![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
DOMENICO BOVA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Camera dei deputati è chiamata ad affrontare oggi l'esame del programma di lavoro della Commissione europea per l'anno 2000 e gli obiettivi strategici per il periodo 2000-2005.
al problema dei brevetti biotecnologici al fine di procedere ad una moratoria nell'applicazione degli organismi geneticamente modificati nell'alimentazione fino al conseguimento di maggiori certezze scientifiche.
formazione e nella ricerca. Per ottenere in quest'ambito i migliori risultati, la Commissione lavoro ha raccomandato di sviluppare anche a livello comunitario il metodo della concertazione, tramite il coinvolgimento attivo delle parti sociali nell'elaborazione ed attuazione delle politiche economiche e sociali.
forze politiche italiane, ribadita nella risoluzione n. 7-00860, approvata in seduta comune alla Camera dalle Commissioni affari esteri e politiche dell'Unione europea il 10 febbraio 2000, che i lavori della Conferenza intergovernativa non siano appunto limitati alle pur importanti questioni lasciate in sospeso ad Amsterdam. Un più ampio spazio alla cooperazione rafforzata, ad esempio, è richiesto dalla stessa prospettiva dell'ampliamento dell'Unione. Il Governo italiano, pertanto, è chiamato a sostenere con forza questa posizione nel negoziato, in cui potrà trovare senz'altro al suo fianco sia la Commissione europea, sia il Parlamento europeo, sia quegli Stati come la Francia e il Belgio che, assieme all'Italia, vollero allegare una dichiarazione in tale direzione al Trattato di Amsterdam. Ciò vale anche per la Carta dei diritti fondamentali, la cui redazione dovrebbe coincidere con i lavori della Conferenza intergovernativa, in modo tale da poter essere inserita come preambolo fondante e costitutivo dei trattati.
dell'Unione europea) si augura che dalla discussione possano emergere ulteriori e significativi orientamenti utili alla definizione di un ancor più preciso quadro di riferimento per la partecipazione parlamentare all'elaborazione delle politiche dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per gli affari esteri.
UMBERTO RANIERI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. La prima iscritta a parlare è l'onorevole Procacci. Ne ha facoltà.
ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, è importante che uno degli obiettivi strategici fondamentali in questo quadro di linee dell'Unione europea per il periodo 2000-2005 sia quello - cito testualmente - di «favorire una qualità della vita più elevata a tutti i livelli» e che finalmente non si consideri l'ambiente in modo marginale, ma come un elemento strategico fondamentale nelle scelte che l'Europa deve assumere.
lavoro della Commissione affari sociali della Camera, voglio ricordare il tema del benessere degli animali. Si tratta di uno dei temi più fortemente sentiti e cari all'opinione pubblica europea, su cui la stessa Europa ha costruito una legislazione interessante e sempre più sviluppata. Abbiamo bisogno di svolte importanti, come ad esempio abolire il trasporto di animali vivi destinati alla macellazione, per sostituirlo con il trasporto esclusivo di carne, al fine di evitare le sofferenze cui gli animali vengono sottoposti.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole D'Ippolito, iscritta a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, desidero intervenire sulla relazione del collega Bova, facendo però una necessaria premessa di ordine politico, perché il processo di integrazione e quindi di legislazione comunitaria prevede necessariamente una progressiva cessione di sovranità da parte degli Stati membri e quindi dei loro Parlamenti. Il problema, perché non salti il sistema, sta nell'individuazione di un limite tollerabile e questo, collega Bova, è costituito secondo me dall'individuazione e dal non superamento del punto di equilibrio tra necessità di aggregazione e rispetto delle particolarità culturali. Prima di scendere ad esaminare la relazione e le proposte che poi si tradurranno in una risoluzione, debbo dire che Alleanza nazionale considera questo punto importantissimo per chi crede nell'Europa dei popoli e delle patrie, il che vuol dire l'Europa delle diversità e delle varie culture. È questo il fondamento che consente di pensare non solo ad una politica interna, ma ad una politica italiana inserita in un contesto europeo che possa avere l'assenso di chi pensa ed opera in una dimensione culturale che, nel nostro caso, evidentemente, è una dimensione politica, culturale ed istituzionale di destra europea.
della vita: sono affermazioni talmente generiche e vaghe che dicono tutto e niente, mentre noi dobbiamo cercare di dire qualcosa che lasci il segno e che costituisca un indirizzo.
affari costituzionali, dirò che esso fa riferimento ad una valorizzazione effettiva e non soltanto teorica del principio di sussidiarietà. Una volta che si è detto che il problema dell'immigrazione è un problema che deve essere affrontato a livello comunitario, la risposta dovrà essere data a quel livello al fine di valutare in quella sede le modalità e i passaggi necessari da compiere. Propongo formalmente (e chiedo al presidente Ruberti e al relatore Bova di accogliere tale proposta) di valutare l'opportunità di introdurre l'istituto della riserva di esame parlamentare; un principio già esistente in alcuni ordinamenti, in particolare nel Regno Unito. Questa può essere la clausola di salvaguardia qualora per qualunque motivo la norma comunitaria risulti di difficile, inopportuna o addirittura dannosa applicazione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Malentacchi. Ne ha facoltà.
GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, anche se siamo in presenza, a proposito degli sviluppi assunti dalla costruzione europea, di una sua impressionante accelerazione su tutti i piani - unitamente ad alcune modificazioni rilevanti di indirizzo - dopo molti anni impiegati quasi soltanto nella realizzazione delle condizioni di bilancio indicate dai Trattati di Maastricht e di Amsterdam per giungere alla moneta unica, ancora una volta ci troviamo a celebrare un rito sempre più stanco e meno appagante.
balcanica, che si sta estendendo, come lei ben sa, signor sottosegretario, alla Macedonia ed al Montenegro. Né ci si può realisticamente attendere di più, esattamente perché non esiste l'Europa soggetto politico e molto spesso si ha l'impressione di assistere a balletti e ad uno squallido gioco delle parti.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, signor sottosegretario (che ringrazio per
l'attenzione che sta prestando ai nostri lavori), ritengo che ci troviamo di fronte ad un dato importante nel quadro dell'attività parlamentare; ecco perché ho seguito con molta attenzione gli interventi, a cominciare da quello del relatore, onorevole Bova.
va dato atto, infatti, del lavoro svolto al relatore, al presidente e alla Commissione stessa - debba corrispondere una maggiore partecipazione del Parlamento, un maggiore approfondimento e - perché no? - anche un collegamento sempre più forte con i Parlamenti europei. Non sono sufficienti la visita del Presidente del Parlamento europeo e l'incontro conviviale tra parlamentari europei e il Presidente della Camera dei deputati. Credo vi debba essere qualcosa di più, per dare un contributo forte da parte del nostro Parlamento alla costruzione dell'Europa.
PRESIDENTE. Onorevole D'Ippolito, in via eccezionale, poiché le circostanze ce lo consentono, posso darle la parola.
IDA D'IPPOLITO. Presidente, le rivolgo un ringraziamento davvero sentito.
europee, i cittadini comunitari non abbiano sempre la diretta percezione dell'appartenenza ad un progetto di tale portata. Troppo spesso, infatti, si chiudono all'interno del proprio Stato e considerano quali unici referenti politici quelli eletti nelle consultazioni che si svolgono a livello nazionale e locale nei singoli Stati. Si deve marciare, quindi, nella direzione della realizzazione di una casa comune all'interno della quale ciascuno dei cittadini degli Stati appartenenti all'Unione si senta parte integrante e corresponsabile nel raggiungimento dei comuni obiettivi.
scaturente dalle complesse realtà imprenditoriali. La riduzione del divario economico tra i cittadini dell'Unione comporterà il risultato di una minore conflittualità sociale e favorirà maggiormente il processo di piena integrazione.
l'esempio statunitense della new economy. È questo il modello da perseguire, anche per dare una speranza a milioni di disoccupati europei, soprattutto quelli residenti nelle aree più svantaggiate ma ad alto potenziale intellettivo umano, quale è senz'altro il Mezzogiorno d'Italia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bergamo. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO BERGAMO. Signor Presidente, la discussione odierna riguarda il programma di lavoro della Commissione delle Comunità europee per l'anno 2000 e gli obiettivi strategici per gli anni dal 2000 al 2005. Questo dibattito è importante e credo rappresenti un momento significativo, in quanto sancisce l'avvio di un più stretto rapporto tra il nostro Parlamento e i Parlamenti degli Stati membri dell'Unione europea, al fine di dare attuazione alle disposizioni contenute nel trattato di Amsterdam. Il coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'attività legislativa comunitaria dà forza al nostro Parlamento consentendo alla Camera dei deputati di partecipare, con la XIV Commissione, ai lavori della COSAC.
Auspichiamo l'attenzione del Presidente sui suddetti punti, dichiarando che, su queste basi, sottoscriveremo la risoluzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Bova.
Ritengo che la nostra discussione costituisca una tappa importante verso un maggior coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nell'attività legislativa comunitaria. Per questa via si dà concreta attuazione alle disposizioni del Trattato di Amsterdam, che ha sancito il ruolo dei Parlamenti nazionali riconoscendo l'importanza di un loro maggiore coinvolgimento all'attività normativa comunitaria, la loro valenza di legittimi rappresentanti degli interessi nazionali e di importanti mediatori tra i cittadini e l'Unione europea.
Signor Presidente, il programma della Commissione per il 2000 si presenta di particolare interesse. Si tratta innanzitutto del programma dell'anno iniziale della Commissione Prodi ed inoltre, mi pare importante sottolinearlo, è anche l'anno di avvio delle riforme introdotte da Agenda 2000 e dalla Conferenza intergovernativa che dovrebbe finalmente porre mano ai trattati in modo tale da consentire l'ampliamento dell'Unione ai paesi candidati. È l'anno in cui si sta elaborando un progetto di Carta europea e dei diritti fondamentali che potrebbe costituire il primo capitolo di un nuovo patto costituzionale europeo. Per questi importanti appuntamenti e per queste scadenze il Presidente della Commissione europea ha potuto auspicare, nel suo discorso al Parlamento europeo dello scorso febbraio, che il 2000 sia il primo anno di un decennio che passi alla storia come il decennio dell'Europa, ma ciò che a mio avviso costituisce il dato caratterizzante e la vera novità del programma per il 2000 della Commissione europea è la sottolineatura, in ogni settore della politica comunitaria, degli aspetti riguardanti il servizio ai cittadini. In generale, si muove in tale direzione la promozione di una nuova strategia della comunicazione da parte della Commissione a tutto vantaggio della trasparenza, a cominciare dall'accesso ai documenti. L'ambiente, la sanità e la sicurezza alimentare sono tuttavia i settori nevralgici per recuperare la fiducia dei cittadini nella capacità dell'Europa di migliorare la qualità della vita.
La Commissione europea si ripromette non solo di preparare il nuovo programma di azione per l'ambiente e un libro bianco sulla responsabilità ambientale, ma anche di fare della tutela ambientale un'istanza trasversale che tagli tutte le politiche comunitarie, a cominciare da quella agricola, in una prospettiva integrata secondo l'impostazione che è stata condivisa dalla nostra Commissione ambiente.
La Commissione europea intende inoltre presentare una comunicazione su una strategia per la salute dell'Unione europea. In campo sanitario, si segnalano interventi per la sorveglianza epidemiologica, per il controllo dei medicinali, per la sicurezza del sangue, per la lotta all'AIDS, alla tossicodipendenza e all'alcolismo. La Commissione affari sociali ha rilevato in proposito l'opportunità di costruire e costituire una legislazione europea sulle medicine non convenzionali, basata sui punti alti di alcune legislazioni nazionali quali quella belga e quella francese. Quanto alla sicurezza alimentare, l'autorità alimentare europea, delineata nel recentissimo libro bianco, può offrire una risposta alla crisi di sfiducia che più vicende drammatiche e scabrose hanno ingenerato tra i cittadini. Sul connesso tema degli organismi geneticamente modificati, si rileva l'impegno a migliorare il quadro normativo, ma io ritengo che forse sarebbe opportuno un più drastico atteggiamento come sollecitato dalla stessa Commissione affari sociali anche con riguardo
La tutela del consumatore si effettua anche garantendo l'origine del prodotto, come ha rilevato anche la nostra Commissione agricoltura. Massima attenzione dovrà pertanto essere prestata, da parte italiana, alle modifiche che la Commissione annuncia in materia di protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni d'origine, nonché di organizzazione di alcuni mercati, tra cui quello dell'olio d'oliva, su cui il nostro paese non può più subire una penalizzazione derivante dall'attribuzione della provenienza dell'olio dal luogo della produzione e non dal luogo della raccolta. Anche la mobilità è considerato un settore in cui l'Unione europea può migliorare la qualità della vita dei cittadini, alla ricerca di un punto di equilibrio nel l trasporto stradale, marittimo e ferroviario.
La Commissione trasporti, in proposito, ha opportunamente richiesto che, in relazione al trasporto stradale, siano precisate a livello comunitario le regole per le caratteristiche costruttive e di equipaggiamento, i dispositivi di sicurezza per i veicoli, i motoveicoli, i ciclomotori, per la loro revisione, nonché per il divieto di manomissione. Si condivide senz'altro, quindi, l'orientamento della Commissione europea per la creazione di uno spazio aereo comune, unico, regolato da un'agenzia europea per la sicurezza aerea, al fine di eliminare i ritardi e recuperare la fiducia degli utenti.
È da sottolineare, tuttavia, onorevoli colleghi, la necessità di un maggiore impegno dell'Unione sulle reti transeuropee e paneuropee, in particolare per i corridoi verso l'Europa centrale ed orientale; apprezzabile è pure la prospettiva di una comunicazione sulla dimensione mediterranea dei trasporti e dell'energia. La dimensione culturale e formativa figura a pieno titolo come una priorità della costruzione comunitaria, a tutto vantaggio dello sviluppo della cittadinanza europea, ma è soprattutto il grande obiettivo strategico della società dell'informazione, con l'iniziativa e-Europe, ad essere il fiore all'occhiello del programma della Commissione europea.
L'alfabetizzazione informatica e telematica è oggi indispensabile per recuperare il differenziale tecnologico, e quindi economico, con gli Stati Uniti d'America, per restituire competitività al sistema Europa, obiettivo questo sottolineato opportunamente dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati. Peraltro, i temi del commercio elettronico e della nuova economia, come ha osservato la Commissione attività produttive nella sua relazione, non devono essere affrontati solo in termini di adeguamento tecnologico, ma evidenziandone tutte le implicazioni sul concetto stesso di impresa, le cui strategie competitive devono incentrarsi sull'implementazione delle potenzialità di sviluppo.
Lo spazio europeo per la ricerca, sulla opportunità della cui realizzazione si è soffermata la Commissione cultura della Camera, diventa in quest'ottica improrogabile e dovrebbe costituire il principale obiettivo del sesto programma-quadro, purché si abbia consapevolezza della necessità di inserirvi le risorse adeguate. Nel confronto con gli Stati Uniti d'America, signor Presidente, colleghi, tuttavia, la Commissione europea ribadisce il modello sociale europeo fondato sulla coesione. Nell'Europa della moneta unica, che non può e non deve diventare soltanto l'Europa del capitale finanziario, i temi dell'occupazione, della protezione sociale e delle pari opportunità restano prioritari e tanto più potranno essere affrontati quanto più procederà armoniosamente la costruzione del mercato unico.
Gli obiettivi generali di politica economica, richiamati nel documento programmatico della Commissione sono, quindi, in sintesi: piena occupazione; riforma dei mercati del lavoro, dei beni e dei capitali; sicurezza e sostenibilità delle pensioni; lotta all'esclusione sociale; qualità e sostenibilità della spesa pubblica; investimenti nel capitale umano e quindi nella
La progressiva comunitarizzazione del cosiddetto terzo pilastro e lo slancio impresso dalla Presidenza finlandese allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia chiamano la Commissione a nuove responsabilità in questo campo, per la realizzazione del programma stabilito dal Consiglio europeo di Tampere, nell'ottobre 1999. Dal nostro punto di vista, si attende un maggiore contributo alla questione dell'immigrazione, le cui conseguenze si riversano, in particolare, sull'Italia, nella consapevolezza che i nostri confini sono anche i confini dell'Unione. La Commissione giustizia ha inoltre auspicato la realizzazione di una disciplina uniforme del diritto di residenza dei cittadini comunitari all'interno dell'Unione, sottolineando altresì l'essenzialità, ai fini dell'integrazione europea, dell'omogeneità dei principi processuali penali. In particolare, si avverte l'esigenza di predisporre una serie di parametri che concretizzino un adeguato meccanismo di verifica dei progressi conseguiti con le misure volte a creare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. La tenuta del modello sociale europeo si gioca, ovviamente, in campo internazionale ed ha perciò bisogno di una adeguata e coordinata presenza europea alla ripresa del negoziato nell'ambito dell'organizzazione mondiale del commercio. Una tale presenza internazionale passa, ovviamente, per lo sviluppo della dimensione politica dell'Unione, con speciale riguardo alla sua soggettività nella politica estera e di difesa ed alle relative assunzioni di responsabilità.
Nel suo programma la Commissione ribadisce l'impegno per realizzare, come deciso ad Helsinki dal Consiglio europeo, una forma di reazione rapida, in caso di crisi regionali. La Commissione difesa, peraltro, ha richiamato l'esigenza di procedere ad un chiarimento dei rapporti dell'Unione europea con l'UEO, anche con riferimento allo sviluppo necessario per la riqualificazione tecnologica dello strumento militare europeo. L'Unione europea, inoltre, è chiamata ad agire per la ricostruzione dei Balcani, la strategia comune verso la Russia e gli altri Stati nati dallo scioglimento dell'URSS, il partenariato euromediterraneo.
Nei Balcani occorre che vi sia la guida di una regia politica generale dell'Europa, che governi strategicamente l'intero processo di democratizzazione. Quanto al partenariato euromediterraneo, è da soddisfare l'aspirazione dei Parlamenti nazionali a partecipare alla prossima conferenza che si terrà in Francia nel novembre 2000, perché siano in grado sia di influire sulla redazione del nuovo programma MEDA II, sia di prendere parte alla discussione della Carta per la pace mediterranea. Sono tutti ambiti in cui l'Italia è particolarmente coinvolta e nei quali è auspicabile, pertanto, il massimo della collaborazione della nostra diplomazia con il neonato Alto commissariato per la PESC (politica estera e di sicurezza comune) e le altre istanze internazionali e sovranazionali. Allo stesso modo, la Commissione esteri auspica il massimo impegno per l'organizzazione del vertice euroafricano e per un accordo di associazione con il Mercosur e con il Cile, nonché per la pacificazione della Colombia.
Lo sviluppo della dimensione politica dell'Unione, a sua volta, passa per il rafforzamento del quadro istituzionale, necessario ai fini dell'ampliamento ai paesi candidati, per cui resta una priorità politica fondamentale la prosecuzione del negoziato in modo equilibrato e paritario, a garanzia della stabilità, della pace, della democrazia e dei diritti umani in Europa.
In proposito è apprezzabile l'impegno della Commissione Prodi, ripreso in questo documento programmatico, per l'allargamento dell'agenda dei lavori della Conferenza intergovernativa che si è appena aperta e che si dovrebbe concludere entro l'anno. È unanime opinione delle
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi, ferma restando la validità delle osservazioni contenute nelle relazioni approvate dalle Commissioni di settore, la XIV Commissione ritiene utile sottoporre all'attenzione dell'Assemblea alcune specifiche priorità attinenti al programma di lavoro della Commissione europea per l'anno 2000 ed agli obiettivi strategici per gli anni 2000-2005, in vista della successiva attuazione.
In particolare, sarebbe opportuno impegnare il Governo affinché nelle competenti sedi europee siano adottate misure volte al perseguimento dei seguenti obiettivi, che cito in sintesi, perché sono allegati al documento che abbiamo presentato all'Assemblea: realizzare lo spazio europeo per la ricerca; integrare le politiche di tutela ambientale in una prospettiva unitaria che favorisca l'armonizzazione delle normative nazionali; istituire un'autorità alimentare europea; riequilibrare le modalità di trasporto; eliminare gli ostacoli all'armonico funzionamento del mercato interno.
È altresì necessario adoperarsi affinché l'Unione europea sostenga nel prosieguo dei negoziati del millenium round i seguenti punti: «eccezione culturale» a tutela della produzione europea; valorizzazione della specificità e della qualità dei prodotti, con particolare riferimento a quelli agricoli; tutela della sicurezza alimentare, in coerenza con quanto precedentemente affermato; «clausola sociale» a protezione dei lavoratori residenti nei paesi nei quali la concorrenza si realizzi a danno delle garanzie sindacali; cooperazione con i paesi in via di sviluppo, provvedendo a delineare una strategia europea per la riduzione del debito estero dei paesi poveri e per la riforma dei grandi organismi finanziari.
Occorre inoltre procedere, nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune, all'enucleazione di una capacità politica di gestione delle crisi, con il pieno coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e della società civile, nonché intensificare, nell'ambito dello spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, la cooperazione di polizia nella lotta alla criminalità organizzata e nel contrasto all'immigrazione clandestina. È necessario altresì subordinare la conclusione del negoziato intergovernativo per la revisione dei trattati al previo attivo coinvolgimento dei Parlamenti nazionali ed alla espressione di un parere conforme da parte del Parlamento europeo sugli esiti dei lavori della Conferenza intergovernativa.
Occorre, infine, promuovere la definizione di un complessivo programma legislativo dell'Unione europea, in cui il programma della Commissione europea si coordini con le priorità della Presidenza di turno del Consiglio e con le indicazioni del Parlamento europeo, in modo da delineare un fondamentale atto interistituzionale, suscettibile di divenire un parametro per l'esercizio delle funzioni di indirizzo e di controllo anche da parte dei parlamenti nazionali.
Signor Presidente, colleghi, nel raccomandare, pertanto, all'Assemblea un'attenta valutazione delle tematiche sopra indicate, la XIV Commissione (Politiche
Voglio trattare molto rapidamente alcuni punti, alcuni dei quali sono stati molto opportunamente richiamati poco fa dal relatore, onorevole Bova.
Il primo punto è indubbiamente quello della strategia complessiva in tema di salute. Ritengo che un elemento forte di tale strategia complessiva sia la svolta avviata dalla Presidenza Prodi in materia di sicurezza alimentare, che rappresenta una vera e propria priorità. Sappiamo tutti che esiste un libro bianco contenente un progetto complessivo assai importante, che richiede l'impegno di tutti i paesi membri. Tuttavia, all'interno di questo sistema ritengo che il Parlamento italiano debba essere fortemente propositivo su alcuni punti. In primo luogo, sul problema dei brevetti biotecnologici. Colleghi, ritengo che vi sia stato un generale e trasversale sgomento, nonché una fortissima preoccupazione, per quanto è accaduto poco tempo fa: mi riferisco alla concessione assolutamente inusuale e, a mio giudizio, del tutto illegittima da parte dell'Ufficio europeo dei brevetti di quella forma brevettuale che dovrà creare monopolio, addirittura, sugli embrioni umani. Vi è bisogno di affrontare seriamente e, direi, duramente il problema a livello comunitario, anche attraverso la riforma dell'EPO (Ufficio europeo dei brevetti) e una più chiara ridefinizione e riscrittura della direttiva n. 98/44. Mi riferisco alla contestatissima direttiva europea che per la prima volta ha introdotto in Europa un nuovo regime brevettuale, che l'Italia ha impugnato intervenendo nel ricorso aperto dall'Olanda.
Un altro punto che considero estremamente importante è rappresentato dagli organismi manipolati geneticamente e dalla loro introduzione e presenza nell'alimentazione e nell'ambiente. Mi sembra significativo che la Commissione europea, nei primi giorni di febbraio, abbia pubblicato un rapporto sul principio di precauzione, che per la prima volta, secondo lo spirito della convenzione di Rio de Janeiro, viene esteso dall'ambito ambientale anche ad altri ambiti, quale quello della salute. Ritengo che il Parlamento italiano debba muoversi in coerenza con le decisioni contenute in mozioni e risoluzioni presentate in Commissione ed in aula, come è avvenuto in Senato, per sospendere l'introduzione di organismi manipolati geneticamente nell'alimentazione degli uomini, nonché in quella degli animali, sino a quando non sarà possibile avere maggiori certezze scientifiche attraverso l'adozione del principio di precauzione.
Voglio ricordare che oggi non vi sono ancora tali certezze scientifiche; anzi, si va creando una letteratura scientifica indipendente, che registra forme preoccupanti quali l'aumento delle allergie ed i fenomeni di resistenza agli antibiotici.
In questa trattazione molto sintetica di alcuni dei punti che hanno costituito il
Signor Presidente, mi fermo a questi punti: sospensione dei brevetti biotecnologici e riforma dell'EPO; moratoria degli organismi manipolati geneticamente nell'alimentazione; benessere animale. Si tratta di misure i cui tempi sono ormai maturi in tutta la comunità. Credo che l'Europa dei cittadini sia qualcosa di concreto e tangibile. Si tratta di aspettative generali in tutti i paesi d'Europa, cui dobbiamo essere pronti a rispondere anche come parlamentari italiani. Non voglio, per il Parlamento italiano, un ruolo da notaio - come è accaduto sinora - nel recepire le direttive europee: vorrei che sapessimo tutti insieme costruire davvero un ruolo dell'Unione europea attivo, propositivo e - perché no? - coraggioso.
È iscritto a parlare l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.
Ho ritenuto necessario fare questa breve premessa politica perché la relazione del collega Bova, che presenta luci ed ombre e che forse è un po' troppo sfumata su alcuni punti, parte però da premesse sicuramente condivisibili, specie nel momento in cui individua gli elementi di novità della situazione in cui ci troviamo oggi ed in particolare alcuni snodi positivi che hanno portato la nostra Camera ad affrontare nello spazio di poche settimane ben tre documenti che hanno rilevanza comunitaria: la relazione annuale, la legge comunitaria del 2000 e questo programma di lavoro.
Ho seguito il dibattito per l'espressione dei pareri su questi provvedimenti in sede di I Commissione cercando di fare in modo che già da lì venissero indicazioni di metodo che oggi ci troviamo ad applicare a quella che sarà poi la risoluzione conclusiva. È la prima volta che ci troviamo nella possibilità di seguire questa fase organica, che è ascendente e discendente, nonché programmatica, di valutazione e di riflessione. È la prima volta ed è un'occasione che non può essere sprecata, anche se alcuni punti della relazione lasciano un po' perplessi. Mi riferisco, per esempio, al recepimento di atti comunitari in cui si parla di promuovere nuove forme di governabilità, di attribuire all'Europa una voce più forte sulla scena mondiale, di promuovere il nuovo programma economico-sociale o di migliorare la qualità
Alcune indicazioni contenute nella relazione sono sicuramente condivisibili, come quelle relative alla sicurezza alimentare ed alla tutela del consumatore. Vi sono però altri aspetti piuttosto discutibili, anche se comprendo da dove provengano: penso per esempio al riferimento - per carità, con tutto il rispetto - al benessere degli animali. Quando la Commissione europea, in un documento stringatissimo, dà maggiore rilevanza ad aspetti di questo genere rispetto ad altri che riguardano problemi umani, ripeto, pur con tutto il rispetto, debbo far rilevare che forse manca un po' di senso delle proporzioni nell'individuazione dei valori.
Vi sono poi altri aspetti che destano interesse, per esempio quelli relativi allo spazio europeo ed a libertà, sicurezza e giustizia. Sicuramente è necessario tendere a forme di razionalizzazione, all'omogeneizzazione dei processi penali con l'individuazione di parametri relativi a libertà, sicurezza e giustizia. Mi rifaccio, tuttavia, a quanto ho affermato prima. In Europa esistono sistemi giuridici fortemente differenziati: vi è chi privilegia la giustizia formale e chi quella sostanziale; abbiamo il modello di tipo francese e quello di tipo anglosassone e non è detto che uno possa andar bene a tutti. Non è detto, quindi, che debba essere smantellato un modello per fare spazio ad un altro. Si torna quindi alla necessaria individuazione del punto di equilibrio di cui ho parlato in precedenza, in modo da mantenere quello che è possibile mantenere - perché rientrante nella cultura di ogni paese - e modificare quello che può essere utile modificare, uniformando i paesi dell'Unione europea.
Passo velocemente alle questioni conclusive delle relazioni, perché preludono al contenuto della risoluzione. Il presidente Ruberti presenterà una risoluzione ed io vorrei suggerirgli fin da adesso che, pur avendo ben presente il contenuto dei pareri forniti dalle Commissioni di merito - in molti casi pertinenti e fondati -, dobbiamo altresì tenere conto di una serie di indicazioni di metodo fornite dalla I Commissione, al fine di utilizzare questa nuova fase di raccordo con l'Unione europea per sfruttare al massimo le nostre capacità propositive, perché partecipazione non vuol dire essere obbligati solamente a recepire, ma significa partecipare alla fase ascendente e fornire indicazioni di principio e di metodo che permettano all'attività legislativa europea di essere utile e applicabile, visto che a volte non è stata né utile né tanto meno applicabile (come risulta da alcune attività che stiamo portando avanti, quali l'indagine conoscitiva sui modelli di recepimento: quando ci si perde in troppi dettagli si appesantisce il lavoro).
Invito pertanto il presidente Ruberti, per quanto riguarda la risoluzione che presenterà, a tenere conto di alcune questioni, di cui, lo ripeto, si fa riferimento in alcuni dei pareri espressi dalle Commissioni competenti. Nel parere fornito dalla I Commissione, ad esempio, deve essere messo in evidenza il fatto che la norma comunitaria si rivolge a realtà nazionali come se fossero soggetti uguali fra loro: lo sono dal punto di vista del diritto, ma non sono uguali nella loro essenza, perché articolati e strutturati in maniera profondamente diversa. Se la norma non è pensata con un grado di flessibilità sufficiente ad essere applicata alla realtà inglese, spagnola, italiana, greca o austriaca rischia di fare un buco nell'acqua o di essere causa di conseguenze negative. La norma deve essere elaborata e pensata in funzione di una sua applicazione in sistemi normativi differenziati.
Una seconda questione riguarda la necessità che la norma abbia un grado di applicabilità, di efficacia e di utilità nel senso di non essere troppo minuziosa e di non pretendere di normare aspetti trascurabili. Deve servire, invece, a dare indicazioni mirate ai vari ordinamenti nazionali per una loro progressiva messa a punto. Per quanto riguarda il punto 2 del parere espresso dalla I Commissione
Vorrei ancora riferirmi ad un punto che considero particolarmente importante e che riguarda la prima parte del parere espresso dalla Commissione affari sociali, in cui si dice: «(...) Di fronte alla sconvolgente concessione del brevetto sulla clonazione degli embrioni umani da parte dell'EPO, ufficio brevetti, è necessario che la Commissione affronti con decisione almeno il divieto di clonazione degli esseri umani; che riveda il testo, in diversi punti ambiguo, della direttiva 98/44 (...)». La questione è davvero complessa ed implica una serie di valutazioni di ordine anche etico; si tratta infatti di un problema che non è alla nostra portata anche in considerazione della situazione del nostro paese nel contesto comunitario; in ogni caso credo che questo punto, ossia quello del divieto assoluto di clonazione di embrioni umani, sia una risposta assolutamente necessaria, ferme restando le valutazioni che verranno date in quella sede in ordine all'intera questione degli organismi geneticamente modificati.
Per quanto riguarda la questione dell'integrazione e dell'inserimento di immigrati, e quindi dell'individuazione di norme che possano essere adeguate ad affrontare i flussi migratori, ritengo opportuno che si preveda che le norme di attuazione siano effettivamente correlate a quella che è un'effettiva, concreta, reale capacità di accoglimento da parte degli Stati membri ed anche da parte delle varie realtà territoriali. Se ciò non viene tenuto in debito conto si può arrivare a squilibri e tensioni che evidentemente non vanno a vantaggio di nessuno.
Concludo il mio intervento, e credo di farlo in anticipo sul tempo a mia disposizione, dicendo che gli interventi su cui invito i colleghi a riflettere sono già contenuti nei pareri espressi dalle Commissioni di merito, e sicuramente il presidente Ruberti ne ha tenuto conto. Sovente (ad esempio nel caso di quello espresso dalla I Commissione) si tratta di pareri adottati all'unanimità e penso che ciò sia un fatto rilevante.
Siamo in un momento in cui possiamo rivolgerci all'Europa come Stato membro e partecipante a pieno diritto, come Stato che vuole contribuire a costruire il nuovo assetto europeo, con idee e principi di cui abbiamo appena parlato.
Ricordo l'invito fatto nei miei confronti dal presidente Selva durante la passata legislatura in un incontro dell'Unione paneuropea, qui alla presenza di sua altezza imperiale Otto d'Asburgo (allora presidente dell'Unione paneuropea); in quell'occasione dissi che siamo partiti da motivazioni di ordine economico e che con un passo molto veloce ci stiamo dirigendo verso forme d'integrazione di vario genere, però o diamo all'Europa un'anima, una ragione di esistere, che non sia cioè soltanto economica e monetaria o di altro genere, oppure probabilmente questo processo potrà avere una serie di ritardi, di inceppi, di riflessi non positivi e non voluti.
L'Europa è prima di tutto una realtà culturale e di valori. La nostra attività e la nostra partecipazione a questo processo non possono mai prescindere da valori che sono i nostri, dell'Europa, della tradizione e di quella che un tempo si chiamava cristianità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
La causa principale di tutto ciò risiede nel fatto che continua a non esistere l'Europa come soggetto politico, mentre continuano ad essere sempre più ingombranti, pesanti ed unici gli aspetti monetaristici della moneta stessa con le conseguenze naturali ed ovvie di tutto ciò.
Tali conseguenze, ad esempio, portano a subire supinamente le vicende di questi mesi relative al rapporto dollaro-euro e ad accettare per intero le spiegazioni economico-monetaristiche non essendo sfiorati minimamente almeno dal dubbio che vi siano altre e più importanti cause di carattere politico che sarebbe il caso di affrontare di esplorare.
Ci si trova, come sempre, di fronte a dichiarazioni di interventi che si configurano sempre più in altrettante prove di assoluta importanza e di fronte a scelte, a decisioni - molto spesso passivamente accettate - molto gravi e contrarie agli interessi del paese, nonché, in qualche caso, all'elementare buon gusto.
L'allargamento dell'Unione europea diventa così un valore in sé, senza minimamente sforzarsi di chiarire gli scopi di tale allargamento, le modalità, le compatibilità ed i percorsi di uno sviluppo economico uniforme; un allargamento purchessia, in barba a qualsiasi principio e presupposto di carattere democratico. È esattamente questa la logica che sottende all'ipotesi di allargamento alla Turchia, ancora più grave e preoccupante per gli avvenimenti di questi anni. Si tratta un paese - a dir poco - poco rispettoso dei principi democratici, in cui vigono la tortura e la pena di morte, in cui un intero popolo viene massacrato e perseguitato, in cui i sindaci sono tenuti in galera senza motivo. Tutto ciò è ancora più grave e preoccupante per il Governo del nostro paese che - tutti lo ricordano - è stato protagonista, non certamente, in positivo, della vicenda Ocalan relativamente alla fase della sua cattura e a quella del rifiuto precedente e successivo dell'asilo politico.
È sinceramente, per lo meno, poco credibile fare professione di democrazia nei confronti di governanti - certamente da condannare ed isolare - e poi predisporsi ad accogliere nell'Europa democratica la Turchia!
Questi passaggi fanno facilmente presagire cosa si intenda e come si opererà al fine di praticare una politica estera e una politica di sicurezza comune.
Sarebbe naturale ed opportuno che tale sforzo si orientasse, per esempio, non solo ad impedire che la forza della armi si sostituisca e soppianti la forza della ragione e della costruzione della pace, ma sarebbe ancor più naturale ed opportuno che l'Europa, come soggetto politico, operasse esclusivamente in questa direzione, intervenendo preventivamente e politicamente perché la legge del più forte e della giungla non abbia diritto di cittadinanza a nessun livello locale. Sarebbe, altresì, opportuno e naturale che vi fossero una convergenza ed un'azione comuni nei confronti della lotta al contrabbando e alla criminalità organizzata che certamente non sono episodi locali. Invece, politica estera comunitaria e politica estera altro non sono - ed è gravissimo - che la messa a punto degli organismi militari in grado di gestire gli obiettivi di capacità militare dell'Unione europea e altro non sono se non la subordinazione politica e militare agli obiettivi e alle esigenze della NATO e, in particolare, dei padroni della NATO stessa. Lo abbiamo riaffermato anche poc'anzi: si vedano il Kosovo e la destabilizzazione in corso di tutta l'area
Non ci si può, continuamente e a parole, rifare e richiamare all'urgenza delle riforme istituzionali a livello europeo se non si dà al Parlamento europeo medesimo - e non alla Commissione - il potere dell'iniziativa legislativa, se non si estende il potere legislativo del Parlamento europeo alla totalità della materia politica, se non si consente il vaglio sistematico preliminare delle fondamentali decisioni del Parlamento europeo da parte dei Parlamenti nazionali e se non si prevedono il diritto di preintervento e anche di veto su tali decisioni da parte di questi ultimi, nonché il potere dei Parlamenti nazionali di assumere iniziative legislative presso il Parlamento europeo, eccetera. Questo anche perché solo un soggetto di questo tipo può essere in grado ed avere l'autorevolezza di definire una politica economica e di sviluppo unitaria, che ponga al suo centro la lotta contro la disoccupazione e la lotta per il lavoro, prendendo atto del fallimento di una politica fatta solo di incentivi alle imprese e di sgravi fiscali che ha prodotto certamente benefici per gli imprenditori, ma, con altrettanta evidenza, un aumento del numero dei disoccupati; una politica economica e per il lavoro che contempli una logica opposta, che rivaluti il soggetto pubblico e il ruolo di quest'ultimo in questa battaglia, e che persegua obiettivi cadenzati e verificati. Non sono - tra l'altro - posizioni né «vetero» né avveniristiche, così come la Francia in qualche modo sta a dimostrare.
Occorre un soggetto, dunque, che coraggiosamente prenda atto del fallimento e della ricaduta negativa a tutti i livelli della liberalizzazione e della privatizzazione dei servizi; che metta fine all'attacco forsennato alla sanità pubblica e alla previdenza; che accetti certamente di riformare, ma in positivo, il welfare senza picconarlo né abbatterlo, così come si sta tentando di fare - purtroppo con dei risultati - sia a livello nazionale che comunitario. Un soggetto politico che si ponga l'obiettivo di una politica fiscale unitaria, intesa, però, in quanto riequilibrio tra proventi capitalistici, da un lato - specialmente finanziari -, e lavoro dall'altro, partendo dall'imposizione, ad esempio, a livello europeo ed unitario della Tobin tax o dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale a livello europeo con strumenti adeguati e unitari senza sottostare a ricatti e ad imposizioni sinceramente insopportabili e sospetti.
Solo con una tale impostazione e sulla base di tali scelte politiche e decisioni ci si può porre concretamente e onestamente di fronte alla discussione relativa ai vari settori di intervento (l'ambiente, l'agricoltura, la pesca), immaginando per il nostro paese un altro modello di sviluppo agricolo, più autonomo dalle pretese del mercato globale. Per questo ci troviamo anche d'accordo con quanto espresso nella Carta dell'agricoltura contadina della Confederation Paysanne francese di Bovè, la quale sostiene che «l'agricoltura ha una dimensione sociale basata sull'occupazione, la solidarietà tra contadini, tra le diverse ragioni, tra i contadini dei diversi paesi del mondo, altrimenti le regioni più ricche e gli agricoltori più forti lederanno il diritto alla vita degli altri, e questo non sarebbe testimonianza di equilibrio e di umanità», settori richiamati nei testi legislativi nella cosiddetta Agenda 2000 varata dal Consiglio europeo di Berlino del marzo 1999. Se così non fosse - e così non è perché voi non volete - tutto quanto resterebbe vago e senza senso; tutto quanto correrebbe il rischio, per non dire altro, di essere elargizione - generosa o non - di fondi, scollegata da qualsivoglia programma e obiettivo.
Siamo qui per fare una valutazione sul programma di lavoro della Commissione europea, sia per l'anno 2000, sia per quanto riguarda gli obiettivi strategici fino al 2005. Credo sia questa l'occasione per porci alcuni interrogativi, per capire se tale programma sia una serie di enunciazioni oppure abbia valore strategico, per comprendere, signor Presidente, onorevole sottosegretario, quali siano le forze, le energie, le idee, gli strumenti, i mezzi per costruire l'Europa.
Certamente, le indicazioni per quanto riguarda la qualità della vita, l'agricoltura, la pesca, lo sviluppo tecnologico sono fondamentali ed importanti, ma l'interrogativo che ci poniamo in questo momento è se tutto ciò sia sufficiente per costruire l'Europa, per fare l'Europa, per rispondere, quindi, ad un'esigenza diffusa nei paesi europei, per rispondere ai grossi interrogativi e ai grossi problemi esistenti nel nostro paese, ma non solo in esso, che si accompagnano ad una strategia che comprende la visione globalizzata dell'economia del nostro emisfero.
Possiamo parlare di rapporti dell'Europa con il Mediterraneo, con l'Africa, con il Mercosur; possiamo parlare di rapporti con i Balcani, ma l'interrogativo, il quesito che ci poniamo è il seguente: siamo oggi in presenza di una Europa, per quello che essa è, per i paesi che la compongono? Esiste oggi un'identità europea? Esiste un percorso verso l'integrazione politica dell'Europa? Ritengo vi siano grosse perplessità, grossi dubbi e, soprattutto, grossi freni alla continuazione di tale processo.
Abbiamo detto più volte che l'Europa si realizza attraverso l'integrazione politica, attraverso un cambiamento delle istituzioni, dando maggiori poteri al Parlamento e facendo sì che la Commissione, che il Governo europeo non sia espressione dei Governi ma del Parlamento, e che il Parlamento stesso abbia potestà legislativa. Se mancherà tutto questo, vi saranno certamente differenziazioni, divaricazioni e diversità. Esistono diversità: ovviamente, noi non siamo soddisfatti di un'Europa mercantile e monetaristica; al di là delle considerazioni che potremmo fare riferendoci al nostro paese, credo che l'euro e la sua svalutazione del 20 per cento rispetto al dollaro pongano alla nostra attenzione quesiti e problemi in questo particolare momento.
Vi sono difficoltà nel comprendere quali siano i reali processi evolutivi dell'Europa. Sappiamo, signor Presidente, che vi sono stati appuntamenti mancati: quando si parla di qualità della vita, non c'è dubbio che ognuno di noi ricorda gli appuntamenti di Rio de Janeiro, di Kyoto, appuntamenti internazionali e mondiali che hanno proposto soluzioni e trasmesso messaggi che sono stati scarsamente recepiti. La questione si pone anche per i processi tecnologici. Al riguardo, vorrei fare riferimento alla politica spaziale: esiste una politica spaziale europea nel nostro paese? Vorrei ricordare che quest'anno si terrà la Conferenza dei Parlamenti europei in materia spaziale. Alcuni parlamentari hanno assunto un'iniziativa forte; sia alla Camera, sia al Senato, vi è un gruppo che si occupa del tema dello spazio; vi è stata un'iniziativa del COPIT. A tali appuntamenti, però, bisogna presentarsi con un progetto europeo.
Abbiamo constatato la debolezza dell'Europa; ciò è stato ricordato anche nel corso del dibattito sull'intervento in Albania.
Svolgerò un'ultima considerazione. Esiste un discorso relativo ai valori, alla cultura, all'identità per quanto riguarda la qualità della vita; vi è il problema della bioetica, vi sono le vicende di Monaco e dell'università di Edimburgo. Si tratta di questioni inquietanti alle quali dobbiamo rispondere se vogliamo dare identità e forza all'Europa. Vi è il problema dell'allargamento e quindi di una possibile alterazione dell'identità dell'Europa stessa.
Credo che allo sforzo fatto dalla Commissione per le politiche dell'Unione europea -
È iscritta a parlare l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.
Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, voglio innanzi tutto esprimere viva soddisfazione per l'adozione in via sperimentale, consentita dalla Giunta per il regolamento della Camera, di una procedura che, recependo lo spirito del Trattato di Amsterdam entrato in vigore il 1o maggio 1999, contenente disposizioni volte ad assicurare ai Parlamenti nazionali la possibilità di intervenire nella cosiddetta fase ascendente di formazione delle politiche dell'Unione europea, ha già consentito a tutte le Commissioni parlamentari e lo consente oggi alla stessa Assemblea l'esame dei documenti relativi al programma legislativo dell'Unione europea. Una procedura questa che, in analogia a quella prevista per la relazione annuale del Governo al Parlamento sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, non solo realizza l'obiettivo di assicurare l'intervento della Camera nello stadio iniziale del processo legislativo comunitario attraverso una concreta ripartizione di competenze tra Unione e Stati membri, ma esalta anche il principio di sussidiarietà, assumendo perciò particolare significato e rilevanza.
È infatti ormai diffusa la consapevolezza della necessità di un maggiore raccordo tra Governo e Parlamenti nazionali per una più incisiva posizione del nostro paese e, più in generale, degli Stati, al tavolo della concertazione europea, all'interno di un rilancio del ruolo del Parlamento europeo comunque chiamato all'esame del programma della commissione ed alla elaborazione di una risoluzione di sintesi, la cui approvazione si prevede nella sessione 13-17 marzo 2000.
Si tratta di una procedura sperimentale - dicevo - che auspichiamo diventi ordinaria, convinti come siamo che una più diretta partecipazione del Parlamento nazionale al processo legislativo comunitario costituisca il passo più importante verso la costruzione di quella coscienza e cittadinanza europea per tutti, che rappresenta la sfida più alta della Comunità, del programma di lavoro per l'anno 2000 della Commissione e ancor più delle linee programmatiche per il quinquennio 2000-2005; linee che appaiono infatti incentrate su obiettivi strategici, diretti a riaffermare, anzi ad esaltare, la necessità di Europa, proprio in un momento in cui si registra grande instabilità fuori dai suoi confini, ed una rapida globalizzazione dei sistemi comunicativi ed economici che ancor più richiedono decisione negli affari esterni, rafforzamento della democrazia, capacità di risposte comuni a problemi collettivi, attenzione concreta alle preoccupazioni dei cittadini ed adeguatezza di soluzioni alla loro esigenza di sicurezza a tutti i livelli: alimentare, ambientale, sociale e politica.
Promuovere nuove forme di governabilità europea, attribuire all'Europa una voce più forte sulla scena mondiale, promuovere un nuovo programma economico e sociale, migliorare la qualità della vita, rappresentano i quattro titoli, meglio, le sfide, a cui la Commissione intende dare risposte in un afflato europeista condivisibile, che deve però diventare non solo dato di coscienza collettiva, ma anche patrimonio dei singoli cittadini.
Accade molto spesso che, a seguito di una scarsa conoscenza delle istituzioni
È altresì necessario attuare una politica comunitaria che pervenga, quale possibile traguardo, alla formazione di una federazione europea che vinca definitivamente gli egoismi nazionalistici ancora presenti e si ponga quale motore trainante del processo già in atto di globalizzazione dell'economia.
Il raggiungimento di questi importanti traguardi configurerà in futuro il panorama di un'Europa stabile che sotto il proprio ombrello racchiuderà la pluralità degli Stati ad essi appartenenti con funzione di cerniera e di raccordo tra essi. In questa prospettiva unitaria, i singoli Stati membri rappresenteranno cellule vive di un unico corpo e saranno chiamati, ciascuno secondo le proprie naturali vocazioni e le proprie peculiarità, a contribuire al perseguimento delle comuni finalità. Ecco perché siamo convinti che l'esigenza politica di allargare la Comunità ad altri paesi che ne hanno fatto da tempo richiesta debba essere soddisfatta tenendo però conto di alcune condizioni fondamentali: che tale allargamento non sia effettuato creando penalizzazione per quelle aree dell'Europa economicamente svantaggiate, quale, ad esempio, il Mezzogiorno d'Italia e, in genere, i Mezzogiorni d'Europa; che l'allargamento verso est sia effettuato salvaguardando ed incrementando i rapporti di collaborazione e di sostegno nei confronti della Repubblica russa. L'unione politica europea rappresenterà un valido baluardo per la salvaguardia della pace nel mondo.
Una politica estera comune orientata in tal senso renderà, così come dimostrato negli ultimi accadimenti occorsi nei Balcani, un grande servizio allo scopo, risultando evidente che anche in materia di politica della difesa la creazione di una aggregazione di paesi comporta il risultato di una migliore difendibilità da eventuali aggressioni esterne. Sarà inoltre opportuno salvaguardare adeguatamente il prodotto culturale europeo dall'invadenza del modello americano, il quale, per sue caratteristiche intrinseche, ha maggiore facilità di diffusione. La cultura espressa da una nazione o da un aggregato di nazioni costituisce infatti la sintesi della sua storia, del suo cammino attraverso i secoli e l'Europa, in quanto a storia e a tradizioni, è depositaria di un grande patrimonio da divulgare quale fonte di arricchimento comune.
L'Unione europea si presenta già fin d'ora come protagonista dell'economia mondiale. È necessario, da questo punto di vista e al fine di tenere il passo con i concorrenti Stati Uniti d'America, puntare su una competitività che, partendo dalla conoscenza e passando per l'innovazione tecnologica, pervenga ad una strategia di sviluppo economico sostenibile.
La crescita dell'economia dell'Unione dovrà anche passare però attraverso la realizzazione dell'obiettivo prioritario dell'occupazione. La disoccupazione, infatti, è una delle peggiori piaghe che affliggono attualmente la neonata Unione. Milioni di cittadini comunitari sono infatti alla ricerca di un posto di lavoro che consenta loro di uscire dallo stato di assoluta precarietà e di emarginazione sociale nel quale molti di essi, loro malgrado, si trovano. Una più accurata formazione professionale di quanti si affacciano sul mondo del lavoro o, per le ragioni più svariate, ne sono temporaneamente esclusi, si pone quale tassello essenziale nel perseguimento di questo obiettivo. L'istruzione, in particolare quella scolastica, dovrà svolgere il compito fondamentale di raccordare la formazione delle persone che ad essa si rivolgono, alle diversificate esigenze del mondo del lavoro
Dal punto di vista del mercato, si dovrà disegnare un quadro normativo più snello rispetto a quello esistente nel quale le singole iniziative imprenditoriali trovino nuovi stimoli all'investimento e siano messe in condizione di produrre nuova ricchezza. La ridistribuzione del patrimonio comune così formato servirà ad attenuare le situazioni di emarginazione sociale che purtroppo sono ancora presenti tra i vari paesi appartenenti all'Unione, ivi compresa l'Italia.
Dalla emarginazione sociale e dalla povertà deriva generalmente il ricorso alla micro e alla macrocriminalità. Anche questo è un fronte per il quale l'Unione dovrà dettare regole certe di prevenzione e di repressione in un clima di piena collaborazione tra gli Stati membri. Bisognerà inoltre intervenire al fine di realizzare migliori condizioni di vivibilità per i cittadini dei paesi appartenenti all'Unione, creando una politica concreta in materia di giustizia che restituisca certezze e serenità ai cittadini.
L'ambiente andrà salvaguardato e rispettato come valore comune e categoria trasversale nell'ambito del processo generale di crescita economica e all'interno dei settori specifici: fra questi, quello dell'imprenditoria agricola. Al riguardo, non può sfuggire quanto di recente denunziato a mezzo stampa: l'Italia si piazza ottimamente nella classifica dei paesi in cui è peggiore la gestione degli aiuti e dei sussidi agricoli dell'Unione europea, dopo la Francia, che però beneficia dei finanziamenti verdi dell'Unione in misura circa doppia; il maggior numero di irregolarità contabili ed amministrative, infatti, si registra proprio da noi! Allo stato attuale, la Commissione europea ha stabilito la restituzione, per aiuti ottenuti da Bruxelles, di 163 miliardi di lire, la maggior parte dei quali imputati a calcoli sbagliati delle dogane sulle restituzioni alle importazioni, ovvero sui sussidi che gli agricoltori incassano per vendere i loro prodotti fuori dall'Unione europea. In caso di contestazione, l'Italia potrà appellarsi alla Corte di giustizia europea, ma alla fine i trasferimenti potranno essere decurtati per il nostro paese, o addirittura potranno essere fissate multe supplementari per il mancato rispetto delle decisioni comunitarie sulle penalità.
Una nuova tensione, dunque, è necessaria per un'agricoltura che andrà rivitalizzata e sostenuta, al fine di poter competere da vincitori sul mercato, nell'ambito di una produzione agricola da improntare al massimo rispetto di un diritto sacro del consumatore, quello della sicurezza alimentare. La genuinità dei cibi prodotti e commercializzati sarà la garanzia di una maggiore tutela della salute pubblica nell'Unione europea, all'interno di un sistema di regole certe e concepite in modo tale da salvaguardare prima di tutto la salute pubblica dei cittadini. È un indirizzo questo ormai ampiamente condiviso, se è vero che quattrocento scienziati provenienti da tutto il mondo si sono riuniti ad Edimburgo per valutare gli effetti della sperimentazione tecnologica sui cibi e lo stesso Blair, dopo vent'anni, ha affermato, con una palese inversione di tendenza, che il Governo deve innanzitutto tutelare la salute dei cittadini.
Del resto, l'agenzia per la sicurezza alimentare prevista dalla Commissione, la cui localizzazione auspichiamo sia in Italia, dà ragione della rilevanza della questione. Necessita un sistema di regole efficienti, ad ampio raggio, esteso anche allo sfruttamento delle risorse energetiche: uno sfruttamento da realizzare e da concepire secondo metodi compatibili con l'ambiente, con l'esercizio delle attività produttive e sempre rispettoso della salute pubblica. Consideriamo infine un capitolo fondamentale quello connesso alla ricerca scientifica, che deve essere ampliata in modo da poter svolgere un'azione penetrante di sviluppo in tutti i settori della sua applicazione: mi riferisco, in particolare, al ruolo decisivo che le nuove tecnologie hanno per l'economia, come dimostra
Forza Italia, da sempre convinta europeista, ritiene di fondamentale importanza il rafforzamento della coesione e delle istituzioni europee, in vista del traguardo ultimo della costituzione di una vera e propria confederazione di Stati europei. Giudichiamo perciò con grande favore tutti i passi che si muovono in tale direzione, anche se auspichiamo un'adeguata ponderazione dei tempi necessari alla realizzazione dell'allargamento, che abbia precipuo riguardo al dato di effettiva maturazione delle condizioni minime di accesso dei paesi interessati, per l'ovvia preoccupazione, in caso di erronea valutazione, di effetti negativi per i soggetti implicati e di costi eccessivi di sostegno a carico dell'Unione.
Siamo convinti che la prospettiva di un obiettivo così alto quale la costruzione dell'Europa comunitaria debba indurre al superamento della contrapposizione tra maggioranza e minoranza pro tempore. Sugli obiettivi di fondo è naturale, anzi doveroso, trovare una convergenza molto ampia: il problema vero sarà verificare strumenti e metodologie attuativi, sui quali probabilmente emergeranno punti di vista diversi e divergenti e si misurerà la capacità di sintesi delle forze politiche in campo.
Forza Italia ha sempre lavorato in tale contesto e seguendo queste strategie, già prima di far parte del partito popolare europeo, riconoscendo il ruolo forte dell'identità nazionale nell'ambito degli organismi europei. Gli obiettivi generali della politica economica, richiamati nel documento programmatico della Commissione europea, sono da noi condivisi e saranno pertanto sostenuti con forza, riconoscendo che, finora, l'impegno per colmare i grandi vuoti che ci separano dai modelli migliori è stato debole. Mi riferisco alla tristissima nota relativa alla disoccupazione e ai problemi della sicurezza, dell'equità sociale e quant'altro. Pertanto il problema non è soltanto la costruzione di un'Europa unita dal punto di vista economico e monetario.
Signor Presidente, riteniamo sia importante ribadire l'impegno a percorrere questa strada, al fine di promuovere con forza la costruzione non solo di un'Europa delle banche e degli interessi economici, ma anche di un'Europa alla quale stiano a cuore i problemi reali dei cittadini. Sosterremo il documento in esame soffermandoci su alcuni aspetti che dovrebbero essere tenuti in considerazione dal Parlamento, in particolare per quanto riguarda: un maggiore e rigoroso rispetto del principio di sussidiarietà; un'attenzione specifica alla politica dell'immigrazione, quindi al diritto di asilo, che deve essere sostenuto armonizzando le legislazioni nazionali per la definizione di regole comuni e condivise; una maggiore attenzione sugli effetti sconvolgenti della clonazione degli embrioni umani da parte dell'EPO, problema sul quale la Commissione dovrà affrontare con maggiore determinazione l'aspetto dei divieti.