Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 720 del 10/5/2000
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(Iniziative del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria in relazione alla situazione delle carceri)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Anedda n. 3-05612 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
L'onorevole Anedda ha facoltà di illustrarla.

GIAN FRANCO ANEDDA. Signor ministro, parliamo ancora dei fatti accaduti nel carcere di Sassari, non per avere resoconti burocraticamente notarili o per discutere delle responsabilità penali o disciplinari, che debbono essere accertate dalla magistratura nei confronti della quale abbiamo, come sempre, rispetto e grande considerazione. Parliamo, invece, delle responsabilità politiche e chiediamo un chiarimento sull'inerzia del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria.
Come ha dichiarato il suo direttore, il dipartimento ha conosciuto i prodromi dei fatti - non i fatti - solo da un'agenzia giornalistica; quel dipartimento lascia inutilizzate le carceri costruite ed ultimate, sebbene quelle che vengono utilizzate ospitino 11 mila detenuti in più rispetto alla capienza. Queste sono le risposte che attendiamo non nel futuro, ma per il presente.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia ha facoltà di rispondere.

PIERO FASSINO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, risponderò a questa interrogazione ma voglio dire, per la franchezza dei rapporti tra di noi, che non serve cogliere qualsiasi occasione per riproporre continuamente il problema della funzione del dottor Caselli: il dottor Caselli, al pari di tutti i funzionari dello Stato, va valutato per quello che fa e non per le idee che ha. Ho l'impressione che spesso lo si giudichi per le idee che ha e non per quello che fa.

DONATO BRUNO. Ma lei persegua la verità, ministro!

PIERO FASSINO, Ministro della giustizia. Detto questo, passo a sintetizzare i provvedimenti che stiamo assumendo.
Per quanto riguarda gli organici, abbiamo chiesto al dipartimento della funzione pubblica l'autorizzazione a dare corso all'assunzione di 743 unità per concorsi già espletati; è in corso di approvazione da parte del Parlamento, in attuazione del collegato alla finanziaria, un provvedimento per l'assunzione di 1.300 agenti di polizia penitenziaria aggiuntivi; è in corso di registrazione presso la Corte dei conti il contratto che, con meccanismi di scorrimento interno, consentirà di adeguare la pianta organica sia per ciò che riguarda il personale direttivo - un punto critico - sia per ciò che riguarda il corpo di polizia penitenziaria.


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Sul piano della normativa che disciplina il funzionamento del carcere, è stato modificato il regolamento di esecuzione dell'ordinamento penitenziario, licenziato dal Consiglio di Stato proprio in questi giorni, introducendo fattori di umanizzazione significativi ed importanti, che sono stati salutati positivamente da tutte le parti politiche. È in itinere la proposta di legge Smuraglia sulla riforma del lavoro in carcere, che può costituire un elemento importante nella strategia di recupero. È in itinere, sempre in Parlamento, in Commissione, la legge sul trattamento delle detenute madri, che egualmente corrisponde ad una gestione del carcere secondo criteri di recupero e di reinserimento.
Per quanto riguarda l'edilizia, abbiamo approvato qualche giorno fa un decreto che reca interventi per 160 miliardi per una serie di carceri: la realizzazione di tre carceri nuove - Rieti, Marsala e Pordenone - e la ristrutturazione di altri quindici edifici, con interventi di ammodernamento e di ampliamento. Abbiamo, effettivamente, quattro carceri pronte - Bollate, Villalba e altre due -, ma il problema è che per aprirle è necessario il personale. Io sarò a Milano lunedì prossimo per esaminare esattamente il problema di come dare corso rapidamente all'apertura del carcere di Bollate, ma non si può attivarlo se non ci sono tutte le misure necessarie in termini di organici e di strumenti. Comunque stiamo lavorando perché queste quattro carceri possano essere attivate rapidamente.
Inoltre, in sede di esame del DPEF ho già annunciato al ministro Visco - e ciò verrà trasfuso nella legge finanziaria - la richiesta di un accantonamento - concludo, Presidente - di 90 miliardi per il triennio 2001-2003, a sostegno di tutte le esecuzioni extracarcerarie delle pene, nonché uno stanziamento di 200 miliardi nel triennio 2001-2003 ancora per interventi di edilizia carceraria, ed un accantonamento di 400 miliardi negli esercizi successivi per il completamento del programma decennale di ammodernamento delle strutture edilizie penitenziarie.

PRESIDENTE. L'onorevole Anedda ha facoltà di replicare.

GIAN FRANCO ANEDDA. Signor ministro, lei è sfortunato, perché appena entrato in un Ministero sconosciuto le è scoppiata la vicenda delle carceri. Lei, però, conosce oggi i numeri, ma il dipartimento li conosceva anche ieri, ed è il dipartimento ad essere responsabile, perché proprio la magistratura ha tentato di insegnarci che non si può non conoscere quando si comanda: ed il direttore del dipartimento comanda ed aveva il dovere di conoscere. Aveva il dovere di conoscere, ma non ha fatto nulla: dopo questo evento ha dato alla Sardegna 35 agenti, ma ne mancano 400; ci sono quattro direttori di carceri sui dodici previsti, ma il dipartimento è rimasto inerte. Francamente avrei preferito che non fosse lei, ministro, a rispondere all'interrogazione. Avrei voluto che il dottor Caselli, trovando il tempo tra un convegno ed una intervista televisiva, tra un dibattito ed una dichiarazione giornalistica, fosse venuto qui a spiegarci...

PIERO FASSINO, Ministro della giustizia. Non può!

GIAN FRANCO ANEDDA. ...perché non ha fatto nulla, perché il dipartimento apprende le notizie delle rivolte dalle agenzie di stampa, perché non si è provveduto, con grande spreco dei denari dello Stato, ad utilizzare le carceri nuove. Debbo poi chiederle: ma, scusi, se non avete i militari per rendere utilizzabili quelle che esistono, come prevedete di rendere utilizzabili le carceri che promettete di costruire?
Se lei avesse visto - vada a vederle - le carceri della Sardegna, oltre ad indicarle nelle note del suo Ministero, si sarebbe reso conto che hanno ragione i detenuti, ma che altresì hanno ragione gli agenti di custodia, i quali debbono rispondere sia dell'incolumità dei detenuti sia della dignità di chi soffre la pena del carcere (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).

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