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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del seguente documento: relazione della Giunta per le autorizzazioni a procedere sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Sgarbi, pendente presso il tribunale di Salerno, per il reato di cui agli articoli 81 cpv, 595, primo e secondo comma, del codice penale e 30 della legge n. 223 del 1990 in relazione agli articoli 13 e 21 della legge n. 47/48 (Doc. IV-quater n. 144).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
FILIPPO BERSELLI, Relatore. Signor Presidente, si tratta di un procedimento penale pendente davanti al tribunale di Salerno nei confronti del deputato Vittorio Sgarbi che trae origine da cinque distinte querele sporte dal dottor Agostino Cordova, relative ad affermazioni fatte dall'onorevole Sgarbi nel corso di diverse puntate della trasmissione Sgarbi quotidiani.
paralizzata, non ha potuto intervenire su fatti penalmente rilevanti perché vi era il grande teorema della massoneria. E fin qui può essere una svolta. Ma dov'è che è assurdo che io possa essere condannato per questo? È assurdo quando il Consiglio superiore della magistratura accerta che la procura di Palmi era incompetente sulle questioni affrontate dal procuratore Cordova e nessuno ha avuto il coraggio di aprire un procedimento disciplinare di fronte ad un magistrato che non soltanto si è occupato di una cosa prevalentemente invece che di altre, ma che non aveva la competenza per farlo».
volto a dimostrare una sola violazione a leggi e regolamenti. Cordova ha vinto il campionato universale sulla iperbolica quantità di materiale sequestrato in tutte le logge massoniche italiane. Capisco che ormai nessuno ha più limiti al ridicolo, ma che un magistrato, ritenuto tra i migliori in Italia, abbia fatto lavorare per anni centinaia di dipendenti della giustizia per un pugno di mosche è offesa al comune buon senso e alla serietà della giustizia ancorché italiana».
a criticare quelle che, a suo avviso, erano le strategie giudiziarie del dottor Cordova.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame del documento, è assegnato un tempo di 5 minuti (10 minuti per il gruppo di appartenenza del deputato Vittorio Sgarbi). A questo tempo si aggiungono 5 minuti per il relatore, 5 minuti per richiami al regolamento e 10 minuti per interventi a titolo personale.
La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Sgarbi nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Berselli.
Nella querela dell'8 maggio 1995, il dottor Cordova si duole di quanto affermato nella trasmissione Sgarbi quotidiani trasmessa in dato 8 febbraio 1995 su Canale 5. Nell'occasione, l'onorevole Sgarbi ebbe ad affermare che: «...sul magistrato Cordova, del quale non ho fatto produrre un documento importante (...) della sua facondia, della sua dialettica, della sua grazia nel fare conferenze stampa, del dire cose tanto importanti come quelle che oggettivamente diffamano i carabinieri, diffamano la polizia, che fa - che fanno, i carabinieri - il loro lavoro (...) Di fronte al sacrificio di carabinieri e poliziotti abbiamo un magistrato che dice che non fanno abbastanza, non lavorano abbastanza, non fanno il loro lavoro. Spero che i carabinieri, di fronte a un magistrato diffamatore, abbiano la forza di reagire e anche loro denuncino il procuratore Cordova». E poi: «...Questo ripeto e lo ripeto, anche in virtù del fatto che il procuratore Costa, che oggi ha preso il posto di Palmi, si è trovato di fronte a 13 mila casi giudiziari inevasi perché il procuratore Cordova si era occupato dei teoremi della massoneria e quindi ha lasciato in disparte molti problemi, molte cause, molti processi che riguardavano crimini violenti, quindi atti contro le persone, di mafia o di 'ndrangheta, perché si preoccupava di trovare i massoni e i rotariani».
E poi: «...Ma questa condanna da cosa è derivata? Dall'aver detto la verità, dall'aver detto, come oggi conferma il procuratore Costa, che per due anni, che per due anni la procura di Palmi è stata
E ancora: «La procura di Palmi, con un ufficio distaccato a Roma, non era competente ad occuparsi dei casi di massoneria affrontati dal procuratore Cordova, e io qui, pubblicamente, lo denuncio al Consiglio superiore della magistratura perché avvii un procedimento disciplinare per chiedersi come fosse possibile che alcuni procuratori e un procuratore capo si occupassero di una cosa di cui non erano competenti, per cui quell'ufficio non aveva la competenza sufficiente».
Per quanto riguarda la querela del 16 maggio 1995, in tale atto viene esposto che nella trasmissione Sgarbi quotidiani, trasmessa in data 16 febbraio 1995 su Canale 5, l'onorevole Sgarbi ebbe a dichiarare che: «...spero che qualche cittadino abbia la forza ed il coraggio di denunciare Cordova, perché risponda di queste dichiarazioni. Io denuncio da tempo il comportamento illegittimo di questo procuratore che, già alla procura di Palmi per due anni, si è occupato di cose di cui non si doveva occupare. Dichiarata incompetente ad occuparsi di massoneria, la procura di Palmi è stata paralizzata, come testimonia l'attuale procuratore, per due anni per la volontà di potere e per i teoremi di questo procuratore».
E ancora: «...Nessuno, nessuno è intervenuto per punire sul piano disciplinare e penale questo procuratore, il quale continua con arroganza a ribellarsi alle leggi dello Stato». E poi: «...È un atteggiamento intollerabile di un uomo che già in passato ha agito e ha continuato ad agire indisturbato pur non potendolo fare, pur essendo incompetente la procura di Palmi ad occuparsi della massoneria, argomento per lui evidentemente molto stimolante, in tutta Italia. Una procura della Calabria che agisce in tutta Italia con un ufficio distaccato, anche questo illegittimo, a Roma e con la volontà di mettere in piedi una macchina straordinaria che ha portato (ed è per questo che sono stato condannato: per aver detto, insieme ad un giornalista da cui avevo tratto informazione, che questo procuratore ha mandato i carabinieri) carabinieri pagati da voi, pagati dallo Stato, da Palmi a Pesaro a sequestrare gli elenchi degli iscritti al Rotary, al Rotary. Questo ha fatto e questo è un atteggiamento maniacale (...). I teoremi non funzionano, non hanno niente a che fare con la giustizia. Ora i teoremi sono quelli che hanno spinto il signor Cordova ad incriminare un assessore onesto della giunta di Napoli». E ancora: «...Adesso Bassolino si accorge che Cordova (...) agisce in maniera sbagliata, agisce seguendo teoremi, agisce non in nome della giustizia ma della volontà di potenza, per dominare Napoli, per fare un colpo di Stato nell'ambito della municipalità napoletana».
Nel corso della trasmissione del giorno successivo, 17 febbraio 1995, dichiara: «... attacco inaccettabile da parte di un magistrato sulla base di teoremi, fantasie, visioni. Un'azione squisitamente politica, un modo per diffamare, per dire che Napoli è una città di miseria, di disonestà».
Querela dell'8 giugno 1995. In tale atto il dottor Cordova espone che nella trasmissione Sgarbi quotidiani, trasmessa in data 13 marzo 1995 su Canale 5, l'onorevole Sgarbi dichiarò che «...la fatica del procuratore Cordova di Napoli nel far sequestrare ben venti metri cubi di documenti durante la sua inchiesta contro le logge massoniche e la P2, costata oltre dieci miliardi all'erario, è stata ridicolizzata da una sentenza assolutoria che ha annullato tutto, non essendo riuscito l'apparato inquirente a trovare, in venti metri cubi di scartoffie (...) nemmeno un atto
Querela del 5 agosto 1995. In tale atto il dottor Cordova espone che nella trasmissione Sgarbi quotidiani del 10 maggio 1995 su Canale 5, l'onorevole Sgarbi ha affermato: «...Ma che cosa vuole in realtà Cordova? Si capisce che punta a un potere che non è un potere della legge, ma è la prepotenza, e cioè la possibilità di utilizzare la legge come un'arma per conquistare il potere». E ancora: «...Non può essere controllato, prende la dichiarazione del pentito e ne fa l'uso che vuole, non fa nessuna verifica e su quella arresta le persone (...) un potere totale, un potere arbitrario, un potere assoluto (...) cioè nel momento in cui il pentito abbia mentito, e sia verificato, lui ha fatto un errore ma nessuno può punirlo e lui non deve rendere conto a nessuno (...). Questo vuole Cordova! (...). Vogliono quindi libertà assoluta, libertà di fare quello che vogliono e, soprattutto, libertà di fare errori. Contro la giustizia, contro la verità, contro gli uomini».
Nel corso della trasmissione andata in onda il successivo 2 giugno 1995, l'onorevole Sgarbi ha affermato che il comportamento di alcuni magistrati «che non vogliono applicare la legge, come Cordova per esempio» è illegale. E ancora: «in realtà vogliono il carcere come un'arma, (...) come le Brigate Rosse usano il sequestro, la morte del nemico politico, questi prendono il nemico politico e lo attaccano, lo impiccano davanti a tutti e questo finisce (...) e cosa dice Cordova che non vuole applicare la legge sui pentiti, perché a lui i pentiti vanno sempre bene?».
Querela del 15 settembre 1995. In tale ultimo atto il dottor Cordova espone che l'onorevole Sgarbi ha affermato, nella trasmissione del 19 giugno 1995: «perché sono scandalizzato da questo libro? Perché non passeranno alla storia né Davigo, né D'Ambrosio, né Cordova, né Caselli, nomi oggi cantati nelle cronache di giornalisti ruffiani. Non passeranno alla storia perché chi toglie la libertà, chi porta alla morte non passerà alla storia».
La Giunta ha esaminato la questione nelle sedute del 7 giugno e del 5 luglio 2000. Nella seduta del 7 giugno 2000 l'onorevole Sgarbi, com'è prassi, è stato ascoltato in audizione.
Al riguardo, è emerso che le critiche svolte dall'onorevole Sgarbi nei confronti dell'operato del dottor Cordova, quale pubblico ministero della procura di Palmi, appartengono interamente all'aspra polemica politica, che ha avuto larga eco parlamentare (sia con atti di sindacato ispettivo, sia con interventi nelle diverse sedi parlamentari, sia ancora con proposte di legge), avutasi in anni recenti in Italia circa il ruolo di alcuni magistrati, le cui iniziative particolarmente clamorose sono parse a molti come un'interpretazione eccessivamente lata della funzione giudiziaria. In questo contesto è sembrata evidente la coloritura politica delle motivazioni che hanno spinto l'onorevole Sgarbi a rendere le affermazioni in esame.
Peraltro, la Giunta ha considerato che, mentre le querele sporte l'8 maggio, il 16 maggio e l'8 giugno 1995 concernono dichiarazioni che fanno riferimento a circostanze specifiche dell'attività del dottor Cordova, quelle depositate il 5 agosto e il 15 settembre 1995 sono relative a critiche più generiche. Nelle prime, infatti, si fa riferimento a profili ben enucleati, come per esempio gli atti istruttori disposti al di fuori dell'ambito di competenza della procura di Palmi o il fatto che, in seguito al trasferimento del dottor Cordova ad altra sede, il magistrato che gli è subentrato ha preferito una linea di conduzione dell'ufficio del tutto diversa; nelle seconde, invece, l'onorevole Sgarbi si limita
Pertanto la Giunta ha deliberato di riferire all'Assemblea nel senso che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni, sia in ordine alle dichiarazioni riportate nelle querele dell'8 maggio, del 16 maggio e dell'8 giugno 1995, sia per quelle riportate nelle querele del 5 agosto e del 15 settembre 1995.