Allegato B
Seduta n. 767 del 21/7/2000


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INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:

PARENTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
si apprende dagli organi di stampa che, «in spregio al Parlamento, che con la legge 78/2000 non ha conferito alcun mandato in tale senso, verrà legalizzato un enorme «servizio segreto» con alla testa l'Ucsi, e come articolazioni periferiche i comandi territoriali dell'arma dei carabinieri;
tale centrale di raccolta ha operato finora nella più totale illegalità, in violazione dei diritti dei cittadini, sulla mera base di circolari ed al di fuori di specifici controlli;
l'Ucsi risulterebbe, secondo quanto ha stabilito all'unanimità il Copaco (relazione 6 aprile 1995), fuori dalla legge e contro la legge costitutiva della materia (che è la legge n. 801 del 1977);
vi è illegalità nella raccolta di informazioni del suddetto organismo in quanto vengono toccati temi come la vita sessuale, l'adesione a partiti e sindacati, le convinzioni religiose e filosofiche, lo stato di salute;
vi è illegalità nella concessione/negazione dei nulla osta di sicurezza perché non esiste una legge che precisi in che cosa consistano i nulla osta di sicurezza e quali criteri per concederli o negarli;
vi è illegalità nell'uso della classifica, «riservato», che impedisce di conoscere il dossier e che copre anche la normativa che regola la materia -:
se il Governo intenda veramente legalizzare questo enorme «servizio segreto» in violazione dei diritti dei cittadini.
(3-06094)

BORGHEZIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che, nei confronti dell'attuale comandante del Ros di Milano - maggiore Carlo De Donno - sarebbe stato formulato il grave addebito di aver in vari modi «oscurato», nell'indagine antimafia denominata «operazione Africa», elementi di prova al fine di agevolare la posizione di una giovane donna, Veronica Riva, che risulterebbe sentimentalmente legata ora all'ufficiale, la quale in precedenza aveva operato in combutta con due boss egiziani del narcotraffico, divenuti poi «collaboratori di giustizia», di uno dei quali era la compagna;


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la vicenda è particolarmente inquietante, dal momento che risulterebbe che, nelle relazioni di servizio inviate dal Ros alla procura, Veronica Riva - che gestiva la società «Alexandria International» di Milano che, dietro la copertura di un'attività di ingrosso nel settore abbigliamento gestiva traffici di droga e armi, racket dei locali pubblici eccetera - prima presente in posizione ben evidenziata, viene via via fatta sparire letteralmente dall'inchiesta, non entrando né nella lista dei 125 arrestati né in quella degli indagati a piede libero;
nei verbali dei Ros fino a una certa data la stessa compare alla guida di un'auto Ford Escort, auto che nei verbali successivi viene ancora indicata ma come guidata da «una persona non meglio visualizzata» mentre, molto stranamente, tali ultimi verbali non risultano corredati da filmati che invece gli investigatori hanno realizzato regolarmente;
è addirittura circolata un'istantanea fotografica dalla quale un'auto Opel Corsa della Riva, usata successivamente dalla stessa, risulta parcheggiata nel cortile della caserma milanese in cui presta servizio il maggiore Carlo De Donno, a fianco di un auto di servizio;
risulta che tali fatti, ormai da tempo noti nell'ambito del Ros di Milano, abbiano determinato, insieme all'allontanamento di ottimi elementi, anche un clima di sfiducia e di disaffezione -:
quali siano gli urgenti provvedimenti che si ritiene di assumere anzitutto per ridare piena serenità ed operatività al Ros milanese, al quale appartengono ufficiali, sottufficiali e semplici carabinieri validamente impegnati nella difficile e pericolosa attività di prevenzione e contrasto alla mafia e per impedire le pericolose deviazioni sopra denunciate.
(3-06097)

Interrogazioni a risposta scritta:

MANTOVANO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il signor Bruno Mighali, agente di pubblica sicurezza, con decreto 333-D/19204 del Capo della pubblica sicurezza è stato trasferito «per motivi di opportunità e incompatibilità ambientale» dalla questura di Lecce - Commissariato di Nardò, alla questura di Taranto;
il Tar di Lecce, I sezione, con ordinanza pronunciata nella Camera di consiglio del 7 giugno 2000, ha accolto il ricorso n. 1240/2000 proposto dal signor Mighali contro il Ministro dell'interno e il capo della polizia, disponendo l'annullamento, previa sospensione dell'esecuzione, del decreto 333-D/19204 del capo della pubblica sicurezza datato 6 marzo 2000;
il medesimo Tar di Lecce, I sezione, con una successiva ordinanza pronunciata nella Camera di consiglio dell'8 giugno 2000, ha accolto un secondo ricorso (n. 1508 del 2000) proposto dal signor Mighali contro il Ministro dell'interno e il capo della polizia, confermando l'annullamento, previa sospensione dell'esecuzione, del decreto 333-D/19204 del capo della pubblica sicurezza datato 5 aprile 2000;
a tutt'oggi non è stato dato seguito alle suddette ordinanze, e quindi il Mighali non è stato reintegrato al commissariato di Nardò -:
quali provvedimenti intenda adottare per dare concreto e immediato seguito alle predette ordinanze del Tar di Lecce.
(4-31024)

RAVA, DAMERI e PENNA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
recentemente l'amministrazione comunale di Acqui Terme (Alessandria), senza alcuna discussione in consiglio comunale, ha rimosso il monumento alla resistenza ubicato in corso Bagni nei giardini adiacenti al già liceo classico G. Saracco, ufficialmente per procedere a lavori di restauro;
nonostante le ripetute sollecitazioni delle associazioni acquesi, in particolare


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dell'Anpi, tese ad avere assicurazioni circa la ricollocazione del monumento nella sua sede originaria, l'amministrazione non ha fornito alcuna risposta;
la situazione ha negativamente toccato la sensibilità di tutti coloro che credono nei valori della Resistenza, della Libertà e della Democrazia;
la non ricollocazione del monumento nella sua originaria sede verrebbe vissuto dai cittadini come un oltraggio alla memoria dei caduti nella lotta di liberazione -:
quali siano le iniziative che intendono adottare affinché il monumento sia ricollocato nella posizione originaria, nel rispetto della memoria e della sensibilità dei cittadini acquesi.
(4-31035)

ANGHINONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 30 aprile 2000, un folto gruppo di persone (200 circa) di religione Pentecostali, si sono riunite nello stabile della scuola elementare di Casalmoro, per festeggiare privatamente il battesimo di alcuni loro bambini, con danze e banchetti;
il sindaco del comune di Casalmoro avrebbe concesso loro l'uso dei locali senza il rispetto delle norme stabilite dal consiglio scolastico provinciale, che con propria delibera n. 15 del 13 novembre 1978, riguardante l'utilizzo dei locali e delle attrezzature scolastiche per attività extra-scolastiche, all'articolo 3-b cita testualmente: «Le attività per le quali viene consentito l'uso degli impianti debbono essere pubbliche e gratuite - non avere carattere di puro divertimento (es. feste, balli e banchetti)». Ed ancora all'articolo 4 cita testualmente: «l'uso degli impianti potrà essere consentito solo quando non esistono in loco e non siano disponibili per sovraccarico di utenti analoghe strutture pubbliche alternative. L'uso degli impianti e delle attrezzature suddetti è consentito a condizione che sia assicurata la costante presenza alle attività di personale incaricato dalla competente attività scolastica. Gli enti concessionari dovranno provvedere alla copertura assicurativa per le persone partecipanti esonerando l'autorità concedente delle eventuali responsabilità civili e penali...»;
nell'articolo 3, cap. 3, titolo VI della guida normativa per l'amministrazione locale è previsto che il comune abbia la facoltà di disporre della temporanea concessione dei locali scolastici previo assenso del consiglio di circolo e d'istituto nel rispetto dei criteri stabiliti dal consiglio scolastico provinciale;
il sindaco, nel rispondere ad una interpellanza comunale atta a chiarire i comportamenti qui riportati, ha affermato, nel consiglio comunale del 20 giugno 2000, di essere responsabile pur non avendo rispettato le vigenti normative;
nel comune vi è luogo alternativo che avrebbe potuto rispondere alla richiesta è cioè il centro anziani comunale;
in data 15 maggio 2000 il segretario comunale di Casalmoro rispondeva con lettera prot. 1386/I/5/6/ZS alla richiesta documentale di un consigliere comunale, affermando che «l'eventuale documentazione rilasciata dall'autorità scolastica non è in possesso di questo ufficio». Ed ancora: «il comune non ha rilasciato formale provvedimento di autorizzazione all'uso dell'edificio scolastico da parte del signor Jusice Yaw Akoto»;
il signor Jusice Yaw Akoto con lettera protocollata il 3 maggio 2000 chiedeva al sindaco di Casalmoro autorizzazione all'utilizzo di locali pubblici per «l'incontro di famigliari ed amici che avverrà successivamente alla cerimonia di battesimo... il giorno 30 aprile 2000...»;
sarebbe opportuno appurare le responsabilità di coloro che hanno concesso l'uso dei locali scolastici senza la prescritta autorizzazione da parte del consiglio d'istituto e di circolo e se vi sia stata persona incaricata al controllo dell'uso dei locali,


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degli impianti e delle attrezzature a cui far riferimento per i danni eventualmente rilevabili;
andrebbe inoltre chiarito con quale compagnia assicurativa si sia stipulato il contratto di copertura assicurativa come previsto dall'articolo 4 della delibera n. 15 del consiglio scolastico provinciale -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga che tali comportamenti siano lesivi dell'autonomia scolastica in generale e in particolare delle decisioni prese dal consiglio scolastico provinciale.
(4-31043)