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PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Donato Bruno n. 3-05611 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
DONATO BRUNO. Signor Presidente, Signor ministro, la mia interrogazione, che lei certamente avrà letto, tende a far conoscere al Parlamento e ai cittadini cosa sia realmente avvenuto il 3 aprile 2000 nel carcere di Sassari, come sia potuto accadere un fatto di tale gravità e soprattutto a chi vadano ascritte le responsabilità amministrative e gestionali (non mi riferisco a quelle di carattere penalistico in quanto vi è un'indagine in corso). Chiedo inoltre come lei intenda procedere per tamponare - perché di questo sicuramente si tratterà - non credendo io che né lei né il Governo né i dirigenti preposti al controllo siano nella condizione di dare risposte esaustive al «pianeta carceri», risposte di cui il paese in questo momento ha grande necessità.
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia ha facoltà di rispondere.
PIERO FASSINO, Ministro della giustizia. Quanto è accaduto a Sassari, onorevole Donato Bruno (poiché vi è una successiva interrogazione di analogo argomento, completerò la risposta nell'intervento successivo), è un fatto di particolare e straordinaria gravità, d'altra parte il rilievo che ha avuto sulla stampa e l'emozione che ha suscitato nell'opinione pubblica ne sono una conferma. Non appena si è avuta notizia della vicenda, il Ministero, attraverso la direzione generale dell'amministrazione penitenziaria (DAP), ha predisposto un'indagine che ha portato all'assunzione di provvedimenti disciplinari nei confronti del provveditore delle carceri in Sardegna, il direttore dell'istituto penitenziario di Sassari e il comandante delle guardie, nonché alla rimozione sia del direttore dell'istituto sia del comandante delle guardie.
PRESIDENTE. L'onorevole Donato Bruno ha facoltà di replicare.
DONATO BRUNO. La ringrazio, signor Presidente. Signor ministro, purtroppo, come credevo, la sua risposta non mi tranquillizza, perché non è convincente ed è lontana dal problema che è stato sollevato. Immaginavo che lei sarebbe venuto oggi per parlarci dei problemi del sistema delle carceri. Si tratta di problemi che conosciamo da tempo e che, certamente, lei non sarà in condizioni di risolvere per intero. Tuttavia, mi aspettavo qualche risposta più compiuta su quello che è avvenuto e su quali provvedimenti lei ha preso in qualità di ministro o su cosa ha fatto, per esempio, il direttore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, dottor Caselli. Avremmo voluto conoscere quali eventuali strumenti, anche legislativi, lei intenda porre in essere al fine di poter fornire delle risposte. Siamo tutti vicini alle guardie carcerarie, come siamo vicini ai detenuti: queste sono le frasi di circostanza in tali occasioni, che però non affrontano il problema. Ritengo che lei abbia l'onere e l'onore di affrontare il problema in maniera diversa.
Signor ministro, le voglio dare un solo suggerimento. Innanzitutto, le consiglio di mettere mano con molta serenità e tranquillità ai provvedimenti necessari per questo sistema, ad esempio, costituendo un comitato permanente di controllo del sistema carcerario, tramite una commissione, come indicato in una proposta di legge che il nostro gruppo parlamentare ha già presentato in epoca non sospetta. Potrebbe trattarsi di un osservatorio sulla situazione delle carceri.
L'onorevole Donato Bruno ha facoltà di svolgerla.
Ulteriori altri provvedimenti potranno essere assunti nel momento in cui l'indagine della magistratura sarà arrivata ad un esito. I provvedimenti assunti erano tutti quelli che si potevano prendere in presenza di un'inchiesta della magistratura aperta. È evidente che noi auspichiamo che tale inchiesta si svolga nei tempi più rapidi possibili perché sulla base delle risultanze dell'azione della magistratura assumeremo i provvedimenti necessari per la struttura.
In secondo luogo, come ho già avuto modo di dire più volte, ho scritto ieri all'intero Corpo della polizia penitenziaria una lettera rivolta a tutti gli agenti che la gravità dei fatti di Sassari non può offuscare neanche per un istante la funzione preziosa che il Corpo assolve e l'azione che con spirito di sacrificio e abnegazione, di cui dobbiamo essere grati ogni giorno, i 43 mila uomini della polizia penitenziaria assolvono nel garantire la sicurezza dei cittadini in particolare del sistema carcerario.
In terzo luogo, quanto accaduto a Sassari è la dimostrazione che persiste in Italia un'emergenza carceraria, nonostante gli interventi notevoli, sia in termini finanziari sia in termini di edilizia sia in termini di organici, che sono stati messi in campo negli ultimi quattro anni.
Pesa sul sistema carcerario italiano un accumulo di ritardi di decenni che si manifesta in una situazione particolarmente critica dell'edilizia: in Sardegna vi è un carcere tuttora aperto - come lei sa - che è stato costruito nel 1727 e cinque carceri che sono del 1800; quindi, pesa una particolare fatiscenza dell'edilizia carceraria. Nonostante gli adeguamenti cospicui, pesa un'insufficienza di organico effettivo ed una inadeguatezza di strumenti e di risorse.
Il Governo intende andare avanti, in ogni caso, con le misure di potenziamento e modernizzazione che già sono state messe in campo; rispondendo alla successiva interrogazione, dirò quali sono i provvedimenti che stiamo assumendo.
Diversamente, si ha l'idea che tutto avvenga nelle oscure stanze del suo Ministero.
Signor ministro, voglio darle un solo consiglio, proprio perché lei è all'inizio di questa esperienza assai seria e gravosa: se si troverà a valutare tra l'amicizia e la verità, cerchi di privilegiare sempre la verità, perché l'Italia ne ha bisogno. Se, invece, si vuole in qualche modo coprire e far sì che l'amicizia abbia una prevalenza, non affronteremo con lei alcun tipo di ragionamento che possa comportare, non dico la panacea di tutti i problemi, ma quantomeno la soluzione dei problemi che avremo dinanzi giornalmente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).