risposte alle esigenze di tanti nostri militari che sono stati inviati dal nostro paese in diverse zone del mondo.
Signor Presidente, nell'ordine del giorno della seduta odierna vi è un altro punto che forse riflette ancora di più le preoccupazioni espresse da alcuni colleghi prima intervenuti: il disegno di legge di ratifica ed esecuzione di un accordo di assistenza amministrativa tra l'Italia e la Repubblica albanese. Ritengo che sarebbe prematuro esanimare oggi questo provvedimento per una serie di motivi: da un lato, è giusto lanciare segnali al Governo albanese e riflettere maggiormente su alcune azioni, dall'altro, è necessario tenere in considerazione che il Governo italiano avrà nei prossimi giorni un incontro che potrebbe essere particolarmente rilevante, in conseguenza del quale potrebbero essere modificati i contenuti di questo accordo.
Mi permetto, allora, di proporre ai colleghi intervenuti poco fa - qualora si dovesse concordare, come segno di obiettiva prudenza, sempre che il Presidente della Camera sia d'accordo, di posticipare l'esame dell'atto Camera n. 6312 - di approvare velocemente la conversione in legge del decreto-legge n. 163 per consentire agli italiani che si trovano in tanti paesi del mondo di ottenere le condizioni più favorevoli che questo provvedimento offre loro.
Passiamo ai voti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzi 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 231).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.
Non dimentichiamoci che siamo di fronte ad un'ennesima proroga che ci costa qualcosa come mille miliardi, perché abbiamo in giro per il mondo 10 mila militari che non si capisce bene che compiti abbiano, cosa facciano, come stiano, che ruolo svolgano. Sono inoltre più che convinto che tra poco dovremo mandare dei militari anche in Nigeria.
Si inviano allora all'estero tutti questi militari, decidendo ogni volta delle proroghe ed attingendo al bilancio perché non abbiamo i soldi per pagarli, senza che costoro abbiano uno scopo preciso, senza avere dati chiari e leggi specifiche. Pertanto, visto e considerato che non esiste una normativa, siamo favorevoli ad una riduzione della spesa e quindi con il mio emendamento 1.2 si propone una riduzione da 40 mila a 30 mila milioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzi 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 246).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 244).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzi 2.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 253).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 254).