Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 764 del 18/7/2000
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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3504 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico, coordinamento politico e cooperazione tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri, da una parte, e gli Stati Uniti del Messico, dall'altra, con atto finale e relativi allegati, fatto a Bruxelles l'8 dicembre 1997 (approvato dal Senato) (5451).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico, coordinamento politico e cooperazione tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri, da una parte, e gli Stati Uniti del Messico, dall'altra, con atto finale e relativi allegati, fatto a Bruxelles l'8 dicembre 1997.
Ricordo che nella seduta del 12 luglio scorso si sono conclusi la votazione degli articoli e l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A. C. 5451)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leccese. Ne ha facoltà.

VITO LECCESE. Signor Presidente, noi verdi abbiamo posto con forza due condizioni per decidere il nostro atteggiamento di voto su questo provvedimento di ratifica. La prima condizione era legata ai tempi di approvazione definitiva, la seconda legata all'accettazione, da parte del Governo italiano, di un atto di indirizzo che raccogliesse le nostre preoccupazioni espresse nel corso della discussione dal nostro presidente di gruppo, onorevole Paissan. Poiché - come si sa - i trattati sono inemendabili a norma di Costituzione (possiamo solo ratificarli o respingerli), abbiamo pensato di raccogliere le nostre preoccupazioni all'interno di un ordine del giorno che è stato accolto dal Governo nella scorsa seduta.
Prima di tutto abbiamo chiesto ed ottenuto che il voto definitivo avvenisse in una data successiva a quella del 2 luglio, giornata di svolgimento delle elezioni politiche in Messico. Questa richiesta è nata dalla nostra volontà di preservare questo provvedimento da possibili strumentalizzazioni


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politiche interne a quel paese durante le fasi della campagna elettorale; abbiamo voluto evitare che la ratifica da parte del nostro paese (l'unico, tra i quindici paesi dell'Unione europea, a non averlo ancora fatto) potesse essere spunto di propaganda spicciola da parte del potere politico dominante in Messico.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

VITO LECCESE. Oggi le elezioni politiche messicane sono alle nostre spalle, hanno avuto un certo esito e, al di là delle valutazioni che ciascuno di noi può dare rispetto all'esito di quella tornata elettorale o sul cartello dei partiti che hanno sostenuto la candidatura, poi risultata vincitrice, di Fox, al di là delle valutazioni che ciascuno di noi può esprimere sui caratteri liberisti che connotano il programma elettorale del candidato Fox e del suo partito (il PAN), nessuno di noi non può non sottolineare che quel risultato rappresenta comunque una svolta storica per quel paese, una svolta significativa per la vita di quella democrazia. Mi riferisco non solamente ai contenuti dell'azione di Governo, che pure valuteremo quando il Governo Fox comincerà a lavorare, ma alla valutazione che vorremmo fare sull'importante significato elettorale del 2 luglio in quel paese, che è la seguente: finalmente è stato possibile, dopo 71 anni di governo egemone da parte del Pri, verificare che in quel paese è possibile l'alternanza. Eravamo tutti preoccupati per i possibili brogli ed i condizionamenti dei poteri forti sul risultato elettorale, ma fortunatamente non vi sono stati episodi di brogli di un certo significato: si tratta di un dato incoraggiante, tenuto conto delle condizioni in cui si sono svolte le elezioni. In quel contesto vi è stata una forte attività da parte dei governi europei, che si è concretizzata nell'osservazione delle procedure elettorali; ricordo l'impegno del mio partito (i Verdi) ed in particolare della nostra presidente Grazia Francescato, che si è recata in Messico in quei giorni come osservatrice elettorale.
Come dicevo, si tratta di un dato incoraggiante: dopo 71 anni vi è l'alternanza. È un dato che può rinvigorire e forse rianimare la democrazia messicana, la più antica in quelle zone del continente latino-americano, forse solo sulla carta: era, infatti, una democrazia ormai asfittica, bloccata dalla persistenza al potere del PRI. Insomma, è una vittoria - come ha detto Carlos Fuentes, scrittore messicano - nella misura in cui il voto è stato massiccio e libero. Sull'azione del nuovo Governo ora dobbiamo tutti essere vigili: così come il popolo messicano ha saputo attraversare il ponte dell'alternanza in modo pacifico e legale, ora vanno affrontati gli altri problemi. Si tratta di problemi veri e gravi: due terzi dei messicani vivono in povertà; un terzo della popolazione non ha opportunità per crescere e per svilupparsi; il prodotto interno lordo è uno dei peggio distribuiti nel pianeta; vi è poi il problema del narcotraffico, nonché un grado di corruzione tra i più elevati al mondo. Infine, vi è un ecosistema gravemente danneggiato e rimane - purtroppo - ancora aperta la grande questione del rispetto dei diritti umani.
Su tali problematiche e sugli effetti dell'accordo che ci accingiamo a ratificare, i Verdi vogliono che il nostro Governo ponga un'attenzione particolare; se è vero che il dialogo politico tra l'Unione europea e quel paese viene ora istituzionalizzato con l'accordo che stiamo per ratificare, è opportuno ricordare che la clausola democratica deve dispiegare i suoi effetti con efficacia e vigore, così come sancito dall'articolo 1 dell'accordo: «Il rispetto dei principi democratici e dei diritti fondamentali dell'uomo, sanciti nella Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo, è alla base delle politiche interna ed estera delle parti e costituisce un elemento fondamentale del presente accordo». Su tale dispositivo e sulle modalità di controllo dello stesso, permangono le nostre perplessità, le stesse che hanno indotto i Parlamenti di Belgio e Germania ad accompagnare la ratifica con raccomandazioni stringenti e pressanti sulla questione del rispetto dei diritti umani. Non possiamo in questa sede, come abbiamo già fatto in discussione generale,


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non evidenziare che Amnesty International ha dichiarato di recente che in Messico - al pari che in Cina, nella Federazione russa e nella Repubblica federale iugoslava - i diritti umani vengono violati sistematicamente ed in maniera particolarmente grave. Lo stesso titolare dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Mary Robinson, ha rilevato che i diritti umani in Messico sono violati gravemente.
Del resto, ciò conferma i rilievi circostanziati sollevati dalla commissione interamericana in sede di Nazioni Unite sull'uso della tortura, le detenzioni illegali, le esecuzioni extragiudiziali, i misteriosi casi di desaparecidos. Questi rilievi assumono per noi un carattere politico forte: più volte abbiamo chiesto al nostro Governo di utilizzare come criterio guida nei rapporti bilaterali e multilaterali, quello del rispetto della Carta universale dei diritti fondamentali dell'uomo, così come chiediamo un'attenzione particolare del nostro Governo perché si possa porre fine alla militarizzazione del Chiapas, a quell'assurda e odiosa guerra di bassa intensità che quotidianamente l'esercito messicano combatte in quei territori, mentre langue il processo di pace e gli accordi di San Andres non producono effetti. Da parte di noi Verdi, quindi, si esprime un sentito richiamo al Governo perché in modo chiaro, forte ed inequivoco ponga tali questioni nel dialogo politico con quel paese. Noi siamo tuttora perplessi, sebbene gran parte delle nostre istanze siano state recepite all'interno dell'ordine del giorno, accolto dal Governo, sull'impatto socio-economico dell'applicazione di questo accordo, cioè sulle conseguenze che avrà per le classi più deboli, per le condizioni di lavoro, per il rispetto dei diritti sindacali. Analogamente, siamo preoccupati in ordine al rispetto degli standard di protezione ambientale.
Pur con queste perplessità, il nostro atteggiamento rispetto a questo accordo è cautamente favorevole e continuiamo a chiedere che vi sia grande attenzione da parte del Governo per le questioni che abbiamo posto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.

RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, dopo due anni e mezzo il Parlamento italiano con questo voto ratifica il trattato tra l'Unione europea ed il Messico. Molti parlamentari hanno lavorato perché questo trattato non fosse sottoposto al voto, almeno finché non si fossero celebrate le elezioni presidenziali in Messico. Era un modo come un altro per esercitare una pressione politica - era nostra facoltà farlo e l'abbiamo fatto - nei confronti del Governo messicano. Pochi giorni dopo la firma del trattato da parte dei quindici Governi dell'Unione europea, è stata approvata dalla Commissione esteri una risoluzione con la quale si auspicava che il trattato fosse approvato e ratificato solo dopo la ripresa del negoziato di pace tra esercito zapatista di liberazione nazionale e Governo messicano. Quell'obiettivo non è stato raggiunto, tuttavia in questi due anni e mezzo l'opinione pubblica messicana ha capito che il suo Governo, il Governo del Presidente Zedillo, ha incontrato gravi difficoltà in termini di credibilità e di autorevolezza nel suo rapporto con i paesi europei e con i loro Parlamenti. Da questo punto di vista, quindi, è stato un successo.
In ogni caso noi siamo contrari a questo trattato; non solo siamo stati tra i maggiori protagonisti del lavoro che ha permesso che esso venisse votato dal Parlamento italiano solo dopo due anni e mezzo, ma siamo anche contrari ai contenuti del trattato stesso. La cosiddetta parte politica, che istituisce un rapporto di collaborazione, e che da qualche punto di vista è certamente una novità nella materia dei trattati internazionali, è tuttavia assolutamente generica ed impossibile da applicare. Le giuste parole pronunciate dall'onorevole Leccese non possono trovare spazio nell'applicazione del trattato. I diritti umani sono violati e se domani riprendesse la guerra nel Chiapas, se domani i diritti umani venissero violati ancor più gravemente, per poter contestare


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agli Stati Uniti del Messico queste violazioni ci vorrebbe l'unanimità dei quindici Governi europei e noi sappiamo che tale possibilità non esiste concretamente. Dunque, quando si parla di questi temi ci si affida ad una totale genericità, mentre nella parte economica e commerciale del trattato - lì sì - si interviene con precisione e con dovizia di particolari.
Ma è proprio della possibilità di incidere sul cuore del trattato, autorizzando la ratifica, che vengono espropriati i Parlamenti, perché esso è stato stralciato ed approvato separatamente dai quindici Governi dell'Unione europea insieme al Governo messicano a Lisbona ed è entrato in vigore il 1o luglio. Quella parte del trattato è proprio la più negativa: si tratta infatti di un classico trattato di liberalizzazione del commercio. Abbiamo già verificato gli effetti dell'analogo trattato stipulato tra gli Stati Uniti, il Canada e gli Stati Uniti del Messico, ormai in vigore da cinque anni: hanno chiuso decine di migliaia di piccole e medie imprese, è aumentata la disoccupazione, è aumentato vertiginosamente il numero dei poveri, secondo le statistiche dello stesso Governo messicano. Ciò è avvenuto senza dubbio perché sono state messe in concorrenza tra loro un'economia debole, anche se non fra le più deboli, e una delle economie più forti, anzi la più forte del mondo, vale a dire quella degli Stati Uniti. È come se un poveraccio e un miliardario giocassero a poker senza porre limiti ai rilanci: è ovvio che, nel puro rispetto delle regole, il miliardario non potrebbe che vincere.
Il trattato fatto dall'Unione europea con il Messico è esattamente identico. Ho letto ieri l'intervista con la signora Green, ministro degli esteri messicano, sul Corriere della Sera che sosteneva, in sintesi: meno male che abbiamo questo trattato, perché ci permetterà di affrancare il Messico dall'abbraccio degli Stati Uniti e potremo scegliere, in alternativa, un altro interlocutore, vale a dire l'Europa. Certo che fa impressione sentire un rappresentante del partito rivoluzionario istituzionale, che ha venduto e svenduto il proprio paese agli Stati Uniti, parlare di alternativa al rapporto con gli Stati Uniti. Tuttavia, vorrei segnalare che non è vero quanto afferma la signora Green e vorrei farlo specialmente per le colleghe ed i colleghi del centrosinistra. Non è vero che la natura di questo trattato economico permetterà al Messico di scegliere: in realtà esso aumenterà lo strapotere delle multinazionali, le quali sceglieranno il NAFTA o questo trattato con l'Unione europea a seconda delle loro esigenze. Se un domani la General Motors decidesse di investire in Messico e trovasse più conveniente farlo applicando questo trattato, lo farà grazie alle sue consociate europee e a farne le spese saranno sempre e solo i lavoratori ed i cittadini messicani.
Non è un caso, colleghe e colleghi del centrosinistra, che il partito di centrosinistra messicano abbia votato contro questo trattato nel Parlamento messicano. Sono profondamente meravigliato che a cuor leggero voi tutti del centrosinistra approviate un trattato che il vostro partito, amico e fratello - il PRD -, giudica assolutamente negativo per il Messico. Capisco che vi guidino altre logiche ed altre politiche.
In ogni caso, noi voteremo contro questo disegno di legge di ratifica per i motivi che ho esposto, ma soprattutto perché vogliamo che in Messico si apra una nuova stagione. È crollato il regime del PRI, ma le politiche economiche continueranno ad essere quelle di prima: anzi, mi rivolgo in particolare ai colleghi Verdi, al vostro partito-fratello Verde, che in questa campagna elettorale, si è alleato con il partito più reazionario e liberista in assoluto, un partito conservatore, contrario all'aborto e ai diritti civili; un partito che propone una ulteraliberalizzazione dell'economia e sappiamo quali danni queste politiche provochino nell'ambiente.
Colleghe e colleghi, vi è altresì una questione che riguarda la coscienza democratica di tutti noi. A nostro avviso, al di là delle opinioni che si possono avere nel merito, non si può ratificare un trattato finché non sarà ripreso il dialogo di pace, visto che in quel paese c'è un conflitto, riconosciuto ufficialmente dal


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Governo, che il Governo stesso non ha voluto né saputo risolvere, perché ha tradito gli accordi che aveva firmato, come ha riconosciuto e affermato ufficialmente il nuovo Presidente, che si insedierà il 7 dicembre alla Presidenza degli Stati Uniti del Messico.
Ritengo sarebbe stato più opportuno non ratificare questo trattato fino a che non fossero almeno riprese le trattative di pace, perché il rischio che si voglia chiudere la questione indigena nel Chiapas e in tutto il resto del territorio messicano con un colpo di mano militare è molto alto. Ne abbiamo già visti i prodromi: abbiamo visto la continuazione e l'implementazione della guerra di bassa intensità; abbiamo già visto le uccisioni, i massacri; abbiamo già visto i paramilitari che sono stati riarmati e che vengono protetti dall'esercito e dalla polizia; abbiamo già visto le condanne che hanno stabilito che i paramilitari sono legati al Governo e al partito di Governo, ma non abbiamo visto mettere in prigione i responsabili di questi massacri, probabilmente perché risiedevano e risiedono ancora - finché non ci sarà il nuovo Governo - nella sede del Ministero dell'interno messicano.
Noi non accettiamo di fare gli ipocriti e di votare un trattato senza affidarci ad alcun meccanismo reale e concreto di controllo, sperando che un domani forse si risolva qualcuno di questi problemi. Potevamo farlo, non abbiamo avuto la fortuna di andare fino in fondo in questa battaglia. In ogni caso il nostro voto sul provvedimento sarà contrario perché ci sentiamo sempre e comunque al fianco dei poveri messicani e soprattutto dell'esercito zapatista di liberazione nazionale (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dobbiamo ancora svolgere numerose dichiarazioni di voto; quindi, chi non è interessato può uscire dall'aula. Sarebbe opportuno svolgere i nostri lavori in un clima più consono.

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