Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 720 del 10/5/2000
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(Effetti occupazionali della politica industriale della Telecom Italia)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Lamacchia n. 3-05615 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4).
L'onorevole Lamacchia ha facoltà di illustrarla.

BONAVENTURA LAMACCHIA. Signor Presidente, signor ministro, in questi ultimi anni, il settore delle telecomunicazioni ha subito notevoli trasformazioni quali la privatizzazione di Telecom, l'ingresso di nuovi gestori di telefonia fissa e mobile e una profonda evoluzione tecnologica.
La liberalizzazione del mercato e la sua globalizzazione comportano un crescente grado di competitività e selettività, imponendo agli operatori di comparto un processo di intensa trasformazione presso le nuove esigenze.
La Telecom Italia non ha ancora una ben definita politica industriale di riassetto dell'indotto e ciò ha aggravato una situazione occupazionale del settore già precaria. Negli ultimi mesi, un ulteriore taglio degli investimenti da parte della Telecom ha ridotto il budget del 2000 alle imprese dell'indotto di oltre il 20 per cento, con oscillazioni che vanno dal 25 al 40 per cento nelle regioni Puglia, Calabria e Sicilia. Le chiedo, signor ministro, come intenda intervenire affinché sia rapidamente definita, da parte della Telecom, una politica industriale di riassetto dell'indotto e si evitino, quindi, crisi occupazionali e tensioni sociali.

PRESIDENTE. Il ministro delle comunicazioni ha facoltà di rispondere.

SALVATORE CARDINALE, Ministro delle comunicazioni. Signor Presidente, l'onorevole Lamacchia solleva una questione relativa agli effetti che starebbero producendo le scelte di politica industriale effettuate dalla Telecom sull'indotto della stessa Telecom e sulla conseguente occupazione. L'onorevole Lamacchia paventa che tali effetti possano tradursi in un sensibile peggioramento della situazione occupazionale nel Mezzogiorno. A questo proposito debbo rammentare che, a seguito della privatizzazione della Telecom e della liberalizzazione del mercato, le scelte di strategia aziendale rientrano ormai nell'esclusiva competenza degli organi di gestione dell'azienda. Tuttavia, non solo le problematiche collegate alle scelte di politica industriale sono state seguite dal Governo, com'è noto, ma sono state favorite anche tutte le intese in grado di tutelare i profili occupazionali e le prospettive di sviluppo di un'azienda che costituisce parte rilevante del patrimonio industriale del paese.
Con l'accordo fra la società Telecom e le organizzazioni sindacali, stipulato con la mediazione del Governo il 29 marzo scorso, è stata raggiunta un'intesa, sul piano industriale, che ha prodotto i seguenti effetti. Nel triennio 2000-2002, sono stati previsti investimenti complessivi per 30 mila miliardi (16.500 per la rete fissa, 6.500 per quella mobile e 7.000 per altre attività). Il gruppo ha adottato linee di riorganizzazione tecnico-produttiva tese a migliorare la sua efficienza nel mercato liberalizzato.
Per quanto attiene all'occupazione è stata conseguito l'obiettivo di scongiurare i licenziamenti, gestendo i 12.100 esuberi mediante l'attivazione di un sistema articolato di ammortizzatori sociali, e sono state previste 6.200 nuove assunzioni, di cui 2.000 nel Mezzogiorno, nelle attività connesse alla new economy, ai servizi ed alla innovazione tecnologica.
Nel quadro dell'investimento dei 30 mila miliardi previsti per il triennio 2000-2002, 5 mila miliardi saranno destinati al Mezzogiorno. Si tratta di risorse che verranno utilizzate per sostenere l'indotto in un quadro che, tuttavia, esige che l'indotto si riorganizzi, che recuperi quote di produttività e si apra al mercato dei nuovi gestori dei servizi di telefonia, essendosi lo stesso mercato, per effetto della liberalizzazione, arricchito di tanti nuovi soggetti attivi ed industriali. Rassicuro, tuttavia, l'onorevole Lamacchia sul fatto


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che il Governo rimane fortemente impegnato ad assecondare questo processo di riassetto e di modernizzazione con una attenzione particolarmente rivolta al Mezzogiorno e alle aree più deboli del paese nelle quali più insistente e più forte si pone il problema dell'occupazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Lamacchia ha facoltà di replicare.

BONAVENTURA LAMACCHIA. Signor ministro, prendo atto della sua risposta con una certa soddisfazione perché sicuramente il problema non è di facile soluzione, considerato, come lei ha giustamente ricordato, che la Telecom è ormai un'azienda privata.
Credo tuttavia che debbano essere mantenuti gli impegni assunti e una determinata politica industriale perché il problema dell'occupazione, che riguarda non solo il sud d'Italia ma anche il resto del paese, deve essere affrontato da un Governo che ha posto al primo punto della sua politica proprio quello dell'occupazione. In questa nuova logica di sviluppo e di nuovi posti di lavoro, che vogliamo anzitutto tutelare ma anche creare, ritengo che il sostegno alle imprese sia una delle condizioni essenziali affinché il problema occupazionale possa essere non dico risolto ma quantomeno attenuato, in considerazione della sua complessità e della sua gravità soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia.
Siamo convinti che una giusta politica di risanamento e di controllo portata avanti dal Governo, possa favorire, in ogni parte del nostro paese, le iniziative e le capacità imprenditoriali, che pure esistono, soprattutto nel Mezzogiorno dove le imprese sono in grado di garantire i posti di lavoro a condizione che ricevano il giusto sostegno da parte di chi fino ad un certo momento ha sicuramente goduto di agevolazioni e di grandi privilegi.
L'operazione di privatizzazione della Telecom l'abbiamo seguita con interesse e anche voluta; è stata un'operazione che ha prodotto, nel suo complesso, sicuramente dei buoni risultati per chi ha creduto e voluto un certo tipo di operazioni.
Ritengo che la sua opera, sin qui meritoria per quello che ha fatto in tale settore, rappresenti in questo momento una garanzia per far sì che il controllo che il Governo deve attuare dia la possibilità alle imprese del Mezzogiorno di ottenere il budget previsto.

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