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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Alemanno n. 2-02289 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, vorrei soltanto richiamare, oltre a quanto già esposto nell'interpellanza, due fatti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le finanze ha facoltà di rispondere.
NATALE D'AMICO, Sottosegretario di Stato per le finanze. Signor Presidente, opportunamente gli onorevoli interpellanti ci ricordano la Costituzione dove dispone che «i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione». La Costituzione così recita all'articolo 98, mentre l'articolo 97, citato nell'interpellanza, stabilisce che «i pubblici ufficiali sono organizzati secondo le disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione». Comunque, entrambi i riferimenti ci sono utili.
intesa più alla conservazione e alla difesa delle proprie prerogative che non all'espletamento di quelle funzioni di regolazione dell'agire collettivo al cui unico scopo dovrebbe essere finalizzata.
di individuare i dirigenti di seconda fascia con criteri di competenza e di professionalità rispondenti agli obiettivi da conseguire.
PRESIDENTE. L'onorevole Alemanno ha facoltà di replicare.
GIOVANNI ALEMANNO. La risposta del sottosegretario ci lascia del tutto insoddisfatti, sia perché non chiarisce il termine con cui viene affrontato il problema relativo alla sentenza del tribunale amministrativo regionale, sia perché si limita a sancire la correttezza del comportamento dell'amministrazione finanziaria quando, in realtà, l'interpretazione corretta delle norme che hanno dato vita al ruolo unico ed alla nuova mobilità a livello di fasce dirigenziali prevedeva, sostanzialmente, la definizione preventiva di criteri oggettivi, i quali dovevano essere stabiliti prima che fossero attivate la rotazione degli incarichi e le nomine dei nuovi dirigenti. Questa mancanza fa sì che tuttora vi sia un forte sentimento d'instabilità e di mancanza di garanzia da parte degli amministratori e dei dirigenti della pubblica amministrazione, in particolare per quanto riguarda il Ministero delle finanze. Soprattutto esiste, ed è diffusa tra l'opinione pubblica, la convinzione che il dicastero delle finanze diventerà sempre più strumento di un'operazione politica di controllo sui cittadini.
soprattutto l'idea che l'attuale Ministero delle finanze stia diventando una sorta di bunker nemico della realtà dei cittadini.
L'onorevole Alemanno ha facoltà di illustrarla.
In primo luogo, già in una precedente occasione il mio gruppo parlamentare aveva interpellato il ministro delle finanze relativamente ai comportamenti posti in essere dall'amministrazione, in particolare rispetto alla gestione della dirigenza di prima e seconda fascia. In quell'occasione un altro sottosegretario ci aveva garantito che le nomine e le rimozioni che avevano riguardato dirigenti di prima fascia non erano il segnale di una più profonda azione di normalizzazione politica di tutta l'amministrazione finanziaria. Invece, nonostante quella risposta, abbiamo registrato che l'opera di rimozione arbitraria e di interpretazione non conforme alle norme sulla dirigenza della pubblica amministrazione è continuata ed ha investito i dirigenti di seconda fascia.
Questo elemento, che in origine poteva costituire oggetto di interesse della sola nostra parte politica, ha trovato un'autorevole conferma in una sentenza del tribunale amministrativo regionale del Lazio il quale, nella permanenza di comportamenti omissivi dell'amministrazione, ha persino previsto la nomina di un commissario ad acta nella persona di un sottosegretario di Stato presso il dipartimento della funzione pubblica, fatto questo mai avvenuto e di assoluta gravità.
La nostra interpellanza è volta a richiamare quella già presentata, a sottolineare che nulla di positivo è avvenuto rispetto ad allora, nonostante le assicurazioni fornite da questo Governo, e a chiedere in quale direzione intenda muoversi di fronte alla sentenza del tribunale regionale amministrativo del Lazio, che, da questo punto di vista, non ha precedenti.
Com'è noto agli interpellanti l'amministrazione pubblica in Italia registra, da molti decenni, pesanti disfunzioni e gravi ritardi e inefficienze. La riforma varata dal ministro Bassanini con il Governo Prodi è stata realizzata proprio per introdurre quel cambiamento profondo reso necessario ed urgente da una larghissima inerzia e dal sovrapporsi di interventi che avevano trasformato la macchina burocratica italiana in uno dei più gravi fattori di ritardo nello sviluppo economico del paese.
Invece che al servizio dei cittadini e del paese, infatti, la burocrazia italiana è parsa costituirsi come struttura autoreferenziale,
In tale stato dei fatti, uno dei più rilevanti aspetti delle disfunzioni presenti è sempre stato rappresentato dall'estrema rigidità della gestione del personale.
I gravi squilibri che tuttora caratterizzano la distribuzione degli organici sul territorio nazionale ne sono testimonianza. Certamente, non sarebbe giusto né possibile procedere ad un riequilibrio in maniera drastica e d'autorità, senza tenere nella giusta considerazione le esigenze soggettive maturate dai lavoratori. È, però, indispensabile che, con gradualità e attraverso il necessario confronto con i dipendenti e con le loro rappresentanze sindacali, gli uffici pubblici procedano con fermezza verso quel recupero di efficienza e di produttività che sono possibili solo a condizione che il principio di flessibilità - oggi così convintamente predicato da tutti per l'impresa privata, il cui fine è la realizzazione del profitto - trovi applicazione anche nell'amministrazione pubblica, il cui fine è il servizio degli interessi generali della collettività.
Quanto sta accadendo nei diversi comparti dell'amministrazione pubblica - e con incisività forse maggiore all'interno dell'amministrazione finanziaria - deve essere, dunque, inquadrato nell'energico e vasto lavoro in corso per un recupero di efficienza e di razionalità nello svolgimento del pubblico servizio. Al Ministero delle finanze i cambiamenti realizzati hanno portato a livelli di modernizzazione e di efficienza, che solo pochi anni fa erano impensabili, proprio laddove più grave e più incancrenita che altrove sembrava essere la situazione di degrado delle pubbliche funzioni.
Il cammino di questa trasformazione è destinato a nuove tappe assai rilevanti: è in corso la costituzione delle agenzie fiscali e proprio testé il Ministero delle finanze ha varato gli statuti provvisori delle agenzie che introdurranno sistemi di modernizzazione, già praticati in alcuni dei paesi più avanzati del mondo, che permetteranno all'amministrazione finanziaria italiana di collocarsi, tra breve, tra le più efficienti e moderne del mondo occidentale.
In questo processo di profondo e rapido cambiamento, la legislazione riformatrice introdotta negli anni scorsi ha consentito, in particolare, interventi importanti sugli incarichi dirigenziali. Del resto, sarebbe stato impensabile, gestire i cambiamenti radicali previsti dai programmi del Governo senza fare ricorso ad energie nuove e diverse da quelle, non necessariamente poco meritevoli, che avevano gestito l'amministrazione negli anni passati.
Quanto alle assegnazioni degli incarichi dirigenziali nel Ministero delle finanze, cui gli interroganti fanno riferimento, posso assicurare che nessuna violazione è stata commessa e che non sono stati lesi i diritti di dirigenti spostati ad altri incarichi o, in pochissimi casi, inseriti nel ruolo unico, così come previsto dalla riforma Bassanini. Le nomine sono avvenute nel pieno rispetto delle norme vigenti e con esse nulla hanno a che vedere presunte o inesistenti simpatie o antipatie personali.
I criteri per i dirigenti già in servizio si incentrano sulla valutazione delle capacità gestionali richieste in relazione alla natura e alle caratteristiche della funzione da ricoprire e dei programmi da attuare, sulla valutazione dei risultati conseguiti nello svolgimento dei precedenti incarichi e dei titoli culturali e professionali e sulla rotazione degli incarichi. Sono tutti principi contenuti nella riforma Bassanini che ha finalmente adeguato, con questi profili, la situazione della pubblica amministrazione italiana a quella degli altri paesi che registrano forme di flessibilità e di mobilità indispensabili per assicurare l'efficienza della stessa pubblica amministrazione. In base alla riforma, inoltre, i dirigenti preposti alle strutture di vertice sono chiamati a rispondere direttamente dei risultati dell'attività delle rispettive strutture e ad essi, quindi, il citato decreto legislativo n. 80 ha riconosciuto la potestà
L'applicazione di tale normativa si è innestata in un quadro culturale connotato dall'aspettativa di permanenza nelle funzioni dirigenziali e dalle innovazioni introdotte dal regolamento n. 150/99 istitutivo del ruolo unico dei dirigenti. Quest'ultimo, abolendo i preesistenti ruoli dirigenziali dell'amministrazione dello Stato e sostituendoli con un solo ruolo, ha introdotto alcuni istituti che hanno imposto a quest'amministrazione - come a tutte le altre - la rivisitazione dei rapporti, fino ad allora a tempo indeterminato, instaurati con i propri dirigenti nel precedente assetto, prevedendo la conferma dell'incarico rivestito, ovvero l'attribuzione di un nuovo incarico. I dirigenti ai quali non sia attribuito incarico sono - come è noto - lasciati nella disponibilità del ruolo unico.
Alla data di entrata in vigore del ruolo unico i dirigenti in servizio erano 398, ai quali si devono aggiungere 999 vincitori di concorso per l'accesso alla dirigenza, per un complesso di 1.397 dei quali, a conclusione delle operazioni di conferimento degli incarichi, una percentuale stimata tra l'8 ed il 10 per cento sarà lasciata nella disponibilità del ruolo unico.
Tale circostanza non comporta un giudizio negativo sulla professionalità individuale di tali dirigenti, ma solo una constatazione dell'impossibilità di un proficuo utilizzo di tali professionalità rispetto alle grandi esigenze dell'amministrazione, nel convincimento che esse invece potranno trovare migliore impiego nel più ampio contesto del ruolo unico della dirigenza.
L'ordinanza di nomina del commissario ad acta, cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, è stata emanata senza adeguata valutazione della circostanza che il contestato comportamento silente dell'amministrazione in ordine alla richiesta di dar corso alle predette procedure, previste dall'articolo 22, comma 5, del contratto collettivo nazionale di lavoro, è venuto meno a seguito dell'individuazione dei criteri obiettivi che ho ricordato poco fa.
In conclusione emerge che l'amministrazione non ha posto in essere alcun comportamento arbitrario, ma si è attenuta a regole precise di autoregolamentazione.
Il Ministero delle finanze tocca la privacy dei cittadini, le loro finanze, e l'idea che vi possano essere una manipolazione politica e soprattutto l'attribuzione di funzioni fondamentali all'esterno dell'amministrazione - con riferimento a quelle agenzie che, a nostro avviso, non sono un sinonimo di modernizzazione in questo campo, ma semplicemente dell'affidamento all'arbitrato di realtà private di funzioni essenziali della pubblica amministrazione e dell'amministrazione finanziaria - crea problemi notevoli; determina
Le più recenti rilevazioni dimostrano che quella che veniva definita come una riduzione del carico fiscale si è tradotta, in realtà, semplicemente in uno spostamento dei pesi tra la realtà dell'amministrazione centrale e quella degli enti locali. La richiesta semplificazione del rapporto tra professionisti del campo, amministratori ed amministrazione finanziaria è ancora lontana dall'essere raggiunta, sicché abbiamo ancora un rapporto difficoltoso, una difficoltà di lettura da parte del cittadino e dei professionisti che operano nel campo per quel che riguarda l'espletamento della realtà delle tassazioni. A ciò (appunto, alla difficoltà di lettura ed al carico fiscale che non diminuisce) si aggiunge la sensazione che possano esservi forti condizionamenti arbitrari nella gestione di questa realtà.
Quello che abbiamo posto è allora un problema che riguarda non solo i lavoratori e i dirigenti del Ministero delle finanze, ma tutti i cittadini. Credo che l'evasiva risposta del sottosegretario - purtroppo non è la prima volta che non lui personalmente, ma l'amministrazione che rappresenta risponde in tal modo al problema posto - non ci tranquillizzi né tranquillizzi i cittadini. Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane svolgeremo un'intensa campagna propagandistica per denunciare le manomissioni dell'amministrazione finanziaria.
Ci dichiariamo insoddisfatti e saremo a fianco dei sindacati e della dirigenza, che continuano a protestare per il comportamento del Ministero. Vi è una profonda frattura fra l'imposizione politica e quelli che dovrebbero essere gli amministratori imparziali, la mano burocratica che esegue il comando politico; tale frattura è fonte di inquietudine per i cittadini e sarà oggetto, sicuramente, di una forte campagna di denuncia da parte delle forze di opposizione.