Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 734 del 6/6/2000
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Sull'ordine dei lavori, per richiami al regolamento e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho chiesto la parola per affrontare due questioni: la prima è che durante il TG5 di ieri sera, intorno alle ore 20, il giornalista Sposini, facendo riferimento alla sfilata svolta per festeggiare l'anniversario della Repubblica, prima nei titoli scritti e poi nel testo letto ha definito la manifestazione un rigurgito nazionalista.

PRESIDENTE. Quale manifestazione?

TEODORO BUONTEMPO. Quella del 4 giugno ai Fori Imperiali. Nei titoli e nel testo letto ha definito la manifestazione un rigurgito nazionalista. Le segnalo questo non solo perché resti agli atti, ma affinché ognuno, in base al proprio dovere, segnali alla proprietà e all'ordine dei giornalisti questa vicenda.

PRESIDENTE. Per la proprietà può farlo qualcuno che è più vicino, ma ci proverò anch'io.

TEODORO BUONTEMPO. Ma lei di solito è talmente un buon ambasciatore che riesce ad avere le porte aperte anche verso quella proprietà; quindi, può farlo come Presidente della Camera, oltre che come persona di prestigio. A parte gli scherzi, mi pare che sia davvero una cosa molto grave.

PRESIDENTE. Sono d'accordo con lei sulla gravità.

TEODORO BUONTEMPO. La seconda questione è la seguente: molti colleghi - non è il mio caso - forse hanno avuto remore a denunciare un fatto.
Presso la Presidenza della Repubblica si è svolta la festa della Repubblica e ai Fori Imperiali vi è stata la sfilata, con un grande significato patriottico, morale e di unità delle forze politiche verso i valori della patria e della nazione.
Ritengo che il fatto che i deputati non siano stati invitati sia di estrema gravità. A questi parlamentari anche lei - a mio


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avviso, spesso impropriamente - fa dei richiami che spesso sono di natura formale e ai quali si vuole dare sostanza politica. Poi si festeggia la Repubblica e le persone che rappresentano la nazione per mandato parlamentare non vengono invitate. Gli inviti si fanno prevedendo che entro una data ora di un certo giorno si debba comunicare se si sarà presenti o meno, perché mi rendo conto che vi sono un certo numero di posti disponibili.
Al Quirinale erano presenti uomini di spettacolo, attori e cantanti (Commenti del deputato Saia): benissimo, ma è grave che non si invitino i deputati, non perché non si fosse lì in quel momento, ma per la scarsa considerazione che anche ai vertici dello Stato si ha nei confronti di questo Parlamento.
Per quanto riguarda la manifestazione dei Fori Imperiali è avvenuto qualcosa di più grave: non solo non c'è stato l'invito, ma chi ha telefonato al Ministero della difesa, su disposizione del sottosegretario Rivera - beato lui, eterno sottosegretario, non si capisce per quali meriti, ma questo ci tocca - si è sentito rispondere che gli inviti erano tutti esauriti (parlo di cinque o sei giorni prima della manifestazione), come se si trattasse di un invito a casa sua, al matrimonio della figlia, ad una cerimonia privata.
Ancora più grave, signor Presidente, è il caso di alcuni parlamentari che si erano recati in via dei Fori imperiali (in quelle stesse ore mi trovavo davanti all'ambasciata cinese perché insieme ad una quindicina di radicali volevamo festeggiare la Repubblica ricordando i tragici avvenimenti di piazza Tienanmen) ai quali è stato impedito l'accesso. Alcuni hanno rinunciato a far presente il proprio status (in tal caso nessuno avrebbe potuto opporsi) ma credo che questa circostanza vada sottolineata perché lei si faccia interprete presso il Ministero della difesa per comprendere la logica con la quale questi inviti sono stati distribuiti. È impensabile che alcuni funzionari di tale Ministero (di cui posso anche fornire i nomi) rispondano, a nome del sottosegretario Rivera, che non ci sono posti per i deputati proprio nel giorno in cui si onora la Repubblica.
La mia è una protesta non formale ma sostanziale perché tutto ciò sta diventando un'abitudine. A Roma io partecipo a tutte le manifestazioni ufficiali più come ex consigliere comunale che come parlamentare, perché ormai i sindaci e i presidenti delle province e delle regioni in tutta Italia alle manifestazioni istituzionali non invitano più i deputati. A Roma avviene così nelle manifestazioni ufficiali o in occasione della visita di Capi di Stato estero, come dimostrano le fotografie scattate in tali occasioni. I parlamentari non vengono invitati e coloro che vogliono partecipare si devono umiliare per chiedere agli uffici stampa un invito a manifestazioni alle quali prima di ogni altro dovrebbero essere invitati.
Indipendentemente dalla volontà del parlamentare di partecipare o no, la vicenda del 4 giugno è molto grave, pertanto invito lei e i presidenti di gruppo a fare una nota di protesta presso il Ministero della difesa (Applausi).

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei ha ragione perché, sollecitato da un collega deputato che voleva assistere alla manifestazione e che non era riuscito ad ottenere quanto chiedeva, ho parlato personalmente con il ministro della difesa, che mi ha detto che, in base a regole del Ministero (che non ho sindacato in quel momento), erano invitati soltanto i presidenti di Commissione, i presidenti di gruppo e i segretari dei partiti. Tra l'altro è una situazione di cui sono venuto a conoscenza solo all'ultimo momento perché un collega, che ora non è presente, aveva insistito per partecipare.
Sembra anche a me che sia il caso di segnalare al Ministero della difesa di fare in modo che il prossimo anno non si verifichi più una situazione del genere. Come suggerisce lei, i parlamentari potrebbero confermare con largo anticipo, ai fini dell'organizzazione e dell'assegnazione dei posti, la propria presenza.


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Agirò in questi termini e informerò il ministro della difesa di questa sua giusta segnalazione.

GIUSEPPE COVRE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Vorrei aggiungere un breve commento sulla manifestazione di domenica scorsa alla quale ho partecipato insieme alla delegazione della Lega nord composta da tre colleghi. Ho notato la presenza di qualche altro collega parlamentare e nella parte del palco nella quale ci trovavamo erano presenti molti ex parlamentari che sicuramente avevano il diritto di esserci. Faccio questi commenti immaginando che la manifestazione si svolga anche l'anno prossimo.
Non entro nel merito, ma dico che la stampa ha un po' ridicolizzato il fatto che era presente anche l'autista dell'onorevole Bossi. Egli non era in rappresentanza del segretario della Lega nord Padania, lo posso testimoniare; era lì per caso e c'era spazio. Ha nobilitato la categoria degli autisti, partecipando alla manifestazione. Vi era dello spazio e si è fermato, tutto lì. Erano assenti alcuni parlamentari e per quell'autista, che aveva accompagnato la delegazione della Lega nord Padania, c'era spazio: nessuno lo ha mandato via e lui si è fermato. Ho voluto dire ciò per chiarire quanto scritto in quell'articolo.

PRESIDENTE. Spero che l'Ufficio di Presidenza non tragga da qui motivo interpretativo.

PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, vorrei lasciare a verbale alcune precisazioni in ordine all'intervento da me precedentemente svolto, che ha suscitato alcune contrarietà espresse sia durante, sia dopo l'intervento stesso. In particolare, gli onorevoli Tassone, Pisanu e Pagliarini rinvenivano nel mio intervento la prova di una volontà inconfessata, da parte dell'Ufficio di Presidenza, di garantire il numero legale attraverso la nuova disciplina delle assenze. Signor Presidente, non ho mai affermato una cosa del genere. Come lei ha giustamente fatto rilevare, questa norma non può ottenere quell'effetto, perché i colleghi dell'opposizione possono tranquillamente uscire dall'aula e far mancare il numero legale dopo cinque, dieci, quindici votazioni e, in quel momento, risulterà che hanno partecipato al 100 per cento delle votazioni. Essi, dunque, non sono in alcun modo trattenuti, da questa norma, dall'uscire dall'aula.
Viceversa, volevo evidenziare - e intendo rimarcarlo - che a mio parere è del tutto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...

PASQUALE GIULIANO. Presidente, il dibattito sul punto non è chiuso?

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, il presidente Petrini sta precisando una questione.

TEODORO BUONTEMPO. Dov'è la questione?

PRESIDENTE. Ma perché non volete riconoscere il diritto di parlare?

TEODORO BUONTEMPO. Nessuno impedisce di parlare.

PRESIDENTE. Allora riconoscete quel diritto: non dovete impedire di parlare. Prego, presidente Petrini.

PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per un richiamo al regolamento ed intendo esporre, come ho detto, alcune specificazioni. Poi, se qualcun altro vorrà aggiungere altre osservazioni, potrà farlo, ma non capisco per quale motivo dovrei essere limitato.
Signor Presidente, quel che intendevo dire (e che ribadisco nuovamente) è che ritengo, in quanto ho il diritto di farlo,


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sbagliata l'affermazione secondo la quale il dovere di mantenere il numero legale è in capo alla maggioranza. Ritengo che ciò non sia affatto vero e lo dimostrerò da regolamento. L'articolo 48-bis - che nessuno di voi ha mai inteso contestare - al primo comma stabilisce che è dovere dei deputati partecipare ai lavori della Camera. Se è dovere dei deputati - di opposizione e di maggioranza - partecipare ai lavori della Camera, ne consegue in modo indubitabile che è dovere di tutti partecipare alla formazione del numero legale. Non è scritto che è dovere dei deputati di maggioranza partecipare ai lavori della Camera e che ciò è facoltà dei deputati di opposizione.

DOMENICO GRAMAZIO. Mantenere il numero legale è un'altra cosa!

PIERLUIGI PETRINI. Partecipare ai lavori e contribuire alla formazione del numero legale è un dovere di tutti i deputati: questo intendevo dire.

MARIO TASSONE. Nessuno l'ha contestato!

PIERLUIGI PETRINI. Però è stato attribuito un significato diverso alle mie parole, onorevole Tassone. Ne consegue - ed è assolutamente logico e, appunto, sequenziale - che qualsiasi intervento normativo regolamentare inteso a perseguire l'assenteismo e a favorire la presenza dei deputati è di per se stesso un intervento inteso ad incentivare il mantenimento del numero legale; cosa che, peraltro, mi sembra del tutto legittima e doverosa. Nessuno di noi - credo nemmeno voi - vuol far mancare il numero legale in senso imprecisato; lo vorrà far mancare in alcune specifiche circostanze, intese a rimarcare una contrapposizione politica; ciò in alcuni precisi momenti e precise circostanze che, come diceva il Presidente, sono tuttora assolutamente agibili per l'opposizione. Chiarito questo equivoco, non da me ingenerato, ma da qualcuno evidentemente frainteso, ringrazio e saluto.

PRESIDENTE. La ringrazio. Colleghi, ho una lista interminabile di deputati che hanno chiesto di parlare, ma non vi sono problemi.

DOMENICO GRAMAZIO. E a che ora si finisce?

PRESIDENTE. A mezzanotte, più o meno...

STEFANO LOSURDO. Come vede, non si vota ma si lavora!

PRESIDENTE. Bene, spero che si fermi anche lei.

MAURO GUERRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO GUERRA. Signor Presidente, non intervengo sul tema ora ripreso dal collega Petrini. Dopo la sua risposta alle questioni sollevate dal collega Buontempo avrei potuto anche evitare di prendere la parola, ma ci tengo a farlo perché non mi capita molto spesso di trovarmi d'accordo con il collega Buontempo - e viceversa -, quindi mi fa piacere che rimanga a verbale in questa occasione il mio consenso rispetto alle questioni da lui poste, pertanto mi associo alle sue valutazioni.

ANTONIO RIZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO RIZZO. Signor Presidente, desidero appellarmi all'articolo 137 del regolamento della Camera perché ho presentato un'interpellanza, il 2 maggio scorso, in merito alla ricostruzione nelle zone alluvionate ed in particolare all'ospedale crollato a Sarno. Il regolamento prevede che, trascorse due settimane dalla loro presentazione, le interpellanze siano poste all'ordine del giorno della seduta del primo lunedì successivo. Si tratta di un'interpellanza che ritengo importante per i cittadini della zona dell'agro sarnese e di Sarno in particolare, ma sono passati


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circa trenta giorni e non ho ancora ricevuto l'invito a discuterla. Non è la prima volta che ciò accade, perché da quando è avvenuta l'alluvione, circa due anni fa, ho presentato quaranta o cinquanta atti di sindacato ispettivo a cui non ho mai ricevuto risposta e che non ho mai potuto discutere: quindi, signor Presidente, le chiedo per l'ennesima volta che mi si inviti per lo meno a svolgere questa interpellanza.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzo, la Presidenza si farà carico dell'esigenza da lei sollecitata.

CESARE RIZZI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, mercoledì scorso, di sera, mentre stavo uscendo ho visto un gruppo di gente di colore fuori della Sala della lupa...

PRESIDENTE. È terribile, questa cosa...

CESARE RIZZI. Come terribile, erano lì!
Beh, mi sono informato su quale fosse il motivo per cui erano lì e mi è stato detto che c'era il Presidente del Congo da lei. Sappiamo benissimo che il Presidente dell'ex Zaire è un sanguinario che ne ha combinate di tutti i colori (Applausi del deputato Buontempo), eppure mi risulta che l'anno scorso è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica ed è stato portato in giro per Roma per tre giorni. Finché lo riceve il Papa, posso anche capirlo, perché deve curare le anime, quindi è giusto, però che le istituzioni italiane si prestino a ricevere personaggi che hanno fatto milioni e milioni di vittime, tra cui molti bambini, è una cosa assurda. Chiedo a lei, signor Presidente, se sia il caso di ricevere questi personaggi. Parliamo tanto di pace, ma quello sarà venuto ovviamente a chiedere qualcosa, non so, lo saprà lei: visto che si sa benissimo che il sottosuolo del Congo è ricchissimo, magari il Governo italiano ci ha fatto un pensierino, passando sopra a tutta la serie di morti che ci sono stati. Insomma, signor Presidente, trovo assurdo che lo Stato italiano per la seconda volta riceva un personaggio, come ripeto, sanguinario e che ne ha combinate di tutti i colori: è una cosa al di fuori di ogni logica.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, si tratta dell'altro Congo, il Congo Brazzaville, non quello cui lei faceva riferimento.

CESARE RIZZI. Beh, siamo lì.

PASQUALE GIULIANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASQUALE GIULIANO. Signor Presidente, non intendo entrare nel merito delle argomentazioni, peraltro opinabilissime...

PRESIDENTE. Le sono profondamente grato, onorevole Giuliano.

PASQUALE GIULIANO. ...dell'onorevole Petrini, però mi chiedo e le chiedo se da un punto di vista formale sia corretto riaprire il dibattito in assenza degli altri interlocutori, con la scusa del richiamo al regolamento.
Questo senso avevano le mie proteste di prima, che non intendevano assolutamente negare, ovviamente perché non spetta a me, il diritto di parola all'onorevole Petrini. Mi è sembrata una scorrettezza, specie in assenza, in particolare, delle persone che hanno contestato, con argomentazioni valide, il suo assunto.

PRESIDENTE. Onorevole Giuliano, l'onorevole Petrini, avendo ricevuto delle critiche, ha voluto spiegare quale fosse il suo pensiero. Non ha assolutamente inteso replicare a critiche fatte da altri: ha voluto spiegare che il suo pensiero era di un certo tipo.


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PASQUALE GIULIANO. Non mi pare sia consentito!

PRESIDENTE. Ci sono diritti costituzionali, elementari, di base e tra questi rientra il diritto, per ogni deputato, di chiedere la parola, di ottenerla e di intervenire, alla fine dei lavori, per spiegare il proprio pensiero espresso in precedenza e che a suo giudizio è stato male interpretato. Questo è un diritto costituzionale.

PASQUALE GIULIANO. Penso che non lo possa fare!

PRESIDENTE. La Costituzione lo consente...

PASQUALE GIULIANO. Oltre alla Costituzione c'è anche un regolamento!

PRESIDENTE. ...e spero che continui a consentirlo per molto tempo, onorevole Giuliano.

PASQUALE GIULIANO. Lo spero anch'io e non mi pare il caso di fare queste battute!

PRESIDENTE. Oggi mi sembra che in materia di diritti siamo tutti molto scarsi.

DOMENICO GRAMAZIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, vorrei tornare a questioni più vicine agli interessi della gente.
In queste ultime ore è all'attenzione degli organi di stampa ed è oggetto di una serie di interrogazioni la questione relativa alla necessità di aprire un nuovo polo oncologico nella città di Roma. Ci sono state dichiarazioni, che abbiamo appreso dai giornali, del ministro della sanità nel senso che sembra vi sia la possibilità che domani venga riaperta la trattativa per l'acquisizione di alcuni beni che devono entrare a far parte dell'IFO per la costituzione del nuovo polo oncologico nella città di Roma, che servirebbe il centro sud e le isole.
Richiamo la sua attenzione, signor Presidente, su un problema di così rilevante importanza, per vedere se sia possibile far rispondere, al più presto possibile, il ministro della sanità ad una serie di interrogazioni vertenti sull'argomento.

PRESIDENTE. Sono già state presentate?

DOMENICO GRAMAZIO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego gli uffici di prendere nota della questione e di valutare se sia possibile, utilizzando lo strumento delle interpellanze urgenti, con le forme previste in questo caso, soddisfare la sua richiesta.
Onorevole Gramazio, credo le convenga, questa sera stessa, trasformare in interpellanza urgente alcuni degli atti già presentati.

DANIELE MOLGORA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, non è possibile pensare che quanto detto poco fa dal Vicepresidente Petrini riguardo al dovere dei deputati di partecipare ai lavori dell'Assemblea e della Camera in genere sia condivisibile.
In primo luogo, si è detto che partecipare ai lavori ed assicurare il numero legale non sono compiti della maggioranza. Mi chiedo cosa significhi partecipare ai lavori della Camera. Quando, senza stiracchiate interpretazioni del regolamento, eravamo presenti in aula, pur senza votare, partecipavamo ai lavori dell'Assemblea, pur facendo mancare il numero legale. La stiracchiata interpretazione del regolamento ci costringe invece ad uscire dall'aula e a non partecipare ai lavori.


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In secondo luogo, bisogna ricordare che in ordine alla partecipazione ai lavori dell'Assemblea sicuramente la maggioranza ha maggiori responsabilità riguardo alla presenza in aula. Chi stabilisce l'ordine del giorno? Chi decide i provvedimenti che vengono messi all'ordine del giorno, se non la maggioranza? Quale potere ha l'opposizione di stabilire nel merito i testi dei provvedimenti? Chi deve sostenere tali provvedimenti, se non la maggioranza che definisce i testi in Commissione? Il problema è che si vuole scaricare sull'opposizione il fatto che la maggioranza non è in grado di approvare i provvedimenti che ha definito in Commissione. Questa è la realtà dei fatti.
Pertanto, queste interpretazioni del regolamento sono assolutamente inaccettabili, perché l'opposizione sarebbe costretta a sostenere provvedimenti della maggioranza senza che quest'ultima tenga conto delle necessità dell'opposizione. L'interpretazione che ha dato l'onorevole Petrini è a mio avviso assolutamente deplorevole anche perché essa provenendo da un Vicepresidente della Camera (e ciò può essere considerato un'aggravante) può essere un'interpretazione che viene anche data in seno all'Ufficio di Presidenza. Rendiamoci allora conto che vi sono responsabilità anche politiche collegate a questo regolamento! Se la maggioranza fissa nel merito il testo dei provvedimenti non può poi chiedere all'opposizione di contribuire al mantenimento del numero legale che la maggioranza non è in grado di assicurare da sola.

PRESIDENTE. Onorevole Molgora, vedrà che questi problemi verranno risolti quando il Parlamento avrà raggiunto la piena alternanza!

RAFFAELE COSTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAFFAELE COSTA. Signor Presidente, colleghi, io non credo di dovermi associare a quella indicazione relativa alla «sfilata» di domenica, fatta dal TG5. Si è trattato di una manifestazione assolutamente civile e corretta, che nel corso di una conversazione ho definito nazionalfederalista, e che direi rappresenta anche un'apertura del Quirinale alla società civile oltre che a quella militare, soprattutto perché quel pomeriggio ha avuto caratteristiche molto diverse rispetto al passato. Certi privilegi, certi esclusivismi sono infatti caduti, e questo fa sicuramente piacere.
Colgo comunque questa occasione per sollecitare la risposta alle interrogazioni relative proprio all'attività, alla gestione del Quirinale sia per ciò che riguarda la pubblicità dei bilanci, visto che ci troviamo sempre di fronte ad un ente «segreto», o comunque ad un bilancio segreto, sia per ciò che riguarda l'aspetto legato al regime delle assunzioni e della gestione del personale, che manca di una caratteristica fondamentale, quella della pubblicità.
In conclusione, con questo mio intervento intendo chiedere che la Presidenza solleciti una risposta agli atti ispettivi che in materia sono stati presentati, in parte ammessi e in parte non ammessi.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Costa, per quanto riguarda la parte relativa agli atti ispettivi ammessi ne verrà sollecitata la risposta.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, intende nuovamente intervenire?

TEODORO BUONTEMPO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intendo, parlare ancora della questione sollevata dal collega Petrini. La dimostrazione che da parte sua, Presidente, e della Camera vengono garantite le libertà dei singoli deputati la si ha quando prende la parola l'onorevole Petrini, il


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quale da un po' di tempo a questa parte, più che soffermarsi sugli argomenti da esaminare, prende la parola e pontifica come se alle sue spalle avesse schiere di parlamentari, mentre mi pare che così non sia; è comunque giusto tutelarne il diritto alla parola. Se prima è sembrato che noi glielo volessimo negare, gli chiediamo allora scusa perché non era certo questa la nostra intenzione.
Quanto al merito l'onorevole Petrini ha cercato ancora una volta di non riportare con verità le cose avvenute in aula. Nessuno ha sostenuto che la maggioranza, e solo la maggioranza, deve garantire il mantenimento del numero legale. Nel breve intervento dell'onorevole La Malfa vi è stato a mio avviso un passaggio assai significativo. Dal momento che il costituente ha previsto il numero legale per le votazioni in aula, l'opposizione utilizza il non voto perché con esso difende - giustamente o ingiustamente, in modo condivisibile o non condivisibile - le proprie posizioni politiche.
Poc'anzi noi siamo usciti dall'aula non per diserzione o perché nullafacenti, ma per protesta politica dopo le dichiarazioni del Presidente in merito all'applicazione di questa nuova norma del regolamento. Forse è stato commesso un errore nel non dichiararlo, ma l'uscita dall'aula, in questo caso, rappresenta una difesa, per come noi vediamo le cose, di fronte ad un atto che il Presidente ritiene di aver adottato legittimamente ma che l'opposizione pensa che forzi un po' lo stesso regolamento.
Quindi l'uscita dall'aula, il non voto è un atto meramente politico. Quello che è avvenuto qualche minuto fa è la dimostrazione che il non voto, a volte, è sostanza politica, non diserzione.
L'onorevole La Malfa l'ha detto molto bene riguardo al Parlamento europeo: non c'è il numero legale ma, quando c'è, gli strumenti dell'opposizione e della maggioranza funzionano. Tra i provvedimenti dell'ultima settimana, uno in particolare era votato anche dall'opposizione. L'opposizione stava qui e faceva il proprio dovere: il numero legale è mancato per la diserzione della maggioranza. Spesso la maggioranza, quando non è d'accordo su un provvedimento, anziché risolvere la questione in casa propria, fa mancare il numero legale.

PRESIDENTE. Vorrei solo dirle che il provvedimento è dell'Ufficio di Presidenza, non del Presidente.

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