Allegato A
Seduta n. 745 del 21/6/2000


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MOZIONI BUTTIGLIONE ED ALTRI N. 1-00440, SIMEONE ED ALTRI N. 1-00449, BOSCO ED ALTRI N. 1-00450, GRIMALDI ED ALTRI N. 1-00451, MANTOVANI ED ALTRI N. 1-00462 E MUSSI ED ALTRI N. 1-00463 CONCERNENTI LA REVOCA DELL'EMBARGO INTERNAZIONALE NEI CONFRONTI DELL'IRAQ.

(Sezione 1 - Mozioni)

MOZIONI

La Camera,
considerata la gravità della situazione presente nei rapporti tra Iraq e la comunità internazionale;
vista la risoluzione 1284 delle Nazioni Unite che obbliga l'Iraq a cooperare con la Commissione delle Nazioni Unite incaricata di verificare la distruzione di tutte le armi nucleari, batteriologiche e chimiche detenute dal governo iracheno;
rilevato il rifiuto espresso fino ad ora dal governo iracheno di accettare la risoluzione sopramenzionata e di collaborare alla sua realizzazione;
considerata la situazione di grande sofferenza di milioni di cittadini iracheni a causa dell'embargo imposto a questo Paese;
considerato il fatto che la difesa dello Stato di Israele in pace e sicurezza è una pietra angolare della politica europea nel Medio Oriente a causa del grave debito dell'Europa verso il popolo ebraico a seguito dell'Olocausto;
vista la necessità di dare al popolo iracheno un segno di buona volontà in modo da ristabilire il dialogo di pace;

impegna il Governo

a svolgere una azione diplomatica per una iniziativa dell'Unione europea per ricercare una soluzione pacifica della crisi incombente basata sui seguenti punti:
a) la piena esecuzione da parte del governo iracheno della risoluzione 1284 delle Nazioni Unite;
b) la revoca dell'embargo e la ripresa di normali relazioni commerciali come conseguenza del successo della missione della Commissione delle Nazioni Unite a garanzia della creazione di un clima di pace che rassereni i rapporti tra tutti gli Stati della regione.
(1-00440)
(Testo così modificato nel corso della seduta) «Buttiglione, Tassone, Teresio Delfino, Volontè, Grillo, Cutrufo, Armani, Fei, Di Luca, Stradella, Bampo, Amoruso, Ciapusci, Marras».
(16 febbraio 2000).

La Camera,
considerata la gravità della situazione presente nei rapporti tra Iraq e la comunità internazionale;
vista la risoluzione 1284 delle Nazioni Unite che obbliga l'Iraq a cooperare con la Commissione delle Nazioni Unite incaricata di verificare la distruzione di tutte le armi nucleari, batteriologiche e chimiche detenute dal governo iracheno;
rilevato il rifiuto espresso fino ad ora dal governo iracheno di accettare la risoluzione


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sopramenzionata e di collaborare alla sua realizzazione;
considerata la situazione di grande sofferenza di milioni di cittadini iracheni a causa dell'embargo imposto a questo Paese;
considerato il fatto che la difesa dello Stato di Israele in pace e sicurezza è una pietra angolare della politica europea nel Medio Oriente a causa del grave debito dell'Europa verso il popolo ebraico a seguito dell'Olocausto;
vista la necessità di dare al popolo iracheno un segno di buona volontà in modo da ristabilire il dialogo di pace;

impegna il Governo

a svolgere una azione diplomatica per una iniziativa dell'Unione europea per ricercare una soluzione pacifica della crisi incombente basata sui seguenti punti:
a) la piena esecuzione da parte del governo iracheno della risoluzione 1284 delle Nazioni Unite;
b) la revoca dell'embargo e la ripresa di normali relazioni commerciali come conseguenza del successo della missione della Commissione delle Nazioni Unite a garanzia della creazione di un clima di pace che rassereni i rapporti tra tutti gli Stati della regione.
(1-00464)
«Giovanardi, Frattini, Follini, Marinacci, Saraca, Lucchese, Peretti, Galati, Michelini, Marotta, Zacchera, Tortoli, Marzano, Fronzuti, Colletti, Del Barone, Liotta, Carmelo Carrara, Armani, Taradash, Bampo, Calderisi».
(16 febbraio 2000).

La Camera,
considerato che:
il permanere dell'embargo nei confronti dell'Iraq continua a provocare effetti sempre più tragici sulla popolazione, in termini di morti per fame e per malattie, accentuando il drammatico isolamento di un popolo che sta inesorabilmente sprofondando in una condizione di sottosviluppo;
in base ai dati forniti dalla Fao, in Iraq mancano macchinari agricoli, concimi e sementi; si registrano enormi difficoltà a livello di reperimento degli essenziali prodotti alimentari, tali da determinare gravissime carenze nutrizionali; il potere d'acquisto dei salari è sensibilmente ridotto; la situazione igienico-sanitaria è critica e si registra un allarmante incremento delle malattie infettive;
la drammatica situazione dell'Iraq è confermata da tutti gli organismi umanitari internazionali e dai componenti delle commissioni inviate in quel Paese dall'Onu;
in data 23 febbraio 2000, il Ministro della sanità a Bagdad ha informato che l'embargo internazionale imposto dall'Occidente all'Iraq nel 1990, all'indomani dell'invasione del Kuwait, ha causato fino ad oggi la morte di oltre un milione 273 mila iracheni;
dalla stessa fonte si apprende che nel solo mese di gennaio 2000 sono morti 8 mila bambini e 3 mila adulti, soprattutto per tumore, malnutrizione, diabete e diarrea;
la tragedia dell'Iraq ha ormai assunto dimensioni immani ed assurde;
è diventato ormai ineludibile, alla luce di tali atteggiamenti, riconsiderare, in coerenza, tra l'altro, con la posizione espressa da altri importanti Paesi, quali la Francia, la Russia e la Cina, la necessità e l'opportunità di confermare sanzioni che stanno facendo sprofondare l'Iraq in un baratro di miseria e di disperazione;
l'esperienza del passato dimostra ampiamente come il ricorso all'embargo non sia di per sé risolutivo e che anzi spesso finisce per agevolare il rafforzamento interno dei governi coinvolti;


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non vanno dimenticate, peraltro, le dimissioni in serie da parte di rappresentanti dei vertici dell'Onu a Bagdad, ricondotte dai funzionari interessati all'assoluta urgenza di revocare l'embargo, così ponendo fine ad una tragedia che va sempre più assumendo proporzioni immani ed incivili;
un accorato appello affinché sia revocato l'embargo nei confronti dell'Iraq è stato recentemente rivolto dallo stesso segretario generale dell'Onu;

impegna il Governo:

ad assumere tutte le iniziative possibili a livello internazionale al fine di pervenire alla revoca dell'embargo e allo sblocco dei beni iracheni attualmente congelati presso banche estere di paesi aderenti all'Onu, nella misura e con modalità tali da garantire il soddisfacimento delle primarie esigenze di ordine sanitario e delle necessità alimentari della popolazione;
ad assumere tempestivamente adeguate iniziative finalizzate alla realizzazione di un progetto internazionale rivolto all'acquisto di alimenti ad alto valore vitaminico e di medicinali, della cui distribuzione in Iraq incaricare gli organismi umanitari riconosciuti a livello internazionale;
a riferire entro tre mesi al Parlamento sull'esito di tali iniziative.
(1-00449)
«Simeone, Merlo, Zaccheo, Fragalà, Angelici, Rallo, Galeazzi, Nuccio Carrara, Gissi, Fino, Foti, Antonio Rizzo, Butti, Aloi, Cardiello, Cuscunà, Leone, Ruggeri, Losurdo, Menia, Malgieri, Marengo, Manzoni, Anedda, Sgarbi, Pampo, Lo Presti, Scarpa Bonazza Buora, Lo Porto, Vitali, Amato, Vincenzo Bianchi, Delmastro Delle Vedove, Riccio, Saponara, Aprea, Mazzocchin, Marongiu, Niedda, Soro, Polenta, Scantamburlo, Saonara, Valetto Bitelli, Cento, Monaco, Rogna Manassero di Costigliole, Mario Pepe, Giovanni Bianchi, Voglino, Caccavari, Brancati, Novelli, Settimi, Jannelli, Contento».
(30 marzo 2000).

La Camera,
premesso che:
l'embargo in corso contro l'Iraq perdura da quasi 10 anni, causando danni incalcolabili e difficilmente descrivibili nella società irachena;
le sanzioni inflitte al popolo iracheno hanno gravemente infranto i diritti fondamentali dell'uomo, togliendo alla popolazione ogni tutela della salute, il diritto di vivere in condizioni decorose, i diritti umani internazionalmente riconosciuti, compresa la capacità di poter sfruttare liberamente le proprie risorse economiche;
gli organismi internazionali presenti in Iraq, giornalmente, sono in grado di constatare le gravi conseguenze del totale embargo in atto nei confronti di questo popolo, problemi di ogni sorta derivanti dalla grave mancanza di generi alimentari, di medicinali e dal cedimento della struttura economica dei servizi;
l'Unesco nel suo rapporto del luglio 1999 ha dichiarato che le conseguenze delle sanzioni economiche nei confronti degli iracheni, in particolare modo nei confronti dei bambini e dei neonati, hanno determinato un'alta mortalità che ha raggiunto, tra gli anni 1994-1999, una percentuale di mortalità neonatale del 10,8 per cento successivamente degenerata, poi, nei bambini sotto il quinto anno di età, al 56 per cento, il tutto per mancanza di cibo, medicinali e generi di prima necessità, che ha permesso l'aumento esponenziale di malattie infettive;
i paesi della coalizione, durante l'operazione militare contro l'Iraq, hanno utilizzato armamenti banditi dall'ordine internazionale, e, tra questi, le munizioni all'uranio impoverito, determinando gravi fenomeni di inquinamento ambientale che


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hanno portato una innaturale crescita di malattie tumorali del sangue, dei polmoni, dell'apparato digerente e della pelle, provocando deformazioni fisiche e corporee associate ad altre malattie;
l'accordo «Oil for food» non ha soddisfatto le più semplici necessità del cittadino iracheno, sia nell'approvvigionamento di generi alimentari che di medicinali, in quanto le quote stabilite sono insufficienti alle necessità della popolazione ed inoltre sotto l'aspetto nutritivo risultano sbilanciate;

impegna il Governo:

a promuovere tutte quelle iniziative che riterrà più opportune allo scopo di porre fine all'embargo in atto;
ad intervenire presso gli organismi internazionali, l'Onu, la Commissione europea e la Nato, affinché cessino i quotidiani bombardamenti, che tutt'oggi persistono, e si apra un tavolo di trattativa per mitigare l'assurda ed inumana persecuzione di un popolo che da troppo tempo soffre una situazione ormai divenuta insostenibile.
(1-00450)
«Bosco, Oreste Rossi, Fontanini, Borghezio, Rizzi, Martinelli, Giancarlo Giorgetti, Maroni, Bianchi Clerici, Stefani, Caparini, Balocchi, Molgora, Luciano Dussin, Alborghetti, Calzavara».
(6 aprile 2000).

La Camera,
rilevato che:
da quasi un decennio l'Iraq, uno Stato sovrano membro delle Nazioni Unite, subisce un embargo che non trova precedenti, né casi simili ad esso paragonabili, con limitazioni alle importazioni, alle esportazioni, ai traffici e alle comunicazioni, per cui la popolazione civile soffre di gravi privazioni con perdite di vite umane, specie tra i bambini;
quotidianamente vengono effettuati bombardamenti da parte delle forze inglesi e statunitensi sulle zone a nord e a sud del paese, proclamate unilateralmente zone interdette al volo;
l'obiettivo voluto dalle risoluzioni del Consiglio dell'Onu, cioè stabilire un controllo sugli armamenti, convenzionali e non, dell'Iraq è stato vanificato dal comportamento della commissione di ispettori presieduta da Mr. Butler, che ha operato per finalità estranee al mandato dell'Onu;
le stesse organizzazioni internazionali hanno riconosciuto inadeguato il piano di distribuzione di cibo e medicinali in cambio di esportazione di petrolio (piano conosciuto come Oil for Food);
la situazione sanitaria è preoccupante, come denunciato costantemente dall'Oms, per la ripresa di epidemie, per la carenza di attrezzature sanitarie ospedaliere, per la impossibilità di attuare un trasporto di emergenza degli ammalati;
recentemente anche un numeroso gruppo di esponenti del congresso Usa ha chiesto che siano individuati tempi e modi per porre fine all'embargo;

impegna il Governo:

ad adoperarsi presso ogni organismo internazionale perché si pervenga alla conclusione delle ispezioni previste dalle risoluzioni Onu e alla fine dell'embargo all'Iraq;
a promuovere iniziative in sede di Comunità europea per superare la situazione di stasi, determinatasi dopo il fallimento della commissione Butler, e per riportare l'Iraq nei normali rapporti internazionali con il ripristino delle sue prerogative di Stato sovrano;
a disporre al più presto la riapertura della nostra ambasciata a Bagdad, considerandolo come un segnale importante, considerato che l'Iraq ha ottemperato in larga misura alle richieste della comunità internazionale contenute nelle risoluzioni Onu.
(1-00451)
«Grimaldi, Brunetti, Pistone».
(18 aprile 2000).


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La Camera
considerato che:
secondo i dati di diverse organizzazioni delle Nazioni Unite quali l'Unicef e la Fao, e di altre organizzazioni internazionali, le sanzioni economiche imposte all'Iraq dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu nel 1990 e tuttora in vigore hanno causato la morte di oltre un milione di cittadini iracheni, in gran parte bambini, ed hanno provocato il collasso del sistema sanitario ed educativo e dell'intera economia e società;
l'Iraq distrutto dalla guerra non ha potuto riprendersi. Mancano le risorse per riparare le infrastrutture e Ravviare la produzione. Chi non è disoccupato ha salari da fame e ne spende il settanta per cento solo per il cibo. Due milioni di iracheni - soprattutto tecnici e manodopera specializzata - costretti dall'assenza di lavoro hanno lasciato il paese;
malgrado la risoluzione n. 986 del Consiglio di Sicurezza, che ha introdotto il cosiddetto accordo «Oil for food», la situazione umanitaria permane gravissima (morte per inedia e malattie curabili di 4.500 bambini al mese);
il perdurare dell'embargo si va configurando come una palese violazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani fra le quali in particolare la Convenzione per i diritti dell'infanzia, la Convenzione di Ginevra sulla protezione delle popolazioni civili in caso di conflitto e la Dichiarazione finale della Conferenza sulla Sicurezza Alimentare;
la commissione Onu per i diritti umani, con risoluzione n. 35/1997 ha invitato gli Stati «a revocare le sanzioni economiche qualora, dopo un ragionevole periodo di tempo, esse non abbiano permesso il raggiungimento degli obiettivi prefissati»;
le ragioni del fallimento della missione degli osservatori per il disarmo guidata da Richard Butler hanno messo in luce finalità estranee ai mandati Onu; il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite solo nel recente marzo 2000 ha individuato una nuova commissione di 17 membri, scelti in modo più rappresentativo della comunità internazionale;
forze statunitensi e inglesi bombardano quotidianamente le zone a nord e a sud dell'Iraq, proclamate unilateralmente come zone interdette al volo provocando vittime tra la popolazione civile;
quello iracheno è divenuto il più lungo embargo della storia;
che i danni alla popolazione, e in particolare alle fasce di età più deboli, quali anziani e bambini, sono gravissimi, come testimoniato da organizzatori internazionali quali la Croce Rossa e l'OMS, che parlano apertamente di genocidio e denunciano la violazione di diritti umani basilari causati da un così pesante isolamento;
l'embargo aereo viene fatto valere in senso estensivo ed arbitrario anche rispetto allo stesso testo della risoluzione dell'ONU, lungo i 1.000 chilometri di deserto che separano Bagdad da Amman;
per denunciare l'insostenibilità di questa azione il responsabile delle Nazioni Unite che presiede agli aiuti si è polemicamente dimesso nel gennaio scorso, così come avevano già fatto i suoi due predecessori;
l'embargo non ha scalfito minimamente il regime di Saddam Hussein e solo un ritorno dell'Iraq all'interno della comunità internazionale potrà contribuire alla lotta delle forze di opposizione per il conseguimento della democrazia;

impegna il Governo

ad assumere in ogni sede internazionale posizioni esplicite per la fine dell'embargo all'Iraq, chiedendo in tal senso un pronunciamento dell'Assemblea Generale dell'ONU;
a promuovere in sede comunitaria un'iniziativa utile affinché l'Europa tutta si


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muova per l'eliminazione dell'embargo, anche con atti unilaterali giustificati da gravissime ragioni umanitarie;
a riaprire entro il corrente anno l'ambasciata italiana a Bagdad, considerando ciò come passo possìbile, dato che l'ONU ha già accertato che l'Iraq ha ottemperato in larga parte alle richieste della comunità internazionale contenute nelle risoluzioni con le quali fu comminato l'embargo;
a scongelare i fondi iracheni bloccati nelle banche italiane, all'indomani dell'invasione del Kuwait, disponendo il definitivo superamento della legge n. 278 del 5 Ottobre del 1990;
ad attivare forme di aiuto bilaterale a fini umanitari, con progetti di cooperazione in campo sanitario e di sostegno alimentare, dando tutto il sostegno possibile alle attività delle nostre Organizzazioni non governative ed ai progetti di cooperazione decentrata assunti dagli enti locali;
a realizzare un ponte sanitario sotto il controllo delle Nazioni Unite, attrezzando a tal fine un apposito aereo-ospedale, che consenta, come accade perfino in presenza di conflitti militari, di trarre in salvo persone in pericolo di vita che necessitino di intervento sanitario d'urgenza non eseguibile a Bagdad a causa dell'inagibilità delle strutture sanitarie.
(1-00462)
«Mantovani, Bertinotti, Giordano, Cangemi, De Cesaris, Bonato, Boghetta, Lenti, Malentacchi, Nardini, Pisapia, Edo Rossi, Valpiana, Vendola».
(9 giugno 2000).

La Camera,
premesso che:
l'inviato speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Iraq, l'ex Ministro degli esteri olandese Max van der Stoel, si è dimesso dall'incarico lo scorso 24 novembre 1999;
il 14 e il 15 febbraio sono state rese pubbliche le dimissioni di Hans von Sponeck, coordinatore del programma umanitario delle Nazioni Unite in Iraq, e di Jutta Burghardt, responsabile del Programma alimentare mondiale (PAM), ambedue di nazionalità tedesca;
anche il predecessore di Hans von Sponeck nel ruolo dl coordinatore degli aiuti umanitari all'Iraq, Denis Halliday, di nazionalità irlandese, si era dimesso;
le motivazioni delle ultime dimissioni sono legate alla impossibilità di applicare la risoluzione n. 1284 del 17 dicembre 1999 del Consiglio di sicurezza dell'ONU, decisa con le astensioni di Francia, Russia e Cina, denominata «Oil for food», che non favorirebbe il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione irachena stremata da più di dieci anni di duro embargo;
la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dello scorso dicembre condizionava la sospensione per 120 giorni delle sanzioni sulle esportazioni di petrolio alla verifica da parte di ispettori dell'ONU (United nation monitoring, verification and inspection commission, altresì denominata Unimovic) della avvenuta eliminazione della armi di distruzione di massa;
i proventi dell'avvenuta eventuale vendita di petrolio da parte del governo iracheno andrebbero su un conto corrente intestato all'Unimovic, che dovrà poi decidere quali prodotti (medicinali o generi alimentari) potrebbero entrare in Iraq;
la risoluzione ha sì aumentato il tetto della quantità di petrolio esportabile dal governo iracheno ma non ha previsto la possibilità per lo stesso governo di importare pezzi di ricambio per la sua industria petrolifera, senza i quali non può essere aumentata la produzione;
il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan ha presentato il 22 febbraio 2000 un appello ai paesi membri del Consiglio di sicurezza perché consentano all'Iraq di rifornirsi di parti di ricambio


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per milioni di dollari, al fine di permettere la sopravvivenza della sua industria petrolifera, contenere l'impennata dei prezzi del petrolio e alleviare le gravi sofferenze della popolazione civile dell'Iraq;
l'embargo da tempo gravante sull'Iraq continua a provocare morti e stenti soprattutto a danno delle fasce più deboli della popolazione; secondo dati dell'Unicef continua ed essere elevatissimo di tasso di mortalità infantile;
la pressione nei confronti del regime iracheno deve avvenire non a discapito della popolazione civile, ormai stremata;
vanno immediatamente assunti provvedimenti idonei a soddisfare i bisogni essenziali del popolo dell'Iraq;
il lungo periodo di sanzioni economiche sinora imposte all'Iraq non ha certo scalfito le posizioni di potere di Saddam Hussein;
anche negli Stati Uniti vi è un crescente consenso politico verso l'obiettivo della revoca dell'embargo all'Iraq;
è indispensabile una rapida conclusione delle ispezioni previste dal Consiglio di sicurezza dell'ONU;

impegna il Governo

ad intraprendere ogni iniziativa finalizzata alla revoca dell'embargo;
a rafforzare la nostra rappresentanza diplomatica a Bagdad per attivare nuove e più dirette forme di aiuto umanitario bilaterale, in campo sanitario ed alimentare, ed a porsi come obiettivo la riapertura entro il corrente anno della nostra ambasciata;
a realizzare una iniziativa mirata a fronteggiare le più gravi emergenze sanitarie riguardanti persone in pericolo di vita, prive di assistenza per le fatiscenti strutture ospedaliere.
(1-00463)
«Mussi, Pezzoni, Abbondanzieri, Bartolich, Crucianelli, Marco Fumagalli, Francesca Izzo, Olivo, Schmid, Zani, Guerra, Cherchi».
(9 giugno 2000).